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Mystery Society

Il problema principale di Mistery Society è che è una miniserie in cinque numeri. Effettivamente questo è il suo unico difetto. Che non potremo vedere altre storie con protagonisti gli incredibili personaggi che abbiamo visto in questo volume. Che Nick, Anastasia, Verne, Nina e Sally e Samantha fanno parte di un universo racchiuso unicamente all'interno di questo volume e che da lì non usciranno, se non nei nostri ricordi. E questo è un po’ triste.

Partiamo dai difetti perché sono pochi e facilmente elencabili ed emendabili. Tutto il resto è in discesa. Trama divertente, dialoghi pungenti, acuti, che stimolano una certa complicità con il lettore, separazione in capitoli che non interrompe mai la continuità narrativa, storia che per quanto non possa essere effettivamente inserita tra le più originali sicuramente stupirà e piacerà anche ai lettori più esigenti e ci sono i disegni della Staples, ma su quello ci ritorniamo.

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La trama segue le vicende di Nick Mystery e di sua moglie Anastasia, due persone affascinanti e ricche che fondano una società di indagatori del mistero alquanto bizzarra. Il loro obiettivo è quello di svelare i misteri che hanno impregnato e alimentato la letteratura e le leggende nel corso dei secoli. A questi due si aggiungeranno spontaneamente una ghoul di nome Samantha e un robot vagamente steampunk animato dal cervello di Jules Verne. Faranno ingresso nel gruppo, salvate da un laboratorio segreto nell'area 51 da Nick, due ragazzine dai poteri sovrannaturali di nome Nina e Sally. La storia è quindi un incrocio tra Indiana Jones, 007 e La Lega degli Straordinari Gentlemen. E Steve Niles non è il primo arrivato. Sa gestire in modo eccellente la narrazione rendendola veloce, diretta e coinvolgente anche alternando più piani narrativi in sequenza. Bella anche l'iniziativa di rivivere la storia facendola raccontare da Nick alla stampa in occasione del suo arresto.

Uno dei punti forti è l’originalità dei personaggi, soprattutto quelli secondari che non risultano per nulla marginali o meramente dei supporter. Il loro ruolo è talmente fondamentale che la ricerca del teschio di Edgar Allan Poe, la principale missione del gruppo, viene completamente affidata loro. Sebbene effettivamente la ricerca sia un po’ scontata e prevedibile, viene condita con un’ironia e una narrazione che ricordano i bei fumetti del passato, quelle storie semplici che fa sempre piacere leggere, che mettono un sorriso e una gioia unica, anche se sai già come andrà a finire. Una sorta di ingenuità d'altri tempi.

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Questo non succede con l’altra linea narrativa, quella che segue le vicende di Nick e Anastasia nel tentativo di smascherare il complotto ordito nei loro confronti per aver pestato i piedi alle persone sbagliate. Questo piano narrativo segue invece una struttura più da 007, con tanto di gadget nascosti sottopelle. Una missione di evasione e di riscatto adrenalinica, frizzante e ben gestita.

Per quanto riguarda l'aspetto grafico, c'è un nome, quello di Fiona Staples, che non dà adito a dubbi. Disegnatrice eccellente, ha dato prova a tutto il mondo della sua abilità in Saga, portandosi a casa anche diversi premi prestigiosi. E se avete letto quell'opera non faticherete a ritrovare Nick e Anastasia in Marko e Alana, soprattutto la seconda che stilisticamente è molto simile alla protagonista femminile di quest'opera. Fiona sa disegnare qualunque cosa in maniera eccezionale. E nelle storie dove emerge la  quotidianità da il meglio di sé con espressioni e pose dei suoi personaggi sempre molto intime e mai volgari. Le tavole straordinarie dell'artista mantengono il suo tratto caratteristico che abbiamo imparato (non che richiedesse un grande sforzo) ad amare sulle pagine dell'opera di Brian K. Vaughan ma va precisato che Mystery Society è precedente di ben due anni a Saga. E di questo ce ne si rende conto e soprattutto si nota come lo stile di Fiona sia sempre in evoluzione, seguendo un percorso di incredibile magnificenza. Questo è un aspetto che si nota principalmente nell'impostazione della pagina che è più classica e standard rispetto alle bizzarrie a cui ci ha abituato in Saga, ma già cominciano a vedersi nelle inquadrature scelte e nella disposizione del layout i primi embrioni del suo exploit. Bello anche il filtro film grain da pellicola cinematografica applicato sulle tavole e i colori sabbiosi utilizzati, molto retrò, che danno un taglio stilistico apprezzabile e innovativo.

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Mystery Society è un'opera breve ma intensa, che entrerà subito nelle grazie del lettore. Il problema come già detto è che va amata intensamente nel breve periodo in cui si dipana la trama, per mantenere un ricordo vivido nel tempo. Opera raccomandata a chi vuole una lettura veloce e di qualità. Edizione Bao Publishing molto ben curata con tante pagine di extra e artwork di Fiona che sono una vera chicca per tutti i fan dell'artista e permettono al lettore di rifarsi gli occhi. Prezzo molto buono considerando che gli schizzi della Staples sono probabilmente inestimabili. Ah, per la cronaca, il formato dell'edizione è il medesimo di Saga. Vi consigliamo vivamente di accostare le due opere sullo scaffale. Non ve ne pentirete.

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Il richiamo di Alma

Per leggere l'intervista, clicca qui.

Inizialmente pubblicato a puntate sul quotidiano Il Piccolo di Trieste, Il richiamo di Alma è l'adattamento a fumetti dell'omonimo romanzo di Stelio Mattioni realizzato da Vanna Vinci. Ora l'autrice ha modificato le tavole originali e ha ricostruito la storia creando un'unica narrazione, sacrificando l'episodicità iniziale, peraltro in linea con la apparizione-sparizione di Alma, per ottenere una maggiore fluidità e continuità nel racconto.

La trama in sé non è particolarmente complessa o ricca di eventi. Potremmo dire che l'ordinarietà la fa da padrone. Nelle ambientazioni triestine squisitamente dettagliate e fedeli alla reale topologia e nei personaggi profondamente "umani". Solo due figure e le loro vicende si distaccano da questo sfondo: il protagonista con la sua grigia indolenza, bloccato nella sua immobilità emotiva e intellettuale, e la misteriosa, mistica, inafferrabile ed evanescente Alma, entità femminea imperscrutabile, una e molteplice, sincretismo moderno tra donna-angelo di stilnovistica memoria e  il concetto goethiano di Ewigweibliche.
Ed è proprio l'interazione tra loro due a definire la bellezza della storia.

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L'io narrante è inizialmente perso, smarrito, nel tepore apatico della sua esistenza, un novello Dante, o meglio un novello Leopold Bloom, Ulisse degradato che vaga per Trieste mirando alla riappropriazione della sua essenza, della sua Anima ("L'Alma che sol da Dio facta gentile" vi dice nulla?) come meta ultima, Itaca astratta e spirituale di un vagabondaggio lirico e onirico. Ma è solo l'epifania joyciana a offrirgli la sconvolgente consapevolezza della sua condizione di partenza. Solo questa presa di coscienza è forza motrice dell'intero racconto. E guarda caso questa svolta è data dall'incontro con Alma. Una figura-simbolo che definire criptica è un eufemismo. Sarà lei, in molteplici spoglie, a guidare l'uomo verso la sua catarsi, con i suoi continui "richiami", ogni volta diversi come diverso sarà il suo volto, diverse le sue fattezze. Questa ricerca spasmodica, l'ansia attanagliante di poterla rincontrare, spingeranno l'uomo a errare tra i vicoli di una Trieste mai nominata ma riportata nei dettagli, anche e soprattutto dal punto di vista grafico, in una caccia sincopata e costellata di insuccessi, di sconfitte.
L'incedere del protagonista in una Trieste stregata è caratterizzato da luoghi e tempi astratti, inconsistenti, continuum di spazio e tempo che permette il confluire di eventi, personaggi e luoghi non logicamente correlati nella contingenza dell'hinc et nunc della narrazione.
Sì, perché la componente onirica, astratta, illusoria e immateriale è fondamentale per rendere le atmosfere mistiche della storia.

E certamente nella trasmissione di tutto ciò al lettore si sente il talento visivo della Vinci. Nell'uso dei colori, nell'impaginazione delle tavole, nelle inquadrature molto cinematografiche e affascinanti, nelle atmosfere globalmente simil autunnali, in un'alternanza di toni caldi e freddi abilmente orchestrata in base allo scopo e alla scena rappresentata. Inoltre si percepisce anche l'enorme lavoro di documentazione effettuato dall'autrice per rappresentare al meglio e con grande fedeltà i vari luoghi reali di Trieste evocati nella narrazione.

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Un volume quindi molto ricercato, con una storia per nulla banale e di difficile decifrazione e un finale che lascia adito a diverse interpretazioni - quel "Se ti ami, amami" sconvolge il lettore . Il richiamo di Alma è un prodotto eccellente, molto raffinato e delicato; un'opera di cui fare tesoro. L'edizione BAO Publishing è molto bella, come tutte quelle dell'editore milanese, e il formato cartonato 24x17 sviluppato in orizzontale riporta alla mente le vecchie strisce a fumetti. Il prezzo poi è basso per l'edizione offerta e soprattutto per la storia contenuta. Fortemente consigliato.

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Il richiamo di Alma, intervista a Vanna Vinci

In occasione dell'uscita del volume Il Richiamo di Alma di Vanna Vinci, pubblicato da Bao Publishing, abbiamo colto l'occasione per intervistare l'autrice di questa affascinanente e misteriosa opera, che abbiamo recensito qui.

Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Giorgio Parma.

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Nata a Cagliari, formazione a Milano e insegnamento alla Accademia di belle arti di Bologna. Come è entrata Trieste nella tua vita?
Intanto vorrei precisare che la mia formazione è legata comunque a Cagliari, perché il corso di grafica all'istituto europeo di design l'ho frequentato nella sede di Cagliari.
Sono arrivata a Trieste alla fine degli anni novanta perché Dario e Mariuccia Fontana mi avevano invitato a fare un incontro nella loro mitica libreria di piazzetta Barbacan. Devo dire che è stato un colpo di fulmine, non ero nemmeno arrivata in città, ero ancora sulla costiera prima del Castello di Miramare, che ero già innamorata. Non so perché. Del resto è difficile spiegare i grandi amori. Forse è questa strana atmosfera lattescente in cui tutto il golfo è immerso, questa sostanza immateriale di cui sembrano fatti il cielo, il mare, la città e le navi in rada. So che anche mio nonno era affascinato da Trieste. Ed è un posto dove mi piacerebbe abitare.

Cosa ti ha spinta a lavorare ad un adattamento a fumetti de Il Richiamo di Alma di Stelio Mattioni? Cosa ti ha colpito del libro?
L'idea di fare una versione a fumetti de Il richiamo di Alma me l'ha data Alessandro Mezzena Lona, che, oltre a essere un amico e una persona che conosce bene il mio lavoro, è un grande lettore appassionato di fumetti. Ho letto il romanzo di Mattioni quando stavo lavorando a un altro mio libro ambientato a Trieste che era Aida al confine. Ho capito subito che era una storia perfetta per me. Il protagonista che vaga per la città in cerca di questo essere così evanescente e nello stesso tempo così  presente. Poi, questa descrizione precisissima e quasi ossessiva per le strade, i palazzi e le case, che è una cosa che davvero mi appartiene tantissimo. E forse anche questa inconsistenza, una storia in cui non succede nulla, non si sa niente della protagonista e quasi nemmeno della voce narrante. È tutto un mistero, come una malia.

Nel passaggio fra libro e fumetto, qual è stato il cambiamento più significativo che hai apportato?
Be'... Di sicuro sono stata costretta a tagliare moltissime parole e scene del libro, cosa che per me è stata davvero difficile. Era la prima volta che adattavo a fumetti un romanzo e un romanzo che ho amato. Quindi, da lettrice e amante della parola scritta, rinunciare a interi periodi è stato difficile. Poi credo che il ritmo sia un po' cambiato, forse nel libro risulta un po' più lento. Ho deciso di mantenere il testo narrativo nelle didascalie in modo da rimanere fedele al romanzo, ma anche così da rallentare la velocità di lettura e creare una sorta di distanza tra il racconto delle cose e le cose che avvengono nella storia. Questa distanza è presente in modo cruciale anche nel romanzo. E per me era molto importante che venisse mantenuta anche nel fumetto. Dunque ho deliberatamente evitato di usare solo sequenze di azioni in presa diretta.

In una passata intervista hai dichiarato che ti interessano molto le parabole discendenti dei tuoi personaggi, il processo di ascesa fino al collasso finale, ed è soprattutto nella fase finale di "decadenza" che ti soffermi. Vedasi principalmente la figura della Casati. Eppure il personaggio di Alma apparentemente si distacca da questa condizione. Forse è più la figura dell'io narrante che va incontro al susseguirsi di fallimenti in una sorta di continuo smarrimento. Come ti sei rapportata al personaggio?
Non è stato facile perché è stata la prima volta, se si esclude la piccola biografia di Marc Bolan che avevo fatto per Il Mucchio, che affrontavo un protagonista maschile. Nello stesso tempo questo girovagare indolente, alla ricerca di qualcosa o qualcuno totalmente evanescente, che corrisponde anche a una ricerca di se stessi, assomiglia molto ad altri miei libri, ad Aida, a Gatti neri cani bianchi, e anche a Guarda che luna e L'età selvaggia. E del resto assomiglia molto anche a me, io amo girovagare. Forse la bellezza decadente in questo caso è proprio la città. E io sono ossessionata dalla città, dal paesaggio cittadino e anche proprio dalla città di Trieste. Dunque da questo punto di vista, la storia è davvero "mia'.

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Inizialmente la pubblicazione di questo fumetto avveniva a puntate sul quotidiano Il Piccolo di Trieste. Come è avvenuto poi il processo di rielaborazione dell'episodicità iniziale per creare un unica trasposizione di più largo respiro? Ti sei sentita particolarmente "costretta" da questo tipo di narrazione a puntate, oppure si è creata una particolare atmosfera che non si ritrova nel libro?
L'occasione di realizzare la versione a fumetti del libro è stata determinata dalla disponibilità da parte de Il Piccolo Di Trieste di ospitare delle tavole a scadenza settimanale per diversi mesi. Le tavole erano 28 con una scadenza di due alla settimana. L'idea mi piaceva molto, primo perché era perfetto inserirla nel quotidiano locale, secondo perché mi allettava fare delle tavole grandi da stampare in carta di giornale. Così ho cercato di capire se riuscivo a far stare tutto il romanzo in quello spazio, che in realtà non era poi poco, visto che le tavole erano molto grandi e permettevano un numero elevato di vignette. Ho capito che un capitolo stava più o meno in una tavola, escludendo delle eccezioni. Così, ho fatto una scaletta e ho tagliato e adattato il testo, poi ho cominciato a disegnare. Ho lavorato tutta l'estate, perché con quella scadenza era impossibile andare in vacanza. Ma sono stata contenta, sia delle tavole sia del ritmo.
Pensavo che per farne un libro avrei dovuto rimontare tutto, aggiungendo nuove sequenze e cambiando il testo delle didascalie. Quindi un lavoro piuttosto complesso che avrebbe alterato tutto il ritmo delle pagine del Piccolo.
Poi, ho mandato il pdf delle pagine a Michele Foschini per farglielo vedere e lui ha avuto questa idea di dividerlo in orizzontale. Cosa che ha permesso di mantenere la gran parte delle sequenze inalterate e di aggiungere e modificare pochissime vignette.
Il libro mantiene quindi tutto il ritmo e le sequenze del Piccolo ma nello stesso tempo, la divisione in orizzontale ha creato un rallentamento e una dilatazione del tempo che sarebbe stata nociva per il giornale, ma è perfetta per il libro.

L'evanescenza di Alma, il suo essere effimera ma al contempo di una potenza visiva e significativa estreme, una specie di richiamo sincretico stilnovistico-romantico di donna-angelo, di Ewigweibliche, di cosa è effettivamente tropo? L'aura mistica che la ammanta, l'impossibilità a raggiungerla a cosa alludono secondo te?
Ho discusso moltissimo con Alessandro, e con altri amici su questo tema. Chi sia, e cosa sia Alma, è difficile dirlo. Certo la componente mistica è dichiarata, viste le varie effigi della Madonna cui Alma viene paragonata. Io credo però che Alma sia come uno spirito fatto di atmosfera, di aria, forse della stessa sostanza di cui sembra formato il golfo e la città stessa. Alma è per me come un lare, una divinità piccola che presiede a un luogo quotidiano che è la città. Io credo che Alma sia una raffigurazione dell'anima della città. E in un senso più generale, anche il senso della vita, della verità. E sì, che sia anche la percezione dell'essenza del femminile, della donna, agli occhi dell'uomo.

Al contempo una e molteplice Alma non ha un unico volto. Alma compare sotto diverse sembianze. È stata una sfida cambiare spesso le fattezze di un personaggio mantenendo comunque una parvenza di somiglianza?
Be'... Di sicuro era una sfida, visto che una delle regole del fumetto è proprio che il personaggio debba essere riconoscibile sempre. Però, come dicevamo prima, credo che Alma sia anche la rappresentazione della donna, a tratti aerea, imprevedibile, cangiante e ineffabile. Dunque l'importante per me non era tanto che ci fosse una somiglianza reale tra le apparizioni di Alma, che una volta è bionda, una è rossa, un'altra è grassa, o magra, o timida e ancora sfrontata,  ma che fosse presente in tutte questa sorta di distanza, di espressione liquida persa nell'atmosfera.

Hai paragonato il finale "Se ti ami, amami", epigrafe ermetica sulla lapide di Alma, al "si, lo voglio si” conclusivo dello stream of consciousness interiore di Molly Bloom nell'Ulisse di James Joyce. Nel libro dello scrittore irlandese però il sì diventa insignificante congiunzione, soprattutto nel flusso di coscienza, simbolo di una immobilità morbosa, paralisi fisica e morale di un'intera popolazione; nel graphic novel si sente molto la vicinanza con alcune tematiche di Joyce. Credi che anche il protagonista, "immobilizzato", possa essere identificato come un Ulisse che si prefigge come meta, forse mosso dal subconscio, la riconquista della sua vitalità, la sua Anima?
Ho citato il finale dell'Ulisse solo per una questione personale. Sono due finali che ogni volta che li leggo mi commuovono. Il finale di Joyce perché è una dichiarazione totale di accoglienza della vita, del tempo, dell'amore e del sesso. È una sorta di amplesso panico. E poi, diciamocelo, dopo averlo letto tutto, quel Sì, lo voglio, sì... è una vera liberazione (e lo dice una che da adolescente l'ha letto tre o quattro volte, mantenendo la netta sensazione di non averci capito nulla...).  Il finale di Alma mi dà sempre i brividi, perché "Se ti ami, amami" è come riferirsi a una coscienza di sé, a un amore per se stessi, a una percezione sentimentale di se stessi. E questa sensazione profondissima, inspiegabile, è  il momento in cui il mistero di Alma, il mistero della  vita, può forse essere avvertito. Ma mai spiegato, come riferisce la didascalia che ho voluto mettere in neretto. Ed è anche un grande contatto col passato, col passato del personaggio, e col passato remoto dell'uomo. Sì, è un finale molto misterioso e forse arcaico.

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In passato hai detto che La bambina filosofica è alquanto autobiografica; le tue esperienze personali, il tuo io, compare anche in alcuni aspetti de Il richiamo di Alma? Anche in La Casati - la musa egoista? Cerchi spesso di far trasparire qualcosa di te dalle tue opere?
Sarebbe molto difficile il contrario. In effetti la bambina filosofica è senz'altro la parte più riconoscibile di me, anche la più quotidiana e la più familiare. La Casati... sì, credo che una parte di me tema si riconosca, e tema di riconoscersi, nella marchesa, o per lo meno in quello che la marchesa rappresenta. Una donna fuori dagli schemi, assolutamente immune all'idea del futuro e sparata verso l'abisso come un razzo. È una mia paura, una deriva che potrei percepire in me, un lato oscuro.
Cosa sento di me in Alma? Forse la capacità di percepire, in dati momenti, la sospensione del tempo, e la sostanza precisa e anche incomprensibile della vita e della morte... Ma forse è qualcosa che hanno tutti... Non so.

Stai già lavorando su di un altro progetto al momento? Se sì, puoi darci qualche anticipazione?
Adesso sto lavorando a delle tavole autoconclusive sempre per Il Piccolo di Trieste, scritte da Alessandro Mezzena. Sono piccole biografie di una pagina, un po' vere un po' inventate, la serie si chiama infatti Vite inventate.
Bao ripubblicherà la raccolta di Sophia, la ragazza aurea e Sophia nella Parigi ermetica, e vorrei aggiungere delle brevi tavole biografiche sugli alchimisti presenti nella storia.
Sempre per Bao sto lavorando a una biografia a fumetti del regista maledetto di Hollywood Erich Von Stroheim, che è una mia fissazione da diversi anni. Almeno da quando ho trovato a casa la prima sua biografia tradotta in italiano e pubblicata da Bur nella vecchia collana beige nell'aprile del 1964 (che sono il mese e l'anno in cui sono nata).
Poi credo che comincerò e tornerò a lavorare sulla bambina... ma con calma!
Ho anche degli altri progetti, ma me li tengo per me, almeno per ora.

Recentemente grazie ad un'iniziativa di Art Mural sei stata scelta per realizzare un murales sulla parete esterna di un edificio a Bruxelles che andrà ad unirsi a più di 50 murales dedicati a fumettisti e da loro realizzati. L'opera necessita di crowdfunding a cui potete contribuire qui. Che sensazione hai provato relativamente a questa gratificazione?
Non l'ho vista come una gratificazione, ma più che altro come una occasione unica per vedere un mio personaggio alto venti metri troneggiare su una strada della capitale dell'Unione Europea. Sì, mi è venuto un attacco di titanismo... Mi sono subito immaginata la bambina filosofica grande come Godzilla! Adesso vediamo se Art Mural riesce a trovare i fondi... Ma il solo pensiero è un bel flash! Aha!

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Lucca 2014: Bao Publishing - Missione quinquennale

  • Pubblicato in News

Michele Foschini, Caterina Marietti e Leonardo Favia hanno presentato le novità editoriali di BAO Publishing, all'alba del quinto compleanno della casa editrice milanese che avverrà il 21 dicembre 2015.

- Gli appunti di Boulet in edizione italiana, con copertina, prefazione e note di traduzione firmate da Zerocalcare.
Due uscite di oltre 200 pagine l'anno.

- Due nuovi volumi di Dylan Dog (speciale Sette Anime Dannate, e il #69 Caccia alle Streghe di Tiziano Sclavi e Pietro Dall'Agnol), quattro nuovi volumi di Orfani (cover variant di Cavenago) le prime due storie del Samurai i Roberto Recchioni e Andrea Accardi a colori (con carta speciale stile libri giapponesi dell'800). Edizioni di estremo pregio ricche di extra inediti o mai visti. Per il trentennale di Dylan Dog uscirà un albo speciale (dal titolo ancora non definitivo, forse Mater Dolorosa), testi di Recchioni e disegni di Gigi Cavenago, in contemporanea BAO e Bonelli.

- Volume di pregio con gran parte del lavoro di Lorenzo Bartoli, con disegni di Massimo Carnevale. Il ricavato non andrà alla casa editrice.

- Ogni mese almeno un'uscita seriale made in USA tra le più interessanti e acclamate degli ultimi anni. Volume 4 di Saga in contemporanea con l'uscita americana.
Gennaio 2015: Rachel Rising 5
Febbraio 2015: Sex Criminals 1
Marzo 2015: Pretty Deadly 1
Aprile 2015: Lumberjanes 1 e Black Science 1
Maggio 2015: Rocket Girl 1
Luglio 2015: Chew 10
Agosto 2015: Lumberjanes 2 e Sex Criminals 2
Settembre 2015: Saga 2015
Ottobre 2015: Pretty Deadly 2
Novembre 2015: Black Science 2
Dicembre 2015: Rocket Girl 2

- Saga 4 uscirà in edizione variant con copertina di Massimo Carnevale, che verrà inclusa nel paperback americano.

- Torna Cyril Pedrosa: a settembre BAO pubblicherà il nuovo libro di Pedrosa, che avrà parti in prosa e parti a fumetto. Il titolo non è ancora stato deciso dall'autore.

- Nemo - River of Ghosts di Alan Moore e Kevin O'Neil, in uscita ad aprile 2015.

- Ristampa dei due libri di Sofia di Vanna Vinci, in uscita ad aprile 2015. Volume corposo, con più di 200 pagine con materiale extra e inserti speciali. Tre tecniche speciali di stampa per la copertina. In più, nel 2016 la biografia a fumetti di Eric Von Stroheim, regista hollywoodiano del cinema muto, sempre realizzata dalla Vinci.

- Nuovo volume BaBao di Sualzo, con il ritorno di Gaetano e Zolletta. Nel 2016 inoltre esce 21 giorni alla fine del mondo, sempre di Sualzo, scritto a quattro mani con la moglie Silvia Vecchini.

- Nuovo libro ancora senza titolo di Maurizia Rubino, storia di un orso e una bambina che si innamorano in un universo narrativo ostile.

- La principessa spaventapasseri di Federico Rossi Edrighi, fiaba contemporanea ambientata in un generico paesino inglese, in uscita a settembre 2015. Un libro con chiavi di lettura per un pubblico di tutte le età.

- Le Città viste dall'alto: La generazione di Flavia Biondi, storia di una piccola famiglia toscana, e altri due libri firmati da Marta Baroni ed Elisabetta Romagnoli.

- Fish di Bianca Bagnarelli

- Astrogramma di Lorenzo LRNZ Ceccotti.

- Building Stories di Chris Ware, in autunno 2015.

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