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Kingdom Hearts: Birth by Sleep: recensione

Kingdom Hearts: Birth by Sleep: recensione

Sono passati quasi quattro anni dall'uscita di Kingdom Hearts II, e milioni di fan hanno bramato lungamente una spiegazione al misterioso filmato finale che concludeva il gioco: l'attesa è finalmente stata soddisfatta con l’arrivo di Birth By Sleep, prequel che rivela buona parte dei retroscena della saga videoludica che ha unito l’universo Square a quello Disney. Saltando indietro nel tempo, quando Sora era solo un bambino, il giocatore vestirà  alternamente i panni di Aqua, Terra e Ventus, i tre aspiranti maestri del Key Blade che, per scoprire il mistero che si cela dietro gli Unversed (Nesciens nella versione italiana), si lanceranno in un viaggio tra i mondi più disparati. Per i giocatori sarà l’occasione di rivedere vecchie facce, trovare nuovi amici (e nemici) e incontrare anche personaggi già  conosciuti, in vesti e aspetti diversi. La trama è come al solito uno dei punti di forza: per quanto qui e li scricchioli e risulti farraginosa, il giocatore, coinvolto dalla musica caratteristiche e dalla grafica accattivante,  è portato ad avere un’istantanea empatia per i personaggi che sarà la prima spinta a proseguire nell’avventura.

Agevola in questo ovviamente anche il meccanismo di gioco, che da episodio ad episodio migliora i propri punti di forza, senza però riciclarsi e modernizzandosi con diverse innovazioni. In questo episodio i personaggi avranno un ampio set di mosse tra cui scegliere, costituiti da deck che i giocatori potranno costruire, fondendo e scambiando le abilità apprese.
Nella tradizione delle fusioni di Kingdom Hearts 2 non mancano ovviamente svariate trasformazioni: scegliendo accuratamente gli attacchi da usare, si potrà potenziare per brevi periodi il personaggi con una serie di mutazioni multiple che ne potenzierà gli attacchi. Assenti invece le classiche evocazioni, sostituite in questo casa dal D-link, ovvero una connessione tra il personaggio giocante e gli amici che conoscerà durante il gioco: invocandoli, il deck di comando cambierà in uno predefinito che, fatto allenare nel corso nel gioco, sbloccherà attacchi ancora più potenti.

C’è da dire che l’uso della barra Command per le trasformazioni e del d-link risultano a volte un po’ macchinose, soprattutto nelle lotte più affollate dove si deve colpire in continuazione  e non è difficile che ci si trovi a trascurare il secondo e utilizzare in maniera casuale la prima.

Non mancano, com'è consuetudine per la saga, svariate quest secondarie che allungano la durata del gioco e permettono di accedere ad ulteriori potenziamenti, tra queste un'arena dove affrontare vecchi e nuovi nemici (anche on-line), un gioco da tavolo stile gioco dell’oca, ed un intero mondo (quello coi personaggi classici Disney) composto da una serie di minigiochi che, ad essere sinceri, esclusa una divertente sfida di corsa sullo stile di Mario Kart, risultano antipaticamente macchinosi e difficilmente verranno rigiocati dopo avere ottenuto i bonus che promettono.

Il gioco è ovviamente un must have per tutti i fan della serie: ormai giunto al quinto episodio, chi lo ama lo saprà già e chi lo odia se ne terrà lontano, ma certo è che le meccaniche di gioco e l’accattivante composizione dell’avventura vissuta da tre punti di vista diversi regaleranno svariate ore di piacevole divertimento.
Da segnalare per l’edizione italiana, una traduzione un po’ zoppicante, un adattamento a tratti discutibili e dei veri e propri strafalcioni.

Trama:  4/5
Grafica 4/5
Sonoro 4/5
Giocabilità 3,5/5
Longevità 4/5
Totale 4/5

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