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L'amore per il bianco e nero dalla Bonelli alla Marvel: intervista a Goran Parlov

L'amore per il bianco e nero dalla Bonelli alla Marvel: intervista a Goran Parlov

Durante la scorsa edizione di Lucca Comics & Games, abbiamo avuto la possibilità, grazie a Panini Comics, di intervistare l'eccellente disegnatore Goran Parlov in occasione della promozione della pubblicazione di Punisher: Barracuda in una nuova e splendida edizione cartonata che propone per la prima volta in bianco e nero tale storia scritta da Garth Ennis.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con l'artista e siamo stati coinvolti dalla passione e dalla dedizione che Parlov mette nella creazione delle sue tavole, sin da quando lavorava per la Sergio Bonelli Editore.

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Hai passato molto tempo in Italia, soprattutto a Milano agli esordi della tua carriera. Conosci bene il nostro Paese?

Sì, posso dire di conoscerlo abbastanza bene. Di artisti ce ne sono moltissimi a cui mi sono ispirato: Ivo Milazzo, Angelo Stano sicuramente molto, Attilio Micheluzzi... Sai, alla fine, sempre i soliti nomi.

I tuoi lavori per la Sergio Bonelli Editore includono Ken Parker, Tex, Nick Raider e Magico Vento, ossia alcune delle testate nazionali più importanti degli ultimi decenni. Come è stato lavorare per il mercato italiano? In cosa si differenzia rispetto a quello americano?

Per me il mercato italiano è stato il primo mercato per il quale ho lavorato. Io ho cominciato nei primi anni '90, per me è stata un'esperienza fantastica. Credo che come differenze tra i due, nel mercato americano ci sia un po' più di libertà nell'esprimersi. Da loro potevo fare qualunque cosa volessi e andava bene, mentre qui non era così. Si seguivano certe regole, che io avevo accettato, ma ad un certo punto ho avuto bisogno di provare altre cose, di spiccare il volo.

Quanto sei legato alle storie realizzate nel periodo alla Bonelli?

Molto, moltissimo. Ad ognuna di esse. Sai, spesso mi chiedono quale sia il mio fumetto preferito. Io dico sempre l'ultimo al quale ho lavorato. Perchè l'ultimo è quello che mi emoziona in questo momento, e io cerco di lavorare dando il mio meglio. Mentre lavoro ad un progetto, me ne innamoro. Quando ho fatto il Texone, ero innamorato del Texone, lo vedevo come qualcosa di fantastico; poi dopo ho fatto Magico Vento, Volto Nascosto, e ogni volta cerco di innamorarmi di tutti questi progetti e i personaggi. Cerco di amare tutti i personaggi del fumetto a cui sto lavorando, è una cosa essenziale. Se riesco ad amare i personaggi, farò un buon lavoro.

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Passando alla Marvel, hai realizzato alcuni cicli del Punisher Max di Garth Ennis tra i più violenti ed espliciti di quella produzione. Cosa ti ricordi di quel periodo? Quale storia di quella serie ti è piaciuto realizzare maggiormente?

In quel periodo, passavo dalla Bonelli a lavorare per Garth Ennis alla Marvel. Le sue sceneggiature erano molto esplicite e lui voleva sempre esagerare ed era una cosa a cui non ero abituato all'epoca, avendo lavorato solo per Bonelli, sul fumetto classico, senza mai una violenza troppo esagerata. Ennis mi diceva sempre di andare oltre, allora io facevo il lavoro in maniera più esagerata, ma lui voleva andare ancora oltre. Allora ho capito che questo qui quando esagera vuole proprio esagerare fino ai massimi limiti: mi è servito un po' di tempo per capire sta cosa, poi però ho cominciato anche a divertirmi. Se avete letto la miniserie The Punisher Presents: Barracuda, c'era un personaggio Oswald, che era un vero e proprio cartoon, e all'epoca ho pensato di aver esagerato davvero troppo, eppure il personaggio è piaciuto molto sia a Ennis che al pubblico, al che ho capito che davvero di limiti non ce ne erano.

In particolare hai creato graficamente il personaggio di Barracuda, uno degli avversari del Punisher che hanno segnato molto i fan. Come è nato questo personaggio, anche graficamente?

Quando ho realizzato la prima storia, proprio agli inizi, per me Barracuda non era altro che uno dei tanti nemici, non volevo neanche dargli un carattere molto forte. Però, subito dopo ho capito che si trattava di un personaggio con grandi potenzialità, e anche Garth insisteva molto su questo, allora mi sono messo a caratterizzarlo meglio. Mi sono messo a fare scarabocchi senza pensare, finchè non sono arrivato ad un risultato che mi piacesse. Anche se tuttora, mi infastidisce il fatto che quando lo vedi nelle prime vignette dove appare, non è esattamente uguale alle apparizioni successive, è un ragazzo nero come un altro. Solo dopo ho capito che andava caratterizzato meglio e quando l'ho fatto ho cominciato ad amarlo molto, ma poi ho cominciato anche ad odiarlo molto. Poi di nuovo ad amarlo, poi a odiarlo, e così via. Sì, è una persona simpatica, è intelligente, è molto spiritoso, ma poi spesso ci fa vedere che è proprio stronzo. Ha un carattere che non bisogna amare. È una bestia, una persona brutta. Non dovete amare Barracuda! Perchè non lo amo più neanche io. Quando ho visto tutto quello che ha fatto, quando ha schiacciato il feto ancora collegato con il cordone ombelicale, allora non l'ho più amato, non vedevo l'ora di ammazzarlo. In effetti poi gli ho fatto scaricare addosso un intero caricatore.

La Panini Comics ha pubblicato una versione in bianco e nero del tuo ciclo su Barracuda. Questa scelta se vogliamo si avvicina di più a quella che è stata la tua produzione per il mercato italiano in Bonelli. Che cosa ne pensi di questa edizione?

Questa idea mi piace moltissimo. In effetti io sono un disegnatore in bianco e nero. Io quando vedo i miei lavori colorati, non sono mai contento. Vedo i colori sempre come una cosa che disturba. Toglie la semplicità, spesso distrae, specialmente se i colori non sono quelli voluti da me. Cambiano anche lo storytelling, che per me è molto importante. Mi cambiano le atmosfere che voglio esprimere. In effetti in questa storia c'è proprio un bell'esempio di questa cosa. Nella storia c'è una scena in cui Barracuda porta il Punitore e un altro ragazzo latinoamericano su di una barca in mezzo al mare e canta una canzone di Rod Stewart, Sailing. Quella scena doveva essere realizzata come una cosa Disney, io volevo mettere in questa scena anche gli uccellini in stile Disney. Noi volevamo creare proprio questo effetto di contrasto: una giornata bellissima, con un bel cielo blu, gli uccellini, Rod Stewart, e poi Punisher e Barracuda. E poi il colorista ha messo un cielo apocalittico sul rosso, che non centrava nulla con la sceneggiatura. Qui volevamo un effetto molto allegro, invece il colore non ha reso bene l'idea del contrasto. Noi sappiamo che Barracuda vuole fare delle cose orribili al Punitore e all'altro ragazzo, e volevamo rendere in questo modo il contrasto. Poi ho chiesto di correggere questa cosa.
Io la tavola la pensavo per il bianco e nero, io sono un disegnatore Bonelli di base. Non ci conto sul colore. Io devo fare delle cose che funzionano in bianco e nero, poi se vengono colorate, pazienza. Poi effettivamente, ho visto che nelle pagine colorate alcune cose funzionavano meglio se lasciate fare al colorista, altre volte meno.

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Stai lavorando ad altri progetti futuri?

In questo momento sto realizzando una storia del Punitore, sempre con Garth Ennis, si chiama The Platoon. In pratica è una serie in 6 numeri che conclude tutto quello che io e Garth abbiamo fatto per un decennio, conclude il Punitore, Barracuda e Fury. Troviamo un Frank Castle innocente appena arrivato in Vietnam, stiamo facendo il Castle più giovane che si è mai visto e così innocente. È una storia bellissima che faccio con grande cura, mi sono preso il mio tempo, in effetti sto tardando tantissimo. Però ho capito che questa cosa la devo fare bene, la voglio fare bene e uscirà fra qualche mese. Non vedo l'ora di farla leggere al pubblico e di avere qualche feedback.

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