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Lucca’13: intervista a Zerocalcare

Lucca’13: intervista a Zerocalcare

Intervista a cura di Raffaele Caporaso.

Michele Rech
, in arte Zerocalcare, si è confermato essere vero e proprio fenomeno del fumetto italiano. Per tutti e quattro i giorni del Lucca Comics and Games, allo stand BAO Publishing dove presentava Dodici, c’è stata un’interminabile coda di fan alla ricerca di una dedica, fan che il fumettista romano non ha lasciato scontenti, dedicandosi al compito con grande dedizione
Sempre gentile e disponibile, Zero si è prestato a rispondere alle nostre domande.

Zerocalcare - luccaNel corso di quest’anno, sono usciti ben due tuoi libri: Ogni maledetto lunedì su due e Dodici, opere diversissime fra loro sia come tema che come impostazione: hai trovato più difficile lavorare a una storia che facesse da raccordo fra quelle del tuo blog o a una storia più lunga costruita su più piani temporali, con una serie di flaskback che si alternano a sequenze nel presente?
Sicuramente la storia di raccordo fra quelle del blog, presente in Ogni maledetto lunedì su due, mi è venuta molto naturale: in realtà è un qualcosa che avevo proprio l’esigenza di raccontare perché mi ero accorto che il blog poteva essere letto in una maniera che poi non mi rispecchiava assolutamente, nel senso che quando è diventato famoso è stato visto come “bandiera di una generazione”, e in qualche modo dava uno spaccato che risultava fin troppo leggero e “disimpegnato” nei confronti della nostra generazione. La mia esigenza, nel momento in cui le storie venivano raccolte su carta, era raccontare quello che è un aspetto magari meno buffo della mia vita, ma anche molto più presente in 10 anni di questa, cioè quella sensazione di smarrimento provata dopo il liceo. Mentre su Dodici ho arrancato di più: è stato un vero e proprio banco di prova il cercare di raccontare qualcosa nella quale, da un lato, non ero il protagonista e, dall’altro, vi era una narrazione discontinua, con sbalzi temporali.

Alla Memento?
Sì, ma un paragone alto però! [ride, ndr]. Vero, la mia idea era un po’ quella. Mi è servito prendere le misure con questo tipo di narrazione, che potrei sfruttare anche in futuro su altre storie.

Dodici rappresenta la sperimentazione di un genere nuovo, quello horror, ovviamente raccontato alla tua maniera. Nel libro si colgono diverse citazioni, da Romero a The Walking Dead: puoi definirti un appassionato di narrativa e cinematografia horror? Da quanto tempo avevi in mente di portare l’elemento zombie all’interno di una tua opera? Dopo gli zombie, è lecito aspettarsi i dinosauri, vista la tua passione per questi?
Allora, non sono un fan di cinema horror. Sono, piuttosto, un fanatico di zombie! Avevo da un sacco l’idea di realizzare una storia di zombie che tutti noi, da ragazzini, avremmo voluto raccontare; io sono molto fortunato perché mi è stato concesso di farla. Se avessi provato a farla due anni fa, magari, tutti mi avrebbero chiuso la porta in faccia. Sono contentissimo di questa opportunità. Poi, è vero, i due amori della mia vita sono gli zombie e i dinosauri… e l’idea di fare una storia di dinosauri mi piacerebbe.

Possiamo aspettarci un Jurassic Park a Rebibbia?
Perché no, ma fra anni e anni e anni…

Sempre a proposito di citazioni, nelle tue opere se ne colgono diverse, dal fantasy, alla fantascienza, all’animazione, giapponese e non: quanto il cinema e la televisione, specialmente del tuo passato, sono fonte di ispirazione nel tuo lavoro?
Tantissimo, ma non tanto nel darmi fonti di ispirazione quanto perché tutto questo è ciò con cui sono cresciuto e ha grande valore. Per me, Ken il Guerriero è reale quanto Obama! Sono personaggi che mi hanno accompagnato dall’infanzia, e, in qualche modo, pur non vedendoli mai dal vivo, hanno composto il mio sistema di valori e il mio rapporto con il mondo. Essendo presentissimi nel mio quotidiano, mi pare naturale inserirli nelle cose che disegno. Non so se quelle storie possano, invece, influire il modo in cui scrivo: questo non lo riesco proprio a capire.

Non sono invece presenti riferimenti al fumetto (o al cinema) supereroistico: cosa pensi del genere?
Mi piacciono entrambi un sacco! Sono un lettore di fumetti Marvel e di supereroi in generale. Questi sono patrimonio culturale di molte persone, magari i film di più. I fumetti però vengono letti solo da una parte dei lettori del mio blog e mi sembrerebbe di lasciare fuori tanti di questi facendo riferimenti a quell’universo. Preferisco trattare cose che siano un po’ più conosciute.

Sempre a proposito di Dodici, molto interessanti sono le pagine dedicate al personaggio di Augusto “Er Carma” Carminati: cosa puoi dirci a riguardo?
Siccome c’è questo filo conduttore del tema  del karma, era un modo per… ma questa risposta spoilera! Diciamo che questa è la mia visione del tema e l’evoluzione di questa nel tempo.

Oramai non sei più un esordiente, ma una realtà consolidata nel panorama fumettistico italiano: come vivi questo tuo grande successo? Le aspettative dei fan sono fonte di soddisfazione o avverti un senso di responsabilità o pressione a causa di queste? C’è qualcosa che ti manca del tuo passato, prima del successo?
Allora, il successo nei fumetti è sempre molto molto relativo, uno non si deve immaginare chissà cosa! Anche se, ovviamente, sono contento di come stanno andando le cose. Io sono una persona molto ansiosa e queste aspettative sono un po’ fonte di sofferenza. Per esempio, anche il fatto della storia del lunedì: quando ne salto una mi sento molto in colpa, mi sento di dover fare una storia per giustificarmi di non aver fatto una storia! Quindi la vivo un po’ così. Del mio passato non mi manca quasi niente, faccio praticamente la stessa vita di prima… ecco, il tempo! Mi manca “una cifra” il tempo libero che potevo dedicare alle mie passioni e hobby, come le serie televisive.

Almeno la quinta serie di Breaking Bad l’hai finita?
Non ancora, sono alla dodicesima puntata!

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