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Massimo Carnevale

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Intervista a cura di Andrea Gadaldi, Fabio Maglione, Marco Rizzo, Stefano Perullo e Carlo Del Grande

Per le copertine di John Doe come procedi? Rrobe o Bartoli ti danno una idea di base e poi tu la sviluppi o proponi tu una idea sul plot delle storie?

Proprio così, ci sentiamo per telefono, mi descrivono brevemente il soggetto della storia e cosa vorrebbero vedere sulla copertina, lasciandomi poi carta bianca. Roberto, molto spesso, ha delle idee ben precise sulla copertina e se è una buona idea ne approfitto. Altre volte, invece, mi vengono delle idee strampalate e mi guardo bene dal riferirle. Sicuramente non raccoglierebbero consensi nell’immediato e allora preferisco mostrargli il lavoro ultimato a mio rischio e pericolo. Fino ad ora, bontà loro, me ne hanno bocciate poche.

Quando ti vedremo su fumetti oltre che sulle cover (escludendo lo speciale di JD)?

Il mio sogno è quello di fare SOLO fumetti, ma sono troppo infognato con le copertine e più cerco di rifiutarle e più mi piovono addosso.
Sicuramente, dopo lo speciale JD, avrò modo di pensare a qualcos’altro. Per ora, vi restano solo le storie disegnate in epoche remote.

Hai intenzione, per il mercato USA, di continuare a fare solo cover per la Vertigo o sei stato contattato anche da altri editori?

I miei principali editori sono Eura e Vertigo. Per quest’ultima, non si escludono delle svolte per l’anno prossimo. E’ presto per parlarne però, ci risentiamo, magari.

Ti è stato proposto di disegnare un'intera graphic novel o un progetto speciale o, magari, hai intenzione di proporre tu stesso un progetto?

Sì, probabilmente una graphic novel, vedremo gli sviluppi.

Come ti trovi a lavorare per la Vertigo e come è andata la prima volta che hai fatto visionare il tuo materiale agli editors USA?

Mi trovo molto bene, a parte la lingua, che a volte può essere un ostacolo. Per il resto, sono molto professionali, molto attenti alle scadenze, molto comunicativi. Se accondiscendi a questa loro politica, sacrosanta direi, sei considerato un vero artista dove l’ultima parola, spesso, sei tu a doverla dire. Inconcepibile in Italia.

L’incontro con loro non fu proprio immediato. Già conoscevano il mio lavoro. Bartoli, (che sant’uomo) fu lui proporre alla Vertigo i nostri lavori, ma era di un copertinista che avevano bisogno. Mi proposero Y, feci delle prove e ne furono entusiasti. Era proprio quel genere di impostazione grafica che volevano dare alla serie. Ed eccomi qua.

Le cover di JD sono molto "grafiche" nell'impostazione. Scelta tua o degli sceneggiatori? Si tratta di una scelta in effetti coraggiosa nel mondo del fumetto popolare italiano.

La scelta più delle volte è la mia, altre volte degli sceneggiatori. Nelle copertine, cerco di raccontare il contenuto dell’albo più con delle sensazioni che ne diano l’idea, che con la tipica vignetta ingrandita. Non sempre ci riesco. In quanto a coraggio, beh, di scelte coraggiose ne ho fatte con l’Eura, che per me è sempre stata un buon terreno fertile per sperimentare tecniche e soluzioni rischiose. L’Eura è una casa editrice all’antica, lo dico spesso, ma è anche un suo pregio. Oggi non ci sono più editori che rischiano, pubblicando disegni di esordienti con poca esperienza. Non mi risulta che ci siano ancora quei laboratori impolverati che puzzano di cartaccia ammuffita, come lo studio Leonetti, dove negli anni ‘80 mi sono fatto le ossa e la fame, ma che comunque ti danno la possibilità di farti conoscere. Oggi devi essere un professionista se vuoi far strada, il mondo va in questa direzione, ma ahimé, professionisti non si nasce.

Le cover per Y invece sono di impostazione più classica. E' una direttiva della Vertigo?

Le prime, forse, le ultime un po’ meno. Cerco di rimanere fedele alle indicazioni che mi dà Brian K. Vaughan. Spesso ha le idee chiare sulla copertina, ma ormai si fida ciecamente di me.

Da qualche giorno circola in rete la tua prima cover per Detective Dante. Voci maligne affermano che i problemi di vendite della serie abbiano spinto l'Eura a puntare sul tuo talento per tenere alta l'attenzione su questa serie. Come rispondi a queste voci?

No! E’ partito tutto da me. Garcia Duran è un ottimo disegnatore, ma probabilmente a bisogno di più tempo per entrare nel personaggio e forse questa, è anche una delle sue prime esperienze alle prese con delle copertine per un seriale. Non mi sento il salvatore di Dante, avevo solamente delle idee nuove sul caratterizzare meglio il personaggio e l’atmosfera generale delle storie. Dante lo vedo più su di un contesto hard-boiled con venature noir e le copertine saranno sicuramente più scure e monocromatiche. Finché avrò questa voglia di mettermi alla prova continuerò a disegnare. Credo che proprio questa sia la linfa vitale per ogni disegnatore.

Appena vista la tua prima cover di Dante, ho pensato al Punisher vecchio stile. Il Frank Castle di un tempo. Ci ho visto bene? A quale modello ti sei ispirato?

Non riesco più a togliermi dalla mente il tratto di Zaffino. Negli ultimi anni mi ha influenzato profondamente il suo modo di concepire il chiaro-scuro, forse perché, ha un modo di inchiostrare molto vicino alla pittura e secondo me, non è mai abbastanza ricordato. Mi piacerebbe vedere dei suoi originali esposti in qualche mostra.
E poi, c’è anche da dire, che nella terza stagione di Dante ci sarà molta più azione e sangue, che ricorderà molto da vicino il vecchio Frank.



Carlo Del Grande
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