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Intervista a Pasquale Ruju

Pasquale Ruju, architetto con all'attivo varie esperienze in campo teatrale, cinematografico, televisivo (e' anche uno stimato doppiatore), debutta nel mondo del fumetto nel 1995 con una storia breve di Dylan Dog. Questa gli apre la porta a varie collaborazioni sulle testate Bonelli: oltre sessanta sceneggiature dell'indagatore dell'incubo ma anche storie per Nathan Never, Tex e Dampyr, fino all'esordio della miniserie Demian, il noir marsigliese di sua concezione, previsto per il prossimo mese.

Intervista di Stefano Perullo.

COMICUS: Tra poco più di un mese le edicole della nostra penisola daranno il battesimo ad un nuovo personaggio della premiata scuderia Bonelli, il suo nome è Demian ed il suo creatore è Pasquale Ruju. Ciao Pasquale e ben tornato sulle pagine virtuali di Comicus. Il debutto è ormai imminente, come vivi a livello emozionale l’attesa del responso da parte del pubblico e della critica?

PASQUALE RUJU: Per il momento tutto bene. Probabilmente l’emozione aumenterà negli ultimissimi giorni. Staremo a vedere…

CUS: Un primo assaggio degli umori del pubblico lo hai avuto con la presentazione del personaggio alla Napoli Comicon ed a Cartoomics, che tipo di sensazioni hai ricevuto nel parlare del tuo personaggio dinnanzi ad un pubblico di carne ed ossa?

PR: Sono stati bei momenti, in entrambi i casi. Ho avuto la sensazione che ci sia parecchia attesa per questo secondo esperimento di miniserie. Un po’ per l’ambientazione, relativamente nuova tra gli albi Bonelli, e un po’ perché il buon nome della casa editrice garantisce a ogni nuova uscita un’attenzione notevole fra i lettori. Anche il numero dei partecipanti alle presentazioni aumenta di volta in volta, così come le domande sulla serie (che sono state parecchie, e puntuali, anche all’incontro con gli amici del Centro Fumetto “Andrea Pazienza” di Cremona). Segno che c’è un certo passaparola fra gli appassionati, e che il “numero zero” da noi presentato a tutti gli incontri, è stato apprezzato e gradito.

CUS: La decisione di pubblicare un numero zero è stata una scelta abbastanza nuova in casa Bonelli. Da chi è nata l’idea di regalare un così gradito antipasto ai lettori e, oltre alla naturale curiosità, quali sensazioni vi auguravate di destare con l’albetto promozionale?

PR: L’idea è stata proposta dal sottoscritto, e approvata dall’editore. Il numero zero costituisce una sorta di prologo a tutta la serie, e allo stesso tempo è un omaggio che la Bonelli fa ai suoi lettori. Spero di essere riuscito a dare un piccolo, piccolissimo esempio dell’atmosfera della serie. In questo modo chi legge saprà cosa aspettarsi, comprando il primo numero. E se proverà la sensazione che provo io quando scopro un personaggio o una storia che mi piace (uno strano “sentirsi a casa”, non so definirlo in altro modo) magari sarà invogliato a proseguire!

CUS: Demian sarà la seconda miniserie edita dalla SBE. Fermo restando che le tematiche e le ambientazioni affrontate da Faraci e da te sono radicalmente diverse, quali vantaggi e quali svantaggi credi possa subire la tua serie nell’essere arrivata seconda all’appuntamento con il pubblico?

PR: La serie di Tito ha avuto un buon successo e si è conquistata un suo pubblico di lettori affezionati. Spero che anche Demian riesca a fare lo stesso. Il noir è un genere forse meno popolare della fantascienza, almeno per quanto riguarda i comics, ma non sono pessimista. Brad Barron ha dimostrato che la formula della miniserie funziona, perciò “partirò secondo” con un minimo di tranquillità in più. Ma sempre a dita incrociate, naturalmente!

CUS: Hai già fatto leggere i primi episodi a qualche lettore? Hai provato a fare delle prove di pre-lettura? In caso affermativo, che reazioni hanno suscitato le prime storie nei tuoi lettori?

PR: Nessuna pre-lettura, se non degli addetti ai lavori. Che però, finora, mi hanno dato pareri abbastanza positivi.

CUS: Una delle critiche che maggiormente leggo (e ascolto) riguardo gli albi Bonelli è che sono troppo classici… alla vigilia di ogni nuova pubblicazione sembra che nei lettori cresca l’attesa per un personaggio che rompa gli schemi della classica avventura con la proposizione di soluzioni narrative innovative e di personaggi ”Borderline“… credi che Demian, da questo punto di vista, soddisferà le aspettative dei lettori più desiderosi di novità?

PR: Demian, come ho detto, è un eroe “classico”, ma il contesto in cui si muove, e per certi versi anche la struttura delle storie, non lo è. Ho voluto fare una serie Bonelliana, questo credo sia chiaro, ma una serie Bonelliana di oggi, con la sensibilità e le tematiche di uno che scrive nel 2006. Se e quanto i lettori la riterranno innovativa, pur nei canoni della casa editrice, è una cosa che sono ansioso di scoprire.

CUS: C’è un buon numero di frequentatori del web (tra gli iscritti alle mailing list ed ai Forum di discussione) che non apprezza particolarmente il tuo lavoro su Dylan Dog. Nella nostra precedente chiacchierata già mi hai detto che non sei particolarmente interessato alle critiche che ti vengono rivolte, ma credi che la scrittura di un personaggio completamente tuo, ideato e scritto secondo le tue passioni e le tue regole possa in qualche modo far mutare l’opinione che questi fans hanno nei tuoi confronti?

PR: Come ho già detto, ognuno ha il suo stile. Probabilmente chi non ama il mio non lo amerà mai, ma chissà che qualcuno non possa cambiare idea. Di sicuro, in questi giorni di incontri per la presentazione di Demian, ho potuto chiacchierare con moltissimi lettori di Dylan Dog. E devo dire che il loro entusiasmo e la loro stima hanno confermato ciò che penso da sempre: cercare una propria strada e una propria coerenza nel raccontare storie, anche storie di Dylan Dog, espone inevitabilmente a qualche critica, ma per fortuna anche a molti, molti apprezzamenti.

CUS: So che forse questo non è il luogo più adatto per affrontare questa discussione… ma qual è il tuo percorso narrativo? Qual è il fil rouge che unisce le tue storie?

PR: So che non è una frase originale… Ma cerco sempre di scrivere storie che mi piacerebbe leggere. Questa, credo, sia la migliore forma di onestà da parte di un autore nei confronti del proprio pubblico.

CUS: Rischio di ripetermi… cosa significa creare un proprio personaggio e che differenze intercorrono nella scrittura tra una propria creatura e la creazione di un’altra persona?

PR: Fondamentalmente, forse mi ripeto anch’io, si ha la possibilità di intervenire sulla vita del personaggio, di farlo agire in maniera più libera, e più personale. Ma anche il mio Dylan, e mi ripeto di nuovo, è personale. Altrimenti, forse, non avrei potuto scriverlo per così tanto tempo.

CUS: Perché hai deciso di ambientare Demian a Marsiglia? Hai mai pensato di poter ambientare le tue storie in un città italiane come Genova o Napoli, o il pubblico italiano non è ancora pronto per leggere storie che non abbiano un’atmosfera internazionale?

PR: Marsiglia mi è sembrata una città “giusta” per poter raccontare vicende che riguardano la vita sociale, politica e criminale di una città europea, affacciata sul Mediterraneo, con un minimo di distacco. Evitando, cioè, allusioni vere o presunte a questo o a quel personaggio pubblico, a questo o a quel partito politico. Ma il motivo principale della mia scelta è che la “sospensione di incredulità” che i lettori accordano a un fumetto è soggetta anche all’ambientazione della storia. Senza nulla togliere al fascino di città come Genova, o Napoli, le avventure di un personaggio come Demian laggiù non avrebbero funzionato.

CUS: La scelta di non affrontare argomenti di stretta attualità, di evitare allusioni vero o presunte al partito o al personaggio, è tua o è una richiesta specifica (e legittima) dell’editore?

PR: Gli argomenti di stretta attualità sono difficili da affrontare, con storie che usciranno due o tre anni dopo che uno le ha scritte… E quanto alla politica… Non amo molto i fumetti che tentano di “educare” i lettori, o di far prendere loro una posizione, quale che sia. Per me il fumetto popolare è soprattutto intrattenimento. Se poi i valori che una storia contiene sono rappresentativi di un mio modo di pensare, e se questo modo di pensare è giusto o sbagliato, sta al lettore stabilirlo. Liberamente.

CUS: Potresti dirmi chi saranno i disegnatori che fanno parte dello staff di Demian e quali albi disegneranno?

PR: Luigi Piccatto, autore del numero zero, disegnerà anche il primo numero della serie, sempre coadiuvato dal bravo Giorgio Sommacal. Poi sulle tavole di Demian si succederanno Luigi Siniscalchi, Fabrizio Busticchi e Luana Paesani, Fabio Valdambrini, Carlo Bellagamba e Alberto Castiglioni. Più avanti ci saranno episodi disegnati da Antonio Amodio e Walter Venturi. Il finale della serie, invece, è già in mano a un’altra “colonna” Dylandoghiana: Maurizio di Vincenzo.

CUS: L’antefatto di Demian (presentato sul numero zero) non promette niente di buono… temo che la tua serie avrà inizio con un lutto… proprio come Detective Dante. Pur avendo tempi di produzione molto differenti (credo che la lavorazione di Demian sia iniziata almeno un anno prima di quella di Dante) come hai reagito nello scoprire che le due serie hanno un inizio simile?

PR: Come hai detto tu, la lavorazione di Demian è cominciata un po’ prima di quella di Dante, serie che ho avuto modo di conoscere e apprezzare. Nel momento in cui il personaggio di Bartoli e Recchioni è uscito in edicola, io ero impegnato a sceneggiare gli ultimi episodi della mia mini, incasellati in una continuity definita fin dall’inizio. Le influenze sono state perciò praticamente nulle e le analogie fra i due personaggi non sono molte, non più di quelle che diventano quasi inevitabili quando si affrontano tematiche simili. Nessuna reazione particolare, perciò, da parte mia. Posso garantire che Demian avrà uno sviluppo completamente diverso da quello di Dante, e ne approfitto per mandare un saluto a Lorenzo e Roberto, con i miei sinceri complimenti per la passione e la bravura con cui hanno dato vita al loro personaggio.

CUS: Ti faccio un po’ di domande secche… come mai si è scelto di adottare un formato di 132 pagine?

PR: Risposta secca: perché si poteva dare un certo respiro alla storia pur rimanendo nella formula di albi autoconclusivi.

CUS: Domanda bislacca… Demian è albino?

PR: No, è biondo, caucasico, con gli occhi viola.

CUS: So che non mi risponderai mai… che significa la cicatrice sul petto del tuo eroe?

PR: Non risponderò mai… Ma i lettori potranno scoprirlo a un certo punto della serie.

CUS: Un po’ di sana critica preventiva… non è poco credibile che la figlia di un contrabbandiere sia anche un ispettore della polizia di Marsiglia? In Francia non c’è una legge che impedisce ai figli di pregiudicati di far parte delle forze dell’ordine?

PR: Non credo, e comunque non sarebbe poi così importante: anche in Gran Bretagna c’è una legge che impedisce ai privati cittadini di possedere una pistola, ma Dylan non ha certo rinunciato alla sua Bodeo. D’altro canto François Vidocq, il celebre poliziotto che fondò la Sureté nel diciottesmo secolo, era un ex-galeotto. E poi, per essere pregiudicati bisogna prima farsi arrestare. E non è detto che un contrabbandiere in gamba come Gaston Velasco sia mai stato beccato in territorio francese.

CUS: Domanda imprescindibile da fare ad ogni autore di una miniserie… se Demian sarà baciata da un enorme successo di vendite – cosa che mi auguro – sarà possibile farne un seguito?

Al momento è un’ipotesi molto, molto remota.

CUS: Parliamo di impostazione grafica della serie… come è stato selezionato lo staff? Hai cercato di avvalerti di collaboratori dal tratto omogeneo?

PR: Al contrario. Personalmente trovo che una certa eterogeneità grafica, nel rispetto dei personaggi e delle atmosfere, giovi a un fumetto, più che nuocergli, e costituisca un arricchimento per la serie. Abbiamo riunito uno staff di disegnatori che potessero rendere bene le atmosfere noir della storia. Ognuno di loro ha fornito un’interpretazione personale di Demian. Castiglioni, Amodio e Piccatto mi hanno restituito un Demian bello, solare, Valdambrini lo ha reso duro, quasi roccioso, Siniscalchi e Bellagamba molto "nero", Venturi, Busticchi e Paesani hanno accentuato il realismo nelle avventure a loro affidate, e così ha fatto Di Vincenzo, autore tra l’altro di alcune splendide “cover”. Ognuno di loro ha prestato a Demian la propria sensibilità e il proprio talento, senza risparmiarsi. Sono certo che i lettori lo apprezzeranno.

CUS: E’ già stata definita la confezione dell’albo? Sulla costoletta, dopo il faccione di Brad Barron, campeggerà quello di Demian? Dovremo fare l’abitudine ad avere nelle nostre librerie i faccioni di figuri non troppo rassicuranti che ci osservano?

PR: Nelle costolette di Demian, il faccione non ci sarà. La confezione dell’albo è già stata definita, e il frontespizio sarà simile a quello del numero zero (in fondo al quale possiamo vedere anche la copertina del primo numero della serie).

Marco Rizzo
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