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Intervista a Simone Bianchi

Intervista a cura di Marco Rizzo, Daniele Sacco e Fausto Ruffolo - per il resto dello speciale clicca qui



Ciao Simone, e benvenuto sulle pagine virtuali di ComicUs.it. Com'è partita la tua carriera negli USA? E consideri chiusa la tua esperienza di disegnatore e illustratore in Italia e Francia ora che sei un astro nascente del comicdom americano?

Prima di tutto... che straordinaria sensazione sentirsi dare dell'astro... voglio dire, lascia perdere quello che comunemente sembra significare questa espressione (il successo, l'approvazione o il rispetto dei lettori riguardo al lavoro che stai facendo e così via): voglio dire, letteralmente, la sensazione di essere una stella (mi ripeto: letteralmente, un ammasso di reazioni nucleari sospesa nella profondità buia e infinita dello spazio), e per di più nell'atto di nascere... mi vengono i brividi solo a pensarci!
Poi mi guardo intorno e ci sono le bollette da pagare, la macchina a cui cambiare le pasticche dei freni, i termosifoni che si guastano e le uniche palle che girano non sono sicuramente quelle degli astri in cielo!!!
Comunque. Nell’estate del 2004 ho vissuto tre mesi a New York, dove ho incontrato Mike Bair, inchiostratore sul best seller DC Identity Crisis. Lui mi ha presentato al mio attuale editor Peter Tomasi che rimase piacevolmente impressionato dai miei lavori. Due giorni prima di ripartire per l’Italia Peter mi chiama, mi invita con Mike a pranzo in un ristorante italiano a due porte di distanza dagli uffici della DC comics e mi chiede se fossi intenzionato a disegnare una miniserie di 4 numeri su testi di un certo Grant Morrison… indovina cosa gli ho risposto! [si tratta di Seven Soldiers: Shinig Knight, NdR]
Non penso assolutamente che la mia carriera di fumettaro europeo possa considerarsi conclusa...il, mercato del vecchio continente riserva sfide e opportunità completamente diverse e altrettanto appaganti, in tutti i sensi, di quelle proposte dal Comicdom statunitense.

Com'è stato lavorare con Morrison? E come ti sei trovato invece con Geoff Johns su Green Lantern? Quali sono le differenze tra i due autori?

Grant: grandissimo bellissimo, geniale e fuori dagli schemi anche nel processo (testi indicativi nella prima stesura che poi cambia in quella finale). Penso di potermi dire uno dei più grandi fan sulla faccia della Terra di quello che ancora oggi io, molto poco modestamente, considero come la pietra miliare della sua incredibile carriera di scrittore: Arkam Asylum.
Geoff più classico ma ugualmente appagante e divertente. Ma ho meno familiarità nei confonti del suo lavoro come scrittore...
Per altro è un ragazzo piacevolissimo e vagamente timido!!! Ho avuto la fortuna di conoscerlo questa scorsa edizione a S. Diego. Ora che ci crediate o no, non ho mai scambiato una parola diretta con Grant, neanche per e-mail. Solo qualche breve nota che lui, gentilmente mi scriveva sulla sceneggiatura... CHE GENIO!!!

Ego Sum è certamente il tuo lavoro più personale. Da dove nasce l'esigenza di raccontare quella storia?

Ego Sum voleva essere nelle intenzioni un ammonimento, una critica attraverso l'allegoria della fantascienza, della deriva materialistica che tristemente e, inesorabilmente, la nostra società occidentale sembra aver intrapreso. I soldi e l'accumulo material- consumistico coatto e stolto, a discapito, addirittura, del nostro bene più prezioso:i nostri ricordi!!! O in altre parole...la nostra vita!!!
Ma ho paura di essere il primo a non aver recepito questo messaggio. Chissà magari rileggendolo fra qualche anno potrebbe aiutarmi a rientrare sulla retta via, e magari a meditare e pregare di più e con maggiore costanza di quanto già non faccia in questo momento della mia vita.

Per veicolare i profondi messaggi di Ego Sum ti sei servito dell'allegoria della fantascienza (come nell'arte è stato comunque fatto varie volte con ad esempio 1984, Brazil, V for Vendetta o Blade Runner). Credi che il fumetto non sia ancora abbastanza maturo per veicolare certi messaggi più direttamente?

Il fumetto, credo, sia assolutamente maturo per trattare ogni tipo di messaggio (ivi compreso quello filosofico - religioso).
Io probabilmente, non ancora...

Mettendo a paragone la tua esperienza col fumetto francese e quella nel comicdom, che differenze noti nei due mercati, in particolare in tema di libertà artistica e rapporti con il fandom?

Credimi non penso esistano enormi differenze sia in termini di libertà creativa che per quel che riguarda il pubblico che i fumetti li compra e li legge. Vedo la stessa passione e lo stesso, a volte brillantemente morboso, interesse nei confronto del medium fumetto da ambedue le sponde dell'oceano.

Hai recentemente firmato un contratto di esclusiva con la Marvel Comics. E' stata una scelta dettata da esigenze contrattuali o hai una preferenza verso i personaggi Marvel? In tal caso, su quale ameresti lavorare?

Mi ripeterò ma... sono cresciuto (letteralmente!) con questi personaggi. Mi sembrava semplicemente sia da un punto di vista economico- contrattuale ( non scordarti che la Marvel senza che lo richiedessi mi ha lasciato la possibilità di dipingere una copertina al mese per la Distinta Concorrenza, leggi DC comics) il " prossimo passo" più naturale e logico da fare. E avere un grande editore come la Panini, interlocutore diretto in Europa della Marvel USA, è stato un altro fattore fondamentale nelle mia decisione finale.

Prima dell'esclusiva con la Marvel, avevamo letto di un tuo progetto di grossa portata su Batman. Puoi dirci qualcosa di più in proposito? E' da considerarsi rimandato?

Ho scritto un plot di sei episodi (miniserie o arco di storie all'interno delle serie regolari)
che con dovute correzioni dovrebbe essere stato approvato. Ovviamente mi avrebbero affidato uno scrittore di nome per la stesura finale dei testi e dei dialoghi, parlo inglese correttamente, ma questa è una parte del lavoro di cui non sarei assolutamente, almeno per il momento, capace di occuparmi ( in realtà probabilmente non lo sono neanche in italiano ma questa è un altra storia…).
Penso proprio di poter dire che questo nuovo ambizioso (e per certi verso spaventoso) progetto possa dirsi semplicemente rimandato.

Puoi spifferarci qualcosa sul tuo prossimo progetto Marvelliano?

Non odiarmi, Marco... NO! Ma posso solo dirti che non vedo l'ora di poterlo fare...credimi sarà una bella sorpresa per tutti!

Puoi raccontarci il procedimento che usi nella realizzazione di una tavola e di una copertina?

Tavola: disegno il lay-out a matita su fogli invecchiati a dimensioni ridotte rispetto alla pagina finale, scatto diverse foto di referenza, definisco la matita, inchiostro e dipingo il tutto. Una media di 2 giorni a pagina, anche grazie all'aiuto del mio insostituibile assistente Andrea Silvestri, un artista straordinario.

Cover. Chiacchierata al telefono con i miei editor. Sketch, approvazione via e-mail, foto, matita finita, inchiostrare e dipingere il tutto

Come si svolge la tua collaborazione con Andrea Silvestri? E' un artista che lavora "a studio" con te? In che maniera gestite la collaborazione e la divisione dei compiti?

Andrea è insostituibile!!!Mi aiuta in ogni fase della realizzazione pratica di ogni pagina. Lavora qui da me in studio, per lunghissime ore, ogni giorno e con una disciplina e uno spirito di sopportazione al limite della santità, come ho già avuto modo di dire in altra sede. Di solito io mi occupo della progettazione (lay out, fotografie di referenza e quant’altro) e della definizione a matita della pagina. Definizione che varia molto da tavola a tavola.
A questo punto interviene il Santo, che inchiostra il tutto fino a un certo punto. Gli ultimi ritocchi, ovviamente, spettano a me. Penso di poter orgogliosamente dire che abbiamo un metodo, o se preferisci un processo creativo più unico che raro. Certamente un tipo di collaborazione che non potrei mai permettermi di gestire con un inchiostratore "classico" dall'altra parte dell'oceano.

Il tuo stile di montaggio della tavola (così come per certi versi anche il tratto e il colore) è debitore di grandi come Sergio Toppi e Travis Charest, è vero? Ma non ritieni che in certi casi lascino prevalere la spettacolarità e la bellezza composizione rispetto allo storytelling?

Grazie, grazie e ancora grazie di avere notato due fra le grandi, evidenti influenze che, concretamente mi hanno aiutato a formare quello che spero sia, il mio stile personale.
Non ci sono parole per descrivere la passione e l'ammirazione che provo per questi due incredibili, e per molti versi inarrivabili maestri, due geni assoluti dell'immagine!
Si, penso che questo tipo di composizione possa intralciare la narrazione.
Con buona pace di tutti quelli che pensano di essere grandi narratori, ma che con la matita in mano non sanno che cazzo fare.
Non mi fraintendere: con questo non voglio ASSOLUTAMENTE dire che la narrazione e la fluidità della storia non abbiano un importanza fondamentale nella realizzazione di una storia a fumetti.
Vorrei piuttosto dire che spesso questa bandiera narrativa mi sembra piuttosto una pietosa scusa dietro alla quale si nascondono disegnatori tristemente incapaci o , nel migliore dei casi, inconsapevolmente mediocri...

Da fumettista lucchese, qual è il rapporto con la tua città, capitale storica del fumetto in Italia, e in particolare della storica fiera (di cui sei stato ospite d'onore e autore del manifesto l'anno scorso)?

Lucca è la mia culla.
Umanamente, spiritualmente e in un cero senso anche professionalmente.
Oppure è la mia donna, il seno al quale voglio tornare, sempre, per nutrirmi ingordo e non cascare sfinito dalle tristi puttanate della realtà contingente.
Il risultato migliore di un Karma positivo accumulato nelle vite precedenti, le mura che mi abbracciano e mi proteggono...
Chiunque abbia avuto la fortuna di camminare per le vie di questa incredibile, straordinaria, misteriosa e arrapante città sa di che parlo!

Un grosso e sincero in bocca al lupo a Simone da parte di tutta la nostra redazione!
Ne approfittiamo per segnalarvi il suo ricchissimo sito personale: www.SimoneBianchi.com.



Marco Rizzo
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