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Intervista a Paolo Bacilieri


A cura di Giovanni Agozzino. Con la collaborazione di Giulio Capriglione e Andrea Antonazzo



Comicus: La primissima domanda è un mio particolare feticismo: sulla prima storia di Barokko, Otello ’91, compaiono molte citazioni springsteeniane, con tanto di E-Street Band (o presunta tale) che si esibisce in un bar. Da fan di Bruce Springsteen non posso non chiederti se sei un appassionato di musica rock e del boss…

Paolo Bacilieri: Ebbene sì, lo sono stato.
Mi piacevano AsburyParkBorntorunDarknessintheE.ofTtheRiver, Qualche dubbio vedendo l’orrendo videoclip di Dancing in the dark di DePalma mi era anche venuto ma ero pur sempre un timido orgogliosetto, ragazzo di provincia, il target perfetto.
Come al solito mettevo la roba che mi interessava nei fumetti che facevo. Forse c’era un collegamento tra le storie di Barokko e l’epica springsteeniana, ecco… poi ho lasciato il paesello, ho letto Proust & Crumb (o Crumb&Proust?) e infine è arrivato Ligabue! Scapùma! A quel punto avevo già espettorato Barokko, l’epica in generale, Springsteen nello specifico e mia moglie aveva espettorato ME! Mi rifugiai pentito, contrito e grato in zona DeadKennedysZappaNirvanaPixiesRamonesPistolsJoyD. etc. e lì sono rimasto.
Beata gioventù!

Dici che nelle storie metti quello che ti interessa…

Più che altro metto nelle storie quello che interessa alle storie. Quello che io penso che interessi alle storie… quello che serve alle storie per renderle più interessanti.

Le tue storie hanno tutte una forte connotazione pop, c’è molta cultura popolare, in tutte le storie. Il primo esempio che mi viene in mente è Zeno Porno, con Miss Pomodoro. Sei un “cultore” della cultura pop o inserire queste cose ti viene naturale perché è quello che maneggi ogni giorno…

Io penso più che di essere un appassionato di cultura pop… messa così sembra che sia qualcosa che tu prendi dall’alto… invece penso proprio di essere “pop”, di essere un rappresentante della classe media non particolarmente colto, e che quindi viene a contatto con roba fatta per gente come me, come appunto la musica rock, i fumetti e… Miss Pomodoro [risate] eccetera. Più che altro cerco… mi interessa una certa… chiamiamola ingenuità, … mi interessa una forma di linguaggio semplice e diretto… poi, purtroppo le cose si complicano… comunque l’importante è non perdere di vista il principale scopo del mio lavoro, cioè raccontare delle storie, quindi queste cose – come appunto la musica rock, i fumetti, Miss Pomodoro, di cui parlavamo prima - devono essere al servizio di una storia che racconti.

Sempre parlando di quello che inserisci nei tuoi racconti, a volte capita che parti da uno spunto reale per poi trasformarlo in fantasia, come ad esempio è stato per SuperMaso, da una storia di cronaca… ma anche in alcune storie di Napoleone – mi riferisco a L’ombra della Sera, dove è una statua a essere lo spunto da cui far nascere la storia. Ecco, come avviene il passaggio dalla realtà alla fantasia… c’è qualche procedimento particolare?

Non ti so dare una risposta molto razionale. E’ vero, io parto anche da un fatto reale ben preciso che può essere una cosa minimissima, come nel caso di quel Napoleone, dove, più che una statua è proprio una banconota svizzera su cui è raffigurata la statua di Giacometti, il motore della storia. Di solito nascono così le storie, anche solo da un’immagine. Io mi do questa spiegazione per questa deriva “fantasiosa”, come la chiami tu: ho una tendenza a essere anche fin troppo realistico anche nel modo che ho di disegnare. Esempio: quando disegno una pistola voglio proprio che sia quella pistola lì. E’ come se dovessi fare dei documentari, graficamente parlando. Questa… non so come chiamarla, questa “pesantezza” cerco di controbilanciarla con cose bizzarre, fantasiose. Che comunque poggiano i piedi su qualcosa di abbastanza realistico. Forse mi interessa che ci siano tutte e due le cose: mi è precluso sia il documentario che la storia fantasy “spade e stregoni, bene contro male”.

Nel “Making of” uscito per la Hazard tempo fa, erano comparse due tavole di Pantera, il personaggio di Valerio Evangelisti. Volevamo sapere a che punto era la lavorazione della storia, e chi la pubblicherà...

Diciamo che ho fatto un quarto del lavoro e non so ancora chi sarà l’editore, in realtà.

Evangelisti diceva che l’avrebbe pubblicata Bonelli.

Bonelli è una delle possibilità. Vedremo. Il problema più grosso non è tanto l’editore che la pubblicherà ma quando riuscirò a rimetterci mano. Anzi, il problema più grosso è disegnare i maledetti cavalli! Tra una roba e l’altra Pantera è rimasto lì da una parte, ma c’è una speranza: Enea Riboldi ha promesso di aiutarmi con i cavalli e spero l’anno prossimo di riuscire a rimetterci mano in maniera sostanziale.

Ma è tua anche la storia o…

No. E’ la trasposizione fedele del primo racconto in cui compare Pantera, tratto da Metallo Urlante. Io sto cercando di tradurla in fumetto nella maniera più fedele possibile, ecco.

Parliamo della Bonelli e di Napoleone… anzi, anche di Napoleone. Via mail mi avevi detto che stavi disegnando l’ultimo numero… ma era il tuo ultimo numero, o l’ultimo numero della collana, che come sappiamo adesso chiude?

Allora, questo è il mio ultimo numero, e dovrebbe essere il penultimo della collana, che chiuderà appunto quest’anno.

Ci puoi dare qualche anticipazione su questa storia?

E’ una storia che prende spunto da un film, che mi piace molto: si intitola Fearless, di Peter Weir. E… come al solito con le cose che mi piacciono, ho rubato a piene mani da questo film… [ride] e spero che il risultato non sia male. Nel senso: spero che chi ha visto il film si diverta di più, rispetto a chi non l’ha visto, che è l’unica legge che considero valida in questi casi.

Rimanendo su Napoleone, nelle prime storie hai avuto difficoltà da parte della Bonelli? Ti hanno fatto pressioni per il tuo stile, che era un po’ fuori dai canoni? Nelle ultime storie sembra che tu ti prenda più libertà, rispetto alle prime…

Sì…

Non so se è solo una questione di maturità o proprio perché man mano ti hanno dato più libertà…

Sono cronache di fine secolo. All’inizio c’è stata una reazione dall’esterno, da parte dei lettori bonelliani “secolari”, abbastanza… come dire, vivace. Sia pro che contro. Arrivavano queste lettere indignate… "cacciatelo!" [ride]

"disegna le macchine male…"

[Risate]

"disegna le macchine male…"

Ricordo che rimasi... shoccato...

[ride] C’è ne erano veramente di divertenti tipo… ma proprio personali, insomma: <> e giù minacce. [risate] E dall’altra però gente altrettanto vivace nel senso opposto… meno divertenti, quelli, però gli sono grato, c’erano anche loro e mi hanno difeso. Diciamo che col tempo penso di aver trovato un modo mio che ha trovato un certo riscontro… Io mi vedo sempre con un piede dentro e uno fuori… però almeno da parte della redazione, della gente con cui ho a che fare io personalmente, che sono principalmente, Ambrosini, il creatore di Napo e Franco Busatta, l’editor, non ci sono particolari pressioni… c’è fiducia, mi lasciano più o meno libertà, ecco. Ovviamente non sono neanche uno che sta lì a dire “dei miei disegni non si tocca niente”… alla fine di una storia c’è sempre la vignetta da rifare. Ordinaria amministrazione.

Il tuo metodo di lavoro per le cose più personali come Zeno Porno è uguale a quello che adoperi su Napoleone? Ad esempio, scrivi sempre una sceneggiatura o…

Beh, non è proprio uguale. Nel senso che con Napoleone sono un po’ più “disciplinato”, per forza. Quindi devo scrivere prima una sceneggiatura, anche se più che una sceneggiatura inflessibile è un canovaccio, che poi subisce delle modifiche. Il segreto è proprio che le cose rimangano aperte il più possibile, no? Con Napoleone puoi farlo fino a un certo punto perché poi la storia deve essere di novantaquattro pagine, cioè ci sono delle limitazioni. Ma quelle 94 pagine di cartaccia offrono comunque molte possibilità a chi ha una storiella da raccontare. Con Zeno Porno le cose crescono pian piano. Si dilatano, si gonfiano… è un contenitore in cui metto di tutto, dagli zombie a mia nonna. Poi c’è il discorso del montaggio , del lettering che ovviamente da’ un aspetto molto più personale alle cose. In Napoleone è proprio il contrario, cerco di fare una storia “bonelliana” al 100% . Insomma l’approccio è diverso ma ho il sospetto che la sostanza (i lettori!) sia più o meno la stessa! Io… devo dire che ancora non so bene né cosa mi diverte di più né quale sia dei due il risultato migliore. Non saprei dire “No, la mia roba migliore è Zeno Porno, Napoleone lo faccio per vivere”… non è così. Davvero non so quale sia delle due cose la migliore, la più valida. E non mi interessa. So solo che almeno per il momento voglio portarle avanti entrambe, e che col tempo tendono a somigliarsi.

Quindi dopo Napoleone hai altri progetti con la Bonelli… sarai nel cast di Pollok?

Cast è una bella parola… [risate]

[tentando improbabilmente un’arrampicata sugli specchi] “cast” artistico…

Si’, comunque lo staff di Napoleone più o meno sarà trasferito a fare Pollok, quindi penso di sì.

Quindi comunque ancora non c’è nulla di scritto, storie…

Ambrosini ha già impostato graficamente il personaggio e ha messo giù delle storie, soggetti e sceneggiature.

Si è visto pochissimo di Pollok… però l’idea che trasmette è che sia un personaggio ancora più autoriale di Napoleone, ancora più difficile, forse…

Non lo so…non credo. Questo va chiesto al Carlè! Quello che ti posso dire è che sicuramente avrà delle cose in comune con Napoleone, e che l’ambiente in cui si muove, quest’idea di fare un investigatore che si muove nel campo artistico è una cosa che personalmente mi interessa… mi sembra uno spunto originale, divertente per raccontare storie non banali. Un esercito di matti (gli artisti passati e presenti) attorno al quale si muove un enorme esercito di ancor più scocomerati individui… galleristi, collezionisti, falsari, trafficanti, ladri, giornalisti, stilisti, contesse, zoccole, spacciatori, poliziotti, banchieri, ruffiani… genio e mediocrità, somme virtù e turpi bassezze, la meglio gioventù e la peggio vecchiaia…troppo difficile? Autoriale?
Comunque so che i personaggi bisogna lasciarli in pace, specialmente in sala parto, vedremo.

Ci sono delle voci che ti vogliono al lavoro su un romanzo a fumetti Bonelli. Si riferivano a Pantera, o a qualcos’altro?

Non ne so niente. La mia intenzione è di continuare a collaborare con Ambrosini per fare Pollok. E’ abbastanza! So che ci sono in cantiere queste serie, ma non ho, per il momento, altre collaborazioni in vista.

Parliamo un po’ delle ristampe, allora. Adesso è uscito Durasagra, vuoi presentarlo ai lettori di Comicus?

Sì, sono contento. Ho visto oggi il volume, è il giorno della festa! Ci abbiamo lavorato tutti i week-end da Natale fino a adesso… specialmente Alberto Corradi, l’editor della Black Velvet, ha fatto un lavoro pazzesco perché quelle tavole sono abbastanza complicate. Durasagra è il mio tentativo più radicale di fare un fumetto dove il personaggio protagonista non c’è, o meglio, il protagonista è “una città di sogno”, Venezia. Questo libro mi è costato il “posto” alla Casterman, l’editore francese che pubblicava le mie storie di Barokko su (A suivre). Mostrai, ad Angouleme, le tavole ma non piacque per niente e non ne vollero più sapere nè di Durasagra nè del sottoscritto. Fortuna volle che proprio lì ad Angouleme, incontrai questi amici del Palumbo, from Matera, che, entusiasti vollero pubblicarla in Italia. Intendiamoci, è un fumetto del secolo scorso, un lavoro giovanile, con tutti i pro e i contro, entusiasmo, veemenza e fragilità… cos’altro posso dire… Riguardandolo vedo adesso quelli che più o meno erano i miei riferimenti con cui facevo i conti allora, vale a dire i fumetti italiani degli anni ottanta, Frigidaire, no? C’è Pazienza, c’è Tamburini, c’è molto Liberatore, c’è anche Scozzari… tradotti in una forma che è più o meno la mia, insomma, di un fumettista, veneto al cubo, che cercava un po’ la sua maniera di raccontare. E’ la prima storia di cui ho fatto anche il lettering… e, che altro vi posso dire… leggetela, al più presto! [risate]

Altre ristampe?

Probabilmente la prossima ristampa da prendere in considerazione sarà The SuperMaso Attitude, è diventato anche quello un fumetto introvabile (deve essere il mio karma, questo), vedremo… magari sarà il caso di ristamparlo, presto.

Invece, altri inediti?

Altri inediti per il momento non ce ne sono. Voglio dire, le cose inedite, voglio che continuino a rimanere inedite, non le considero pubblicabili. Ma non sono molte, la maggior parte della roba che ho fatto l’ho pubblicata, in qualche maniera.

Continuerai a fare Zeno Porno per Mondo Naif?

Certo! Ho già pronta una nuova puntata che sarà di una ventina di tavole. Titolo : “Atlantic”(nel senso dei soldatini)! Dovrebbe uscire sul prossimo numero o su quello dopo.

Prevedi una fine per la serie, o…

Questa è una storia che sicuramente finirà… non a brevissimo termine, però è una storia che diventerà un volume…

E’ concepita per essere conclusa.

Sì, sicuramente. Con Zeno Porno cerco di mantenere le cose il più possibile aperte, fluide. Esempio, la puntata sulla quale sto lavorando da dieci che era è diventata quasi di venti tavole, quindi anche la storia in generale sta diventando un po’ più lunga rispetto a quella che avevo preventivato subito. Ma vogliamo finirla (io e quelli della Kappa Edizioni) e farne anche un volume. Si intitolerà “La magnifica desolazione”.

Un’ultima domanda. Premetto che io credo che non esista una netta distinzione tra fumetto popolare e d’autore. Secondo me è solo un’etichetta commerciale. Secondo questo gioco, se tu ti dovessi identificare in una delle due categorie…

Guarda, queste discussioni non è che mi appassionino particolarmente…

Nemmeno a me…

Mi piace pensare che sono riuscito a fare più o meno quello che volevo, e ho avuto anche parecchia fortuna in questo, finora e spero di non aver fatto cose troppo orrende. Semisommerso in un marasma marrone chiaro di assolute schifezze c’è (ci deve essere!) nascosto il fumetto popolare che mi piace, che trovo interessante, valido, che considero abbia forza e dignità. E nello stesso marasma che anch’io colpevolmente alimento c’è il vecchio e nuovo fumetto d’autore, in alcuni casi da tramandare ai posteri, in altri perente, o mai abbastanza perente e in altri ancora postumo… Quello che mi appassiona è la sopravvivenza, ecco, la più o meno intensa, peculiare, capacità di sopravvivenza dei fumetti, più che la loro appartenenza ad una categoria.





Giovanni Agozzino
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