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BeccoGiallo: l'editore e gli autori


A cura di Carlo Del Grande e Giovanni Agozzino

Intervista a GUIDO OSTANEL, direttore editoriale della BeccoGiallo


Comicus: Ciao Guido e benvenuto su Comicus.it.
Puoi dirci come avviene lo sviluppo di un libro? Che direttive date agli autori che devono creare un libro di cronaca? Seguite passo passo la documentazione?


Guido Ostanel: Una volta scelto il titolo da pubblicare, forniamo all’autore (sceneggiatore e/o disegnatore) una prima documentazione di base, che comprende solitamente materiale fotografico e libri. Successivamente, qualora ve ne sia disponibilità, si passa a visionare film, opere teatrali, interviste, trasmissioni televisive e, in alcuni casi, si organizzano dei sopralluoghi ad hoc. Una volta visionato il materiale, chiediamo agli autori di presentarci una loro proposta, di dirci come vorrebbero provare a raccontare la vicenda. E da qui, si parte…

Mi sembra di capire, comunque, che le cronache siano molto bilanciate, c'è poca denuncia, si tenta di essere il più possibile distaccati e di non prendere posizioni. E' anche questa una linea guida, o una decisione autonoma degli autori?

G.O.: Distaccati? Poca denuncia? Forse a prima vista…
“Unabomber” di Paolo Cossi, che ha inaugurato la collana di Cronaca Nera, valga per tutti. Nel fumetto, con estrema chiarezza, si denunciano in ordine sparso: 1. la frenesia, la l’aridità culturale, la perdita del contatto con la realtà tipica dello stile di vita delle regioni prese di mira dagli attentati (vedi in proposito la tagliente prefazione di Mauro Covacich, la vacuità dei quiz televisivi che i personaggi del fumetto seguono alla televisione, alcuni passi del diario del bombarolo), 2. l’inefficienza di chi ha il dovere di tutelarci (procure che per anni hanno sottovalutato, per loro stessa ammissione, decine di attentati scambiandosi accuse e scaricandosi reciprocamente responsabilità, un uomo innocente tartassato per più di un anno, il cui nome finisce naturalmente sulle pagine di tutti i giornali, uno Stato incapace di risarcire le vittime degli attenati per un cavillo legislativo), 3. i più vili tentativi di strumentalizzazione politica della vicenda (un imprenditore veneto proprietario di un’emittente televisiva che promette una taglia, un ministro della Repubblica che invoca la pena di morte il giorno dopo l’ultimo attentato in opposizione ai toni e ai contenuti della lettera al bombarolo scritta da una delle prime vittime), 4. il ruolo pervasivo dei media nella nostra società (come e quanto gridano, a ogni nuovo attentato, per il mero gusto di gridare, la morbosa ricerca del macabro, l’accanimento sensazionalistico, la caccia al mostro di turno… del resto, avete presente come è stato accolto da giornali e televisioni il nostro fumetto PRIMA che venisse pubblicato?), 5. chiunque si stia divertendo a seminare bombe nel posto in cui viviamo (prima pagina del fumetto: la parola “Unabomber” diventa “Monabomber”).
Sicuri che pubblicare un fumetto-reportage, preciso e documentato, sul caso Unabomber significhi non prendere posizione, non denunciare?
Proviamo a parlare della fiction su Mediaset?

Il volume "Il terremoto del Friuli", pur essendo una buona prova, è tutto tranne che "Cronaca Storica". Pur notandosi la documentazione, essa è per la maggior parte destinata alla appendici, lasciando che la storia "mitizzi" il terremoto (in questo caso il sottotitolo "i casi della memoria collettiva" sembra più calzante). Siete d'accordo con questa affermazione?

G.O.: Che la vicenda del terremoto del Friuli sia entrata a fare parte della memoria collettiva del Paese è cosa sicura. Però sono convinto che il libro di Paolo Cossi sia prima di tutto una forma di cronaca storica, e che abbia una sua ragione d’essere indipendentemente dagli apparati testuali. Praticamente tutti gli accadimenti del racconto sono (o sono stati) elementi di realtà: esiste Giuseppe, è esistita la vicenda degli sposi, è esistito il vecchio con le mucche e il cane, è esistita (e resiste oggi viva nel ricordo) la sofferenza umana delle persone coinvolte a vario titolo nel dramma, le conversazioni fra i radioamatori sono riportate fedelmente, il tema del bambino è stato scritto (e corretto) davvero in quel modo. Più in generale, poi, ogni episodio del fumetto ha un rimando profondo alle storie che l’autore ha raccolto durante la fase di documentazione, sui libri o nelle testimonianze.
Siamo davvero sicuri, invece, che la straordinarietà della ricostruzione friulana così largamente celebrata sia esistita davvero? Ecco, l’epopea della ricostruzione fa sicuramente parte della memoria collettiva italiana. Non sappiamo, però, se faccia davvero parte della cronaca storica. Per questo Paolo Cossi, friulano, non ha voluto citarla nel suo lavoro…

Come vengono scelti i sogetti dei libri BeccoGiallo? Sono gli autori a proporsi con un soggetto, o ne viene loro affidato uno?

G.O.: Non c’è un criterio fisso. L’idea per una cronaca BeccoGiallo può nascere da una discussione avvenuta in redazione come da soggetti proposti direttamente dagli autori. A volte, per esempio, ci sono delle tematiche che, in quanto editori, ci piacerebbe approfondire. È il caso della Mafia, è il caso del rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Allora si cerca di pensare, assieme all’autore, a un caso da ricostruire per potere finalmente parlare di questi temi…

Uno dei vostri mercati di riferimento è la libreria di varia. Non pensate che il tipo di narrazione adottata (almeno dal Terremoto... ditemi voi se gli altri sono diversi) sia un po' troppo "autoriale" (che brutta parola) e smaliziata, per i lettori non appassionati?

G.O.: Può darsi che alcuni dei nostri libri, come “Il Terremoto del Friuli”, appaiano un po’ difficili ai lettori non appassionati. Però noi facciamo questo, fumetto d’autore, non sappiamo fare “altro”. E, tutto sommato, i temi trattati sono sempre curiosi o di interesse diffuso. Può essere un compromesso interessante, se si vuole contribuire a portare il fumetto d’autore in libreria. Di sicuro, iniziative come la vostra, l’attenzione crescente di alcuni librai di varia e della stampa non specializzata sono segnali più che incoraggianti...

Grazie mille per la disponibilità, Guido. Alla prossima!





Intervista a GIANLUCA MACONI, autore de “Il delitto Pasolini”


Ciao Paolo, e benvenuto su Comicus.it. Avresti potuto raccontare una storia ispirata al pensiero di Pasolini o alla sua vita, ma hai voluto, con apprezzabile rigore storico, narrare la storia DI Pasolini. Perchè?

Gianluca Maconi: Innanzitutto vorrei fare una precisazione: le edizioni BeccoGiallo hanno deciso di dare alle proprie collane di narrativa disegnata una linea editoriale ben precisa. In questo caso quindi io ho elaborato
un'idea per l'opera che rispettasse tale linea di pensiero. Quindi la base su cui dovevo muovermi era la narrazione del "Delitto Pasolini" mantenendomi all'interno di ben determinati binari, per il resto
l'editore mi ha lasciato carta bianca.

Se dovessi trovare un difetto ne Il delitto Pasolini, forse, ne criticherei la brevità. Si tratta di una tua scelta o di un indirizzo dell'editore?

Gianluca Maconi: Purtroppo (e per fortuna) il 2 novembre 2005 ricorreva un anniversario molto importante ed uscire in libreria dopo quella data sarebbe stato un suicidio editoriale. Saremmo stati soffocati da decine e decine di albi sullo stesso tema. Dovevamo arrivare un po' prima. Gli editori mi proposero l'idea in
maggio ed il libro doveva andare in tipografia per gli inizi di ottobre. Comunque la sfida mi affascinava quindi accettai e mi misi di buona lena a realizzare un fumetto di 52 pagine (contro il solito centinaio degli altri albi) cercando di metterci dentro tutto e senza essere troppo "sbrigativo". Spero di esserci riuscito. A testimonianza di ciò, sotto la scritta fine sono presenti le date di inizio e fine del lavoro.

E' evidente che ci sia stato un lavoro di ricerca enorme dietro la nascita di questo volume. Hai avuto modo di contattare qualche protagonista celebre della vicenda?

Gianluca Maconi: Purtroppo no anche e soprattutto per i suddetti motivi di tempo. Inoltre immagino la fatica che avrei dovuto fare per contattare qualcuno di "importante" considerando anche la fatica che ho fatto con i "pesci piccoli" come enti e biblioteche. Il cruccio più grosso è
quello di non essere riuscito ad andare al "Pommidoro" ed aver disegnato un Aldo di fantasia che non assomiglia assolutamente a quello vero.

Il volume è fornito di un ottimo apparato redazionale: una vera e propria guida a Pasolini, che spazia dai libri alle trasmissioni televisive ai siti internet. Te ne sei occupato tu?

Gianluca Maconi: Assolutamente no, quel lavoro è tutto merito degli editori che oltre a
coordinare le collane si occupano personalmente anche di questi aspetti dell'albo. Infatti sono state molto utili, durante la stesura del libro, le chiacchierate-visita a Casarsa che abbiamo fatto io e Guido Ostanel, uno dei due editori.

Nella postfazione denunci un atteggiamento freddo da parte degli enti che hai interrogato sulla vicenda di Pasolini. In particolare, in conseguenza della scoperta della natura fumettistica del tuo lavoro. Puoi fare dei nomi o dirci se questa ottusità abbia in qualche modo complicato il tuo lavoro di ricerca?

Gianluca Maconi: Mi spiace, ma preferisco non fare nomi. Comunque si, hanno un po'
complicato le cose, soprattutto perché non c'era tempo utile per mettersi ad insistere per ottenere le informazioni, quindi o mi inventavo un nuovo stratagemma o rischiavo di rimanere impantanato. Non è stato certo bello, ma devo amettere che è stato stimolante. E poi queste cose ti danno una possibilità per mettere in discussione coloro che si credono numi tutelari della cultura, che vengono continuamente beffeggiati da ogni recensione positiva che viene fatta sul mio LIBRO.
Io non vi dico chi sono, ma loro lo sanno e farebbero bene a non giudicare a priori una forma di comunicazione, qualunque essa sia.





Intervista a PAOLO COSSI, autore completo de “Il terremoto del Friuli” e disegnatore di “Unabomber”


Ciao Paolo, e benvenuto su Comicus.it. Abbiamo chiesto all'editore se era d'accordo con questa affermazione:"Il terremoto del Friuli", pur essendo una buona prova, è tutto tranne che "Cronaca Storica". Pur notandosi la documentazione, essa è per la maggior parte destinata alla appendici, lasciando che la storia "mitizzi" il terremoto (in questo caso il sottotitolo "i casi della memoria collettiva" sembra più calzante). Tu che ne pensi?

Paolo Cossi: Credo che in parte abbiate ragione. In realtà il mio ruolo di autore è quello di raccontare storie che mi diano soddisfazione, storie che riescano a regalare emozioni, che coinvolgano. Io creo il "prodotto" poi l'editore lo gestisce come crede più opportuno (lo
cataloga come cronaca storica, cronaca nera...). Credo comunque, se me lo concedete, che, per i friulani, sia più di cronaca storica un libro che gli riporta alla memoria, tramite ricordi forti, ogni minuto del sisma, che non un documento pieno di dati, date e nomi, ormai visto e rivisto

Complimenti per il libro, e soprattutto per la scansione temporale del terremoto (57 secondi-57 vignette).

Paolo Cossi: Grazie lo apprezzo molto.

Credo che il difetto principale del libro (perlomeno se visto come un libro di "cronaca storica") sia una certa latitanza della "cronaca" a favore di un patetismo (nel suo significato etimologico di "ricerca della compassione") sicuramente giustificato, visto il tuo essere vicino ai luoghi e alle persone vittime del terremoto. Sei d'accordo? Credi sia stato un errore?

Paolo Cossi:Il mio intento era proprio quello, come racconto nella prefazione, di raccontare la storia di persone comuni, i loro drammi, i dolori, le paure subito dopo il terremoto. A me interessava raccontare questo, il resto è competenza dell'editore.

Passiamo ad Unabomber. Lì il tuo tratto, pulito e dettagliato nel descrivere i vari attentati di Unabomber, diventa sottile ed essenziale nel descrivere le scene in cui i protagonisti sono gli inquirenti. Perchè questa scelta?

Paolo Cossi: Il segno aiuta molto la narrazione. Dovevo dare l'idea che le operazioni degli inquirenti, della
polizia...insomma dei "buoni" fossero solari, pulite, a differenza dei movimenti di unabomber che si muove in vignette scure, disegnate con pennello scarico e quindi grezze, sporche e confuse

Come è anche scritto nel libro, Unabomber sta per "University Airline Bomber", nome affidato dall'FBI ad un attentatore che per 18 anni terrorizzò gli Stati Uniti. E' una cosa un pò paradossale, non credi? Tanta è stata la voglia di creare un fenomeno mediatico attorno al "nostro" maniaco dinamitardo, che ci si è nemmeno presi la briga di inventargli un nome originale. Quanto ha pesato, dal tuo punto di vista, la spinta mediatica su questi tragici eventi?

Paolo Cossi: Molto, anzi troppo.


Francesco Farru
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