Menu

 

 

 

 

Mai dire Sin City: Cajelli intervista Gherarducci

Nelle scorse settimane la rete è stata percorsa da una di quelle periodiche scosse elettriche che ravvivano la comunità fumettistica sul web, generando discussioni su forum e newsgroup, polemiche e punti di vista anche opposti. A scatenare la polemica, un articolo a firma di Giorgio Gherarducci, uno dei tre membri della celebre Gialappa's band, che dalle pagine della rivista Rolling Stones, con sfacciata ironia va a toccare alcuni temi cari agli appassionati di fumetti, lasciandosi andare in generalizzazioni e imprecisioni che danno da pensare.
Potete trovare una scansione dell'articolo qui.
Proprio mentre stavamo studiando come rispondere al pezzo dell'opinionista, ci ha contattato Diego Cajelli per proporre un'intervista a Gherarducci. Ovviamente, non abbiamo saputo dire di no a Diego, conoscendo la sua onestà intellettuale e la sagacia della sua penna.



Mai dire Sin City
Intervista a Giorgio Gherarducci

di Diego Cajelli

Mentre compongo il numero di Giorgio Gherarducci mi rendo conto che sto commettendo un errore, per come vada l’intervista, la percezione postuma sarà quella del rompiballe nerd che va a mettere i puntini sulle “I”.
Lo so, lo so che quando questa telefonata sarà finita, la moglie del Signor Giorgio gli chiederà:
“Chi era, caro?… “
“Niente, tesoro.. soltanto uno sfigato fumettaro a cui non è piaciuto un mio articolo.”
Sono conscio di tutte queste cose, ma ormai non posso più tirarmi indietro. Per avere questo numero ho mosso dei miei vecchi contatti, sarebbe come suonare a un citofono e poi scappare, non è da me.
Il cellulare risulta spento, sono salvo.
Trenta secondi dopo è il Signor Giorgio a richiamarmi, ci presentiamo, gli spiego di che cosa si tratta, e lui è esattamente come me lo aspettavo, un fiume in piena, uno Tsunami verbale molto difficile da contenere, nel corso della chiacchierata vorrei interromperlo più volte, ma non ci riesco, vorrei puntualizzare delle boutade, ma è arduo.
Mi chiedo che cosa farebbe Spider Jerusalem al mio posto, lui forse non perderebbe tempo con queste cose, perché alla fine, è di cazzate che si tratta, ma il destino ha voluto che su queste cazzate io e altri ci mettessimo l’anima, e allora diventano importanti e vale la pena fare una telefonata per mettere i puntini sulle “I”.


DC: Quando altri media parlano noi fumettisti, scusa il plurale majestatis… Quando ne parla qualche giornalista, o come nel tuo caso, qualche personaggio importante… gli aggettivi sono quasi sempre negativi.
Questa cosa ci fa incazzare, io non riesco a capire come mai dagli altri media il fumetto è visto in questo modo.


GG: In realtà credo che ci sia un po’ di ignoranza da parte di chi se ne occupa, è evidente che poi non tutti i fumetti sono uguali…
Un conto è essere appassionati di… che cazzo ne so… parlo da ignorante, come cavolo si… delle cose più importanti… voglio dire da Frigidaire (che non so se esce ancora) a Metal Hurlant eccetera, e un conto è parlare di Daredevil o Superman.
E’ un luogo comune quello del lettore di fumetti visto un po’ come un fanatico… Tipo l fan di Star Trek, insomma è il fanatismo…


DC: Il fanatismo è pericoloso.

GG: Tutti i fanatismi sono pericolosi, tranne quello per Bruce Springsteen.
Magari ecco, per il fumetto… il fatto di appartenere ad una comunità ristretta, bistrattata dai media, porta l’appassionato a comportarsi un po’ come un fanatico…


DC: Ristretta anche se operazioni come I Classici di Repubblica, o i fumetti in allegato con l’Espresso, muovono centinaia di migliaia di copie?

GG: Toglietevi ogni illusione, ti assicuro che l’80% di quelli che li comprano, li tengono perché sono carini da vedere.

DC: E’ arredamento di interni?

GG: Certamente, ma non vale solo per i fumetti, , vale anche per i libri, per l’opera omnia di Proust e per tutte le robe che escono come allegato, pensa alle videocassette, l’Italia intera si dovrebbe fermare per quattro anni per poter vedere tutte le VHS che sono uscite.
Comunque, ovviamente, è chiaro che esagero, al di là di tutto, l’articolo era fatto per far ridere, per cui ho esasperato molto alcune posizioni...


DC: E’ il famoso discorso per cui una cosa detta a voce ha un peso, mentre se è scritta ne ha un altro?

GG: No… semplicemente che per far ridere devi esagerare certi concetti.
E’ tutto lì.
Io semplicemente non sono un appassionato di fumetti e non me ne frega un cazzo, non mi danno nessun appeal, ma parlavo dei fanatici, chessò… i Manga ad esempio io non li sopporto, saranno anche disegnati bene, quel cazzo che vuoi, però è un concetto che a me non entra in testa, sarà che sono vecchio…


DC: Anche io faccio una fatica bestia a leggerli…

GG: Ecco, il mio discorso era più rivolto a quelli lì, che ai lettori di altri fumetti…
Comunque, credo che fosse evidente che il mio pezzo era fatto per fare ridere.


DC: E Sin City?

GG: Io non l’ho letto il fumetto, sinceramente.
Credo che come fumetto abbia una sua dignità, il film secondo me no, l’errore è quello di copiare e non di fare un’altra cosa, magari alcuni personaggi nel fumetto hanno uno spessore, che poi nel film non traspare, arrivano, non sai chi sono, non sai perché sono così, sono un po’ dei burattini.
Un film non dovrebbe essere rivolto soltanto a chi ha letto il fumetto.
Spiderman, invece… è carino.


DC: Sono molti i fumetti che vengono considerati dei capolavori della letteratura, e dico letteratura in senso generale, non capolavori del fumetto e basta.
In sostanza come media, il fumetto è predisposto a un estremo salto di qualità, o ad un innalzamento del target se preferisci…


GG: Bisogna distinguere da fumetto a fumetto, Pazienza e altri ci sono riusciti…
Ci sono dei fumetti satirici che io considero grandiosi, Doonsbury o Schulz ad esempio, Schulz era un genio, assieme a Woody Allen è uno dei miei miti…


DC: Perché invece nella televisione avviene l’esatto contrario?

GG: Cioè?

DC: Perché la televisione è predisposta ad un abbassamento costante della qualità?

GG: E’ una questione legata al target, alle vendite e ai fenomeni di massa, se vuoi diventare un fenomeno di massa quasi sempre la qualità la devi abbassare.
Quando devi vendere, quando devi raggiungere milioni di persone, a parte quelli veramente bravi, il target lo devi abbassare per forza…
Non a caso le cose migliori le trovi o sul satellite o in terza serata, in prima serata trovi quasi sempre solo merda.

Poi esistono pochi grandi geni che riescono a diventare dei fenomeni di massa mantenendo la qualità, ecco, tipo Schulz, uno che ha fatto una grandissima satira sociale, con delle strisce che ai bambini di otto anni fanno ridere in un modo, e a quaranta in un altro.


DC: Io trovo estremamente interessante il lavoro che state facendo con le parodie dei personaggi del Grande Fratello…

GG: Vedi che non siete normali!

DC: Lo so, ma dal mio punto di vista, voi riuscite a dare spessore a chi di spessore non ne ha, è un’attenta satira sociologica, però al tempo stesso pigliandoli per il culo, gli regalate un’importanza e un successo che altrimenti non avrebbero.
Questo non è un serpente che si morde la coda?


GG: No, perché comunque il successo glielo da il Grande Fratello, è vero che gli diamo visibilità ulteriore, però cerchiamo di rivelare con le parodie e i filmati una versione meno patinata di quella della prima serata…
E’ vero che Ottusangolo senza di noi avrebbe avuto meno risalto, però sinceramente, sono lì per quello… fondamentalmente sono lì per quello…
Noi, pigliandoli per il culo, li aiutiamo a rimanere in una dimensione un po’ più…


DC: Umana?

GG: Terra terra…
Perché chiunque vada in video per più di quindici secondi è normale che perda la testa, e perde la testa non in senso completamente negativo, ti cambiano alcuni parametri, poi se sei intelligente riesci a tornare con i piedi per terra, altrimenti no.
Ma questo vale per il Grande Fratello vale per i concorrenti di un quiz, vale per chiunque vada in televisione.



La telefonata finisce, saluto, spengo il registratore e la campana della chiesa di San Cristoforo suona la mezza. Ho modo di riflettere mentre taglio le zucchine.
Non mi sono mai piaciute le interviste dove il commento porta l’acqua ad un mulino prestabilito, non mi piacciono i giochi faziosi, dove si accompagna il lettore a delle conclusioni che sono il frutto di un intervento attivo sui fatti.
Ho sempre preferito il virgolettato al commentato, preferisco raccontare le cose come stanno, senza nessun suggerimento, perché a mio avviso, la descrizione di una realtà contiene già tutti i commenti possibili.
Certo, così, senza le note a margine e i puntini da unire è più difficile scoprire il disegno nascosto, ma qui non siamo in televisione.
Qui possiamo alzare il target quanto ci pare.


Diego Cajelli




Marco Rizzo
Torna in alto