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Intervista a Jimmy Cheung


Ciao, Jimmy. Raccontaci perché hai scelto di diventare un disegnatore di fumetti. Qual è la tua maggior fonte di ispirazione come artista?

Il mio desiderio di disegnare cominciò da piccolo. Cominciai a leggere presto ed ero sempre catturato dalle immagini che vedevo e che riempivano la mia immaginazione. Non ci volle molto tempo prima che provassi a disegnare delle vignette mie e tutto scaturì da quello. Verso i dieci anni sapevo già quale sarebbe stato il mio futuro. Quello che però non sapevo erano le nottate in bianco che avrei passato cercando di rispettare le consegne. Quando iniziai a lavorare, scoprii che disegnare fumetti non era facile come immaginavo. In realtà richiede una gran quantità di lavoro! Ma io lo amo senza condizioni e davvero non riesco ad immaginarmi a fare qualcos’altro.

Le influenze sono troppe per essere citate tutte ma le principali che mi vengono in mente sono Travis Charest, Wing Shing Ma, Joe Quesada, Steve McNiven, Steve Epting e Greg Land. Ce ne sono tantissimi altri che hanno avuto una parte nella formazione del mio stile ma staremmo qui tutto il giorno ad elencarli. Cerco anche di prestare molte attenzione ai film e alla fotografia poiché c’è molto più da imparare da questi media che dai soli disegnatori.

Passiamo adesso al tuo lavoro su Young Avengers: come ti trovi con questi personaggi? Qual è stato quello più divertente da disegnare? Com’è lavorare con Allan Heinberg?

La creazione dei personaggi è stato un lavoro tosto da mettere insieme. Le descrizioni erano già tutte pronte quando sono arrivato ma non i look. La loro creazione grafica si è rivelata una vera sfida e onestamente non ero soddisfatto al 100% di tutti i personaggi. Ma, poiché io raramente sono soddisfatto del mio lavoro di visualizzazione, ho contato di migliorare in corsa, cosa che sono riuscito a fare a partire dalla fine del numero 6. Naturalmente ci sono ancora cose che a mio parere necessitano di miglioramento, quindi vedremo se ne avrò nuovamente l’occasione.

Di solito mi piacciono tutti i personaggi. Non c’è un preferito in particolare, anche se alcuni sono un po’ più difficili da disegnare a causa della complessità dei costumi. Ma di questo non devo biasimare nessuno tranne me stesso, credo. Ahah!

Lavorare con Allan è stata una gioia. Impara incredibilmente in fretta e nell’anno o giù di lì in cui ha scritto Young Avengers è arrivato ad un punto in cui ormai c’è poca differenza tra le sue sceneggiature e quelle di un veterano dei comics. E’ davvero sorprendente. Ha un incredibile senso del ritmo e cerca in tutti modi di far sì che ogni numero valga il prezzo che i lettori hanno pagato.

Che tipo di sceneggiature ti manda Allan?

Allan mi manda delle sceneggiature complete. Venendo dalla tv, lui scompone lo script in battute e da lì compone ogni pagina. Ogni dialogo è spiegato, cosa che mi aiuta a capire come il personaggio sta agendo in quel particolare momento. Non ci sono molte possibilità che io interpreti male le cose. Nonostante l’aspetto rigido delle sceneggiature, Allan mi lascia molta libertà di giocare con le tavole. Ci sono state molte pagine che ho reinterpretato a causa di problemi di spazio o di ritmo e lui è sempre stato molto accomodante a riguardo. Crede senz’altro nel lavoro di squadra e si muove in questa direzione per ottenere il miglior risultato.

Quanto tempo impieghi per terminare un singolo numero di YA? Ascolti della musica mentre lavori?

Ogni numero richiede circa sei settimane per essere completato anche se ci sono state volte in cui ho impiegato un po’ di più a causa di varie circostanze. Non è mai veloce come vorrei, ma di solito mi impegno più che posso per far sì che il lavoro sia fatto.

Ascolto una gran quantità di musica mentre disegno, solitamente quando lavoro sui layout e ho bisogno di distrazioni non invasive. Mi concentro meglio che ad ascoltare audiolibri, cosa che invece faccio quando disegno o inchiostro. Ascolto anche la televisione quando disegno, ma può deconcentrarti se si tratta di programmi d’azione. E’ meglio quando mi dedico alle sitcom o ai telefilm.

Nei mesi passati hai anche disegnato un bel numero di Spider-man Unlimited. Ti vedremo ancora sul Ragno?

Mi piacerebbe molto affrontare ancora Spidey. Sono cresciuto leggendolo e la possibilità di disegnarlo in Unlimited è stato come un sogno che si è avverato. So che sarebbe una sfida specialmente per tutte le architetture coinvolte, ma mi piacciono le sfide. I suoi nemici sarebbero una bomba da disegnare.

Qual è il personaggio da disegnare dei tuoi sogni?

A parte Spidey, mi piacerebbe cimentarmi con Hulk. Ho avuto occasione di disegnarlo su alcune cover e questo ha stimolato il mio appetito per il personaggio. E’ un’altra icona con cui spero la Marvel mi dia una possibilità. Ma dovrebbe essere la versione selvaggia. Mi piacerebbe rappresentarlo come una furia scatenata piuttosto che seduto al computer mentre beve caffè.

Cosa puoi dirci sulla nuova guerra Kree/Skrull che comincerà nei prossimi mesi su Young Avengers?

Lo story-arc rivelerà le vere origini di Hulkling e anche un sacco di cose sul suo partner, Wicca.
Ci saranno molti sviluppi anche nel background degli altri personaggi, per cui state certi che le sorprese fioccheranno. Kate potrebbe persino ottenere un nome in codice, finalmente! Allan ha preparato un bel po’ di cose per il gruppo e io farei meglio a non anticipare troppo in questa sede.
Basti dire che la serie sarà molto affollata per la fine dello story-arc. Assicuratevi di non perdere neanche un numero. Spiacente di non poter dire di più!

Dai tuoi inizi negli anni ’90 hai lavorato con un certo numero di scrittori. Qual è quello con cui ti sei trovato meglio?

Credo che alcuni scrittori con cui ho lavorato di recente siano quelli con cui ho ottenuto i migliori risultati. Credo che questo sia in parte dovuto al fatto che ora c’è più dialogo e sviluppo un certo rapporto con loro. In passato interagivo poco con gli sceneggiatori e disegnavo quello che lo script mi diceva. Adesso ho molte più possibilità di essere coinvolto nella stesura della trama e penso che questo abbia dato migliori risultati. Non sto dicendo che ora gli albi sono migliori perché io sono coinvolto, ma che lo sforzo collaborativo è più soddisfacente. Se sentissi che ci sono dei problemi so che potrei risolverli parlandone liberamente con lo scrittore invece di inghiottire il rospo e continuare a disegnare, e la stessa cosa vale per lui. Ho avuto la fortuna che sia Ron Marz che Allan siano stati così generosi da permettere questo tipo di rapporto. Certo, ora sarebbe difficile tornare al metodo di prima. Questo sforzo collaborativo vale anche per l’inchiostratore e il colorista. Penso che i risultai sono sempre migliori se il lavoro è di squadra. Questa è una cosa che è stata molto evidente dopo aver lavorato con i Crossgen Studios. Anche se non lavoro all’interno di uno studio mi piace mantenermi in contatto con gli altri autori perché il prodotto finito sarà sempre migliore che se fatto da solo.

Altri lavori all’orizzonte?

Non c’è nient’altro in programma per ora che non sia Young Avengers e ancora Young Avengers.
Certamente la Marvel potrebbe avere in testa idee diverse per me, quindi chi lo sa? Con un po’ di fortuna ci sarà qualcosa con delle ragnatele e pelle verde. Preferibilmente non nello stesso personaggio.

Sei stato uno dei primi a collaborare con la Crossgen. Cosa ti ha lasciato questa esperienza in termini artistici, umani e professionali? E perché accettasti di lavorare con loro?

Quando entrai in Crossgen non avevo precedenti esperienze con uno studio, così non sapevo davvero cosa aspettarmi. Sapevo tuttavia che essere in uno studio accanto a persone che la pensavano come me sarebbe stata una grande opportunità per imparare e per evolvere come artista. Lavorare fianco a fianco e conoscere artisti fantastici come Butch Guice, Steve Epting, Steve McNiven e Greg Land è stato incredibile. Ho potuto studiare e osservare i processi creativi di ognuno di loro e assimilarne molto nel mio modo di disegnare. Se non fossi entrato alla Crossgen non credo che sarei migliorato così tanto. Sento certamente di esserne uscito artisticamente migliorato e di aver realizzato uno degli scopi per cui sono entrato nello studio.

Ricordiamo con piacere la tua run su X-Force. Cosa ci puoi dire riguardo all’esperienza targata “X”? Ritornerai mai tra i mutanti della Marvel?

Il mio periodo all’X-Office della Marvel è stato molto interessante. Mi è piaciuto molto lavorare con quelle persone e considero il mio lavoro su X-force uno dei miei capisaldi. E’ stata una serie su cui ho cercato di dare la migliore impressione possibile perché sapevo che era una grande opportunità per me. Non credo che sarei riuscito ad entrare in Crossgen senza quell’esperienza.

Tornerei certamente ai mutanti se si presentasse l’occasione, ma ora sono molto felice di lavorare sui Young Avengers. Sono sempre soddisfatto di occuparmi dei personaggi Marvel perché rappresentano il mondo in cui sono cresciuto e il fatto che adesso possa lavorarci tutti i giorni è fantastico.
E' davvero un sogno diventato realtà.


Intervista a cura di Danilo Guarino e Marco Rizzo, traduzione di Andrea Cassola.


Carlo Del Grande
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