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Intervista a Jeph Loeb

Ciao Jeph e benvenuto sulle pagine di Comicus.it! I lettori italiani hanno letto da poco la prima run della tua serie Superman/Batman. Vuoi dire loro qualcosa?

Adoro l’Italia. Sono stato un pò dappertutto, anche se vado pazzo per la cucina di Bologna, la spettacolarità di Firenze e l’atmosfera romantica di Venezia. Avete anche una lingua grandiosa... in un’altra vita, verrò a vivere da voi!

Ci puoi parlare dei vari disegnatori con i quali hai collaborato in questi ultimi anni sulle pagine della serie (McGuinness, Pacheco, Turner…)? Il tuo modo di lavorare cambiava a seconda dei disegnatori?

Come succede con ogni disegnatore, diventano miei amici. Molti scrittori scrivono per se stessi e poi lasciano che l’artista venga a capo della loro sceneggiatura. Questa non è una critica - Alan Moore scrive in questo modo e chi non è in soggezione di Alan Moore? Ma, nel mio caso, credo dipenda dal mio background di sceneggiatore: scrivo sempre ALL’attore. In questo modo, scrivo pensando ai punti di forza del disegnatore - trovo ciò che vogliono disegnare e ciò in cui credo che diano il loro meglio. Nel caso di McGuinness, è, per dirla in grande - ma è grande - come Kirby. Turner ha un’eleganza nel suo lavoro – e le sue donne, in particolare, hanno una specie di forza interna. Bisogna vedere Turner sotto due punti di vista: l’immagine e il significato. Carlos è un illustratore fantastico. Può disegnare qualsiasi cosa, quindi la sfida sta nel trovare cose da fargli disegnare che lo esaltino, che gli diano passione. È stupefacente. Lo sono tutti!

Grazie a te e a Ed, Superman e Batman sono schizzati ai vertici delle classifiche di vendite dopo anni di assenza, ve lo aspettavate?

No, di certo! Ed e io abbiamo lavorato per tre anni su Superman e non siamo mai riusciti a fargli raggiungere la Top Ten delle vendite. Stavamo facendo un buon lavoro, ma i tempi non erano ancora maturi. Molti elementi si unirono: la storia, le immagini, i colori e il team creativo di Batman e Superman alle calcagna di Hush - immagino che il pubblico fosse pronto per un altra grande storia con grandi personaggi. World's Finest aveva fallito almeno tre volte, così la DC non era sicura di cosa si dovesse fare. A dire il vero, Dan Didio – Editor Esecutivo della DC – ci credette fin dall’inizio. Fu il suo primo grande successo. Ma, se avessi saputo come creare dei bestseller, lo avrei fatto solo quello! Certo, è bello averne diversi all’attivo (Hush, Superman/Batman e Supergirl).

Passando invece a Hush, la struttura simile a quella dei videogiochi per cui in ogni albo Batman affronta un nemico diverso fino ad arrivare all’avversario finale è stata voluta o è un caso? È stata una scelta tua o della DC quella di strutturare la saga in questo modo?

Assolutamente no. Innanzitutto, la DC non mi ha mai chiesto di scrivere in un certo modo. Hanno un enorme rispetto per gli autori e, conseguentemente, se le cose funzionano oppure vanno male... ricade tutto sulla loro testa. Ho scelto di raccontare quella storia, senza alcuna influenza da parte di videogiochi, proprio come volevo che fosse. Ciò in modo che tu, il lettore, così come Batman non avesse la possibilità di tirare il fiato.
Dovevi bramare l’uscita del numero successivo. E mi fa piacere sapere che con la maggior parte della genta abbia funzionato. E poi i disegni di Jim (Lee, ndr) ti lasciano a bocca aperta!

Nel corso della tua carriera hai scritto storie per vere icone del fumetto americano, come Spider-Man, Superman, Batman, Catwoman, Daredevil, Hulk, etc. Eri tu che scrivevi le loro storie o loro che ti guidavano? È più facile scrivere storie di personaggi del genere o no?

Decisamente sì. Credo che un personaggio-icona abbia un certo peso sul lavoro. Ogni lotta sembra più grandiosa, i pali sembrano più alti. Ma, in realtà, ho lavorato pochissimo su personaggi minori. Penso che Cable fosse uno loro, ma è decollato dopo che Ian Churchill ed io ci lavorammo su e, essendo nell’X-Universe, sei già in un cielo stellato.
Quindi, dovrei tornare con la mente a Challengers of the unknown, il mio primo fumetto. Allora non sapevo davvero cosa stessi facendo!

Tra i personaggi che ancora ti mancano, su quali in particolare ti piacerebbe mettere le mani e perché?

Um... Avrei voluto proprio quelli che scriverò prossimamente: gli Ultimates. E anche se sono simili ai Vendicatori che HO scritto, non sono la stessa cosa. Quindi è una sfida che che non vedo l’ora di intraprendere -- resa ancor più grande dai disegni meravigliosi di Joe Madureira!

C’è invece qualche disegnatore con il quale non hai mai lavorato con il quale ti piacerebbe collaborare?

Sicuramente molti… ma per adesso restringo il campo a Frank Cho e Jimmy Cheung, perché sono alla Marvel, che è il posto in cui sono adesso. Hanno stili molto particolari, che mi colpiscono particolarmente!

Cosa ci puoi dire della nuova serie di Supergirl che ha da poco debuttato negli States?

E’ scintillante! Ho passato dei bei momenti mentre scrivevo di lei, perchè non conosce o non segue le regole. Ho una figlia di quell’età, e così sono molto sensibile al disagio delle ragazze adolescenti. Kara Zor-El è molto diversa da tutte le altre Supergirl, e spero che raggiunga un gran successo.
E’ un onore esser parte della sua tradizione.

Sono già previsti crossover tra la nuova Supergirl e le testate di Superman?

Beh, non ho alcuna voce in capitolo su questo, poichè sto lasciando per andare alla Marvel. Ma nei primi sei numeri incontrerà la JSA, i Teen Titans, gli Outsiders e la JLA. Con questa gente come come ospiti d’onore, chi ha bisogno di crossover?

Sempre a proposito dell’Uomo d’Acciaio… stai per lasciare il personaggio dopo anni di ottime storie. Hai intenzione, in futuro, di tornare a scriverlo nuovamente?

Mai dire mai. Amo il personaggio. Ho avuto un’esperienza fantastica su Smallville (arriva in Italia?), sia come scrittore che come produttore. Ma adesso vado via,verso la Marvel e verso un nuovo spettacolo. Sono molto eccitato.

Dopo il Blu, il Giallo e il Grigio, hai in progetto altri colori nel tuo futuro, ora che sei tornato alla Marvel?

Tim e io dovevamo fare Capitan America: Bianco, una storia sulla Seconda guerra mondiale, quando entrambi poi andammo alla DC.
Adesso che sono tornato alla Marvel, Tim è ancora in esclusiva alla DC. Ma chi lo sa? E’ una storia ancora da scrivere. Dopo questo? Non posso dire altro!

Hai vissuto dall’interno i recenti rinnovamenti di Marvel e DC, ci puoi raccontare come tu le abbia vissute e quale sia la tua opinione su questi corsi editoriali per le big two?

Vedo esclusivamente crescita. Alla Marvel, il successo della linea Ultimate, nuovi scrittori come JMS, Bendis, Millar e Joss Whedon, Brian Vaughan, giusto per citare alcuni che hanno raccontato delle grandi, fantastiche storie. Alla DC, la sfida è stata quella di portare dei titoli in top ten, perché loro hanno questi grandi personaggi, Supergirl, Green Lantern, Teen Titans, tutti ben avviati, così come Superman/Batman. Scrittori come Greg Rucka, Gail Simone, Allan Heinberg, e la superstar Geoff Johns hanno veramente portato la DC su una nuova strada. Quindi tutto bene!

Parlavamo del tuo coinvolgimento su Ultimates dopo l'uscita di Mark Millar. Mi sembra che tu e Mark abbiate delle attitudini abbastanza diverse, come sarà la tua Ultimates? Ti atterrai al lavoro del tuo predecessore o cercherai ulteriori nuove direzioni?

Farò un po’ di entrambe le cose. Tenete in mente che parte di questo è dovuto al fatto che c’è Joe Madureira e non Bryan Hitch ai disegni. Sono entrambi delle superstar, ma i loro stili sono molto diversi. Sono contento della differenza perché seguire gli autori precedenti per fare le stesse cose non ha senso per me. Così, probabilmente sarà una serie meno politica (nessuno in questo è meglio di Millar) e un po’ più supereroistica, dato che la gente si aspetta questo da me. Comunque vada, sarà visivamente di enorme portata dato che la serie è conosciuta per questo e Joe lo sa fare sorprendentemente bene.

A proposito di Ultimates... cosa ne pensi della linea Ultimate? E a proposito invece delle testate All-Star della DC?

Sono molto diversi. All-Star è veramente il frutto della visione e della creatività di scrittori e disegnatori. Quello che Grant [Morrison, NdR] e Frank [Miller, NdR] stanno facendo sono due maniere totalmente diverse di raccontare una storia. Nell’universo Ultimate, per quanto Bendis e Millar siano diversi, c’è uno sforzo collettivo di renderla una cosa unica. Forse ci sarà questa volontà anche nel mondo All-Star, ma dovremo aspettare e vedere. Fino ad ora ci sono due numeri di Batman & Robin e Superman #1 non è ancora uscito [al momento dell’intervista, NdR]! Ci saranno molte sorprese a venire.

Che ci dici a proposito di Smallville (che anche noi qui in Italia vediamo in TV!)? Vuoi raccontarci qualcosa sulla tua esperienza su questa serie TV? Ci sono delle somiglianze tra il mondo della TV e il mondo del fumetto?


Sono stato al lavoro su Smallville per tre anni, 67 episodi. Non riesco a pensare a una squadra con migliori singoli scrittori, dei quali sono diventato amico. La serie, come potete immaginare, prendeva molte ore di duro lavoro, ma il superbo cast e la produzione hanno fatto in modo che ne valesse la pena. La linea tra i fumetti e qualsiasi altro medium è sempre sfocata. Li vedo come cugini (certamente Smallville non sarebbe potuto esistere senza Superman) e Al Gough e Miles Millar, i due produttori esecutivi che hanno creato lo show sono stati così generosi da indicare Superman for all season come una delle ispirazioni per lo show. Non ho altro che grande affezione per queste persone, che restano miei buoni amici.

Grazie mille, Jeph!

Grazie a te! E un caro saluto a tutti coloro che stanno leggendo questa intervista!


Intervista realizzata da Andrea Antonazzo. Traduzione a cura di Giovanni Agozzino, Carlo Del Grande e Marco Rizzo.



Carlo Del Grande
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