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Intervista a Tim Bradstreet

Tim Bradstreet è un omone grande e grosso, con dei profondi occhi chiari, il profilo da vichingo e i capelli rossicci. Ha una voce profonda e ride poco, ma mette comunque a proprio agio. L’abbiamo incontrato a Lucca Comics, in uno stand minuscolo nella sezione Games. Lì, tra elfi, demoni e dadi, mostrava orgoglioso le stampe delle sue copertine più celebri. Ovviamente non sapevo della sua presenza alla fiera: non avevo letto l’elenco degli espositori della sezione games, e lui non figurava tra gli ospiti. Ma appena mi giunse la voce della sua presenza (“Ci sta Timme Bradstritte, un gigante in un cubicolo circondato da nerd!”) mi ci fiondai. Mi dispiaceva vederlo lì, un po’ isolato, dove però intratteneva i curiosi spiegando la storia dietro ogni sua copertina.
Prendemmo appuntamento per l’ultimo giorno, per un’intervista, davanti lo stand di Alex Ross Art dove avremmo salutato l’amico Sal Abbinanti. Dopo una sigaretta riscaldate, ci “accomodiamo” nel cubicol..ehm, nello stand, dove tra giocatori urlanti alle ultime battute dei tornei, cominciamo a parlare della sua carriera, di come è iniziate e verso dove è proiettata:


Ho iniziato a lavorare nel mercato del fumetto 15 anni fa. Volevo fare comics, ma cominciai con i giochi di ruolo, per migliorare al mio stile e cominciare ad essere pagato. Poi mi è stata data l’opportunità di lavorare nel campo dei fumetti, e per un po’ ho fatto sia illustrazioni per i giochi di ruolo che fumetti, finchè questi ultimi non hanno prevalso. Adesso affianco a questa attività nel comicdom quella nell’industria cinematografica [Tim si occupa di character design, come per Blade II, NdR].

Quali sono le tue influenze artistiche e le tue fonti di ispirazione?

Quando ero più giovane e imparavo a disegnare guardavo ai classici come Frazetta e Bilal e molti illustratori europei, in particolare francesi. E fumettisti realistici come P. Craig Russel, Paul Gulacy... poi Gene Day, specie per l’uso dei neri.

Qualche italiano?

Si, certamente: Toppi, Serpieri…

Sei conosciuto più che altro per le tue copertine. Ma quando potremo vedere un fumetto interamente realizzato da te?

La gente me lo chiede da tempo, e quindi sto pianificando alcuni di questi fumetti: in futuro ci sarà una storia del Punitore che illustrerò io, matite, chine e il resto, e anche un albo di Hellboy. Forse farò un altro paio di progetti del genere, vorrei concentrarmi su della roba che rimando da tempo.

A proposito di Hellblazer e il Punitore, noto che la maggior parte del tuo lavoro è stato concentrato su questi due personaggi (a parte alcune sporadiche copertine per miniserie della JLA [JLA Black Baptism, NdR] o quella, famosissima, di Action Comics 775). Hai scelto di concentrarti su queste serie perché si avvicinano alle tue atmosfere, ai tuoi gusti, o semplicemente sono scelte dell’editor?

In entrambi casi ho chiesto io di fare le copertine di queste serie, perché lì posso mostrare le mie capacità al massimo. Ma trovo anche interessante e stimolante ogni mese realizzare quelle copertine perché i soggetti rappresentano qualcosa che mi diverte. Non che mi entusiasmino le pila di cadaveri sul Punitore! Quello che mi attrae del personaggio è il suo essere un’”Icona”, con il teschio la pelle nera, le pistole e tutto il resto. Mi ricordano dei film che mi piacciono molto, come Road Warrior, certi spaghetti western etc.

Nel tuo lavoro quanto è importante il computer e quanto il lavoro manuale?

Oggi il 90%, forse il 100% di quello che faccio viene dalle mie mani. Escluso la parte fotografica, ossia scattare le foto e lavorarci su per prepararle ad illustrarci di sopra. Gran parte del colore lo faccio a mano.

E usi il computer poi per correggere i colori manuali, o aggiungere qualcosa?

Si, per la maggior parte coloro con gli acquarelli. Poi con Photoshop faccio delle piccole manipolazioni, sui contrasti, sui livelli. Ma anche quando lavoro col computer la mia preoccupazione principale e rendere il più possibile il lavoro fatto a mano. Ad oggi credo sia impossibile rendere al computer alla perfezione cosa si fa a mano.

A proposito dell’uso delle foto, in questi giorni sul nostro forum c’è un’accesa discussione sull’uso di fotografie come riferimento. I fan usano come esempi i lavori tuoi o di Alex Maleev: c’è chi dice che non sono artistici perché letteralmente “presi” dalla realtà, altri dicono che sono più artistici del normale perché l’artista si mette in gioco distorcendo la realtà della fotografia con il suo lavoro. Pensi che l’uso di foto arricchisca l’arte o se non usato bene (ovvio) potrebbe essere un ostacolo?

La fotografia è alla base del mio lavoro. Quando lavoro su una foto con i miei pennelli cerco di andare oltre la fotografia e traslarla nel mio mondo, nella mia visione. Già ogni volta che scatto una foto da me ci sono delle scelte artistiche.
Poi chi dice che non usa proprio le fotografie è un bugiardo… non ho mai visto un artista nel campo dei fumetti non usare, in qualche modo, delle fotografie come riferimento negli ultimi dieci anni.
Alla gente che non sa cosa facciamo, come lavoriamo, dico che possono pensare quello che vogliono su questa cosa, ma io sono completamente in disaccordo.

Qual è la differenza nel concept, nel modo in cui disegni e imposti l’illustrazione, e nel feedback che ricevi dai tuoi lavori nel campo dei giochi di ruolo e nel campo dei fumetti?

La differenza stilistica essenziale quando lavoro nel campo dei giochi è che lavoro solitamente solo con illustrazioni in bianco e nero, così uso un approccio basato sull’uso di neri pieni. Quando lavoro sui fumetti uso sempre il colore, che cerco di adattare al fumetto in particolare, come con le copertine. Quando faccio le copertine lascio aperto ai colori cosa non riempio di nero, con le ombre ad esempio… se fosse stata un’illustrazione ci avrei messo il nero. E’ una tecnica differente, insomma.
Cosa vorrei veramente tornare fare è più illustrazioni. Adoro fare le copertine e cose del genere, ma vorrei ritornare a lavorare sul bianco e nero. Quando guardo le vecchie illustrazioni sono molto soddisfatto, e il motivo è che il mio è un po’ un compromesso, lavorare sui colori. Personalmente non mi attrae molto il colore. Si possono fare cose incredibili coi colori, mi piace usare i colori, ma il bianco e nero che creo ne soffre.

La discussione è proseguita guardando esempi pratici, come le tavole di Batman/Deathblow, dove Tim ha inchiostrato e colorato le matite di Lee Bermejo. Poi abbiamo preso in mano le copertine del Punitore, da dove abbiamo preso spunti per discutere sul concept dietro una cover.

Sai, una delle mie cose preferite, una delle parti più integrate nel mio stile è l’ambiguità, il mistero. Non mi piace disegnare l’azione, è banale.

E’ per questo che solitamente metti i tuoi personaggi in posizioni rilassate?

Si, o anche in posizioni molto tese…

Cioè subito prima o subito dopo l’azione?

Si, esattamente, colti nel momento… hai modo di vedere il personaggio in azione quando aprirai il fumetto per 23 pagine di fila…
Quindi per me non ha senso disegnare ancora azione sulla copertina. Il mio scopo come copertinista è convincerti a scegliere l’albo e la mia prima priorità è venire fuori con un’immagine dove chiunque sia questo personaggio (che sia il Punitore, Hellblazer o chi vuoi tu) è colto nella sua essenza, che sia particolarmente d’impatto, anche se contiene elementi della storia, che ti convinca a prendere il fumetto, e questo significa una copia in più venduta.

Quindi senti pressioni su di te, perché sei la “vetrina” per così dire, sei la “faccia” del fumetto, e il lettore che passa davanti guardando la copertina decide se comprare l’albo… quindi ci sarà un bel po’ di pressione su di te, forse più che sul disegnatore degli interni?

Beh, si, nelle convention, a San Diego, a Lucca, un sacco di gente mi dice che comprando gli albi con le mie copertine vorrebbe trovare la stessa qualità di disegni all’interno, si lamentano che le cover sono molto meglio degli interni. Questo è un argomento importante per il disegnatore degli interni… a volte in effetti si vedono dei disegni brutti.
Sarebbe fantastico realizzare le copertine per un albo disegnato alla perfezione, ma non capita spesso, purtroppo.
Penso che Punisher quando era disegnato da Dillon era un gran fumetto, ma alcuni degli artisti che sono venuti dopo non mi sono piaciuti molto…
Hellblazer è forse il mio fumetto preferito, con disegnatori come Frusin e…

Camuncoli?

Si, dimentico spesso di citarlo, ma Giuseppe Camuncoli è un grande artista, un altro dei miei autori italiani preferiti. Su Hellblazer ci sono grandi disegnatori sia come regolari che sui fill in, e questo è grandioso, perché mantieni sempre alta la qualità. Proponendo un solo numero ad un grande artista è più facile attrarlo, invece di chiedergli di fare lunghe sequenze di 10, 12 numeri.

La chiacchierata è proseguita per un’altra decina di minuti. Tra le cose più simpatiche, il sapere che Tim si era tagliato una lunga chioma da metallaro pochi giorni prima di partire per l’Italia, e guardava sconsolato la lunghissima treccia di un suo amico lì presente. E’ stato un piacere incontrare questo Gigante del fumetto : )


Marco Rizzo
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