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Alla conquista della Francia: Intervista a Giovanni Gualdoni

Classe 1974, Giovanni Gualdoni è indubbiamente un astro nascente del fumetto italiano...ma innanzitutto francese. Oltre ad una sterminata fantasia, Giovanni possiede una grande abilità organizzativa che gli ha permesso di formare e coordinare lo Studio Settemondi che lavora a decine di serie per il mercato d'oltralpe.
In questa intervista ripercorriamo tutta la sua carriera, i progetti dello studio e il rapporto con la Francia e il mercato francofono.

CLICCANDO QUI potrete ammirare alcune tavole in anteprima dagli imminenti progetti dello studio.

Il tuo grande debutto nel mondo del fumetto pare sia stato in modo piuttosto atipico. Dopo l'esperienza con Armadel, il fumetto elettronico sponsorizzato dal Corriere della Sera, sei passato alla carta, al fumetto francese, per di più. In un certo senso, quindi, rappresenti la nuova generazione di autori figli della "rivoluzione internettiana".
Ti senti rappresentato da questa definizione?


Francamente mi sento più "un gran figlio di buona donna", inteso nell'eccezione del termine che descrive la grande fortuna (dicesi anche cu*o) che ho avuto nell'essere coinvolto nel progetto Armadel a cui devo praticamente tutto. In Mediacomics, la società che produceva il fumetto multimediale, sono entrato come semplice responsabile del gioco on-line, per poi diventare consulente, soggettista ed, infine, sceneggiatore. E' qui che ho anche conosciuto gli autori, oggi amici, con cui lavoro adesso e con cui è nata la folle idea di presentare progetti per l'estero. Ad Armadel, ed alla persona di Gabriele Clima, il direttore artistico del progetto, devo in pratica sia l'aver imparato il mestiere che l'aver trovato i pazzi con cui poterlo realizzare.

Ci puoi raccontare questa strana "scalata" al ruolo di sceneggiatore?

Non c'è molto da dire ma conoscendomi sono sicuro di riuscire comunque a scriverci sopra un mare di parole. Come ho detto sono entrato in Armadel per curare il gioco on-line che avrebbe dovuto fare da contorno e riempitivo al fumetto e tenere vivo il sito tra un'aggiornamento mensile a l'altro. Avendo delle buone conoscenze del fumetto, per anni ho gestito un club ed una fumettoteca dalle mie parti, ho iniziato a mettere idee e consigli nel progetto che si stava ancora formando. Dopo non molto Gabriele, riconoscendo il valore del mio lavoro, mi ha proposto come consulente ed io, ovviamente, ho accettato, trovando in seguito qualcuno che mi sostituisse con il gioco. Da li ho iniziato ad interessarmi ai soggetti, proponendone di miei, e quando poi le circostanze hanno allontano lo sceneggiatore che doveva realizzare il progetto, ne ho preso il posto lavorando a quattro ed a volte a sei mani con Gabriele ed un'altro co-sceneggiatore. Così è iniziato tutto! :-) Se vi aspettavate storie di sesso, potere e denaro, devo deludervi: siamo solo dei fumettisti non i protagonisti di una soap opera! :-P

Come giudichi il progetto Armadel, alla sua conclusione?

E' stata un'esperienza grandiosa! Dal punto di vista personale mi ha arricchito di esperienza, passione e di amici. Dal punto di vista professionale mi ha permesso di costruire un metodo di lavoro ed una professionalità indispensabili per affacciarsi al mestiere che faccio. A posteriori continuo a credere a quello che pensavo al momento in cui lavoravo alla realizzazione del progetto, e cioè che si è trattato del miglior fumetto mai pubblicato in internet. Non solo come qualità dei disegni e dei colori, ma anche per le idee che vi si trovavano dentro e per l'incredibile lavoro che ne caratterizzava la multimedialità. L'errore commesso, se ce ne è stato uno, è quello di uscire nel momento sbagliato, troppo tardi rispetto al boom di internet e troppo presto rispetto all'avvento delle linee ad alta velocità che avrebbero reso il prodotto più fluibile e meno pesante da caricare.

Generalmente, cosa nei pensi dei fumetti on line? Sono la nuova frontiera del fumetto, sono destinati solo a scorrere insieme ai classici fumetti su carta? Quali sono i lati positivi e i lati negativi di un "ipercomic"?

Di "ipercomic", inteso come fumetto con approfondimenti multimediali, credo che Armadel sia stato e sia ancora l'unico esempio esistente. Di fumetti on line, invece, ne ho visti e letti parecchi, alcuni anche di qualità molto elevata, ma all'attuale stato di cose credo che la loro funzione si riassuma nell'essere principalmente un facile ed immediato mezzo per ottenere visibilità. Si pubblica in internet, a mio avviso, perchè è più facile che pubblicare su carta, ma non potendo guadagnarci nulla, chi vuole fare il fumettista per lavoro spera comunque di essere visto o letto da un'editore cartaceo. Poi esistono, ovvio, le eccezioni, ovvero gli amanti del fumetto come mezzo di comunicazione che quindi sono indifferenti al tipo di supporto su cui pubblicare ed internet è per questi solo un foglio bianco che può essere potenzialmente letto da tutto il mondo.

L'opera per la quale sei più conosciuto, ad oggi, risulta essere Akameshi, di cui è appena uscito il secondo volume in francia per Soleil mentre l'edizione italiana è prevista per giugno per i tipi della BD. Come è iniziata la tua avventura oltralpe?

L'avventura in francia è nata dalle ceneri dell'esperienza con Armadel. Quando il progetto del fumetto multimediale ha cominciato a dare sentore che non sarebbe durato a lungo io ed altri autori del gruppo abbiamo pensato di provare a creare dei nostri progetti. L'idea iniziale era di proporli in italia, cosa che abbiamo fatto, ma senza molto successo dato che ciò presentavamo non era adatto ai grossi editori da edicola ed era troppo costoso da produrre per i piccoli. Alla fine, grazie anche al suggerimento di una cara amica ed autrice, Isabella della Vecchia, abbiamo provato la strada del mercato francese che in quel momento viveva un periodo molto felice. La cosa ha funzionato e da li è partita l'avventura che dura ancor oggi.

Hai dovuto forzare il tuo stile di scrittura per adattarti al mercato francese?

Forzare non direi. Diciamo che ho dovuto un pò capire cosa mi era richiesto ed adeguare, neppure poi così tanto, i dialoghi e la narrazione al tipo di formato. Sul mercato francese, ad esempio, non amano, almeno per le serie commerciali, dialoghi troppo presenti, preferiscono sopratutto che siano le azioni dei personaggi e non le loro parole, a descrivere personalità e vicende.

Quali altre differenze hai constatato, tra il modo di narrare francese e quello italiano?

In generale i fumetti francesi sono scritti con un linguaggio più semplice rispetto a quello italiano. Credo che la cosa derivi dal fatto che sono diretti ad un pubblico la cui età varia dai 12 ai 70 anni. Ciò comporta l'obbligo di non specializzare il linguaggio ma di generalizzarlo il più possibile, mantenendolo alla portata di tutti.

Quanto importante è stata la documentazione storica per Akameshi?

Akameshi è una saga storico-fantasy che rinventa in chiave magica e sovrannaturale alcuni eventi della reale storia del giappone, come la salita al potere della casata dei tokugawa, la cacciata degli occidentali dall'impero e la nascita del medioevo giapponese. La documentazione storica è stata abbastanza fondamentale anche se ho preferito mantenere più sviluppata la parte fantastica della storia, rispetto a quella reale. Quello che volevo ottenere, anche in vista di un pubblico di ragazzi, era una storia di pura avventura che corre su un terreno dove i riferimenti alla realtà esistono ma non sono fondamentali. Diverso è stato invece l'approccio di Stefano (Turconi), il disegnatore, che ha invece fatto enormi ricerche di materiale visivo riproducendo in modo preciso luoghi, costruzioni, abbigliamenti ed oggetti.

Al di là dei fatti storici per l'ambientazione, quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Indubbiamente i cartoni animati giapponesi di questo stesse genere. Akameshi ha nella caratterizzazione dei personaggi e nello sviluppo della storia tutte le caratteristiche di un cartone animato: c'è un party di protagonisti impegnati in un'avventura che li conduce attraverso vari luoghi dove devono affrontare, di volta in volta, mostri e misteri. Man mano che l'avventura procede si infittiscono i rapporti tra i protagonisti, si svelano i retroscena ed appaiono nuovi cattivi sempre più potenti.

Dopo Akameshi è il turno di tante altre serie, tra cui l'Anello dei 7 Mondi e molte altre in lavorazione. Puoi parlarci di questi nuovi progetti? In particolare, cosa puoi dirci di Fantaghenna, Pirati a vapore e Starlight?

Mettetevi comodi perchè la lista è lunga! :-) Dopo Akameshi stà per arrivare in italia, sempre per bd edizioni, "L'Anello dei 7 Mondi", una saga di fantascenza alla Miyazaki che in francia è pubblicata da Les Humanò Associes. Vi si racconta la storia di Timo e Luce, il primo è figlio del direttore della gilda dei mercanti dell'aria, la seconda è un'acrobata del circo. Due ragazzi molto diversi che il destino unirà in una fuga ed in un'avventura alla scoperta dei misteri di un'impero costruito a cavallo di sette pianeti legati tra loro da cancelli dimensionali. I disegni sono di Matteo Piana, forse uno dei più grandi nuovi talenti del fumetto italiano, mentre i colori sono di Davide Turotty che, senza paura di smentita, credo che sia il miglior colorista che conosco. Contemporaneamente con "L'Anello dei 7 Mondi" uscirà anche "Starlight", una serie di fantascenza anni 70' anche questa colorata da Davide sugli splendidi disegni di Alberto Ponticelli, un'autore già conosciutissimo per le sue collaborazioni con le maggiori testate americane come Spawn, il Punitore, Sam&Twich, e molti altri. Seguirà "Pirati&Vapore", una storia in costume contaminata da elementi steampunk che mi vede collaborare con il grande Giampiero Casertano. Queste che ho elencato usciranno anche in italia, mentre per altre è prevista, almeno per ora, solo la pubblicazione in francia. Tra queste vi è Fantaghenna, un'altro progetto disegnato e colorato da Stefano Turconi ma di cui ho scritto solo il soggetto, mentre la sceneggiatura è della brava Giustina Porcelli, già sceneggiatrice della Disney. Sempre con Giustina ho realizzato Teknogeo, una saga di insolita fantascenza che sarà edita, come Fantaghenna, dalle edizioni Paquet su disegni di Gianfranco Enrietto. A seguire sono al lavoro su "Robonomad", un'altra storia di fantascenza per Les Humanò ed i cui disegni sono di Alberto Ponticelli. Poi ho un progetto con Pasquale del Vecchio, autore di punta di Napoleone, e che si intitola "Il Moschettiere di Ferro". Che altro? Ah, si! Un progetto con Cristian Cari, dal titolo "BDO", poi un'altra serie, assolutamente Top-Secret dal titolo WonderCity. Un fumetto, questo, che uscirà in italia, francia, germania, spagna e stati uniti e che vede al lavoro, su direzione artistica di Stefano Turconi, diversi autori di scuola Disney. Oltre a questi ho molti altri progetti a cui stò lavorando e verso cui ho molto affetto, come ad esempio "La Guerra dei Sessi", su disegni di Roberto Baldazzini, "Animondo", disegnato da Davide Gianfelice, "Tra la Terra ed il Cielo", disegni di Matteo Lolli ed infine, ultimi ma non ultimi, "Lis" e "Endomondo", entrambi disegnati e colorati da Marco Soresina. Mi fermo qui evitando la lista della spesa dei progetti non ancora approvati, altrimenti non andiamo più a casa! :-)

Impegnatissimo! Baldazzini e Casertano sono di certo due grandi del fumetto italiano. Le opere che realizzerai con loro sono state realizzate proprio pensando a loro come illustratori o il loro coinvolgimento è venuto dopo?

Ad eccezione dei progetti che ho ancora nel cassetto, tutti i fumetti che ho realizzato fino ad ora nascono dal gusto visivo del disegnatore o da un messaggio che questi vuole comunicare attraverso la storia. "Pirati&Vapore", ad esempio, è nato dalla passione di Casertano per quel periodo e, più in generale, per le storie in costume. "La Guerra dei Sessi", invece, si è sviluppato dalla richiesta di Baldazzini di trattare il tema del rapporto difficile tra un padre ed un figlio. Due imput diversi che ho rispettato nel costruire le due diverse storie che, ognuna a suo modo, spero possano permettere ai disegnatori di lavorare a proprio agio in quello che è quindi un progetto nato da entrambi.

C'è qualche disegnatore con cui ti piacerebbe lavorare?

Ce ne sono molti, anche se ammetto che per un'esordiente come me poter già lavorare con mostri sacri quali Casertano, Ponticelli, Turconi e Piana, è già molto di più di quanto potessi mai sperare! Comunque nei miei sogni più arditi confesso che mi piacerebbe collaborare con Mari, magari su una storia di fantascenza dai toni oscuri quali quelli dei suoi primi nathan never, oppure con Dell'Agnol, alias il maestro indiscusso delle anatomie perfette, per una saga tra la fantascenza ed il fantasy, ma con tantissime donnine che lui sa fare in modo divino! :-D

E se invece parlassimo di disegnatori stranieri?

Per la francia non ho dubbi: Bengal. Si tratta di una giovane autrice ai suoi esordi che stà lavorando con Morvan, lo sceneggiatore di Sillage, su una serie dal titolo "Meka". Se volete sapere il perchè non ho dubbi nel dire questo nome potete toglierveli andato sul suo sito e rifacendogli gli occhi con i suoi lavori: http://www.cafesale.net/bengal/index.php3
Se invece saltiamo negli stati uniti il primo nome che mi viene in mente, so di non essere originale, è senz'altro il maestro Mike Mignola!
In giappone non oso neppure avventurarmi con l'immaginazione, tanto più che qui la lista sarebbe lunghissima!

Hai moltissime serie per moltissimi temi e ambientazioni nel cassetto. Ma c'è magari un genere con cui proprio non vuoi avere a che fare, e perchè?

Non mi piacciono per nulla ne il poliziesco ne il noir. Li trovo lontanissimi dai miei gusti di spettatore e lettore, di conseguenza cerco di averci a che fare il meno possibile. Per mia sfortuna gli editori con cui lavoro non sono della mia opinione, o per meglio dire non lo è il mercato in questo momento, ed in due mi hanno proposto di scrivere soggetti di questo genere. Al lavoro, per ora, non posso permettermi di dire di no, quindi mi stò facendo forza e coraggio per trovare la voglia di scrivere qualcosa in questa direzione. Nel frattempo mi svago con i miei progetti speciali, ovvero quelli che nascono unicamente dai miei gusti e dalle mie fantasie più bizzarre, come ad esempio "L'Ultimo Uomo", un progetto, ancora in fase embrionale, per i disegni di Alfio Buscaglia.

Puoi dirci nulla su questo titolo? Mi hai intrigato.

Non aspettavo altro! :-) L'Ultimo Uomo tratta della storia di un disegnatore di fumetti americano che, morto in un incidente stradale nel quale perde la vita anche un'astronata, viene, per errore, scambiato di bara. In questo modo il fumettista ruba il destino dell'astronata che è quello di essere riportato in vita quattrocento anni nel futuro su un pianeta, la terra, dove il genere maschile si è estinto ed a governare il sistema solare è una pacifica e socialmente perfetta umanità di sole donne, tutte giovani e tutte belle. La pacifica società delle donne resuscita l'ultimo uomo, credendolo un'astronata ed un'eroe del passato, allo scopo di schierarlo a difesa dell'imminante attacco di una razza di predatori alieni dalle fattezze di rettile. Disgustosi mostri che hanno la spiacevole abitudine di accoppiarsi con le femmine delle altre razze e che le terrestri, in pace da secoli, non sanno in che modo affrontare. All'ultimo uomo viene così affidata la missione di salvare il mondo, oltre che un'equipaggio di giovani e procaci ragazze, una fighissima astronave e tanti ageggi da fantascenza modello star trek. Ovviamente nulla andrà come previsto ed i colpi di scena, in questa commedia spaziale degli equivoci, si succederanno alla velocità della luce!

Questa stagione 2003-2004 pare essere stata dedicata al fumetto francese, visto il successo dell'edizione filofrancese di Napoli Comicon e l'arrivo in Italia dei primi prodotti realizzati da autori come te o Matteo Alemanno che hanno trovato lavoro oltralpe. Come giudichi l'esodo di autori italiani verso l'estero, anche esordienti che credono di trovarvi il paese di bengodi?

Fondamentalmente credo che sia giusto fare un distinguo dato che a mio avviso esistono due diverse categorie di autori che imboccano la strada della pubblicazione all'estero. Una prima è costituita da chi va in francia alla ricerca di lavoro che qui in italia non c'è oppure non è retribuito in modo adeguato. A volte lo si fa senza le dovute conoscenze e con la speranza e illusione che pubblicare all'estero sia più facile che in italia. Cosa vera, seppure solo in parte, una volta quando il mercato era al suo apice e la richiesta di nuovi autori era fortissima. Una seconda categoria, invece, è composta da professionisti del fumetto che provano la strada della pubblicazione all'estero alla ricerca di un luogo dove vendere progetti personali che qui in italia non hanno mercato. Serie che hanno anche il pregio di uscire in edizioni molto curate: cartonate, di grande formato ed a colori. Tutte cose che, è inutile negarlo, lusingano gli autori abituati a vedere i propri lavori stampati in bianco e nero su carta riciclata! Fatto questo piccolo distinguo aggiungo solo che il mio giudizio su entrambe le categorie è comunque, come abbastanza ovvio, ugualmente positivo. Ogni autore ha il diritto di pubblicare nel luogo e per l'editore che lo retribuisce nella maniera più adeguata e che gli permette di esprimere le storie ed i disegni per come uno li ha immaginati.

Il nome di un autore non francese in copertina può essere un ostacolo per le vendite? (a parte ovviamente i soliti noti, vedi Giardino e Manara)

Per quanto ne so io, assolutamente no. Un prodotto bello o ben fatto ha mercato ovunque, tanto più nei fumetti dove uno, prima di guardare chi ha disegnato o scritto un albo, se lo sfoglia e ne trae un'impressione positiva o negativa indipendente dagli autori. I nomi degli autori entrano in gioco solo quando un'albo piace ed i lettori vanno a ricercarsi altri prodotti realizzati dalle stesse persone, cosa che difficilmente avviene in italia.

Gli editori hanno mai provato ad affiancarti disegnatori francesi?

Si. E' una strategia messa recentemente in atto da Les Humanò che stà sperimentando collaborazioni tra sceneggiatori italiani e disegnatori esteri e viceversa. Francamente non sono molto convinto di voler fare questo tipo di esperienza perchè penso che l'alta qualità dei progetti a cui sto lavorando ora derivi dall'affetto di entrambi gli autori per un fumetto nato da una passione comune. Passione che non può esserci con autori distanti, che non si è mai visto, con cui non si parla neppure la stessa lingua e che, infine, accettano un progetto perchè si tratta di un lavoro come un'altro.

E' rimasta in Francia la coscienza del fumetto italiano come "fumetto d'autore" che avevamo fatto maturare in loro con l'esportazione dei vari Pratt, Manara, Giardino etc?

Io credo che i francesi identifichino più che altro certi autori italiani come esponenti del "fumetto d'autore" ma non allarghino la definizione a tutta la categoria di quelli che dall'italia vanno a pubblicare in francia. Ho sentito, invece, parlare con molta stima ed ammirazione degli autori provenienti da Bonelli e che in francia sono conosciuti, più dagli editori che dal grande pubblico, come dei professionisti di altissimo livello. Piazzare progetti di autori Bonelliani, se fatti con le giuste caratteristiche per il mercato francese, non è molto difficile, o comunque più semplice che vendere un autore esordiente. Sono molti infatti, oltre a quelli con cui lavoro io, i bonelliani che presto vedremo su cartonati francesi e la lista, ne sono sicuro, è destinata ad allungarsi.

Esperti come Sergio Rossi dicono che pare che dopo il boom, il mercato francese sia destinato a ridimensionarsi e ritrovarsi con sempre più manga sul mercato. Che ne pensi di questa visione, suffragata dai dati recepiti all'ultima Angouleme?

La condivido solo in parte. Credo anch'io che dopo il boom di questi ultimi anni ci sarà un ridimensionamento, sebbene non di proporzioni catastrofiche, almeno questo è quanto sento dire dagli editori con cui lavoro. Sull'invasione del manga, però, non credo che in francia si ripeterà il caso della spagna, dove l'arrivo dei fumetti giapponesi ha falcidiato le produzioni interne, lasciando solo un mercato di importazione. In francia, a differenza che in altri paesi, esistono forti leggi protezioniste che difendono film, libri ed anche fumetti, considerati tutti egualmente arte.

Non pensi possano esserci anche svolte negative per questo protezionismo? Ad esempio una fossilizzazione sul proprio stile autoctono, la chiusura ad altre scuole, etc... ?

Non credo, dato che l'intenzione è quella di impedire l'importazione selvaggia di prodotti esteri, non la contaminazione di quelli locali con un gusto, quello per il manga, che si è ormai diffuso a livello internazionale grazie ai cartoni animati. Anzi, il successo di molte nuove serie prodotte da francesi o da italiani per il mercato francese ha da ricercare parte del suo successo al fatto di strizzare l'occhio al manga ma rinterpretandolo in maniera occidentale. Sky Doll e L'Anello dei 7 Mondi ne sono due validi esempi.

RIngraziamo Giovanni per la disponibilità e la simpatia e auguriamo a lui e allo Studio Settemondi una fortuna persino maggiore oltralpe e non!


Marco Rizzo
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