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John Doe Year One: Intervista a Riccardo Burchielli

Speciale JOHN DOE YEAR ONE

Il toscano Riccardo Burchielli è un esordiente di lusso che ha stupito i lettori con il numero 5 di John Doe. Con questa intervista lo conosciamo meglio.

COMICUS: Ciao Riccardo, benvenuto nel salottino virtuale di ComicUs! Che ne diresti di iniziare questa nostra chiacchierata parlandoci un po' di te?

RICCARDO BURCHIELLI: Partiamo dalle basi.

Mi chiamo Riccardo Burchielli, sono nato in collina ma vivo in pianura, tutto tra il 1975 e oggi, tutto tra Pisa e Firenze. Consumo i miei stipendi in affitti, viveri e assicurazioni, e nel tempo libero suono il basso in un gruppo metal.

Sono appassionato di musica, fumetti, cinema e cucina (). Amo far tardi, e combatto da anni con eserciti di sveglie per essere puntuale, la mattina, al lavoro.

Sono alto 188 cm. e peso 120 chili. Peso, questo, che mi ha portato ad essere disconosciuto da mia madre che, a detta sua, mi aveva "fatto bellino" ed ora mi rimprovera di essermi autorovinato.

Sono un tipo confusionario e a detta di molti rompicoglioni. Nel bene spero...
ma ho i miei dubbi.

Ho un sacco di difetti e mi mangio le unghie.
Ho molti amici e speriamo, molti nemici.
Ora divido la passione per i fumetti con un altro lavoro che adoro e mi assorbe
molto.
Se sono qui è grazie a Lorenzo e Roberto.

Beh... credo che il quadro sia abbastanza completo...

CUS: Ma . ma . mica puoi lasciarmi così! Hai detto di avere un altro lavoro che adori e ti assorbe molto . non puoi certo tirarti indietro. Qual è quest'altro lavoro, e come fai a conciliare due attività che ti impegnano tanto?

RB: Lavoro in un'agenzia di pubblicità fiorentina come art-director, occupandomi di banche, catene d'arredamento, villaggi vacanze. Un lavoro bello ma snervante, che tiene sempre in tensione la mente. Impazzirò, ma sarò felice.

Per conciliare le due cose: si esce meno, si beve più caffè, la settimana lavorativa ha 7 giorni, si ha più sonno, la mamma ti disereda e la ragazza ti da continui ultimatum. Ci si da fare, insomma. A parte gli scherzi, non so dirti come faccio. So che costa un pò di fatica, certo, ma alla fine consegno e non mi ricordo mai quale è stato il percorso che ho seguito. Forse il segreto è proprio quello di non pensarci e pedalare. Il
panico crea solo casino.

CUS: Nei contenuti speciali di John Doe numero 5, il tuo numero d'esordio, Bartoli e Recchioni dicono di te: "[.] Era da tempo che non si assisteva ad un esordio del genere. Riccardo, infatti, ha sempre avuto un suo pubblico abbastanza underground, ma è alla prima ribalta importante e ci sembra proprio che abbia cominciato con il piede giusto." Una presentazione a dir poco lusinghiera - che sinceramente condivido - ma tu, invece, come giudichi il tuo esordio?

RB: Sono molto contento del mio esordio, anche se detto così non rende l'idea ed io ho sempre paura che non si capisca. Sono contento perché questa esperienza è arrivata in un periodo in cui non me
lo sarei mai aspettato, quando i fumetti erano diventati (se non per la lettura) un interesse molto lontano.
Sono contento perché non capita spesso di esordire su delle testate così importanti. E soprattutto non capita spesso di ricevere una fiducia così grande quando sei esordiente. Sono contento perché sono in edicola e perché penso che se John Doe va bene è anche un po' merito mio.
Sono contento perché ho conosciuto persone che non solo, come dicevo, si sono fidate, ma mi hanno e mi stanno aiutando a imparare questo mestiere. Sono contento perché ora non faccio più i disegnini ma i fumetti. Sono contento, insomma.

CUS: A cosa si riferiscono Bartoli e Recchioni quando parlano di un tuo pubblico underground? Quali sono state le tue esperienze lavorative?

RB: Ho pubblicato poco, prima di John Doe, anche se quel poco è stato importante per la mia formazione. Ho collaborato a pubblicazioni indipendenti con "Lenin" di Marco Editore e Fanzine con il gruppo
Boomerang. Nel 1997 ho disegnato un episodio fuori serie di Desdy Metus per la fiera dei comics di Lucca. Nel 1998 ho collaborato con la Ediperiodici di Milano. Più un paio di storie mai pubblicate nel cassetto.

CUS: Scusa la curiosità malsana ... che genere di fumetti hai relaizzato per la Ediperiodici? Qualcosa che mostreresti con ogoglio ai tuoi nipoti?

RB: Certo! mostrerò tutto con orgoglio ai miei nipoti. Quando saranno abbastanza grandi.

CUS: Poco fa hai parlato di un paio di storie mai pubblicate. Cosa sono? Un tuo progetto nel cassetto?

RB: Una si, è un progetto tipo le "uscite di sicurezza " di Trillo e Altuna che da anni vorrei sviluppare ma che non ne ho mai parlato con nessuno. Userò questa intervista per lanciare l'appello a Lorenzo e Roberto. L'altra, invece, è un racconto fatto insieme ad un amico che dovrebbe essere pubblicato quest'anno alla prossima fiera di Lucca (anche se è stato realizzato 2 anni fa).

CUS: A proposito di progetti da sogno ... so che forse, in questo particolare frangente della tua carriera, questa domanda potrebbe sembrare inopportuna, ma ci provo lo stesso. Molti autori più o meno affermati stanno guardando alla Francia come alla terra promessa delle nuvole parlanti, il paradiso nel quale approdare, magari, con le proprie opere più personali e più sentite. Tu come guardi alla Francia? Ti piacerebbe sfidare anche il mercato d'oltarlpe?

RB: Mi piacerebbe eccome. Come mi piacerebbe sfidare il mercato americano o quello sudamericano o quello di Saturno. Io credo che la pubblicazione sia sempre il finale esaltante di ogni lavoro. È la parte, nel processo delle storie, che da un senso a quello che hai fatto. Dove ti misuri con il pubblico e ti metti alla prova. Non ho mai lavorato ad una storia pensando di lasciarla nel cassetto. Per me non avrebbe senso.

CUS: Come sei approdato al progetto JOHN DOE?

RB: Sono arrivato a John Doe perché anni prima avevo seminato le fotocopie dei miei lavori a destra e sinistra. Un giorno Lorenzo e Roberto le hanno viste insieme a del materiale nuovo e, bontà loro, mi hanno chiesto se me la sentivo di fare le prove per un nuovo progetto Eura tutto italiano. A me, cresciuto a pane e Zanotto. Sono svenuto. Poi, una volta sveglio, le ho fatte e per fortuna è andata bene.

CUS: Il tuo numero di esordio è stato immediatamente salutato da critica e pubblico come uno dei migliori numeri della pur giovane serie dedicata all'ex-direttore della Trapassati INC. Da un punto di vista grafico lo giudico anche un numero abbastanza difficile da realizzare pieno come è di personaggi da
caratterizzare e di ambientazioni molto differenti tra loro. Quanto ti è costato, in termini di ricerca della documentazione e di caratterizzazione dei personaggi, realizzare questo albo?


RB: Innanzi tutto voglio dirti che non mi aspettavo assolutamente che il mio numero fosse così apprezzato, perché non credevo (e forse non ne sono convinto nemmeno ora) di aver fatto un buon lavoro visto che l'emozione mi aveva un po' fregato in qualità e tempo. E sono felice. Passando all'albo, si, la documentazione è stata tanta poiché, essendo una storia in larga parte "in costume", ho dovuto imparare a fare un bel po' di cose. E per farle ho usato di tutto: fumetti, libri, foto, tanto più che nell'era di Internet si trova un bel po' di cose in tempi stretti. Per i personaggi mi sono affidato agli studi di Massimo(!) [Carnevale!
NdStefano]
e non potevo sbagliare

CUS: JOHN DOE numero 12 (in edicola tra poco più di quindici giorni - NdStefano) rappresenta la tua seconda prova con il personaggio, come è cambiato il tuo approccio con la realizzazione delle sue avventure in questi mesi?

RB: Adesso, credo, ho più sicurezza con il personaggio e la tavola ha acquistato più semplicità e pulizia nei disegni. Come nel numero precedente ho stravolto un po' la classica scacchiera a sei vignette dando tagli, spesso, più stretti, usando molte strisce.
E poi dopo due storie in poco più di un anno mi si è sciolta, come si dice, un po' la mano

CUS: Parlandomi di JD#12, Lorenzo Bartoli mi ha rivelato che si tratta di un albo cruciale per la serie del nostro fuggitivo; secondo te, perché si tratta di un episodio così importante? Non è che potresti rivelarci qualche particolare della trama?


RB: ...mmm... mi metti in difficoltà. Quello che si poteva sapere è già ben spiegato sul numero 11 da Lorenzo. Posso solo dirti che il finale lascerà molte bocche aperte...

CUS: Quanto tempo impieghi per realizzare una tavola completa? Quale è li tuo metodo di lavoro?

RB: Un po' già si capisce. Con due storie in 14 mesi (e curando un altro lavoro) bisogna correre. Non saprei dirti a tavola quanto impiego. Questi ritmi mi costringono ad una produzione strana, meno regolare. Posso dirti che alcune tavole escono da sole (forza Vasco!) vengono fuori già con le parole (forza Lollo!) ed altre, magari anche più semplici, richiedono molto più tempo. Che ne so: fai una tavola con uno scorcio di città, aiutandoti con documentazioni e foto e ci metti un pomeriggio e poi magari ti fermi due giorni
per due scene di dialogo che richiedono più ricerca di espressioni. Per il resto, procedimento classico: alcuni studi di personaggi e ambienti, matite (più o meno curate a seconda delle tavole) e china&pennarelli. Certo poi ci sono ingredienti meno regolari tipo stereo, birre, amici e "cene" ma non ve lo dirà mai nessuno.

CUS: Il tuo stile è molto personale, e devo ammettere che osservando le tue tavole non mi è venuto in mente nessun artista al quale potresti ispirare il tuo tratto. Hai degli artisti che, nel corso degli anni, ti hanno ispirato?

RB: Eccome. E ce ne sono tanti: disegnatori, pittori, registi, scrittori. Tutto il lavoro bello è un'ispirazione. Perchè alla fine che sia musica o disegno o poesia non conta. L'importante sono gli stimoli che ti arrivano. Comunque sono cresciuto leggendo L'Eura e l'Eternauta e sono molto affezionato ai grandi autori sudamericani: Font, Zanotto, Gimenez, Fernandez...
Adoro la linea chiara dei francesi (moebius) ma anche i disegni iper-curati (Charest-otomo-serpieri) e i grandi maestri del nero come Miller, Risso, Mignola. Amo Cavazzano e Jacovitti. E sono un fan sfegatato dei fumetti italiani.
Come vedi c'è di tutto.
Come vedi, come tutti.


Stefano Perullo
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