Mitsutoshi Shimabukuro: genio creativo, caduta e ritorno di un mangaka controverso
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Mitsutoshi Shimabukuro è uno di quei nomi che nel panorama del fumetto giapponese evocano immediatamente immagini di banchetti smisurati, creature immaginarie e battaglie al limite dell’assurdo. Autore di Toriko, tra i manga più originali degli anni Duemila, ha saputo unire i codici classici dello shōnen con la cultura gastronomica, creando un universo narrativo unico. Ma la sua carriera non è soltanto una storia di successi: nel 2002 uno scandalo giudiziario ha rischiato di stroncarla per sempre, trasformando il suo percorso in un’altalena tra genialità creativa e giudizio morale, resilienza e caduta, reinvenzione e critica.
Per capire Shimabukuro bisogna partire dalle sue origini. Nato a Naha, Okinawa, nel 1975, cresce in un contesto particolare: la sua terra d’origine non è soltanto una regione periferica del Giappone, ma anche un crocevia culturale segnato dalla presenza di oltre ottocentomila americani, tra militari e famiglie, stabiliti nell’arcipelago. Questo legame con l’America lascia un’impronta profonda sulla sua immaginazione. Da bambino sviluppa una forte passione per gli anime, in particolare per Dragon Ball, che diventa per lui fonte di ispirazione e modello creativo. Quelle montagne rocciose, quei deserti e quelle vallate che Akira Toriyama disegnava con mano inconfondibile, accendono nella sua mente il desiderio di vedere con i propri occhi scenari simili. Non è un caso che uno dei suoi sogni dichiarati sia stato quello di visitare il Grand Canyon, attratto dall’idea che quelle scogliere titaniche potessero assomigliare ai paesaggi di Dragon Ball.
E non sembra un caso che l'opening di Toriko includa proprio il protagonista stesso che corre tra le rocce come faceva Son Gohan nell'opening di Dragonball Z.

La fascinazione per l’America, respirata sin da bambino, si mescola così al mondo degli anime giapponesi, dando vita a una sensibilità ibrida, sospesa tra Oriente e Occidente. Non è solo una curiosità geografica: è un indizio di quel gusto per la grandezza, per gli scenari smisurati e spettacolari che in seguito avrebbero alimentato l’immaginario di opere come Toriko, dove l’avventura si misura sempre con l’eccesso e la meraviglia.
Da giovane Shimabukuro riesce a entrare nelle pagine di Weekly Shōnen Jump, la rivista simbolo del fumetto popolare giapponese. Il suo primo grande successo è Seikimatsu Leader Den Takeshi! (1997-2002), un manga comico esuberante, che con gag assurde e un protagonista sopra le righe conquista i lettori e gli vale lo Shogakukan Manga Award nel 2001. L’ascesa sembra inarrestabile, ma nel 2002 un arresto per aver pagato una minorenne per prestazioni sessuali mette improvvisamente fine alla sua carriera e segna una frattura durissima nella sua immagine pubblica.

Per anni rimane nell’ombra, finché nel 2008 non trova la forza e l’occasione per rilanciarsi con Toriko, il manga che lo consacrerà definitivamente. Stavolta abbandona la pura comicità e costruisce un’epopea che ruota intorno al cibo, trasformando ingredienti e piatti in oggetti di desiderio, di lotta e di conquista. I protagonisti sono “gourmet hunters”, cacciatori di creature leggendarie e sapori impossibili, in un mondo che mescola avventura, battaglia e immaginazione culinaria. Le ambientazioni smisurate — montagne impossibili, mari infiniti, foreste dense e giungle inesplorate — riflettono direttamente quella fascinazione per i paesaggi grandiosi che da bambino lo avevano colpito guardando Dragon Ball e sognando il Grand Canyon.
Il manga diventa un successo planetario, con 43 volumi, adattamenti anime, film e videogiochi, e conquista anche un pubblico internazionale. Terminata la serializzazione nel 2016, Shimabukuro non si ferma. Nel 2020 lancia Build King, un manga più breve e meno mainstream, ma ugualmente indicativo del suo talento creativo. La serie propone un mondo in cui le costruzioni assumono vita propria e le architetture diventano veri protagonisti, sostituendo le tradizionali battaglie shōnen con sfide ingegnose e spettacolari. Sebbene non abbia ottenuto la popolarità di Toriko, Build King è stato apprezzato dai fan per l’originalità dei concept, il senso dell’umorismo tipico dell’autore e la capacità di trasformare idee insolite in tensione narrativa. Alcuni critici hanno sottolineato come Shimabukuro riesca a sorprendere anche quando si discosta dal formato classico, confermando la sua predisposizione a sperimentare e reinventarsi senza perdere la sua impronta stilistica.

La figura di Shimabukuro resta però controversa. Per alcuni rappresenta il genio creativo capace di fondere humour e grandiosità, per altri un autore irrimediabilmente segnato da colpe personali. L’amicizia con Eiichirō Oda, autore di One Piece, e i crossover realizzati insieme dimostrano che, almeno nell’ambiente dei mangaka, il suo talento non è mai stato dimenticato. Ma per il pubblico resta la contraddizione tra la forza delle sue opere e l’ombra di un passato che continua a pesare.
A distanza di più di vent’anni dallo scandalo, Mitsutoshi Shimabukuro rimane una figura complessa, difficilmente riducibile a una sola definizione. Cresciuto tra anime, suggestioni americane e paesaggi titanici, ha trasformato quella passione infantile in opere che esaltano l’eccesso, la sfida e il desiderio. Allo stesso tempo, la sua vicenda personale ricorda che talento e responsabilità non viaggiano mai disgiunti. Forse per questo i suoi manga, oltre a intrattenere, raccontano anche l’ambiguità di chi li ha creati: un autore capace di immaginare mondi immensi, ma inseguito per sempre dalle ombre del proprio passato.
Ciò che ci chiediamo a questo punto è: riavremo mai una ristampa di Toriko, nonostante i continui aumenti di prezzo? Arriverà anche Build King?