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Heroes Convention 2025: reportage dall'"America’s favorite comic convention"

  • Pubblicato in Focus

Quando si parla di convention americane dedicate al fumetto, non si può fare a meno di citare il notissimo Comic-Con di San Diego, ormai diventato la vetrina non solo di tutte le principali case editrici del Nuovo Continente, ma anche di studi cinematografici hollywoodiani, piattaforme online e canali televisivi, che spesso e volentieri aspettano proprio la kermesse californiana per presentare in pompa magna i loro nuovi progetti, in special modo quelli di genere supereroistico (in molti ricorderanno, per esempio, il clamoroso coup de théâtre messo in scena l’anno scorso dai Marvel Studios, con la rivelazione che sarà Robert Downey Jr. a vestire i panni del Dottor Destino nei prossimi due film degli Avengers). Da tempo, negli Stati Uniti sono nate altre convention che ricalcano la formula del Comic-Con di San Diego. Tra le più note ci sono il New York Comic Con, il Chicago Comic & Entertainment Expo e il MegaCon di Orlando. Si tratta di manifestazioni enormi e affollatissime, simili per caratteristiche alla nostrana Lucca Comics & Games, nelle quali però, per quanto irrinunciabili per gli amanti dei comic book, è andato via via perdendosi lo spirito originario che aveva animato i fondatori, maggiormente interessati a far sì che quegli eventi fossero un luogo di incontro per gli appassionati in cerca di pezzi mancanti per la propria collezione o desiderosi di conoscere i loro autori preferiti, con cui scambiare due chiacchiere e farsi firmare qualche albo.
Di convention di quest’ultimo tipo negli USA se ne trovano ancora, ma in genere si parla di raduni contenuti, che molto difficilmente riescono a ottenere un livello di notorietà tale da poter varcare i confini nazionali e catturare l’attenzione dei fan d’oltreoceano. Tuttavia, come ogni regola che si rispetti, pure questa ha le sue eccezioni, la più importante delle quali è rappresentata dalla Heroes Convention (o, più semplicemente, HeroesCon) di Charlotte, nel North Carolina, a cui abbiamo avuto il piacere di prendere parte il 21 e 22 giugno scorsi (il 20, data di apertura, eravamo in volo dall’Italia).

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Nata nel 1982, come evoluzione della Charlotte Mini-Con, una piccola mostra-mercato di un solo giorno, dedicata agli albi a fumetti da collezione, che si tiene tuttora presso il Grady Cole Center (quest’anno è andata in scena il primo di febbraio), la HeroesCon è una creatura di Shelton Drum, il vulcanico proprietario del comic shop Heroes Aren’t Hard to Find, un’autentica istituzione cittadina, che attrae molti appassionati anche dalle località circostanti. La manifestazione ha ospitato fin da subito autori di un certo rilievo (nella prima edizione erano presenti, tra gli altri, Marv Wolfman, George Pérez e Mick Zeck, ma già due anni dopo venne invitato addirittura Stan Lee), crescendo rapidamente di dimensioni e come numero di partecipanti. Ormai da parecchio tempo la sede della HeroesCon è stata spostata nel Charlotte Convention Center, i cui capienti spazi sono diventati necessari per accogliere i tanti visitatori, che nelle ultime edizioni hanno superato la considerevole cifra di 50.000 unità.
Un numero molto grande che, però, potrebbe trarre in inganno, facendo immaginare chissà quali file per riuscire a stringere la mano ai propri beniamini, oppure resse insopportabili per avvicinarsi a un determinato stand. Niente di più lontano dalla realtà, in quanto la convention di Charlotte, anche nei momenti di maggiore affluenza, rimane sempre un evento vivibile. Non che non si formino code, ma queste restano limitate a pochissime superstar e, comunque, non sono mai così lunghe da impedire l’incontro con l’autore desiderato. Ciò è reso possibile dal fatto che il pubblico della manifestazione, oltre a essere estremamente variegato e con interessi diversi, tende inevitabilmente a distribuirsi nei tavoli dei cartoonist invitati (che sono tantissimi, al punto che quelli degli ospiti di quest’anno non siamo nemmeno riusciti a visitarli tutti), arrivando al paradosso che autentiche celebrità come Don Rosa e Jim Starlin - entrambi presenti in questa edizione - si ritrovavano spesso con il banco totalmente deserto. Lo stesso dicasi per altri autori, verso i quali, benché meno noti, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione. Ci riferiamo - giusto per menzionarne qualcuno - a Don McGregor, Tom De Falco, Dan Jurgens, Arthur Adams, Bob McLeod, Mike Baron, Lee Weeks, Ron Frenz, tutti presi d’assalto molto di rado e ben contenti di fare la nostra conoscenza. Solo Chris Claremont, John Romita Jr. e, sorprendentemente (anche se bisogna tenere in considerazione che la loro partecipazione era limitata a un giorno o poco più), due veterani come Jerry Conway e Roy Thomas avevano costantemente persone in fila presso il loro tavolo. Altre code significative si creavano nelle postazioni dove, a orari prestabiliti, comparivano alcuni artisti attualmente sulla cresta dell’onda. Stiamo parlando, soprattutto, di Daniel Warren Johnson (diventato popolarissimo con la nuova serie dei Transformers, che a breve però passerà nelle mani di Robert Kirkman e Dan Mora) e Nick Dragotta (disegnatore di Absolute Batman). Infine, pure i coniugi Mike e Laura Allred (gli autori di Madman, oltreché del manifesto di questa edizione) hanno avuto sessioni di firmacopie piuttosto affollate.

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Naturalmente, noi, che abbiamo trascorso parte della nostra giovinezza a sognare sulle loro storie, siamo stati particolarmente lieti del fatto che molti di essi fossero praticamente sempre disponibili, principalmente perché, tolti i nomi più famosi, gli altri non sono mai venuti in Italia (né probabilmente lo faranno in futuro) o ci sono stati parecchi anni fa, quando eravamo ancora troppo piccoli per iniziare a girare lo Stivale con lo scopo di visitare saloni del fumetto e appuntamenti simili.

È importante segnalare che nella convention di Charlotte è presente anche un’area denominata Indie Island dove trovano spazio minuscole case editrici indipendenti e serie autoprodotte, sebbene, quest’anno, oltre a Michel Fiffe e al suo Copra (l’unico titolo di quella sezione della manifestazione pubblicato nel nostro paese), Jim Rugg, Rich Tommaso e altri poco conosciuti artisti della scena underground americana, fossero curiosamente posizionati lì pure autori più mainstream come Charles Vess, Craig Thompson e David Petersen (il creatore della saga de La Guardia dei Topi).
In aggiunta, analogamente a quanto fatto nelle edizioni precedenti, gli organizzatori della HerosCon hanno invitato anche inchiostratori (Klaus Janson, Al Milgrom, Joe Rubinstein, Scott Hanna), coloristi (Steve Oliff, Mike Spicer) e persino editor (Ralph Macchio, Danny Fingeroth) cercando, quindi, di offrire uno sguardo il più possibile completo a tutte le figure coinvolte nel processo realizzativo di un comic book.
Da non sottovalutare nemmeno l’area dedicata al collezionismo, con tantissimi rivenditori che esponevano autentici tesori di carta, compresi alcuni albi della Golden Age, che non avremmo mai creduto di poter vedere dal vivo (ci riferiamo a fumetti della DC, della Timely e della Fawcett usciti negli anni Quaranta) e i primi numeri di Fantastic Four e Amazing Spider-Man.
Insomma, nella manifestazione di Charlotte non arrivano né case editrici importanti né attori famosi, eppure su ogni volantino o locandina che la pubblicizza campeggia la frase “America’s favorite comic convention”.
Ora possiamo dire di avere capito il perché.

Nella gallery in basso un po' di immagini scattate in giro direttamente dalla convention.

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