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Capitan America: essential reading

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Le origini di Capitan America

7017-2007-7672-1-tales-of-suspense_superApparsa per la prima volta su Tales of Suspense 63 (marzo 1965), questa storia è in pratica una nuova rilettura, più lunga e dettagliata, degli eventi narrati nello storico Captain America Comics 1 (marzo 1941) e che portarono alla trasformazione di Steve Rogers nella leggenda vivente che tutti conosciamo.
Ancora una volta disegnato da Jack Kirby, che qui appare ovviamente con una maturità grafica dal tratto meno grezzo e grottesco rispetto a venti anni prima, è un racconto che Stan Lee discosta non troppo dall'originale, mettendo però da parte i toni propagandistici presenti nella versione precedente, e puntando il fuoco dell'attenzione sul personaggio di Steve Rogers, delineandone pian piano le caratteristiche che da lì in poi lo avrebbero fatto conoscere ai lettori di tutto il mondo, anche grazie a una serie di avventure del Capitano e della spalla Bucky Barnes ambientate nella Seconda Guerra Mondiale.
Una serie di storie che prenderanno il via nel numero successivo grazie alla professionalità di Lee, capace di rileggere in chiave moderna lo spirito classico del personaggio ideato da Joe Simon, in cui a farla da padrone saranno le magnifiche tavole di un Kirby a suo agio tra i campi di battaglia e le acrobazie del protagonista, oltre che con villain sempre più letali.

La saga del Cubo Cosmico

cap_cuboUno dei capisaldi del ciclo firmato dall'accoppiata Stan Lee/Jack Kirby e recentemente ristampata in Italia su Marvel Collection 1, questa saga originariamente pubblicata su Tales of Suspense 79-81 (luglio-settembre 1966) è certamente una tra le più avvincenti tra le tante della lunga storia fumettistica di Capitan America.
Costruita sulle magnifiche tavole disegnate da un Kirby in grandissima forma, zeppe di particolari soprattutto nelle scene di lotta, ha il suo fulcro nella figura del Teschio Rosso, qui splendidamente delineato dai testi di Lee, capace di fare assurgere il nazista a nemesi definitiva.
Diabolico, machiavellico, ambizioso, il Teschio Rosso è qui l'apoteosi del male incarnato, un'oscurità maligna che viene sottolineata dai disegni di Kirby, il quale utilizza tutta la sua maestria: e così abbiamo stupendi primi piani in cui la maschera del villain prende letteralmente vita, con occhi accecati dal potere soprattutto quando questi utilizza il Cubo Cosmico.
Come contraltare abbiamo il volto fisso e determinato di Capitan America, quasi sopraffatto dal potere che ha davanti, ma mai arrendevole e sempre pronto a un ultimo gesto che ne sottolinea fortemente il carattere denso di speranza, come l'ultima vignetta in cui guarda il mare che ha inghiottito il Teschio e il terribile potere del Cubo Cosmico.

La morte del Teschio Rosso

Scritta da J.M. De Matteis e disegnata da Paul Neary, questa saga, originariamente pubblicata su Captain America 295-300 (agosto-dicembre 1984, da noi su Capitan America e i Vendicatori 38-42 della Star dasendeComics) è una delle opere migliori dello sceneggiatore sulla testata che scrisse per 34 numeri, soprattutto perché è da sempre considerata, a ragione, un'analisi definitiva e completa della nemesi principale della leggenda vivente, ovvero il Teschio Rosso.
Come nelle migliori opere teatrali, De Matteis dispone tutta una serie di personaggi costruendo un incubo psicologico agghiacciante, dove realtà e fantasia si confondono grazie allo spietato gioco del Teschio, spalleggiato in questa saga da Madre Superiora e dal Barone Zemo.
Tra giochi mentali, illusioni e una realtà in cui i migliori amici di Cap, in maniera principale Arnie Roth, ma anche Nomad e Bernie, vengono utilizzati come marionette, si dispiega uno scontro finale che vede fronteggiarsi definitivamente due uomini, uno dei quali ormai prossimo alla morte, convinto di dover trascinare nel suo fato colui che ha sempre sventato i suoi piani, e che ha sempre ritenuto portatore di un sogno e di una speranza che gli aborrisce.
Attraverso le bellissime tavole di Paul Neary, che trasudano in ogni vignetta la ricerca, da parte dei protagonisti, di una via d'uscita, assistiamo alla lotta finale tra Steve Rogers e Johann Schmidt, un duello fatto non solo di pugni ma anche di parole, in cui due uomini vanno oltre i rispettivi alter ego, e si smascherano uno davanti all'altro fino all'inevitabile finale, in cui non solo uno dei due viene seppellito, ma anche il passato viene definitivamente sepolto.     

Teatro di guerra

c02f42b12a05ff1b0c5d6b6ccc504753Tra i più recenti volumi pubblicati da Panini Comics e dedicati al personaggio, Teatro di guerra raccoglie al suo interno alcuni racconti di guerra ambientati in epoche diverse, dal secondo conflitto mondiale alla Guerra del Golfo, in cui la figura di Capitan America gioca un ruolo centrale ma non da vero protagonista, dato che gli interpreti principali sono uomini differenti che in un modo o nell'altro hanno lasciato un ricordo indelebile in Steve Rogers.
Pagina dopo pagina, lo sceneggiatore Paul Jenkins, coadiuvato da una squadra di disegnatori formata da Gary Erskine, John McCrea, Fernando Blanco ed Elia Bonetti, ci trasporta in diversi momenti della storia recente, e non solo: sulle spiagge della Normandia dove ci mostra gli ultimi istanti coraggiosi di un pessimo soldato, sui campi di battaglia del fronte tedesco dove la distinzione tra amici e nemici non cancella la solidarietà tra esseri umani, nel deserto dell'Iraq e in un ospedale di veterani in cui un uomo si rimette fisicamente e mentalmente in piedi, per finire con un racconto in cui la figura di Capitan America rimane sullo sfondo, attorniata da conflitti ed eventi (come la tragedia dell'11 settembre 2001) in cui a essere protagonisti sono ombre sconosciute di uomini anonimi e coraggiosi.

La morte del sogno

cap_sognoIl personaggio di Capitan America, se escludiamo le sue avventure durante la II Guerra Mondiale, ha sempre avuto più fortuna editoriale come membro dei Vendicatori che come eroe in solitaria; nel 2005 questa consuetudine si interrompe con l'arrivo di Ed Brubaker, talentuoso scrittore che riesce a infondergli nuova linfa vitale immergendolo in missioni dai toni e dalla narrazione moderni, ma con rimandi al passato che riprendono eventi e personaggi direttamente dai suoi primi anni di carriera. La trovata più accattivante è la presentazione del Soldato d'Inverno, personaggio scomparso da anni reintrodotto con un riuscitissimo colpo di scena. I disegni e la colorazione sono altrettanto affascinanti, capaci di donare un'atmosfera noir alle storie davvero caratteristica anche nelle sequenze più movimentate.
L'elegante omnibus consente di godersi l'intero ciclo di storie, lettura adatta anche ad un neofita che volesse avvicinarsi a Capitan America, grazie ai flashback che chiariscono ogni elemento necessario per comprendere le vicende nel presente. L'unico appunto che si può muovere è la brusca virata, abbastanza innaturale, che la trama compie negli ultimi episodi, necessaria per allinearsi agli eventi che il personaggio attraversa durante e dopo il cross-over Civil War.

Ultimates 29

ultimates_29Sapevamo che sarebbe successo. Tutte le storie, soprattutto le più belle, per forza un giorno finiscono. A malincuore con questo albo termina il ciclo di Mark Millar e Brian Hitch su Ultimates.
Uno scontro fratricida dai toni epici e dai ritmi serrati conclude l'avventura del duo britannico sulla serie Marvel più riuscita degli ultimi anni.
Millar ci offre un’ultima avventura avvincente e dalle molteplici valenze: da un lato traspare la sua interpretazione dell'eroe, a volte cinico e brutale, pronto a far valere la sua forza con ferocia, lontano anni luce dallo stereotipo del campione senza macchia; dall'altro invece, è possibile scorgere un richiamo romantico e ammirato alle avventure classiche di Stan Lee e Jack Kirby. L'autore scozzese difatti, ben conscio del fatto che i suoi Ultimates sono la serie di riferimento che ha definito i confini e dettato i tempi dell'universo Ultimate, come all'epoca fecero i lavori di Kirby e Lee per l'universo Marvel classico, dedica loro la sua storia quasi volesse rendere omaggio a coloro che lo hanno ispirato.
La conclusione delle sue trame sembra quasi assottigliare le differenze tra i due universi, come ad indicare che la fine di questo ciclo è probabilmente un inizio, l'inizio di una nuova era per l'universo Ultimate. Diverso e più fresco, ma allo stesso tempo così dannatamente simile all'universo Marvel classico, il mondo Ultimate sembra pronto a ripercorrerne le gesta e i successi.
Assieme a quella di Millar termina anche l'avventura di Hitch, per il quale vale qualche rimprovero. Forse per colpa delle scadenze imminenti (di certo non una novità però…), l'abituale tratto morbido ed espressivo di Hitch appare frettoloso ed impreciso, soprattutto nelle prime pagine in cui la cura di alcuni particolari è un po’ superficiale. Per fortuna però con il passare delle pagine il disegnatore britannico sembra ritrovarsi, riuscendo ad entrare in ritmo con la storia e a tornare su livelli qualitativi più consoni alle sue capacità. I particolari si fanno più puliti e l'espressività dei personaggi migliora sensibilmente, riuscendo così a regalarci un degno finale per un fumetto che lo meritava davvero.
Si è chiusa un’era, e nonostante tutto si è chiusa alla grande.

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