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Craig Thompson

Sul finire degli anni Novanta il fumetto indipendente americano vede una fioritura di autori il cui lavoro, smarcato da quello delle major supereroistiche, prende le distanze anche dalla produzione di genere per concentrarsi principalmente su una narrazione di taglio personalista. In un Paese che si sente ancora forte e troppo sicuro di sé, alcuni giovani artisti (tra i quali ricordiamo, ad esempio, Adrian Tomine e Paul Hornschemeier, per l’attenzione che ripongono nel raccontare un quotidiano conflittuale e angoscioso) decidono di rivolgere l’attenzione dell’indagine verso se stessi, con una produzione autobiografica particolare, per cui avvenimenti realmente vissuti si mescolano tra loro e si fondono con elementi di finzione.
Tra questi troviamo Craig Thompson che, nato a Traverse City, nel Michigan, e cresciuto in una piccola cittadina, ha raggiunto l’olimpo del fumetto a due sole pubblicazioni dall’esordio, anche se, praticamente, si può dire che il solo secondo libro sia stato sufficiente a fargli raggiungere l’apice della fama.
Terminato Good-Bye, Chunky Rice, storia d’esordio premiata con un Harvey e candidato a un Ignatz, Thompson concentra le proprie energie nel titanico Blankets, graphic novel di formazione  a sfondo sentimentale ma non solo, le cui seicento pagine circa impegneranno l’autore per tre anni e mezzo. Pubblicato nel 2003, Blankets è subito un successo di pubblico e di critica, tradotto in 14 lingue e premiato con due Eisner, tre Harvey e due Ignatz.

Se con Chunky Rice Thompson aveva dimostrato una buona padronanza del linguaggio fumettistico e uno stile personale e vivace, ma ancora seminale e legato a doppia mandata con le suggestioni cartoonifiche dell’infanzia, è sulle pagine di Blankets che il suo stile esplode in tutta la sua potenza e suggestività. Laddove Hornschemeier e Tomine fanno della semplicità e dei suoi limiti il loro punto di forza, Thompson spinge al massimo il proprio lavoro sul segno: la cornice realistica e lo sfondo autobiografico non gli impediscono, infatti, di osare, abbandonando sempre di più la semplicità grafica e abbracciando una grande ricchezza segnica. Addentrandosi nella lettura è poi possibile notare come questa ricerca della complessità abbracci non solo il tratto ma, gradualmente, anche la costruzione della tavola e la sua stessa concezione: Thompson ne deforma le pareti, le annulla, usa i corpi come closure e arriva a creare tavole cariche di significato e di emotività, siano esse composte da una fitta tessitura di linee o, al contrario, grandi spazi bianchi con una o due figure in un angolo. Durante una vecchia intervista, rilasciata nel 2004 al sito Bookslut, l’autore ha poi indicato i suoi primi stimoli effettivi verso il mondo del fumetto a partire da opere come Bone, di Jeff Smith, e Madman di Mike Allred; considerando questo risultano così evidenti le linee guida su cui Thompson imposta la propria evoluzione grafica.

Sia Good-Bye, Chunky Rice che Blankets sono racconti di formazione che partono da una base autobiografica rielaborata, per raccontare momenti e sensazioni che possono essere proprie di chiunque. L’abbandono della solidità famigliare, seppur con le sue costrizioni ed imposizioni, la fuga di questi spauriti topi di campagna (benché tecnicamente Chunky Rice sia una tartaruga e il topo sia il suo amico d’infanzia) verso una realtà più grande, verso i propri sogni e (nel caso di Blankets) verso un primo amore che non si sa bene poi come gestire. Proprio come decise di fare l’autore nel 1997, abbandonando il Michigan alla volta di Portland, nell’Oregon, proprio come racconta nelle ultime battute di Blankets.

Dalla pubblicazione di Blankets sono passati sette anni, periodo nel quale Craig Thompson ha pubblicato il solo Carnet de Voyage, un diario di viaggio illustrato che l’autore preferisce considerare un side-project piuttosto che un vero e proprio nuovo libro. In questi anni l’autore ha lavorato alla realizzazione del nuovo graphic novel, Habibi, un altro volume mastodontico (circa settecento pagine) la cui uscita è prevista per l’anno a venire.


Opere di Craig Thompson
Goody-Bye, Chunky Rice (1999), pubblicato in Italia da Black Velvet come Addio Chunky Rice;
Bible Doodles (2000) – mini-comic inedido in Italia;
Doot Doot Garden (2001) – mini-comic inedido in Italia;
Blankets (2003), pubblicato in Italia prima da Coconino Press e  recentemente ripubblicato da Rizzoli Lizard in edizione cartonata;
Carnet de Voyage (2004), pubblicato in Italia da Coconino Press come Carnet di viaggio;
Habibi (previsto per il 2011).

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