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Topolino 3000: intervista a Teresa Radice e Stefano Turconi

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radiceturconiTeresa Radice e Stefano Turconi sono una coppia artistica e nella vita. Le sceneggiature della Radice e i disegni di Turconi riescono a creare un'atmosferma davvero unica e particolare che sfiora, in molti casi, la poesia. Particolarmente degna di nota la saga di "Pippo Reporter" ambientata negli anni '30. Fra le loro storie più celebri: "Pippo Reporter: Dieci piccoli caimani", "Macchia Nera e la vacanza... a scacchi" e "Topolino e il Grande Mare di Sabbia". Per Topolino 3000 hanno realizzato la storia Qui, Quo, Qua e le prelibatezze a km 3000.

Diamo un benvenuto a Teresa Radice e Stefano Turconi sulle pagine di Comicus.

Teresa & Stefano: Grazie di averci invitati qui!

La prima domanda che vi poniamo è rivolta al lettore prima che all'autore. Che ruolo ha avuto Topolino nella vostra vita e quale è il vostro primo ricordo legato alla testata?

Teresa: Come mi è capitato di raccontare qualche giorno fa su un forum di appassionati Disney, ricordo un'enorme cassapanca, a casa del nonno, piena zeppa di Topi e Alan Ford del mio folle e irresistibile zio biondo giramondo. Pomeriggi passati a pescare storie e inventare nuove svolte e nuovi finali. Ricordo anche le domeniche di me più piccina, dall'altra nonna: disegni a mille, con balloon vuoti nei quali lei, sotto dettatura, scriveva le battute che avevo in mente. Quaderni e quaderni e quaderni. E poi ricordo me, poco più grande, che ritagliavo quei personaggi dalle pagine del Topo, o li disegnavo maldestramente, per poi riempire i balloon da sola. Storie senza senso, senza finale. Embrioni di storie. Topolino mi ha tenuto compagnia crescendo, spesso ha riempito i buchi delle mie solitudini da figlia unica, è stato compagno di mille e mille avventure immaginate, prima ancora che io potessi lontanamente pensare che un giorno proprio questo sarebbe diventato il mio “lavoro”. A quel nonno che mi leggeva storie su storie (non solo a fumetti) con “vocine e vocione”, e a quella nonna che completava le mie prime creazioni… devo il mio insopprimibile bisogno di narrare. A quell’irresistibilmente folle zio biondo e giramondo devo l’innamoramento per il fumetto e Topolino.

Stefano: La mia prima reminescenza “topesca” è difficile da identificare, ricordo una storia “scozzese” su un Topolino sgualcito letta e riletta sotto l’ombrellone (non ricordo né titolo né trama, solo un castello abitato da fantasmi e un vecchio in kilt che parlava come Brancaleone, probabilmente un parente di zio Paperone) e ricordo pomeriggi, a casa dei nonni, a ricopiare personaggi sul retro di fogli pieni di scritte e calcoli astrusi  che mio padre ingegnere mi portava dal lavoro. Come molti ho imparato a leggere (e a disegnare, nel mio caso) con Topolino, anche se il merito va equamente diviso con Asterix, altro “grande piccoletto” dalla vita lunga cui sono altrettanto affezionato. Mia madre ha conservato per anni, nel portafoglio, due miei disegni fatti all’età di 3 anni (anche se, ogni volta che lo racconta, l’età si abbassa): in uno ci sono Topolino e Pippo, evidentemente era destino… 

Se doveste sceglierne solo una, quali fra le tante storie pubblicate in questi 3000 numeri è particolarmente importante per voi?

Teresa: Domanda difficilissima. Ricordo quanto mi appassionassero “Le Storie d’America” di Pezzin e De Vita, e “Le storie della Baia”, per quell’atmosfera da bettola fumosa (fumosa di zuppa, eh) e viavai portuale, che poi altro non è se non un continuo intrecciarsi di storie. Adoravo Azimuth. E poi “Casablanca” di Cavazzano. Insomma, avventure che mi portassero in luoghi o tempi lontani. Non fatemene scegliere una: sarebbe far torto a tutte le emozioni che mi hanno regalato le altre. Se dovessi invece citare una storia “nostra”, direi senza dubbio “Topolino e il Grande Mare di Sabbia”, alla quale siamo affezionati perché racconta tanto del nostro amore per i viaggi insoliti e il dono degli incontri inaspettati.

Stefano: Per me un ex-equo: “Casablanca” di Cavazzano e “Guerra e Pace” di Carpi, tra queste due proprio non saprei scegliere! Le ho lette e rilette per anni, dentro c’è tutto: la narrazione, la comicità, il cinismo, i sentimenti, la recitazione, il gusto per la documentazione, la sintesi. Credo che tutto il mio modo di fare fumetto, tutto quello che cerco di realizzare con questo lavoro,  venga da lì. Per me sono due capolavori assoluti.

Che differenze trovate nel Topolino di oggi rispetto al passato e perché credete che sia ancora così popolare?

Teresa & Stefano: Forse è giusto che ognuno abbia particolarmente a cuore il Topo di quando era ragazzino, le storie che lo hanno cullato, trascinato altrove, fatto ridere e commuovere e pensare. Noi crediamo, comunque, che il Topo di oggi goda di ottima salute, abbia scelto intriganti strade da percorrere e bei modi di raccontare. Crediamo anche che parte del suo successo sia dovuto alle “cose belle” che il Topo porta con sé da decine di anni: è un inno all’amicizia, alla collaborazione, alla condivisione, allo stare insieme, a non lasciarsi abbattere dai momenti no, all’ottimismo e al sorriso che sdrammatizza.

Parliamo del vostro lavoro. Ricordate la vostra prima storia su Topolino? Cosa ci potete dire a riguardo?

Teresa: La mia prima storia fu “Zio Paperone e l’emù di sangue blu”, uscita in edicola il 30 giugno del 2003, il giorno prima del mio compleanno, e disegnata in modo esilarante da Enrico Faccini. Si trattava dell’evoluzione di un soggetto scritto in Accademia Disney durante il corso con l’impareggiabile Alessandro Sisti; scritta e riscritta e riscritta non so più quante volte (nell’originale l’animale era uno gnu!), perché ad ogni nuovo NO di Sisti, io ribattevo con una versione rimaneggiata: fu una specie di divertente ed istruttiva gara all’ultimo colpo di… penna, che mi preparava a quella che sarebbe poi stata la “vita da sceneggiatore”, con tanti “stop”, “ripassa dal via”, “indietro di tre caselle”… che non devono spaventare, ma fanno parte della salita e rendono ancor più gradevoli i momenti di panorama mozzafiato.

Stefano: Ricordo una riunione con, da una parte, la redazione di Topolino al completo, abiti scuri e facce serie, dall’altra parte, gli allievi del corso di disegno appena terminato, abiti scuri e mani sudate. In mezzo, Alessandro Barbucci, grande disegnatore e grande insegnante, che con pazienza ci aveva traghettati fin lì. A ognuno fu affidata una storia breve. A me toccò “Zio Paperone e la Febbre da Brevetto” di Augusto Macchetto: le mie prime 5 pagine! Ci misi ovviamente una vita a finirle, ma alla fine uscirono indenni dallo sguardo attento e sornione di Ezio Sisto, pipa in bocca e battute taglienti; furono inchiostrate da Roberta Zanotta (anche per lei la prima storia, collaboriamo da allora) e uscirono sul Topo il 18 novembre del 1997. Non ricordo quante copie ne comprai…

Riguardo alla vostra storia su Topolino 3000, Qui, Quo, Qua e le prelibatezze a km 3000, come è nata e come si è sviluppata questa idea?

Teresa & Stefano: A differenza di quanto avviene di solito (ci piacerebbe raccontare una certa storia, la buttiamo giù con eventuali schizzi di nuovi personaggi e ambienti e la presentiamo in redazione, che l’approva o meno), la storia per il Topo 3000 è stata frutto di una precisissima richiesta della redazione, che desiderava “un’avventura di 20 tavole a tema ecologico-culinario, con protagonisti i nipotini e Nonna Papera ed antagonista Rockerduck… e, ovviamente, un 3000 da qualche parte”. Partendo da questi “paletti”, ci siamo lasciati ispirare dai prodotti a km zero, abbiamo immaginato come potessero essere quelli a km 3000 e… la storia ha cominciato a prendere forma: ci bastava cercare un luogo a più o meno 3000 km da Paperopoli per mettere alla prova l’idea, così abbiamo spedito Qui in Alaska. L’incontro tra diversità è una cosa che ci affascina da sempre e ne abbiamo fatto il motore dell’avventura.

pippo01Una delle saghe più belle del Topolino degli ultimi anni è Pippo Reporter, in cui vediamo Pippo, Minni ed una serie di ottimi comprimari muoversi in una magnifica ambientazione anni '30. Come è nata e come si è sviluppata questa idea? Sono previsti altri episodi della saga per il futuro?
(Potete ammirare un po' di studi di "Pippo reporter" nella gallery in basso, ndr.)

Teresa & Stefano: L’idea di Pippo Reporter è nata “dalle ceneri di Wondercity”, un progetto anni’30 extra-Disney di Stefano (disegni) e Giovanni Gualdoni (testi), che non era stato particolarmente fortunato (6 episodi lunghi pubblicati in Italia da Freebooks, solo i primi quattro usciti in Francia per Soleil). Stefano si era tuffato in un mare di documentazione anni’30, e aveva ancora voglia di raccontare molto con quelle immagini e quelle atmosfere nella testa e sulle dita. L’incontro tra quella esigenza e la visione di “Colazione da Tiffany” (che è di tutt’altra epoca, ma ci ispirò la strampalata amicizia tra Pippo e Minni e la presenza-assenza di Topolino) accese la scintilla del progetto. Si trattava di un’operazione insolita, perché Pippo Reporter è un progetto interamente pensato e disegnato da due sole persone, e poi così proposto alla redazione, senza alcun input iniziale da parte di quest’ultima. A Gianfranco Cordara piacque molto… e l’avventura ebbe inizio, con i primi tre episodi. Seguirono altri due gruppi di “episodi da tre”, quindi tre avventure “singole”, ma la scelta di pubblicare gli episodi di fila o “staccati” dipendeva esclusivamente dai tempi di lavorazione, perché in realtà ogni storia di Pippo Reporter può essere letta singolarmente, basta avere un minimo di familiarità coi nuovi personaggi e l’ambientazione (anche se, effettivamente, la lettura di tutti gli episodi in ordine permette di godersi meglio alcuni aspetti della continuity). Stiamo attualmente lavorando alle ultime tre storie della serie, che dunque consterà alla fine di 15 avventure. Fin dal suo concepimento, “Pippo Reporter” è stata pensata come serie di storie che avrebbe avuto una conclusione e non, dunque, come “saga aperta”.

Attualmente a cosa state lavorando? Vi rivedremo presto su Topolino?

Teresa & Stefano: Stiamo lavorando, come anticipato, agli episodi 13, 14 e 15 di Pippo Reporter, che Stefano, presumibilmente, comincerà a disegnare in autunno. Abbiamo in cantiere anche un “Musical a fumetti” con i topi protagonisti e un’atmosfera “esotica”, che verrà invece disegnato quest’estate. Un nostro contributo al tema “bullismo”, sempre con le chine dell’eccellente Roberta Zanotta, è pronto per la pubblicazione. C’è poi una miniserie in cinque episodi, con protagonista un insolito trio di paperi, pronta per essere sceneggiata… ma ci vorrà ancora qualche mese. Tutto questo per quanto riguarda il mondo Disney.
Extra-Disney, stiamo terminando il lavoro alla nostra prima graphic novel per ragazzi, “Viola Giramondo”, 120 tavole a colori (soggetto e sceneggiatura della Tere; disegni, colore e lettering di Ste), che uscirà a Lucca Comics di quest’anno per i Tipitondi di Tunuè (chi fosse curioso, può andare a sbirciare tavole e schizzi in anteprima sul nostro blog, LA CASA SENZA NORD  http://stefanoturconi.blogspot.it). E poi… abbiamo più progetti che cassetti, e un’insana dose di ottimismo :)!

Ringraziamo Teresa Radice e Stefano Turconi per la loro disponibilità.

Teresa & Stefano: Grazie a voi della curiosità e dell’attenzione! A presto!

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