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di Carlo Coratelli

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A circa 40 anni dalla sua creazione a opera di Stan Lee e Jack Kirby, dopo essere stato protagonista di una famosa serie televisiva entrata nell'immaginario collettivo, finalmente il Golia Verde sbarca sul grande schermo in un kolossal denso di effetti speciali diretto da un grande autore, Ang Lee, composto da un cast di prim'ordine, e
con una sfida da vincere, trasformare un mostro verde alto 5 metri in una creatura vera, dotata di sentimenti, tra i quali primeggia una rabbia e una forza distruttiva.
18 mesi di lavorazione, circa 178 tra disegnatori e tecnici della Industrial Light and Magic di Lucas e un regista da Oscar di nome Ang Lee, questi sono gli ingredienti che la Universal Pictures ha usato per far letteralmente irrompere sugli schermi il personaggio più famoso e più complesso della scuderia Marvel, quell'incredibile Hulk che, se fino a poco tempo fa era ricordato nell'immaginario collettivo con le fattezze di Lou Ferrigno, ora rivive, in tutta la sua possenza, grazie alle nuove tecniche digitali della Computer Grafica, in quella che si
annuncia come una sorta di sfida a distanza con un'altra creatura digitale recentemente apparsa sugli schermi, Gollum de "Il signore degli anelli".Ma fin da subito, quando la Universal dichiarò che il regista asiatico avrebbe realizzato l'adattamento per il grande schermo del golia verde, era chiaro che il nome di Ang Lee voleva dire
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innanzitutto cinema di qualità e la capacità di raccontare quello che sarebbe stato non solo un kolossal denso di effetti speciali, ma soprattutto un dramma psicologico, la storia di un uomo in perenne lotta contro se stesso e le sue emozioni, sentimenti che alla fine appariranno come l'unico, vero effetto speciale della pellicola.Nonostante la severa blindatura imposta dalla produzione alla trama, i primi trailer e le immagini circolate su internet hanno fatto intuire ai fedelissimi la fortissima attenzione del regista taiwanese alle storie più significative del personaggio, soprattutto all'ormai classico e storico ciclo realizzato dallo sceneggiatore Peter David in cui veniva rivelato uno dei segreti più oscuri nella vita del timido scienziato Bruce Banner, quello di un padre autoritario e dispotico, vera causa scatenante della nascita dell'alter ego bestiale di Banner e ricettacolo di una violenza per tanti anni sopita e infine esplosa.
Per riversare sullo schermo queste emozioni, figlie dell'animo turbolento dello scienziato Bruce Banner, e costruire sullo schermo una pellicola il più vicino

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possibile a quella che il regista ha considerato una tragedia greca , la Universal non ha voluto una star di prima grandezza, optando invece per un attore misconosciuto e ormai emergente come il 33enne australiano Eric Bana, recentemente apparso in pellicole come "Black Hawk Down" di Ridley Scott e che ora, dopo una ricerca da parte

della Universal durata otto mesi, è pronto a ricoprire sullo schermo il ruolo non facile di un uomo dilaniato dalle proprie insicurezze, costretto a convivere con la furia distruttiva di un essere pronto a trascinarlo in un vortice di follia pura. Accanto a Banner, la dolce figura di Betty Ross, interpretata dall'attrice premio Oscar Jennifer Connelly, non al suo primo film ispirato a un personaggio dei fumetti (era anche nel divertente, ma flop ai botteghini, "Rocketeer" di Joe Johnston) e che in "Hulk" avrà il ruolo non solo dell'amata del protagonista, ma anche quello, ancora più importante, di appiglio alla normalità per lo scienziato, di donna forte in lotta contro tutti per la salvezza dell'uomo che ama, unica speranza in un film dove Hulk verrà braccato costantemente dai militari e