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Francesco Diana

Francesco Diana

Barba di perle

“Ci sono cose da maschio e cose da femmina! In breve… o porti la barba… o porti le perle.” Questa è la frase chiave per capire Barba di perle, graphic novel scritto e disegnato da Flavia Biondi.

La storia ha come protagonista Santo, un giovane ragazzo che cerca in tutti i modi di tenere nascosto a se stesso e agli altri la sua omosessualità. All’inizio dell’episodio Santo si cela dietro l’apparenza di una finta “normalità”, si confonde tra la gente e si vede come una persona quasi insignificante per gli altri. In cuor suo però sa di nascondere la sua vera natura e questa mistificazione verso se stesso lo tormenta e logora. Grazie all’amore del suo compagno e all’incontro con un altro omosessuale, Mara, riuscirà a rompere il bozzolo delle sue paure e a vivere una vita nuova, fatta di un amore alla luce del sole.

Obiettivo dell’autrice è quello di portare agli occhi di tutti l’immensa crudeltà che un omossessuale è costretto a subire dal resto del mondo, la fatica psicologica che queste persone devono compiere per farsi accettare e, soprattutto, per accettarsi, vivere in armonia con se stessi, essere felici. La Biondi ottempera a quest’obiettivo utilizzando nella sceneggiatura un linguaggio narrativo molto introspettivo, alternato alla descrizione degli avvenimenti chiave che generano nel protagonista le reazioni di rifiuto, paura, rabbia ma anche gioia, felicità, amore; tutti quei sentimenti di cui Barba di perle è ricco e che trapelano dalla sua lettura.

Anche dal punto di vista grafico questo fumetto ha molti punti di forza. Il lavoro è stato sviluppato dall’autrice sulla base di quattro tavole, altresì inserite nel monografico, che hanno vinto il concorso Komikazen 2011. L’intera opera si distingue per la morbidezza e spiccata personalità del tratto stilistico, che risulta pulito e minuzioso. Per dare supporto agli obiettivi narrativi prefissati, gli sfondi, per lo più, sono assenti dalle tavole: al centro di tutto c’è Santo e la sua storia. Nonostante questo però non viene trascurata nemmeno la scelta  dell’ambientazione e il suo uso: Firenze, luogo in cui tutte le vicende si svolgono,  è l’unica cornice scenografica che ha la capacità di riflettere visivamente le emozioni che la storia di Santo vuole trasmettere.  La città gigliata non è un ambientazione casuale dei fatti, ma se non si fossero scelte le stradine del suo centro storico, le viste sul mercato vecchio, gli affacci sull’Arno, si sarebbe persa l’opportunità di creare un ambiente accogliente e rassicurante sia per il protagonista che per il lettore. Firenze, i suoi luoghi e il suo panorama appartengono sicuramente all’immaginario collettivo italiano, non è difficile ritenerlo un luogo familiare ed è sicuramente più facile immedesimarsi nelle dinamiche di un posto di cui si sente l’appartenenza. I fattori ambientali dunque sono stati sapientemente sfruttati dalla Biondi e sono serviti a creare quella base solida e rassicurante su cui il protagonista della storia è riuscito ad appoggiarsi anche nei momenti più cupi e demoralizzanti.   

La sensibilità della giovane autrice bolognese si è sposata alla perfezione con le scelte editoriali della Renbooks, casa editrice italiana che ha impostato la sua politica editoriale per accontentare le esigenze della comunità italiana GLBTQI, non rinunciando allo stesso tempo all’universalità del linguaggio del fumetto proposto, che riesce a soddisfare anche un pubblico di massa, senza etichette. Scelte editoriali come Barba di perle ne sono la prova.

Le ballate di Sclavi e Secondamarea

ballatenotteÈ recente la notizia di un nuovo lavoro di Tiziano Sclavi in collaborazione questa volta con un gruppo musicale underground italiano,  i Secondamarea .

Il gruppo e il creatore di Dylan Dog hanno deciso di realizzare una trasposizione in musica di molti componimenti scritti da Sclavi nel corso degli anni,  come ad esempio la canzone presente nel numero 74 della serie regolare di Dylan Dog,  "Il lungo addio".

L'intera opera, intitolata Ballate della notte scura,  è accompagnata da un libro ricco di illustrazioni di Max Casalini, che ha realizzato per l’occasione anche la copertina del volume in questione.

Per chi fosse interessato a recuperare il lavoro, copuò recarsi in libreria o collegarsi al sito  http://www.squilibri.it/. Nella gallery in basso potete, intanto, ascoltarne una traccia.

Il Mago di OZ

Nel già già vasto catalogo dell’italianissima casa editrice Tunué, c'è un graphic novel di David Chauvel e Enrique Fernandez, dal titolo Il Mago di OZ, che ripropone in una fedelissima e impeccabile trasposizione a fumetti il celeberrimo romanzo di L. Frank Baum, dall’omonimo titolo.

Alla trama di Baum nulla viene né aggiunto né sottratto da Chauvel che, da ottimo sceneggiatore, si limita solo a decodificare il linguaggio del romanzo e a trasportarlo in quello delle nuvole parlanti, curando una sceneggiatura aderente alle vicende raccontate nell'opera originale e allo stesso tempo credibile sotto il punto di vista del linguaggio a strisce.

Il tratto, a volte morbido e a volte spigoloso, di Fernandez è il fiore all’occhiello del volume: l’intero progetto ruota infatti intorno a questo fattore. Il disegnatore fa sfoggio di un sapiente uso dei colori, dei personaggi e dei luoghi fantastici del paese di OZ. Realizza per l’occorrenza un paesaggio stilizzato ma mai plastico e passa da scene poco descrittive, nelle quali fanno da padrone solo sfondi monocromatici, a scene di ambienti ricchi di dettagli e colori, incorniciando il tutto in una griglia grafico-narrativa complessa e articolata. Un lavoro di pazienza certosina che spiega perché, per veder concluso l’intero volume, ci siano voluti ben tre anni.
 
L’edizione italiana della Tunué non è inferiore al lavoro fatto da Chauvel & Fernandez. La nostrana casa editrice ha confezionato per l’occasione un volume di pregevole fattura su carta lucida di buona qualità  e elevata grammatura, impreziosito da una bellissima copertina su cartoncino rigido opaco e plastificato, un volume insomma voluto per durare nel tempo e per far rivivere ai lettori, ogni volta che ne avranno voglia, un tuffo in una storia che ha fatto parte dell’immaginario dell’adolescenza di tutti noi. Da recuperare soprattutto oggi, che il mondo creato da Baum è ancora sulla cresta dell'onda grazie al film Disney "Il grande e potente OZ".

L’impero delle otome 1-2

L’Impero delle Otome è  un manga di Tarajiro Kishi, edito in Italia dall’etichetta J-Pop. Entrambi gli albi finora pubblicati dalla casa editrice italiana sono una raccolta di tante storie brevi che raccontano, senza mai cadere nell’eccesso, le avventure erotico-sentimentali di giovani e moderne liceali giapponesi alle prese con le loro prime esperienze sessuali. L’intera opera però, malgrado le palesi intenzioni, non riesce ad avere un crescendo erotico e anzi registra, albo dopo albo, un morbido addolcimento dei toni, che probabilmente sarà l'atmosfera per le future pubblicazioni.

Unico segno distintivo di tutto il progetto è il tratto preciso e suggestivo di Kishi. L’autore non risparmia alcun dettaglio sulle sue studentesse, incorniciandole in vignette sempre molto strette e poco descrittive scenograficamente, in modo da far ricadere sempre e comunque l’attenzione su di loro. Solo pochi oggetti di scena vengono proposti, ma questi hanno il solo e unico scopo di aumentare il pathos della vicenda erotica raccontata.
Anche le ambientazioni sono vaghe: si riconoscono solo luoghi comuni come aule scolastiche, biblioteche, palestre e linee metropolitane, tutti scenari propri dei costrutti del genere hentai che hanno il compito di preparare il lettore alle avventure che leggerà. 
Un lavoro grafico quello di Kishi che diventa l'unico fattore capace di valorizzare il fumetto e sollevarlo da una troppa leggerezza e povertà narrativa dei dialoghi e degli sviluppi delle storie (non c’è un imprevisto, un colpo di scena o altro in grado di smorzare i toni  o catturare l’attenzione durante la lettura), inoltre nessuna ragazza presentata negli albi emerge rispetto alle altre per carisma o fascino, sono tutte troppo uguali tra loro. Tirando le somme, tutti questi aspetti lasciano intravedere una staticità dell’opera eccessivamente banale per essere a lungo tollerata, con fattori che rendono il manga piatto e mediocre, adatto solamente a una lettura di svago ristretta a un pubblico di nicchia.

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