MARVELIT presenta:

Di Vick Sebastian Shaw e Lucky

#1 – Again on the road

 

 

 

 

Lemuria.

Nella città sotterranea, tra le guglie e i bastioni, in uno sperduto vecchio magazzino, Arcadia De Ville ed il suo amico e protettore Ulisse Dragonblood, sono nascosti da mesi. Furtivamente il deviante esce col favore delle tenebre per recuperare qualcosa da mangiare, la ragazza, invece, lo segue da dietro le finestre polverose finché non lo vede scomparire nella notte. La squadra di mercenari della Fondazione Damocle li perseguita ancora. Dopo che la strega mutante, Selene, e i ragazzi di X-FORCE hanno sventato il piano di Odisseo Indigo, i membri della Spada hanno ripreso le ricerche della giovane Arcadia che sembra essere rimasta, per loro, l’unica risorsa per portare a termine i folli piani del loro padrone. La ragazza s’è ripresa lentamente dalla strana avventura capitatale quando, mesi fa, un personaggio immaginario della sua infanzia aveva cercato aprire un collegamento tra tutte le realtà. Adesso sta lentamente riprendendo quel poco controllo che aveva sui suoi poteri, grazie anche all’aiuto degli insegnamenti di Ulisse.

Per le strade della città dei devianti, il fratello di Indigo sta tornando dalla sua protetta quando viene sorpreso dalla navicella della Spada che comincia a seguirlo e a sparargli raffiche di raggi stordenti. Con balzi degni di un canguro, Ulisse schiva ogni colpo finché non giunge nei pressi del magazzino in cui lo aspetta l’umana.

#Fratello smettila di scappare e consegnaci la ragazza! Non hai più scampo!# Annuncia una voce metallicamente distorta proveniente dal velivolo. Il gigante verde si gira verso la navetta  solleva il pugno destro e, successivamente, il dito medio, dopo di che si rimette a correre verso il deposito. Arcadia spalanca la porta per far entrare Ulisse che affannato le dice: -Presto, dobbiamo andarcene da qui!-.

 

Cumberland, Kentucky.

-Arrivederci e grazie.- saluta con forzata cordialità Sam chiudendo la porta dietro ai due uomini vestiti di scuro, l'espressione del suo viso lascia emergere con distinta chiarezza il suo stato d'animo provato dagli ultimi avvenimenti; le carte e i certificati per la valutazione della tenuta sono ancora sparse sul tavolo della cucina, come a testimoniare le dolorose trattative che il ragazzo sta affrontando. Sam prende una sedia e svogliatamente si siede ricominciando a controllare i fogli, le cifre, le clausole, un lavoro che ultimamente ha cominciato a detestare. L'acqua sul fuoco comincia a bollire e dal bricco esce un acuto e insistente fischio.
-Saaaam spegni il fornello!- il ragazzo alza svogliatamente la testa dalle sue scartoffie e si sporge all'indietro girando la manopola del gas mentre Tabitha entra di corsa nella stanza a piedi nudi e con i capelli che le gocciolano ancora sulle spalle.
Con naturalezza la ragazza prende la cuccuma versando il caffè appena preparato, poi si guarda intorno circospetta.
-Se ne sono andati?- dice prendendo in mano una tazza e appoggiando quella libera affettuosamente sulla spalla di Sam.
-Già…- risponde lui abbattuto appoggiando la testa su un braccio e riprendendo i suoi esami -Da una prima valutazione sembra che questa agenzia faccia un’offerta migliore…- borbotta il ragazzo fingendosi entusiasta della scoperta
-Sam…- lo interrompe Tabitha apprensiva e sedendosi a fianco -come stai..? A me puoi dirlo- domanda preoccupata la ragazza vedendo l'amico in evidente difficoltà.
-Sto bene, devo pensare a mamma e ai miei fratelli, devo pensare a guadagnare più soldi possibili dalla vendita per trovare una buona casa a Lexington… Sono solo un po' stanco- risponde lui ostinandosi a nascondere un malumore anche troppo evidente.
”Non è cambiato affatto.” pensa Tabitha stringendogli premurosamente la mano sull'avambraccio per fargli coraggio “Continua a nascondere le sue preoccupazioni cercando di proteggere gli amici dai suoi problemi” la ragazza scuote la testa e lo guarda poco convinta.
-Sam, a chi vuoi darla a bere, si vede lontano un miglio che sei a terra…- lo accusa con un amichevole pugnetto sulla tempia, per poi stringergli di nuovo le spalle cercando di confortarlo, forse un po' impacciata da quella situazione tanto intima che si era andata a creare; dopotutto lei e Samuel erano stati innamorati per tanto tempo e lei era, in quel momento, la persona più giusta e la più sbagliata per consolarlo -…so quanto ti addolori vendere la fattoria…-
Il ragazzo si volta verso di lei sorridendole rassicurato e le prende una mano stringendola con energia.
-È davvero così evidente?- scherza socchiudendo gli occhi in una risata quasi spontanea
-…Davvero- conferma lei sciogliendosi un po' dall'imbarazzo e appoggiandogli la testa su una spalla.
Nella testa dei due ragazzi si affacciano tanti ricordi, tanti momenti passati assieme a coccolarsi come stanno facendo ora, a consolarsi l'un l’altro come forse mai nessuno sarebbe riuscito di nuovo a fare, c'è qualcosa nell'aria assieme all'odore del caffè raffreddato, ed entrambi i ragazzi riescono a percepirlo, una sensazione che riporta indietro nel tempo a certi baci e tenerezze mai dimenticati.
Tabitha, ancora accoccolata sulla spalla di Sam, con le braccia intorno al collo alza timidamente la testa trovandosi di fronte il viso di lui, fermo a guardarla da chissà quanto, gli sfavillanti occhi celesti, i capelli biondo grano.
-Tabitha…- il nome risuona tra le sue labbra come una carezza mentre la ragazza chiude gli occhi assaporando un momento che entrambi, senza accorgersene, aspettavano da tempo. Ma il loro istante di felicità non dura a lungo, non appena la ragazza dai corti capelli biondi protende il collo verso l’ex fidanzato e amico di sempre un rumore sinistro e incomprensibile scuote i due dalle loro effusioni con imbarazzo e incredulità l’aria si muove frenetica nella stanza, i fogli volano a terra e in un batter d’occhio, proprio lì di fronte a loro appaiono la giovane Arcadia e il suo nerboruto compagno. Le espressioni preoccupate dei due lasciano poco all’immaginazione di Tabitha e Sam che, osservano i due inaspettati ospiti con la stessa apprensione, Ulysse, voce cupa e speranzosa si fa avanti di un passo dalla sua protetta: -Abbiamo bisogno di aiuto.-

 

Chicago, Illinois.

Tra i vicoli bui della grande città due ombre si aggirano striscianti. Intorno a loro la vita pulsa intensa in un freddo sabato sera di Febbraio. Il quartiere gay della città è il teatro entro il quale si muovono i nostri eroi. Può sembrare strano, ma sono venuti a cercare uno di loro che, da qualche mese a questa parte lavora qui.

-Jesse vai e cerca di trovare Shatterstar.- dice la donna con la pelle bianca e la macchia nera sull’occhio destro.

-Ok, ok… Ma è proprio necessario? Insomma… è un locale per checche…- risponde Aaronson alquanto seccato.

-Shatterstar è uno dei nostri e l’ultima volta che l’ho visto era stato catturato da Arcade, quindi è mio dovere cercare di capire se ha bisogno o meno di aiuto e indagare su quel che ha fatto in questi mesi.

-Va bene Dom, farò del mio meglio, anche se preferirei non entrare lì dentro da solo…

-Non credi che una donna darebbe alquanto nell’occhio in un locale “per soli uomini”?- dice ridacchiando Domino…

-Uff… Mi devi un favore, ricordalo.

Il ragazzo esce dal vicolo e si dirige verso la lunga fila fuori dal locale. Dieci minuti dopo si ritrova davanti al buttafuori, un tipo tutto muscoli vestito con un completo di pelle nera.

-Un biglietto per lo spettacolo di questa sera, grazie.

-Certo, bel cioccolatino. Questo è il biglietto e questo è il mio numero di telefono.- dice l’omone porgendogli i due fogliettini e strizzando l’occhio sinistro.

Jesse ricambia le attenzioni del buttafuori con un mezzo sorriso e poi sparisce dietro la porta del locale. All’interno le luci sono molto basse, quasi soffuse; il bancone del bar è invece molto illuminato, dei neon sono posti proprio sotto una lastra di vetro che lo ricopre. Dei divani circolari circondano delle gabbie cilindriche da cui emergono degli spogliarellisti. La disco è quasi piena. Molti al bar si girano verso di lui, i loro occhi lo squadrano quasi a volerlo spogliare. Con un visibile imbarazzo il ragazzo di colore si avvicina al bar. Il barman gli da le spalle mentre prepara un drink.

-Salve, mi scusi…- urla all’indirizzo dell’uomo cercando di sovrastare la musica.

-Io farei altro più che scusarti bel moretto.- lo interrompe un tipo vestito di pelle nera e con la testa completamente rasata.

-Sto cercando un mio amico e mi chiedevo se magari poteva essermi utile…- dice al barista ignorando i commenti del tipo pelato,

-Dammi del tu bel bimbo- gli risponde il barista girandosi. –Chi staresti cercando? Il tuo ex? Un tuo vecchio “amico”? Non sarai mica uno sbirro?

-No, sto cercando un amico di mia sorella che è scomparso da qualche mese… Si chiama Benjamin Russell. So che è stato visto da queste parti, magari sai dirmi come rintracciarlo, te ne sarei molto grato.- conclude Aaronson porgendogli una foto di Shatterstar.

L’uomo da una rapida occhiata alla foto. -Frank sostituiscimi per qualche secondo per favore- dice al suo aiutante. –Vieni con me, so perfettamente dove si trova il tuo amico.

I due s’incamminano verso un  porta rossa che da su un corridoio con le pareti di un verde pastello molto tenue e in pavimento a scacchi bianco e nero. Su questo lungo corridoio si aprivano molte porte gialle.

-Il tuo amico è dietro la porta numero 6, vuoi che ti ci porti io?- dice il barista.

-No grazie lo stesso, hai già fatto molto.

-Come vuoi, ma non sai che ti perdi…- dice e se ne va, lasciando Jesse solo nel corridoio davanti alla porta numero 6. “Chissà cosa mi aspetta qui dietro…” si chiede Bedlam e dopo un sospirone si fa coraggio e oltrepassa la soglia. Oltre l’uscio trova una stanza da letto con un grande letto matrimoniale a baldacchino. “Non sembra esserci nessuno… Bella però questa camera da letto, sembra uscita da un film ambientato alla corte del Re Sole… Anche il letto è morbido” pensa il ragazzo buttandosi un attimo sul matrimoniale. Poco dopo si avventa su di lui un ragazzo spuntato direttamente da sopra al baldacchino che si presenta dicendo:

-Benvenuto nel regno di Shatterstar, mi chiamano così perché quando faccio sesso con qualcuno riesco a far tremare anche le stelle.

-Ah… E saresti tu l’amico di Domino?!?!?!

 

Starkesboro, Massachusetts.

Rhane stamattina s’è svegliata presto, tra le braccia del suo maschio dorme divinamente. La passione tra i due cresce ogni giorno di più, in attesa di lasciarsi andare dopo le nozze i due si concedono di dormire insieme, l’una tra le braccia dell’altro. Questa mattina vuole fare un bel bagno caldo e rilassante e poi passare la giornata a divertirsi girando per Starkesboro. Qualche ora dopo passeggia con il suo Jon per le strade del paesino dirigendosi verso la biblioteca. Una volta dentro si mette a girare senza meta tra gli scaffali del reparto narrativa fino a fermarsi davanti ad un ripiano con numerose copie di “Moby Dick”. Da molto che non rileggeva quel volume quindi lo prende e lo mette sotto braccio fino ad arrivare al banco della bibliotecaria su cui un cartello reca la scritta “Cercasi aiutante.”. Una volta usciti Rhane non riesce a smettere di pensare e ripensare tra sé e sé se proporsi o meno come aiuto bibliotecaria, così decide di parlarne subito con il suo compagno.

-Un lavoro? Sei una guerriera del Popolo, il tuo lignaggio è qualcosa per il quale branchi di maschi farebbero la guerra, e tu vorresti lavorare?- le risponde.

-Jon, mettiamo una cosa in chiaro: vivendo con i miei vecchi amici, i Nuovi Mutanti, avevo praticamente disimparato a vivere come una persona della mia età. Facevo solo tre cose: studiare, combattere, e pensare ad evitare la gente comune per paura di finire fra le grinfie di qualche anti-mutante…- Incalza lei

Jon Talbain la guarda con un’espressione incuriosita.

-Mia amata, tu hai noi. Il Power Pack è branco, e dovrebbe significare qualcosa di più di…amici. E poi…- Le passa una mano artigliata sotto la gola, accarezzandola sensualmente. -Ci sono io.

Lei sospirò, mentre gli teneva la zampa fra le mani.

-Jon, non intendo fare chissà che: voglio solo potere impiegare il tempo a contatto con qualcosa che mi piaccia, qualcosa di costruttivo.

-Lavorare in biblioteca? Lì non c’è nulla da cacciare: ti annoierai.- Boriosamente di rimando…

-In orfanotrofio, erano la mia sola via d’uscita dalla realtà offerta da mio…- Dice facendo una smorfia. -Dal Reverendo Craig. Ho letto tutto il Moby Dick, lo sai? La vostra non sarà la biblioteca di New York, ma ha un sacco di libri comunque: niente male per un branco di bestie selvagge.

-Ehi!

Lei gli risponde con una linguaccia ed un occhiolino. I due iniziano a ridere gioiosamente e si dirigono verso casa.

Jon varca la porta di casa grattandosi dietro le orecchie. -Qualunque cosa ti possa fare felice fa felice anche me, lo sai. È solo che…sembri così umana quando fai così.

-Le vecchie abitudini sono dure a morire, lo sai, soprattutto quando le tieni per una vita.- Gli risponde da dolce mannara dalla pelliccia marrone.

-Morso alla gola. Mi arrendo.

Appena chiusa la porta, il telefono si mise a squillare dal salotto. Istintivamente, Rahne assume aspetto umano, ed si catapulta all’apparecchio. “Chi potrà mai essere: né Moira MacTaggart, o il Professor X, sanno ancora il mio numero telefonico…e quanto a Sir Lupus o Karnivor, la coppia alfa del Pack, non usa certo il telefono per comunicare…” pensa la ragazza.

Non senza trepidazione, Rahne solleva la cornetta. -Pronto, chi è?

La prima risposta è una cacofonia di elettrostatica che quasi la fa diventare sorda! Un attimo dopo, quella cacofonia diviene una voce…familiare… -Rahne! Rahne, sei tu? Finalmente ti ho trovata! Rahne!- Un voce dai timbri metallici, a stento umana, alterata dal panico, ma inconfondibile!

-Doug!- Per lo shock, quasi si trasforma di nuovo in lupa. -Doug! Sei proprio tu? Che succede???- Douglock, la fusione fra i defunti Douglas Ramsey e l’alieno Warlock…

L’interferenza rende erratiche le comunicazioni…è come se qualcosa nelle vicinanze di Douglock stia generando un suono di una potenza terribile.

-Rahne *skrrt* abbiamo bisogno di te! Syrin *krr* Isola di Muir. La dottoressa Mac*squawkk*…

A quel punto, la comunicazione cade definitivamente.

-Douglas!- E su quel nome, riprende l’aspetto interspecie e stritola la cornetta fino a farla a pezzi! -Jon,- Dice al licantropo che l’ascolta con le orecchie basse ed un’espressione minacciosa. -Devo andare all’Isola di Muir, devo aiutarli!- E appena ebbe pronunciate quelle parole, ne comprese il significato.

Lei è parte di un branco, i suoi compagni sono potenti. E lo stesso Jon si getterebbe nel fuoco per lei, ne è sicura…

E non ha neppure pensato di chiedergli aiuto.

Vede la delusione negli occhi del suo maschio, e se ne sente orribilmente ferita. -Jon…

-Noi siamo branco, mia Rjein, ma loro sono ancora la tua famiglia.- L’interrompe lui

-Io…

-Rahne, non posso chiederti di scegliere adesso. Ti chiedo solo di riflettere. Hai la mia benedizione, qualunque sarà la tua scelta. Vai da loro. Aiutali, come è tuo dovere fare…Ma…- A quel punto, le mette le mani sulle spalle, la fissa intensamente, con tenerezza e disperazione. -Se tornerai da noi, non potrà essere per lasciarci di nuovo.- Le dice distogliendo lo sguardo da lei.

In quel momento, Rahne Sinclair sa qual è quella decisione. Sa chi c’è nel suo futuro…

Poi si precipita in camera a fare le valige.

 

Cumberland, Kentucky.

-Ok, andremo subito a radunare i ragazzi.

-Grazie Sam, dimmi dove sono e li ripesco io con i miei poteri.

-No Arcadia, è meglio non rischiare. Dobbiamo cercare di passare inosservati. Se tu usassi i tuoi poteri Indigo ci sarebbe addosso in un attimo.- dice Cannonball riscuotendo il consenso di Ulisse.

-Sam ha ragione piccola. Useremo la nostra Cadillac per raggiungere gli altri.- dice Tabitha un po’ innervosita per essere stata interrotta sul più bello…

-Bene, partiamo subito allora. Dani è andata alla riserva dai suoi. Credo che sia meglio andare prima da lei. Le sue conoscenze potrebbero farci comodo, dopo tutto era nello S.H.I.E.L.D.

-In marcia allora.

Dopo  aver fatto fugacemente i bagagli il gruppetto sta sistemando tutto in macchina. Sam intanto da un ultimo saluto a quella che è stata la casa della sua famiglia per decenni. Non vi rimetterà più piede. È stato costretto a venderla in tutta fretta. Durante il viaggio faranno una breve sosta a Lexington per consegnare il ricavato della vendita alla madre e ai suoi fratelli. Una lacrima solca il suo viso. Tabitha gli si avvicina e lo abbraccia da dietro, poi con una mano gli accarezza il volto e asciuga i suoi occhioni blu.

  ora di andare Tab.

Sam si volta, accenna un sorriso e poi si dirige con la sua ex ragazza verso la macchina dove gli altri due compagni di viaggio li aspettano.

 

Continua nel prossimo episodio…

 

Note dell’autore:

Eccoci giunti alla fine del primo episodio di questa nuova serie mutante. Spero proprio vi sia piaciuto. Forse è un po’ breve e spero che perdoniate la lunghezza molto ridotta di questi episodi. Se volete riempirmi di insulti, consigli e commenti io sono qui per voi. Aspetto vostre notizie al mio indirizzo e-mail: vick_sebastian_shaw@yahoo.it . Ringrazio anche la bella Lucky ed il carissimo Valerio Pastore per il loro validissimo ed essenziale contributo.

Alla prossima!

 

Xiauzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz!!!

 

Vick Sebastian Shaw