GENERATION X

 

 

#13

 

Prologo.

In un luogo senza tempo.

La ragazza è esausta. I suoi vestiti sono laceri, la sua pelle ferita in più punti, la sua volontà a pezzi. Eppure con le ultime energie è riuscita a saltare, a scappare via in cerca di aiuto, ed a raggiungere quel posto. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Se le volte precedenti non aveva mai avuto problemi ad accedervi nonostante per chiunque altro fosse sigillato, adesso è così stanca che è come rifiutata da esso. Il suo tentativo di penetrarvi le viene rimandato indietro con forza tale da sbalzarla via. La direzione è quella che aveva prestabilito, ma senza più controllo sul viaggio potrebbe rischiare grosso. Potrebbe materializzarsi all’interno di un muro, o nell’oceano, o chissà dove. Chiunque altro avrebbe interrotto il viaggio, ma l’unica cosa a cui lei riesce a pensare è che i suoi compagni sono in pericolo, e per aiutarli deve recarsi dagli unici che potrebbero accettare di seguirla. Per questo, pur senza controllo, continua il suo viaggio.

 

Nello stesso tempo.

La donna sta osservando quel luogo da molto, molto tempo, studiandone le barriere in modo tale da poterle superare. Ancora però, non è riuscita a trovare niente in grado di scalfirle. Finora. Quella ragazza, quella stessa che ha appena tentato di accedervi, possiede una traccia energetica incredibilmente simile a quella delle barriere stesse. La donna ne è certa: se la ragazza fosse stata nel pieno delle sue facoltà avrebbe potuto facilmente trascenderle e superarle. Per questo nell’istante (infinito?) della sua comparsa si affretta a muovere le dita cantilenando a voce bassa, fino a far comparire sulla schiena della ragazza, marchiato con caratteri vermigli, un tatuaggio tracciante. Da ora in poi la donna potrà seguire la ragazza ovunque ella andrà. E quando i suoi piani saranno maturi, coglierà i frutti di tanta fatica.

 

Round 2!

di Sergio Gambitt

 

 

Xavier Institute.

La luna risplende luminosa sulla placida notte che sovrasta quella che probabilmente è la scuola più singolare dell’intero globo. Oltre ad avere come insegnanti i famigerati X Men, infatti, ospita tra i suoi studenti mutanti provenienti da ogni parte del mondo, ed addirittura anche un gruppo di alieni Skrull rifiutati dalla loro stessa gente per la loro diversità genetica. In tutta la sua storia l’istituto Xavier ed i suoi inquilini hanno subito molte vicissitudini a causa dell’intolleranza e della stupidità umana che teme ed odia i poteri che li rendono diversi, ma stanotte niente di tutto questo sembra turbare la tranquillità che aleggia sul campus. Stanotte, i suoi abitanti sono solo ragazzi come tanti altri.

 

1.23 PM

Apre gli occhi lentamente, con calma. Le sue braccia si muovono sotto le lenzuola, afferrandone i lembi superiori e scostandole abbastanza da poter uscire dal letto. Il suo busto si alza, le sue gambe si piegano e raggiungono le ciabatte sul pavimento. Mentre sta per alzarsi uno scricchiolio delle vecchie molle la fa bloccare di colpo. Resta immobile per qualche istante, controllando con il suo udito potenziato a livelli superumani che lei non si sia svegliata. Fortunatamente il suo respiro è ancora regolare, il pericolo è passato. Stando attenta a non produrre altri rumori, si alza in piedi e con passi felpati raggiunge la porta della camera. La scosta quel tanto che basta da poter uscire nel corridoio, quindi la richiude alle sue spalle. Infine, comincia a camminare circospetta verso una direzione ben precisa.

Passano un minuto, due. Il pomello della porta della camera si gira nuovamente.

 

1.39 PM

Prima è un picchiettio, poi diventano due. Infine il rumore sul vetro inizia a farsi costante, ripetuto ad intervalli di mezzo secondo l’uno dall’altro. Adam Berman apre gli occhi infastidito. Stava sognando di trovarsi ancora alla sua vecchia scuola, tra i suoi più cari amici e tra professori a cui nulla importava del suo patrimonio genetico. Era accettato, ed era felice, finché la vecchia Ms. Aberden, la professoressa di biologia temuta in tutto il campus, non aveva puntato la sua vecchia e dura bacchetta sulla parola ‘MUTANTE’ scritta e sottolineata sulla lavagna, e continuando a picchiettare la scritta con la bacchetta aveva cominciato la sua lezione sulle aberrazioni della natura e sui motivi per cui non si doveva permettere la loro sopravvivenza. Era allora che si era svegliato, e che aveva verificato almeno una parte del sogno. Il picchiettio esisteva veramente. E proveniva dalla finestra.

Adam Berman si alza stropicciandosi gli occhi per il sonno e, ancora in maglietta e boxer, cammina verso la finestra della propria stanza. Quando la apre, la sorpresa di trovare davanti a sé una familiare ragazza dai capelli fucsia appesa ad una scaletta metallica basta a farlo svegliare.

“Allora…” dice Gaia sorridendo “…entro io o esci tu?”

 

1.45 PM

Jono Starsmore è da almeno dieci minuti in piedi davanti quella porta, indeciso se bussare o meno. Sa che ha sbagliato a comportarsi come ha fatto qualche giorno fa, sa che deve come minimo delle scuse alla ragazza che ha offeso, ma oltre le razionalizzazioni di rito ha una paura matta di affrontare Paige Guthrie. Non perché un tempo il rapporto tra loro due avrebbe potuto prendere una piega più intima, e nemmeno perché era sempre stata colpa sua se non era mai successo niente. Il problema di Jonothon è che a causa del proprio atteggiamento ha messo in pericolo ben due amicizie, due amicizie importanti, e dalla discussione che intende fare adesso dipende il rapporto che ci sarà tra lui, Paige ed Angelo, il suo migliore amico. Quindi, sebbene sappia che è necessario che almeno si scusi per quel che ha fatto, non riesce a decidersi ad alzare il pugno e a bussare sulla porta della ragazza. Ed è per questo che il destino decide di intervenire.

Il pomello gira con uno scatto, e la porta si apre. Una ragazza fa per uscire quando, al vedere Jonothon, si blocca immediatamente. L’espressione di Jono è altrettanto sorpresa. Paige è lì, davanti a lui, con indosso un paio di fuseau rossi, una canottiera bianca e delle ciabatte marroni su calze bianche. In mano tiene una tovaglietta da bagno.

*Ciao…* esordisce Jono, un po’ timidamente.

“Ciao…” risponde Paige, la parola emessa con un unico, leggero respiro.

I due rimangono a guardarsi per un istante che sembra infinito, poi Jono si fa coraggio e:

*Bhe, posso entrare?*

 

1.56 PM

La ragazza sta armeggiando con i macchinari dell’infermeria da una decina di minuti. Non solo deve ancora capire come realizzare il suo intento, ma anche deve cercare di fare in modo che non scatti nessuno degli allarmi posti attorno l’inquilino ‘forzato’ dell’istituto. Fortunatamente la natura l’ha dotata, tra le altre cose, di una mente intuitiva degna del miglior detective, grazie alla quale capire il funzionamento delle attrezzature collegate al tubo di vetro che ha davanti non è affatto difficile. Spingendo una leva aspira tutto il contenuto del tubo in un cilindro di cristallo a chiusura ermetica, quindi esce fuori dalla stanza. A qualche metro dalla porta, oltre l’incrocio dei corridoi, un’altra figura fa capolino.

 

2.08 PM

“Nemmeno tu riesci a dormire, eh?”

La luce della luna che penetra dalla finestra illumina di un grigio soffuso la pelle del braccio di Angelo Espinoza, seduto a metà letto mentre con le dita giocherella con una scatola di sigari. Dall’altro lato della camera, il suo compagno di stanza alza la testa.

“Già, non riesco a togliermi dalla mente la lite dell’altro giorno…”

“Il senso di colpa ti opprime, eh Ev?”

“Sì… no! Cioè non ho mica scatenato io tutto, no?”

Angelo si mette una mano sulla fronte sconsolato, poi:

“Mi sa che io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata…”

 

2.19 PM

*Il fatto è che è successa una cosa, che non ti posso dire perché ho promesso di non rivelare niente a nessuno, ma comunque sono l’unico a saperla, e la cosa mi riempie di ansia. Voglio dire, so di dare l’impressione di essere sempre il ragazzo sicuro di sé e che non ha bisogno di niente -il duro, no?- ma anche se non mi piace far partecipi gli altri dei miei problemi bhe… ti posso assicurare che pesano anche a me. Cioè, a parte il fatto che non ho metà faccia e metà torace e che non potrò mai vivere nemmeno la parvenza di vita reale che tu e gli altri potete almeno considerare di costruirvi -roba vecchia e superata, ormai- comunque anche la faccenda di essere uno di quelli speciali, un eroe, non è per niente facile. Non mi stai seguendo eh? Ti faccio un esempio. C’è questo segreto che devo mantenere, perché non lo so ma lo devo fare, e nello stesso tempo sono l’unico che può aiutare una… diciamo persona. Il problema è che durante il primo tentativo di aiutare questa… persona, proprio mentre stavo per riuscire, ha dato di matto ed è scappa… ha preso il volo1. Ed ora è già da un po’ che non si fa rivedere e io… io mi sento in colpa. Forse era troppo presto per fare un tentativo, forse non spettava nemmeno a me, forse… Fatto sta comunque che ogni giorno aspetto che faccia ritorno ed ogni giorno non succede, ed alla lunga questo… fallimento mi ha reso nervoso. Per questo vi ho attaccati l’altro giorno. Non c’è nessun altro motivo, anzi, quando ho scoperto -assolutamente per caso, lo giuro- che tra te ed Angelo stava succedendo qualcosa ero contentissimo per voi. Voglio una vita felice per entrambi e se la poteste vivere assieme… bhe, wow, sarebbe grandioso. Comunque, per restare in argomento volevo solo dirti che, sì insomma mi dispiace per la scenata dell’altro giorno. Ero solo nervoso e voi due siete stati i primi bersagli facili che ho trovato per sfogarmi, e non avrei dovuto farlo. Ho combinato un altro casino, forse dovrei smetterla di atteggiarmi a superduro quando in realtà non trovo nemmeno le parole per parlare di quel che sento stasera… Ecco, adesso mi ci vorrebbe una bella birra ghiacciata come quelle che un tempo io e Gayle ci finivamo prima di ogni concerto… ma sai com’è, senza una bocca sarebbe difficile mandarla giù. La birra, intendo. Ha un senso quel che sto dicendo?*

Jonothon alza lo sguardo verso Paige, i cui occhi rimangono fissi ad osservarlo intensi come quelli di una tigre indecisa se assalirlo o fargli le fusa. Se avesse una bocca, adesso Jonothon espirerebbe piano per liberarsi di tutta la tensione che si sente addosso.

 

2.30 PM

La porta della Stanza del Pericolo si chiude con uno scatto soffuso. Le luci nella sala si accendono di botto, rivelando un complesso rivestito interamente di freddi pannelli di metallo argentei. La ragazza al centro di essa guarda il fumo viola che si contorce all’interno del cilindro che tiene in mano, quindi lo alza sopra la propria testa e lo lancia con forza sul pavimento. Schegge appuntite volano in ogni direzione, senza però intaccare minimamente la pelle della ragazza. Il vapore viola si dibatte, cresce, muta di forma fino ad assumere quella di un ragazzo viola con diversi tatuaggi su una pelle fittizia fatta dello stesso materiale delle nuvole. Gli occhi sfumati del ragazzo guardano il proprio corpo, poi la ragazza.

“Mi hai liberato…” dice Vincente, quasi incredulo “Perché?”

“Dobbiamo parlare.” è la risposta di Monet St. Croix.

“Vuoi dire che finalmente sei disposta ad accettare opinioni diverse dalle tue, principessa? Oppure i sensi di colpa per essere stata responsabile della nascita di Emplate hanno cominciato a non farti dormire la notte?”

“Non sono qui per parlare di me, ma di te”

“Di me? E cosa avresti da dirmi tu? Non sai niente della mia vita.”

“So quanto mi hai raccontato2. Tuo padre in carcere… Tua madre morta a causa della sua assenza… I tuoi fratelli che fanno la stessa fine a causa dell’indifferenza della gente… Tutto molto tragico, tutto molto patetico. Non riesco a non pensare a quanto facilmente tu abbia tirato fuori questa storia… In effetti non è qualcosa che racconteresti al primo venuto, no?”

Gli occhi di Vincente si fanno piccoli come spilli:

“Vuoi dire che credi che mi sia inventato tutto?!”

“No, al contrario, credo sia tutto vero. Ma penso anche che sia tutta una copertura per giustificare il tuo comportamento. La vita è stata così cattiva col piccolo Vincente… è giusto che adesso lui si prenda la sua rivincita. Forse non sono io quella tra i due più rosa dai sensi di colpa…”

Attenta a quel che dici… Non mi piace dove vuoi andare a parare.”

“Ma è questo il punto, no? C’è la tua vita: sfortunata sicuramente, ed infelice, e poi c’è la rappresentazione idealizzata della tua vita: quella che ti racconti ogni sera per giustificare le tue bassezze e perseverare nei tuoi limiti. Avere subito disgrazie come le tue non è una colpa, ma nascondersi dietro di esse sì.”

Dalle narici di Vincente adesso sbuffano piccole volute di fumo viola:

“Niente ti dà il diritto di sputare sentenze sulla mia vita e sulle mie scelte… Non sai nulla di me.”

“Andiamo, seriamente, se ti sei scelto Vincente come nome di battaglia ci sarà un motivo. Forse almeno nel nome volevi essere quello che non sei mai stato?”

“E’ un gioco pericoloso quello che stai facendo…”

“E perché? Davanti ai miei occhi  c’è solo un ragazzino che non è mai riuscito a fare niente per impedire che tutte le persone che gli erano accanto facessero una brutta fine. Dalle mie parti esiste un modo per chiamare quelli come te, e –guarda un po’?- è l’esatto contrario di quel che dice il tuo nome di battaglia.”

Stai ZITTA!!! Cosa ti dà il diritto di sputare sentenze sulla mia vita!!! Il fatto che tu sia sempre vissuta nella bambagia non ti rende superiore a me!!!”

Monet si avvicina al volto di Vincente fino a guardarlo fisso negli occhi:

 “Ma io SONO superiore. Lo so io e lo sai tu. Lo vedi tu stesso. Io sono bella. Io sono ricca. Io sono intelligente. Io ho ricevuto un’educazione. Io ho avuto i miei problemi e io li ho superati. Io non ho negato il mio affetto a mia madre tanto da farla sentire così sola da morirne. Io non ho lasciato che i miei fratelli morisse…”

BASTA!” e si scaglia con forza contro Monet, che prende a scansare tutti i suoi colpi senza smettere di parlare.

“Io non ho mai lasciato che i miei fratelli morissero nella misera e nell’indifferenza generale!” e vola sul soffitto, subito seguito da un essere di fumo viola cieco di rabbia “Io non ho mai letto sui giornali delle cose tremende che faceva mio padre per uomini potenti e malvagi ed io non sono mai dovuta andare a trovarlo in prigione!” e devia verso sinistra evitando per un soffio la sua mano sulla caviglia “Io non mi sono mai dovuta vergognare di mio padre prima per il mestiere che faceva e poi per aver tradito il suo stesso         -nnf- codice d’onore!” ed un calcio di Vincente la lancia sul pavimento “Io non ho mai pensato che mio padre fosse un vigliacco senza palle che avrebbe detto qualsiasi cosa pur di uscire di galera!” e un mostro di fumo viola adesso è sopra di lei, cieco di rabbia e pronto ad assalirla “Allora, Vincente, sei ancora sicuro di meritarti questo nome?!!!”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHRRRRRRRRRRRRRRR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Adesso davanti una Monet distesa sul pavimento si trova un ragazzo magro e calvo dalla pelle viola intarsiata da strani tatuaggi. I suoi occhi si guardano attorno terrorizzati e smarriti, poi si posano sui palmi delle proprie mani. Le bocche donategli da Emplate sono sparite. Quando esce dalle labbra, la sua voce è incerta:

“Cosa… Cosa mi hai fatto?”

 

2.49 PM

“Stai scherzando!”

Everett è seduto a metà letto, e fissa sbalordito il suo compagno di stanza.

Madre de Dios… dammi la forza…” dice a voce bassa Angelo. Poi, rivolto all’altro ragazzo “Vuoi dire che davvero non ti sei mai accorto di niente?”

“Io… no! Certo che no!”

“E allora come ti spieghi la loro continua rivalità e il fatto che sia M che Jube cercano sempre di stare in squadra con te durante le missioni?”

“Pensavo… bhe pensavo che semplicemente non si sopportassero. Cioè, nemmeno all’inizio…”

“Ev, è passato più di un anno da quando è stata formata Generation X. Due compagne di squadra non possono continuare ad odiarsi per tutto questo tempo a meno che non ci siano dei nuovi motivi…”

“Infatti pensavo che fosse per questo che Monet ha deciso di mollare la Massachusetts Academy qualche tempo fa…”

“Già… e a chi è venuta a chiedere se voleva che restasse con noi o no?”

Everett rimane in silenzio per qualche secondo, poi:

“Ok, va bene, ma… voglio dire… Jubilee?!”

“Scusa l’espressione, ma Jube ha sbavato dietro di te fin dall’inizio. O credi ancora alla favoletta dell’amicizia tra un ragazzo e una ragazza?”

“Ma è la mia migliore amica!”

“Per quel che riguarda te sicuramente… ma lei pensa a te in una maniera diversa. Si vede da come ti guarda…”

“Ma…”

“Fidati, ce ne siamo accorti tutti. Tranne te, a quanto pare…”

Everett fa un’altra pausa, questa volta più lunga, poi torna a guardare Angelo e:

“E ora?”

 

2.57 PM

Wooooooooooooooohhhhh-ooooooooohhhhhhhh!!!”

Se James Cameron vedesse questa scena, probabilmente sarebbe colpito da una serie di infarti multipli. Non capita tutti i giorni infatti di vedere sfrecciare una piccola astronave fucsia in cielo, sul tetto della quale, ancorato al metallo grazie a degli artigli affilati sulle dita dei piedi, si trova un ragazzo dalle sembianze di rettile che si gode un viaggio a Mach-2 a braccia spalancate nell’aria. Sotto di lui, nella plancia di comando della navetta, una ragazza in una attillata tuta fucsia sta osservando divertita la reazione del ragazzo al singolare viaggio, mentre compie qualche piroetta per aumentare il divertimento. Quando ormai è convinto di aver preso il massimo, Adam rientra nella cabina di pilotaggio esaltato come poche volte nella sua vita.

“E’ stato FANTASTICO!!! Mi sono sentito come un’aquila, anzi no come un dio! Come se potessi fare tutto!!”

“Io potrei sul serio fare tutto,” risponde Gaia ridendo piano mentre inserisce il pilota automatico a Krylok One, la sua astronave “ed in teoria sono davvero una dea, ma non credo che riuscirò mai a provare quel che tu hai provato lassù…”

“Perché dici così?” chiede Adam mentre avvicinandosi a lei torna alla forma umana “Non puoi sapere adesso cosa ti succederà in futuro…”

“Ci ho pensato molto ultimamente, credo sia una questione di possibilità…” replica Gaia sovrappensiero “Tu non puoi volare, non hai mai sperimentato questa sensazione né la prospettiva di poterlo fare un giorno. Quindi ora che ci sei riuscito per te è qualcosa di fantastico. Se chiedessi a chi possiede il potere di volare non ti direbbe che è stato esaltante come lo è stato per te, proprio perché è qualcosa che per lui o lei è normale fare. Solita routine, niente di straordinario. Niente di… eccezionale. Ora tieni presente il fatto che io potenzialmente posso fare tutto… le emozioni si ridimensionano, no?”

“Mi… spiace.”

“No, no no, non devi dispiacerti. Non è qualcosa di brutto, anzi! Posso fare tutto, ti rendi conto di ciò che significa questo?! Posso forgiare con le mie mani il mio destino, sono libera dalle regole di qualsiasi società, posso andare via quando voglio!”

“E non trovi brutto scappare da un posto all’altro senza avere una casa, o degli amici, o una famiglia che ti aspetta? Io non potrei vivere senza punti fissi nella mia vita…”

“Io non ho più una casa, né una famiglia, né amici. Sono stati distrutti nel tentativo di convincermi ad attivare l’Amalgamatore Universale. E no, non dispiacerti nemmeno adesso, ho superato la faccenda.”

“Lo vedo… Sembri stranamente tranquilla per una che mi sta raccontando di aver perso tutto ciò che le importava nella vita…”

“Diciamo solo che ho avuto tempo per pensarci su”

“Capisco… Ma per tornare a noi, a cosa devo questo viaggio fuori programma? Voglio dire, non che non abbia gustato il volo ma non mi spiego…”

“Volevo parlare. Con te, intendo.”

“A proposito di cosa?”

“Non abbiamo avuto occasione di discutere di una cosa. O almeno, l’occasione c’è stata, ma non ero proprio io quella con cui hai risolto…3

“Parli del bacio?”

“Sì, il bacio”

“Bhe?”

“Ti ho già detto quanto è difficile che provi emozioni forti, no? In quella occasione ho provato… si c’è stato… insomma mi è piaciuto. Pensavo l’avremmo potuto rifare… qualche volta”

“Vuoi dire che il mio bacio ti ha fatto provare una forte emozione?”

“Qualcosa del genere…”

“Cioè… Mi stai dicendo che ti sei inna…”

“Calma, piano con le parole. Se ne usano troppe a sproposito, e non mi va di prosciugare di senso anche questa…”

“E’ normale che una ragazza faccia questi discorsi linguistico-filosofici?”

“Ti sembro una ragazza normale?”

“Anche questo è vero…”

“Allora, che ne dici?”

“Vuoi che ti baci?”

“L’idea era questa”

“Adesso?”

“Hai di meglio da fare?”

Adam annuisce, quindi si avvicina a Gaia. I loro occhi si incrociano per un secondo, poi Adam abbassa lo sguardo verso la bocca di lei. I due corpi si fanno più vicini. Le dita di Adam scorrono fra i capelli di lei, mentre comincia a sentire l’odore che la sua pelle emana. Le sue labbra si avvicinano a quelle di Gaia, leggermente socchiuse. Quindi, timidamente, il contatto avviene. E’ solo una piccola pressione, labbra contro labbra, ma abbastanza intensa da poter essere considerata qualcosa di più. Qualcosa comincia a muoversi nel petto di Adam, risalendo su a forza fino a raggiungere l’intero viso, che in un attimo diventa paonazzo nel tentativo di respingere quell’impulso irrefrenabile.

“Mmmf…” mormora lui.

“Mmmmff…” gli fa eco lei.

Quindi, all’unisono, entrambi scoppiano a ridere.

 

 3.02 PM

“Jonothon Starsmore… sei un idiota.”

Paige Guthrie è seduta davanti al ragazzo, e lo guarda fisso negli occhi.

“Ma tenendo in considerazione che la cosa non è una novità, e che a modo tuo ti sei addirittura venuto a scusare… penso ci si possa passare sopra questa volta.”

*Vuoi dire che non ce l’hai con me?*

“Ascoltami…” e Paige gli si avvicina un po’ di più “…da quel poco che ho capito c’è qualcosa che ti turba e di cui non puoi parlarmi. Mi sta bene, ma come anche tu ti sei reso conto questo non ti giustifica a scaricare il tuo nervosismo con le persone che ti vogliono bene.”

*Sì, io…*

“Ho detto ‘ascoltami’, non ‘interrompimi’. So che ti dispiace e so che vuoi rimediare, e per questo né io né Angelo ti serbiamo rancore. Forse lui ti terrà il broncio per qualche giorno, ma basterà che gli parli come hai fatto… o almeno come hai tentato di fare con me e tutto si aggiusterà. Quel che voglio dirti adesso però non c’entra niente con lui. Riguarda me, e te. Mi sei piaciuto fin dall’inizio, non l’ho mai nascosto, e probabilmente io piacevo a te, ma ogni tentativo di far succedere qualcosa tra di noi, per un motivo o per un altro, è sempre andato male. Forse era destino, forse era semplicemente così che doveva andare, fatto sta che adesso siamo seduti qui, e parliamo da amici, o almeno da quel che gli si avvicina di più. Mi è dispiaciuto che le cose non siano andate come speravo, forse più di te, ma se sono andate così un motivo ci deve essere. Quindi che ne diresti di smetterla con le tensioni tra di noi e le piccole scaramucce, e di cominciare a comportarci come normali amici?”

Jono osserva Paige per un istante, poi nella mente di quest’ultima viene proiettata una piccola, breve risata. Quando lei torna a guardare negli occhi di lui, si accorge che sono lucidi. Non tristi, ma lucidi.

“Vieni qui” dice, ed abbraccia il ragazzo. Dopo qualche istante, anche le braccia di Jono circondano le spalle di Paige.

 

3.13 PM

“Tu mi hai…”

“Proprio così, Vincente. Ti ho liberato dalla maledizione di mio fratello. Sapevo che bastava un forte shock emotivo per eliminare le bocche sulle tue mani e la fame di DNA che Emplate trasmette alle sue vittime4, e la volta scorsa mi hai fornito le conoscenze necessarie per fare leva su quanto ti era più caro.” Monet si avvicina al mutante e si china su di lui “Mi dispiace averti detto quelle cose, ma avevo bisogno di qualcosa che ti scuotesse.” gli porge la mano per aiutarlo a rialzarsi “Non devi avere più paura di niente. Sei libero, adesso.”

Vincente, per tutto il tempo, non ha smesso di fissare i propri palmi privi delle bocche di cui Emplate dota le proprie vittime. Adesso, finalmente, alza lo sguardo verso Monet.

“Tu…” le sue mani diventano fumo “TU!” e senza alcun preavviso la assale con un’intensa nebbia viola. Monet, presa completamente alla sprovvista, non ha alcuno scampo. Volute di fumo viola penetrano all’interno del suo naso e della sua bocca, cominciando lentamente a soffocarla. A qualche centimetro dal suo viso, l’immagine del volto furioso di Vincente le sta gridando contro.

“BRUTTA TROIA!! Hai idea di quello che hai fatto?!?!”

“Io… ack… volevo… koff… liberarti…” tenta di dire Monet mentre le spire di fumo tossico le raggiungono i polmoni.

“Liberarmi?! LIBERARMI?! E cosa ti ha fatto pensare che IO volessi essere liberato?! Chi sei tu per decidere delle vite degli altri?! Riesci ad immaginare una vita con dei poteri che hanno annientato il tuo corpo e tutti i suoi bisogni?! Dai 15 anni in poi non ho più sentito alcuno stimolo! Né il cibo, né il sonno, né l’istinto sessuale! Non avevo bisogno nemmeno di respirare!! La mia vita non aveva più alcun senso, finché non incontrai Emplate. Il suo potere finalmente dopo tanto tempo mi permise di avere di nuovo degli appetiti! E tu… TU mi hai portato via anche questo!!”

Ormai quasi metà del corpo di Vincente è dentro quello di Monet, così in profondità da impedirle qualsiasi respiro. Le braccia e le gambe della ragazza annaspano nel vuoto, cercando qualcosa da afferrare, ma il corpo di Vincente è troppo effimero perché le sue dita facciano presa su di lui. Qualsiasi cosa faccia, il gas rimane all’interno delle sue vie respiratorie, soffocandola lentamente. E’ in questo momento che Monet capisce di essere spacciata, ed è in questo momento che la stanza comincia a cambiare. Al posto delle fredde pareti metalliche della Stanza del Pericolo comincia a spandersi nell’aria una densa oscurità, intervallata qua e là da luci e sfere colorate. Repentinamente, l’ambiente circostante assume le sembianze di un vuoto spaziale costellato da stelle e pianeti, all’interno del quale galleggiano piccoli frammenti rocciosi. E, per far sì che questo accada, nella stanza la gravità deve essere passata velocemente da quella terrestre a zero. La reazione di Monet ad un passaggio così istantaneo è altrettanto improvvisa. Spalancando gli occhi, si piega su sé stessa e comincia a vomitare violentemente la cena. Fortunatamente per lei, assieme ai frammenti di cibo fuoriesce anche il gas viola che le aveva inondato la trachea, che si concretizza subito nell’immagine di Vincente.

“Ma che…?!” fa per dire il mutante, quando la porta della stanza si apre di scatto.

“Ehy! Cosa sta succedendo qui?!” tuona una voce potente, a cui corrisponde il volto di Sean Cassidy. Vincente guarda prima lui, poi Monet. Quindi si volta di nuovo verso di lui e, trasformandosi in nebbia viola, si muove velocemente nella sua direzione.

“Non…!” tenta di gridare Monet, ma una serie di colpi di tosse la blocca. Prima che Sean possa fare qualcosa Vincente lo ha già superato, uscendo indisturbato nei corridoi dell’istituto. L’uomo considera la faccenda per qualche decimo di secondo, quindi corre a soccorrere Monet che ancora sta tossendo mentre placidamente torna sul pavimento a causa del ritorno, questa volta graduale, della gravità terrestre.

“Piccola, stai bene?” chiede Sean prendendo Monet in braccio. La ragazza annuisce “Ce la fai a spiegarmi cosa è successo qui? E perché hai selezionato l’ambiente spaziale per esercitarti?”

“Non è stata lei.” dice una voce alle loro spalle “Sono stata io.” e Jubilee li raggiunge con aria timida.

“E tu che ci fai qui, Jubes?” dice Sean, aiutando Monet a mettersi in piedi. Le due ragazze si guardano, poi tornano a fissare il loro istruttore senza dire una parola.

“Allora?!” insiste Sean. Le ragazze continuano a fare scena muta “Va bene, facciamo così. Jubilee, adesso tu porti Monet nella vostra stanza e vi restate fino a domattina, ma auguratevi di avere trovato una scusa decente per tutto questo… Ora andate.”

Jubilee annuisce, e mettendo un braccio di Monet attorno la sua spalla comincia a camminare verso il corridoio. Le labbra di Monet si avvicinano all’orecchio di Jubilee e sussurrano:

“Grazie, di tutto…” e l’altra ragazza, di rimando:

“Figurati… Salvarti le chiappe sta diventando un’abitudine”

 

4.00 PM

“Bhe… grazie per la serata!”

Dalla finestra della sua camera, Adam sta rientrando all’interno dell’istituto dopo la notte passata in compagnia di Gaia, che lo osserva dalla scaletta ancorata alla sua astronave.

“Figurati!” risponde lei ridendo “Rifacciamolo appena possibile!”

“Disse lei dopo averlo riaccompagnato a casa. Credo che dovrò abituarmi a questa inversione dei ruoli…”

“Ehy, bello, non sono mica io quello più interessato alla tecnologia aliena di un’astronave che ad una bellissima ragazza che non chiede altro che la tua compagnia!”

“La mia o quella di chiunque altro ci fosse stato a baciarti quel giorno, immagino!”

I due si guardano in viso per un po’, poi cominciano a ridere.

“Va bene, mio cavaliere, è tempo per me di tornare nelle mie dimore. Chiamami, quando vuoi!” e lancia un oggettino che Adam afferra al volo. E’ un ciondolo, aprendo il quale da un lato c’è la foto di Gaia e dall’altro un pulsante.

“Credo di aver visto qualcosa del genere da qualche parte…” ironizza Adam.

“Spiritoso! Allora… a presto.”

“A presto!”

Gaia sorride, quindi risale su per la scaletta, lasciando Adam da solo nella sua stanza. Guardandosi attorno, per la prima volta, il ragazzo realizza quanto è successo quella sera. Prima è una lieve sensazione, che poco a poco prende consistenza e da fatto intuito diviene pensiero solido e coerente. E riassumibile nella frase che, per l’eccezionalità stessa di quanto esprime, è portato a pronunciare ad alta voce:

“Wow!” dice Adam “Ho rimorchiato una dea!”

 

Epilogo.

Una nebbia viola si aggira per le fogne sottostanti l’istituto Xavier. Tentacoli di fumo scorrono leggeri sulle pozze d’acqua, quasi esplorando i dintorni e scegliendo la direzione più adatta. Ed in effetti è così, perché quella strana nebbia altro non è che il mutante autodefinitosi Vincente, in fuga dal suo luogo di detenzione e contemporaneamente con nessuna idea di dove andare. Certo, potrebbe cercare Emplate e farsi riassoggettare, ma dove cominci a cercare qualcuno quando sai che il posto in cui devi andare si trova in un’altra dimensione? Quindi al momento Vincente vaga, con la sola idea in mente di allontanarsi il più possibile dall’istituto e dagli ipocriti che vi sono dentro, che nel loro buonismo sfrenato gli hanno rovinato la vita. Agivano in buona fede, secondo loro, ma questo non lo ripaga tanto quanto la possibilità di farla pagare al mondo che lo ha ridotto nella sua condizione. E’ così, deve essere così, o altrimenti significherebbe che nella vita ha sempre sbagliato. E non potrebbe sopportarlo di nuovo.

Improvvisamente un cerchio luminoso si apre davanti a lui. Reagendo d’istinto, il fumo di cui è composto si ricompatta a formare il simulacro del suo corpo, in tempo per afferrare qualcuno che viene scagliato fuori dal varco. Entrambi rotolano per terra, ma la soffice nebbia di Vincente riesce ad attutire la caduta dell’estraneo quel tanto che basta da non farlo svenire. Due occhi, seguiti dal resto del corpo, si formano vicino al suo viso. E’ una ragazza, in un attillato costume bianco e con una maschera metallica che le copre il volto. Il costume è strappato in più punti, dai quali si intravedono piccoli tagli già cicatrizzati. Con delicatezza, le dita di Vincente le rimuovono la maschera. La sua pelle è candida come la neve, i suoi capelli sottili fili biondi. Se non fosse per le piccole contusioni sul volto, Vincente la scambierebbe per un angelo svenuto. Che però, con fatica, apre gli occhi e con un filo di voce biascica:

“Portami… dagli X Men…”

 

 

Note:

1 Parla di Penance, scappata su Generation X MIT #10 dopo il tentativo di Jono di entrarle nella mente

2 nella discussione che i due hanno avuto su Generation X MIT #6

3 era infatti la Gaia proveniente dalla dimensione della fan fiction Virtual Marvel

4 come visto su X Men Universe 64

 


 

*****

 

 

#14

Ragazzi selvaggi 1 (di 3)

La caccia

di Sergio Gambitt

 

 

Ancora una volta, un caldo Sole sorge sul prospetto vittoriano dell’Istituto Xavier, riscaldando il vasto parco coperto di rugiada che lo circonda ed illuminando in particolare due ragazze, sedute l’una davanti all’altra, nella loro stanza.

“Sei una sbruffona”

“Sei una stracciona”

“Sei una bambina viziata”

“Sei una bambina e basta”

“Hai la puzza sotto al naso”

“E tu sotto le ascelle”

Jubilee e Monet rimangono per un attimo a fissarsi serie, poi liberano tutto il nervosismo con un paio di piccole risate.

“E meno male che dovevi ringraziarmi per averti salvato di nuovo…” constata Jubilee.

“Sai come sono fatta,” ribatte Monet “esprimere gratitudine non è proprio quello per cui sono nata. Comunque, sinceramente,” e la sua espressione torna seria “all’inizio non potevo proprio sopportarti. Avevo appena riacquistato le mie facoltà mentali dopo la prigionia nel corpo di Penance e fin dal primo momento in cui ti ho vista ho subito pensato: ecco il tipico esempio di qualcuno che non ha meritato la vita che fa. Stavi sempre a vantarti di essere stata negli X Men, ed io ho sempre pensato che il motivo della tua permanenza tra le loro fila fosse più dovuto al caso che ad un merito tuo personale. Ebbene, mi sono dovuta ricredere. Ho cominciato a rispettarti quando con i tuoi poteri hai distrutto la Proudstar Hall1. Prima di allora pensavo che il tuo fosse un potere inutile -tanta scena e niente sostanza- mentre dopo mi sono resa conto che avevi un potenziale incredibile. All’inizio non capivo perché lo tenessi nascosto, io non mi sono mai fatta scrupoli nell’usare i miei poteri, ma poi ho compreso che se in ogni istante in cui usi il tuo potere non stai attenta rischi di ferire chi ti sta accanto. Ho visto che preferisci passare per l’ultima ruota del carro piuttosto che mettere a repentaglio le vite di chi ti sta attorno. E questo è sicuramente qualcosa per cui meritare rispetto.”

“Io ho sempre pensato che tu fossi la solita riccona viziata che crede di avere il mondo ai suoi piedi solo perché ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia potente, e a dire il vero lo penso ancora. Ma stanotte ho visto un altro lato di te. Hai messo a rischio la tua stessa vita pur di aiutare Vincente e di rimediare ai crimini di tuo fratello Emplate. Forse - e dico forse stai bene attenta – il tuo atteggiamento da ‘io sono la migliore, tutto mi è dovuto’ è solo la facciata per una persona che non vuole che gli altri si accorgano che ha dei problemi come tutti i comuni mortali. Se è così… bhe non sto qui a giudicare la tua scelta ma -e puoi immaginare quanto è difficile per me dirlo- se ti va di parlarne sono qui.”

Monet sorride. Jubilee la imita. Quindi le loro due mani si muovono l’una verso l’altra, unendosi in una solida stretta.

“Pace?” chiede Monet.

“Pace.” risponde Jubilee.2

“AIUTO!”

Le due ragazze si ritraggono immediatamente, mentre tra di loro esplode una nuvola di fumo viola che subito assume delle sembianze stranamente familiari.

“Vincente?!?!” esclama Monet.

 

Quindici minuti dopo.

Jubilee e Monet hanno seguito la scia di fumo viola lasciata da Vincente lungo le gallerie delle fogne sottostanti all’Istituto Xavier, fino a raggiungere il luogo in cui il mutante ha detto loro esservi la ragazza ferita che ha chiesto  il loro aiuto.

“Bhe… io il mio lavoro l’ho fatto… Addio, eh?” dice Vincente una volta arrivati lì. Monet lo guarda dura, poi senza dire niente si abbassa verso la ragazza bionda distesa sul pavimento umido e le rimuove alcuni capelli dorati dal volto. Sebbene ritenga più saggio scappare subito, Vincente non si muove.

“Sei cosciente?” chiede Monet alla ragazza, mentre Jubilee le si sta muovendo attorno scrutandola con una strana espressione. La ragazza apre gli occhi, di un azzurro limpido come un cielo senza nuvole, poi dice:

“I miei amici… hanno bisogno del vostro aiuto…”

“Parli di Mutant Fight? Tu sei quella che si faceva chiamare Traveller, vero?” chiede di nuovo Monet. La ragazza annuisce debolmente.

“Li aiuteremo,” la rassicura Monet “ma prima dobbiamo portarti in infermeria per curare le tue ferite.”

La ragazza comincia a scuotere la testa ossessivamente, dicendo:

“No… no… dobbiamo andare subito o loro moriranno…”

Monet la fissa per un istante. Il suo corpo è pieno di tagli e contusioni, ma ad occhio non sembra aver riportato ferite gravi. Il danno sembra più a livello psichico che fisico.

“Andare… dove?”

“Nella… Terra Selvaggia!”

“OH MIO DIO!” esclama in quel momento Jubilee mettendosi subito dopo le mani davanti alla bocca spalancata dalla sorpresa. Monet si gira verso di lei e:

“Che succede?”

“Ho capito perché mi era così familiare…” risponde Jube senza smettere di fissarla ad occhi spalancati “Quella… quella è Illyana!”

 

Istituto Xavier.

Il telefono squilla insistentemente nella cucina privata degli insegnanti del campus, al momento vuota data l’ora piuttosto insolita. Al settimo squillo, un bambino dalla pelle verde, infagottato in un pigiamino rosa con degli orsetti azzurri, raggiunge l’apparecchio e con una voce assonnata dice:

“Chi parla?”

“Salve, parlo con l’Istituto Xavier per giovani dotati?” dice una voce all’altro capo dell’apparecchio.

“Sì…” risponde Pulce sbadigliando.

“Bene, sono Tom Cassidy, volevo…”

“Aaaaaaahhhhh!!!” grida Pulce spaventato e riattacca immediatamente. Nella sua mente l’immagine di Black Tom Cassidy che tenta di uccidere lui, Artie e Howard il Papero è ancora fresca3. Quindi il ragazzino comincia a correre per la scuola, cercando il primo adulto a cui possa raccontare la spaventosa esperienza.

Dall’altro lato della cornetta, Black Tom Cassidy sta ancora cercando di capire cosa sia successo.

“Da’ qua!” dice il suo compagno Cain Marko, alias il Fenomeno “Fa’ provare me.”

Ancora una volta, il telefono comincia a squillare nella sala. Questa volta, a sollevare la cornetta è Bobby Drake, anche conosciuto come Uomo Ghiaccio.

“Pronto?” risponde, un po’ infastidito per essersi dovuto svegliare così presto.

“Salve, sono il Fenomeno.”

“Sì certo, ed ora mi dirai quanti centimetri sei fenomenale, vero?!” ribatte Bobby, e poi, non lasciandogli il tempo di reagire “Siete i ragazzi dell’ala Ovest, vero? Sentitemi bene, appena scopro chi è che fa questi scherzi una bella settimana di punizione non gliela leva nessuno, mi sono spiegato?!” e riattacca furiosamente la cornetta.

Dall’altro lato dell’apparecchio, il Fenomeno guarda perplesso Black Tom, il quale dopo qualche istante riprende in mano la cornetta e dice:

“Forse è meglio provare con i Vendicatori…”4

 

Circa un’ora dopo.

Una piccola astronave fucsia sfreccia sul cielo dell’Argentina, diretta verso un luogo all’interno dell’Antartide che a causa della flora e della fauna, nonché del clima, risalenti alla preistoria è chiamato Terra Selvaggia. All’interno di essa, nove ragazzi, quattro dei quali si trovano in cabina di controllo. Un’altra, invece, sta raggiungendo la zona posteriore dell’aeronave.

“Come sta?” chiede Jubilee avvicinandosi a Paige ed Everett, i quali stanno sorvegliando una ragazza bionda riposare placida dentro una camera di stasi.

“Si è finalmente decisa a riposare, dopo che le abbiamo promesso ripetutamente che l’avremmo svegliata una volta arrivati nella Terra Selvaggia.” risponde Paige.

“Una ragazza adorabile, eh Ev?”

Il ragazzo guarda Jubilee, poi abbassa gli occhi imbarazzato:

“Sì… cioè no! Cioè… io vado dagli altri, Jube, dammi il cambio!” e quasi scappa verso la parte anteriore dell’aeronave. Jubilee lo indica, poi, rivolta a Paige:

“Ma che gli prende?”

“E lo chiedi a me? Pensavo fossi tu la sua migliore amica…”

“Guarda, ultimamente non so più che credere. Ma a proposito di amicizie, per caso il fatto che Jono non sia venuto è legato al litigio che avete avuto una settimana fa?”

“No, ieri notte abbiamo parlato e abbiamo chiarito tutto. E’ rimasto per… affari personali.”

Jubilee annuisce. Paige torna ad osservare Traveller, la ragazza di Mutant Fight che ha chiesto il loro aiuto.

“Credi sia stato saggio partire così, senza dire niente a nessuno?” chiede.

“Oh, non preoccuparti, li ho avvertiti!”

 

-Interludio.

Banshee sta per bussare alla porta di Jubilee e Monet per chiedere spiegazioni degli eventi della notte prima, quando, attaccato al legno, vede un bigliettino. Sospettoso lo stacca dalla porta e lo apre. Dentro, scritte con una penna fucsia ed attorniate da cuoricini e stelle, le parole: ‘SIAMO ANDATI IN MISSIONE, NON ASPETTATECI ALZATI. BACI, JUBILEE’ e, più sotto: ‘PS: MI POTRESTE REGISTRARE LE PUNTATE DI BUFFY MENTRE SONO FUORI? GRAZIE!’

Jubilee… pensa Banshe mentre sta accartocciando furioso il bigliettino, questa me la paghi!

 

“In ogni caso non avevamo scelta.” riprende Jube “Traveller qui continuava ad insistere che era una questione di vita o di morte e che dovevamo fare il più in fretta possibile per salvare i suoi amici…”

“A proposito, ma sei proprio sicura si tratti di… Illyana?”

Jubilee guarda ancora una volta la ragazza riposare placida, poi:

“Ti dirò… io l’ho vista solo mentre era piccola, ma a quanto so ha cambiato più età lei che tagli di capelli Tempesta. E quello sguardo…”

“Ma allora non era meglio avvertire gli altri? Colosso e Kitty, se non altro!”

“Sono ancora in Africa con gli Skrull mutanti5! E noi non siamo sicuri che sia davvero lei. Inoltre non ci avrebbe permesso di perdere tempo. E poi Gaia ci ha assicurato che i suoi macchinari Kree sono miracolosi per ferite di questo genere.”

“Già…” e torna a guardarla. Dopo qualche altro secondo, si volta nuovamente verso Jubilee e “Sai che mi è appena venuto in mente un buon motivo per diventare X Man?”

“Quale?”

“Bhe, per ogni X Man la morte diventa un concetto relativo…”

 

In cabina di pilotaggio.

Adam e Gaia stanno pilotando Krylok One, mentre Angelo e Monet si trovano nei sedili retrostanti.

“E allora dopo avervi portato alla ragazza dici che è scomparso?” chiede Angelo.

“Sì, come una nuvola di fumo.” risponde Monet.

“Tecnicamente, Vincente è una nuvola di fumo.”

“Perché credi abbia usato questi termini? Comunque speravo si unisse a noi, anche solo per vedere come sarebbe andata a finire.” e, rivolgendosi ad Everett che è appena arrivato “Si vede che sono sfortunata con gli uomini, tu che ne dici Ev?”

“Io… bhe… oh, ma cosa volete tutti da me…?” e quasi piagnucolando raggiunge Adam e Gaia.

“Sta bene?” chiede Monet ad Angelo. Il giovane ispanico ridacchia un po’, poi risponde:

Es solo un poquito  tonto…

“Ehy, guarda là!” esclama Everett indicando davanti a loro l’enorme pterodattilo che li ha fiancheggiati.

“Affascinante…” mormora Adam, ed Angelo, di rimando:

“Vado a prendere Traveller” e si incammina verso il retro, per poi tornarne cinque minuti dopo sorreggendo assieme a Paige la ragazza che ha chiesto il loro aiuto.

“Mettila accanto al posto di guida” dice Gaia facendo alzare Everett, e poi, rivolta a lei “Come ti senti?”

“Starò bene” è la sua risposta gelida, ed indicando una direzione con l’indice aggiunge “Ecco, oltre quel ghiacciaio dovremmo essere arrivati.”

Adam aguzza la vista senza notare nient’altro che una larga distesa bianca di neve, quindi:

“Ma com’è possibile se da qui non si vede nien…”

Krylok One supera un banco di nebbia bianca piuttosto densa, e subito dopo lo scenario davanti ai loro occhi è completamente cambiato. Verdi alberi secolari svettano sul terreno, così fitti e folti da rendere totalmente scura la foresta sottostante. Vulcani fumanti costellano il territorio, intervallati da pozze e canali creati nel corso degli anni da centinaia di eruzioni. Il cielo è disseminato da stormi di grossi uccelli preistorici che volano in circolo alla ricerca di cibo.

In cabina, sono tutti ammutoliti.

Alla fine, solo Adam pronuncia una parola che riassume lo stato d’animo degli altri:

“Wow!”

 

Fogne dell’Istituto Xavier.

All’inizio il silenzio regna sovrano. Poi un cigolio, il rumore di una porta metallica che si apre e si richiude fragorosamente. Quindi due piedi che atterrano sulle pozzanghere e cominciano a camminare, avvicinandosi sempre più. Infine, dall’angolo del tunnel, compare un ragazzo vestito interamente di nero con una torcia elettrica in mano. Grossi ratti fuggono quando vengono illuminati dal cono di luce della torcia, ma Jono Starsmore non se ne cura nemmeno. Sono ben altri i pensieri che lo ossessionano in questo momento. Il primo è sicuramente Penance. Era l’unico che poteva aiutarla, l’unico a sapere veramente chi fosse, e per voler agire di testa propria l’aveva fatta scappare. All’inizio pensava si trattasse di una fuga momentanea, non era la prima volta che Penance scompariva dal parco dell’Istituto Xavier, ma era più di una settimana che non si faceva viva, e Jono cominciava a temere che non sarebbe più tornata… o peggio. E’ per questo che non ha seguito gli altri ragazzi in missione, e che adesso sta raggiungendo la sala delle fogne in cui l’ha persa. Jono ha commesso un errore, lo riconosce, ma non è disposto a rassegnarsi senza avere almeno tentato di rimediare.

 

“Da quella parte…”

Traveller sta indicando una vasta radura lontana circa un paio di chilometri, da cui si alzano le spirali di fumo dei bivacchi.

“Ha catturato i miei amici… e tutte le tribù…”

“Ok abbiamo capito ma ora torna dietro, non ti fa bene sforzarti così nelle tue condizioni” dice Gaia voltandosi verso di lei.

“Tu… non capi…”

“Ehy, G, attenta!!” grida Jubilee e la mutante dai capelli fucsia riesce a virare giusto in tempo per evitare lo pterodattilo che stava per schiantarsi sull’aeronave.

“Ma cosa…?” fa per dire Gaia, quando altri due pterodattili spuntano ai lati dell’astronave colpendola ripetutamente con becchi ed ali. La ragazza abbassa di scatto la cloche e Krylock One percorre di colpo qualche centinaio di metri verso il basso. Quando riassetta l’astronave in posizione verticale, quasi tutti sono a terra.

“Non… rifarlo mai più.” le intima Angelo tenendosi la bocca per non vomitare.

“O questo o loro!” esclama Gaia indicando gli pterodattili che si fanno più numerosi man mano che l’astronave si avvicina all’accampamento.

“Guardate lì!” indica Paige “Ci sono degli uomini su alcuni di quegli animali!” ed in effetti, aguzzando lo sguardo, tutti riescono a vedere tre figure a cavalcioni di altrettanti pterodattili, che aprono la strada ad un branco numeroso. Ma non per molto tempo. Subito dopo, infatti, un flash improvviso proveniente dalla foresta sottostante li sorprende. Gaia e Primal, entrambi seduti ai posti di guida, rimangono accecati e lasciano per un istante fatale i comandi dell’astronave. Krylok One continua la sua folle corsa in orizzontale per qualche secondo, poi si inabissa nella vegetazione sottostante.

“TUTTI FUORI!” urla M e, afferrando Husk per la vita, salta fuori dal portellone dell’aeronave. Lo stesso fa Synch con Traveller, mentre Skin si prepara a saltare tra gli alberi reggendo Jubilee tra le dita allungate in maniera abnorme. Prima di uscire fuori però, i due si voltano verso Gaia e Primal e Skin grida:

“Venite anche voi!”

“Noi tentiamo un atterraggio di emergenza!” gli urla di rimando Gaia dal posto di comando, mentre Primal, assunta la sua forma bestiale, tenta di sbloccare la leva del cuscinetto magnetico che funge da carrello “Ci raggiungiamo tramite i segnalatori!” ed indica il ciondolo che Primal porta al collo, identico a quello che ha regalato a Synch. Angelo le mostra il pollice verso l’alto, quindi si getta nella fitta foresta con Jubilee.

“Ok bello, è ora di stabilire se ti sei meritato oppure no questa ragazza!” grida Gaia a Primal “Come va quella leva?”

“E’… unnf… incastrata…” risponde lui tirando a più non posso, i muscoli da rettile tutti tesi ed imperlati di sudore “…ma forse…” e con un ultimo sforzo strattona la leva portandola dietro le proprie spalle. Quando guarda meglio, si accorge che nella sua mano ce n’è solo un moncherino, mentre il resto è ancora incastrato nella tastiera dei comandi.

“Uh oh…” dice guardando Gaia, che ricambia lo sguardo mormorando:

“Ma quando l’ho comprata mi hanno assicurato che era di fattura Shi’Ar…”

Quindi l’impatto.

Primal afferra istintivamente Gaia, prima che entrambi vengano sbalzati fuori dall’astronave attraversando il vetro anteriore. Schegge appuntite si conficcano nella pelle di Primal, che però nella forma rettile è dotata di una resistenza che gli permette se non altro di attutire il dolore. Ad aiutarlo ci pensa Gaia, che grazie al suo potere di manipolazione della realtà riesce a spostare tutti gli oggetti che si trovano davanti e a tramutare il terreno su cui stanno per atterrare fragorosamente in…

SPLATCH!!!

“Eeeeyuch… ma questo è fango!” esclama Primal togliendoselo da viso.

“Scusa Adam, ma soffici cuscini e candida bambagia non sono proprio le cose che puoi pensare mentre precipiti verso la morte…”

“Ok ok, ho capito! Bhe… se non altro siamo vivi.”

“Sì, siamo vivi…” risponde la ragazza guardando la piccola radura in cui sono capitati. Un fruscio la fa voltare in una direzione, poi un’altro in quella opposta. Il freddo taglio dell’occhio di un animale brilla per un attimo dietro le fronde degli alberi, per sparire subito dopo. Quindi un terzo rumore la fa voltare in una terza direzione, dove stavolta intravede un artiglio “Ma per quanto ancora…?”

Infine il branco di Velociraptor si lancia all’unisono su di loro.

 

Intanto, sopra.

“Lancio speciale, Paige!” e M scaraventa la sua compagna di squadra contro uno stormo di pterodattili. Mentre è ancora in volo, Husk si strappa di dosso la pelle, sotto la quale compare un rivestimento cristallino della durezza e consistenza dei diamanti.

“Voglio che sappiate… nnnf…” dice mentre con i suoi artigli squarcia la pelle di quelli che gli capitano a tiro “…che sono abbonata a National Geographic e che questa…mmf… è solo una questione di sopravvivenza!”

“Bella, potente ed ecologista!” esclama un ometto dalla testa sproporzionata a cavalcioni di uno pterodattilo “Tu sì che farai la mia felicità!”

Husk afferra al volo le redini di uno dei dinosauri volanti, per salire subito dopo sopra di lui. Poi, manovrandolo in modo da andare a collidere con quello dell’uomo:

“E tu chi sei?”

“Mi chiamo Brainchild,” risponde l’ometto senza dare alcun segno di scomporsi, nonostante Husk stia arrivando a tutta velocità. Invece, mette semplicemente due dita sulle tempie e picchiettandovi sopra aggiunge “Capisci perché?”

Se l’espressione di Husk un secondo fa era risoluta, adesso è sinceramente sorpresa. Le sue mani lasciano le redini, e prima che cominci a cadere verso il basso dalle labbra le scappa un piccolo:

“Oh…”

Nello stesso tempo Monet sta dando il meglio di sé facendo fuori uno pterodattilo dietro l’altro, quando:

“Sembri brava con gli animali, donna, ma vediamo come te la cavi con i veri uomini!”

Monet si gira. Un uomo con quattro braccia in evidente overdose da anabolizzanti la sta raggiungendo in piedi sulla sella di uno pterodattilo.  Prima che lei possa fare qualsiasi cosa, l’uomo le si è buttato di sopra. Due delle braccia la afferrano alla cintola, mentre quelle superiori tentano di strangolarla. Quando ormai Monet sta per perdere i sensi, qualcosa afferra il mutante chiamato Barbarus e lo scaraventa lontano. Quindi la ragazza sente una voce familiare.

“Sembra che stavolta sia toccato a me salvarti la vita…”

“Synch!” esclama Monet “Dov’è Traveller?”

“Ha voluto essere portata a terra. Diceva che qui era solo d’impiccio.”

Tres bien.” risponde massaggiandosi il collo, e poi “Alors, vorrà dire che mi toccherà inventarmi qualcosa per ringraziarti.”

“Io… uh…” e, perso nell’imbarazzo, non si accorge dello pterodattilo cavalcato dal mutante chiamato Gaza che sta per raggiungerli. Quando ne percepisce la presenza grazie alla sua aura sincronica è ormai troppo tardi. Il dinosauro colpisce entrambi tramortendoli. I corpi dei due ragazzi precipitano verso il basso.

Intanto, nella foresta, Traveller sta camminando reggendosi con il suo bastone verso l’accampamento dove sono rinchiusi i suoi compagni, quando da un cespuglio esce fuori una donna completamente vestita di bianco.

“Whiteout…” dice con disprezzo Traveller “Posso non avere le forze per sistemare i tuoi compagni… ma per te basteranno…” e preme un pulsante del bastone, dalle estremità del quale scattano fuori due affilate lame.

“Sai…” risponde l’altra mutante tirando fuori da un cespuglio il corpo di Husk ancora nella forma demantoide “Non credo proprio…” ed attiva il suo potere di creare luce sopra il viso della mutante. La luce, riflessa attraverso i tanti prismi del corpo di Husk, si amplifica tanto da creare un flash di potenza inaudita, che non solo abbaglia Traveller, ma riesce anche a farla svenire. Quindi Whiteout si muove per catturare la sua seconda preda.

Nelle vicinanze, i due mutanti conosciuti come Lupus ed Anphibius hanno raggiunto il relitto dell’astronave di Gaia, dal motore del quale fuoriescono spirali di fumo viola. Il primo annusa l’aria, poi drizza le orecchie e, indicando con il muso una direzione, ringhia:

“Di qua”

Qualche decina di metri più avanti, Jubilee sta cercando di districare i lembi di pelle di Skin dall’albero a cui si è impigliato, quando sente il rumore di qualcosa che si avvicina velocemente.

“Scusa, Ange, farà un po’ male.” ed avvicina il dito al rametto sul quale si è incastrato l’ultimo lembo di pelle. Con la lingua per metà fuori dalla bocca, concentrata nello sforzo di mirare in modo tale da non colpire il suo amico, emette un piccolo fuoco d’artificio che fa esplodere il rametto.

“Whoa! Ehy, Jubes lo sai che ho la pelle delicata!”

“Almeno così la puoi salvare, la pelle. Ora scappiamo!” e strattona l’amico cominciando a correre nella direzione opposta a quella del rumore che ha sentito. La corsa dura per circa cinque minuti, Skin e Jubilee sempre un passo avanti ad Anphibius e Lupus che gli tengono dietro cocciutamente. Adesso però, i primi due cominciano ad accusare segni di stanchezza, e, quando gli altri li stanno quasi per raggiungere, due paia di mani spuntano dalla steppaglia e li buttano oltre un dirupo. Jubilee e Skin rotolano per tre metri buoni, prima di finire in una larga pozza di fango. Quando Jubilee tira la testa fuori, fa per strepitare, ma una mano le blocca la bocca impedendole ogni rumore. Lo stesso fa un’altra mano con Skin. In questo modo, i due mutanti possono solo restare a guardare Lupus fermarsi sulla sommità del dirupo, fiutando l’aria come in cerca di qualcosa, per poi voltarsi verso Anphibius e dire:

“Li ho persi!”

Non appena i due mutanti malvagi lasciano il posto, finalmente le mani che bloccavano le bocche di Angelo e Jubilee si spostano. La ragazza si gira, e appena vede il volto del suo salvatore non può fare altro che urlare di sorpresa:

“Charge!”

In cima ad una rupe, da cui si vede tutta l'area circostante.

Una figura dalla pelle verde e coperta con un largo mantello marrone si avvicina strisciando ad un'altra in piedi sullo strapiombo.

"Ssssignore gli intrusi sono stati quasi tutti neutralizzati..."

"Quasi?" tuona la fiera figura guardando il mutante chiamato Larva dall'alto in basso.

"Ssssembra che Anphibius e Lupus se ne siano lasciati scappare due, sssignore..."

"Che uniti agli altri tre fanno almeno cinque dispersi."

"Ssssì ma..."

"Non importa. Pochi dispersi non potranno distruggere quanto ho creato qui. Presto... impareranno a temere il nome di Sauron!" e spalancando le ali getta un grido acuto nell'aria prima di spiccare il volo.

 

 

Note:

1 su X Men Universe 64

2 piccola sensazione di dejà vù? Bhe forse perché la scena è ispirata ad una simile uscita su Generation X #19 e pubblicata su Wix #24. In quel caso, però, pur non sapendolo Jubilee aveva fatto pace con la Monet composta dall’unione delle gemelline Nicole e Claudette, mentre per arrivare alla pace vera e propria fra le due, bhe, avete dovuto aspettare questo numeroJ

3 su Wiz #29

4 e non perdetevi la loro telefonata sulla testata omonima, per poi finire su WCA #3!

5 o almeno erano lì in Gli Incredibili X Men #8 MIT, prima che gli Skrull mutanti venissero rapiti e che fossero catapultati all’interno di una guerra galattica tra Skrull e Phalanx assieme a Rogue, Forge e Nightcrawler.

 

 

*****

 

 

#15

 

 

I loro visi si avvicinano timidi, incerti. Il contatto avviene prima con una carezza sulle guance, poi le dita scendono fino a sfiorare le labbra morbide. Gli sguardi di entrambi sono incollati, entrambi a scrutare con timidezza e paura un ripensamento nell’espressione altrui. Niente del genere traspare dai loro volti. Le loro bocche si accostano piano, tremanti, e quando non c’è più spazio tra di esse finalmente si uniscono. E’ un semplice contatto all’inizio, labbra contro labbra, ma entrambi registrano ogni minima sensazione che sta arrivando al loro cervello. Qualcosa di simile ad un sovraccarico sensoriale per l’eccesso di informazioni pervenute contemporaneamente e riassumibili in un calore corporeo in istantanea crescita e un cuore che batte all’impazzata. L’emozione del momento mozza loro i fiati. Sentono solo quel bacio e quel bacio è tutto. Le labbra cominciano a massaggiarsi, lentamente, l’una con l’altra. Quindi via via si fanno più rapide, più audaci. Si schiudono come i petali di una violetta cosparsa di rugiada al mattino, e tra esse si insinuano lingue veloci e spavalde che volano ad esplorare i territori vergini dell’interno delle bocche. Quello che all’inizio era partito come una leggera pioggerellina estiva adesso è una bufera, un tornado, un vorticare impetuoso di labbra, denti, lingue che si uniscono, si staccano, si mordicchiano, si abbandonano e poi si riprendono, si lasciano afferrare e subito dopo scappano ridenti per potersi fare inseguire nuovamente, in un gioco sempre in crescendo, sempre più sfrontato. Una bocca abbandona l’altra, per scendere a mordicchiare il mento, e poi perdersi tra i delicati odori dell’incavo del collo, bene attenta a non perdere nemmeno una goccia di quei sapori così familiari ed allo stesso tempo così nuovi. Le mani adesso afferrano le scapole altrui con vigore, prima di calare delicatamente sui fianchi, accarezzandoli come se fossero fatti di un cristallo pregiato che alla minima distrazione potrebbe andare in mille pezzi. Impetuose le braccia di entrambi prima stringono i corpi altrui come se fossero una sola cosa, poi li rilasciano per correre a carezzare il petto, il busto, l’addome, fino a raggiungere le valli inesplorate del pube. Un sussulto accompagna entrambi quando per la prima volta, attraverso il tessuto dei loro vestiti, le loro dita ne sfiorano i sessi. Le loro bocche si socchiudono per un istante, quasi a voler riprendere aria prima di tuffarsi nuovamente, leste e curiose, nel corpo altrui così nuovo per entrambi. Le mani precedono i loro volti, scostando i vestiti in modo tale da offrire carne nuda in pasto ad una bocca affamata di tutte quelle sensazioni sconosciute. Come le larve si liberano del proprio baco per divenire farfalle, così i due strisciano fuori dagli indumenti e si mostrano nella propria interezza, nella propria reale forma, un involucro così forte e fragile allo stesso tempo da ridurre ogni gesto lo sfiori, lo accarezzi, lo tocchi, ai movimenti attenti e premurosi, ma non per questo non energici, di chi possiede fra le mani un cristallo prezioso e delicato del quale non vuole privarsi prima di aver goduto appieno delle sensazioni visive e tattili che gli dà in dono. Le loro bocche adesso sono di nuovo incollate, di nuovo scendono giù per il collo, di nuovo serpeggiano tra muscoli contratti ed inarcati, fino a raggiungere le zone inesplorate dei loro pubi. C’è un attimo di esitazione, un istante in cui le narici assaporano in toto gli effluvi degli umori altrui, quindi le bocche si tuffano all’interno dei sessi e la reazione è devastante. Un’immediata esplosione sensoriale percorre i loro corpi, facendo scattare all’unisono tutti i muscoli del corpo per un istante infinito nel quale le loro due identità si perdono l’una nel corpo dell’altra, l’una regalandosi all’altra e ricevendo in cambio la stessa intensa percezione di essere un’unica, indissolubile entità. Le lingue vorticano cercando, esplorando, occupando quei luoghi sconosciuti senza perdere nemmeno un lembo di pelle, nemmeno una goccia dei liquidi ambrati che incontrano sui loro cammini. Mai sature, mai sazie, le loro lingue investigano ogni cosa si trovino davanti. Dal pube scendono sulle cosce, sfiorano la zona al loro interno, giungono a saggiare la morbida compattezza dei loro glutei, vi affondano i denti ottenendo in cambio lievi sospiri di dolore misto a piacere. E’ troppo. Il suo corpo abbandona l’inguine e risale verso il volto, sfiorando con il proprio petto una schiena liscia e sinuosa come quella di un infante. La sua bocca raggiunge un orecchio, vi poggia sopra un lieve bacio, prima che l’altro viso si giri di tre quarti e, osservando smarrito e perduto nell’estasi, sprofondi le sue labbra nel collo altrui. Mentre le bocche si ricongiungono nuovamente, qualcosa sta accadendo più sotto. All’inizio è solo una leggera, lieve pressione, quindi qualcosa scivola dentro di pochi centimetri. Un fremito li accompagna, entrambi, ed i due si abbandonano ad un attimo di reciproca comunione. Poi, caparbio, ricomincia a forzarsi delicatamente la strada verso le cavità inesplorate dell’altrui corpo. Avviene in pochi minuti, ma per loro è come se durasse un’eternità. Spingere, adattarsi, accettare una presenza estranea nel proprio corpo e desiderare di volerne di più, sempre di più, fino a sentirsi riempiti, pieni e completi per la prima volta, uniti. E spingere, fermarsi dentro ad assaporare il calore di quell’antro accogliente, e poi partire nuovamente all’attacco, penetrandolo tutto ed occupandolo con il proprio io. Una volta, due volte, cinque, cento. I movimenti da lenti diventano ritmici, vigorosi, impetuosi, come un treno in corsa in una pianura deserta o come i rintocchi di un grosso orologio a pendolo che scandiscono il tempo infinito di un istante che sembra dilatarsi fino a divenire eterno. Il suo io sconfina in quello altrui ancora e ancora e i due corpi sono fissi nell’aria come a voler configurare una statua leggera e maestosa e nello stesso tempo si muovono l’uno nell’altro sempre più forte sempre più in fondo e lingue orecchie narici pelle ed occhi bombardano le loro menti con migliaia di informazioni in contemporanea e sebbene non sappiano cosa sta succedendo loro percepiscono che questa comunione è quanto di più profondo proveranno nella loro vita e sono un’unica cosa e si divorano si assaggiano si mangiano si toccano si invadono si riempiono colmano i vuoti altrui con i propri pieni e viceversa si pugnalano si guariscono si intrappolano si liberano si uccidono si riportano in vita si amalgamano si premono sempre di più sempre più in fondo e si perdono e si ritrovano e si distruggono e si salvano e si coinvolgono  sempre di più sempre più in fondo e sanno che stanno per cambiare la crisalide sta per schiudersi e loro si lasciano e si riprendono sempre di più sempre di più e stanno per crescere stanno per fiorire e sempre di più sempre di stanno per nascere stanno per morire e sempre di più e stanno per vivere e stanno per per per .... ....

...

un ansimo, un fremito, un bacio rubato sotto i raggi di una pallida e gigantesca luna piena, e loro sono finalmente loro.

 

 

Ragazzi selvaggi 2 (di 3)

Generation XXX

di Sergio Gambitt

 

 

 

Poche ore prima.

Un fruscio, un bagliore, e il branco di Velociraptor gli è addosso. Gaia e Primal non hanno nemmeno il tempo di reagire, tanta è la velocità dell’attacco. Un esemplare grosso e pesante crolla su Primal, bloccandolo al terreno con la sua immensa mole. Fauci spalancate e grondanti saliva si avvicinano al suo volto e…

“AhAhAhAhAhAh…no, basta ti prego…mi fai il solletico!”

Gaia non crede ai suoi occhi. Il Velociraptor, un bestione alto ad occhio e croce circa tre metri e dalla muscolatura possente, ha tirato fuori una gigantesca lingua con la quale sta abbondantemente innaffiando di saliva il viso di un Primal che si dibatte per il solletico.

“AhAhAhAhAh!!! Sì ok ma adesso basta però…!!!” le sue mani afferrano il muso dell’animale, che si scosta docilmente “Spostati bestione…” e il Velociraptor alza il collo lasciando rialzare il ragazzo.

“Ma guarda un po’! Credo di avere una certa affinità con questi animaloni!” dice Primal ad una Gaia incredula mentre accarezza il dorso del dinosauro, che lo lascia fare senza reagire “Forse dipende dalla particolarità della mia mutazione… Chi l’avrebbe mai detto, eh?” e sorride rassicurante. La sua compagna lo guarda stupita ancora per qualche istante, poi la sua espressione torna quella solare di sempre:

“Già! Bhe… visto che da loro non sembra che avremo problemi… che si fa ora?”

“Non saprei… Potremmo prendere la nave…?”

“Non so se dopo l’impatto sia ancora in grado di funzionare, ma se la ritroviamo posso innescare il processo di autoriparazione. Ci vorrà un po’ però…”

“Quanto po’?”

“Almeno una decina di ore. L’atterraggio è stato piuttosto brusco.”

“Mmmmm… senza astronave non rischierei di andare a salvare gli altri. Se chi ci ha attaccati è riuscito a sconfiggerli pensa in quanti secondi batteranno noi…”

“Quindi?”

“Andiamo a trovare la tua astronave per il momento. Domani vedremo cosa fare…”

“Dobbiamo cercare un posto per la notte però, il sole sta già tramontando.”

Primal sorride, poi guarda il Velociraptor che ha accanto e gli carezza la testa:

“Credo che i nostri nuovi amici ci possano dare una mano!”

 

Qualche centinaio di metri più in là, nella foresta.

“... ho capito che era per sfuggire a quei bestioni... ma un bagno nel fango era proprio necessario?!”

“Ti ho già spiegato -Jubilee vero?- che Lupus aveva ormai catturato il vostro odore e che lo avrebbe seguito ovunque. L’unico modo per seminarlo era sovrapporgli un odore ancora più forte. Ed essendo sprovvisti di deodorante vi siete dovuti accontentare del fango”

Ad aver parlato è un ragazzo molto magro, ma non per questo esile, dal costume azzurro elettrico strappato in qualche punto e dai capelli scuri ritti in aria. Accanto a lui, in piedi con fare autoritario davanti a Jubilee e Skin, vi sono altri due mutanti noti. Se il ragazzo che ha appena parlato è stato riconosciuto come Charge, mutante dai poteri legati all’elettricità e leader del gruppo Mutant Fight che già una volta li aveva attaccati, gli altri due vengono subito identificati come Shockwave, biondo mutante capace di prolungare l’effetto dei suoi colpi nell’aria attraverso devastanti onde d’urto, e Flamebird, il cui controllo sul calore gli permette di forgiare tra le altre cose delle ali di fuoco con cui volare.

“Ehy senti se qui c’è un puzzone quello sei...!!”

“Ok, ok, calmi adesso...” li interrompe Skin frapponendosi fra Jubilee e Charge “Siamo tutti stanchi e provati, oltre che sporchi, quindi che ne direste di procedere per gradi? Innanzitutto troviamo un posto in cui poterci lavare e poi continueremo a darci addosso.”

“Mi sembra ragionevole,” conclude Charge “e sappiamo anche dove andare. Seguiteci.” ed assieme ai suoi due compagni si inoltra tra le fitte fronde degli alberi della Terra Selvaggia. Mentre i cinque stanno camminando, sempre tra la boscaglia e stando ben attenti a non fare troppo rumore, Jubilee si avvicina al capo carovana e:

“Non credere che sia finita qui... avete molto di cui rispondere tu e le tue body guard qui.”

“A proposito di cosa?”

“Di un’infinità di cose!” esclama la ragazza “Per esempio che ci facevate qua! Chi siete! Perché l’altra volta siete scappati così quando avete sentito il nome di Magneto! E soprattutto come mai Paige... cioè una nostra compagna di squadra... giura di conoscere il tipo biondo qua dietro...” e indica Shockwave.

Skin lo scruta con una strana espressione, poi:

“Sì in effetti è vero... guardandolo meglio anche a me sembra essere quel Gregor che stava con noi sulla nave Phalax quando siamo stati rapiti.”

Shockwave è piuttosto colpito da quest’ultima affermazione. Guarda Charge come a chiedere l’autorizzazione per poter parlare, ma questo scuote la testa.

“Senza contare...” insiste Jubilee “...che resta ancora da spiegare perché la vostra Traveller somiglia in maniera così impressionante ad Illyana Rasputin!”

Charge si blocca di colpo, stupito per la prima volta. Quindi riprende il controllo di sé e dice:

“Perché dovrei dirti tutte queste cose?”

“Perché siete venuti a chiedere il nostro aiuto! Ecco perché!” scatta Jubilee. L’altro ci pensa un po’ su, poi:

“Il motivo del nostro attacco lo sapete già. Il fatto è che... forse... abbiamo agito d’impulso quando siamo arrivati a New York per vendicarci dell’assassino di Tata. Il fatto è che quando abbiamo visto sul TG il mutante e la donna che le registrazioni che avevamo in mano dimostravano essere stati responsabili della sua morte il desiderio di vendetta ci ha fatto agire in maniera troppo frettolosa. Non abbiamo considerato alcuni dati piuttosto importanti...”

“Come il fatto che Tata stesse per uccidere Gambit, Rogue e Joseph, o Magneto che dir si voglia, per esempio?” azzarda Skin. Charge resta in silenzio per qualche istante, poi:

“Sì... come questo.”

“Ma che legami potete avere voi con Magneto?” insiste Jubilee. Questa volta il silenzio di Charge è più lungo, e per questo è Shockwave a rispondere:

“Nessuno. A parte averlo visto in televisione non l’abbiamo mai incontrato.”

Charge guarda il suo compagno con un’espressione di gratitudine per averlo salvato dalla domanda, ma Jubilee non sembra soddisfatta:

“Questo non spiega perché siete scappati così l’altra volta...”

“Te l’abbiamo detto,” interviene Flamebird con una voce autoritaria “forse non avevamo considerato bene le circostanze e siamo tornati qui a verificare.”

“Ma purtroppo Sauron ed i suoi sono arrivati prima e hanno catturato la metà di noi.” aggiunge Shockwave “Mentre noi ci nascondevamo, Traveller è andata in cerca degli unici che conoscevamo in grado di poterci aiutare. Voi.”

“E perché dovremmo farlo?” chiede Jubilee.

“Perché se non lo farete non solo sarete responsabili della morte di mutanti vostri simili, ma anche della ascesa al potere di Sauron nella Terra Selvaggia.”

La frase secca di Charge conclude la discussione. I cinque rimangono in silenzio finché non arrivano in una piccola radura. Nonostante sia circondata da alti alberi, la luce riesce a raggiungere ugualmente le cristalline acque del ruscello che la percorre e che, dopo un piccolo strapiombo di qualche metro, scende a cascata su una piccola conca naturale in cui si raccoglie l’acqua prima di ritornare a formare un ruscello diretto verso chissà quali lidi. Dopo aver lasciato qualche secondo a Jubilee e Skin per riaversi dalla bellezza innata di quel posto, Charge fa loro segno di muoversi verso la cascata, dietro la quale comincia una profonda ed ampia grotta.

“Qui è dove ci siamo nascosti finora.” dice “Se volete darvi una lavata potete usare l’acqua del ruscello. Noi saremo dentro.”

Jubilee e Skin si guardano in faccia, poi guardano la piscina naturale. Quindi il secondo si toglie in fretta il gilet del suo costume e lanciandosi in acqua urla:

“Wooooohh Ooooooooohhhh!!!!!”

 

A qualche miglio di distanza.

Centinaia di uomini vestiti di pelli animali riempiono l’ampia vallata. Sono perlopiù guerrieri, e quasi tutti maschi, nonostante qua e là si veda girare qualche donna in veste di guaritrice o cuoca. Tutti sono armati, e tutti sono pronti a rispondere agli ordini della creatura rettiliforme in piedi sulla rupe che domina la vallata. I suoi occhi penetranti osservano gli uomini accampati nell’attesa di combattere per lui, ed è fiero di sé stesso. Non molto tempo prima infatti, l’essere chiamato Sauron era caduto in disgrazia, arrivando anche al punto di divenire schiavo del suo stesso potere. Seguendo delle flebili scie di energia mutante, era giunto fin

 all’Istituto Xavier dove era stato malamente sconfitto ed intrappolato dai suoi occupanti. Se era riuscito a scappare, era stato solo per uno scherzo del destino. Una seconda possibilità. E questa volta, Sauron aveva deciso che non l’avrebbe sprecata. Nessun altro avrebbe più deciso al posto suo, sarebbe stato l’artefice del proprio destino e avrebbe assunto il ruolo che la natura stessa gli aveva assegnato: quello del predatore. Per questo era tornato nel luogo in cui lui (e non il suo alter ego umano Karl Lykos) era nato, e per questo aveva manipolato gli eventi in modo tale da assoggettare tutte le tribù della Terra Selvaggia, eliminando tutti gli ostacoli con spietata ferocia. Adesso aveva quasi raggiunto il suo scopo. Mancavano solo pochi ribelli all’appello, guidati dal maledetto Ka-Zar e da quella pazza scatenata di sua moglie, ma il bilancio di armate e poteri giocava decisamente a suo favore. Era solo questione di giorni, se non di ore.

“Ssssignore...” sibila una la voce di Larva alle sue spalle “Sssono arrivati gli altri con i prigionieri.”

Sauron inarca un sopracciglio. Senza nemmeno girarsi tuona:

“Portateli al mio cospetto.”

Qualcuno si muove dietro di lui. Quando si gira, osserva i suoi uomini schierati dietro le prede, costrette con la forza ad inginocchiarsi. Barbarus e Lupus stanno trattenendo con la forza una Monet intrappolata in spesse catene ma non per questo domata, Brainchild tiene prigioniera della sua morsa telepatica Husk, il cui sguardo risulta spento e privo di espressione, Whiteout tiene per i capelli una Traveller priva di sensi e Anphibius ha circondato il collo di Synch con una sua mano umida in modo tale da diffidarlo a compiere qualsiasi movimento.

Sauron li guarda tutti, poi la sua lingua sottile sfiora le labbra e sussurra:

“Mutanti giovani pieni di energia... mmmm....” quindi alza la voce e “Portateli nelle celle, e fate in modo che non possano scappare!”

“Capo,” esordisce di rimando Brainchild “mi chiedevo se potevo tenere questa con me...” ed alza il viso di Husk che obbedisce docilmente “Sai com’è, per tenermi caldo stanotte...”

“Permesso accordato,” tuona Sauron “ora andate.”

I mutati ai suoi ordini annuiscono e lasciano la rupe. Sauron si volta nuovamente verso l’accampamento sottostante.

Tutto sta andando secondo i piani.

 

Nell’intricata rete fognaria di New York.

Chamber sta vagando ormai da qualche ora negli sporchi canali, ma nonostante ciò non sembra affatto mostrare segni di stanchezza. Questi i vantaggi dell’essere un contenitore vivente di energia psionica: debolezze umane come mangiare e dormire non gli appartengono, e grazie ad abilità telepatiche di altissimo livello, sebbene ancora non del tutto sviluppato, può perfino seguire le tracce lasciate da una singola entità psichica che in precedenza è arrivato a ‘toccare’ con la propria mente. Nella fattispecie, l’oggetto della sua ricerca è la misteriosa compagna di squadra Penance, fuggita dopo un suo tentativo un po’ rude di riportare alla luce la vera identità che ne occupa il corpo, quella della iugoslava Yvette Seferovich, la quale presenza Chamber ha registrato, seppur debolmente, da un po’, e che man mano va avanti sente sempre più forte. Jono sa che manca poco ad ogni passo che fa, e ancora non sa come si comporterà una volta ritrovata Penance. Si sente responsabile per la sua fuga, e anche per il suo destino essendo il solo a cui Gateway ha rivelato la sua vera identità. Quali fossero le intenzioni del vecchio aborigeno nel fare ciò, e perché tra tutti l’avesse rivelato proprio a lui, Jono non lo sa proprio. Quel che sa è che aveva tentato di fare del bene, risvegliando con i propri poteri la psiche assopita della ragazza, e per tutta risposta questa era scappata terrorizzata come una bambina. Questo era stato il primo, vero e cosciente tentativo di Jono di fare l’eroe, visto che aveva capito che una vita da ragazzo normale gli era preclusa dai suoi stessi poteri, ed aveva fallito. Nonostante questo però non si dava per vinto. La sua vita doveva pur avere un senso, e se era stato dotato di poteri che gli impedivano di agire (e, come teme, anche di interagire) come i ragazzi normali significava che doveva impostarla su altri binari. La carriera da supereroe gli era sembrata una valida alternativa. All’interno di quell’ambiente aveva conosciuto uomini e donne con handicap anche più gravi dei suoi, che comunque vivevano tranquillamente la propria condizione. Quindi perché lui doveva ancora stare a preoccuparsi se a differenza di tutti gli altri ragazzi non poteva mangiare, dormire e... e forse era la cosa che gli pesava di più... fare sesso? Se alcune porte gli erano state sbarrate durante la sua esistenza, altre ne erano state aperte e non era detto che alla lunga non si sarebbero dimostrate migliori delle prime. O forse questa era solo un’illusione che Chamber stesso si creava per poter andare avanti tranquillamente. Non lo sapeva, e non gli interessava stabilirlo. Jono aveva avuto modo di riflettere molto sulla propria condizione, ed era giunto a capire che un senso ci doveva essere, e che toccava a lui scoprire quale fosse. Se poi aveva dovuto rinunciare ad un’amore normale come quello con Paige Guthrie che importava? Non toccava a lui decidere cosa il mondo avesse in serbo per lui. L’unica cosa che gli era chiara, è che la vita era un enorme, gigantesco caos, all’interno del quale si dibattevano come minuscoli coriandoli le esistenze di tutti gli uomini in una eterna lotta per emergere. Il suo destino lo aveva dotato della possibilità di elevarsi al di sopra degli altri, anche se a scapito di una vita normale, e se ancora non sa con certezza se gli piaccia o meno, in ogni caso si rende conto di possedere qualcosa a cui molti aspirano. Per questo, non si sente affatto menomato e per questo è stato contento nel momento in cui Paige ha cominciato ad avvicinarsi ad Angelo. Lui avrebbe potuto sicuramente darle la vita che lei desiderava...

A proposito, si chiede Jono scacciando con uno stivale un piccolo topo di fogna, chissà che staranno facendo in questo momento?

 

Nella radura.

Jubilee si è ormai tolta tutti i vestiti, e si sta godendo le acque cristalline della cascata riscaldata da un sole innaturalmente caldo per quei luoghi, quando sente un rumore alle sue spalle. Con l’esperienza di una X Man, si volta di scatto accucciandosi nell’acqua in modo tale da poter balzare sopra ad un eventuale aggressore. Precauzione che però si rivela esagerata, o almeno in parte. Davanti a lei infatti c’è Shockwave con il mano la sua tuta rossa, più o meno dello stesso colore che ne ha infiammato il viso. E non è il solo ad essere in imbarazzo. Anche Jubilee, le braccia e le mani a coprire le nudità del proprio corpo, è piuttosto a disagio.

“Bhe?! Non si usa più bussare?!” inveisce lei. Il ragazzo davanti a lei, porgendole il costume troppo in fretta per non tradire il proprio disagio, comincia a balbettare:

“N-Non... non pensavo che...” e poi, riprendendo il controllo di sé “Questo è il tuo costume... Gli abbiamo dato una pulita.”

“Grazie.” dice Jubilee strappandoglielo di mano. Poi, visto che il ragazzo non accenna a muoversi “Ora puoi anche girarti.”

“Oh, certo!” esclama lui e si volta di scatto, maledicendosi per la propria idiozia.

Più in là, anche Angelo ha abbandonato i propri vestiti e si sta rilassando galleggiando sullo specchio dell’acqua ad occhi chiusi. Quando li riapre, davanti a lui compare la figura imponente di Flamebird, anche lui con la sua tuta in mano.

Oh, eres tu... ! ” esclama il mutante ispanico alzandosi in piedi ed allungando il braccio verso l’altro ragazzo per prendere il proprio costume “Allora non scherzavate quando dicevate che avreste dato una pulita ai nostri vestiti.”

Flamebird non parla. Si limita a guardarlo con aria strana.

“Che c’è?” dice Angelo uscendo dall’acqua “Non hai mai visto un ragazzo nudo?”

L’altro mutante sta per rispondere qualcosa, quando nell’aria si sente un rumore cupo. A questo ne segue un altro, poi un altro ancora. Ad ognuno di essi, l’acqua trema come se vi si fosse lanciato un sasso, mentre il rumore si fa sempre più forte. Angelo ha solo il tempo di vedere confermato il proprio timore negli occhi di Flamebird, prima che la bestia faccia la sua apparizione. Due giganteschi alberi posti a guardia di quella radura da secoli vengono divelti con violenza dalla furia di un enorme Tirannosaurus Rex, il re dei dinosauri.

Mierda! ” esclama Angelo e subito dopo, afferrando con un braccio la vita di Flamebird, esclama “Vieni con me!”

Un sottile lembo di pelle parte dalla sua mano per andare ad attorcigliarsi su un alto ramo, mentre le dita di quella che regge l’altro mutante si allungano per circondarlo completamente tre volte. Quindi accorciando il lembo di pelle si alza in volo subito prima che le fauci del gigantesco dinosauro scattino su di loro.

“YAAAAAAAEEEEEEOOOOOOOOWWWWWWWWWWWEEEEEEOOOOOOOOOWWWWWWWW!!!!”

Quando atterrano sull’alto ramo di un albero la prima reazione di Angelo è la frase:

“Alla faccia di Tarzan...” poi si volta verso la radura e urla: “JUUUUUUUBE!!! TIRANNOSAUROOOOO!!!” infine si volta verso Flamebird, disteso a faccia in giù su un ramo, ed avvicinandogli una mano chiede: “Tutto bene lì?”

Con una brusca scrollata di spalla il mutante scaccia malamente la mano di Angelo, quindi, paonazzo in volto e con gli occhi strabordanti energia rossa, grida:

“Lasciami in pace!!” e materializzando le sue ali di calore spicca il volo lasciando Skin a chiedersi cosa ha fatto di male.

Più sotto.

Jubilee si è ormai rivestita, quando l’urlo di Angelo la raggiunge. Assieme ad esso però, arriva anche il gigantesco dinosauro che cala con forza le sue fauci su di lei. Subito prima di colpirla qualcosa che Jubilee percepisce come un violento spostamento d’aria colpisce il muso del Tirannosauro, facendolo deviare dalla sua preda all’ultimo secondo. Voltandosi Jube vede Shockwave ritto in piedi, i pugni protesi verso l’animale a cui ha appena scagliato una delle onde d’urto da cui prende il nome. Nello stesso tempo da dentro la grotta esce Charge che con fare professionale urla:

“Rapporto situazione!”

“Stiamo subendo l’attacco di un Tirannosauro!” grida di rimando Shockwave.

“Per dirla in altre parole,” gli fa eco Jubilee abbassando il visore sugli occhi “questa lucertola troppo cresciuta è stata così sfortunata da beccare noi!!” e dalle sue mani cominciano a fuoriuscire scoppiettanti plasmoidi  diretti agli occhi del dinosauro. Il Tirannosauro, disorientato da quelle luci improvvise, comincia a barcollare.

“In acqua!” grida Charge e Shockwave afferra al volo le sue parole. Tracciando un’ampia falcata nell’aria crea un’onda d’urto che colpisce alle spalle l’animale facendolo crollare in acqua. Quindi Charge carica il proprio potere e rilascia una devastante scarica elettrica nella conca che finalmente neutralizza il dinosauro.

“Wow! Siamo una bella squadra eh?!” esclama Jubilee euforica mentre batte il palmo della propria mano con quello di Shockwave. Charge osserva la carcassa del tirannosauro, poi:

“Sembra che anche per oggi ci siamo guadagnati la nostra cena.”

 

“Ouff...! Ehy, sta’ attento!!”

 Anphibius non risponde nemmeno all’imprecazione di Synch. Semplicemente si limita a sbattergli la porta della prigione davanti e a chiudere a doppia mandata. Quindi Everett sente i suoi passi allontanarsi.

“Che maniere...” dice a denti stretti mentre si sta massaggiando la testa, quando si accorge di non essere solo nella cella. A qualche metro da lui infatti, rannicchiata in un angolo, c’è una ragazza.

“Ehy... ciao!” la saluta lui “Anche tu fatta prigioniera da questi selvaggi?”

La ragazza si muove avanti, rivelando agli occhi di Synch che...

“Ma io ti conosco! Tu stavi con Mutant Fight, vero? Non mi ricordo il tuo nome, ma non credo che abbiamo fatto le presentazioni come si deve la prima volta. Comunque io mi chiamo Everett, piacere.” e le tende una mano con fare amichevole. La ragazza risponde alla stretta di mano timidamente. Da dietro la maschera che le copre interamente il volto arriva la parola:

“Fire-Fly” e, dopo qualche altro secondo “Piacere mio”

“Fire è il nome o il cognome?” chiede scherzosamente Synch. La reazione della ragazza è lasciare immediatamente la sua mano e ritrarsi di qualche centimetro.

“No, no, aspetta, stavo solo scherzando!” si scusa Everett “Volevo solo dire che di solito la gente non si presenta con i nomi di battaglia, o io mi sarei presentato come Synch. Ma se preferisci così va bene lo stesso...”

Il silenzio cala tra i due per un minuto buono, poi dalla maschera di lei giunge di nuovo la sua voce flebile:

“Mi chiamo Vera”

“Vera... bel nome.” constata Everett “Bene, Vera, ascolta: dobbiamo uscire di qui se non vogliamo fare da pasto genetico a Sauron, e per farlo dobbiamo agire assieme. Mi puoi aiutare?”

“La... la cella è scavata nella roccia. Non ci sono altre vie d’uscite eccetto la porta d’ingresso, che non ha fessure, e quella piccola finestra lì in alto...” ed indica una apertura quadrata nella roccia a circa tre metri di altezza e bloccata da tre sbarre di metallo trasversali.

“Mmmm... e non sei riuscita ad usare il tuo potere in modo tale da fare qualcosa?”

La ragazza scuote la testa negativamente.

“Forse non sai usarlo nel modo giusto. Lascia provare me...” ed immediatamente dopo la sua aura sincronica si espande fino a toccarla, cercando nel suo DNA il gene x che le dona i poteri e cominciandolo a replicare nel suo. Gli effetti sono quantomeno inaspettati.

“Aaaaaagh!!!” esclama  Everett tenendo con entrambe le braccia il proprio addome, percorso da fitte lancinanti. Il dolore gli fa perdere la concentrazione, e con essa scompare la sua aura sincronica. Fire-Fly si cala immediatamente su di lui, la sua voce visibilmente preoccupata.

“Cosa ti è successo?!”

“N-Non lo so...” tenta di dire Ev mentre gli ultimi spasmi stanno scomparendo “Ho tentato di sincronizzarmi con i tuoi poteri e... Ma che poteri hai?”

“S-Sono sfere di luce, ma... vuoi dire che stavi per mimare i miei poteri?”

“Sì, qualcosa del genere...”

La ragazza resta un attimo a fissarlo, poi gli dice:

“Fammi vedere il petto...”

Synch abbassa la cerniera scoprendo dei pettorali muscolosi e privi di peli. Fire-Fly poggia le sue mani su di essi, come a saggiarne la consistenza, poi tra sé e sé dice:

“Aspetta...” e si toglie la maschera. Il volto sottostante è quello di una ragazza appena sedicenne, dai lisci capelli castano chiaro che le arrivano fino alle spalle e con due timidi occhi nocciola su guance cosparse qua e là da minuscole efelidi. Le sue mani continuano a toccare il petto nudo di Everett, cercando tracce di qualcosa che alla fine sembrano non trovare. Quando la ragazza si sente soddisfatta del proprio operato, torna a guardare il ragazzo e dice:

“Non sembrano esserci conseguenze... Tu stai bene?”

“Mai stato meglio” afferma Synch, perso nella dolcezza dei suoi occhi.

 

Qualche porta più in là.

“Qui è dove stai fino a che Sauron non ti prosciuga!” esclama Barbarus con un rozzo sorriso sul volto mentre spinge Monet, ancora incatenata, dentro una sudicia cella “Spero che non sei schizzinosa. Qui nella Terra Selvaggia i topi sono piuttosto aggressivi!” e scatta a ridere come se avesse fatto la battuta più divertente del mondo. Quindi chiude la porta e si incammina lungo i corridoi. L’eco della sua fastidiosa risata si va affievolendo mentre si allontana, fino a scomparire.

“Se non altro mantiene fede al suo nome di battaglia...” commenta tra sé e sé Monet.

“Ti assicuro che l’inciviltà dei nostri carcerieri sarà l’ultimo dei nostri problemi.” le risponde la voce di una ragazza dal fondo della cella. Monet guarda in quella direzione e vede una ragazza orientale dalla tuta piuttosto scollata che le si sta avvicinando, mentre dietro di lei un ragazzino vestito solo con un perizoma e dal corpo cosparso di tatuaggi sta rannicchiato in un angolo, le mani imprigionate da catene spesse quanto quelle di Monet.

“Sono di Generation X,” si presenta Monet “siamo venuti qui per rispondere all’appello di aiuto di un gruppo chiamato Mutant Fight. Puoi chiamarmi M.”

“Bene... M,” dice l’altra ragazza cominciando a girarle intorno come se la stesse valutando “scusa se te lo dico, ma non credo che la vostra missione di salvataggio sia andata proprio a buon fine...”

“La metà di noi è ancora lì fuori, possono ancora liberarci.”

“E dimmi... Loro sono bravi quanto voi... a farsi catturare?”

“Meno di quanto lo siate stati voi, visto che sono ancora a piede libero.”

Le due restano a fronteggiarsi per un attimo viso contro viso, poi l’asiatica scrolla le spalle con un’espressione indifferente e:

“Per quel che può valere... Ci prosciugheranno della nostra energia a breve, e nessuno di noi potrà fare niente.”

“Io non ne sarei così sicura... Come hai detto che ti chiami?”

“Non l’ho detto... Chiamami Tease.”

“E lui?” chiede Monet indicando con un cenno del capo il ragazzino seminudo seduto nell’angolo.

“Lui è il frutto del trattamento di quel Sauron. Da quando lo hanno riportato qui è rimasto immobile in quella posizione. Puoi chiamarlo Scratch, se proprio devi.”

“Ha detto cosa gli è successo?”

“Non ha mai parlato molto.”

“Vedo che l’affabilità è di casa qui. Cos’è... la scarsa attitudine ai rapporti sociali è la prima prerogativa per entrare in Mutant Fight?”

“Con la gentilezza non si ottiene niente. Molto meglio prendere quel che ti serve senza curarti degli altri.”

“Ottima strategia, a giudicare da dove ti ha portato.”

“Nello stesso posto in cui la tua gentilezza ha portato te, direi.”

Sarà una lunga nottata, pensa Monet.

 

Cala la notte.

La Luna è già alta nel cielo placido della Terra Selvaggia. In una radura occupata in gran parte da una piscina naturale formata dalle acque di un ruscello, cinque ragazzi hanno appena finito di mangiare carne di Tirannosauro arrostita sul fuoco attorno al quale sono raccolti.

“...c’è un solo ingresso alle celle, ma se riusciamo a penetrarvi possiamo liberare i nostri e i vostri compagni. In cinque vale la pena tentare, ma dovremo colpire duro e senza pietà...” sta dicendo Charge mentre si pulisce la bocca con una larga foglia.

“Ehy bello sappiamo fare il nostro lavoro.” puntualizza Jubilee “E che tu ci creda o meno abbiamo sempre evitato spargimenti di sangue inutili.”

“Da dove vengo io non c’era scampo per chi si faceva commuovere. O uccidetevi, o venivi ucciso.” risponde Charge brusco.

“Ma è sempre così teso?” chiede Skin. Shockwave gli risponde con una scrollata di spalle rassegnata per addentare subito dopo un lembo di carne di dinosauro.

“Ha ragione lui.” interviene brusco Flamebird “Loro ci ucciderebbero senza pensarci due volte. Noi dobbiamo fare lo stesso.”

“Non è tutto bianco e nero nel mondo, chico.” gli risponde Angelo.

“Specie tra le persone,” aggiunge Shockwave “hanno sempre la capacità di sorprenderti.” e con la coda dell’occhio scruta Jubilee per un fugace secondo.

“Non sareste sopravvissuti un attimo nel mio mondo...” commenta Charge.

“Sempre a parlare del tuo mondo!” interviene Jubilee “Allora vuoi dirci dove diavolo è questo benedetto mondo?!”

Il ragazzo la guarda con una strana espressione, quindi si alza e dice:

“Vado in perlustrazione. Resto io di guardia stanotte.” e si incammina verso la foresta.

“Ehy aspetta non puoi scappare co...!” tenta di dire Jubilee alzandosi per seguirlo, quando una mano sulla spalla, gentilmente, la blocca.

“Lascialo andare...” le dice Shockwave calmo “Ci sono cose che ancora non può affrontare.”

Jubilee rimane a fissare il ragazzo incerta se accettare il suo consiglio o staccargli la mano con uno dei suoi plasmoidi. Per fortuna, il suo buon senso ha la meglio.

“Io vado a letto.” annuncia improvvisamente Flamebird alzandosi.

“Ti seguo.” gli fa eco Skin sbadigliando vistosamente. L’altro mutante tradisce per un secondo un’espressione strana, ma un attimo dopo si è incamminato verso la grotta senza salutare nessuno. Angelo scrolla le spalle, poi lo segue. Jubilee e Shockwave rimangono soli nella vallata, la luce lunare riflessa sull’acqua a donare un magico bagliore all’ambiente circostante.

 

E’ quel genere di notte, in cui alcuni destini si incrociano, ed altri si separano irrimediabilmente.

 

Charge.

I suoi passi risuonano attutiti sul fitto sottobosco della foresta, mentre Charge sta per iniziare il secondo giro di perlustrazione. Sebbene il percorso sia quelle delle sere prima però, lo scopo non è esattamente lo stesso. Questa volta infatti i suoi pensieri sono altrove, rivolti ad un mondo che non esiste più e che talvolta pensa anche non sia mai esistito. Poi però ripensa al calore di sua madre, al tenero tessuto dei suoi guanti quando lo sollevava in aria. Poi ripensa a suo padre e a quell’aria di tragica autorevolezza che lo accompagnava, come se il peso del mondo fosse sulle sue spalle ormai provate dopo tanto tempo. Di tutto questo non esisteva più niente che non fosse nella sua mente. Le uniche cose sopravvissute di quel mondo erano Tata, che ormai era stata irreparabilmente distrutta, e la sua compagna e salvatrice Traveller. Ed ora, rischiava di perdere anche lei.

Le gambe di Charge si fermano nella boscaglia. Il ragazzo alza il volto verso il cerchio pallido e gigantesco di una luna resa ancora più grande dai gas della Terra Selvaggia. I suoi pensieri sono tutti rivolti alla sua compagna di squadra e amica.

“Dove sei?”

 

Traveller.

“Riposssa bambina...” sta dicendo Larva mentre passa le sue dita appiccicose sul volto della mutante distesa su una panca di roccia “Il mio ssssignore non vuole che i sssuoi bocconcini muoiano ssssubito. E’ per quessssto che devi guarire in fretta... cosssì potrà asssssaporare anche la tua di energia.” togliendole le mani dal volto, lascia dietro di sé una specie di resina verde, con la quale controlla mentalmente chi è così malcapitato da subire il suo trattamento “Ora dormi... e ssssogna luoghi sssplendidi e persssone amiche. Ssssarà la tua unica conssssolazione nei tuoi giorni di prigionia...”

 

Primal e Gaia.

A prima vista la pianura sembrerebbe perfettamente regolare rispetto al luogo in cui si trova. Cosa ti aspetteresti di trovare in una radura della Terra Selvaggia infatti, se non un branco di dinosauri, nella fattispecie Velociraptor, accucciati sul terreno a riposare dopo una giornata di caccia? Eppure, a voler guardare bene, si noterebbe una piccola nota stonata composta da due elementi, proprio al centro dell’accampamento sotto un tronco cavo. I due elementi in questione altri non sarebbero che i mutanti Primal e Gaia, i quali, avvinghiati l’uno all’altro, stanno sperimentando i piaceri che dei baci possono procurare. Avevano cominciato con un certo imbarazzo, questo è vero, ma man mano che le loro labbra toccavano quelle dell’altro qualcosa di simile ad un fuoco interiore aveva iniziato ad accendere i loro animi, ed ora le esplorazioni orali erano diventate piuttosto approfondite. Quando Gaia si scosta dalla bocca del ragazzo, Primal si aspetta un pentimento da parte della ragazza. Con grande sorpresa, invece lei dice:

“Senti vorresti... andare avanti con me?”

“Vuoi dire... farlo?”

“Sì... farlo.”

“Sei... sicura?”

“Ho deciso di voler provare tutto nella vita... e devo ammettere che quello ancora mi manca.”

“Ti manca.”

“Mi manca.”

“Dopo millenni di vita... ti manca.”

“Già.”

“Ed hai deciso di recuperare con me.”

“Sì... sempre che tu voglia, certo. Magari uno con più esperienza non vuole avere a che fare con una princ...”

“No no no! Anche a me manca.”

“Manca anche a te?”

“Sì, manca anche a me.”

“Cosa aspettiamo allora?”

Primal la guarda per un istante. La adora. Non la capirà mai, ma la adora. La sua bocca si getta sul collo di lei mentre comincia a tirare giù la zip della sua tuta. Timidamente, le sue mani le massaggiano il petto, come se sue dita stanno facendo con la sua schiena. Qualcosa sta accadendo.

 

Synch e Fire-Fly.

“…ed io non so che fare. Cioè... è la mia migliore amica, non avrei immaginato che... e invece le piaccio e nessuno me l’aveva mai detto, quei furboni lo sapevano da mesi e nessuno ha mai avuto il coraggio di dirmelo. Pensavano che l’avessi capito da solo, ma come faccio a capire una cosa quando è proprio la base di tutto quello che credo che è sbagliata? Devo essere proprio uno stupido. Ti sembro stupido, Vera?”

La ragazza scuote velocemente la testa negativamente, e si affretta ad aggiungere:

“Mi sembri... ingenuo. ...dolce...”

Everett accenna un sorriso, poi riprende a parlare:

“E poi c’è stata quell’altra volta con Monet. Eravamo in missione, o perlomeno stavamo tentando di scappare da una nuova versione delle Sentinelle, durante l’Operazione Zero Tolerance, non so se ne hai mai sentito parlare. Comunque ad un certo punto sapevamo che c’erano delle buone possibilità di non uscirne vivi e... bhe le ho chiesto un bacio. Era qualcosa che non avevo mai fatto e non avrei voluto morire senza provare almeno una volta questa sensazione. E lei incredibilmente da detto di sì! Cioè, te la devi immaginare per capirla. Pensa a questa ragazza bellissima, intelligente, ricca e aristocratica, che potrebbe ottenere tutto nella vita solo schioccando le dita, potrebbe avere qualsiasi uomo, e lei viene a baciare me! Cioè... me! Non che io sia l’uomo più brutto del mondo ma... ha baciato me! In quell’attimo ho davvero creduto che la vita fosse una cosa meravigliosa!”

Fire-Fly si lascia scappare una piccola risatina, alla quale Everett risponde con un sorriso, prima di continuare:

“E dopo vengo a sapere che la cosa non era finita lì e che M si era presa una...”

“E’ stato bello?”

“Cosa...?” chiede Synch perdendo il filo del discorso.

“Chiedevo... a parte il fatto che questa Monet fosse così perfetta per uno come te... il bacio, in sé, è stato bello?”

“Perché lo chie...”

“Oh se sono stata indiscreta scusami...” sulle sue guance comincia a comparire un po’ di rossore.

“No no... cioè tutto ok non preoccuparti.... E sì, è stato bellissimo il bacio.”

“Wow... immagino di sì... mi piacerebbe provare una sensazione del genere...”

“Ti auguro di farlo prima o poi”

“Posso chiederti una cosa...?” il suo viso è timido, e interamente rosso per l’imbarazzo adesso.

“Sì certo!”

“No, dai... è una cosa... imbarazzante.”

“Non ti preoccupare non la dirò a nessuno”

“E a te stesso che non la dovresti dire...”

“Come?”

“Niente...”

“No dai dimmelo”

“Bhe... stavo pensando che questa situazione non è poi così diversa da quella di te e Monet...”

“...”

“Anche noi siamo prigionieri, e forse domani potremo morire...”

“Oh no arriveranno i miei amici a liberarci non preoccuparti...”

“Sì ma non ne abbiamo la certezza e neanche io ho provato molto nella vita...”

“...”

“...”

“Vuoi che ci baciamo?”

“Veramente...”

“Sì?”

“Ecco pensavo a qualcosa di più...”

“Qualcosa di più?”

“Qualcosa di più.”

“...”

“Tutto ok?”

“Wow! Cioè sì, cioè va bene, cioè... è una cosa importante, cioè... wow!”

“Bhe... allora?”

Everett guarda fisso negli occhi Vera, prima di avvicinarsi al suo volto. Sopra di essi, la luna rischiara quel momento magico.

 

Brainchild e Husk.

In piedi sul letto, vestito solo di un perizoma, il nanetto macrocefalo Brainchild sta osservando con sguardo lussurioso le due ragazze vestite solo di biancheria intima che strisciano ai suoi piedi. Da un lato la bionda Husk nella sua forma umana, dall’altro la selvaggia Nereel, entrambe domate ed entrambe sotto il suo controllo.

“Bene bene bene ragazze... volete divertirvi?”

“Sì padrone...” rispondono entrambe con voce atona.

“E allora venite qua!” e con un unico gesto si strappa il perizoma “La creatura che ho tra le gambe vuole essere saziata!”

 

M e Tease.

“...ferormoni.”

“Ferormoni?”

“Sì, sono ovunque nell’aria, e sono di quelli più potenti. Credo che vengano prodotti da alcuni tipi particolari di piante.”

“E tu come lo sai?” chiede Monet.

“Il mio potere riguarda l’emissione di ferormoni con cui posso arrivare anche a controllare gli uomini che ho attorno.” risponde Tease.

“Come Scratch?” e indica il ragazzino tatuato che adesso sembra stare dormendo.

“Sì, come lui.” risponde guardandolo con freddezza “E’ stato il primo con cui ho tentato un controllo più definitivo. Ormai è la mia guardia del corpo personale.”

“Non è un po’ immorale?”

“Gli uomini sono tutti porci... se lo meritano.”

Monet resta in silenzio per un attimo, poi decide di cambiare discorso:

“Comunque avrebbe un senso. Ho letto che l’intera Terra Selvaggia è il frutto di un esperimento piuttosto recente di un pazzo che si fa chiamare Alto Evoluzionario. Aveva bisogno di popolare in fretta queste zone, e doveva assicurarsi che gli animali del suo habitat fossero fertili...”

“...ed anche gli uomini che l’avrebbero abitato! Il tasso di nascita qui deve essere incredibile... poveretti.”

“Poveretti?”

“A nascere in un luogo del genere. Ogni giorno pericoli nuovi, lunghe e rischiose cacce per procacciarsi il cibo, senza contare i bestioni che ogni tanto decidono di imporsi sugli altri e prendere il comando come quello che domani ci ucciderà...”

“Perché sei così pessimista?”

“Ho imparato che nella vita non ti regalano niente. Niente ti è dovuto e se non lotti perderai anche quel poco che hai. Nessuno fa niente per te se non vuole qualcosa in cambio.”

“Lo pensavo anche io, una volta, ma poi ho incontrato i miei compagni di squadra. All’inizio non riuscivo a sopportarli, così azzardati e approssimativi in tutto quello che facevano, ma poi ho scoperto quanto ci tenessero l’uno all’altro, ed in maniera totalmente disinteressata. Grazie a loro ho scoperto l’amicizia, quella vera.”

Tease si guarda intorno per evitare gli occhi dell’altra ragazza. A bassissima voce, risponde:

“Non esiste l’amicizia disinteressata...”

M accenna un sorriso, poi, non potendo muovere le braccia a causa delle catene, poggia il viso sulla spalla di lei.

“Mi chiamo Monet St. Croix. Mi piacerebbe diventare tua amica.”

Tease la guarda stupita. Poi, con esitazione, le sue braccia circondano le spalle di Monet. Una voce flebile esce dalla sua bocca:

“Io sono... Ni’an Rikudo.”

 

Jubilee e Shockwave.

“…e poi…eheheheh…Emma ha chiesto: ‘Chi ha scambiato le etichette del sale e dello zucchero?’ e tu vedi…ehehe…vedi Angelo che sputa tutti assieme gli spaghetti e in quel momento entra Jono e…ehehehEHeheHehEHhe!!”

“AHaHaHaHaaAHAhahaH!!!”

Le risate dei due ragazzi si fanno cosi forti da impedire a Jubilee di continuare a raccontare l’aneddoto. Per un minuto buono restano semplicemente lì a ridere, come due vecchi amici ritrovatisi dopo tanto tempo. Dopo un po’ Shockwave comincia a riprendersi, asciugandosi con le dita degli accenni di lacrime dagli occhi.

“Oh Jube… sei uno spasso!!! Quasi quasi mi viene voglia di unirmi a voi!!”

“Eheh… e perché no? Con l’Istituto Xavier pieno di studenti uno più o uno meno non fa poi molta differenza…”

“Veramente speravo di essere considerato meglio di uno in più…!” la butta lì Shockwave, rendendosi conto immediatamente dopo della frase che ha appena detto. Tra i due cala un silenzio imbarazzato.

“Non ti trovi bene con gli altri di Mutant Fight?” chiede Jubilee per riprendere la discussione. Shockwave fa un sorriso imbarazzato, poi:

“No no mi trovo bene,  e solo che… a volte è tutto…ecco…un po’ troppo serio.”

“Parli dei vostri segreti?”

“No… sì… anche! Charge pensa che meno si sa di noi in giro meno saremo esposti a pericoli, e forse ha ragione visto come la maggior parte di noi si è incontrata, ma a volte è un po’ troppo rigido. Penso che gli sia successo qualcosa di molto brutto nel passato, ma non ne vuole parlare…”

“Capisco… Se vuoi puoi…cioè…rilassarti ecco! Almeno con me... Se vuoi parlarne sono qui e sai che non dirò niente a nessuno se non vuoi…”

“Io… oh bhe, al diavolo! Charge è troppo paranoico a volte!!”

“Allora finalmente mi spiegherai il mistero di Gregor e Paige?”

“Su questo non saprei che dirti. E’ vero che mi chiamo Gregor, ma non ho mai visto i tuoi due compagni di squadra prima di quella volta nelle fogne.”

“Vuoi dire che non eri sulla nave con loro quando sono stati rapiti dalla Phalanx?”

“Phalanx?”

“Un costrutto tecnorganico alieno che qualche hanno fa ha tentato di assorbire tutti i mutanti...”

“Ah si chiamava così?”

“Allora ammetti di conoscerla!”

“Certo... è da lì che è cominciato tutto per molti di noi. Mi ricordo che ci avevano rinchiusi in una cella con addosso delle tute nere di uno strano materiale, eravamo io, Flamebird, Fire-Fly, Tease e Scratch, quando Traveller e Charge sono venuti a liberarci per portarci da Tata. Pensavo fossimo gli unici mutanti rinchiusi nella nave.”

“C’erano anche tre dei miei compagni invece! Erano in una cella con un ragazzo che ti somigliava molto –è che poi hanno scoperto essere un costrutto Phalanx- è una ragazzina che poi... non ce l’ha fatta.”

“Scusa... il ragazzo era...?”

“Diciamo un infiltrato della Phalanx con il compito di sorvegliare gli altri e tenerli calmi.”

“Allora forse questa Phalanx si è... ispirata a me nel crearlo. E questo significherebbe che io non ero più sulla nave nel momento in cui lo ha fatto.”

“Sì, avrebbe un senso!” conferma Jubilee “La Phalanx vi rapisce e voi venite liberati da Traveller e Charge, e poi rapendo altri mutanti li unisce ad un sosia di quelli precedenti per impedire anche la loro fuga!”

“Sì, potrebbe essere andata così...”

“Ma sarebbe spaventoso un totale! Voglio dire questo significa che la Phalanx operava già da molto tempo e se è riuscita ad intrappolare tutti questi mutanti e noi ne abbiamo liberati solo alcuni...!”

L’indice di Shockwave si poggia delicatamente sulle labbra di Jubilee, interrompendola dolcemente.

“Baciami” dice il ragazzo fissandola negli occhi.

Jubilee non riesce a distogliere lo sguardo dai suoi occhi azzurri. Il cuore le va a mille, la gola è completamente secca. Per la prima volta nella sua vita, Jubilee non ha assolutamente da dire.

Prendendole il mento tra pollice ed indice, Gregor alza il suo viso. Le sue labbra sulle proprie le mozzano il fiato.

“Scusate...” dice una voce dietro di loro. I due ragazzi si staccano di botto, Jubilee rossa in viso e Gregor vagamente infastidito nel vedere Charge davanti a sé “...ma il mio turno di vigilanza è finito, tocca a voi.”

“Sìhairagione!” esclama Jubilee con un'unica fiatata, quindi si alza e si inoltra nella foresta. Shockwave lancia uno sguardo carico di odio al proprio capo, quindi la segue.

 

Skin e Flamebird.

All’interno della caverna, dopo qualche difficoltà iniziale dovuta ai duri massi ammorbiditi solo da foglie sparse sul pavimento, Angelo finalmente è riuscito ad addormentarsi. Sull’altro lato della grotta, Flamebird lo sta guardando con espressione imperscrutabile. Si è accorto da circa cinque minuti che Skin è percorso da piccoli brividi di freddo che il suo ristretto costume di battaglia non riesce a combattere all’interno della gelida caverna. Se continua così, il giorno dopo una polmonite non gliela leva nessuno. Per questo Flamebird si alza e si avvicina all’altro mutante. Grazie ai suoi poteri di controllo del calore, scalda la propria mano e la poggia sull’avambraccio di Angelo. Dopo qualche decina di secondi, sul suo volto compare un’espressione di benessere, mentre con l’intero corpo si accoccola accanto la fonte di calore, ovvero Flamebird. Questo spalanca gli occhi per la sorpresa, ma non dice niente. Un po’ titubante invece, si sdraia accanto all’altro ragazzo, continuando a riscaldarlo con le proprie mani, e rimane a fissare il soffitto della grotta. Per lui, sarà una lunga notte insonne.

 

Primal e Gaia.

“Mmmmm....”

“Mmmmmmm....”

“Mmmmmm...”

“Mmmmmmm....”

“Roarrr...”

“Roar?”

Gaia alza la testa per un secondo, per trovarsi di fronte una grossa tigre dai denti a sciabola dal pelo arancione.

“Aaaaahh!!!” grida indietreggiando improvvisamente per la sorpresa.

“Aaaaahhh!!!” grida Primal spaventato più dall’urlo di lei che dalla tigre.

“ROOAAAARR!!!” ruggisce l’animale indietreggiando anch’esso.

“Che succede, Zabu? Qualcosa non va?” esclama una voce al di là del tronco. Subito dopo, sopra di loro, compare il volto di un uomo biondo che li degna di una piccola occhiata mentre è occupato ad accarezzare la grossa tigre a cui sta dicendo “Questi cattivoni ti hanno spaventata, eh? Cattivi cattivi...” poi si rivolge ai due ragazzi che lo stanno guardando a dir poco allibiti “Grande, grosso e fifone... ma ci credete?” quindi li scruta meglio e “Amici o nemici?”

Gaia guarda Primal, quindi tira su la zip della parte superiore della propria tuta, mentre Adam balbetta:

“A-Amici... credo.”

“Bene.” afferma l’uomo biondo. Poi, porgendo loro la mano “Io sono Ka-Zar,” e carezzando il pelo della tigre “di Zabu avete già fatto la conoscenza.”

 

Chamber e Penance.

Il segnale è forte, fortissimo. Jono lo sa ancora prima di girare l’angolo. A qualche metro da lui, si trova Penance. Nonostante lo sappia già da prima però, i suoi dubbi sul suo stato di salute scompaiono solo nel momento in cui la vede dormire placida su un vecchio e sudicio materasso lacerato in più punti dai suoi artigli. Sollevato, si accovaccia su di lei e fa per carezzarle la testa con una mano, quando la mutante spalanca gli occhi improvvisamente. Come per un riflesso condizionato, la sua mano artigliata si muove di scatto diretta contro la giugulare di quello che lei percepisce come un aggressore. Non avendo tempo per trovare un altro modo, anche Jonothon agisce d’istinto, forzando la mente della ragazza con l’interezza della propria. I millesimi di secondo che separano il braccio di Penance dal suo collo si dilatano all’interno delle due menti come se possedessero un tempo proprio. Chamber si scontra contro il portone blindato delle difese mentali della ragazza. Qualsiasi telepate non riuscirebbe ad infrangere questa barriera. La stessa Emma Frost, una delle telepati più potenti in assoluto, era solo riuscita ad ottenere frammenti di immagini vaganti nel caos che è la mente di Penance. Ma ogni portone, ha una serratura. E possedendo la chiave giusta, si può forzare anche la cassaforte più impenetrabile. Emma era stata scacciata dalla mente di Penance perché vi era entrata senza sapere cosa cercare, mentre Jono possiede sia un nome che una traccia psichica, con le quali supera le barriere di un cervello creato appositamente per imprigionare una potente entità psichica e raggiunge l’essenza di Penance. Quando le due menti entrano in contatto, per la prima volta dopo anni, i poteri di Yvette si attivano istintivamente. La psiche di Chamber viene risucchiata dentro quella della ragazza, e contemporaneamente rilasciata per essere riassorbita immediatamente dopo. Sembra un processo eterno, ed invece si consuma in una manciata di nanosecondi. Le personalità si compenetrano l’una con l’altra, l’una dentro l’altra, in un modo così intenso e profondo da saldarle assieme a livelli inimmaginabili. Lui adesso si sta difendendo da cecchini bosniaci in piccolari casolari abbandonati. Lei adesso sta piangendo confusa dopo aver perso mento e collo in un’esplosione di cui ancora non conosce il motivo. Lui sta baciando appassionatamente Marius St. Croix sulle rive del Danubio. Lei sta affondando selvaggiamente dentro le cavità di Gayle Edgerton prima del concerto. Lui è Lei. Lei è Lui. E nessuno al mondo è mai stato più unito di loro.

Il braccio di Penance si blocca nell’aria, esita, poi cade giù prima di colpire il bersaglio. I suoi occhi guardano spalancati Chamber, prima di rilasciarlo dalla morsa telepatica in cui l’hanno racchiuso. Quando torna in sé, Jono rimane ad osservare la mutante che ricambia il suo sguardo con espressione impaurita, mentre trema violentemente. Quindi si avvicina impulsivamente a lei e la abbraccia, stringendola più che può a sé. Jonothon sa che è fisicamente impossibile per il suo corpo, ma mentre la rincuora una piccola, argentea lacrima cade dal suo occhio su una pozza d’acqua, il cui tintinnio risuona come un’eco nei tunnel delle fogne. Un secondo dopo, la pozzanghera si increspa nuovamente. Penance si scosta di scatto, Chamber si volta altretando velocemente seguendo lo sguardo di lei. Davanti ai due sta in piedi un mostro dalla pelle verde alto almeno tre metri e dalla muscolatura possente. Il viso è simile a quello di un drago antropomorfo, e dalle labbra squamate esce una possente voce:

“Chi invade il terrirorio di Abominio?!”

 

M e Tease.

Dopo essere stata rassicurata un po’, finalmente la giovane asiatica che ha rivelato chiamarsi Ni’an si è addormentata abbracciata al busto di una Monet in dormiveglia, finché il ragazzo che Tease le ha presentato come Scratch, in posizione catatonica da quando Sauron si è nutrito del suo potere, improvvisamente comincia a ringhiare a denti stretti.

Que...?! ” esclama Monet uscendo da una dormiveglia che le aveva intorpidito i sensi. Guardandosi attorno, vede Scratch ringhiare contro un punto indefinito al centro della stanza, in cui però non sembra esserci niente oltre sassi, sporcizia e una densa nebbia violacea.

...

Nebbia violacea?

“So che sei qui... Avanti fatti vedere.” dice Monet apparentemente al nulla. Dove però un secondo prima non c’era niente, adesso comincia a materializzarsi un ragazzo dalla pelle viola tatuata in più punti, che assorbe tutta la nebbia del pavimento e facendo un piccolo inchino a Ni’an che si sta risvegliando esclama:

“Mi chiedevo quanto ci avreste messo per accorgervi di me!”

 

 


*****

 

 

#16

Ragazzi selvaggi 3 (di 3)

Attacco all’alba

di Sergio Gambitt

 

 

“Allora, ripassiamo il piano. Ora tu dirai ai tuoi Velociraptor di attaccare in gran massa la vallata in cui riposano i soldati di Sauron, e dopo aver fatto più casino possibile interveniamo noi e ci prendiamo il merito di tutto, giusto?”

Primal osserva Ka-Zar ricambiare lo sguardo con un sorrisone stampato sulla sua faccia di bronzo. Bhe, pensa scrollando le spalle, probabilmente il suo senso dell’umorismo un po’ anomalo è utile per allentare la tensione.

“Qualcosa del genere...” risponde.

“Ottimo. Però... c’è bisogno che io ti ricordi che quelli sono tutti esseri umani?”

“E quindi?”

“E quindi se potessi dire ai Raptor di andarci piano...”

“La maggior parte di quei pusillanimi si è unita a Sauron di sua spontanea volontà,” interviene una voce autoritaria dall’alto “si meritano sicuramente questo ed altro.” e Shanna la diavolessa atterra sul pavimento accanto Primal e Ka-Zar, a cavallo su due Velociraptor mentre nascosti tra le fronde degli alberi marciano con vari ribelli in direzione dell’accampamento nemico.

“Tesoro sei sempre troppo drastica!” esclama Ka-Zar circondandole la vita con un braccio e facendola accomodare dietro di sé “In fondo tentano solo di sopravvivere come meglio possono!”

“Se vendersi al nemico si chiama sopravvivere...” sussurra lei tra sé e sé, e poi, rivolgendosi a Primal “Piuttosto, se gli attacchi dei Raptor e dei nostri ribelli non fossero sufficienti?”

“In quel caso,” risponde il ragazzo giocherellando con il ciondolo che ha appeso al collo, lo stesso che Gaia, per il momento assente, gli ha regalato prima di partire “abbiamo ancora un asso nella manica.”

“Questi ragazzi moderni pensano proprio a tutto, eh Shan?” dice Ka-Zar, e poi, accorgendosi di essere giunto a qualche centinaio di metri dall’accampamento nemico “E vedo che è anche ora di dimostrarlo.”

Primal annuisce, poi scende dal Velociraptor così come Ka-Zar e Shanna. Avvicinandosi ai due animali, li guarda negli occhi per un istante, ed è come se una comunicazione silenziosa fosse avvenuta. Con uno scatto fulmineo i due dinosauri si addentrano nella fitta foresta, sparendo agli occhi dei presenti. Primal guarda Ka-Zar e dice:

“Tre minuti.”

Due minuti e mezzo dopo cominciano ad arrivare le prime grida dall’accampamento.

 

C’è una rupe che sovrasta l’accampamento dell’esercito di Sauron. Su quella rupe, il perfido mutante ha costruito il proprio quartier generale, con ampie tende sulla sommità che fungono da alloggio per lui e i suoi sottoposti più influenti, i mutati Larva e Brainchild, mentre nelle profondità della terra ha fatto scavare delle cavità a cui è stato data la funzione di celle. Vi è una sola entrata a queste caverne, ed in questo momento è presidiata attentamente dai mutati Gaza, Lupus e Barbarus e da svariati soldati. Una decina di metri più in là, cinque visi preoccupati fanno capolino dalle folte fronde degli alberi.

“Tre mutati ed almeno mezza dozzina di soldati. E sicuramente all’interno delle celle ci saranno almeno un altro paio di mutati messi a guardia. Nonostante il nostro potere sia nettamente superiore la loro non so se potremo tenerli a bada tutti.” dice quello vigile di Charge.

“Abbiamo affrontato di peggio” interviene Jubilee calandosi il visore sugli occhi.

“Calma, Jube,” la frena Skin “stiamo parlando di uomini ai quali insegnano a combattere fin da quando avevano 4 anni.”

“Io sono con Jubilee,” risponde Shockwave “quattro di noi hanno poteri energetici, un paio di colpi ben assestati e scapperanno come pecore.”

“Ma non possiamo andare così allo sbaraglio senza nemmeno un piano” puntualizza Charge.

“Andiamo e gli facciamo il culo a strisce, come ti sembra come piano?” propone Jubilee.

“Fate sempre così quando dovete attaccare qualcuno?” chiede Charge guardando Angelo, il quale scrolla le spalle rassegnato.

“Umpf...” bofonchia di disapprovazione Flamebird, per poi aggiungere “Allora?”

In quel momento da lontano cominciano ad arrivare numerose urla di uomini. I cinque ragazzi si guardano in volto perplessi, mentre all’entrata delle celle i tre mutati ordinano ai soldati di andare a vedere cosa sta succedendo.

“Credo che questo ponga fine ad ogni discussione.” dice Flamebird, ed uscendo dal proprio nascondiglio manifesta le sue ali di calore con cui spicca il volo in direzione delle celle.

“Ok, Jubilee e Shockwave dentro! Gli altri con Flamebird a coprire loro le spalle!!” urla Charge.

“Ma allora dare ordini è un vizio...” commenta Jubilee, e poi, lanciando una fugace occhiata a Gregor “Hai sentito il grande capo, diamoci da fare!” e si getta all’attacco. Shockwave sospira. Da quando l’ha baciata la notte precedente difficilmente è riuscito a farle spiccicare più di due parole su quanto successo. Le ragazze..., pensa, se non ci fossero sarebbe tutto più semplice. Poi alza lo sguardo. Più semplice sì, ma molto meno divertente. QuindiQuiqqqd cala il suo visore bianco e la segue nella grotta.

“Colpite veloce e duro!” urla Charge, ed un secondo dopo scaglia una forte scarica elettrica verso Lupus e Gaza i quali la evitano grazie ai propri sensi ipersviluppati. Nello stesso tempo Barbarus si sta difendendo come può dalle rosse scariche di calore di Flamebird. Dopo un attimo di sorpresa, i mutati partono al contrattacco. Lupus spicca un balzo e riesce ad afferrare Flamebird alla vita. Poi con furia animalesca sfodera gli artigli e gli lancia un fendente nel petto. La tuta imbottita assorbe gran parte del colpo, nonostante al centro di essa si formino tre tagli trasversali da cui comincia ad uscire il liquido rosso.

“Primo sangue per me!” esclama trionfante il mutato licantropo. Flamebird abbassa lo sguardo su di lui. I suoi occhi ardono di energia fiammeggiante. Perso nello sguardo carico d’odio del ragazzo, Lupus si accorge all’ultimo istante della mano ardente che gli sta poggiando sulla fronte. Quando il suo pelo inizia a bruciare, dalla sua bocca comincia ad uscire un misto tra urla umane e guaiti canini.

Più in basso, Skin sta evitando come può gli attacchi precisi di Gaza, quando entrambi sentono Lupus urlare. Angelo si volta per un attimo, e vede Flamebird stare letteralmente ardendo il cranio del mutato. Gaza approfitta del momento di distrazione per colpire il suo collo con il taglio della mano. Angelo cade per terra dolorante, notando a stento tra le luci confuse che vede davanti gli occhi l’ombra del mutato sopra di lui.

“Skin, giù!” grida la voce di Charge, che mentre sta ancora affrontando Barbarus si volta e scaglia una scarica elettrica verso Gaza, il quale per evitarla abbandona la propria preda.

“Ti sei lasciato scoperto finalmente!” urla Barbarus ed afferra il ragazzo con le due braccia inferiori, stritolandolo in una presa mortale ed impedendogli di concentrarsi per evocare le proprie scariche elettriche.

“Ti prego...” implora Charge privo di difese “...fammi tutto quello che vuoi ma non toccarmi il viso!”

“Il viso, eh?! E allora è proprio quello da cui comincio!” esclama il mutato con sadica esultazione, e subito dopo le sue mani superiori gli hanno afferrato bruscamente le guance. La reazione è immediata. Appena le due pelli entrano in contatto, Barbarus strabuzza gli occhi mentre il suo corpo comincia a fumare. Combattendo la paralisi dovuta alla scarica elettrica molla la presa sul ragazzo e crolla a terra semisvenuto.

“Come... come hai fatto?” chiede in preda all’agonia.

“Sono un ragazzo elettrico...” risponde lui, per poi voltarsi e vedere come i suoi compagni se la stanno cavando. Lupus ormai è a terra, il cranio completamente ustionato, mentre Gaza è stato messo con le spalle al muro da Skin e Flamebird. Improvvisamente, dall’interno della prigione, arriva un grido femminile, che Gaza riconosce subito.

“Whiteout!” urla, e poi, agendo senza alcun preavviso, si lancia contro i suoi due avversari con furia animale. I due non reagiscono in tempo e Gaza li raggiunge, ma sorprendentemente li supera per tuffarsi all’interno della grotta.

Soddisfatto della situazione, Charge si avvicina a Barbarus e, prendendolo per il colletto, gli chiede con voce intimidatoria:

“Cerco una ragazza alta e bionda in un costume bianco. Dimmi dov’è e ti risparmierò la vita.”

Barbarus lo guarda terrorizzato, quindi:

“Le... le due bionde sono su con i capi, ma ti prego non farmi di nuovo male!”

“Due bionde?!” esclama Skin, e quindi, rivolto a Flamebird “Devo andare lassù, mi ci puoi portare?”

Il mutante annuisce, poi manifestando le sue ali di calore afferra Skin per le ascelle e si alza in volo. Charge guarda un’altra volta Barbarus. Quindi dai suoi occhi fuoriescono due scariche elettriche con cui lo tramortisce definitivamente. Infine anche lui comincia a salire per la rupe.

 

Dieci minuti prima.

“Gregor girati!”

L’avvertimento di Jubilee arriva appena in tempo per evitare il flash abbagliante della mutata chiamata Whiteout. I due ragazzi riparano dietro la curva del tunnel.

“Bravi... Siete finiti dritti dritti nelle mani di Anphibius!” grida il mutato e si lancia su Jubilee atterrandola. Shockwave reagisce immediatamente afferrandolo per il collare e piazzandogli un pugno nel petto. L’onda d’urto conseguente lo scaglia a tutta forza nel lato del tunnel in cui si trova anche Whiteout.

“Stai bene piccola?!” esclama il ragazzo alzando la testa di Jubilee preoccupato.

“Chiamami ancora piccola e sarai tu quello a stare ma...” i suoi occhi incrociano quelli del ragazzo, e per un istante è silenzio. La bocca di Jubilee si schiude lentamente, quella di Shockwave la imita, poi:

“Non è proprio il momento più adatto per questo, non credi?”

“Sì... già!” e Gregor la aiuta a rialzarsi evitando di guardarla negli occhi.

Intanto, nella cella più in fondo.

“Mi sono innamorato!”

Monet guarda prima Vincente, poi la ragazza che il mutante sta fissando, ovvero la giovane Ni’an Rikudo, chiamata anche Tease per via del suo controllo su un particolare tipo di ferormoni con cui rende letteralmente schiavi gli uomini. Potere che Monet è convinta che lei stia usando in questo momento sul povero Vincente. Sta per dire qualcosa, quando si ricorda della reazione del ragazzo nel momento in cui lo aveva liberato dall’influenza del fratello Emplate1. L’aveva attaccata, perché dal momento in cui la sua mutazione lo aveva privato di tutti gli stimoli umani la schiavitù di Emplate era l’unica cosa che era riuscita a fargli provare desiderio per qualcosa, anche se questo era dovuto alla ‘fame’ genetica delle bocche che gli si erano aperte nei palmi. Quindi, forse, sotto un certo punto di vista divenire una delle guardie del corpo personali di Tease era un destino migliore. E anche se non lo fosse stato, Monet non aveva più intenzione di intromettersi nella vita di quel ragazzo. Per questo, nonostante voglia rimproverare l’asiatica per il suo comportamento, si limita a dire:

“Vincente, dobbiamo uscire di qui. Puoi liberarci?”

“Io...” e con gli occhi che vanno lentamente perdendo espressione guarda in cerca di approvazione Tease, la quale gli ordina:

“I mutati che ci hanno messo a guardia devono avere delle copie delle chiavi. Va’ a prenderle.”

Vincente annuisce, quindi scompare da sotto lo stipite della porta. Tease si volta verso M, che la sta guardando con aria di rimprovero senza dire niente.

“Ehy, era il modo più veloce!” si giustifica la ragazza.

Intanto fuori dalla cella una nebbia violacea aleggia per i tunnel fino ad arrivare nel punto in cui Whiteout si è barricata dietro un tavolo di legno per proteggersi dai fuochi d’artificio di Jubilee. Una mano invisibile sfiora i fianchi della mutata, prendendo e portando con sé un mazzo di pesanti chiavi, e poi la nebbia comincia a tornare da dove e venuta. Nello stesso momento, Jubilee e Shockwave sono riusciti a guadagnare la prima cella. Mentre la prima spara plasmoidi contro Whiteout per impedirle di attivare il suo potere, Shockwave carica una mano e poi ne poggia velocemente il palmo sullo spesso portone di legno massiccio. Sotto l’azione dell’onda d’urto conseguente il legno va in mille pezzi.

“Yeow! Attento!!” grida una voce familiare per Jubilee dall’interno.

“Synch! Sono così contenta di vede...!” sta per esclamare la ragazza, quando quel che scorge dentro la cella la blocca. Everett è lì, ma è completamente nudo e sta difendendo con il proprio corpo dalle schegge della porta una ragazza altrettanto poco vestita.

“Kylie?!” esclama Shockwave profondamente stupito nel vedere la sua compagna di squadra in quel modo. Notando l’espressione sul viso di Jubilee, Everett comincia a dire:

“Jube... posso... posso spiegare...”

La ragazza non lo ascolta nemmeno. Solamente cala il visore voltandosi verso il luogo in cui è barricata Whiteout e, caricando quanta più energia nelle mani, comincia a dire:

“Sono stanca di voi inutili pezzenti che continuate ad intromettervi nelle vite degli altri senza sapere nemmeno cosa realmente causate! Mi avete sentito?! SONO STANCA!!” e dalle sue mani parte un’esplosione devastante che investe in pieno il tavolo dietro cui si è riparata Whiteout scaraventandolo con la mutata contro un muro. L’urlo della donna è l’ultima cosa che si sente prima che questa svenga.

Jubilee sta respirando affannatamente, il suo sguardo ancora fisso davanti a sé. Guardando gli effetti della sua ira, Shockwave si lascia scappare un:

“Cavolo... Meglio non farti arrabbiare, eh?”

Alla fine della caverna intanto, tre mutanti stanno uscendo da una cella. Capocarovana è una Monet ancora incatenata, poiché la chiave del lucchetto che la lega non sembrava essere nel mazzo che Vincente, in piedi subito dopo di lei, ha recuperato. A chiudere la fila Tease, che si guarda intorno circospetta.

“Siete sicuri che sia giusto lasciar qui Scratch?” chiede M.

“Anche dopo averlo liberato dalle sue catene non accennava a muoversi,” risponde Tease “ed in questa condizione ci avrebbe creato solo impaccio.”

O per dirla in altre parole, commenta Monet nella propria testa, in stato catatonico a causa del trattamento di Sauron non poteva essere usato nemmeno come scudo umano...

Improvvisamente dall’alto le precipita addosso una figura, che colpendola alla testa la atterra. Immediatamente dopo, l’essere chiamato Anphibius scaglia un pugno contro il petto di Vincente, il quale si squarcia facendo perdere coerenza all’intero suo corpo. Attraversando quella nebbia viola, il mutato raggiunge Tease e le intrappola il collo intimandole di non muoversi. Ni’an decuplica l’emissione dei suoi ferormoni, ma Anphibius le sussurra all’orecchio:

“I tuoi trucchetti non funzionano con chi di umano ha ben poco, strega.”

Tease aspetta qualche altro secondo, poi vede con piacere gli occhi del suo aguzzino spalancarsi di botto. Quando Anphibius crolla al terreno, dietro di lui compare Scratch con una mano completamente coperta dal sangue dell’anfibio.

“Non stavo chiamando te, idiota.”

Più avanti Synch e Fire-Fly si sono quasi del tutto rivestiti, mentre Jubilee e Shockwave li aspettano dietro la porta. Ogni tentativo del secondo di fare conversazione è bruscamente interrotto dalla prima. All'improvviso sentono un rumore alle loro spalle, ma prima che possano girarsi Gaza è su di loro. Con una pressione dei pollici sulla sua schiena tramortisce Shockwave, per poi voltarsi e colpire Jubilee con un pugno sul plesso solare. Quindi si affaccia nella cella per finire Synch e Fire-Fly. Se un secondo prima i due ragazzi lo guardavano sulla soglia, un secondo dopo è scomparso spinto da qualcosa di troppo veloce per poter essere ben messo a fuoco. Si sente il rumore dell’impatto di qualcosa contro il muro amplificato dall’eco della caverna, poi Monet, ancora incatenata, fa capolino nella cella e:

“Allora, qualcuno mi aiuta a liberarmi o no?!”

 

Fogne di New York.

L’ombra del gigantesco mostro verde sovrasta sia la figura di Chamber che quella di Penance. Abominio, si chiama, ed è esattamente la prima parola che verrebbe in mente guardandolo. Nonostante ciò, Jono si mette tra lui e Penance e cercando di non tradire paura gli chiede telepaticamente:

*Cosa vuoi?*

“Cosa vuoi tu, ragazzo. Questo è il mio regno, e tu sei un intruso”

*Sono venuto a prendere lei,* ed indica Penance *non appartiene al tuo regno.*

“Guardala, ragazzo,” tuona Abominio “ha la pelle rossa e affilata, gli occhi blu e non può parlare. E’ un mostro, ed appartiene al regno dei mostri.”

*Non è un mostro, è una mia amica. E verrà con me.*

“Tu non sai contro chi ti stai mettendo, ragazzo.” e fa un passo avanti, minaccioso.

*TU non sai contro chi ti stai mettento* risponde Jono cercando di replicare il suo tono intimidatorio, e per dargli prova della propria forza abbassa la sciarpa che gli copre la bocca quel tanto che basta da far comparire qualche scintilla dell’energia psionica sottostante. Nel vederlo, Abominio rimane piuttosto colpito. Non tanto dalla minaccia insita nei gesti di Chamber, quando dal fatto che...

“Anche tu sei deforme. Anche tu sei un degno abitante di questo regno.” il tono è diventato immediatamente gentile per un essere delle sue proporzioni.

*Ho già una casa.* risponde Jono risoluto.

“E dov’è?”

Jono indica l’alto, poi aggiunge:

*Ed è anche casa sua.* e fa un cenno verso Penance.

“Vivi nel mondo degli uomini? Ti toccherà vivere una vita ipocrita, dovrai nasconderti per non mostrare veramente quello che sei, non potrai stabilire relazioni umane con i normali, sarai sempre un reietto. Qui invece potrai sempre essere te stesso, senza paura di essere giudicato, emarginato o perseguitato.”

*Le cose stanno cambiando, su.*

Abominio scoppia in una fragorosa risata.

“Ah sì?! E come?! Hanno sostituito la lapidazione dei mostri con un più misericordioso sgozzamento?! Stammi a sentire, ragazzo, niente cambia dall’oggi al domani, se è un cambiamento quello che vuoi non lo otterrai certo servito su un piatto d’argento. Dovrai soffrire più di quanto tu stesso creda. Non è una cosa facile, io lo so.”

*Non lo metto in dubbio, anche io ho sofferto per la mia condizione.* risponde Chamber *Ma non mi sono mai arreso.*

Un pesante silenzio cala fra i due, nel quale si gioca un duello tra lo sguardo minaccioso di Abominio e quello risoluto di Jono. Alla fine, è il primo a voltare le spalle al secondo e a dire:

“Va’, allora, se è questo che credi. E porta la ragazza con te se vuoi. Ma quando sarai sconfitto e umiliato dalla vita, saprai chi aveva ragione.”

Jono prende la mano di Penance, poi si avvia lungo il corridoio da cui è entrato. Prima di uscire, si gira verso il mostro e dice:

*Il giorno che succederà saprò a chi dare ragione. Ma fino ad allora sarò io nel giusto.* e se ne va.

Abominio rimane a sentire i suoi passi allontanarsi, finché non scompaiono. Quindi si gira e pensa:

Va’ verso il tuo mondo, ragazzo. Spero che tu riesca a trovare la felicità che esso ha negato a me.

 

Sulla sommità della rupe.

Sauron sta seguendo le fasi della battaglia sottostante vagamente infastidito. Prima hanno attaccato con dei Velociraptor ammaestrati, ed ora i ribelli di Ka-Zar stanno finendo i sopravvissuti alla prima ondata. Ma se credono che le sue risorse siano finite lì si sbagliano di grosso. Sauron alza il volto al cielo ed emette un acuto strillo. Cinque secondi dopo, il cielo è pieno di pterodattili che si lanciano senza pietà sulle truppe ribelli.

Nel campo di battaglia, Primal, dopo aver tramortito un barbaro armato di ascia, si accorge dell’arrivo dei dinosauri volanti. Senza mostrare alcuna preoccupazione, afferra il ciondolo regalatogli da Gaia e, aprendolo, ne schiaccia il pulsante interno.

Come rispondendo ad un segnale, dall’immensa foresta si alza Krylok One, la navicella della mutante.

Al suo interno, Gaia siede al posto di guida dicendo tra sé e sé:

“La prima volta mi avete presa di sorpresa, ma stavolta vedremo chi la spunterà!”

Per alcune tribù, questo giorno venne ricordato come il giorno in cui piovvero pterodattili.

 

“Oh, ma guarda, si è fatto scuro!” esclama Ka-Zar mentre sta lottando a cavalcioni di Zabu. La moglie, Shanna la diavolessa, è così impegnata a picchiare i due malcapitati che le sono capitati sotto le mani che nemmeno lo sente. Nonostante ciò, il marito continua “Credo che abbiamo preoccupato davvero il vecchio Sauron se ci manda contro l’artiglieria pesante. Forse è meglio che vada a fermarlo prima che gli pterodattili della Terra Selvaggia si estinguano.”

“Sì... ufff... caro... – indovina dove sto per infilarti quell’ascia, bestione!-... forse dovresti.” risponde la donna senza smettere di lottare.

“Va bene, amore, ti lascio in compagnia di Primal allora. Sta attenta eh?!”

Shanna piazza una ginocchiata nei gioielli di famiglia di un soldato grosso almeno il doppio di lei.

“Ouch!” si lascia scappare Ka-Zar, e poi “Bhe, come non detto, a dopo!” e in groppa a Zabu si lancia al galoppo verso la rupe.

 

“TOGLILE SUBITO LE MANI DI DOSSO!!!”

Skin è appena entrato nella tenda di Brainchild, e quello che ha visto lo ha a dir poco fatto infuriare. Vedere un nanetto peloso e macrocefalo vestito solo con un perizoma di pelle accanto al corpo nudo di quella che potrebbe essere la tua ragazza non è infatti la cosa più gradevole del mondo. Per questo senza aspettare una qualche reazione da parte del nano Angelo si lancia su di lui brandendo la pelle delle dita come tante fruste con cui circonda il collo di Brainchild e lo lancia lontano da Paige e da Nereel, entrambe nude. Quando si avvicina a loro la prima cosa che fa è coprirle con un lenzuolo bianco, poi si avvicina ad Husk e:

“Paige... Stai bene? Che ti ha fatto quel maniaco?”

Mentre Angelo è tutto intento a svegliare la sua amica, Brainchild si trascina fino ad un comodino da cui tira fuori una vecchia pistola. Puntandola su di lui, si accinge a sparare quando dalla porta della tenda arriva il grido:

“ATTENTO!”

Il resto è confuso. Qualcosa di grosso crolla sopra Angelo deviandolo dal percorso del proiettile, mentre Brainchild a causa della debolezza dopo l’attacco di Skin non riesce a mantenere il controllo sul contraccolpo della pistola e sbatte la teste al comodino svenendo. In tutto questo, Angelo si trova disteso a terra, con gli occhi chiusi e una sensazione di pesantezza al centro dello stomaco, convinto di essere morto. Lo sapeva già da un po’ di tempo che sarebbe andata così, che qualcuno un giorno gli avrebbe puntato una pistola contro e avrebbe fatto fuoco lasciandolo in una pozza si sangue. Per questo aveva lasciato Los Angeles e la vita da strada appena se n’era presentata l’opportunità. Quel che non si aspettava è che sarebbe morto proprio lì, nel posto più sperduto del mondo, a causa di un’arma da fuoco, ma nel momento in cui aveva sentito il rumore ormai familiare di uno sparo e quella sensazione di oppressione allo stomaco e il calore innaturale sul viso, aveva subito pensato di essere stato colpito e che in breve tempo sarebbe morto per dissanguamento. E allora perché dopo cinque minuti si sentiva ancora nella stessa condizione di prima?

Con timidezza, Angelo apre un occhio, poi entrambi. A tre centimetri dal suo volto, vi è quello di Flamebird, il cui gomito affonda nel suo stomaco.

“F... Fl...” sta balbettando Skin, quando il ragazzo sopra di lui fa qualcosa di inaspettato. Prima chiude, no anzi, serra gli occhi, e subito dopo le sue labbra sono incollate a quelle di Angelo. Questo spalanca gli occhi per la sorpresa, e poi:

“Hey ma che...! Staccati!!” e con un rude spintone se lo scosta di dosso. Flamebird sbatte sul pavimento con violenza, ma si rialza immediatamente dopo. Angelo lo sta guardando con furia, ed anche un po’ paura, mentre si allontana da lui. Negli occhi dell’altro ragazzo però, riesce a scorgere soltanto un’immensa tristezza, una solitudine così profonda da non poter essere sopportata. Prima che i suoi occhi si riempiano di lacrime, Flamebird si volta e con un gesto della mano infiamma la stoffa della parete che ha di fronte. Quindi senza voltarsi spicca il volo nel cielo.

 

Nella tenda accanto.

Charge è appena entrato e si sta muovendo circospetto alla ricerca dell’amica Traveller, quando un rumore lo fa voltare di scatto. A qualche metro da lui, un essere dal corpo di verme di un acceso color verde con un lercio mantello a coprirlo parzialmente.

“Dov’è Traveller!” chiede autoritariamente Charge cominciando a far sfrigolare in maniera minacciosa i suoi occhi di energia elettrica.

“Parli della ragazzzzza? Oh... lei ti sssstava assssspettando!” e subito dopo una Traveller dal viso ricoperto dalla verde bava di Larva lo assale alle spalle, senza lasciargli il tempo di reagire. Charge crolla sul pavimento, per vedere subito dopo la sua amica in piedi su di lui, che regge in mano il suo bastone dalle cui estremità fuoriescono due stiletti appuntiti. Uno di essi, è puntato al cuore del ragazzo.

“I... Illyana?” balbetta Charge vedendo la sua espressione assente. Nonostante abbia imparato a controllare le proprie paure nella sua vita e nonostante si sia ripromesso di non lasciarsi condizionare da esse, questa è una delle poche volte in cui la sua mente è pervasa da un profondo terrore. Non è tanto la consapevolezza di stare per morire, quanto il fatto che ad essere il proprio esecutore debba essere la persona che nella vita gli è sempre stata più vicina. Ed è proprio questo a bloccarlo: in qualsiasi altro frangente non ci avrebbe pensato due volte ad usare i propri poteri per friggere il suo assalitore. Ma non con Traveller. Non con l’unica persona a cui abbia mai tenuto in tutta la sua vita.

Sebbene tutto questo traspaia dal viso del ragazzo, la possessione psichica della bava di Larva impedisce a Traveller di registrare altro che non sia il suo compito: uccidere Charge. Ma quello che Larva non sa, è che la ragazza è già stata segnata, e che la sua padrona non permetterà a nessun altro di frapporsi tra lei e la sua preda. Quello che nemmeno Traveller sa, è che sulla schiena le è stato impresso a fuoco il sacro simbolo di Mahari2, un tatuaggio di norma invisibile che ora risplende di rosso brillante da sotto gli strappi della sua tuta, e che combatte e in breve sconfigge la seconda possessione con risultati imprevedibili.

L’espressione di Traveller si incrina, la fronte si aggrotta come se stesse scacciando un forte mal di testa. Le fitte arrivano improvvisamente, così forti da farle lasciare la presa sulla propria asta per portare entrambe le mani al viso. Traveller urla, come a volersi liberare di tutto il dolore, e poi crolla a terra svenuta.

“Illyana!” grida Charge e si precipita su di lei. Con fare professionale, nonostante l’immensa paura che provi, le poggia due dita sul collo. E’ ancora viva, ma il battuto cardiaco è molto lento. Agendo con quella perizia che lo ha reso capo di Mutant Fight, si volta a destra e a sinistra, cercando Larva nella tenda per chiedergli spiegazioni. Di lui, non c’è nessuna traccia. Delicatamente allora porta le sue braccia sotto la schiena e le gambe di Traveller. Quindi la alza, per poggiarla su un letto. Infine esce dalla tenda per cercare aiuto.

 

Fuori.

Dall’alto della sua rupe, Sauron sta osservando le sue truppe, numericamente superiori, lottare contro quelle ribelli, che nonostante il numero esiguo tengono testa con ferocia, e si chiede cosa li spinga ad andare avanti con tanto accanimento. Qualsiasi essere razionale avrebbe già capito che sarebbe stato il caso di abbandonare la lotta e consegnarsi a lui. E allora cos’è che li tiene in piedi? Cosa li sprona a continuare a lottare?

I suoi pensieri vengono interrotti in maniera piuttosto brusca dal violentissimo impatto con qualcosa che lo spinge oltre la rupe, nel cielo.

“L’etichetta prima di tutto.” dice la voce femminile padrona delle potenti braccia che gli intrappolano le ali “Io sono M, e tu sei un perdente.”

“SKREEEEEEE!!!” grida Sauron, e con uno scatto violento apre le ali spingendo via Monet “Chiamami Sauron, ragazzina. Lo preferisco a carnefice.”

“Ah ah ah...” ironizza Monet, prima di lanciarsi a pugni chiusi contro di lui. Sauron ne studia la velocità per evitarla all’ultimo secondo e piazzarle un veloce fendente sulla schiena. La ragazza si costringe a non urlare per il dolore, e si volta nuovamente verso l’avversario fermandosi a studiarlo.

“Che c’è, hai già perso ogni speranza dopo il primo colpo?” la schernisce Sauron.

“Quello che perderai tu...” risponde Monet a denti stretti “...sarà più della semplice speranza!” e si getta di nuovo contro di lui. Peccato per lei che il mutante avesse previsto tutto. Con due scatti veloci i suoi pugni afferrano i polsi di lei. Le sue braccia si spalancano, costringendo quelle di M a fare lo stesso. Adesso, i penetranti occhi di Sauron sono fissi in quelli di Monet.

Nello stesso tempo, più sotto.

“Fire-Fly, Tease!” esclama Charge uscendo dalla tenda nella quale ha combattuto con Larva ed ignorando completamente Jubilee, Synch, Shockwave, Scratch e Vincente “Traveller ha bisogno di aiuto medico! Vedete cosa potete fare!!”

Fire-Fly entra subito nella tenda, preoccupatissima. Tease guarda Vincente e Scratch e:

“Tu vieni con me!” ordina al primo, per poi girarsi verso l’altro e “Tu aiuta gli altri!”

I due mutanti annuiscono e si separano.

In quel momento un uomo biondo a cavalcioni di una tigre dai denti a sciabola irrompe sulla scena.

“Sauron! Dov’è?!” urla perentorio.

“M ci ha preceduti per combatterlo.” gli risponde Synch senza nemmeno far caso al fatto che è un perfetto sconosciuto.

“E chi è M?”

Shockwave indica con un dito un punto ben preciso nel cielo.

“Quella lì.”

Ka-Zar si volta, e si trova di fronte una Monet ipnotizzata da Sauron e pronta a colpire.

“Ci penso io!” urla Synch e sincronizzandosi con i poteri dell’algerina le vola contro, spostando la battaglia nei cieli. Nello stesso momento Sauron cala nuovamente sulla rupe.

“Ka-Zar... quale onore. E vedo che hai portato con te un bel po’ di poppanti.”

“Questa poppante ti ha già sconfitto una volta,” grida Jubilee caricando il suo plasma “e sta sicuro che può rifarlo!” e gli scaglia una raffica di fuochi d’artificio addosso. Sauron li evita facendo qualche piroetta in aria, poi:

“Oh si che mi ricordo di te, mocciosa... Abbiamo un conto aperto noi due.”

“Dovrai vedertela con me prima, hijo de puta !” e Skin si lancia in aria afferrando le caviglie del nemico con i prolungamente delle proprie dita. Scratch non perde questa occasione e, saltando agilmente prima su Skin e poi sulla corda che formano le sue dita, raggiunge Sauron ad artigli sguainati e lo ferisce sul petto.

“SKREEEEEEEEEEEE!!!!” urla questo di dolore, subito prima di muovere le ali possenti e colpire il ragazzino con esse. Scratch vola giù verso la rupe.

“Lo prendo io!” grida Shockwave e gli va incontro. Quando il suo compagno lo colpisce, Gregor riesce a deviare verso il terreno la forza cinetica del suo volo in modo tale da non ucciderlo. L’impatto però è tanto forte da metterli entrambi fuori gioco.

“Il tuo amico è caduto...” sta dicendo Sauron rivolto a Skin “...e tu stai per seguirlo!” e spostandosi sopra la vallata apre di scatto le gambe facendo cadere Angelo verso morte certa “Allora...” dice poi Sauron “E’ tutto qui quello che sapete fare?”

Jubilee, Charge e Ka-Zar lo guardano risoluti. La sfida è ancora aperta.

 

Più su, in aria, Synch sta tentando in tutti i modi di riportare alla ragione Monet. Ha tentato parlandole, ma non è servito a niente. E in ogni caso ora è troppo impegnato ad evitare i suoi pugni per poter dire qualcosa che non esca fuori come un:

“M... ouff... ti prego... ahnn... combatti il controllo... mmm... di Sauron...”

Gli occhi di Monet rimangono della stessa espressione vuota. Synch decide di tentare il tutto per tutto e procedere con l’ultima possibilità.

Intrappolando un braccio di Monet con una mano, porta l’altra dietro la sua nuca e le dà un profondo bacio sulle labbra.

....

Bhe, con Rogue funziona.

“Ev-Everett?!” esclama Monet. A quanto pare, Synch è stato fortunato.

Della stessa fortuna non gode però il suo compagno di squadra Skin, che sta precipitando verso morte certa da un’altezza di circa duecento metri.

O no?

Perché in un punto del cielo si vede, in veloce avvicinamente, un ragazzo dalle ampie ali rosse volare proprio verso di lui.

Quando Flamebird afferra Angelo, e soprattutto quando Angelo si accorge chi è il proprio salvatore, si sente un idiota per il suo comportamento.

 

Sulla rupe, Ka-Zar sta tendendo quanto più può l’arco la cui freccia è legata ad una corda. Con un’occhiata fa un cenno a Jubilee, la quale capisce subito che deve tenere occupato Sauron in modo tale che lui riesca a centrarlo. Tenere occupato qualcuno è la cosa che Jubilee sa fare meglio. Che lui lo voglia o no.

“Hai piantanto un bel casino qui, verdolino!” esclama rivolta a Sauron “Sai cosa penso? Che tutta questa sete di potere nasconda una frustrazione profonda! Dimmi, becco a punta, la signora dinosaura ti lascia fuori a dormire la notte?!”

“I tuoi patetici tentativi di farmi perdere il controllo non servono a niente, bambina”

“Ah è questo che sono per te?! Una bambina?! E tu te le sei fatte dare da una bambina?! Che figura ci faresti davanti ai tuoi soldati...”

“Sta’ attenta piccola... E’ una brutta strada quella che stai percorrendo”

“ ‘Oh, sai, io ieri ho sgozzato un rinoceronte a mani nude, e tu che hai fatto?’ ‘Ah bhe io mi sono fatto picchiare da una bambina!’”

“Ti avverto...!”

“ ‘Una bambina? Di quelle alte grosse e corazzate!’ ‘No, no, proprio una piccola tappetta che il massimo che riesce a fare e sparare petar...’”

“SKREEEEEEEEEEEEEEE!!!” urla Sauron lanciandosi contro Jubilee. Ka-Zar afferra la palla al balzo e scaglia la freccia contro il nemico, che si va a conficcare sulla sua ala. Sauron urla stridulo e tenta di liberarsi, ma Ka-Zar a cavallo di Zabu tiene saldamente la presa.

“Qualsiasi cosa tu riesca a fare...” grida l’uomo a Charge “...falla ora!”

Il ragazzo annuisce. Chiudendo gli occhi, comincia a caricare il proprio corpo di tutta l’energia statica che percepisce nell’aria trasformandola in energia elettrica. A causa della prima, i suoi piedi si alzano di qualche centimetro dal suolo, mentre tutt’attorno a lui scorrono lampi di energia azzurra. Quando riapre gli occhi, anche questi sono completamente saturi di energia elettrica.

Portando i pugni in avanti, la scarica tutta su Sauron in un colpo solo. Il mutante urla come non ha mai urlato nella sua vita, poi crolla al suolo, definitivamente sconfitto. Ka-Zar, Jubilee e Charge si avvicinano al suo corpo ancora pervaso da piccoli spasmi muscolari. E’ la seconda a parlare:

“Visto da vicino non sembra poi così minaccioso...”

 

 

Saluti e baci.

Il gruppo di Mutant Fight, di nuovo unito, sta per lasciare la Terra Selvaggia diretto verso altre mete nonostante i ragazzi di Generation X li abbiano invitati a tornare con loro all’Istituto Xavier. Hanno rifiutato, preferiscono essere indipendenti, ma se non altro le divergenze tra i due gruppi sono state superate ed ora possono finalmente considerarsi alleati. Tanto che Charge ha perfino acconsentito (dopo almeno una buona mezz’ora di discussioni, è vero) a lasciar andare Traveller con Jubilee e gli altri. Il misterioso male che l’ha colpita sembra più di natura psichica che fisica, e sicuramente l’Istituto Xavier ha mezzi più adeguati di quelli inesistenti di Mutant Fight per guarirla. Il momento dei saluti è piuttosto vario. Gaia e Primal, abbracciati, si presentano a tutti con un gran sorriso sulle labbra. Monet saluta Tease, Scratch e Vincente (che alla fine ha deciso di restare con Mutant Fight, chissà perché) con freddezza. Synch abbraccia intensamente Fire-Fly, la quale ricambia con affetto, e le dà un grosso bacio sulla fronte, poi si gira in modo tale che lei non veda la lacrimuccia che minaccia di scendergli dall’occhio. Shockwave si avvicina timido a Jubilee:

“Bhe...”

“Bhe...” risponde imbarazzata lei.

“Allora proprio decisa a non parlarne?”

Jubilee annuisce, non troppo convinta:

“Meglio così, credo” dice.

“Allora ciao, alla prossima battaglia.” e le porge la mano sorridendo. Jubilee ricambia. Sia la stretta di mano, che il sorriso.

Skin, dopo aver poggiato una coperta su Paige ed averla fatta accomodare all’interno dell’astronave (“Devi riposare, ordini del dottor Espinoza!”) e soprattutto dopo essersi assicurato da Nereel che Brainchild non abbia fatto niente di... illecito, si avvicina un po’ timidamente a Flamebird.

“Ciao...” esordisce. Il ragazzo gli concede appena un’occhiata, poi si volta dall’altro lato. Angelo si cala all’altezza del suo viso e:

“Senti, mi dispiace per la mia reazione, io non volevo essere così duro ma è stato tutto così improvviso e... Io non sono così, non so cosa ti abbia fatto capire ma non sono così. Ammetto che se ho reagito così... violentemente può essere stato per paura, ma ci ho riflettuto su e ti assicuro che mi piacciono le ragazz...”

L’altro mutante si gira verso Angelo, i suoi occhi sono pieni di lacrime:

“Cos’ho che non va? Perché non posso essere normale?”

Angelo lo guarda, poi si carica di tutto il suo coraggio e lo abbraccia:

“Ma tu sei normale...” comincia a dirgli “...non sei malato o che. Al mondo ci sono tante altre persone come te e vivono benissimo accettandosi per quello che sono. Devi... solo trovare le persone giuste, ecco. Senti...” e lo scosta quel tanto che basta da poterlo guardare negli occhi “...non posso aiutarti a... fare le tue esperienze, ma se vuoi qualcuno con cui parlare dei tuoi problemi, o a cui semplicemente chiedere come va, ecco qui ci sono indirizzo e numero telefonico dell’Istituto Xavier.” e scrive su un fogliettino i pochi dati “Io mi chiamo Angelo Espinoza.”

Flamebird prende il foglietto tra le dita, trattandolo come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Poi torna a guardare Angelo e lo abbraccia di nuovo con quanta più forza può. Infine i due si salutano.

Più in là, un altro congedo sta avvenendo. Esattamente quello tra Charge e Jubilee.

“Allora proprio convinto a non volermi rivelare da dove vieni?” chiede la seconda. Il primo scrolla un po’ le spalle, poi:

“Facciamo per la prossima volta, eh? Comunque è stato un onore poter combattere al vostro fianco, siete una buona squadra.” e porge la mano a Jubilee, la quale contraccambia “E tu, Jubilee,” aggiunge “sei un ottimo capo.”

Tutti i ragazzi di Generation X si voltano di scatto verso i due ed esclamano in coro:

“CAPO?!”

 

Epilogo.

Mentre l’astronave di Gaia si allontana, Ka-Zar, Shanna e Nereel la osservano dalla radura appena conquistata.

“Bravi ragazzi, eh?” dice il primo, senza ottenere una risposta dalle altre due. Shanna invece si gira verso Nereel e le dice:

“Quindi quel porco invertebrato di Brainchild l’ha fatto di nuovo...”

“Già...” risponde la ragazza.

“Fatto cosa?” chiede Ka-Zar.

“Credo che nel mondo civilizzato si dica approfittarsi sessualmente di qualcuno contro la sua volontà.” risponde la moglie.

“Vi ha violentate?!” esclama l’uomo “E perché non hai detto niente a quel ragazzo?!”

“Perché lei non se lo ricorderà,” si giustifica Nereel “e vivrà sicuramente meglio senza la consapevolezza di essere stata il giocattolo sessuale di un depravato come Brainchild.”

“Ma... ma... lo verrà comunque a sapere! La sua... verginità è stata compromessa!”

Le due donne si guardano e ridacchiano, poi Nereel risponde:

“Non credo proprio...”

“E come mai?” chiede Ka-Zar piuttosto incuriosito.

La ragazza lo guarda e, senza parlare, fa un gesto piuttosto esplicito con il pollice e l’indice a pochi centimetri l’uno dall’altro, per indicare la lunghezza di qualcos’altro. Quindi apre la bocca e risponde:

“Intuito femminile”

 

 

 

Note:

1 ovvero su Generation X MIT #13.

2 sempre su Generation X MIT #13... ed indovinate chi è stato a imprimerle questo marchio magico? Niente paura, nel prossimo numero lo scoprirete.

 


 

 

*****

 

 

#17

 

 

Immagina di essere al centro dell’universo. Al centro di tutti gli universi. Al centro della realtà stessa. Davanti a te, milioni di scelte, vite, finestre su mondi che non conoscerai né vivrai mai. Possibilità. Immagina che la tua vita sia stata totalmente stravolta nelle ultime ore. Immagina di essere stata segregata in un campo di concentramento fin da quando hai memoria, costretta a lavorare in condizioni disumane, controllata da mostri usciti fuori dai tuoi più spaventosi incubi e temendo anche solo di respirare senza il loro permesso. Immagina un posto in cui la vita umana è considerata meno di quella degli animali di compagnia dei soldati. Immagina di vedere una guardia spingere verso morte certa Ace, la tua migliore, unica amica, solo perché si è fermata un attimo a riposarsi. Immagina di avere otto anni. Riuscito ad inquadrare tutto questo? Bene. Allora adesso immagina che dal nulla abbiano cominciato a spuntare mutanti dai poteri più strani. Non i mutanti cattivi, quelli che ti tengono imprigionata lì e che giocano con la vita tua e degli altri prigionieri. Mutanti buoni, forti, coraggiosi, guidati da un fratello che sapevi che un giorno sarebbe tornato a salvarti. Immagina che lui sia riuscito a liberarti da quel lager, immagina che ti abbia portato con sé dagli altri pochi mutanti uniti assieme dal desiderio di combattere con tutte le loro forze l’inferno che è diventato il mondo. Immagina, e sta’ bene attento qui, potrebbe essere un po’ dura da mandare giù, che questi ti abbiano detto che tu sei la chiave per poter aggiustare tutto, che nelle tue mani risieda la salvezza di tutto il tuo mondo. Immagina che per far ciò sei dovuta entrare all’interno di un gigantesco cristallo rosa assieme ad una vecchia donna cieca e ad un omone nero. E immagina che, una volta dentro, l’universo stesso si schiuda davanti ai tuoi occhi. Vedi l’orrore del tuo mondo, che si sta consumando in ogni sua parte. Vedi le ore, i minuti che ancora gli restano prima che tutto finisca. Vedi milioni, miliardi di vite annichilite in un solo istante. E non solo. Vedi un’altra realtà, in cui tutto è andato come doveva andare. Vedi un’era di meraviglie, un posto in cui uomini illuminati e potenti hanno sempre impedito al mondo di autodistruggersi. Vedi giustizie ed ingiustizie, vedi cattiveria e bontà, vedi amore ed odio. Ma più di tutto, vedi qualcosa che dove vivi ha smesso di esistere già da tempo. Vedi la speranza. E sai che, perché tutto questo torni, il tuo mondo, la tua realtà, devono scomparire. E con essa anche tu. La vecchia ti ha appena detto di guardare all’interno del flusso del multiverso, di vedere quello che saresti dovuta essere, ed in un attimo lo sei. All’interno della tua mente all’improvviso ti è chiaro come avrebbe dovuto funzionare il tuo potere. Non una rivelazione, piuttosto come ricordarsi quando meno te l’aspetti qualcosa che credevi di aver dimenticato da tempo. Lì, al centro di tutto, con le energie di infiniti multiversi che confluiscono in te, il tempo e lo spazio si dilatano, si ampliano, vengono modellati dalla pienezza del tuo potere. Le parole della vecchia ti ronzano ancora in testa, nessuno che abbia una controparte all’interno dell’altro universo può passarvi. E’ vero, lo vedi anche tu adesso. Ma una realtà sta per morire, e non puoi impedire che nessuno sopravviva, che nessuno ne mantenga il ricordo. Non puoi permettere che vada tutto cancellato come se non fosse mai esistita. Non puoi permettere che tuo fratello muoia, fra cinque minuti, solo perché immediatamente dopo anche tutto il resto lo faccia. Su ordine della vecchia hai appena creato un portale per l’uomo di colore, per l’unico giudicato in grado di tornare indietro ad aggiustare tutto. Ma mai come in questo momento, ti sembra un gesto futile. Da un lato stai salvando una realtà, dall’altro ne stai uccidendo un’altra. Ebbene, considerato tutto questo, cosa faresti? Considerato il fatto che stai per renderti carnefice di un intero universo, considerato che senti di avere il potere per portare in salvo qualche vita, almeno quelle degli innocenti che si meritano di crescere, o di non crescere, in un altro mondo, come ti comporteresti? E considerato che hai ancora, sempre, solo otto anni?

 A questi interrogativi, Illyana Rasputin, in piedi al centro del cristallo M’Kraan, con lo sguardo perso nell’infinità delle possibilità umane, pensa per un secondo eterno1. Da un lato ha visto il suo fratello maggiore Mikhail accecato dal proprio potere tradire il minore per divenire uno dei cavalieri di Apocalisse, e per finire ucciso da un debole umano. Ha visto suo fratello Piotr impazzire a causa dell’amore che nutre per lei e venire ucciso da uno degli X Men, di lì a poco. Ha visto delle bombe sull’America e sull’Europa. Ha visto la fine dell’umanità. Dall’altro ha visto la propria infanzia rubata da un demone che vuole sfruttare i suoi poteri per i propri oscuri fini. Si è vista combattere a fianco di giovani e coraggiosi mutanti, si è vista chiamare migliore amica la ragazza di suo fratello Piotr, si è vista scatenare l’inferno in Terra e tornare indietro. E poi si è vista morire per colpa di un virus fatale diffuso da un pazzo. E in tutto questo, nella sua mente, una sola frase sta urlando così forte da farle dolere le tempie: non è giusto. Non deve andare così, non se lei può fare qualcosa. E lei può. La sua mente si perde nel vortice temporale che ha appena aperto per Alfiere. Adesso vi sono tre figure davanti ad esso. Il suo occhio cattura lo sguardo di una di esse, uno sguardo incredibilmente familiare, e sa cosa fare. Per una con i suoi poteri, il tempo è già scritto, quindi obbedisce alle sue leggi. Esce dal cristallo, in tempo per vedere il proprio fratello agonizzante per terra. Illyana pensava che fosse l’uomo più coraggioso del mondo, e anche lui lo pensava, ma a vederlo così per lui prova solo una infinita tristezza. Come seguendo le tracce di un rigido copione alza appena le braccia in tempo per essere portata in salvo da Quicksilver, che la allontana dal campo di battaglia per poi tornarvi dentro a combattere. Futile. Nobile ma futile. Ancora piena delle energie spaziotemporali del cristallo, Illyana apre un varco e vi penetra dentro. C’è un innocente, qualcuno che non ha vissuto la vita come avrebbe dovuto, e che nel nuovo mondo non ne avrà nemmeno la possibilità. Restringendo lo spazio attorno a sé, lo trova qualche minuto nel futuro. Sua madre Rogue lo tiene in braccio, aspettando la fine assieme al marito Magneto. Il piccolo Charles li guarda entrambi, cercando senza alcun risultato di scrutare nei loro volti il motivo della loro preoccupazione. Non capisce nemmeno cosa sta accadendo attorno a lui, non si rende conto che di lì a pochi minuti la sua piccola vita finirà. E Illyana, non può permetterlo. Le sue mani lo afferrano e lo inviano al centro del cristallo, diretto verso il nuovo mondo. Lei lo seguirà, ma non è sicura di poter riuscire ad attraversare il varco dal momento in cui un’altra versione di sé stessa già esiste dall’altra parte. E il bambino non può essere lasciato solo. Dal flusso temporale del proprio universo, giusto qualche ora prima, estrae la creatura che meglio si è presa cura di lui durante la sua infanzia. L’automa chiamato Tata. Quindi richiama in sé tutte le proprie energie e torna indietro nel tempo di sette minuti. Lo sguardo di sé sette minuti prima la nota e capisce, mentre lei si unisce a Charles e Tata e si prepara ad affrontare il passaggio. Un’immensa, accecante luce li investe. Per un attimo Illyana sente di non possedere più un corpo, di essere solo anima, ma poi tutto le torna indietro con violenza. Un dolore sordo si diffonde sul ginocchio che ha appena sbattuto a terra, il freddo assale le sue braccia nude e il rumore di forte vento le stordisce le orecchie. Ma è viva, e come lei anche il bambino e l’automa. Illyana guarda in alto. Un pallido sole sta rischiarando i tetti appuntiti dei palazzi che svettano nel cielo in lontananza, mentre accanto a lei due corsie di vetture sfrecciano indifferenti. Un sorriso spontaneo le si apre sul volto. C’è riuscita, è riuscita davvero a passare oltre. Un altro mondo, un’altra realtà, una nuova possibilità. Non più l’era di Apocalisse, ma...

 

 

L’Era di Grace

(un tie in di Inferno2)

di Sergio Gambitt

 

 

Tredici anni dopo.

Krylok One sta sfrecciando sul Venezuela in direzione di New York, e più esattamente dell’Istituto Xavier per giovani dotati situato a Salem Center, Westchester. All’interno dell’astronave, un’atmosfera tranquilla e rilassata si è diffusa tra i suoi occupanti, spossati dall’ultima missione nella Terra Selvaggia. Gaia e Primal sono davanti alla cloche di comando a far finta di guidare (in realtà è il pilota automatico a condurre la navetta, ma in questo modo possono stare un po’ tranquilli). Qualche sedile dietro, la scena è piuttosto ghiacciata. Jubilee e Monet infatti sono sedute una accanto all’altra, guardando con odio, ma senza parlare, un Synch imbarazzato come non mai. Se il motivo del suo imbarazzo è avere scoperto da poco che le due compagne di squadre hanno una bella cotta per lui, l’odio delle altre due è derivato dal fatto che la prima ha visto il ragazzo in condizioni piuttosto... imbarazzanti mentre era prigioniero con la piccola Fire-Fly2. E se le prime non aprono bocca per paura di quello che potrebbero dire, Everett non lo fa perché sinceramente non saprebbe che dire senza introdurre argomenti... scomodi. Quindi semplicemente inizia a guardarsi intorno... gli stivali sporchi di fango, quella piccola crepa sul pavimento appena scrostata, la punta delle sue dita, il finestri... ehy un momento! C’è qualcosa sopra la navicella! Everett non lo distingue subito, è solo un guizzo verde davanti al vetro. Per questo si sporge un po’ avanti e lo vede. E’ sull’ala, un piccolo esserino verde, magro e dalle lunghe unghia affilate, che con un sorriso sadico e guardandolo sta strappando la lamiera dell’astronave.

“C’è... c’è un goblin sull’ala!” esclama Synch spaventato.

Le pupille delle due ragazze diventano due fessure cariche di ostilità, quindi sia Jubilee che Monet si alzano stizzite e lo lasciano solo.

Forse non era la frase migliore per rompere il ghiaccio...

 

Intanto, davanti ai comandi della nave, Gaia e Primal stanno guardando il panorama senza parlare.

“Pensi ancora a quello che è success... o meglio, che non è successo nella Terra Selvaggia?” chiede la prima all’improvviso. Come se cascasse dalle nuvole, ed in effetti è vero in parte, Primal replica:

“Uh? Di cosa stai parlando?”

“Del fatto che proprio mentre stavamo per... conoscerci meglio siamo stati interrotti, no?”

“Oh... Oh no no, non ci pensavo per niente!” mente il ragazzo.

“Devo ricordarti che stai parlando con una telepate?”

“Eh? Stavi... ?” comincia Primal, prima di rendersi conto di quel che è appena successo. Con voce rassegnata, risponde “Sì, ok, devo ammettere che mi ha dato un po’ fastidio interromperla lì.”

“Sarebbe il minimo!” commenta Gaia “Voglio dire, siamo lì che ci stiamo per rilassare ed una tigre ti spunta dal nulla assieme al suo padrone! Ma dico!”

“Ehm... Sì bhe anche se sono sicuro che Ka-Zar aveva tutte le ragioni...”

“Ha rovinato l’atmosfera!” decide lei, per poi subito dopo rassicurare il ragazzo mettendogli una mano sulla gamba “Ma non ti preoccupare, non appena saremo tornati a casa recupereremo tutto!”

Primal si perde nel suo sguardo per un po’, rapito, poi:

“Ma non hai nemmeno un briciolo di pudore?”

La ragazza si volta verso di lui e con un viso che è la faccia stessa dell’innocenza:

“Pudore? Che significa questa parola?”

Ecco... , conferma Adam nella sua mente. Un attimo dopo però i suoi pensieri sono rivolti da un’altra parte. Gaia infatti si è piegata sui comandi con la fronte corrugata, come per un improvviso mal di testa.

“Gaia?” chiede lui piuttosto preoccupato. La ragazza rialza immediatamente il viso con un’espressione di fastidio e le dita a massaggiarsi le tempie, quindi risponde:

“Non... Non l’hai sentito anche tu?” poi, senza aspettare la risposta del ragazzo “Come un’onda anomala nel flusso psionico, di incredibile potenza se è riuscita ad arrivare fin qui.” Gaia alza il viso fino a guardare il ragazzo “Cosa l’ha causata?”

 

Nelle retrovie, come all’andata, Traveller sta facendo il viaggio nella camera di stasi dell’astronave. Sebbene però all’andata stesse solo riposando mentre guariva da ferite fisiche, il male che la fa giacere in stato d’incoscienza ora sembra più di origine psichica che altro, e nessuno dei ragazzi ha capito cosa le sta succedendo. Nemmeno Paige Guthrie e Angelo Espinoza, che sono seduti davanti a lei con il compito di sorvegliarla.

“Ehy, guarda, sta sognando.” dice la prima indicando il movimento sotto le palpebre chiuse di Traveller. Angelo la guarda e sorride. Poi:

“A vederla così non sembra nemmeno la stessa che stava per giustiziare a sangue freddo la Bestia e Trish Tilby...3

“La gente è sempre diversa da come appare... Lei all’inizio ci sembrava un’assassina spietata, e poi ha rischiato la vita per aiutare i suoi compagni di squadra.” risponde Paige.

“Già.” dice Angelo, e rimane zitto per un po’ ad osservarla. Quindi:

“Chissà cosa starà sognando adesso”

 

Cinque anni prima.

Melbourne, Australia.

Illyana si sta allenando nella palestra che ha messo su alla buona all’interno della casa abbandonata in periferia in cui si è stabilita assieme a Tata e al piccolo Charles da qualche tempo. Quel posto è ottimo. Garantisce a loro tre un tetto per la notte ed è abbastanza lontano da tutto perché nessuno venga a fare domande. Certo, Charles ha avuto non pochi problemi ad evitare le domande dei suoi amici su dove abitasse, ma è sempre stato un bambino intelligente e ha sempre capito la necessità di mantenere un basso profilo. E in quel mondo così pericoloso per loro, è l’unico modo per sopravvivere. Illyana capisce le esigenze del ragazzo di avere degli amici, e alla sua educazione pensa in maniera esemplare Tata, ma per quanto le riguarda meno persone incontra meglio è. Giustifica questo atteggiamento con il fatto che nel suo futuro ha visto troppi farabutti interessati al suo potere, e che comunque le persone che poteva considerare vicine nel suo mondo, come suo fratello Piotr, non sono le stesse di questo, ma inconsciamente sa di mentire. Il suo problema è che ha smesso di fidarsi della gente. Mikhail, il fratello maggiore, l’ha tradita. Piotr è impazzito ed è stato abbattuto da un altro X Man. Tutti quelli che aveva conosciuto nel campo di raccolta erano morti e lo stesso Magneto non aveva saputo fare di meglio per il suo mondo che cancellarlo. Non voleva affidarsi più a gente del genere, non voleva affidarsi più a nessuno. Per questo si stava allenando allo spasimo. Doveva essere in grado, sempre, di fronteggiare ogni eventualità, dal momento che per lei era pericoloso usare i propri poteri. Quel demone spaventoso, quel Belasco avrebbe potuto accorgersi di lei come si era accorto della sua controparte di questa realtà. Illyana aveva ormai dimenticato da tempo come funzionassero i propri poteri cronali, mentre usava il teletrasporto di rado e solo in casi di assoluta necessità. Per essere completamente sicura di non avere problemi, almeno per il momento, aveva concordato con Tata di non rivelare a Charles il fatto che i suoi genitori fossero ancora vivi in quella dimensione. Per un ragazzino di undici anni sarebbe stata un po’ dura da mandare giù...

“’Yana ‘yana... !” sta urlando proprio in quel momento Charles mentre entra nella palestra. Illyana riconosce di essere molto apprensiva in ogni cosa che lo riguarda, ma stavolta vedendogli il volto rigato da lacrime e sporco di fango, non riesce a trattenersi dall’avvicinarsi subito a lui per chiedergli cosa gli è successo.

“NOSTAILONTANANONMITOCCARE!!!” urla il ragazzino allontanandosi di scatto. Illyana si blocca, notando qualcosa di strano nelle sue mani. Una... scarica elettrica?

“Charles... cosa è successo?”

Il ragazzino singhiozza di nuovo, poi tira su col naso due volte e con la voce rotta dal pianto comincia a raccontare:

“Io stavo... stavo giocando a prenderci con... con Betty Pat e... sniff... Colin... e toccava a me prendere e Betty e Pat si erano arrampicati sul... sniff... sull’albero e Colin corre più veloce ma io... io ho fatto il giro della casa e quando... quando l’ho preso io...” e scoppia a piangere di nuovo. Illyana tenta nuovamente di avvicinarsi per calmarlo ma lui si ritrae di nuovo mostrando le mani e urlando.

“Queste! Sono state queste!! Hanno preso Colin ed ho sentito una cosa strana e poi tutto e diventato blu e Colin era a terra e io... io...” e di nuovo il pianto lo interrompe. Illyana osserva le mani del ragazzino. Adesso l’ha vista sul serio, una scarica elettrica correre tra pollice ed indice. Con la voce ancora preoccupata, si gira verso le altre stanze e chiama:

“Tata!”

Il volto dell’automa fa capolino pochi istanti dopo dalla porta:

“Sì?” dice con la sua voce melodiosa.

“Fa’ le valigie, dobbiamo andarcene di qui.”

 

Ora.

In volo sopra Salem Center.

“Sono contento che quel maniaco di Brainchild non ti abbia fatto niente, Paige.”

Angelo sorride rassicurante alla sua amica, che forse sta per diventare qualcosa di più, e le poggia una mano sulla gamba. Questa cala lo sguardo su di essa, poi torna a posarlo sul suo amico, e risponde:

“Se l’alternativa era subire la tua patetica corte, forse preferivo il nano.”

 

Sta cominciando. l’Inferno sta tornando sulla terra. E stavolta, tutto si gioca nelle menti degli uomini.4

 

Fuori dal finestrino, intanto, i goblin sono diventati due, e si accaniscono come non mai a distruggere l’astronave sotto lo sguardo atterrito di Everett che, dopo aver gridato senza alcun risultato di far atterrare l’astronave, decide di andare in sala guida ad avvertire la conduttrice.

“Gaia! Ferma immediatamente la nave!! Ci so...” ma la scena che trova lo lascia di stucco.

“...un ragazzo con le palle avrebbe cacciato quel maniaco e portato a termine quanto avevamo cominciato!!” sta gridando isterica la ragazza.

“A giudicare da come tastavi soddisfatta però devono esserti andate a genio le mie palle, o sbaglio?!” replica Primal a sua volta.

“R-Ragazzi...?” tenta di calmarli Synch. I due nemmeno lo ascoltano.

“Solo perché sono le prime che ho toccato dopo millenni incatenata ad una fottuta lastra di marmo costruita nel nulla!! Avrei fatto così con qualsiasi ragazzo sarebbe arrivato per primo!! Sei stato solo fortunato, bello!”

“Se chiami fortuna il fatto che una ragazzina petulante ti si appiccichi addosso ogni santo momento del giorno... Di’ ti sarai mica presa una di quelle cotte adolescenziali che voi marmocchie avete ogni tanto?!”

“Allora non hai proprio capito vero? Ti ho solo usato! Dall’inizio ad ora sei solo stato il mio passatempo!!”

“Ah bhe... sono un ragazzo! Puoi ‘usarmi’ quanto ti pare!!”

“Oh mio Dio...” sta intanto dicendo Everett guardandoli sconvolto, quando una mano sulla spalla lo riporta alla realtà. Si gira, e davanti a lui ci sono Jubilee e Monet. La loro espressione non sembra delle più felici.

“E così adesso ci provi anche con Gaia, eh?!” esclama Jubilee puntandogli l’indice contro il naso “Non ti basta farti la tua avventuretta con quella sgualdrina lì nella Terra Selvaggia, vuoi pure l’aliena!! Cos’è... il fascino dell’esotico?!”

“J-Jube...” tenta di dire Synch “Non... non è il momento... S-Siamo in pericolo”

“Ohhh... sta’ zitto...” replica Monet e caricando un pugno lo scaraventa contro il portellone di apertura della navicella, che sotto la forza d’impatto va in frantumi facendo volare fuori il ragazzo che ha fatto appena in tempo a sincronizzarsi con i poteri della sua compagna di squadra. Cablando quel tanto che basta per ammortizzare gran parte della caduta, Synch precipita nella foresta proprio fuori l’Istituto Xavier.

Dentro l’astronave intanto dilaga il caos. Gaia finalmente ha smesso di discutere con Primal per rivolgere l’attenzione verso Monet:

“Ehy principessa sul pisello! Quello era un portone corazzato Kree!!! Sai quanto mi costerà farlo sostituire?!”

L’algerina sta per ribattere qualcosa, quando dal finestrino anteriore penetra una luce accecante che per un istante abbaglia tutti i passeggeri. Quando la situazione torna alla normalità, davanti ai volti attoniti dei quattro ragazzi vi è una giovane donna dai capelli corti in uno scollato tailleur rosso. La mano destra, ribollente di energia, è sopra la sua testa, mentre attorno alla sinistra svolazzando piccoli demonietti verdi.

“E’ il momento.” dice, e scaglia contro l’astronave una scarica di energia rossa. Il colpo prende in pieno Krylok One, la navicella di Gaia, i cui comandi con un suono sempre più attutito cominciano a spegnersi. L’astronave inizia a perdere quota.

“Oh no... di nuovo…” commenta rassegnato Primal, subito prima di precipitare con tutti gli altri nel bosco all’interno dell’Istituto Xavier.

L’impatto è piuttosto forte, anche se i passeggeri stranamente non ne risentono per niente. Al di fuori dalla navicella, la donna sta comandando ad un paio dei suoi demoni di entrare nell’astronave. Si sente rumore di colluttazione, poi i due demoni vengono scagliati fuori con forza. Sull’uscio della navetta compaiono Jubilee, Monet, Gaia e Primal nella sua forma rettile.

“Se speravi di stenderci tutti buttando giù l’astronave hai fatto male i tuoi calcoli!” grida Jubilee, ed immediatamente dopo spara una raffica di plasmoidi contro di lei. La donna semplicemente alza il palmo della mano e crea una barriera contro cui i fuochi d’artificio esplodono senza fare alcun danno.

“Se avessi voluto farvi del male,” risponde lei “sareste già tutti morti. Ma non posso permettere che il carico che trasportiate venga danneggiato.”

“Ah sì?! Carica questo!!” e Monet si lancia ciecamente contro di lei. La reazione della donna non è niente di più di un’alzata di sopracciglio, subito prima che alzi la mano verso la mutante e spari una palla di fuoco nella sua direzione. L’impatto fa tornare M da dove è venuta.

“Ascoltate.” annuncia la donna “Mi chiamo Grace Cross, ho poteri al di là della vostra immaginazione e voglio qualcosa che voi possedete. Di solito non sono così indulgente, ma oggi è un giorno speciale per me e ho deciso di fare un’eccezione. Consegnatemi quella che chiamate Traveller e non vi farò alcun male.”

Gaia, Primal e Jubilee si guardano in faccia per un istante. Quello dopo, stanno caricando rabbiosamente sulla strega.

“Umpf...” commenta lei, prima di far fronte all’attacco. Con un movimento veloce delle dita evoca uno spirito delle foreste. Improvvisamente Un albero si anima, e i suoi rami afferrano gambe e braccia di Primal intrappolandolo. Subito dopo alza ed abbassa un piede violentemente sul terreno. Una crepa si apre sotto i suoi piedi, prolungandosi fino a raggiungere Jubilee, che vi cade dentro senza possibilità di scampo. In quel momento però due mani fuoriescono dal terreno e afferrano Grace trattenendola con forza. Stupita, questa scorge il responsabile di ciò in Gaia.

“E ora come la mettiamo?!” grida esultante la mutante.

“Hai un potenziale notevole, ragazzina,” commenta la strega guardandola con interesse “ma non sei quella che cerco oggi. Forse quando sarò regina del Limbo tornerò a prenderti. Ma fino ad allora...” e sussurrando formule arcane le dita rocciose che la intrappolano si tramutano in acqua. Subito dopo, traccia nell’aria un oscuro simbolo e fa come per lanciarlo a Gaia. Il secondo successivo questa si ritrova intrappolata in una grossa ragnatela, i cui fili sembrano ogni secondo cambiare.

“Inutile che sprechi il tuo potere, ragazzina,” sta dicendo Grace avviandosi verso Krylok One “la tela di Anansi è fatta per crescere esponenzialmente rispetto alla forza che le si oppone per liberarsi.” e, prima di entrare nella navicella “Ci rivediamo!”

“Ma cosa cazzo sta succedendo qui?!” esclama ad un tratto il viso di Skin facendo capolino con Husk dall’entrata dell’astronave.

“Oh, basta ragazzini, sono stufa...” dice al limite dell’esasperazione Grace, e con due gesti delle mani sui loro volti li fa addormentare. Infine, la strega raggiunge la camera di stasi dentro cui riposa Traveller, addormentata dal simbolo di Mahari, l’incantesimo di protezione e rintracciamento che Grace le aveva precedentemente lanciato allo scopo di trovarla ovunque lei si trovasse e di impedirle di ferirsi5.

“Finalmente...” sussurra la strega alzando la lastra di vetro che ripara la ragazza, i suoi occhi brillando per la promessa di immenso potere che le può garantire. Grace alza le proprie mani risplendenti di energia magica, poi con un unico gesto le poggia entrambe sul petto di Traveller. Come sotto l’effetto di un defibrillatore, la ragazza ha uno spasmo. I suoi occhi si socchiudono, ma la sua mente è ancora persa all’interno dei propri ricordi.

 

Due anni prima.

Charles Lensherr è in piedi davanti la TV accesa. Davanti a lui, lo speaker sta urlando che Magneto l’ha fatto, ha scatenato sulla terra una tempesta magnetica di grandezza terrificante, e questo subito prima che la televisione si spenga, come ogni luce all’interno della sala6. All’interno della penombra, il volto di Charles appare agli occhi di Illyana Rasputin non solo pervaso da un’immensa tristezza, ma anche cupo e minaccioso. Un fulmine parte da una delle sue mani, per raggiungere l’altra. La stanza si illumina dell’azzurro scintillante dell’energia elettrica, che richiama il colore della tuta entro la quale il ragazzo ha protetto il proprio corpo da quando ha scoperto che ogni contatto con altri esseri umani e oggetti avrebbe liberato una involontaria scarica elettrica. Con voce risoluta, Charles parla ad Illyana e a Tata, gli unici altri due presenti:

“E’ troppo. Anche questo mondo si sta autodistruggendo e loro nemmeno se ne rendono conto. Io so...” e il suo sguardo si abbassa un attimo, prima di tornare duro e fiero “...so che quello non è mio padre, ma non posso fare a meno di dargli ragione. Gli uomini calpestano ogni giorno i diritti dei mutanti e a nessuno sembra importare. Nessuno sembra ergersi a difesa della razza, tranne quegli smidollati degli X Men. Non basta. Mentre loro combattono per un mondo che li teme e li odia, il resto della popolazione mutante cade come mosche a causa dell’intolleranza della gente. Noi che possiamo fare qualcosa, che possiamo aiutare i nostri simili, dobbiamo agire. Dobbiamo smetterla di nasconderci impauriti e cominciare a dare una mano.” e lancia un’occhiata piena di significato ad Illyana “Dobbiamo uscire allo scoperto, e portare avanti la nostra lotta mutante contro i soprusi degli umani.”

“Ma Charles,” tenta di convincerlo Illyana “io ho visto il futuro! Nel momento in cui ci riconosceranno per noi sarà finita!!”

“E’ per questo che dovremo agire attraverso false identità. Scegli un nome di battaglia, come io ho scelto il mio.”

“Andiamo Charl...”

“No, non più Charles. Da oggi in poi chiamami Charge.”

Guardando il suo amico così convinto, Illyana Rasputin non può fare altro che pensare che si stanno cacciando in una faccenda più grande di loro. I suoi occhi vanno a Tata, in una silenziosa preghiera. Tu che gli sei stata vicina per tutta la vita, tu che lo conosci meglio di chiunque altro, fallo ragionare. Ti prego, Tata, non permettere che accada. Ti prego. Tata.

 

Adesso.

Tata.

Ti prego.

Tata.

Fallo ragionare.

Tata.

Tata?

Gli occhi dell’Illyana Rasputin di un’altra realtà, del membro di Mutant Fight conosciuto come Traveller, si aprono del tutto su un volto femminile chino su di lei. E’ quello della strega Grace Cross, che finalmente ha raggiunto il suo scopo.

“Tata?” chiede Illyana confusa.

“Temo di no, ragazza, ma se ti rende le cose più facili...” e poggia una mano sulla sua fronte, rilasciando un piccolo incantesimo. Da quel momento in poi, Traveller o Illyana che dir si voglia vedrà nel volto di Grace quello di Tata, e le ubbidirà ciecamente.

“Sei mia...” sussurra la strega con una luce malvagia che le illumina gli occhi, quando sente rumori provenienti dall’esterno dell’astronave ed una consapevolezza invade la sua mente: i suoi piccoli demonietti sono sotto attacco!!

“Di nuovo quei ragazzini...” dice stizzita, e avviandosi verso l’uscita tuona ad Illyana: “Andiamo!”

La ragazza si alza come in trance e segue la sua nuova padrona. Una volta fuori, altri due contendenti sono entrati in gioco. Una ragazza dalla pelle rossa e affilata, stretta all’interno di strisce di pelle nera che a quanto pare le fungono da vestito, sta letteralmente facendo strage di demoni, mentre un ragazzo vestito di nero e con la bocca fiammeggiante si sta tenendo ad un albero per non cadere. Altri non sono che i mutanti Penance e Chamber, entrambi appena tornati dalle fogne ed incuriositi dallo schianto dell’astronave nel parco dell’Istituto. A complicare il tutto, Jono ha sentito in pieno l’onda psichica scatenata da Darklady e Grace stessa poco prima, e gli influssi negativi che stanno emanando dal passaggio che le due streghe hanno aperto interferiscono con l’energia psionica di cui lui è composto. Nonostante ciò, vedendo i suoi compagni sconfitti e Grace in compagnia di Traveller, riesce ad intimarle:

*Arrenditi... subito!*

Grace Cross lo guarda dall’alto in basso, poi si volta verso Traveller e:

“Ragazza, fa’ vedere tu a questi che con noi non si scherza.”

Illyana annuisce debolmente, quindi si lancia contro Chamber. Poco prima di raggiungerlo crea un disco teleportante in cui si tuffa dentro per ricomparirgli immediatamente dietro e colpirlo alla schiena con un calcio. Già indebolito da prima, Jono crolla a terra in malo modo. Stufa di tutti quei contrattempi, Grace guarda di nuovo Traveller e le ordina:

“E ora, nel Limbo!”

Illyana annuisce di nuovo, poi apre le braccia e crea nell’aria un portale abbastanza grande perché entrambe possano entrarvi. Grace si incammina verso di esso e vi penetra dentro, così come la sua creatrice. Penance sta ancora lottando con i demoni, quando nota che stanno tutti scomparendo all’interno di quel disco di luce gialla. Ragionando istintivamente, come un animale, la ragazza si tuffa all’interno del portale un istante prima che questo si chiuda. Quando il disco scompare, la foresta torna tranquilla attorno i corpi privi di conoscenza dei ragazzi di Generation X.

E’ iniziata...

 

 

Note:

 

1 questo e quanto seguirà sono una piccola riscrittura dello speciale L’Era di Apocalisse Omega, per chi non l’avesse capito.

2 ovvero completamente nudi nella cella in cui erano intrappolati, come rivelato due numeri fa.

3 l’avevate dimenticato? E’ successo in Generation X MIT #6.

4 per maggiori dettagli consultare lo speciale Inferno2 #1

5 è successo in Generation X MIT #14, se non ci credete andate a rivedere.

6 potete ritrovare questi eventi su Gli Incredibili X Men #65, esattamente durante la saga Attrazioni Fatali.

 

 

 


Note dell’autore: prologo, saga ed epilogo di una lunga sequenza di storie in cui la Terra Selvaggia costituisce il punto centrale attorno a cui i ragazzi di Generation X (assieme a quelli di Mutant Fight, stavolta) si trovano ad agire. Anzi... ad interagire, visto quello che succede nell’episodio numero #15, dedicato al sesso in tutte le sue forme e possibilità. Oltre a questo, l’unica cosa da aggiungere sarebbe che l’ultima storia, dal finale aperto, si conclude in una saga che ha interessato alcune serie mutanti e non durante il crossover Inferno2 , che potrete ritrovare per intero non appena uscirà la seconda Ultimate Edition di X Legion, e nella quale scoprirete il fato di Traveller e Grace Cross. La corsa dei ragazzi di Generation X durante Inferno, comunque, si conclude qui.

Per commenti e/o suggerimenti il mio indirizzo è: gambittolo@hotmail.com