New York City, tra circa quindici anni

Palazzo dei Vendicatori

 

Una figura familiare per queste mura si incammina lentamente per i corridoi adornati da fotografie scattate nei decenni. Segue le orme di eroi terrestri, alieni, robotici e divini che hanno scolpito la storia, ed ha tra le mani un vassoio carico di ciambelle e caffè.

Edwin Jarvis apre la porta della sala dei monitor, per portare allo staff della base il primo pasto della giornata. Ad onore della saldezza dei suoi nervi, non si scompone quando vede che tutto il personale è stato trasmutato in statue.

-Edwin. Da quanto tempo.- saluta qualcuno alle sue spalle, trafugando qualcosa dal vassoio.

Jarvis non sente quella voce da molto tempo, ma è difficile scordarla. Così come è difficile non riconoscere l’elmetto dorato dalle lunghe corna che indossa l’intruso.

-Loki. Qualunque sia il tuo piano, i Vendicatori ti sconfiggeranno.

-Oh ma è esattamente questo il mio piano, Edwin. Ora, che ne dici di pronunciare le due paroline che i mortali di Midgard adorano così tanto? – chiede Loki, prima di divorare la ciambella rubata.

 

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Teoria dei giochi

di Carlo Monni e Fabio Furlanetto

 

Stark Tower 2, Manhattan

 

Una splendida ragazza bionda forse meno che trentenne si risveglia. Le preziose lenzuola di seta sottolineano ogni sua curva mentre si rigira sul letto, osservando l’uomo con cui ha passato tutta la notte.

È in piedi davanti al muro di finestre, indossando solo un paio di boxer e di guanti metallici rosso ed oro. I vetri sono in realtà schermi iper-piatti che mostrano una serie di riquadri: l’andamento della borsa di Tokyo, Iron Man che combatte un drago meccanico in Egitto, un’asta di beneficienza in Brasile, ed una giornalista che lo sta intervistando... solo audio, naturalmente.

-È stato un piacere, Joy; potremmo rifarlo la prossima volta in cui salverò la città da un satellite nucleare Alchemax in caduta libera.[1] Un saluto ai tuoi telespettatori, a cui ricordo che la pre-vendita online dei biglietti per la Stark-Fujikawa Expo inizia lunedì.

<<Grazie per essere stato con noi, mister Stark>> risponde la giornalista.

-Già in piedi a quest’ora, Arno? – chiede la bionda, scendendo dal letto per recuperare dal pavimento biancheria intima e un costume con una grossa X stampata sopra.

-Il tempo è denaro. Torna a dormire, Phoebe.- risponde l’uomo, senza neanche voltarsi.

-Phoebe è mia sorella.- lo corregge la bionda indicando l’altra donna che le somiglia come una goccia d’acqua e che sta ancora dormendo di fianco a lei.

Prima che Arno Stark possa rimediare all’errore, qualcosa nella pila di vestiti emette un beep insistente. Con un gesto di Arno, il segnale viene trasferito dalla communicard allo schermo.

-I Vendicatori. Temo dovrete trovare un altro passaggio per l’Istituto Xavier, Mindee.

Le piastrelle del pavimento si aprono a cassetto, rilasciando uno sciame di costrutti di metallo non più grandi di un insetto. Centimetro dopo centimetro costruiscono la più avanzata armatura da battaglia del pianeta, terminando con il casco.

-Devi proprio, Arno? Potresti inviare un altro Iron Man e restare ancora un po’ con noi.

<<Sarebbe divertente, ma ho il pomeriggio pieno ed altri piani per questa sera. Chiedi alla mia segretaria qual è la prima notte disponibile: è un robot, non si imbarazzerà>>

La finestra si apre da sola, ed Iron Man si lancia nei cieli di New York con i suoi stivali-jet lasciandosi alle spalle due delle Naiadi di Stepford.

 

 

Palazzo dell’ONU, Ufficio di Carol Danvers

 

-Posso disturbarti?-

La voce appartiene a una donna che non dimostra nemmeno quarant’anni, ha lunghi capelli neri e ricci e indossa un tailleur color bordeaux.

-Wanda!- esclama Carol nel vedere la vecchia amica -Non disturbi affatto. Stavo annegando nelle scartoffie e una pausa è gradita. A volte mi viene la tentazione di mollare tutto e tornare a fare la scrittrice a tempo pieno.-

-E perché non lo fai?- chiede Wanda Maximoff sedendosi davanti a lei.

-Già, perché non lo faccio? Ma non parliamo di questo adesso. L’altro giorno ho visto uno dei tuoi figli.-

-Charles?

-No, uno dei tuoi altri figli: Billy, il Mago Supremo.-[2]

-Non lo vedo da mesi. A volte mi chiedo che ne pensa la gente comune di queste storie di figli che arrivano dal futuro o anime che si reincarnano nel passato. I miei gemelli erano un desiderio che ha trovato un modo per diventare realtà.

-Ordinaria amministrazione per quelle come noi. Di Charles che mi dici?

Il volto di Wanda s’illumina.

-È un ragazzo in gamba. Allo Xavier si è fatto molti amici. Ne sono contenta ma…

-… ma avresti preferito che almeno lui non sviluppasse superpoteri e vivesse una vita normale, per quanto possa esserlo la vita avendo dei supereroi come genitori. Ti capisco, provo la stessa cosa per le mie irrequiete gemelle.

Un ronzio familiare dalla borsetta di Carol attira l’attenzione di entrambe le donne.

-Chiamata di emergenza dei Vendicatori.- sentenzia Wanda con un sorriso.

-Già. È stato bello rivederti Wanda. Dobbiamo rifarlo presto e con più calma.

-Contaci.

Basta un pensiero e gli abiti di Carol Danvers sono sostituiti dal costume di Capitan Marvel che si lancia in volo fuori dalla finestra.

 

 

Liceo Midtown, Queens

 

La campanella è già suonata, ma uno degli insegnanti sta fissando impazientemente l’ingresso.

-Dove si sarà cacciata?- si domanda, abbassando lo sguardo verso l’orologio.

-Scusa! Non hai idea del traffico.- lo sorprende una voce femminile: non appena l’uomo alza gli occhi si trova davanti una trentenne di chiare origini asiatiche, in piedi su una gamba sola mentre si infila una scarpa.

-Il traffico, certo. Sei anche più in ritardo delle gemelle Danvers, il che è tutto dire. Hallie, già abbiamo gli occhi addosso perché usciamo assieme, non posso coprire le tue assenze per sempre.

-E che dovevo fare, lasciare che Aftershock restasse a piede libero?

-Aftershock? La figlia di Electro? Finisci sempre con l’avere a che fare con i nemici di Spider-Girl.

-Già, per qualche motivo capita da quando insegno alla Midtown...

-MASTERSON!

La voce del preside riecheggia tra i corridoi della scuola, esattamente quando Hallie Takahama sente una familiare vibrazione provenire dalla borsetta.

-Ottimo tempismo, Jarvis. Kevin, giuro che è l’ultima volta, ma puoi coprirmi ancora?

-Certo, è da mesi che sono abituato a farlo per l’ultima volta.- sospira Kevin Masterson, guadagnandosi un bacio sulla guancia. Mezzo secondo dopo, quando il preside lo vede, tutto ciò che è rimasto di Hallie Takahama è la sua elettricità statica.

 

 

Empire State University

 

Prima dell’inizio delle lezioni, è abbastanza normale vedere alcuni insegnanti fare quattro passi assieme e discutere, senza correre il rischio di essere disturbati dagli studenti.

Non ci sarebbe davvero nulla di strano se uno di loro… l’uomo che sta parlando ad una donna dai capelli rossi a cui nessuno darebbe quarant’anni e che è vestito come lo stereotipo del professore vecchio stile... con tanto di cravattino e toppe ai gomiti... non fosse completamente ricoperto di pelliccia blu.

-Ancora nessuna notizia da Vance, quindi?

-Niente. Rick ha chiesto al Corpo dei Nova, ma non ci sono tracce della sua astronave. Se è dispersa nell’iperspazio come dicono, potrebbero volerci anche mille anni prima che ritrovi la strada di casa.

-Potrei cercare di fare qualcosa, ma i nostri contatti tra gli Shi’Ar non sono più quelli di un tempo.

-Grazie per il supporto, Hank, ma Vance conosceva i rischi quando ha fatto la sua scelta.

-E tu, Angelica? Sei ancora sicura della tua di scelta?

-Ecco che ci risiamo... per la milionesima volta, non ho intenzione di tornare negli X-Men.

-Lungi da me farti pressioni per abbandonare un onore come la militanza negli Eroi Più Potenti Della Terra, mia cara. Ma non pensavo alla carriera di Firestar, bensì a quella di Angelica Jones.

-Anche tu, Hank? Dwayne ha cercato di regalarmi azioni della sua multinazionale ed il mese scorso Nita mi ha combinato un appuntamento al buio con un nobile di Atlantide. È  proprio così terribile insegnare letteratura inglese?

-Nulla ti vieta di insegnare le immortali parole del Bardo all’Istituto Xavier, mia cara; non tutte le nostre lezioni si svolgono nella Stanza del Pericolo... nonostante quello che vorrebbe Scott.

-Apprezzo il pensiero, Hank, davvero, e non sarei sopravvissuta ai Figli di Apocalisse se non fosse stato per te; ma X-Men e Warriors sono il passato per me. I Vendicatori hanno bisogno di…

A sottolineare le sue parole, qualcosa all’interno della borsetta di Angelica emette un beep particolarmente familiare ad Hank McCoy, alias la Bestia.

-Visto? Il mondo è sempre in pericolo quando serve. Saluta Kitty da parte mia.- si congeda Angelica con un bacio sulla guancia, correndo verso il più vicino cespuglio.

Un istante dopo, una donna in costume giallo avvolta dalle fiamme si allontana in volo.

 

South Bronx

 

È  ancora troppo presto perché ci sia molto lavoro da fare. Questo è uno dei momenti preferiti di Eli Bradley: non ha bisogno di pensare alle richieste del cliente o al preventivo di quanto costerebbe una riparazione o una miglioria, può perdersi nel suono del motore o nell’odore dell’olio e lasciare che la sua mente vaghi.

-Lavori ancora su questa ferraglia? Hai sempre avuto la fissa per le cose antiche.

La voce femminile è inaspettata, ma cogliere di sorpresa e cogliere impreparato Eli sono due cose incredibilmente diverse. Il suo sguardo passa dal motore a cui sta lavorando alla donna che è salita in sella alla motocicletta: capelli neri, vestiti di pelle, ed occhiali da sole anche se sono all’interno.

-Non è ferraglia. È  una Harley-Davidson 42WLA risalente alla Seconda Guerra Mondiale.

-E cosa hai intenzione di fare, chiedere a Stark di trasformarla in una moto volante?

-La sto restaurando. Cosa ci fai sulla Costa Est, Kate? Credevo lavorassi a Los Angeles adesso.

-Nostalgia. Teddy non te ne ha parlato? Vuole fare una riunione dei Giovani Vendicatori.

-Sì, me ne ha parlato e gli ho detto di no. Non ho tempo per questo genere di cose.

-Sul serio? Sembra che tu ti diverta a riparare le cose rotte.- risponde Kate Bishop, scendendo dalla moto ed avvicinandosi ad Eli. Nonostante gli occhiali da sole, è chiaro che lo sta fissando.

-Ti trovo in forma. Quella ragazza ti tiene in allenamento, eh?

-Kate, lo so che non stravedi per Bucky, ma non c’è motivo per essere gelosa: siamo solo colleghi.

-Pff, ti pare che possa essere gelosa di una che si fa chiamare “Bucky”?

-Sempre meglio di “Black Arrow”. Seriamente, Kate, non sei venuta fino al Bronx solo per invitarmi a quella che è poco più di una riunione di compagni di classe, vero?

-Diciamo che non sei l’unico a divertirsi ricostruendo qualcosa che si è rotto.- risponde la donna, avvicinandosi abbastanza da far notare ad Eli il profumo dei suoi capelli.

-Stai vibrando.- lo stuzzica lei, indicando la tasca dove Eli tiene la communicard.

  un segnale di emergenza. Devo rispondere.

-Vai a salvare il mondo, boy scout. Quando ti ricorderai come si fa a divertirsi, hai il mio numero.

 

Scottsdale, Arizona

 

Non sono esattamente quello che un tempo si sarebbe definito l’Americano Medio: una donna di colore dai capelli ricci e un Navajo sulla sedia a rotelle. Naturalmente si potrebbe far notare che il concetto di Americano Medio è alquanto sopravvalutato. Dopotutto gli antenati di Jesse Black Crow vivevano su queste terre molto prima che vi arrivasse l’Uomo Bianco e che questi strappasse con la violenza gli antenati di Larissa Lewis dalla nativa Africa ma non si riuscirebbe ugualmente a convincere certe persone a modificare il loro punto di vista. Ma non è questo che ci interessa adesso.

La giovane scrittrice sta dicendo:

-… e così sono venuta qui a raccogliere un po’ di materiale sul Senatore. È la prima volta che mi chiedono di scrivere una biografia da firmare col mio nome e confesso che sono un po’ emozionata.

-E perché dovresti?- ribatte il Navajo -Sei in gamba, devi solo convincertene.

-Grazie. Ora parlami di te: come va il tuo nuovo impegno come assistente del Presidente della Nazione Navajo?

-Oh benissimo, almeno secondo il Presidente. Lui pensa che un veterano in sedia a rotelle sia l’ideale per tenere le pubbliche relazioni con le autorità federali e locali. Suppongo che pensi che possa far leva sul senso di colpa dei Bianchi.

-Hai mai pensato a quella nuova operazione di riparazione del sistema nervoso spinale? Vent’anni fa, quando permise a Tony Stark di tornare a camminare,[3] era solo tecnologia sperimentale ma ora...

-Ci ho pensato, certo. Il mio dottore dice che il danno alla mia spina dorsale è molto esteso. Si può fare ma occorreranno diverse operazioni molto costose.

-Potresti approfittare del piano sanitario dei Vendicatori.

-Invero, se non fosse sufficiente, potrei parlare con Tony Stark per un sostegno supplementare.

-Grazie, Thor.- dice Larissa alla voce nella sua testa

-I Vendicatori, già. Sai non sono molto convinto che sia stata una buona idea entrare nel gruppo. Non so se è davvero il mio posto. Forse dovrei concentrarmi di più sui problemi della mia gente.

-Sciocchezze. Puoi fare molto per loro nei Vendicatori. Sei il primo Nativo Americano che…

Prima che Larissa possa finire, le communicard di entrambi ronzano.

La ragazza sospira e batte il pugno contro un muro e subito dopo al suo posto appare la possente figura di Thor, il dio del Tuono. Contemporaneamente la figura esile di Jesse Black Crow è sostituita da quella massiccia del supereroe mistico noto come Corvo Nero.

-Pare che si debba rispondere ad una emergenza, mio valoroso compagno.- afferma Thor

-Tu sì che sai come dire le cose, Ricciolidoro.- ribatte Larissa Lewis.

-Ma arriva dritto al punto, non c’è dubbio.- replica Corvo Nero che è chiaramente in grado di sentire la “voce” della donna.

-Ehm… Corvo Nero, ti è mai venuto in mente che non è facile mantenere un’identità segreta quando il tuo cognome è anche il tuo nome di battaglia?

-Non mi sono mai posto il problema. Ora, se Thor è d’accordo, teleporterò entrambi al Palazzo dei Vendicatori.

-La rapidità è essenziale. Procedi pure, amico.

Un attimo dopo, in uno sbuffo di fumo, i due eroi sono scomparsi

 

 

Palazzo dei Vendicatori

 

Loki si aggira per la sala riunioni. Alle sue spalle Jarvis sta fluttuando in aria tenuto fermo da invisibili legami.

-Spero che tu non stia scomodo, vecchio servitore…- dice il dio dell’Inganno -… dopotutto non ce l’ho con te, mi servi solo come esca.

-Dopo tutti questi anni ce l’ha ancora con i Vendicatori?

-Cosa vuoi che siano meno di trent’anni per un dio immortale? Non posso dimenticare che sono io il motivo per cui il gruppo si è formato. La ferita è ancora fresca e deve essere… vendicata.

-Ed è per questo che periodicamente elabora piani di vendetta che falliscono sempre?

-Sei troppo impertinente per un servo. Forse dovrei mutarti in rospo o mandarti nel Nidavellir.

-Che ne dici di lasciarlo semplicemente andare?- replica una voce di donna.

Loki si volta e sorride nel vedere gli eroi in costume davanti a lui, tra cui quella che ha parlato: Firestar.

I Vendicatori sono finalmente arrivati e il dio dell’Inganno esclama:

-Ce ne avete messo di tempo per rispondere. Chi devo rapire per attirare la vostra attenzione?

<<Vendicatori! All’attacco!>>

Iron Ma non ha bisogno di ripetersi. Jolt si muove più rapidamente di quanto possa percepire un occhio umano, allontanando Jarvis dalla linea di tiro prima ancora che il maggiordomo le abbia visto compiere il primo passo.

La potenza diretta verso il Dio dell’Inganno spaventerebbe chiunque: raggi repulsori, Mjolnir, lo scudo di Capitan America, una scarica energetica di Capitan Marvel ed una di microonde di Firestar... e tutti si fermano a mezz’aria, prima di raggiungere il bersaglio.

-Nessun “Vendicatori Uniti”? Tsk tsk tsk, i mortali oggigiorno, nessun rispetto per i classici.

<<Detesto la magia. Corvo Nero, puoi farci niente?>>

-Non avverto energie mistiche all’opera, ma qualcosa di più... cosmico.

In risposta all’osservazione del Vendicatore nativo americano, l’aria crepita di energia cosmica per preannunciare l’arrivo di un nuovo intruso: un umanoide dalla pelle blu, i capelli bianchi che si diradano sulla nuca ed una tunica gialla.

-Alle pedine non è concesso interagire con il giocatore.- li avverte.

-Il Gran Maestro.- lo riconosce Capitan Marvel.

-Oh, perfetto. Dieci a uno che entro dieci minuti ci scontreremo con lo Squadrone Supremo.- scherza Jolt, a cui il Gran Maestro risponde con assoluta serietà:

Una scommessa interessante, ma devo rifiutarla. Il gioco attuale non si è ancora concluso.

-Non ricordo che nessuno di noi abbia accettato di farne parte, amico.- risponde Capitan America.

-Irrilevante. Siete solo ed unicamente pedine.

-Andiamo, Gran Maestro, non vogliamo nemmeno spiegare ai Vendicatori perché stanno rischiando le loro vite?- chiede Loki.

-Le regole lo permettono.

-Sì Loki, spiegaci perché ti nascondi dietro la gonna di un Antico dell’Universo invece di affrontarci degnamente - dice Thor.

-Non è una gonna.- precisa l’alieno.

-Oh sono certo che ti piacerebbe, mio ipertrofico fratello adottivo. Ma no, questa volta non sarà uno scontro fisico... non contro di me, almeno. Ho fatto una scommessa con il Gran Maestro: entrambi sceglieremo un gruppo di campioni, che si affronteranno in battaglie senza esclusione di colpi. Se i miei campioni vinceranno, il Gran Maestro distruggerà Midgard... ma se saranno sconfitti, i miei campioni perderanno la vita.

<<Non mi sembra un buon piano: non ci chiamano gli eroi più potenti della Terra solo perché ho il copyright sulla frase. Sconfiggeremo chiunque ci manderai contro>>

-Oh lo spero proprio, Iron Man, perché i campioni che ho scelto... sono i Vendicatori.- rivela Loki, con un sorriso maligno.

-Un secondo! Vuol dire che se vinciamo la Terra sarà distrutta, ma se perdiamo moriremo!?- realizza Firestar.

-E non è ammesso barare. Se perderete, intenzionalmente, sarete dichiarati vincitori… com’è che dite voi? Ah sì: a tavolino.- precisa Loki con un sorriso maligno.

-Le regole sono chiare. Che il gioco abbia inizio!- proclama il Gran Maestro.

Un lampo di luce ultraterrena avvolge i Vendicatori

 

 

Pittsburgh, Pennsylvania

 

Arno Stark si sente disorientato.

I sensori non gli sono affatto d’aiuto: non hanno avuto il tempo di analizzare qualunque cosa l’abbia colpito. Tutto quello che può vedere è di trovarsi all’interno di una fonderia.

<<Tutto qui, Loki? Un po’ di fumo e specchi? Vediamo come se la cava la tua magia contro il GPS>> commenta Iron Man, osservando un microscopico display all’interno del casco.

Non ha modo di concentrarsi sui dati che riceve, però, perché deve evitare di essere colpito da un blocco di metallo di diverse tonnellate. Come se non bastasse per capire da quale direzione provenga il pericolo, qualcosa di grande e molto pesante si sta avvicinando.

La si può chiamare un’armatura così come si può chiamare un carro armato un’utilitaria.

<<Niente aiuti, americano. Questa volta Titanium ti seppellirà!>>

<<Ah, grandioso. Tu quale sei... Nemirovsky? Veselov? Sadovsky? Non dirmi che sei ancora quel  perdente di Bullsky ti prego.>>

<<Ti prendi gioco di me? Sono la tua più grande nemesi!>>

<<No sul serio, non mi ricordo quale sei. Dopo un po’, iniziate ad essere tutti uguali>>

<<Lascia che ti rinfreschi la memoria>> risponde Titanium, attivando i raggi repulsori.

Ritrovandosi vittima di una forza d’impatto sufficiente a demolire metà dell’edificio, si potrebbe pensare che Iron Man si concentri sullo scontro. Niente di più lontano dalla verità.

“Che incapace, se avesse concentrato il colpo invece di disperdere l’energia in quel modo mi avrebbe messo KO. A tenere a bada questo idiota basta il pilota automatico... farò meglio a trovare un modo per sconfiggere Loki, piuttosto”.

 

 

All’ombra dei fiordi norvegesi

 

Thor osserva la massiccia figura che viene contro di lui. Da anni ormai l’Elfo Nero magicamente mutato serve come guardiano dei bambini di Asgard, ma ora è stato messo contro di lui ed è un avversario decisamente duro.

-Mio buon Kurse perché ti sei rivoltato contro il Principe di Asgard?- chiede.

La risposta di Kurse è un pugno che fa fare a Thor un volo di parecchi metri.

-Direi proprio che la tua strategia non ha funzionato, Ricciolidoro.- commenta Larissa Lewis.

-Se è quello della forza è il solo linguaggio che comprendi, allora con quello risponderò.

-Ehm, ti ricordo che se vinci questo scontro la Terra sarà distrutta.

I due avversari si scontrano con un boato terribile.

-Come non detto.

Nonostante le tonnellate di ghiaccio che precipitano sulle loro teste, Thor e Kurse non sembrano essere minimamente rallentati. I due sono bloccati in una morsa titanica, senza che nessuno riesca a prevalere sull’altro.

-Ragiona, Kurse! Sei sotto l’influenza malvagia di Loki!

-Loki ha detto che se vincerai Midgard sarà distrutta. Non posso permetterlo.

-Sei parte di tutto questo solo perché hai accettato di seguire Loki!

-Il Dio del Tuono non può morire senza uno scontro degno di tanto nome, ed ho intenzione di concederti questo onore.

Se Thor ha una risposta, le sue parole non si possono udire sotto il frastuono della colossale frana.

 

 

Da qualche parte  in Baviera, Germania

 

Anche Capitan America si ritrova a dover schivare un proiettile inusuale: un uomo dai capelli biondi ed una svastica disegnata sul petto gli ha appena lanciato contro un gargoyle strappato a forza dalle mura di un castello.

-Sì, scappa, stupido animale! Non puoi fare altro di fronte alla superiorità ariana di Master Man!

In tutta risposta, Capitan America lancia il proprio scudo direttamente sul naso dell’avversario; non basta a metterlo al tappeto, ma Master Man ha visibilmente sentito il colpo.

-Posso colpirti finché non ti metti a piangere, di solito con i tuoi amichetti nazisti funziona.

-Osi mettere in dubbio la superiorità del Terzo Reich!?- si infuria Master Man, colpendo il terreno con un calcio talmente possente da far tremare l’intero castello.

<<Qualcuno può sentirmi?>> chiede la voce di Iron Man; Capitan America si era dimenticato di avere un auricolare integrato all’interno della maschera.

-Stark! Dove sei finito?

<<Non lo so, sto combattendo un idiota che pensa di essere chissà chi>>

-Anche io.-  risponde Capitan America, evitando un pugno di Master Man con un’acrobazia; la sua conversazione non è particolarmente rallentata da quello che sta facendo.

-A dire la verità non farei troppa fatica a stenderlo, ma non sono troppo sicuro sia una buona idea.

  tempo che tu realizzi la tua inferior…- inizia a replicare Master Man, zittito da un colpo di scudo sui denti.

-Zitto tu. Loki ha scelto avversari abbastanza credibili per il Gran Maestro ma troppo deboli per impensierirci davvero: vuole che vinciamo. Non hai ancora un piano su come fermarlo?

<<scusa se ci vuole un po’, sto combattendo qualcuno con la potenza ed il cervello di un reattore termonucleare. Pensi ci sia la possibilità di pareggiare?>>

-Con sette Vendicatori? Credevo conoscessi la matematica, essendo un genio.

<<Io lo sono, ma Loki no. Dobbiamo solo capire cosa ha trascurato>>

-La fai sempre facile tu.-conclude Capitan America, prima di tornare a concentrarsi sullo scontro.

 

 

Costa settentrionale del Maine, Stati Uniti

 

Carol Danvers guarda l’uomo davanti a sé, il responsabile indiretto della morte del primo Capitan Marvel.

-Quanti anni hai, Robert?- gli chiede -Novanta? Perché ti sei fatto coinvolgere in questa storia?

-Volevo un’occasione di andarmene in gloria.- risponde l’anziano supercriminale.

Un attimo dopo esplode e Capitan Marvel si ritrova proiettata indietro. Se fosse stata una donna normale ora sarebbe gravemente ferita.

Inutile tentare di ragionare con Nitro, ma vincere non è un’opzione e nemmeno perdere intenzionalmente. Se non le viene in mente un’idea per risolvere la situazione non le resta che tirarla in lungo sperando che qualcun altro trovi un sistema per uscire dall’impasse.

-Scappi?- le urla dietro il suo avversario -Non te lo permetterò!

La fortuna di tutti è che si trovano in una zona apparentemente disabitata. Se ci fosse stata gente in giro, Nitro avrebbe potuto causare una strage

Capitan Marvel prende il volo e si tuffa verso Robert Hunter. Lo afferra mentre si sta avvicinando ad un autobus. Per fortuna è piuttosto lento.

Vola verso l’alto.

-Ti credi furba?- urla Nitro ed esplode ancora.

 

 

Da qualche parte sul Golfo del Messico

 

Firestar non ha la più pallida idea di come sia arrivata fin qui e non ha il tempo di pensarci perché qualcosa la colpisce a forte velocità facendola cadere verso il mare.

-Mi aspettavo di meglio da una veterana come te.- dice un uomo che indossa un’armatura familiare ad Angelica: quella di Turbo.

Chiunque sia ad indossarla, però, non è certo Michiko Musashi. È un uomo ma di certo non è Mike Jeffries.  Quella matta di Mickey si è fatta rubare l’armatura da qualche balordo? Sarebbe tipico per lei.

Angelica Jones accantona quel pensiero e si concentra sul non piombare in mare. A questa velocità l’impatto con l’acqua la ucciderebbe sicuramente. Riprende l’assetto di volo ma questo non risolve i suoi problemi. L’hanno messa in un bel dilemma: non può vincere ma nemmeno perdere. Turbo le spara un raggio di forza e lei riesce appena a schivarlo con un’acrobazia aerea.

-Non avrai creduto davvero di potermi battere così facilmente?- replica al suo avversario.

La risposta è una carica di Turbo che sfreccia ad alta velocità verso di lei.

Firestar lo evita ma il boom sonico la sbilancia. Se usasse il suo potere al massimo, probabilmente potrebbe vincere, ma è l’unico risultato da evitare. Il suo avversario, d’altra parte, non si pone certi problemi: se la sconfigge avrà anche salvato la Terra. Non molti ci pensano ma anche i supercriminali hanno parenti, amanti, persone a cui tengono e la loro salvezza è un incentivo ulteriore a vincere.

Firestar può solo sperare che qualcuno trovi un sistema per risolvere il dilemma.

 

 

Nelle pianure del Kansas.

 

“Che strano posto per ambientare uno scontro” pensa Corvo Nero avanzando in mezzo a filari di grano. In mezzo al campo svetta un figura di forma umana. Ovvio: che sarebbe un campo di grano senza uno spaventapasseri? Quel nome evoca brutti ricordi nel Navajo. Conosce due esseri che sono chiamati Spaventapasseri: uno è un’entità magica tutto sommato benevola e l’altro un pazzo psicopatico ed omicida che però, a quanto ne sa, dovrebbe essere morto. Non che questo abbia mai fermato qualcuno dal ritornare a far danni nel suo ambiente di lavoro, se vogliamo chiamarlo così. Da quando il destino ha fatto di lui il campione del Popolo Navajo, Corvo Nero ha affrontato molte entità soprannaturali appartenenti alla tradizione dei cosiddetti Nativi Americani (che poi sono nativi quanto quelli arrivati dopo, solo che erano già sul continente da qualche migliaio d’anni in più) e non solo. Quello che accade non lo sorprende: lo Spaventapasseri apre gli occhi e lo fissa.

-Sorpresa.-  dice.

La sua voce rivela qualcosa di decisamente soprannaturale in lui. Non è il vecchio Ebenezer Laughton, non più almeno.

-Mi hanno strappato al mio riposo, quel riposo che qualcuno chiama eterno, e chiesto di occuparmi di te. Dicono che se ti uccido la Terra vivrà. Non m’interessa che questa stupida palla di fango viva o muoia, ma ucciderti… beh a me è sempre piaciuto uccidere… e ancor più spaventare la gente. Tu non hai mai paura?

La sente arrivare come un’onda: paura, terrore puro del tipo che attanaglia le viscere e ti impedisce di pensare. La sente arrivare e la respinge.

-Mi sa di no.

-Solo lo sciocco non ha mai paura.- replica Corvo Nero -Il saggio la affronta e la supera. Tu non hai potere su di me. Torna nell’Inferno che ti ha vomitato.

-L’Inferno non sa cosa farsene di me, credimi.

Battere quest’essere che si fa chiamare Spaventapasseri sarebbe facile, pensa Corvo Nero, ma le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Deve trovare un’altra via e forse  ha appena avuto un’idea.

 

 

Da qualche parte in Egitto

 

Se solo ne avesse il tempo, Jolt apprezzerebbe la possibilità di visitare il sito archeologico dell’Antico Egitto dove si ritrova. E soprattutto se non dovesse muoversi a super-velocità per schivare i raggi di energia scagliati dalla donna volante che la insegue.

Non è veloce quanto Jolt ma non ha bisogno di esserlo: invece di schivare gli ostacoli può passarci attraverso, intangibile, senza essere rallentata. Nonostante il costume attillato nessuno direbbe che Moonstone ha almeno cinquant’anni.

-Un interessante dilemma, non trovi Hallie? Tutto quello che devi fare per salvare il mondo è lasciare che io ti uccida, ma il tuo istinto di auto-preservazione te lo impedisce.

-È per questo che hai accettato di essere la pedina di Loki, Moonstone? Vuoi scriverci sopra un trattato di psichiatria?- risponde Jolt, correndo in circolo per sollevare una nube di sabbia.

Moonstone lancia un raggio di energia verso la sua posizione, ma colpisce solo il deserto: Jolt si è mossa più veloce del vento, e può colpire Moonstone con un pugno alla mascella.

La velocità e l’elettricità che scorre nelle sue vene basterebbero a mandare all’ospedale una donna normale, ma Moonstone non sembra aver nemmeno sentito il colpo.

Invece il suo corpo si illumina rapidamente fino a diventare accecante, costringendo Jolt ad una ritirata strategica.

-Mettiti nei miei panni, Hallie: scontare almeno uno dei miei ergastoli, oppure uccidere la ragazzina che ha rovinato i miei piani più e più volte? Una scelta davvero ovvia, vero? E poi pensaci: proprio io contribuirò a salvare la Terra e lo farò uccidendo i  miei più antichi nemici, non lo trivi ironico?

-Cosa credi che farà Loki dopo che i Vendicatori saranno morti? Pensi che andrà in pensione?

-Ci sono sempre nuovi eroi quando la vecchia generazione muore. Proprio tu, tra tutti quanti, dovresti saperlo fin troppo bene.

Moonstone lancia un altro colpo, che questa volta va a segno: Jolt è a terra, e la sua avversaria è troppo pragmatica per lasciarsi scappare l’occasione. La afferra per la gola e la solleva da terra, pronta ad ucciderla senza alcun rimorso. La conosce da troppi anni per essere sorpresa da lei... ma persino Moonstone deve ammettere di non aspettarsi le parole della ragazza:

-Quello che so è che c’è una sola persona capace di manipolare il Dio dell’Inganno in persona.

<<Vendicatori, ho riattivato il canale di emergenza. Mi ricevete?>>

Moonstone avvicina la mano alla maschera di Jolt, che per un istante crede di non avere più speranze. Invece Karla Sofen strappa il comunicatore e lo utilizza come microfono:

-Iron Man. Spero che tu abbia una proposta più interessante di quella di Loki.

 

 

Palazzo dei Vendicatori

 

Loki ed il Gran Maestro stanno osservando lo scontro tramite gli schermi della sala monitor.

Il dio dell’Inganno visibilmente non ne è contento e se ne lamenta apertamente:

-Sarebbe stato molto meglio seguire gli scontri più da vicino.

-Le regole stabiliscono che non dobbiamo interferire con lo svolgimento della partita e tu le hai accettate.- replica il Gran Maestro.

-Mi verrebbe da pensare che non ti fidi di me visto quanto hai insistito su questa regola.-

-Diciamo che conosco la tua propensione a barare, Loki, ed ho voluto limitare le tue possibilità di interferire.

-Sono onorato dall’estensione della mia reputazione, Gran Maestro, ma invero questa volta non hai di che preoccuparti: le regole che abbiamo stabilito non lasciano spazio ad alcun tipo di sotterfugio. In un modo o nell’altro, i Vendicatori non usciranno vivi da questo inganno.

-Non esserne così certo, Loki. Un gioco a cui non si può perdere non è un gioco leale dopotutto.- replica enigmaticamente il Gran Maestro.

Gli schermi smettono improvvisamente di funzionare.

-E adesso che succede?- esclama il dio dell’Inganno -Questi strumenti della tecnologia umana sono totalmente inaffidabili rispetto alla magia. Un comunissimo specchio incantato non si sarebbe spento così.

Alle sue spalle Jarvis scuote la testa. Non può essere un caso, pensa, la tecnologia progettata dagli Stark non cessa di funzionare da un momento all’altro senza un motivo serio.

-Il tuo gioco è finito, Loki!- esclama una voce potente.

-Chi osa?

Loki si volta in direzione della voce e si accorge che i Vendicatori della Costa Ovest hanno fatto irruzione nella base.

-Come osate interferire?- ribatte in tono irato -Non siete previsti dal gioco. Mi sarei occupato di voi in seguito, ma posso farlo ora.

-Attento Loki.- lo avverte il Gran Maestro -Ricorda che attaccare i partecipanti al gioco è proibito dalle regole.

-E allora? Questi buffoni non partecipano al gioco e posso farne quello che voglio.

Loki scaraventa tutto il suo potere contro i Vendicatori Ovest, ma con sua enorme sorpresa questi ne escono completamente illesi.

-Che cosa... non è possibile che dei semplici mortali possano sopravvivere! A meno che...

Loki si volta verso il Gran Maestro, la cui espressione è mutata da neutra imparzialità a rabbia.

-Ti avevo avvertito, Loki. Attaccare i partecipanti è contrario alle regole del gioco.

-Di cosa blateri? Questi non sono i Vendicatori che partecipano al gioco!

-Non è esatto. Questi non sono i Vendicatori.- risponde il Gran Maestro.

Una densa nebbia si solleva dal terreno, ed i Vendicatori della Costa Ovest lasciano spazio ai criminali che fino a poco tempo fa stavano combattendo i Vendicatori.

-Che vi avevo detto, ragazzi? Ci sarebbe stato di che divertirsi.- dice Moonstone sorridendo.

-Il gioco è terminato. Dichiaro questa partita nulla.- annuncia il Gran Maestro, che con un gesto teatrale rilascia un’onda di energia; quando questa scompare, i Vendicatori sono ritornati.

Molti di loro sono ancora disorientati, ma Thor non ha dubbi: vede il proprio fratellastro ed ha già in pugno il martello, pronto ad usarlo.

-Non so quale inganno hai tessuto questa volta, Loki, ma...

-Rilassati, Thor. Sono stato io.- lo ferma Corvo Nero.

-Ma l’idea è stata mia.- precisa Moonstone con un sorriso divertito.

-Un incantesimo di illusione... rozzo ma completamente inutile. Che cosa state aspettando, mortali incompetenti? Attaccate i Vendicatori o la Terra sarà distrutta!- ordina Loki.

<<Credevo fosse quello che stavamo facendo. Moonstone, avevi detto che attaccare questo tizio avrebbe causato la morte dei Vendicatori!>> replica Titanium.

-E tu mi hai creduto? Sei davvero un idiota.

-Il tuo piano era audace, Loki. Avevi considerato tutte le opzioni: saremmo morti se i buoni avessero vinto o se avessero perso. Ma avevi tralasciato una possibilità: che i cattivi perdessero senza che i buoni vincessero.- spiega Capitan America.

<<Moonstone ha convinto i criminali ad attaccarti e Corvo Nero ha creato un’illusione per farti credere che fossero eroi>> prosegue Iron Man.

-Le pedine hanno compreso il gioco meglio di te, Loki. Ero certo che avresti infranto le regole... mi chiedo se lo sapessi anche tu, quando hai accettato di seguirle.- nota il Gran Maestro.

-Cosa vuoi che me ne importi delle tue stupide regole? Io sono Loki, il Dio dell’Inganno! Esisto per ridere in faccia alle regole!

-Un patto è un patto, anche per un dio.- sentenzia il Gran Maestro, lanciando una scarica di energia verso Loki. Quest’ultimo tenta di difendersi con un incantesimo, ma l’energia lo avvolge come catene che si stringono con forza attorno a lui. E con un grido di dolore, Loki scompare.

-Loki! Che cosa hai fatto a mio fratello, Gran Maestro!?

-Seguo le regole. Se uno di noi due avesse cercato di interferire, per esempio attaccando i giocatori, sarebbe stato esiliato per sempre in una dimensione senza nome. Mi chiedo se Loki apprezzerà l’ironia di essere stato sconfitto perché, per la prima volta nella sua vita immortale, ha giocato con l’assoluta convinzione di non voler barare.

-Un secondo. Questo vuol dire che non siamo più sotto il tuo incantesimo o quello che era? Non distruggeremo la terra se vinceremo lo scontro?- chiede Capitan Marvel.

-Certo che no. Il gioco è finito.

<<Allora scommettiamo su chi finisce al tappeto per primo>> risponde Iron Man.

 

 

Qualche tempo dopo.

 

Naturalmente non è possibile vedere il volto di Arno Stark sotto il casco di Iron Man, ma è facile credere che stia facendo una smorfia di disappunto quando porge una banconota da cinque dollari a Capitan Marvel.

<<Avrei vinto io se tu avessi combattuto Moonstone invece di Master Man>>

-Non è colpa mia se Karla si è arresa, ma comunque l’avrei stesa prima che tu battessi Titanium.

-Abbiamo già abbastanza problemi senza metterci a discutere tra di noi.- li interrompe Capitan America, che si sta trascinando dietro il corpo privo di sensi di Turbo.

-Per esempio, che ce ne facciamo di quello?- chiede Firestar, indicando Kurse: il massiccio Elfo Nero se ne sta in disparte, ed apparentemente basta la sua presenza a far svanire in Moonstone qualsiasi tentazione di fuggire.

<<Thor garantisce per lui, e per il momento questo mi basta. Mi spiace solo che il Gran Maestro se la sia data a gambe>>

-E cosa avresti voluto fare, costruire una prigione per un Antico dell’Universo?- scherza Jolt.

<<Perché no?>> - risponde Iron Man in assoluta serietà.

-Mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima che Loki ritorni.- dice Corvo Nero -Per quelli come lui “per sempre” può essere un tempo molto breve.

-Se c’è una cosa che ho imparato nella mia lunga esistenza, amico mio…- risponde Thor -… è che è meglio non farsi certe domande e vivere un’avventura alla volta.

<<Non posso dire di essere sempre d’accordo con questa filosofia, ma stavolta mi sta benissimo.>> commenta Iron Man.

E tutti gli altri si dichiarano d’accordo con lui.

 

 

FINE

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Che dire, se non che speriamo che abbiate gradito quest’incursione in un possibile futuro dei nostri eroi che festeggia ben 15 anni di Marvelit, un traguardo che non avremmo mai pensato di poter raggiungere? Se vi sarete divertiti a leggere questo racconto quanto noi a scriverlo, avremo comunque raggiunto lo scopo minimo che ci eravamo prefissi.

 

 

Carlo & Fabio



[1] Nello Speciale Iron Man Next.

[2] Nello Speciale Capitan Marvel Next

[3] Su Iron Man Vol. 1° #248 (In Italia su Iron Man, Play Press, #33).