Anni fa, su un pianeta chiamato Terra

La storia non ricorda questo giorno come particolarmente importante. Nella media di gioie e dolori di un intero pianeta, una giornata priva di qualunque cosa degna di nota. Per i terrestri, almeno: per Norrin Radd, era stato un altro giorno carico di disperazione.

Quanto tempo era passato da quando Galactus, il Divoratore di Mondi, lo aveva intrappolato su questo mondo? Quante atrocità e bassezze aveva dovuto veder commessi da una razza ancora primitiva? Quanti tentativi di fuga erano già falliti? Troppi. La disperazione e la rabbia erano cresciuti in lui mese dopo mese. Nemmeno lui sapeva perché proprio quel giorno fosse così buio nel suo cuore... tutto quello che sapeva era che doveva sfogarsi.

Rilasciò tutto il suo dolore contro l’invisibile barriera che gli negava lo spazio. Così come aveva già fatto e come avrebbe fatto ancora, più e più volte. Il Potere Cosmico che ne permeava il corpo era inesauribile, ma non le sue energie mentali, e perse i sensi nel suo sfogo immane.

Solo che questa volta, per questa unica volta, qualcosa riuscì a sfuggire per lo spazio profondo.

 

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di Fabio Furlanetto

Malinconia d’argento

 

Molti anni dopo

Χonthar, 500 milioni di anni-luce dalla Terra

Non c’è fine alla varietà e alla crudeltà dell’Universo. Ci sono galassie che sono così cariche di vita da dar vita ad immensi imperi che dominano ogni stella, e ce ne sono altre dove non si sono mai nemmeno evoluti i batteri. Xonthar è una vita di mezzo particolarmente crudele, un solo mondo abitato all’interno di una galassia arida.

Silver Surfer non ha mai sentito parlare di questo pianeta, così come non lo ha fatto nessuna razza aliena. I suoi sensi gli avrebbero permesso di percepirne l’esistenza anche dalla Terra, certo, ma per quanto evoluta la sua mente era pur sempre quella di un essere finito... avrebbe visto Xonthar solo se lo avesse cercato, e nessuno conosceva Xonthar.

L’unico motivo per cui si trova qui è... in effetti, nemmeno lui ne è sicuro. Ci sono meraviglie da esplorare in ogni angolo del cosmo, sì, ma l’universo è molto grande. Nella lista di cose che vale la pena vedere, tutto sommato Xonthar è abbastanza in basso.

Eppure qualcosa lo aveva portato qui. Istinto? Sintonia con le stelle? Forse.

Se c’è una cosa che Silver Surfer ha imparato bene è non giudicare i pianeti dall’atmosfera, e si decide ad esplorare questo strano mondo.

La sua figura argentata sorvola una landa desolata, inghiottita dalle sabbie del deserto mentre nuvole gialle si riflettono sulla sua pelle.

Non c’è vita su questo mondo, questo è chiaro. Anche dopo tutto questo tempo Surfer ha pur sempre dentro di sé quella scintilla che lo ha reso l’Araldo di Galactus: la vita non può nascondersi ai suoi occhi.

Le sue mani affondano nella sabbia verde e ne estraggono un oggetto fin troppo familiare: può essere stato progettato per essere impugnato con dei tentacoli, ma è un’arma. Ed è stata usata.

Ad un gesto di Silver Surfer il deserto si ritrae, esponendo alla luce del sole quello che resta di un campo di battaglia... migliaia su migliaia di morti.

Silver Surfer si guarda attorno: c’è solo morte nell’aria. Un tipo particolare di morte, radiazioni che rimbalzano sulla sua pelle d’argento ma che penetrano ancora fino al sottosuolo.

Eppure... eppure Silver Surfer avverte la presenza di vita.

La sua tavola prende il volo e gli fa attraversare i cieli di questo mondo morto, conducendolo verso colossali rovine che un tempo dovevano essere state la sede di una splendida città.

C’è un tempio, al suo interno. La statua di una qualche divinità stringe tra i tentacoli un neonato, ergendosi su di una fontana ancora perfettamente funzionante.

I getti di ammoniaca formano complessi giochi geometrici, scendendo lungo argini finemente scolpiti per alimentare un lussureggiante giardino blu.

-Quanta bellezza in una landa così desolata. Un qualche tributo alla fine di questa sfortunata razza? Non vedo alcun dispositivo funzionante che possa...

Silver Surfer si ferma. Ha visto qualcosa all’interno delle molecole della fontana, all’interno della struttura genetica delle piante, una scintilla che le tiene in vita. Potere Cosmico.

Non può sbagliarsi: non esiste nient’altro di simile nell’universo. Ma a sorprenderlo non è solamente averne trovato traccia in questo luogo remoto, ma di aver riconosciuto la particolare firma energetica che risuona al suo interno: è la stessa che scorre nelle sue vene.

-Sono quindi finalmente impazzito, dunque? – chiede la voce di Silver Surfer, ma non è stato lui a parlare.

 

Un altro araldo d’argento si è avvicinato. Silver Surfer vede il proprio riflesso sulla pelle del proprio sosia e guarda più in profondità: è composto completamente di Potere Cosmico e malinconia.

-Ecco che cosa mi ha guidato qui. Un frammento di me stesso.

-Sì, la follia mi ha certamente raggiunto in questo luogo dimenticato ed abbandonato dall’Universo: come può Silver Surfer essere qui?

-Dovrei essere io a chiedertelo. Io sono Silver Surfer.

-Silver Surfer è prigioniero sulla Terra, come punizione per aver tradito il potente Galactus.

-Ti stai contraddicendo: se ciò che dici fosse vero, nemmeno tu potresti essere Silver Surfer.

-O forse tu stesso hai compiuto lo stesso viaggio che ho percorso io – replica il doppelgänger.

-Di che cosa stai parlando?

 

L’impostore distoglie lo sguardo, concentrandosi sulle piante ed accudendole con cura.

-Una notte di molti anni fa, negli abissi della disperazione, tentai la fuga dalla Terra trasformando il mio corpo in pura energia. Ho percorso milioni di anni-luce prima di potermi fermare... per una crudele ironia del cosmo, non c’era nulla sulla mia traiettoria prima di Xonthar.

-Ricordo di aver tentato una strategia simile, ma la barriera mi respinse.

-O forse solo una frazione del nostro io riuscì a fuggire. In ogni caso, una volta raggiunto Xonthar, scoprii di essere intrappolato su questo mondo così come lo ero stato sulla Terra.

-E senza l’aiuto dei Fantastici Quattro non sei mai riuscito a liberarti – realizza Silver Surfer, che avverte la strana sensazione di provare misericordia per se stesso.

-Le stelle mi sono state negate per tutto questo tempo, mentre un altro Norrin Radd ha potuto ritornare dalla sua amata... Un momento. Se tu sei veramente Silver Surfer e sei scappato dalla tua prigionia, perché sei qui e non tra le braccia della tua amata Shalla-Bal?

-E’...complicato. Ti basti sapere che siamo entrambi cambiati molto, da quando eravamo ingenui amanti su Zenn-La.

-Capisco. Sei stato anche tu dilaniato dalla solitudine del tuo esilio.

-In un certo senso. Deve essere stato difficile restare su questo pianeta morto, senza la possibilità di stringere amicizie ed alleanze come io ho avuto il privilegio di fare sulla Terra.

-Morto? No, Xonthar era ancora abitato quando sono arrivato.

-Che cosa? Ma ne ho esplorato le rovine... c’è stata una guerra.

-Come era nella natura dei suoi abitanti. Ho fatto appello alle loro più alte ispirazioni, ma...

-C’è stata una guerra – ripete Silver Surfer.

-Sì. Due fazioni in guerra, con l’intelletto necessario per raggiungere le stelle e per aiutare il prossimo, che hanno sprecato per massacrare i propri fratelli.

-E tu cos’hai fatto per fermarli?

-Ho parlato loro delle vette dell’illuminazione che avrebbero potuto raggiungere se solo avessero imparato ad amare il proprio prossimo. Ed ho mostrato loro la futilità della violenza.

-Come?

-Entrambe le fazioni hanno cercato di reclutarmi. Ho mostrato loro che il Potere Cosmico era infinitamente superiore alle loro armi, per mostrare loro la futilità di...

-Non hai fatto niente, insomma. Tranne mostrare loro che esisteva qualcosa di cui avere paura.

-Era nella loro natura temere ciò che non conoscevano.

-E non hai pensato che fosse nella natura di chiunque temere il servitore di un orrore cosmico che divora ogni mondo sulla propria strada?

-Non hanno ascoltato il mio messaggio di pace. E sono morti per questo – sospira il doppelgänger, prima di voltarsi verso Silver Surfer.

-Ma tu puoi mettere fine alla mia sofferenza, vero? Così come sei sfuggito dalla Terra, così puoi mostrarmi come lasciare Xonthar.

Silver Surfer indietreggia: la misericordia ha rapidamente lasciato spazio al disgusto.

-Avresti potuto salvarli. Avresti potuto mettere fine alla loro guerra senza spargere una sola goccia di sangue, con più facilità di quanto potessero capire.

-Non avrebbero mai capito. Non avrebbero mai smesso di farsi la guerra.

-Ma sarebbero stati vivi! Ed avrebbero avuto una possibilità di evolversi, così come l’ha avuta Zenn-La e come l’hanno avuta infiniti altri pianeti!

-Non c’era più speranza per loro.

-Perché tu non gliel’hai concessa. Perché ti sei messo su un piedistallo troppo alto perché tu potessi ancora guardare gli altri come eguali.

-Non ho ucciso io questo mondo!

-Invece sì. Tutto ciò che è necessario perché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano niente, e tu eri così impegnato a vantarti dell’essere superiore a loro che ti sei dimenticato di comportarti come tale.

Silver Surfer fa un passo indietro, e la sua tavola argentata è già in posizione per farlo salire.

-Aspetta! Non puoi lasciarmi prigioniero di questo mondo!

-La tua punizione per la tua superbia sarà di vivere su Xonthar fino a quando non avrai capito che chi può agire per aiutare il prossimo ha la responsabilità morale di farlo...

Silver Surfer risale rapidamente l’atmosfera, osservando il mondo morto da sopra le sue nuvole di zolfo radioattivo e ricordi sbiaditi.

-... e la mia sarà ricordare per sempre che cosa ero, prima di imparare quella lezione.

 

FINE ?

 

 

Note

Speciale breve e decisamente anomalo per l’evento NEXT. Silver Surfer rappresenta una bella sfida per una storia ambientata nel suo futuro: che cosa sono quindici anni per uno come lui?

Questa storia potrebbe anche svolgersi nel presente, in effetti, ma è questo il punto: Silver Surfer sembra non cambiare mai. Ma è davvero così?

Questa è una storia in cui il Silver Surfer del futuro incontra il Silver Surfer della sua prima serie scritta da Stan Lee.