PROLOGO

 

 

            L’uomo avanza da solo ormai, sfidando i venti gelidi. I portatori si sono rifiutati di proseguire e lo hanno abbandonato ma lui non ha voluto mollare e alla fine i suoi sforzi sono stati premiati: la valle è proprio lì, esattamente dove si sarebbe dovuta trovare secondo il diario di Kenneth Ward.

            L’uomo prosegue il suo cammino lentamente in mezzo a strane statue che raffigurano esseri chiaramente non umani. L’artista che le ha scolpite doveva avere una fantasia alquanto bizzarra. Ma è davvero così? C’è qualcosa di inquietante in quelle figure come se… come se fossero vive e aspettassero qualcosa… o qualcuno.

            Improvvisamente lo vede: l’idolo del dio a due teste con ai suoi piedi una sua riproduzione abbastanza piccola da essere tenuta da una mano. È proprio come l’aveva descritta Ward: con quelle strane scritte sul basamento. Con un gesto rapido l’uomo infila la statuetta nel suo zaino e si avvia in fretta verso l’uscita. Ward raccomandava di abbandonare la valle prima che calasse la notte e lui in qualche modo sa che è meglio seguire quel consiglio.

            Alle sue spalle sente occhi maligni e il vento sembra quasi una risata.

 

MARVEL IT presenta:

(UN VIAGGIO DI 15 ANNI IN UN FUTURO POSSIBILE)

 

di Carlo Monni

Mickey (ispirazione)

 Fabio Furlanetto (buoni consigli)

H.P. Lovecraft e Robert E. Howard (Numi Tutelari)

 

ORRORE SENZA NOME

 

 

1.

 

 

           

 

            Da quando Gerald Herbert è tornato dall’Himalaya passa quasi tutto il suo tempo chiuso nel suo studio.

            Il sinistro idolo di cui si è impadronito assorbe i suoi pensieri. Consultando antichi tomi polverosi cerca la chiave per decifrare le iscrizioni alla base ma è difficile: sono in una lingua ormai dimenticata che non ha somiglianze con nessuna di quelle conosciute, eppure non intende arrendersi. Deve sapere.

            A volte gli sembra di udire voci che sussurrano nelle sue orecchie ma deve essere la sua immaginazione o il vento. Almeno è ciò che si dice.

            Una sera sente suonare alla sua porta. È tentato di ignorare il visitatore ma alla fine cede alla tentazione e va ad aprire.

            Sulla soglia c’è un uomo di bassa statura. La moda del politicamente corretto vorrebbe che non si usasse per definirlo la parola “nano” ma bisogna ammettere che è la più adatta. I suoi capelli sono scuri con riflessi rossastri. Indossa un impeccabile completo nero con camicia bianca e cravatta scura. Sulle sue labbra un sogghigno che inquieta Herbert e la sua voce ha un che di sinistro;

-Mr. Herbert, so che cerca di decifrare le scritte ai piedi di un certo idolo a due teste. Forse questo potrà aiutarla.-gli porge un libro dall’aria molto antica e aggiunge -Se avrà il coraggio di leggerlo, troverà le risposte che cerca.-

-Lei chi è e come fa a sapere dell’idolo?- chiede Herbert.

-Non ho tempo per rispondere alle sue domande: devo fare altre consegne urgenti.-

            Gerald si china a guardare il libro. C’è qualcosa di inquietante nella sua sovraccoperta in pelle. Fa uno strano effetto al tatto. Quando rialza la testa il nano è scomparso.

 

            Herbert si sveglia spesso nel cuore della notte. Da quando ha letto quel libro maledetto e ne ha appreso gli antichi ed osceni segreti gli sembra di sentire strane presenze. Non vede nessuno ma sa di non essere solo.

            Poi ci sono le voci. Ora sono più forti e gli pare di capire quello che dicono. È l’idolo,l’idolo ed il libro. Gli stanno facendo qualcosa, lo stanno cambiando. Ha perfino paura di guardarsi allo specchio.

            Ha bisogno di aiuto e c’è un solo uomo che può darglielo.

 

            Il taxi si ferma poco distante dalla casa isolata sulla scogliera in questo tratto di costa del Maine che sembra il set perfetto per un racconto di Stephen King o, meglio ancora, di H.P.Lovecraft.

            Dalla vettura scende un uomo dai capelli rossi striati appena di grigio alle tempie pettinati sulla fronte in modo da formare quasi due corna. Paga il conto e si avvia verso la villa.

            C’è qualcosa qui, un’atmosfera marcia, qualcosa che parla di un Male antico ed oscuro, qualcosa che uno come lui riconosce per istinto. Chi lo guardasse da vicino adesso vedrebbe che le sue iridi sono diventate rosse e dalle labbra spuntano canini appuntiti.

            Suona il campanello ed attende. Poco dopo il portone si apre e sulla soglia appare un segaligno maggiordomo.

-Desidera?- chiede.

-Sono Daimon Hellstrom.- si presenta l’uomo -Mister Herbert ha chiesto di vedermi.-

-Oh certo… venga pure Mr. Hellstrom.  Mi dia pure il suo impermeabile. Tempo da lupi non è vero?-

-Non mi spaventano un po’ di pioggia e qualche fulmine.- è la secca risposta.

-Molto bene. Mr. Herbert è nel suo studio. Ultimamente passa quasi tutto il suo tempo lì. Vuole vederlo subito o preferisce rinfrescarsi prima?-

-Mi porti subito da lui.- è la secca risposta.

-Come desidera.-

            Pochi minuti dopo Daimon Hellstrom è introdotto nello studio arredato in stile ottocentesco, almeno per quello che si vede, dal momento che è debolmente illuminato soltanto da una lampada sul tavolo.

-Hellstrom.- dice una voce dal buio -Sei venuto alla fine, ma forse troppo tardi.-

-Ti avverto Herbert...- ribatte Daimon -… non ho pazienza per i tuoi giochetti. Hai chiesto il mio aiuto ed è ora che tu mi dica perché.-

-Non sei cambiato, Daimon, sei lo stesso arrogante bastardo che eri trent’anni fa.-

            C’è qualcosa nella voce dell’uomo il cui nome è Gerald Herbert che ricorda lo stridere di un gesso su una lavagna. Sembra anche che fatichi a parlare. Ci vuole del tempo perché continui:

-Guarda la statuetta sulla scrivania. La riconosci?-

-Il Senza Nome!- esclama Hellstrom con tono sorpreso e preoccupato -Come l’hai avuto?-

-Ho… ereditato delle cose da un lontano parente, Kenneth Ward. Non sapevo nemmeno della sua esistenza poi ho letto il suo diario e da allora raggiungere la valle nascosta e trovare l’idolo del Senza Nome è diventata un’ossessione. Ho seguito le sue indicazioni del diario, ho trovato la valle e preso l’idoletto. Tornato a casa, mi sono messo d’impegno per tradurre le iscrizioni nel piedistallo. Non lo avessi mai fatto! È stato allora che ti ho chiamato, ma forse era già troppo tardi. Contro il male che ho liberato neanche il figlio di Satana può fare qualcosa.-

-Tu… sai?- esclama, sorpreso, Daimon.

-Ho appreso molte cose da quando ho letto l’iscrizione e voci senza corpo hanno cominciato a sussurrarmi i loro maligni ed osceni segreti.-

            Mentre Gerald Herbert continua a parlare, Daimon Hellstrom piega le dita delle mani a formare le corna e nel breve volgere di un attimo i suoi vestiti sono rimpiazzati da pantaloni e mantello rosso su cui spicca un pentacolo capovolto. Nella sua mano destra stringe un tridente fatto di un metallo brillante.

-Segreti che mi hanno cambiato anima e corpo.-

            Herbert esce dall’ombra ed ha un aspetto che ha ben poco di umano. La porta alle spalle di Daimon si apre ed entrano il maggiordomo ed altri tre che ormai sembrano oscene parodie di esseri umani.

-Indietro, demoni, tornate all’inferno che vi ha vomitati, ve lo ordino!- urla Daimon sparando scariche di energia dal suo tridente apparentemente senza effetto.

-Non dovevi venire qui, Hellstrom…- continua la creatura che era Gerald Herbert -… ora non andrai più via.-

            Mentre i demoni lo assalgono, l’ultimo pensiero di Daimon Hellstrom, il Figlio di Satana, è un nome, un semplice nome, l’ultimo pensiero prima dell’oblio.

 

           

 

2.

 

 

            In un luogo estremamente lontano, eppure così vicino da poter essere raggiunto nel tempo di un battito di ciglia qualcuno medita.

            Nella sua lunga esistenza ha visto molte cose, eppure oggi la sua tradizionale flemma è scossa perché sa che un male antico si sta risvegliando. Se dovesse accadere il suo abituale terreno di gioco ne sarà sconvolto e questo potrebbe non essere bene per lui.

            Se vuol proteggere quel che ha costruito da che esiste, dovrà fare qualcosa ma dovrà anche essere molto attento e scegliere bene le sue pedine: la posta in gioco è troppo alta ed il prezzo del fallimento eccessivo anche per lui.

            Mefisto non può più indugiare.

 

            La donna dai capelli rossi vestita di un’attillata tutina nera ampiamente scollata entra in un bar del Greenwich Village attirando su di sé gli sguardi degli avventori e senza curarsi di loro si dirige verso un tavolo d’angolo dove un uomo vestito di nero dai capelli bianchi ed una benda sull’occhio destro si sta versando da bere da una bottiglia ormai mezza vuota.

            La donna si ferma davanti a lui mettendo le mani sui fianchi e dicendo con voce irridente:

-Mi benedica, Padre, perché ho peccato.-

            L’uomo fa una smorfia disgustata, poi vuota d’un fiato il bicchiere e lo riappoggia con forza sul tavolo.

-Non sono più un prete da tanti anni ormai che ne ho perso il ricordo.- replica seccamente -E comunque non basterebbe tutta l’acqua del Mondo, benedetta o meno, per lavare i peccati che macchiano la tua anima.-

            La donna scoppia in una risata divertita e replica:

-Hai proprio ragione, vecchio e sai una cosa? Non mi pento di nessuno di essi.-

-Non mi sorprende, figlia del Demonio.-

            L’uomo la scruta e poi aggiunge:

-Non sei invecchiata di un giorno da quando ti ho conosciuta. Quante anime di innocenti hai preso per mantenere intatte la tua giovinezza e bellezza?-

-Abbastanza, in effetti.- risponde lei con noncuranza -Ma non tutte erano così innocenti come ti piacerebbe credere.-

-Falla corta: se hai qualcosa da dirmi, dimmela e poi vattene.-

-Potrà sorprenderti, ma ero venuta a chiedere il tuo aiuto, ma vedendoti adesso, mi chiedo se sia stata una buona idea.-

-Che vuoi farci?- replica l’altro bevendo un altro bicchiere -In questo mondo materialista di oggi c’è poca richiesta per un esorcista e investigatore dell’occulto. Chiedi a tuo fratello se non mi credi.-

-E così niente più studio al tredicesimo piano dell’Empire State Building ed assistenti dalle forme voluttuose?-

            Per un attimo sul volto dell’uomo passa un’espressione mista di dolore, malinconia e collera, ma poi reclina di nuovo il capo.

-Roba vecchia.- borbotta -Sorpassata come lo sono io... ed anche tu. Siamo entrambi relitti di un tempo che non c’è più. Solo che tu hai un aspetto migliore. Tutto qui.-

-Mi deludi Gabriel Rosetti: speravo di incontrare un guerriero ed invece ho trovato un ubriacone depresso. Sei solo l’ombra dell’uomo che una volta si è auto esorcizzato marchiandosi il petto con un crocefisso bollente. Quell’uomo non avrebbe avuto paura di affrontare i demoni che incombono.-

-Che stai dicendo?-

-Sono certa che lo percepisci anche tu anche se cerchi di negarlo affogandoti nell’alcool: le sottili barriere che separano il nostro mondo da quelli soprannaturali stanno cedendo e presto creature innominabili scorazzeranno, libere di fare ciò che vogliono.-

-E perché dovrebbe importarti? Non sei anche tu una di loro?-

-Solo per metà e non ho alcuna intenzione di diventare la schiava di quelle creature. Speravo ti saresti unito a me, ma vedo che è stato inutile. Continua a crogiolarti nella tua autocommiserazione, io agirò.-

            La donna gli volta le spalle e Gabriel Rosetti rimane a fissare il bicchiere pieno davanti a lu.

 

            Roma, Musei Vaticani. Una donna dai lunghi capelli neri, vestita di nero e che indossa un cappellino con la veletta che ne nasconde i lineamenti si dirige verso un anziano sacerdote.

-Monsignor Spinosa? Alfeo Spinosa?- chiede.

            Il prelato si volta, perplesso, verso di lei.

-Sono io.- risponde -Che posso fare per lei, signorina?-

            La donna solleva lentamente la veletta.

-Non ero sicura di averla riconosciuta, Padre,- risponde -Gli anni non sono stati clementi con lei. Con me invece… mi riconosce adesso?-

            Monsignor Spinosa spalanca gli occhi per la sorpresa ed esclama:

-Lei? Io credevo…-

-Che fossi morta? Mi dispiace deluderla, Monsignore, ma sono ben viva ed in buona salute. Lei purtroppo…-

            Non finisce la frase. L’anziano prelato strabuzza gli occhi e si porta le mani al petto. Emette un gemito strozzato e si rovescia sul pavimento.

            La donna si allontana con calma e sussurra:

-Mi saluti mio padre, sempre che lo trovi nel luogo in cui è diretto.

 

 

3.

 

 

            Ci sono leggende su questo posto, Fire Lake nel Massachusetts, che si perdono nella notte dei tempi o comunque a prima che l’Uomo Bianco vi ponesse piede per la prima volta. Parlano delle fiamme che eruppero dal lago e delle creature demoniache che ne uscirono, leggende a cui i Padri Pellegrini che si stabilirono sulle sue rive non vollero credere. Non ci sono resoconti sul perché il piccolo insediamento fu abbandonato, quello che è certo è che lo fu in tutta fretta e che nessuno vi tornò più.

            Passarono gli anni e i secoli poi una villa in stile gotico fu costruita sulle rive del lago e vi andò ad abitare un uomo. Chi fosse realmente nessuno lo seppe mai e nemmeno da dove traeva le ricchezze che indubbiamente possedeva. Aveva una moglie e due figli, un maschio e una femmina. Un giorno scomparvero tutti e di nuovo Fire Lake fu disabitato. Solo molti anni dopo il figlio dell’uomo è tornato a reclamare la sua proprietà: il suo nome è Daimon Hellstrom ma come abbiamo detto, non era l’unico figlio di suo padre.

            La donna dai capelli rossi scende nel seminterrato ed apre una porta incassata in una parete. Fa un passo avanti e lo scenario cambia di colpo: davanti a lei un luogo che sembra uscito da un’incisione di Gustave Doré.

-Papà…- esclama sogghignando -Sono a casa.-

 

            Saint Louis, Missouri. La Dottoressa Katherine Reynolds non è solo la Preside dell’Istituto di Scienze Parapsicologiche della Gateway University, ma è essa stessa una praticante dell’Occulto. Sono passati quasi 25 anni da quando ha conosciuto un uomo che ha cambiato tutte le sue idee sul mondo che la circonda e l’ha fatta guardare altri mondi separati solo da un tenue velo da quella che siamo abituati a chiamare realtà, un uomo che l’ha usata come un oggetto ma che ha cambiato la sua prospettiva, un uomo di nome Daimon Hellstrom.

            Ancora oggi pensare a lui le provoca piacevoli brividi e questo è uno di quei momenti, ma perché adesso?

-Dottoressa Reynolds.-

            La non più giovane studiosa dell’Occulto alza gli occhi e vede davanti a sé una figura familiare ma che sperava di non rivedere mai più: un nano dall’aspetto elegante e dal sorriso sinistro.

-Che ci fai qui?-

-Sono qui per darle un avvertimento: l’equilibrio che per tanto tempo l’ha protetta si sta sfaldando. Uno dei suoi protettori non è più in grado di aiutarla e l’altro presto non potrà più farlo. Si occupi dei suoi doveri accademici e non interferisca o il meglio che potrà accaderle sarà ricadere nella pazzia come le è già accaduto una volta.-

-Io… vuoi spaventarmi?-

-È meglio per lei se è spaventata, Dottoressa, mi creda… per il suo stesso bene.

            Il nano scompare lasciandosi dietro una turbata Katherine Reynolds.

 

            Molti edifici degli Stati Uniti non hanno un tredicesimo piano, motivi di superstizione duri a morire. L’Empire State Building non è tra questi.

            L’uomo dai capelli bianchi non ci torna da tempo ma non ha potuto evitarlo. La donna che è venuta a trovarlo ha colpito dei nervi scoperti e ciò lo ha spinto a venire sin qui.

            Il suo vecchio ufficio è ancora sfitto e la scritta sul vetro smerigliato sembra quasi sbiadita. La chiave funziona ancora, quasi non ci sperava. Entra quasi con timore e i ricordi di una vita passata lo riassalgono.

            Non si concede il tempo della nostalgia e si dirige dritto verso un armadio. Dentro uno scomparto ben nascosto c’è quello che stava cercando: un fucile dalla foggia strana, l’arma di cui ha bisogno per il compito che l’attende.

            Senza volerlo, l’uomo sorride.

 

 

4.

 

 

            Piove a New York, una pioggia intensa e violenta. Mentre guarda fuori dalla finestra,l’Avvocato Charles Blackwater pensa ad un’altra notte come quella: la notte in cui è morto.

            Ricorda quella notte in cui si era trattenuto in ufficio per studiare le carte di una causa importante contro una setta che adorava un antico demone. Ricorda gli uomini che irruppero nel suo ufficio e senza tanti complimenti lo gettarono dalla finestra. Ricorda la paura e le urla mentre il suolo si avvicinava sempre di più.

            Ricorda tutto questo ma non sono veramente i suoi ricordi perché Charles Blackwater è morto quella notte e qualcun altro ne ha preso il posto. Il suo nome è Omen. Alcuni lo considerano un demone rinnegato che ha scelto di difendere l’Umanità, lui si considera una sentinella, un baluardo tra gli esseri umani e creature troppo spaventose perché la mente umana riesca a concepirle davvero. I già incerti confini tra quei mondi ed il nostro sono sempre più labili e creature che dovevano restare confinate altrove ora sono libere.

            Questo non è accaduto per caso, qualcosa o qualcuno sta agendo perché l’Inferno arrivi sulla Terra e forse lui ha capito chi è.

            D’improvviso sa di non essere solo e d’istinto assume la sua vera forma, poi si volta lentamente e dice con voce stentorea:

-Esci dall’ombra. Lo so che sei qui.-

            Il Nano esce da un angolo buio ed avanza.

-Ho solo una cosa da dirti, rinnegato.- afferma -Stanotte morirai.-

-La morte non mi spaventa, servo di Chthon, dovresti saperlo.-

-Non mi riguarda. Io sono un semplice messaggero. Altri si occuperanno di te.-

            Odore di fumo e di zolfo, poi figure demoniache cominciano a condensarsi nella stanza. Omen sa che ci sarà da combattere.

           

            Ci sono racconti su questa casa al 133B di Bleecker Street nel Greenwich Village. Qualcuno dice che solo chi ha davvero bisogno di trovarla è in grado di vederla. L’uomo con i capelli bianchi e la benda sull’occhio destro non sa se è vero, quel che sa è che lui deve vedere colui che voi risiede, il solo che può aiutarlo a trovare ciò che cerca.

            Alle sue spalle una voce che ha il tono di un gesso che stride su una lavagna:

-Gabriel, avresti dovuto restare ad ubriacarti. Saresti rimasto vivo almeno.-

            L’uomo chiamato Gabriel si volta di scatto. Da sotto il suo spolverino emerge il suo fucile speciale che tiene saldo in pugno. Senza esitare spara.

            Il primo demone colpito urla selvaggiamente quando la scarica lo colpisce poi si riduce in cenere. Il secondo non ha miglior fortuna. Il terzo si ferma e ringhia.

-Vuoi farti ammazzare anche tu?- gli chiede l’uomo.

            Non c’è risposta se non uno sbuffo di fumo e la scomparsa del demone.

-Un demone vigliacco, non esattamente una sorpresa.-

 

            Una terra desolata come se ne sono viste poche. Dovunque sia questo posto non è certo sul pianeta Terra e nemmeno nell’Universo a cui appartiene. Se c’è una definizione che ben gli si attaglia è: Inferno.

            La donna avvolta in un ampio mantello rosso ed il cui capo è coperto da un cappuccio che ne cela parzialmente i lineamenti ne è ben consapevole, dopotutto l’Inferno è qualcosa che le è molto familiare, diversi tipi di inferni a dire il vero.

-Ah, padre!- borbotta tra sé -Non cessi mai di mettermi alla prova.-

 

 

5.

 

 

            L’uomo con la benda sull’occhio destro bussa e viene ad aprirgli un orientale dall’età indefinibile.

-Mr. Rosetti.- lo saluta -È da molto che non la vedevo.-

-Non ho tempo per i convenevoli Wong.- taglia corto Gabriel Rosetti -Il Dottore è in casa? Ho bisogno del suo aiuto.-

-Ahimè,sono spiacente ma ha dovuto rispondere ad una grave emergenza.-

-Questo non ci voleva. Contavo su di lui per sapere… non importa. Mi arrangerò in qualche altro modo.-

-Forse non sarà necessario. Mi segua.-

            Wong gli fa strada sino al Sancta Sanctorum del Mago Supremo.

-Questa è la Sfera di Agamotto. Nessun male sfugge alla sua vista. La osservi e le indicherà la via.-

-Proprio quello che mi serviva. Grazie Wong.

            Gabriel Rosetti osserva attentamente la sfera ed alla fine dice:

-Scusa Wong, potresti prestarmi i soldi per raggiungere il Maine?-

 

            Nell’antica città di Starkesboro sulle coste del New England, da tempo abbandonata, qualcosa si muove, qualcosa di non umano.

            Un canto sinistro si eleva dapprima sommesso e poi sempre più forte. I figli di Sligguth stanno tornando a casa.

           

            Ci sono cose che non cambiano mai. Prendiamo l’uomo di nome Stephen Vincent Strange. Il suo aspetto fisico non è cambiato molto da quando iniziò lo studio delle arti mistiche molti anni fa, troppi per volerli ricordare davvero. Ancora oggi il suo aspetto è quello di un uomo tra i quaranta e i cinquant’anni in ottima forma fisica. Forse sono aumentati i fili bianchi nei suoi capelli e nei baffi ma non è facile esserne sicuri.

            Non è la prima volta che l’ex Mago Supremo della Terra fa sogni strani, dopotutto uno dei suoi più mortali nemici governa il regno degli incubi e più volte l’ha attaccato mentre la sua mente vagava nel bizzarro territorio dei sogni.

            Stephen Strange non è sorpreso di ritrovarsi a camminare in aria mentre intorno a lui si muovono forme geometriche che nemmeno l’immaginazione di M.C. Escher o Vassily Kandinsky ha mai concepito, dopotutto ha visto cose ancora più strane e poi è consapevole di stare sognando.

            Il suo cammino si arresta all’improvviso di fronte ad un gigantesco monolite nero su cui sono incise parole in una lingua dimenticata da tempo e forse non fatta per essere pronunciata da gole umane.

            Sul monolite è inchiodata una figura umana che lui riconosce:

-Daimon?- esclama sorpreso.

            Daimon Hellstrom alza la testa e lo fissa. Sul suo volto un’espressione di puro orrore.

-Strange!- grida -Attento! Attento agli Immortali!-

            Stephen Strange si sveglia di colpo ma le parole di Daimon echeggiano ancora nella sua testa. Gli Immortali. Quanti anni sono passati da quando sentì per la prima volta parlare di loro? Quanti da quando ne affrontò il potere con l’aiuto di coraggiosi alleati? Se sono davvero tornati, non potrà affrontarli da solo. Deve chiamare i Difensori.

 

 

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NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci alfine giunti in fondo a questa storia che celebra 15 anni di Marvelit offrendovi uno sguardo su un futuro possibile con particolare riguardo al lato oscuro della Marvel: i cosiddetti Figli della Mezzanotte.

            Ma diamo un’occhiata ai nostri personaggi:

1)    Gabriel Rosetti il Cacciatore di Demoni è un personaggio nato sull’onda del successo del film “L’esorcista e creato da Doug Moench & Billy Graham su Haunt of Horror #2 datato luglio 1974

2)    Katherine Reynolds è stata creata da Steve Gerber & Jim Mooney su Marvel Spotlight #14 datato marzo 1974. È stata compagna di avventure ed una sorta di interesse sentimentale per Daimon Hellstrom, il Figlio di Satana

3)    Omen, alias Charles Blackwater è stato creato da Steve Gerber & Whilce Portacio su Legion of the Night #1 datato ottobre 1991.

4)    Il Nano, agente del Darkhold è stato creato da Chris Cooper & Richard case ma è apparso per la prima volta su Ghost Rider Vol. 3° #25 datato maggio 1992 per opera di Howard Mackie & Andy Kubert & Mark Texeira.

5)    Il Senza Nome è una creazione di Roy Thomas e Tom Palmer ed è apparso, più o meno. per la prima volta su Doctor Strange Vol. 1° #183 datato novembre 1969.

            La storia prosegue su Hulk Speciale Next dove sapremo qualcosa sul futuro del Golia Verde, assisteremo alla riunione dei Difensori classici e altro ancora.

 

 

Carlo