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(UN VIAGGIO DI 15 ANNI IN UN FUTURO POSSIBILE)

                                                                                                           

EREDITÀ

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Anthony Edward Stark si alza dal lettino e si infila la camicia.

-Allora qual è il verdetto Jane?- chiede cercando di sembrare disinvolto.

            La dottoressa Jane Foster-Kincaid lo guarda con un’espressione che non promette nulla di particolarmente piacevole e risponde:

-Diciamo che è sospeso. I risultati dei tuoi esami sono buoni…-

-…ma…?-

-Ma il tuo fisico è stato sottoposto a molti stress negli ultimi decenni. Siamo onesti, Tony, ne hai passate davvero parecchie: il tuo stile di vita all’eccesso, i problemi cardiaci, l’alcolismo, una degenerazione del sistema nervoso curata in un modo che definirei miracoloso. Il tuo organismo sta alla fine pagandone il prezzo.-

-Sii chiara, Jane: sto morendo forse? Puoi essere brutale, ci sono abituato. Me lo hanno detto almeno un paio di volte in passato.-

-E visto che sei sopravvissuto fino ad oggi, conti di farlo ancora una volta, è questo quello che pensi Tony?-

-Beh…-

-Non stai morendo Tony ma non stai nemmeno bene, se è per quello. Il tuo cuore funziona solo perché hai impiantato sottopelle un sofisticatissimo pacemaker che ne regola il battito e non sei più un ragazzino, è ora che tu te ne renda conto.-

-Credimi, dottoressa, ne sono più consapevole di quanto tu creda. Che dovrei fare secondo te?-

-Una vita più regolare, tanto per cominciare. Continui ancora ad andare in giro con l’armatura?-

            Tony fa un sorriso ammiccante.

-Meno che in passato.- risponde -Ci sono altri che portano avanti la tradizione più che efficacemente e io li tengo d’occhio per evitare che sgarrino. Vuoi suggerirmi di smettere?-

-Servirebbe a qualcosa, forse?- ribatte Jane.

            La risposta è solo un altro sorriso,

-Ora scusami, Jane, ma ho un appuntamento urgente e non posso assolutamente tardare.-

-Una questione di lavoro o una bella ragazza con la metà dei tuoi anni?-

            Tony sorride sornione nel rispondere:

-Semplicemente… me stesso.-

 

La familiare figura rossa e oro di Iron Man solca i cieli di Manhattan diretta a Queens e più precisamente nella baia di Flushing verso un ben noto complesso industriale e di uffici. Supera rapidamente la grande scritta a lettere dorate che recita Stark-Fujikawa e più in piccolo: “Costruiamo il futuro”, e sorride sotto l’elmo.

            Vedendolo più da vicino si noterebbe qualche differenza nell’armatura, con un look più aggressivo rispetto al modello standard, un segno distintivo di chi la occupa al momento.

             Atterra sul tetto di una palazzina di dieci piani e grazie ad un comando della sua armatura attiva uno speciale ascensore che attraverso un condotto segreto lo porta in una stanzetta altrettanto segreta. Quando si toglie l’elmo rivela il volto di un giovane all’apparenza di poco più di vent’anni dai capelli castani e con il labbro superiore incorniciato da due baffetti alla Clark Gable. Toltasi l’armatura, indossa rapidamente un vestito scuro con camicia bianca e cravatta a righe blu e bianche della Columbia University ed esce in un ampio e ben arredato ufficio da cui passa in un largo corridoio che percorre con passo svelto, ignorando ostentatamente gli sguardi degli impiegati e soprattutto delle impiegate.

            Senza disturbarsi a bussare, apre la porta della sala riunioni dove l’attendono, tra gli altri, una donna giapponese sui 40 anni circa, molto attraente e dallo sguardo decisamente imbronciato, che siede a capo del grande tavolo di quercia.

-Finalmente sei arrivato, Arno, in ritardo come al solito.-

            Arno Stark fa un sorrisetto strafottente e replica:

-Sono stato impegnato, Rumiko. Comunque sono qui adesso. Che c’è di interessante in agenda?-           

            Rumiko Fujikawa sospira prima di rispondere:

-Tra le altre cose, quella fornitura di shuttle di nuova generazione per lo S.W.O.R.D. Pare che ci sia un problema… -

-… con le schermature, lo so.- conclude Arno e digita rapidamente qualcosa su un tablet e lo invia -Ecco fatto. Ho risolto il problema ieri sera ma non avevo avuto ancora il tempo di comunicarlo alla sezione aerospaziale e l’ho appena fatto. Altro?-

-Al Pentagono premono perché sviluppiamo quella loro nuova bomba, la chiamano Ammazza Pianeti o qualcosa di simile. Non mi piace. Sai come la penso sulle armi nucleari.-

-Come tutti i giapponesi, immagino. Ho esaminato la questione con Hawk… il Dottor Hawkins. È fattibile, ho già elaborato un progetto quasi definitivo ma… io e Hawk abbiamo escluso di costruire il prototipo qui. Troppo pericoloso… un solo errore e la città di New York cesserebbe di esistere. Meglio un qualche luogo isolato.-

-Non mi piace lo stesso.-

-Sei tu il capo, Rumiko. Faremo come vuoi tu. Certo rinunceremmo a profitti da favola-

-Sopravvivremo, abbiamo le spalle forti.-

            La riunione continua per un po’ discutendo di vari argomenti e quando è finita e tutti si alzano, Rumiko ferma Arno che se ne stava andando.

-Arno…-

-Cosa c’è adesso?- replica, sbuffando lui.

-Non ti ho nominato vicepresidente del settore Scienza e Tecnologia perché tu prendessi sottogamba l’incarico. So che sei un genio di pari livello a Tony, forse perfino superiore...-

-Ho preso il dottorato al M.I.T.[1] a vent’anni, un’età in cui zio Tony non aveva nemmeno il Master.-

-E non manchi mai di ricordarlo. Il punto, però, è che un giorno sarai tu a dirigere questo posto e devi imparare a prendere sul serio questo lavoro.-

-Credevo fosse mio cugino Phil il tuo erede designato o hai cambiato idea dopo che ti ha piantata per mettere su la sua società di servizi internet?-

            Rumiko trema per un attimo poi si ricompone.

-Tuo cugino ha fatto le sue scelte ed io farò le mie.- gli dice -Non farmene pentire.-

-Farò il bravo… mammina… te lo prometto.- ribatte Arno con il suo solito sorrisetto.

 

            La giovane donna bionda indossa un abitino rosso scandalosamente aderente e scandalosamente corto. Pochi tra coloro che la vedono uscire da una nota discoteca di Manhattan non la riconoscono: la sua foto è apparsa spesso sui giornali scandalistici e sui siti di gossip.

            Si avvicina un po’ barcollante all’addetto al parcheggio.

-Le mie chiavi.-

            L’uomo scuote la testa.

-Non dovrebbe guidare nelle sue condizioni Miss Stark.-

-Che vuoi dire? Che sono ubriaca e strafatta forse? Occupati degli affari tuoi.- ribatte la ragazza. Strappa le chiavi all’uomo e poco dopo sale in una Maserati blu. È appena partita che l’auto ha una brusca accelerazione, poi fa un testacoda e va a sbattere contro un albero vicino. Per un puro miracolo non ha investito nessuno.

            Katherine Joanna Stark si è di nuovo messa nei guai.

 

 

2.

 

 

            In un luogo lontano, un uomo vestito con una tunica verde si alza in piedi dalla specie di trono in cui era assiso.

-Il momento è finalmente arrivato.- proclama .

            Come spuntati dal nulla dieci anelli variopinti roteano intorno a lui per poi infilarsi uno ad uno in ciascun dito delle sue mani.

            Il Mandarino è di nuovo pronto a colpire.

 

            La porta della cella si apre e un poliziotto dice:

-Hanno pagato la cauzione, è libera Miss Stark.-

            Kathy Stark si alza dalla brandina e si riassetta come meglio può, operazione non facilissima col vestito che indossa. Mentre percorre il corridoio che porta all’uscita si chiede quale dei suoi familiari sia intervenuto stavolta e rimane stupita quando vede il giovanotto in piedi accanto al bancone.

-Tu?- esclama.

-In persona cuginetta.- replica Arno Stark sorridendo -Arrivato in tuo soccorso come un cavaliere dalla scintillante armatura… beh l’armatura non l’ho con me ma è scintillante, te l’assicuro.-

            Kathy non ha la forza di replicare, ha un mal di testa gigante. Firma per il ritiro dei suoi effetti personali e si lascia condurre dal cugino fuori dalla prigione fin sul sedile del passeggero di una Ferrari ultimissimo modello.

-Ne hanno realizzate meno di venti con queste specifiche.- spiega Arno -E io ho aggiunto qualche interessante modifica.-

-Perché, Arno?- chiede Kathy.

-Beh… per renderla ancora migliore, è ovvio.-

-Intendevo: perché sei venuto a prendermi in prigione?-

-Non ho fatto solo quello: ho anche pagato tutti i danni che hai fatto e ho fatto portare la tua auto dal meccanico. A spese mie, ovvio.-

-E non manchi di rinfacciarmelo.-

-Quel che vorrei sapere è perché lo fai: perché questo percorso di autodistruzione? Alcool, droga e trasgressioni varie. E non parliamo degli uomini… e anche qualche donna a dar retta ai siti di gossip. Ti limitassi a portarteli a letto, qualcuno te lo sei pure sposato. Vediamo… il primo è stato quell’avvocatucolo, Tommy Byrnes.-

-Non è un avvocatucolo, è molto bravo.-

-Ma davvero? Con lui è durata quanto: due anni? Poi c’è stato quel tizio, il ballerino, ha resistito tre mesi e poi… ah sì: la cantante rock, il tuo contributo alla parità sessuale. Una settimana, poi per fortuna ti sei fermata.-

-Smettila di fare il moralista, proprio tu.-

-Pensi che io sia privo di morale? Non mi conosci.-

            Mentre parlavano sono arrivati alle Stark Towers. Arno parcheggia nel sotterraneo della Torre 1 e aiuta la cugina, ancora malferma sulle gambe, a uscire dall’auto per poi accompagnarla ad uno degli ascensori che si aprono direttamente all’interno degli appartamenti.

-Non ricordo il codice.- borbotta Kathy.,

-Non serve,- replica Arno e fa scivolare il suo orologio sulla tastiera dell’ascensore -Il mio decifratore individua i codici di ogni singolo piano in due centesimi di secondo e li sblocca.-

-Vuoi dire che potresti entrare in casa mia quando vuoi?-

-La cosa ti inquieta o ti intriga?-

            Kathy non risponde. Pochi attimi dopo le porte dell’ascensore si aprono direttamente all’interno dell’appartamento privato della ragazza.

-Beh… grazie Arno, ora puoi andare.- dice lei

-Non credo che lo farò.- replica lui.

-Cosa? Perché?-

-Per questo.-

            La stringe a sé e la bacia. Lei fa solo un debole tentativo di resistenza poi si lascia andare mentre Arno armeggia con la zip del suo vestito.

 

            Tony Stark ha un leggero sorriso sul viso mentre apre  la porta del suo studio privato alla Stark Tower 1. Sa cosa troverà all’interno, ha aspettato questo giorno per 15 anni dopotutto.

            Davanti a lui l’inconfondibile figura di Iron Man.

<<Tu!>> esclama l’uomo in armatura <<Tu sei…>>

            Tony sorride e risponde:

-Sì… io sono te… e ti stavo aspettando.-

<<Mi stavi aspettando?>> Iron Man sembra confuso.

-Mi stavi aspettando?- dice praticamente all’unisono con lui Tony che poi aggiunge -Ricordavo bene… non che fosse una frase così difficile in fondo. Certo che ti stavo aspettando, dopotutto ho già vissuto questa scena dal tuo punto di vista… quindici anni fa.-[2]

<<Quindici anni? Se mi stavi aspettando, questo vuol dire che tu sei… che io sono riuscito a tornare a casa. I viaggi nel tempo mi fanno venire…>>

-… il mal di testa, lo so. È ancora così anche per me.-

<<Non mi consola granché.>>

            Tony osserva il se stesso di 15 anni prima guardarsi  intorno e riconoscere il posto. Ricorda come trovasse rassicurante il fatto che non fosse cambiato molto in 15 anni. Lo vede soffermarsi su una foto sulla scrivania e riconoscere in quel ritratto, i suoi figli: Philip, Kathy e Andy e istintivamente la prende in mano.

-Sì… sono proprio loro.- conferma Tony al suo io più giovane -Vorresti sapere cosa fanno adesso non è vero?-

<<Ti sentivi un po’ irritato anche tu a sentirti anticipare ogni tua domanda?>>

-Ora che mi ci fai pensare… sì. E prima che tu me lo chieda, no: non l’ho trovata una risposta soddisfacente allora.-

            Iron Man ripone la foto sul ripiano della scrivania.

<<Mi basterebbe sapere che stanno bene.>>

-Sono vivi ed in buona salute, ti basti sapere questo. La troppa conoscenza del futuro può essere pericolosa, lo sai.-

<<Già… immagino che dovrò accontentarmi della tua risposta. Beh… e ora?>>

-E ora ti rimanderò al tuo giusto tempo e in fretta. Sono ben 15 anni che aspetto di farlo.-

            Il Tony Stark del passato si rivolge al se stesso più anziano:

<<Tu puoi rimandarmi a casa?>>

-Ovviamente sì.- risponde l’altro Tony -Costruire una macchina del tempo è solo un problema di ingegneria dopotutto e per risolverlo basta avere le cognizioni giuste e una volta tornato a casa, non ho fatto altro che chiedere l’aiuto di una vera autorità in materia.-

<<Spero che tu ti riferisca a Reed Richards e non al Dottor Destino.>>

-Ovviamente. Non ci sarebbe molto da fidarsi a chiedere al Dottor Destino… anche se effettivamente forse nessuno ne sa più di lui in fatto di viaggi nel tempo, Reed mi ha aiutato a costruire un congegno che ti libererà delle energie cronali assimilate a causa della bomba del Fantasma e ti rimanderà nel tuo giusto tempo. Non ho mai avuto modo di testarlo ma so che funzionerà… perché lo ha fatto.-

<<Quindi stai per usare su di me un dispositivo che se ne sta ad ammuffire da 15 anni convinto che funzionerà perché nel tuo passato è stato usato su di te quando eri al mio posto e sei stato rimandato nel tuo giusto tempo permanentemente? Mi viene il mal di testa solo a pensarci.>>

-Già… è proprio quel che ho detto anch’io. Bel paradosso eh? Vieni. Dobbiamo scendere nel laboratorio segreto.-

<<Credevo lo tenessi in tasca. La miniaturizzazione non è migliorata in questi 15 anni?>>

-Conosci Reed. Non è capace di costruire nulla che sia più piccolo di un armadio.-

            Senza dire altro il Tony Stark anziano preme un bottone facendo scivolare una paratia nascosta.

-Dopo di te…- dice cedendo il passo alla sua controparte in armatura -… sono certo che conosci la strada.-

Entrati nel laboratorio Tony indica al se stesso più giovane due maniglie che spuntano da uno strano congegno incassato in una parete. Iron Man le afferra saldamente e poi chiede:

<<E adesso?>>

-E adesso tocca a me… Oh ho dimenticato di dirti che farà un po’ male all’inizio… ma poi passa.-

<<Cosa?>>

            Un fiotto di energia investe l’uomo in armatura che sente tutto il suo corpo fremere per un dolore acuto che dura forse meno di un secondo, poi viene ricoperto da una luce intensa e diviene sempre più evanescente.

            Un attimo prima di sparire sente il suo io futuro dire:

-Salutami Eddie… e bacia Pepper quando la vedi.-

            Poi scompare lasciandosi dietro un soddisfatto Tony Stark.

 

 

3.

 

 

            La prima cosa che dice Kathy Stark al cugino sdraiato accanto a lei nel letto matrimoniale, nudo esattamente come lei, è:

-Sei un bastardo, Arno.-

-Tanto quanto te, tesoro.- ribatte lui -Siamo le pecore nere della famiglia Stark e forse è per questo che stiamo tanto bene insieme.-

-Te l’ho già detto in passato Arno: io te facciamo faville a letto ma per il resto siamo come l’acqua e l’olio.-

-Ed è un peccato non credi?-

            Prima che Kathy possa rispondere, dal tablet Starkphone di Arno arriva un messaggio vocale:

<<Le rammento, Mr. Stark, l’appuntamento a mezzogiorno per il servizio fotografico con la rivista Now come Uomo dell’Anno.>>

-Grazie, Danae, non so come farei senza di te.- replica Arno poi si rivolge a Kathy -Pare che debba scappare. Ho giusto il tempo di una doccia veloce. Posso servirmi della tua, vero?-

 

            Qualche tempo dopo Kathy Stark entra negli uffici della Fondazione intitolata a sua nonna Maria Stark. Mentre attraversa il suo ufficio è consapevole degli sguardi degli impiegati. Devono aver saputo della sua disavventura notturna. Oh beh… chi se ne frega in fondo?

-Kathy!-

            A chiamarla è stato un giovane biondo che indossa un completo marrone con camicia celeste. Basta vederli per capire che sono imparentati.

-Che c’è, Howie?- gli chiede.

-Vieni nel mio ufficio, subito.- gli risponde il suo fratellastro materno Howard Finch.

            Il tono è di quelli che non ammettono repliche e nonostante sia la sorella maggiore, Kathy non ne fa e risponde all’invito entrando nella stanza sulla cui porta è scritto: Vice Direttore Esecutivo.

-Immagino che tu abbia sentito della mia disavventura di ieri sera.- dice non appena la porta si è chiusa alle loro spalle.

-Disavventura la chiami?- ribatte Howard -Potevi rimanere uccisa o ferita e solo per un caso non hai fatto del male a nessuno. Eri strafatta di chissà quale droga e di alcool, non negarlo.-

            Kathy rimane silenziosa mentre suo fratello continua:

-Non m’importa se i siti di gossip ti ritraggono senza mutande o si parla del tuo ultimo amante, ma ora esageri. Devi rimetterti in riga e alla svelta. Ho parlato con Tony e gli altri e siamo rimasti d’accordo che toccasse a me darti la cattiva notizia: sei licenziata.-

            Kathy non replica, non può prendersela con chi ha ragione.

 

            Iron Man si mette in posa per le telecamere e le macchine fotografiche che scattano in continuazione.

<<Vado bene così?>> chiede.

-È perfetto.- risponde Joy Mercado,direttrice dell’edizione online della rivista Now.

            Con un comando cibernetico Arno Stark rimuove l’elmetto rivelando il suo volto sorridente.

-Mi auguro che i suoi lettori e spettatori siano soddisfatti, Miss Mercado, dopotutto sono stati loro ad eleggermi uomo dell’anno.-

-Ci puoi scommettere.- replica la donna -E chiamami Joy per favore.-

            Arno allarga il sorriso. La giornalista è decisamente un tipo attraente, anche se ha almeno il doppio dei suoi anni ma questo non è certo un problema.

            Joy Mercado prosegue:

-Tu sei stato il primo Iron Man a rivelare pubblicamente la propria identità, puoi spiegarci perché l’hai fatto?-

-Beh, è molto semplice, Joy: io non ho nulla che valga la pena di nascondere. Sono il progettista di quest’armatura ed è giusto che mi prenda il rischio di usarla in prima persona.-

-Il rischio ed i meriti, non è così? E comunque., non è stato tuo zio Tony a progettare l’armatura?-

-Tony non è mio zio ma il cugino di mio padre e se è vero che ha creato le basi dell’armatura di Iron Man, è anche vero che il prototipo che indosso è stato completamente ridisegnato da me inserendo delle specifiche assolutamente originali nel design e che ho regolarmente brevettato.-

-Capisco. Credo che al nostro pubblico piacerebbe sapere come riesci a conciliare la tua attività di Vice Presidente Esecutivo della Stark-Fujikawa con i tuoi impegni di supereroe e membro attivo dei Vendicatori e gli impegni mondani a cui non rinunci.-

-Ammetto che non è facile ma come vedi ci riesco,.-

            Improvvisamente un ronzio insistente arriva dall’armatura.

-Oh, oh… un’emergenza.- borbotta Arno. Il casco si riforma rapidamente intorno alla sua testa <<Pare che io sia chiamato altrove. Proseguiremo l’intervista più tardi. Magari a cena se ti va.>>

            Senza aspettare risposta, Iron Man spicca il volo oltre una vicina finestra. Vedendolo andar via Joy pensa che probabilmente il vero motivo per cui Arno ha rivelato pubblicamente di essere il nuovo Iron Man è perché un ego monumentale come il suo non ce l’ha fatta a rimanere nascosto sotto un casco.

 

 

4.

 

 

            La targa sulla porta dice:

Stark Innovations

E più sotto, in piccolo:

We grant the future

            L’uomo che siede alla scrivania si chiama Philip Stark ed è a capo di questa piccola azienda, piccola come dimensione ma con un fatturato molto elevato che nel giro di poco tempo l’ha resa leader nel campo dei servizi internet grazie ad un innovativo software di protezione da lui disegnato, un uomo che fino a non molti anni prima era, ma non sono in tanti a saperlo, uno dei più temuti hacker del Mondo: il Corvo.

            Quegli anni sono ormai lontani e di essi il primogenito di Anthony Stark ha mantenuto il look casual e gli occhiali  da sole. Con i profitti realizzati nel primo anno e la successiva quotazione in borsa è diventato miliardario di suo proprio diritto, cosa che lo rende orgoglioso, anche se non se ne vanta molto in giro, residuo dei tempi in cui preferiva mantenere l’anonimato visto che le sue attività come hacker non erano quasi mai rispettose dei limiti della legge. Un po’ gli mancano quei tempi e non gli dispiace riviverli ogni tanto. Chissà cosa penserebbero i suoi azionisti se sapessero che ha sviluppato un software in grado di neutralizzare quello da lui creato e lo commercializzato illegalmente mentre, contemporaneamente, ha sviluppato un’altra versione del pacchetto sicurezza in grado di neutralizzarlo a sua volta?

            Suo padre e sua madre non approverebbero simili pratiche commerciali ma quello che non sanno non può far loro del male, non è vero?

            Il suo sguardo cade sulla Torre di fronte, voluta da suo cugino Arno e sede di molte attività collegate alla Stark-Fujikawa, oltre che di lussuosi appartamenti privati dei loro dirigenti e famiglie. L’umiltà non è mai stata un tratto distintivo degli Stark e lui e Arno sembrano destinati ad essere rivali, forse perché sono troppo simili.

<<Mr. Stark, c’è la Presidente della Hammer sulla tre.>>

            La voce della segretaria distrae dai suoi pensieri Philip che risponde:

-Me la passi.- qualche istante ed è in linea e dice -Sasha, che posso fare per te?-

 

            Iron Man vola seguendo una rotta inviata direttamente al computer interno. Un satellite sfuggito al controllo che minaccia di ridurre New York a un deserto radioattivo, un’impresa degna di lui, pensa. La fama di Iron Man e le azioni della Stark-Fujikawa schizzeranno alle stelle quando l’avrà fermato.

            Arno Stark sorride sotto l’elmo e punta dritto oltre l’atmosfera. La sua armatura incorpora il meglio di quella base di Iron Man e del modello War Machine più alcune innovazioni progettate da lui. Ora è in grado di sopportare i rigori dello spazio profondo e potrebbe anche viaggiarci se si potessero risolvere quei fastidiosi problemi legati all’alimentazione, ma ci sta lavorando.

            La distrazione può essere fatale e Iron Man se ne accorge quando un raggio lo coglie alle spalle ed un secondo e poi un terzo lo colpiscono da altre direzioni.

<<Ma cosa…?>>

            Quelle che lo stanno assalendo sono navicelle che sfoggiano il classico logo dell’A.I.M. e Arno si dà dello stupido per non aver capito prima che non è stato per caso se il satellite spia dell’Alchemax è sfuggito alla sua orbita: è stato un sabotaggio dell’A.I.M. ma perché? Che ci guadagnano a far saltare in aria New York?

           

            Nel suo rifugio segreto la Dottoressa Monica Rappaccini, Scienziata Suprema dell’A.I.M., sorride soddisfatta. Tutto sta andando secondo i piani.

La distruzione di New York raggiungerà molteplici obiettivi: soddisferà i suoi committenti, darà un duro colpo alla comunità supereroistica e allo S.H.I.E.L.D. ed inoltre alimenterà la sua leggenda: la donna che ha riunificato l’A.I.M. ed eliminato il precedente Scienziato Supremo e nientemeno che M.O.D.O.K.

D’ora innanzi nessuno dubiterà della sua spietatezza e della sua determinazione. Una volta sistemata questa faccenda potrà dedicarsi al prossimo obiettivo: la conquista dell’Hydra, la suprema ironia visto che l’A.I.M. era nata come paravento legittimo della divisione scientifica dell’Hydra stessa.

Improvvisamente le sovviene che sua figlia Thasanee, o Carmilla, come preferisce farsi chiamare, potrebbe essere a New York e potrebbe restare uccisa dall’esplosione del satellite. Cerca di scacciare il pensiero. Si dice che in fondo anche il padre di Thasanee è sopravvissuto ad un’esplosione nucleare a distanza ravvicinata. Magari anche lei uscirà migliorata.

Sì, Monica Rappaccini cerca di scacciare il pensiero ma questo continua a tornare come un insetto molesto.

 

 

5.

 

 

            Sede della REvolution a Clason Point nel Bronx. Meredith McCall è ancora una bella donna. Impossibile dire sotto l’impeccabile tinta biondo cenere dei capelli se gli stessi siano imbiancati o conservino ancora l’originale colore castano dorato, ma non sono i vezzi femminili dell’attuale Presidente della società fondata molti anni prima da Tony Stark con Dwayne Taylor e Daniel Rand ad interessarci adesso. Lo scopo sociale della REvolution era ed è fornire tecnologia a basso costo a chi non può permettersela altrimenti. Per raggiungere questo scopo la maggior parte dei profitti della società sono reinvestiti in paesi del cosiddetto Terzo e Quarto Mondo[3] e questo ha suscitato l’ostilità di molti governi e gruppi d’interesse che spesso non hanno esitato ad usare metodi violenti per i loro scopi. Per sua fortuna la REvolution ha sempre potuto contare sulla protezione di gente del calibro di Iron Man e War Machine, il che non significa che i guai non manchino.

-Fatemi capire…- sta dicendo Meredith -… quello in Aqiria è sicuramente un sabotaggio?-

            A rispondere tra i suoi interlocutori è un nero alto e snello con folti capelli crespi. Il suo nome è Donyell Taylor ed è il Vice Presidente Esecutivo della società:

-Non ci sono dubbi. Hanno cercato di farlo passare per un attacco di un gruppo fondamentalista ma ci sono troppe cose che non tornano. Oltre ai rapporti delle varie agenzie di intelligence, ci sono quelli della nostra gente sul posto e loro sanno bene come vanno le cose laggiù.-

-Concordo con Don.- interviene una donna dai capelli color Tiziano.

Il suo nome è Rae Lacoste-Rhodes ed era Presidente della REvolution finché l’assunzione da parte di suo marito James del ruolo di Segretario alla Difesa non l’ha costretta a dimettersi ed a vendere tutte le sue azioni, cosa che, peraltro ha permesso a Philip, il figlio primogenito di Tony Stark, di acquistarle al volo e diventare il primo azionista singolo.

Anche  se non ha più un ruolo ufficiale, Rae viene spesso consultata come consigliera ufficiosa, come in questo caso.

-Da quando, circa 15 anni fa, il Dottor Destino ha trasformato tutto il petrolio di Aqiria in acqua,[4] l’economia della regione è andata a rotoli e sono emerse tensioni fino ad allora tenute sotto controllo. Una cosa posso dirvela: gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di intervenire militarmente nella regione. Jim è stato molto chiaro al riguardo. Le direttive della Casa Bianca in argomento sono molto precise.-

-La Cooper è sempre stata una donna prudente e oculata.- commenta Meredith -Il che dove ci lascia?-

-A sbrigarcela da soli, come abbiamo sempre fatto.- ribatte Don Taylor -Andrò personalmente in Aqiria e vedrò come stanno davvero le cose e si riveleranno così brutte come sembra…- sorride -… so esattamente cosa fare, lo sappiamo tutti, non è vero?-.

 

            Quello che vorrebbe fare Kathy è strangolare suo fratello Howard. Come si è permesso di licenziarla e come ha potuto permetterlo suo padre?

            No,siamo onesti: la colpa non è di Howie o Tony, è sua, tutta sua. Non ricorda nemmeno com’è cominciata: qualche bicchierino a una festa, un tiro di coca offerto da qualcuno tanto per provare, qualche pastiglia per sballarsi meglio e poi tutti quei comportamenti trasgressivi. Un po’ alla volta si era fatta prendere la mano ed era stata consumata. Cos’è rimasto di lei, adesso? Cosa?

            Si guarda allo specchio e poi guarda il bicchiere che tiene in mano e lo scaglia con rabbia contro lo specchio.

 

            Arno Stark è decisamente arrabbiato. Avrebbe dovuto essere una bella giornata, non avrebbe dovuto passarla a rischiare la vita contro un commando dell’A.I.M. cercando di impedire a un satellite impazzito di colpire New York. Non c’è giustizia a questo mondo.

<<Davvero mi avete fatto arrabbiare.>> dice ai suoi avversari sulle cui frequenze radio si è facilmente inserito.

            La sua armatura immagazzina l’energia usata contro di lui e la usa per potenziare i droni che spara contro le navicelle dell’A.I.M.

            Alcuni vengono distrutti ma altri fanno dei danni seri. Dalla nave madre viene sparata una sorta di rete elettromagnetica che avvolge il giovane Stark. Se ne libererà,si dice Arno, ma intanto il satellite?

            Un impulso elettromagnetico disattiva la rete liberando la figura in armatura che ne vede arrivare un’altra quasi identica.

-Tony?- esclama.

            La voce di Tony Stark echeggia all’interno dell’elmo.

<<Tu pensa a fermare il satellite, a questi buffoni in giallo penso io.>>

            Arno non se lo fa ripetere due volte.

 

 

6.

 

 

            A volte basta un presentimento a portarti nel posto giusto al momento giusto. Howard Finch ne ha appena avuto uno anche se è stato tentato di ignorarlo. Sua sorella non risponde al telefono. Certo, con una come lei ci possono essere mille motivi per cui potrebbe farlo e Howie non sarebbe sorpreso se la trovasse impegnata in qualcuno dei suoi eccessi: un’orgia, un coca party o qualcosa di simile. Quello che non si aspetta, però, è di trovarla a terra sul pavimento accanto a quella che sembra inequivocabilmente una pozza di vomito.

-Kathy!- urla correndole incontro.

            Respira appena ma è ancora viva. Che le è successo? Non sembra un tentativo di suicidio.

            Howard chiama il 911 e poi fa un altro paio di telefonate.

 

            Nello spazio nessuno può sentirti urlare. Ricordate lo slogan di quel vecchio film? La battaglia che Tony Stark, nei panni metallici di Iron Man, ingaggia contro le navicelle dell’A.I.M. si svolge appena sopra l’atmosfera in un silenzio irreale.

            A Tony non piace l’idea di abbattere le navicelle: uccidere non è nel suo stile e diversamente dal suo esuberante cugino non lo fa mai a cuor leggero.

            Se provasse a disattivare i loro sistemi di guida con un bell’impulso elettromagnetico a largo raggio? Se funziona le navicelle non avranno altra scelta che ripiombare nell’atmosfera ma gli equipaggi potranno ancora cavarsela.

            Lancia l’EMP e osserva le navicelle spegnersi. Tutto come previsto, pensa, ora deve solo…

            Il dolore al petto è imprevisto ed improvviso e si diffonde. Ricorda cosa gli ha detto Jane Foster circa 24 ore prima: “Il tuo organismo sta alla fine pagando il prezzo dei tuoi eccessi”.

            Il suo pacemaker è andato in tilt, il cuore è in aritmia. Tutto diventa confuso e lui comincia a cadere.

 

            Quando sbarca all’aeroporto internazionale della capitale di Aqiria, Donyell Taylor non può non soffermarsi sull’ironia della situazione. Non molti anni prima non avrebbe nemmeno pensato all’opportunità di avere a disposizione un jet aziendale e di recarsi all’estero come dirigente di una multinazionale. Lui era Bandit, un mutante con poteri elettrici e pieno di rabbia per essere stato rifiutato da un padre ricco che aveva pensato che un assegno sostanzioso bastasse a lavargli la coscienza. Era rimasto perplesso quando il suo fratellastro Dwayne, il “legittimo” erede, lo aveva chiamato chiedendogli di seppellire l’ascia di guerra, dividere tutto da buoni fratelli ed incaricarlo di seguire i suoi interessi nella REvolution.

            Dwayne Taylor, Daniel Rand e Tony Stark avevano fondato la REvolution insieme come soci alla pari, lasciando a Tony l’onere della gestione. Quello era il passato, però, il presente è più complesso. Quando ha assunto la carica di Vice Presidente Esecutivo Donyell si è assunto anche oneri pesanti.

            Se davvero in Aqiria qualcuno sta tramando contro la REvolution lui lo scoprirà  e dovrà provvedere personalmente a sistemare le cose perché qui nessuno lo farà.

-Signor Taylor, la sua limousine è pronta.- gli dice un solerte funzionario.

            Oh sì, pensa Don, è facile abituarsi ad essere ricchi.

 

 

7.

 

 

            Philip Stark odia gli ospedali, ma chi li ama dopotutto? Howard Finch gli si fa incontro e gli dice:

-Sono contento che sei venuto.-

-Avrei preferito fare altro ma è anche mia sorella dopotutto.-

-Per una volta nella tua vita non potresti risparmiarti quell’atteggiamento da “Che mai ha fatto il mondo per me perché debba importarmi di qualcun altro?”, come hai detto, è della nostra comune sorella che parliamo.-

            Philip sospira e chiede:

-Quanto è grave la faccenda?-

-Molto: ha rischiato di morire. Ora è fuori pericolo ma sotto osservazione sedata, con un tubo in gola.- risponde Howard.

-È stato…?-

-Un tentativo di suicidio? È la prima cosa che mi è venuta in mente ma non sembra il caso, così dice il dottore.-

-Meno male. Hai avvertito…?-

-Mia madre sta rientrando dall’Europa  ma sarà qui solo domani e Tony non risponde. Sono preoccupato anche per lui.-

            I guai non arrivano mai soli, pensa Philip.

 

            La prima cosa che pensa Tony Stark riprendendo i sensi è: sono ancora vivo. La seconda è che, a quanto sembra, i sistemi di sicurezza della sua armatura sono intervenuti per ristabilire il suo ritmo cardiaco e tutto il resto. Ottimo, anche se la testa continua a girare.

            Ora si tratta di evitare di scoprire se la sua armatura è in grado di reggere un impatto col suolo a questa velocità, una cosa che Tony non ha voglia di sapere a sue spese adesso.

            Basta poco per riprendere il totale controllo e ristabilire l’assetto di volo. E adesso?

-Arno, tutto a posto?-

<<Sono sull’obiettivo.>> risponde la voce alterata elettronicamente <<Credo di avere una sola possibilità di fermarlo.>>

-E allora usala.-

            In quel momento si ode il familiare ronzio del cellulare e Tony sa che altri guai sono in arrivo.

 

            Donyell Taylor scende nella hall del suo albergo e si sta guardando intorno quando un arabo ben vestito e con in testa la tradizionale kefiah gli si avvicina:

-Mr. Donyell Taylor della REvolution?-

-E se lo fossi?- ribatte lui -Chi vorrebbe saperlo?-

-Sua maestà Aziz gradirebbe avervi ospite al suo tavolo.-

            Donyell guarda verso la sala da pranzo, completamente vuota ad eccezione di un tavolo lontano dalle finestre al cui centro siede una donna decisamente attraente di evidenti origine arabe. Ai suoi lati siedono uomini e donne vestiti sia all’occidentale che secondo lo stile locale. In piedi, sparse un po’ dappertutto nella sala, un bel po’ di guardie del corpo.

            Ovviamente Donyell sa chi è Aziz, Sultana di Halwan, non sarebbe venuto qui senza essersi informato. È un caso più unico che raro di sovrana regnante di uno stato musulmano. Anche se le furono  concessi tutti i poteri del sovrano, alla giovane Aziz fu negato il titolo regale e per lungo tempo fu chiamata semplicemente Principessa e non erano pochi  tra i suoi sudditi e consiglieri quelli che l’avrebbero volentieri voluta veder sposata per poi passare il titolo di Sultano e l’esercizio dei poteri sovrani al marito. Potrà apparire un modo di pensare retrogrado ai nostri occhi, ma in quella zona del modo, per cultura ed interpretazione dei precetti religiosi, l’inferiorità politica e sociale della donna è ancor oggi  considerata un fatto naturale. Del resto, non è che il “civile” Occidente fino a non molto tempo fa, la pensasse poi molto diversamente sull’argomento. Fin da quando apparve chiaro che per il cosiddetto Trono del Leone non ci sarebbero stati eredi maschi, Aziz si è dovuta scontrare con le conseguenze di questa contraddizione e ha dovuto lottare per veder riconosciuto il suo diritto a governare. Solo da relativamente poco tempo si è potuta fregiare ufficialmente del titolo di Sultana nonostante vari mugugni.

            Perché è venuta in Aqiria? C’è un solo modo di scoprirlo.

-Dica a Sua Maestà che sarò felice di accettare il suo invito.-

            Pochi minuti dopo Donyell è al tavolo di Aziz. Bella donna, pensa Donyell. A quanto ne sa, non si è mai sposata, anche se si vocifera di numerosi amanti, ma simili voci sono normali in questi casi.

Esauriti i convenevoli di rito le chiede:

-Cosa l’ha portata in Aqiria?-

-Una sincera preoccupazione per la gente di questa tormentata nazione.- risponde lei -La stessa, immagino, che l’ha portata qui, Mr. Taylor.-

-Ma la mia società non sta conducendo trattative segrete col governo locale per annettersi pacificamente la nazione.-

            Aziz sorride.

-Lei sa molto più di quanto immaginassi.-

-Solo semplici deduzioni. Ovviamente noi della REvolution sapevamo dell’interesse di Halwan per questa nazione e la sua presenza qui non può che significare che le trattative stanno per concludersi.-

-Lei ha ragione, Mr. Taylor, non ho motivo di nasconderlo: Aqiria diventerà una provincia autonoma di Halwan come lo è già il Murtakesh.-

            Prima che possa proseguire , c’è un lampo bianco seguito da un boato. Quando Donyell riprende a vederci la stanza è sventrata e il tavolo di Aziz è rovesciato. Lei sembra sotto shock ma fisicamente a posto.

-Non perdetela di vista!- grida Donyell alle guardie del corpo -Io vado a cercare aiuto.-

            Appena fuori dalla sala si infila in una vicina toilette e lancia un comando. Nel giro di pochi secondi un’armatura rossa e oro lo ricopre completamente.

 

 

8.

 

 

            Diciamolo francamente: Arno Stark preferirebbe di gran lunga trovarsi da un’altra parte in questo momento. Non che gli dispiaccia esibirsi in atti eroici anche quando non sono presenti le telecamere, anche perché ci sono quelle installate sui suoi droni che stanno già riprendendo tutto, è che il problema sembra insormontabile. Il satellite è potenziato da un motore ad energia nucleare e se piomba su New York causerà un’esplosione almeno 600 volte più potente di quella di Hiroshima. L’intera popolazione di New York sarebbe spazzata via, per tacere delle zone vicine. Il fallout radioattivo causerebbe innumerevoli altre vittime successive e renderebbe l’intera Costa Orientale e zone limitrofe inabitabili per secoli. Lui sta progettando una bomba almeno dieci volte più potente. Rumiko ha ragione: è una pazzia.

            Non ha molta scelta: deve distruggere quel satellite adesso, prima che arrivi all’atmosfera ma come? Avanti Arno, si dice, hai un cervello brillante, sai trovare la soluzione a ogni problema, dicono, dimostra che è vero, dimostralo, dannazione.

 

            Nella lontana nazione di Aqiria un altro Iron Man, con un’armatura più tradizionale, fronteggia un altro pericolo di natura diversa: quello che troneggia nei cieli della tormentata nazione delle penisola araba non altro non è che…

<<Un drago sputa fuoco? Ora sì che le ho viste davvero tutte.>>

            Da quando ha accettato di entrare nella famiglia degli Iron Man Donyell Taylor si è documentato sui passati avversari del Vendicatore Dorato e sa dei suoi scontri con i leggendario dragone cinese Fin Fang Foom, che in realtà era un alieno, ma questo ha un’apparenza decisamente artificiale. In che razza di mondo viviamo, pensa Donyell, se l’esistenza di giganteschi robot a forma di drago, per tacere dei draghi veri, ci sembra una cosa normale?

            Il drago spara un’altra scarica di fuoco incenerendo letteralmente alcune auto. Donyell scarica i suoi poteri elettrici attraverso i circuiti dell’armatura sino a produrre un uniraggio estremamente potente che si abbatte sul drago… senza produrre effetti apparenti.

<<Magnifico.>> commenta Iron Man <<E adesso che faccio?>>

<<Ti consiglio un’onorevole resa.>> dice una voce direttamente al suo impianto di ricezione.

<<E tu chi saresti?>>

<<Il nome che mi onoro di portare è Mandarino.>>

<<Davvero? Da quel che mi risulta, il Mandarino è morto. Certo le notizie al riguardo potrebbero essere, come suol dirsi, esagerate. Non sarebbe la prima volta.>>

<<Devo, quindi, concludere che non accetterai la mia richiesta di resa?>>

            Donyell spara una doppia scarica di repulsori ad alta intensità contro il drago aprendo una crepa nella sua corazza.

<<Ti basta come risposta?>> dice, sarcastico, al suo lontano avversario.

            La replica è una fiammata che avvolge Iron Man. Bastano solo pochi secondi per spegnerla.

            Ok, pensa Donyell Taylor, non sarà una cosa facile, ma se avessi voluto le cose facili, non avrei accettato di essere uno degli Iron Men tanto per cominciare.

<<Ok, Mandarino…>> dice <<… fammi capire una cosa: stavolta hai deciso di iniziare la conquista del mondo dal deserto? Lo trovo un tantino strano.>>

<<Non pretendere di capire i miei motivi.>> afferma la voce.

            Solito copione di arroganza ma il Mandarino, o chiunque ci sia dietro questa storia, non la racconta giusta.

<<A te non interessa Aqiria.>> ribatte Donyell <<Era Aziz che volevi colpire, ma perché?>>

            Nessuna risposta se non un’altra scarica dal drago. C’è qualcosa che decisamente non va, pensa ancora l’uomo nell’armatura e scatena tutto il suo potere contro il drago incanalandolo contemporaneamente nei repulsori e nell’uniraggio. Il drago esplode in mille pezzi.

            Iron Man resta un attimo perplesso poi vola rapidamente dentro l’hotel.

<<La Sultana di Halwain dov’è?>> chiede.

-Le sue guardie del corpo l’hanno portata all’aeroporto. A quest’ora dev’essere già sul suo jet privato.- gli risponde il maitre.

            Se ha ragione, pensa Donyell, deve agire subito.

 

            Quando Kathy Stark si sveglia nella stanza privata in cui è stata portata dopo essere stata dichiarata fuori pericolo, le cose le appaiono confuse e anche le parole le giungono ovattate.

            Quando finalmente riesce a mettere a fuoco vede davanti a se, ai piedi del letto, i suoi due fratellastri: Philip Stark e Howard Finch con espressioni che non promettono nulla di buono.

-Ho combinato un altro pasticcio.- mormora a fatica.

-Ci puoi scommettere il tuo sedere, per quel che vale adesso.- replica, secco, Philip -Hai sempre avuto un talento speciale per metterti nei guai sin da bambina mi ricordo.-

            Howard lo guarda storto. A parte la non indifferente differenza d’età, loro due sono troppo diversi per temperamento per riuscire ad andare d’accordo. La sola cosa che davvero li unisce è una sorella in comune. Oggi, però, Howard è costretto ad ammetterlo, la pensano allo stesso modo:

-Hai rischiato di morire.- aggiunge -E se continui su questa strada prima o poi ci riuscirai. Quando la smetterai con questa tua autodistruttività?-

-Vorrei saperlo anch’io.-

            A parlare è stato Tony Stark in piedi sulla soglia della camera e Kathy sa che non sa cosa rispondere a nessuno di loro.

 

 

9.

 

 

            Il jet col simbolo del Trono del Leone è ormai in volo ma per Iron Man è stato facile raggiungerlo e non è l’unico. Sulla scia del jet un altro drago quasi identico al precedente. Dunque avevo ragione, pensa Donyell Taylor, è proprio Aziz il bersaglio del Mandarino, ma perché?

            Non c’è tempo per chiederselo, bisogna impedire che l’aereo sia colpito. Iron Man si interpone tra il drago ed i suo bersaglio e spara una scarica di repulsori contro il nemico.

<<Coraggio, bruttone, prenditela con uno della tua stazza.>> dice.

            Nessuna replica via radio ma solo una fiammata dalla bocca del drago.

<<Ok, ho capito l’antifona.>>

            Donyell spara ancora una volta usando il suo potere elettrico per potenziare il sistema d’armi dell’armatura. Il drago barcolla ma poi reagisce.

            Sotto di loro si intravedono gli edifici della capitale egiziana dove l’aereo di Halwan si sta dirigendo. Il drago devia per seguirlo ma Iron Man non lo molla.

<<Non penserai di cavartela facilmente, vero?>> dice.

            Ha una possibilità sola di fermare il drago prima che incenerisca l’aereo. Deve agire subito. In questo momento rimpiange di non avere a disposizione i missili in dotazione all’armatura di War Machine o i droni di quella di Arno Stark. Deve rischiare con un unico colpo di uniraggio. Si concentra e spara.

            Il drago si illumina ed esplode, i frammenti ricadono sul Cairo troppo piccoli per fare danni.

            Ce l’ha fatta ma Donyell non è del tutto soddisfatto. Molte cose non tornano in questa storia. Ammesso che ci sia davvero lui dietro questa faccenda, cosa voleva davvero il Mandarino?

 

            New York è solo un puntolino praticamente invisibile dal punto in cui si trova l’uomo che indossa un’altra armatura da Iron Man dal design un po’ diverso, più aggressivo si potrebbe anche dire. Arno Stark pondera la situazione. Dalla sua armatura si staccano decine, forse addirittura centinaia, di piccoli droni e circondano il satellite in caduta libera.

            C’è una sola cosa da fare, pensa Arno, spingere la massa critica sino al punto di fusione, qui e adesso evitando la dispersione delle radiazioni nell’atmosfera. Non ha bisogno di dirlo ad alta voice ma lo fa lo stesso.

<<Ora!>>

            I droni emettono un fascio di neutroni. C’è un momento in cui il satellite sembra brillare, poi semplicemente si disintegra.

-Un altro grande successo per il meraviglioso Arno Stark.- borbotta tra sé e sé Arno, poi si rivolge all’intelligenza artificiale che controlla i sistemi della sua armatura -Danae…-

<<Sì, Mister Stark?>>

-Fa in modo che il video di questo mio ennesimo successo sia distribuito in maniera virale in ogni social network o media mondiale… editato col dialogo registrato e gli opportuni sottotitoli all’estero, ovviamente. Il mondo deve sapere  che questo Iron Man l’ha salvato ancora una volta.-

<<Sarà fatto come desidera, Mister Stark. Mi è appena arrivata notizia che sua cugina Katherine è ricoverata allo Stark Memorial Hospital per sospetta overdose di alcool e droghe.>>

-Quella squinternata… eppure l’avevo avvertita di darsi una regolata. Ordina una… no: due dozzine di rose rosse e falle recapitare all’ospedale. Addebitale alla mia carta platino.-

<<Provvedo subito.>>

            Mentre scende verso terra Arno si chiede se non dovrebbe dotare Danae di una personalità un po’ più femminile e calda.

            Ci penserà al primo momento di quiete.

 

            Sasha Hammer è decisamente arrabbiata.

-Quel maledetto Iron Man- sbotta -Che ci faceva in Aqiria a rovinare i miei piani?-

<<I nostri piani, vorrai dire.>> la voce proviene da uno schermo panoramico che mostra un uomo molto anziano, sicuramente oltre gli ottant’anni, dai capelli bianchi, il viso rugoso ma l’espressione determinata che sta mollemente seduto su una sdraio in quello che sembra un panorama caraibico.

-Certo, nonno, non dimentico che l’idea è stata tua e che, se avessimo avuto successo, il nuovo sultano di Halwan ci avrebbe dato le concessioni che volevamo in cambio dell’averlo aiutato a conquistare il trono.-

<<Dando la colpa all’organizzazione di tuo padre, certo.>> replica il presidente onorario della Hammer Inc.,<< Purtroppo sembra che Iron Man continui ad interferire coi nostri affari. Tony Stark ed i suoi sgherri in armatura sono la nostra spina nel fianco da anni e ora che Arno Stark si è unito a loro, le cose sono anche peggiorate, se possibile.>>

-Credevo che avremmo potuto tenerli a bada, procurando loro un po’ di fastidi ma…-

<<Ma ce n’è sempre uno di troppo.>> conclude Justin Hammer.

            Improvvisamente lo schermo si copre di interferenze e subito dopo ecco che compare la figura di un uomo di evidente etnia cinese che indossa quella che sembra un’antica armatura da battaglia.

<<Sorella…>> dice con voce grave.

-Temugin!- esclama Sasha.

<<Tu e tuo nonno avete usato il nome del Mandarino per i vostri scopi privati e questo è intollerabile. Dovrete pagarne il prezzo entrambi.>>

            Pochi istanti dopo il palazzo che ospita gli uffici americani della Hammer Inc. è scosso da un’esplosione.

 

 

10.

 

 

            In teleconferenza dal Jet privato della REvolution di ritorno verso New York, Donyell Taylor si rivolge a Meredith McCall e Rae Lacoste:

-E così è saltato fuori che in atto un complotto di una parte degli ambienti di corte di Halwan che non gradivano che Sua Maestà Aziz consentisse l’intervento della REvolution in Aqiria. Erano pronti a sostituirla con un suo cugino che avrebbe dato la commessa alla Hammer con lauti profitti per tutti.

<<Così pare.>> replica Meredith <<Ma il piano è andato in fumo e i congiurati sono stati arrestati. Oggi la Sultana annuncerà ufficialmente l’annessione di Aqiria e la concessione alla REvolution dell’appalto per la messa in opera di sistemi tecnologici a basso costo e alla portata di tutti.>>

<<Non so se le cose sono collegate…>> interviene Rae <<… ma Justin Hammer si è sentito male nella sua villa delle Bahamas ed ora è ricoverato in coma all’ospedale di Nassau. Sulla natura del malore non ci sono indizi ma dubitano che se la caverà. In più, oggi una misteriosa esplosione ha devastato l’ufficio del presidente della Hammer a New York. Non ci sono feriti, ma Sasha Hammer è scomparsa.>>

-Beh…- replica Donyell sorridendo -… per come la vedo io, tutto è bene quel che finisce bene.-

            E suo fratello Dwayne la penserebbe allo stesso modo, ne è convinto.

 

            C’è un momento per lavorare ed uno per divertirsi, pensa Arno Stark mentre sorseggia un drink al bancone di uno dei più famosi locali notturni della Grande Mela.

Ripensa al colloquio avuto nel pomeriggio con Rumiko Fujikawa: il progetto della Bomba Ammazza Pianeti è definitivamente accantonato ed  meglio così. D’altra parte lui ha già in mente un nuovo sistema di puntamento che, se accettato dal Pentagono, darà decisamente più profitti ed in meno tempo.

Arno vede non lontano una ragazza di colore decisamente molto carina. Magari potrebbe offrirle un drink e chissà, forse…

In quel momento gli passano accanto due splendide bionde assolutamente identiche fin nei vestiti, ovvero due attillatissime tute bianche con una X nera all’altezza del petto. Due degli X-Men? Certo… non ne fanno quelle gemelle, quattro o cinque forse? Com’è che si chiamano?-

Si voltano all’unisono come se avessero percepito i suoi pensieri e ovviamente è così, sono telepati se non ricorda male.

-Salve.- le saluta -Voi siete le Stepford… qualcosa ma ora non ricordo.-

-Naiadi.- è la risposta di entrambe in contemporanea.

-Naiadi, giusto. Io sono…-

-Sappiamo chi sei, Arno Stark.-

            Parlano sempre all’unisono? Hanno una specie di mente collettiva forse? Inquietante… ma anche eccitante.

-Voi siete in vantaggio su di me mentre io non so i vostri nomi.-

-Giusto. Io sono Irma ma puoi chiamarmi Mindee.-

-E io sono Phoebe.-

-Sembra che abbiate avuto una giornata dura, ragazze.-

-Abbiamo appena salvato il mondo.- dice una.

 -E come al solito nessuno lo saprà o ci ringrazierà per questo.- aggiunge l’altra.

-Volevamo rilassarci un po’ prima di tornare a casa.- dicono insieme.

-Che incredibile coincidenza: anch’io ho appena salvato il mondo… beh lo Stato di New York e quelli vicini in realtà… e so tutto sul rilassarsi e il divertirsi. Ne parliamo insieme?-

            Le ragazze sorridono.

-Perché no?- rispondono ancora all’unisono.

            Arno sorride: la serata si prospetta molto interessante.

 

            Kathy Stark si prepara a lasciare la sua stanza all’ospedale quando sente:

-Ciao Kathy.-

-Si volta di scatto e vede sulla soglia il più giovane dei suoi fratelli, il terzo dei figli di suo padre.

-Andy!- esclama -Cosa ci fai qui?-

-Volevo vederti, è così strano?- risponde il ragazzo -Sei sempre mia sorella dopotutto.-

-Una sorellastra adottiva. Dovresti essere felice che non abbiamo gli stessi geni, visto il casino che ho fatto della mia vita.-

-Ti hanno mai raccontato come è morta mia madre?-

-Io…-

-Era un’alcolizzata rimasta incinta di chissà chi. Forse non lo sapeva nemmeno lei a quel punto. Partorì in un androne durante una tempesta di neve. Come aiuto ebbe solo un altro alcolizzato, nostro padre. Lui trasse da quel fatto la forza di smettere di bere ma mia madre non ce la fece e morì. Tony le aveva promesso di prendersi cura di me e finì con l’adottarmi assieme a Pepper Potts. Grazie a lui sono ancora vivo, studio economia all’E.S.U.[5] e forse un giorno dirigerò l’impero di famiglia.-

-Che vorresti dire con questa parabola?-

-Che se continui nella strada che hai preso, un giorno potrebbe toccare a te essere trovata morta in un vicolo e io non voglio venire al tuo funerale.-

            Kathy resta in silenzio e Andy prosegue:

-Solo tu puoi prendere la decisione giusta, nessuno può aiutarti se non vuoi davvero essere aiutata.-

            Andy si gira e fa per andarsene. Kathy non sa cosa dire. È da così tanto tempo che vive una vita di eccessi che non sa nemmeno più come ha cominciato e nemmeno se può smettere, forse è su un treno senza fermate o forse…

-Andy!- chiama -Aiutami.-

            Anderson Stark resta un attimo perplesso, poi le tende la mano.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non è facile scrivere una storia ambientata 15 anni nel futuro dei tuoi personaggi e, come in questo, caso,dell’intero Universo Marvel o MarveIit che dir si voglia. Tante sono le variabili da tenere in considerazione e le cose da decidere.

            Abbiamo deciso di celebrare 15 anni di Marvelit con uno sguardo ad un futuro possibile, non uno di quegli oscuri futuri distopici a cui la narrativa di questo genere ci ha ormai abituato ma un futuro ragionevolmente probabile in un mondo non troppo dissimile da quello attuale.

            In questo caso, val la pena di puntualizzare qualcosa sull’unico personaggio di questa storia che non fa parte del cast abituale della serie. Donyell Taylor è il figlio maggiore illegittimo, frutto dell’avventura di una notte, di Daryl Taylor, il padre di Dwayne Taylor, alias Night Trasher. Quando i due fratellastri scoprirono l’uno dell’altro il risentimento di Donyell (che si faceva chiamare Bandit) verso il fratello che aveva avuto tutto ciò che a lui era stato negato esplose portando ad un aspro confronto tra in due che li portò a combattersi. Alla fine fecero pace.  Donyell è un mutante che può produrre elettricità come un’anguilla.

            Ovviamente non ci sarà un prossimo numero ma noi ci rivedremo con le solite avventure dei soliti Iron Man.

            Vi aspetto.

 

 

Carlo



[1] Massachusetts Institute of Technology.

[2] Ovvero su Iron Man MIT #67 da cui è tratta questa scena.

[3] No: Jack Kirby non c’entra nulla parliamo delle nazioni o popolazioni più povere del Pianeta ancor più di quelle definite del Terzo Mondo.

[4] Su Destino MIT #6.

[5] Empire State University.