Quattro persone straordinarie a bordo di un’astronave che avrebbe dovuto portarle tra le stelle, ma che invece ha dato inizio ad un’epoca di meraviglie.

Quattro figure leggendarie che escono dai resti di un atterraggio di fortuna: Reed Richards, Mister Fantastic. Susan Storm, la Ragazza Invisibile. Johnny Storm, la Torcia Umana. Ben Grimm, la Cosa. Quattro nomi conosciuti in tutto l’universo, quattro persone disposte in cerchio che giurano di usare i loro poteri per il bene dell’umanità.

Un essere che emerge dalle loro ombre, divorandoli brutalmente e senza pietà.

 

L’incubo finisce con un grido. Un ragazzo di poco più di vent’anni si siede sul letto, passandosi la mano tra i lunghi capelli biondi; sta grondando di sudore, e cinque vistose ferite sul suo petto brillano di rosso. La terra trema ad ogni suo respiro: solo grazie a decenni di esperienza riesce a calmarsi senza radere al suolo l’edificio in cui si trova.

-Dannati sogni premonitori.- si lamenta Franklin Richards.

 

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di Fabio Furlanetto & Carlo Monni

Ragazzi terribili

 

La Zona Blu della Luna. Tra circa 15 anni.

 

La routine di tutti i giorni è la cosa che lo aiuta di più in questi casi. Franklin Richards si guarda allo specchio mentre si lava i denti, lo spazzolino animato telecineticamente.

Esamina la ferita sul suo petto: gli fa ancora male dopo tutto questo tempo, un regalo di addio da parte di Annihilus che non se ne andrà mai via del tutto.

Vorrebbe che la premonizione non fosse stata così vaga: un mostro proveniente dal passato dei Fantastici Quattro che vuole vendetta? Come se la cosa restringesse di molto il campo.

Quando esce dal bagno la sua uniforme è già pronta ad aspettarlo. Le molecole instabili scivolano sul suo corpo come acqua, solidificandosi in un costume blu.

-La tua dimora è un porcile. Dovrei esiliarti per aver portato questo disordine nel mio regno.

A parlare è stato un ragazzo che dimostra gli stessi anni di Franklin, ma che potrebbe essere il suo esatto opposto. Capelli neri dall’eterno ciuffo ribelle, giacca di pelle nera con un elaborato disegno bianco a forma di saetta, stivali appoggiati sul tavolino, sta guardando con disdegno l’ammasso disorganizzato di libri, riviste e vestiti sporchi tipico dell’appartamento di un ragazzo single.

-Non ricordo di averti dato le chiavi di casa mia, Ahura.

-Sono il Re della Luna. Vado dove mi pare e piace.

-Sei il re degli Inumani. Il resto della Luna non appartiene a nessuno; abbiamo combattuto una guerra per provarlo, o te ne sei scordato?

-Adesso parli come mia madre. Stanotte, invece, hai parlato come faceva mio padre.

Franklin serra i pugni. Ha lavorato così duramente per tenere sotto controllo il suo potere...

-L’hai sentito anche tu? – chiede, rimettendo telecineticamente a posto libri e vestiti.

-Una scossa psionica da 4 megaXavier? Anche un Primitivo Alpha l’avrebbe sentita. Un altro sogno premonitore, immagino?

-Particolarmente intenso.

-Hmm. Zio Maximus è ancora in coma da quando la Suprema Intelligenza l’ha lobotomizzato, quindi la cosa non mi riguarda.- conclude l’Inumano, alzandosi dal divano.

-Non dirmi che sei venuto fin qui da Attilan solo per dirmi che non hai intenzione di aiutarmi.

-Hey, l’unico motivo per cui non ho ancora ordinato di bombardare questa costruzione abusiva sul mio satellite è che piaci a mia cugina Luna. Non abusare della mia pazienza, Psi-Lord.

Il nome in codice è stato pronunciato con tono di sfida. Franklin alza gli occhi al cielo, preferendo lasciar correre: Ahura è irritante, ma non c’è bisogno di radere al suolo Attilan un’altra volta.

-Comunque, questo posto ha davvero bisogno di un tocco femminile. A differenza di te, tua sorella sarebbe la benvoluta nel mio regno.

-Se sai come entrare vuol dire che conosci anche l’uscita, Ahura.

-Umani. Nessun rispetto per l’autorità.- scuote il capo l’intruso, allontanandosi altezzosamente.

Franklin si promette di installare degli allarmi migliori, ma le parole di Ahura gli hanno dato un’idea. Un lampo di energia mentale è l’ultima traccia rimasta di Franklin in questa dimensione.

 

 

La Zona Negativa

 

L’intero alveare è in festa. Sciami di droni eseguono complesse esibizioni nel cielo violaceo, mentre le mantidi gialle si mettono sull’attenti all’incedere della regina.

L’insetto si avvicina ad un alieno dalle dimensioni minute, che indossa un costume blu scuro ed ha i capelli biondi raccolti a coda di cavallo.

-A nome del Nido Reale di Kkrkr, ti prego di accettare questo dono.- annuncia la regina, stringendo tra le zampe una tiara di anti-oro ed anti-neutronio.

L’aliena fa scoppiare una bolla di gomma da masticare esaminando il gioiello: è troppo grosso per poter essere utilizzato come copricapo, ma come cintura potrebbe essere adeguato.

-Oh, stabilizzare il vostro Sole prima che esplodesse non è stato niente, Vostra Maestà, davvero.

-Il tuo nome sarà ricordato su Kkrkr per tutta l’eternità, Valeria Ric... che cosa?

Qualcosa all’interno dello zaino che l’aliena porta su una sola spalla inizia a brillare. L’adolescente se ne accorge e stringe lo zaino al petto, facendo alcuni passi indietro.

-Lieta di averla conosciuta, Vostra Maestà, ma ora dovrei proprio... hey!- protesta la ragazza, quando una mantide la solleva da terra con una zampa ed estrae dallo zaino un piccolo cilindro giallo, pulsante di energia. La regina reagisce con uno stridente grido d’allarme:

-La Barra di Controllo Cosmico! La più sacra reliquia di Kkrkr, profanata!!!

-Vuol dire che me la lascerete tenere?-  chiede Valeria con un sorriso innocente.

-Morte al genio del male! Morte al genio del male!- incitano all’unisono migliaia di soldati alieni.

-Ogni singola volta.- sbuffa Valeria, attivando il suo campo di forza personale.

Lance laser e mascelle di anti-diamante cercano di farsi strada attraverso le sue difese, senza successo. Valeria ne approfitta per recuperare lo zaino; battendo i tacchi degli stivali dell’uniforme, uno skateboard antigravitazionale si materializza sotto i suoi piedi.

Gli alieni cascano come birilli durante la sua fuga. Le difese planetarie si attivano, intrappolando la città dentro una ragnatela laser, ma Valeria deve solo premere il 4 sulla fibbia della sua cintura per far vibrare le molecole del suo costume e  superare l’ostacolo.

Lo sciame di navi che la sta inseguendo è già abbastanza nutrito da oscurare il Sole. Valeria infila il braccio all’interno dello zaino fino all’altezza del gomito, cercando qualcosa al suo interno, prima di estrarre un ingombrante fucile a particelle troppo grosso per quel contenitore.

-Mai visitare la Zona Negativa senza portarsi dietro un insetticida.- commenta, caricando l’arma.

Prima che possa premere il grilletto, il cielo trema all’apparire di un campo di contenimento psionico che la separa dall’esercito alieno. Di fianco a lei c’è un ragazzo di almeno dieci anni più vecchio, con lo stesso colore di capelli ed un costume incredibilmente simile.

-L’uccisore di dei! Abbassate le armi, non vogliamo suscitare la sua ira!- ordina la regina.

-Per l’ennesima volta, Annihilus non era un dio.- precisa Franklin Richards, prima di lanciare un’occhiata di disapprovazione verso Valeria. La ragazza nasconde il fucile dietro la schiena.

-Valeria. Che hai fatto questa volta?

-Non gli serve veramente la Barra per alimentare le loro città... gli ho costruito un super-reattore nucleare. Dovresti vederlo, è una meraviglia.

-Credevo fossimo d’accordo che non avresti più fatto esperimenti sulla Barra di Controllo Cosmico.

-Ma questa volta sarei davvero, davvero, davvero prudente, giuro...

-Valeria. Riconsegna l’incontrollabile generatore di morte agli alieni e chiedi scusa.

La ragazza allunga il braccio per consegnare lo zaino, raccolto dalla zampa della regina.

-Scusate se ho rubato il vostro incontrollabile generatore di morte.- mormora.

-Quello vero, Valeria, non la copia.

-D’accordo, d’accordo.- sbuffa la ragazza, estraendo un altro cilindro di energia da una tasca del costume e ripetendo il rituale con una smorfia di disappunto.

-Le chiedo scusa per il disturbo, Vostra Maestà.- dice Franklin, afferrando la sorella per un braccio.

Un istante prima che i due si teletrasportino tra le realtà, Valeria si congeda da Kkrkr con una linguaccia.

 

 

New Baxter Building, New York City

 

La stanza di Valeria Richards è relativamente normale per un’adolescente, anche se non sono molte le ragazze che hanno appeso al muro un poster di Albert Einstein, un selfie con Galactus ed un manifesto del Dottor Destino con la scritta “OBBEDITE” in latveriano.

-Si può sapere a cosa stavi pensando? Lo sai quanto è pericolosa la Zona Negativa!- la sgrida il fratello. Valeria non sembra farci molto caso: getta lo zaino sul letto e si sistema i capelli, sciogliendo la coda e finendo con l’assomigliare incredibilmente alla madre.

-Questo universo è una tale noia. Stavo cercando qualche altra legge della fisica da infrangere.

-In aggiunta a chissà quante altre leggi.- puntualizza Franklin, avvicinandosi allo zaino ed estraendo per l’ennesima volta la Barra di Controllo Cosmico... quella vera, stavolta.

-Onestamente non so più cosa fare con te, Valeria.- commenta scuotendo la testa, rispedendo l’oggetto nella Zona Negativa.

-A parte rovinarmi la mattina, a cosa devo questa visita fratellone?

-Volevo sapere se hai avuto qualche notizia su Annihilus... ho avuto un sogno premonitore.

-Sul suo ritorno?- la voce di Valeria si è fatta improvvisamente più seria.

-Non ne sono sicuro. So solo che un vecchio nemico dei Fantastici Quattro vuole distruggerli.

-Per essere un mutante potenzialmente onnipotente hai dei poteri veramente inutili, a volte. Certo potrei migliorare le tue capacità precognitive, se solo mi lasciassi fare una biopsia neurale.

-Non ho intenzione di farmi aprire il cervello, neanche da mia sorella.

-Poteva funzionare quella volta, se mamma non mi avesse messa in punizione... comunque no, Annihilus è ancora morto ed il suo corpo è incredibilmente difficile da clonare.

-Non ti chiederò come fai a saperlo. Hai intenzione di darmi una mano a capire chi possa essere?

-Certo, è anche la mia famiglia. Ovviamente dovrei chiedere qualcosa in cambio...

-Scordati che ti lasci giocare di nuovo con la Barra di Controllo Cosmico.

-Sei il peggior fratello di sempre...

-L’ultima volta hai distrutto un universo!

-In mia difesa, era un universo malvagio.

Franklin sospira. Sua sorella è davvero impossibile. Esce dalla stanza resistendo alla tentazione di sbattersi la porta alle spalle.

Mentre percorre il corridoio ode una voce familiare:

-Ehi scricciolo, dove vai così di fretta?

Il ragazzo si volta e vede l’inconfondibile sagoma di pietra arancione di Benjamin J. Grimm, meglio noto come la Cosa.

-Oh ciao zio Ben sono qui perché… beh…

-Non dirmelo: hai fatto uno dei tuoi sogni premonitori. I tuoi incubi portano sempre guai.

-Non è colpa mia, zio Ben.

-Lo so, ragazzo. Sarà il caso che ne parliamo con tuo padre. Dovrebbe essere in laboratorio impegnato in qualcuno dei suoi strambi esperimenti… come al solito.

Poco dopo i due sono nel laboratorio dove un uomo dai capelli bianchi è chino su uno strumento dalla foggia che può essere definita solo strana.[1]

-Ehi, Gommolo…- lo saluta Ben Grimm -Guarda un  po’ chi c’è qui?

Reed Richards, capo dei favolosi Fantastici Quattro si volta e sorride vedendo il figlio.

-Franklin! Che piacere vederti, come va la casa sulla luna?

-Va.- è la criptica risposta di Franklin -Vedo che il palazzo è ormai quasi completato.

-Il Damage Control ha migliorato i suoi standard di velocità.- spiega Reed -Meno di sei mesi per la ricostruzione. Anche se la tecnologia Kree ha accelerato le cose, bisogna ammetterlo.

-Ma perché chiamarlo Baxter Building?

-Nostalgia, suppongo. Sono passati quasi trent’anni da quando abbiamo cominciato ed è sembrata una buona idea celebrare anche il nostro primo quartier generale.

A parlare è stata una donna che non dimostra gli oltre vent’anni in più rispetto al suo primogenito.

-Mamma!- esclama Franklin correndole incontro e baciandola su una guancia.

-Il figliol prodigo è tornato a casa.- commenta Susan Storm Richards -Non per molto,immagino.

-Ne abbiamo già parlato, mamma. Ho bisogno del mio spazio.

-Ed è per questo che sei entrato e uscito più volte dal gruppo in questi anni? Perché avevi bisogno del tuo spazio?

-Beh… è bello essere parte di tutto questo ma vorrei essere qualcosa di più che uno dei Fantastici Quattro o il figlio di Mister Fantastic e della Donna Invisibile.

-Comprensibile, figliolo.- commenta Reed -Ma...

-Ma non è solo per fare un saluto che sei venuto, giusto?- completa Susan.

-Non vi si può nascondere niente.

Per un  attimo Franklin contempla l’idea di parlare ai suoi genitori dell’ultima impresa di Valeria, ma poi decide che è meglio che non sappiano e dice solo:

-Ho fatto un sogno: un vostro vecchio nemico arrivava dall’ombra e vi uccideva tutti e quattro.

-Suppongo che tu non abbia avuto indizi sulla sua identità o non saresti venuto a parlarcene.

-Quello l’avrei dedotto anch’io, Gommolo.

-Lo sai quanto possono essere vaghi i miei sogni premonitori, papà. Ho solo visto il razzo che vi ha dato i poteri e quando siete atterrati siete stati attaccati da un mostro.

-Hhmmm. Questo forse suggerisce che la minaccia sia legata alla nostra origine, o forse alle nostre prime avventure. Passare in rassegna i nostri nemici in ordine cronologico potrebbe restringere rapidamente il campo di analisi.- riflette Reed ad alta voce.

-Oppure, considerato che i media non fanno altro che parlare dell’avvicinarsi dell’anniversario del nostro volo spaziale, Franklin aveva in mente quell’immagine e non significa niente.

-Anche l’ipotesi di tua madre è valida, Franklin. Forse eseguendo delle simulazioni probabilistiche...

-Ah, lascia perdere i paroloni di Gommolo, Frank: se parliamo di vecchi nemici che vogliono distruggerci, c’è un solo posto dove cominciare ad indagare.

-Non hai tutti i torti, zio Ben. E non ho bisogno di leggerti nel pensiero per capire a chi ti stai riferendo – risponde Franklin, svanendo con un accecante lampo di luce.

-Ma che razza di modi avete insegnato, a quel ragazzo? Alla sua età sarei stato troppo intimorito dalla mia dolce Zia Petunia per fare una cosa simile– dice la Cosa, strofinandosi gli occhi.

-Quei sogni premonitori lo rendono sempre nervoso. Non è facile per lui perdere il controllo, ed è ancora meno facile chiedere aiuto in certe situazioni – risponde Susan.

-Avrebbe potuto fare di peggio, Suzie: avrebbe potuto chiamare quel testone di tuo fratello.

-Ben... – alza gli occhi al cielo la Donna Invisibile.

-Magari potrebbe prendersi anche lui un appartamento sulla Luna, così almeno ce lo toglieremmo dalle scatole una volta per tutte.

Prima che Susan possa chiedergli se si deciderà mai a crescere, Reed Richards si avvicina distogliendo solo ora lo sguardo da un tablet olografico.

-Ecco, ho completato una prima analisi statistica e... dov’è finito Franklin?

Susan sospira: certe cose non cambiano davvero mai.

 

 

Coney Island, New York

 

Quale sarebbe la vostra reazione se dal mare uscisse improvvisamente un mostro gigantesco di color verde? Probabilmente scappereste a gambe levate.

Johnny Storm alias la Torcia Umana è abituato ad eventi di questo genere, dopotutto la sua prima missione come membro dei Fantastici Quattro fu proprio contro quel tipo di mostri.[2]

Da allora l’Uomo Talpa ha rinunciato ad ogni velleità di conquista del Mondo e si accontenta di governare il suo regno sotterraneo ma, si sa, qualche sconfinamento può sempre accadere.

A dire il vero, lui avrebbe volentieri fatto a meno di uno scontro in questo momento.

Non sarebbe certo una sorpresa vedere Johnny Storm in compagnia di un’attraente ragazza bionda, se non fosse per due elementi: la pelle blu e la divisa bianca e verde da capitano delle Forze da Sbarco dell’Impero Kree.

-Prometto che questo non doveva far parte dell’appuntamento, Lora – si scusa Johnny, avvicinandosi al mostro per colpirlo con una fiammata.

-Su Kree-Lar non mi è mai capitato di dover abbattere un mostro alto trenta piani prima di finire il mio drink – risponde Lora Lan, usando i jet della sua uniforme da battaglia per raggiungere il mostro dalla direzione opposta rispetto a quella di Johnny e colpirlo con un raggio laser.

-Un motivo un po’ per amare questo pianeta – aggiunge la ragazza, sorridendo.

-Ehi sardina troppo cresciuta…- urla Johnny -… guarda un po’ da questa parte!

Cerca di disorientarlo con le sue palle di fuoco spingendolo verso il mare ma con poco successo. Il mostro cerca di afferrarlo e schiacciarlo come un comune mortale farebbe con una mosca fastidiosa.

Lora arriva e spara addosso al gigantesco essere una scarica di uniraggio da polso, un’arma elaborata dal Capitano Mar-Vell,[3] eroe dell’Impero, anni prima ed ora  in dotazione a tutti gli ufficiali delle Forze da Sbarco.

-Grande Pama!- esclama la ragazza -Non funziona. Quest’essere resiste a scariche che avrebbero impensierito un  Sentry.[4] Devo aumentare l’intensità se voglio abbatterlo.

-Aspetta, piccola.- interviene Johnny -Vogliamo neutralizzare questo bestione, non  ucciderlo.

-Non vogliamo ucciderlo? Dubito che capirò mai il vostro codice di combattimento Jon-Storm.

-Ti ho già detto di chiamarmi Johnny. Ehi ma che vuol fare quella pazza?

La Torcia si riferisce a sua nipote Valeria che è appena arrivata nel bel mezzo dello scontro a bordo di un modulo di Fantasticar.

Johnny la vede saltare nel vuoto sostenuta da un dispositivo antigravità ed atterrare sulla spalla del titano. Valeria fruga nel suo zaino e ne tira fuori un dispositivo che applica sul cranio del mostro.

Fatto questo, la ragazza salta giù e fluttua sino a raggiungere suo zio e la Kree.

Il mostro sembra disorientato all’inizio, poi si muove e si ritira tranquillamente nelle acque.

-Non dovremmo inseguire il mostro, prima che attacchi qualcun altro?- chiede Lora.

-Non voleva attaccare nessuno, si era solo perso: il traffico marittimo ha mandato in tilt il suo senso dell’orientamento, ma il generatore ipersonico che gli ho dato gli farà trovare la strada per l’Isola dei Mostri.- spiega Valeria mentre tutti e tre raggiungono il suolo.

-Una soluzione ingegnosa. Qual è il rituale per festeggiare una simile vittoria? – chiede la Kree.

-Potresti offrirmi il pranzo – risponde Valeria.

-E sia. Organizzerò io il banchetto – proclama Lora, volando verso il più vicino ristorante.

Johnny e Valeria la osservano allontanarsi, ed è quest’ultima a rompere il ghiaccio.

-Una guerriera Kree, zio? Sul serio?

-Non sei il tipo da pregiudizi, Valeria.

-Il colore della sua pelle ed il numero dei suoi cromosomi non mi interessano. Ma non è un po’ troppo giovane per te?

-Non sono vecchio come pensi; guarda, quarantacinque anni, nemmeno un filo di pancetta e neanche un capello bianco, con l’invidia di un certo arrampicamuri.

-Quindi il tuo nuovo interesse sentimentale non ha niente a che fare con il tuo ultimo divorzio, zio?

Johnny Storm lancia un’occhiata alla nipote che potrebbe incenerirla, una possibilità non remota considerando il suo potere.

-Così, tanto per dire – si scusa Valeria, mettendo il broncio.

-Val, devi sempre fare così? Ne abbiamo già parlato durante la separazione...

-...l’annullamento di un altro matrimonio, una fidanzata cancellata dal flusso temporale...

-E va bene, in amore non ho avuto la miglior fortuna di questo mondo. Ma non ho bisogno che tu mi faccia da babysitter, Val; già devo tenere a freno Susan per certe cose.

-Se lo dici tu. Hai saputo della premonizione di Franklin, zio Johnny?- chiede la ragazza alla Torcia, cambiando rapidamente argomento.

-Un’altra?- esclama lui -E cos’ha sognato stavolta?

-La morte di tutti i Fantastici Quattro per mano di un loro antico nemico ma non ha visto chi.

-Abbiamo solo l’imbarazzo della scelta direi. L’unico che mi sento di escludere è  l’Uomo Talpa perché non è più attivo come cattivo da tempo. Non ce lo vedo davvero il vecchio Harvey a riprendere di colpo le vecchie abitudini.

-Nessun’altra idea?

-Nessuna, a meno che il tuo vecchio fidanzato non abbia fatto uscire di prigione Wizard.

-Bentley non è mai stato il mio... ah, ho capito, adesso vuoi vendicarti, eh?

-L’ultimo che arriva deve portare a spasso Lockjaw. Fiamma! – risponde Johnny, alzandosi in volo.

Valeria lo osserva allontanarsi, scuotendo la testa.

“Non cambi proprio mai, zio” – pensa attivando il teletrasporto.

 

Se Johnny se l’è presa per la scorciatoia presa da Valeria non lo da a vedere: può essere un genio al livello di Reed, forse addirittura superiore secondo alcuni, ma il modo in cui si rallegra per qualcosa di così semplice come trovarsi di fronte ad una pizza offerta da qualcun altro gli ricorda che è pur sempre una ragazza come tante altre.

-Sapete?- dice Lora guardandosi intorno -Ho notato che i terrestri sembrano più a loro agio con la mia  pelle blu quando mi vedono assieme a Jon-St... voglio dire Johnny che quando sono da sola.

-È l’effetto supergruppo.- spiega Johnny con un sorriso -Quando sei da solo sei strano, ma se se sei assieme ad altri altrettanto strani, nessuno fa più caso a te.

-Io fatico ancora a capire perché una come te perda tempo sulla Terra quando avrebbe a disposizione tutto l’universo per divertirsi. Prendi me, ad esempio: sono sempre in giro – interviene Valeria.

-Capisco benissimo la tua irrequietezza, Val, credimi…- spiega Johnny -… ho avuto anch’io la tua età e mi sentivo più o meno allo stesso modo, ma anche non avendo rimpianti per il tipo di vita che ho fatto, se potessi, suggerirei al mio io più giovane di non aspettare a farsi una vita fuori dai Fantastici Quattro come ho fatto io.

-Uhm…- borbotta Valeria –... non è una cattiva idea, sai zio? – chiede retoricamente Valeria.

-Non ti stavo suggerendo di costruire una macchina del tempo per farlo davvero.

-Hm-mm – annuisce distrattamente Valeria; mentre con una mano porta una fetta di pizza alla bocca, con l’altra sta scribacchiando formule di meccanica temporale su un tovagliolo.

Johnny sospira: è pur sempre la figlia di Reed, del resto.

 

New Baxter Building, New York City

 

Seduto nel suo appartamento Ben Grimm si abbandona alle sue riflessioni . Ultimamente si sente un po’ più giù di morale del solito, deve ammetterlo: è vero che le avventure non mancano mai, ma ora che Franklin e Valeria sono cresciuti ed hanno meno bisogno di lui di un tempo si sente un po’ meno parte di una famiglia. Il che non ha molto senso, lo riconosce: ha sempre Reed, Sue e Johnny, come ai vecchi tempi, prima che nascessero i ragazzi e magari è proprio questo il punto. Visto dall’esterno lui è sempre il solito gigante buono fatto di roccia sempre pronto a fare battute sarcastiche, ma all’interno è tutta un’altra faccenda. Gli altri, perfino Johnny, si sono fatti una famiglia propria mentre lui è ancora solo.

Il suo sguardo cade su un paio di statuette che lo rappresentano. Opera di Alicia Masters, una delle donne più significative della sua vita, il che gli fa ripensare ai suoi trascorsi sentimentali, o meglio ai suoi fallimenti sentimentali. Linda McGill, la fidanzata che lo ha mollato perché non sopportava che lui fosse diventato la Cosa, Alicia , che è ancora  nei suoi pensieri dopo tanto tempo, Thundra, Sharon Ventura, con cui ha condiviso tanto e che ora è scomparsa chissà dove.

Troppe per ricordarle tutte e nessuna è qui con lui adesso.

Ben sospira. Meglio lasciar perdere certi pensieri e ascoltare i messaggi sulla sua segreteria, che sta lampeggiando. Se non  altro c’è un sacco di gente che si ricorda di lui.

<<Ciao, Ben, sono Nottolone. Volevo ringraziarti per l’auto che ci hai dato con Yandroth e ti ricordo ancora di non esitare a contattare i Difensori se ti servisse.>>

Nottolone, una delle poche costanti in un gruppo, anzi: un non gruppo, decisamente ballerino, pensa con un lieve sorriso, la Cosa.

<<Ehi Ben, sono Simon. Ci vediamo venerdì per il solito pokerino dai Vendicatori? Ho voglia di lasciare Arno Stark in mutande stavolta.>>

Un’altra costante della sua vita: il poker dei supereroi. Certo che ci andrà, se non dovrà salvare un altro universo in pericolo, ovviamente.

<<Grim… se ci sei rispondi. Io odio questi affari tecnologici. Sono Brunhilde. Sto per recarmi a Trollheim. Ti va di accompagnarmi a picchiare un po’ di Troll ribelli?>>

La Valchiria, uno di quei tipi di donne che fanno per lui. Sulle sue labbra il suo nome ha un altro suono, qualcosa del tipo: “Ben il Fosco”. Meglio di Benjamin Jacobson però. Magari, se avesse sentito la sua chiamata prima…

A quanto pare lo cercano tutti e deve ammettere che gli fa piacere essere considerato una sorta di giocatore di gruppo per l’intera comunità dei supereroi. Gli altri suoi compagni di squadra non di avvicinano nemmeno lontanamente al numero di avventure che lui ha vissuto assieme ad altri supereroi.

<<Zio Ben. Lunedì sono a New York e mi piacerebbe vederti. Dimmi che sei libero.>>

Riconosce quella voce: è Lyra, la figlia di Thundra. Ben deve ammettere che la considera un po’ una figliastra, vista la lunga e complicata relazione che ha avuto con sua madre… o almeno con un paio di versioni di sua madre provenienti da linee temporali alternative. È una ragazza ribelle e sfrontata che ha preso il meglio ed il peggio dai genitori.

Deve contattarla assolutamente e dirle che sarà felicissimo di rivederla.

<<Zio Ben…>> Valeria? <<…ho appena avuto un’idea su come risolvere il problema di Franklin. Sai è già tornato da Latveria? Comunque ci vediamo al Baxter Building tra una mezz’ora e ne parliamo>>

Quell’impertinente ragazzina si comporta peggio del padre a volte: pensa di sapere cosa è meglio e fa di testa sua senza chiedere il parere di nessuno. Beh, in questo assomiglia anche a suo zio Johnny, a dire, il vero. Gli verrebbe da chiedersi come abbia fatto Valeria a prevedere che suo fratello si sarebbe recato in Latveria ma quando si tratta della superintelligente figlia di Reed e Sue, Ben ha imparato che è meglio non farsi troppe domande.

 

Doomstadt, Latveria

 

Entrare a Latveria non invitati può essere decisamente problematico, anche se non quanto uscirne, stando a quanto si dice. Franklin Richards se ne rende ben conto quando, appena appare levitando  in vista del grande castello che domina la capitale, si ritrova sotto attacco dell’esercito robotico del Dottor Destino. Se fosse presente suo “zio” Ben direbbe qualcosa del tipo: “Più le cose cambiano, più rimangono le stesse”. In effetti, Franklin non ricorda più quante volte i Fantastici Quattro hanno affrontato quei micidiali robot apparentemente inarrestabili.

Apparentemente, perché un colpo psionico basta a mandare in tilt i loro circuiti, eppure Destino dovrebbe ormai sapere che sono inutili contro di lui, perché li ha mandati ugualmente?

Prima che possa solo pensare ad una risposta a questa domanda un raggio lo colpisce a tradimento facendolo cadere sul pesante pavimento di marmo di una delle torri del castello, per fortuna da un’altezza non eccessiva.…

La testa sembra esplodergli: anche solo voltarsi verso l’aggressore è uno sforzo titanico, e rimettersi in piedi un’impresa veramente impossibile. Quando Franklin alza lo sguardo vede una figura in armatura e mantello verde, nessuno dei quali fa molto per nascondere le forme femminili della giovane donna dai capelli corvini.

-L’arroganza è sempre il tallone d’Achille dei nemici di Destino. Credevi di poter invadere la mia nazione a piacimento, ma non avevi considerato il mio Distruttore Neurale vero?

Franklin vorrebbe far notare a Morgana Von Doom di non essere stato il primo ad aprire il fuoco, ma anche se potesse parlare saprebbe che non ha senso cercare di far ragionare la figlia di Destino.

-Come sarebbe a dire “la tua nazione”?- chiede una voce maschile con chiaro eco metallico.

I robot si inchinano all’arrivo di una seconda persona in armatura, esattamente identica a quella del Dottor Destino tranne che per due dettagli: non indossa in cappuccio ed il suo casco si apre per rivelare il volto di un uomo senza neanche una ferita.

-Questo non ti riguarda, Kristoff. Nostro padre ha affidato a me la difesa del regno.

-E a me le relazioni estere. Vuoi scatenare ancora un’altra guerra?

Per un attimo Franklin si aspetta che Morgana attacchi il fratello, considerata la rabbia mal celata nel suo sguardo, ma invece Morgana colpisce l’americano con un raggio che ripristina la sua salute.

-Gli concedo un’ora. Se sarà ancora qui allo scadere del tempo, lo ucciderò.- dichiara Morgana, sollevandosi in volo e dirigendosi verso il Castello. I robot si disperdono nella città, e Kristoff tende la mano a Franklin per aiutarlo ad alzarsi.

-Tua sorella è fuori di testa.

-Anche la tua, Richards.

-Valeria non ha cercato di far esplodere una dimensione... non volontariamente, almeno.

-Suppongo che tu sia qui per un motivo e non solo per insultare la mia famiglia, Richards.

-Dov’è Destino?- chiede Franklin eludendo la domanda.

-Ha altri affari che richiedono la sua attenzione e ha delegato me a trattare con te.- replica Kristoff altrettanto evasivo, poi aggiunge -Suppongo che tu sia qui per indagare sulla premonizione che hai avuto di recente.

-E tu come fai a sapere del mio sogno premonitore? Mi tieni forse sotto sorveglianza?

-Tutti sono sotto sorveglianza di Destino, Richards, credevo fosse un fatto noto. Mio padre sa sempre tutto quello che gli è utile sapere e così i suoi figli.

-D’accordo, d’accordo. Ora dimmi cosa ne sai di questa presunta minaccia.

-Stai forse suggerendo che mio padre o un altro della mia famiglia ne sia responsabile?

-Dimmelo tu.

-Tutto quello che posso dirti è che, a mio parere, chiunque ti abbia inviato quel sogno premonitore ha fatto sì  che la minaccia fosse volutamente vaga per qualche suo recondito scopo.

-Quindi secondo te non è uno dei miei soliti sogni, ma un segnale telepatico? – chiede Franklin, trovando l’idea terrificante. Ha passato la maggior parte della sua vita a controllare il proprio potere: se qualcuno può influenzarlo in quel modo...

-Credimi, Richards, so benissimo cosa significa avere nella propria mente dei pensieri altri.

-Se fosse vero… uhm. Devo rifletterci su.

-Allora vai a farlo da un’altra parte. L’udienza è finita e ti concedo giusto il tempo di lasciare il mio paese.

-Voi Von Doom siete sempre amabili e gentili, vedo. Ok, me ne vado ma il discorso non finisce qui.

-Sono sempre a tua disposizione.

Franklin non replica. Ha appena avuto un’idea e Latveria non  è proprio il posto più adatto per rifletterci su.

 

 

New Baxter Building, New York City

 

Tutto il gruppo è riunito nel laboratorio Dove Ben, Susan, Johnny e Franklin stanno osservando Reed e Valeria costruire qualcosa assieme.

-Non è che io non sia fiera di lei, intendiamoci…- sta dicendo Susan -… ma davvero avrei preferito che mia figlia fosse un po’ più normale.

-Per essere una di noi, è abbastanza normale in fondo.- commenta la Torcia Umana.

-Temo che tu abbia ragione, Johnny.

-Scusate se faccio il guastafeste…- interviene Ben -... ma davvero vorrei che qualcuno mi desse  qualche spiegazione, possibilmente con parole con meno di undici sillabe.

-E’ tutto molto semplice, zio Ben.- spiega Valeria -Se l’indeterminatezza della profezia è voluta, come in effetti avevamo già sospettato anche io e papà, significa chiaramente che qualcuno l’ha impiantata nella mente di mio fratello.

-Chiaramente, certo.- annuisce la Cosa, per nulla convinto. Reed Richards prosegue:

-Ci sono solo tre motivi per cui qualcuno avrebbe installato un pensiero nella mente di Franklin pur restando così vago: primo, Franklin sta sopprimendo parte del ricordo, ma lo escludo considerata la sua determinazione. Secondo, non hanno metodi di comunicazione migliori e questo è il miglior messaggio che hanno potuto trasmettere, ma escludo anche questo perché le difese mentali di Franklin sono così avanzate da scoraggiare chiunque non sia un telepate di primo livello. Terzo...

-Qualcuno voleva che Franklin pensasse a tutti i nemici dei Fantastici Quattro! Scusa, papà, ma ci stavi mettendo troppo ad arrivare al punto – interviene Valeria.

-Ma questo a cosa ci serve, se non sappiamo chi c’è dietro?- chiede Johnny.

-Lo sapremo tra poco.- risponde Reed Richards, attivando una leva che sembra decisamente anacronistica per essere collegata a qualcosa che sembra un supercomputer.

La macchina rende improvvisamente visibili due alieni alle spalle di Franklin.

Tutti i presenti li riconoscono immediatamente. Ben Grimm esclama:

-Sono i… come diavolo si chiamano? La razza dell’Enfant Terrible che incontrammo quasi trent’anni fa e ci fece tribolare un bel po’.[5]

-Gli Elan!- esclama Reed -Ma certo, avrei dovuto immaginarlo.

-Eh, sì,. Infatti era così ovvio.- replica, sarcasticamente la Cosa.

-La mia idea era giusta, allora!- esclama Franklin -Gli Elan hanno impiantato la profezia nel mio cervello per forzarmi a pensare a tutti i possibili nemici del gruppo e renderli reali grazie ai loro poteri di manipolazione della realtà.

-E bravo fratellone, per una volta ci hai azzeccato.- commenta Valeria.

A conferma della sua teoria diversi nemici dei Fantastici Quattro appaiono dal nulla.

-Hanno  creato delle copie ma non crederanno davvero che ci caschiamo? Sono solo illusioni.- dice la Torcia Umana.

-Sono molto realistiche, però.- commenta la Cosa.

Un attimo dopo riceve un pugno dal Superskrull che lo fa volare attraverso la stanza.

-Ok, niente illusioni. Sono molto concreti.

Praticamente ogni nemico che i Fantastici Quattro hanno incontrato nella loro quasi trentennale carriera si materializza nella stanza e li attacca. In pochi minuti è il caos.

-Non sono potenti come gli originali.- afferma Reed Richards, schivando un colpo del martello di un Ronan in modo che colpisca in faccia un Namor  -Ipotizzo che gli Elan non abbiano potuto estrarre abbastanza informazioni dal cervello di Franklin da poter creare delle copie davvero identiche agli originali in ogni dettaglio.

-Ipotizza pure quel che ti pare, Gommolo…- replica la Cosa -… ma se non te ne sei accorto, questi brutti musi creano nuove copie ogni volta che quelle che ci attaccano sono messe fuori gioco, il che mi fa decisamente dire: che razza di sviluppo rivoltante.

In effetti, le cose si mettono male per i Fantastici Quattro, assaliti da ogni parte. Il campo di forza della Donna Invisibile offre loro un ottimo riparo, ma ogni volta che abbattono un  avversario, questi ritorna forte come prima.

-Sono gli Elan che dovremmo abbattere, non le loro creazioni.- dice Valeria

-Idea geniale.- ribatte Franklin -Hai qualche idea su come poter sconfiggere dei tizi che possono fare qualunque cosa solo volendolo?

-Ci sto lavorando.

-Beh, io forse ce l’ho.

“Cosa state facendo? Desistete immediatamente”

La “voce” echeggia istantaneamente nelle menti di tutti i presenti.

Dal nulla sono apparsi altri due Elan che fluttuano in aria. Lo sconcerto dei primi due è tale che le loro creazioni svaniscono nel nulla.

-Non ho capito cosa sta succedendo...- esclama la Cosa -…ma una cosa la so: E’ TEMPO DI DISTRUZIONE!!!

Gli alieni sono colti completamente di sorpresa ed i pugni della Cosa li abbattono come birilli. Esitano un istante poi scompaiono.

-Ha funzionato!- dice Franklin soddisfatto mentre anche gli altri due Elan svaniscono nel nulla­.

-Sei stato tu!- esclama Susan rivolta al figlio -Hai creato anche tu delle copie ma degli Elan.

-Una semplice illusione.- si schermisce lui -Contavo sul fatto che, vistisi scoperti da altri della loro razza, si deconcentrassero abbastanza da permetterci di sconfiggerli e così è stato.

-Tutta questo spreco di energie quando ti sarebbe bastato trasformarli tutti in topi.- commenta Valeria.

-Sai bene che ho inibito i miei poteri di manipolazione della materia proprio per paura di abusarne come hanno fatto i nostri nemici.- ribatte, serio, Franklin.

-Non riuscirò mai a capirti. Tutto quel potere e rinunci volontariamente  ad usarlo.

Susan scuote la testa. Deve ammettere che a volte sua figlia le fa paura. Sembra quasi non sapere cosa sia l’etica o che non le importi. Victor Von Doom le ha lasciato addosso un’impronta più duratura di quanto tutti loro si aspettassero… o forse non occorre tirare in ballo Destino. Anche il padre di Reed era quasi totalmente amorale... Forse Valeria assomiglia a lui. Meglio non  pensarci.

-C’è qualcosa che non torna.- borbotta Reed.

-Di che stai parlando, cognato?- chiede Johnny.

-Mi chiedo se non ci sia dietro qualcosa di più grosso e complesso dietro quello che è appena avvenuto. Il comportamento degli Elan non è stato consistente con le loro azioni passate. In più si sono arresi troppo facilmente. Con tutto il loro potere avrebbero potuto annientarci con un solo pensiero e invece hanno tirato fuori questa… questa cosa senza senso.

-Forse per loro era solo un gioco. Qualcosa per sfuggire alla noia.- ipotizza Susan.

-E se glielo avesse suggerito qualcuno?- chiede Franklin.

Reed non ha bisogno di suggerire chi potrebbe essere stato. Tutti stanno pensando ad una sola persona.

 

 

Doomstadt, Latveria

 

Lo schermo esplode sotto la raffica energetica. Il guanto metallico che l’ha emessa è ancora fumante, quando l’uomo seduto sul trono si volta.

Non ha bisogno di dire niente. La maschera di ferro copre le sue fattezze, ma lascia vedere benissimo gli occhi. Carichi di odio.

-Accetterò qualunque punizione, padre.- concede Kristoff, inchinandosi di fronte a quegli occhi.

L’uomo sul trono non cambia espressione, ma incrocia le mani ed assume una posa meditabonda.

-Non volevi che Richards perisse per mano di qualcun altro. Questo posso capirlo, Kristoff, ma non era nei miei piani che gli Elan trionfassero.

-Non lo era?

-Naturalmente no. Ma hanno svolto la loro parte: le loro energie sono state incanalate per un uso infinitamente superiore.

L’uomo in armatura si alza dal trono, per osservare una creatura sospesa all’interno di un campo di energia. Le ampie ali si spiegano lentamente, lasciando vedere il corpo della Morte Vivente Che Cammina... Annihilus.

-I Fantastici Quattro periranno per mano mia. Che servano trenta o mille anni, è solo... Destino.

 

 

FINE

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Sinceramente ci auguriamo che abbiate gradito questo piccolo, e purtroppo troppo breve, excursus in un possibile futuro dei Fantastici Quattro che ci è servito per festeggiare 15 anni di Marvelit, un sogno che continua tuttora

I Fantastici Quattro fu una delle prime serie che varammo ai nostri esordi e speriamo che presto tornerete a leggere le loro avventure dopotutto il futuro è imperscrutabile.

 

 

Carlo & Fabio­

 

 

 

 



[1] Altresì noto come “macchinario kyrbesco”. -_^*

[2] Nel classico e leggendario Fantastic Four Vol. 1° 1 (Prima edizione italiana: Fantastici Quattro, Corno, #1).

[3] Che è poi l’originale Capitan Marvel.

[4] I super robot da battaglia dell’Impero Kree, per chi non  lo sapesse.

[5] Nell’altrettanto classico Fantastic Four Vol. 1° #24 (Prima edizione italiana: Fantastici Quattro, Corno, #19)