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 (UN VIAGGIO DI 15 ANNI IN UN FUTURO POSSIBILE)

 

SENTINELLE DELLA LIBERTÀ

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

Le informazioni erano corrette, i Figli del Serpente, uno dei più pericolosi gruppi razzisti della Nazione, hanno ripreso a farsi vivi e per la loro rentrée hanno scelto uno dei loro bersagli favoriti: un centro di ritrovo per immigrati nel South Bronx.

L’uomo in costume scuote la testa amareggiato. Passano gli anni ma  certe cose non cambiano: è facile odiare chi è diverso da te per colore della pelle, lingua o religione o per tutte queste cose insieme, se non sono gli ebrei, sono i neri oppure i mutanti. Se solo certa gente ricordasse che questo paese è stato creato dai discendenti di gente che nel proprio paese d’origine non trovava la libertà a cui anelava e che, anzi, era spesso oggetto di persecuzioni. Com’è facile, a  volte, il passo da oppresso ad oppressore. A volte lui pensa che le cose non cambieranno mai ma poi scaccia quel pensiero. Quando ha accettato l’onere e l’onore di portare il costume che indossa, sapeva bene di assumersi il compito di lottare per un sogno e non intende tradire quell’ideale.

            L’interno salone è devastato ed i Figli del Serpente stanno selvaggiamente picchiando coloro che sono all’interno, perlopiù immigrati del Centro America o dall’Africa. Uno di loro, un uomo anziano, direttore del Centro, viene trascinato da due dei membri della setta dinanzi al Capogruppo.

-Voi stranieri avete finito di inquinare questa nazione.- dice questi -Non c’è posto per la tua sudicia razza qui. L’America appartiene ai veri americani: bianchi, anglosassoni e protestanti.-

-Ancora con questi slogan da quattro soldi?-

            Al suono di quella tua voce, si voltano tutti verso la figura,che avanza dall’ingresso con il sole che crea giochi di luce con il suo costume  e lo scudo che impugna.

-Lasciatelo andare ed arrendetevi pacificamente.- intima ai Figli del Serpente il nuovo arrivato con voce dura.

            Uno dei serpenti esclama:

-Capitan America!-

            Ora tutti possono vedere distintamente il costume bianco rosso e blu e la maschera con le alette e la A sulla fronte a coprire il viso di un giovane uomo di colore.

-Vi avverto…- dice -… sono di pessimo umore e ho proprio molta voglia di sfogarmi contro un gruppo di razzisti fanatici.-

-Uccidetelo!- ordina il capo.

            Sparano, ma i loro proiettili s’infrangono contro lo scudo, poi il disco rosso, bianco e blu scatta disarmandone tre, per poi tornare nelle mani del suo possessore che lo afferra al volo mentre salta evitando il colpo di  uno di quelli ancora armati piombando, quindi, sugli aggressori e scompaginandone le fila.

            Un terzo aggressore sta per sparargli alle spalle mentre apparentemente lui non se ne accorge, quando…

-Questa non è una mossa molto leale, lo sai?-

            A parlare è stata una ragazza dai capelli corvini che indossa, un giubbotto azzurro sopra una calzamaglia rossa con stivali blu e guanti rossi e una maschera domino nera a coprirle la metà superiore del volto.

            Piomba su due Figli del Serpente e ne abbatte uno con un calcio rotante e un secondo con il taglio della mano.

-Bucky!- esclama Capitan America -Ti avevo detto di restare indietro.-

-Credevi davvero che ti avrei lasciato tutto il divertimento?- ribatte lei -E poi quel tipaccio stava per spararti alle spalle.-

-Lo avevo notato e potevo occuparmene da solo.-

-Certo, certo.-

            Lo scontro è relativamente breve: i fanatici razzisti non sono all’altezza di Cap e della sua spalla. Alla fine rimane in piedi solo il capogruppo. Tenta di fuggire ma la ragazza che si fa chiamare Bucky lo placca alle caviglie facendolo cadere.

È Capitan America a sollevarlo da terra prendendolo per il bavero.

-Non toccarmi sporco negro.- esclama l’uomo.

-Ti avevo detto cosa ne penso delle tue frasi fatte razziste, vero?- replica Cap e gli sferra un pugno che lo spedisce contro la parete opposta.

-Amen.- commenta Bucky con un sorrisetto ironico.

 

            La donna in uniforme azzurra dell’USAF[1] attraversa uno dei corridoi del Pentagono con passo misurato e sicuro per poi fermarsi davanti ad una porta su cui è scritto:

Brig. Gen. E. M. Mace

Assistant Director SMO

            Senza esitare bussa e dopo un attimo di attesa entra.

-Voleva vedermi, generale?- chiede mettendosi sull’attenti.

            La donna seduta alla scrivania, una bionda dal fisico asciutto dell’età apparente di circa 35 anni, che veste l’uniforme dei Marines alza gli occhi dal computer e sorride alla nuova venuta.

-Si rilassi, tenente... non intendo mangiarla, è mia abitudine incontrare tutti i nuovi arrivati nella mia sezione. Vedo dalla sua scheda che ha appena conseguito il Master in Strategic Intelligence alla N.I.U.[2] con ottimi voti. Vorrei sapere perché ha scelto una carriera nell’intelligence militare.-

-Io… desidero proteggere il mio paese dai pericoli che vengono da terroristi e potenze straniere ostili.- risponde la ragazza.

-Lodevole intento, ma è tutto qui?-

-Non… non capisco signora.-

            Elizabeth Mary Mace sorride mentre risponde:

-Vuol forse farmi credere, tenente Danvers, che sua zia non c’’entra con la sua decisione di carriera?-

            Il tenente Susan Martha Danvers avvampa di colpo.

-Io…-

-Tranquilla, tenente, non c’è niente di male ad avere dei modelli e sua zia Carol è una specie di leggenda nel nostro ambiente: protagonista di una rocambolesca evasione dalla Russia, scrittrice di successo, giornalista, ora lavora all’ONU, giusto? Ho avuto modo di conoscerla, donna notevole.-

-Molto.- conferma la ragazza un po’ più rilassata

-Bene… ora che abbiamo rotto il ghiaccio, parliamo del suo primo incarico.-

 

            Ci sono cose che non cambiano nel corso degli anni. Gli spacciatori di droga ad esempio: c’erano 15 anni fa e ci sono oggi. Quel che magari cambia è il tipo di droga che vendono ma in fondo che importanza ha che tipo di veleno ti distrugge?

            Ci sono anche altre cose che non cambiano in questo angolo di Harlem: il giovanotto di colore che sta passando un flacone di pastiglie ad un gruppetto di ragazzini in cerca di emozioni forti avrebbe potuto essere lo stesso di 15 anni fa.

Il passaggio di droga e denaro è appena avvenuto che una figura balza da qualche punto in alto e piomba sullo spacciatore.

-Ma cosa?- esclama l’uomo.

La nuova arrivata è una giovane donna di colore vestita di un costume verde simile a quello originale di Falcon.

-Se non mi conosci…- replica mentre sferra all’avversario un calcio rotante -… mi chiamano Ladyhawk e scommetto che non ti dimenticherai facilmente il mio nome.-

            I due giovani compratori scappano ma si sono appena infilati in un vicolo vicino che una figura si para davanti a loro e dice:

-Non credevate davvero di cavarvela così facilmente?-

            Ladyhawk li fronteggia e la sua espressione non promette nulla di buono.

-Fate i bravi.- dice -Datemi la roba che avete appena comprato e vi lascerò andare… non fatemi arrabbiare,-

-Non è possibile.- dice il ragazzo, un nero -Come hai fatto a precederci?-

-È un mio piccolo segreto. Allora, che volete fare?-

            Pochi minuti dopo un messaggio anonimo avvisa la Polizia di dove può trovare lo spacciatore ben impacchettato e la sua merce.

 

 

2.

 

 

            Morgan è arrabbiato e questo è un dato di fatto. I suoi luogotenenti se ne rendono ben conto quando sbatte il pugno sulla scrivania.

-Voglio sapere chi è questa Ladyhawk e come fa a farvi fessi tutti quanti.- sbotta -Ci hanno provato in tanti a farmi fuori: la Polizia, i Federali, Falcon. Sono sopravvissuto a tutti loro e non sono disposto a farmi fare la figura dell’idiota da una ragazzina insolente. Che cosa sappiamo di lei?-

-Che è molto giovane, un’adolescente.- risponde uno dei suoi luogotenenti -Il suo costume ricorda il primo indossato da Falcon. Probabilmente c’è un legame tra loro.-

-Molto intelligente da parte tua notarlo.- commenta sarcastico Morgan.

-Forse è sua figlia.- dice il secondo luogotenente -Si dice che Spider Girl sia figlia dell’Uomo Ragno, perché Ladyhawk non potrebbe essere figlia di Falcon? Che ne sappiamo di lui in fondo?-

            Una figlia, riflette Morgan, perché no? Ha senso: una figlia di cui nessuno sapeva l’esistenza e che ora cerca vendetta per il padre. Ma lui non è nemmeno sicuro che Falcon sia morto, anzi… se certi suoi sospetti sono corretti, è ancora vivo anche se male in arnese e non ha figlie. Aspetta un momento… e se… no: è assolutamente impossibile, non può essere.

            Scuote la testa respingendo un pensiero molesto e si rivolge ancora ai suoi uomini:

-Trovatela a qualunque costo.- intima bruscamente.

            I suoi uomini escono e Morgan rimane solo a riflettere.

 

            Il giovane afroamericano sosta davanti ad una lapide su cui è inciso:

Isaiah Bradley

Amato nonno

            Seguito dalle date di nascita e di morte.

-Sto provando ad essere all’altezza della tua eredità nonno ma non so se ne sono capace.- dice il giovane, poi resta in silenzio come se aspettasse una replica e forse quella replica arriva. L’uomo sepolto sotto la lapide non può più parlare ma suo nipote sa cosa gli direbbe ed è per questo che aggiunge:

-Sì, nonno, sto facendo del mio meglio e so che non si può chiedere di più ma non è facile essere Capitan America,.-

            Elijah Bradley si allontana. Un viaggio in metropolitana lo porta nel South Bronx. Appena fuori dalla fermata si incammina e incrocia due gemelle afroamericane che sono appena uscite da una vicina palestra. Carine, pensa, ma temo di essere troppo vecchio per loro.

            Entra in un’officina che ferve di attività.

-Salve ragazzi.- saluta i presenti.

-Ehi capo.- lo saluta uno dei presenti -Pensavamo non saresti venuto oggi.-

-E invece eccomi qui.- replica lui -Come vanno le cose?-

-Come sempre.- risponde un altro ragazzo.

            Sono quasi tutti ragazzi afroamericani o ispanici e quello che fanno qui è parte di un progetto più ampio per togliere i ragazzi dalla strada, un progetto di cui Eli va più fiero del suo “lavoro” come Capitan America.

 

            Elizabeth Mary Mace guarda fuori dalla finestra e riflette sul suo passato e sui giorni in cui era Capitan America. Non può negarlo, un po’ le manca quella vita, il brivido dell’azione, il pericolo. L’eccitazione,

            Si avvicina alla scrivania e prende in mano una foto. Sorride. Ha fatto la sua scelta e non se ne è pentita, mai.

 

 

3.

 

 

            Ad una prima occhiata il giovane verrebbe facilmente etichettato come afroamericano ma a vederlo bene si noterebbe qualcosa in lui, la pelle troppo chiara forse, e verrebbe allora il sospetto che uno dei suoi genitori o dei nonni possa essere stato quello che la burocrazia definisce un caucasico, un bianco insomma.

            Sta ascoltando una lezione da un docente speciale, un ospite prestigioso della Columbia University,un uomo corpulento con folti baffi grigi.

-… e non dimenticate mai che il primo dovere di un avvocato e di un giudice è servire la Giustizia e non i propri interessi personali.-

            Il discorso termina e c’è un applauso. Il giovane si fa largo tra la folla e chiama:

-Giudice Nelson!-

            Franklin Nelson si gira e guarda il ragazzo.

-Ci conosciamo, giovanotto? Hai qualcosa di familiare.- gli chiede.

-In realtà ci siamo incontrati anni fa quando ero bambino, mi chiamo Jack Casper.-

-Casper? Ho già sentito questo nome... ora che ci penso, ho conosciuto un Casper che lavorava ai Servizi Sociali.-

-È mio padre. Volevo dirle che è grazie a lei che ho deciso di studiare Legge. Mi colpì il suo intervento e quello del suo amico Matt Murdock alla mia scuola a Harlem anni fa. Lei era Procuratore Federale allora.-

-Mi ricordo: fu una giornata movimentata .Ci fu l’irruzione di un gruppo di fanatici e ci volle anche l’intervento di Devil e Falcon per fermarli. E così vuoi fare l’Avvocato?-

-Questa è l’intenzione, signore. Sono qui con una borsa di studio e mi sono iscritto al programma accelerato qui alla Columbia. Spero di essere JD[3] tra cinque anni.-

-Te lo auguro, ragazzo. Hai grinta e determinazione proprio come Matt Murdock. Anche lui si è laureato grazie ad una borsa di studio e ai sacrifici di suo padre, ma questa è un’altra storia e di sicuro non ti interessa. Ti auguro buona fortuna.-

-Grazie signore.-

            Nelson si allontana e Jack rimane silenzioso ed immerso nei suoi pensieri fino a quando non lo scuote la voce di una ragazza:

-Ehi Jack,sei su questo pianeta?-

            Il ragazzo si volta e vede un’attraente ragazza afroamericana dai capelli corti con dei libri sottobraccio.

-Oh… ciao Rosetta, scusami, ero distratto.- le risponde.

-Me n’ero accorta. E comunque sono Regina. Quando imparerai a distinguere me e mia sorella?-

-Mai temo. Per farmi perdonare ti offro un gelato.-

-Facciamo due. Rosetta ci raggiungerà tra poco.-

            Jack ride.

-E vada per due.- afferma.

 

            Le due donne bionde in uniforme percorrono il lungo corridoio e la più anziana, con l’uniforme dei Marines, si rivolge all’altra, che indossa quella dell’Aviazione:

-Non era mai stata in quest’area del Pentagono, Tenente?-

-No, Signora Generale, mai da quando mi hanno assegnata qui.-

-In effetti, l’accesso è abbastanza ristretto per motivi di sicurezza.-

            Si fermano in un’anticamera e la più anziana si rivolge ad una segretaria civile:

-Generale Mace e Tenente Danvers, il Segretario ci aspetta.-.

-Passate pure.-

            All’interno dello spazioso ufficio li attende in piedi un robusto afroamericano dai capelli e pizzetto grigi che indossa un completo gessato scuro.

-Prego, accomodatevi, signore.- le invita a prendere posto su due comode poltrone mentre lui si siede ad una scrivania di quercia.

-Se mi ha chiesto un appuntamento, Liz, deve essere una cosa seria se si è portata dietro anche la sua assistente. Come ha detto di chiamarsi, Tenente?-

-Susan Martha Danvers.- risponde la ragazza un po’ intimorita.

-Danvers come Carol Danvers?-

-È mia zia, Signore.- risponde Susan, consapevole che è una domanda che le faranno spesso.

-L’ho conosciuta. Donna in gamba. Visto che siamo tra amici, lasciamo da parte le formalità. Niente signore o Signor Segretario. Può chiamarmi Rhodey se vuole. E ora veniamo al dunque.-

-È presto detto.- replica Liz -Conosce la Alchemax non è vero?-

-Purtroppo sì.-ribatte James Rupert Rhodes -Che hanno combinato stavolta?-

-Da quello che hanno raccontato, nei loro laboratori di New York stavano lavorando ad una cura per l’antrace quando hanno, per errore, sviluppato un ceppo mutante ultraresistente. Questa è la versione ufficiale, ma io sospetto che l’intento reale fosse quello di creare una nuova arma batteriologica da vendere sul mercato nero al miglior offerente.-

-Sarebbe nello stile di Tiberius Stone...e magari ha già pronto un vaccino da vendere a caro prezzo. Immagino che non sia tutto qui.-

-No, infatti, la notizia è arrivata anche all’Hydra che stamattina ha fatto incursione nei laboratori e si sarebbe impadronita di un contenitore.-

-Magnifico. Un’arma batteriologica simile nelle mani del più potente supergruppo terroristico mondiale.-

-Ho chiesto in via informale a Capitan America di occuparsene e ho allertato anche lo S.H.I.E.L.D., non si sa mai. Comunque… non è tutto…-

-Che altro c’è?-

-Qualche anno fa la Alchemax, per diversificare i suoi interessi, ha acquistato una piccola società aerospaziale e ha messo in orbita dei satelliti meteorologici. Questa la versione ufficiale. La verità è che uno di quei satelliti era stato commissionato dalla D.I.A. e serviva per spiare le installazioni militari e nucleari di un certo paese del Golfo Persico. Stamani alle 11 quel satellite è uscito dalla sua orbita ed ha cominciato a precipitare nell’atmosfera. Ha uno scudo molto resistente e dovrebbe arrivare intatto... piombando su New York tra circa un’ora. Ha un motore nucleare e si stima che l’effetto dell’impatto sarà simile all’esplosione di una bomba nucleare di 10 megatoni.-

            Se fosse possibile, si direbbe che Jim Rhodes sbianca in volto.

-Mio Dio!- esclama.

-Mi sono permessa di chiamare Iron Man in aiuto.-[4] aggiunge Liz.

-Ha fatto benissimo. Tiberius Stone è stato la mia spina nel fianco sin da quando ero Presidente della REvolution e continua ad esserlo. Quando ho accettato questo incarico, ho chiarito alla Presidente Cooper che lo facevo solo per la sicurezza dei nostri ragazzi in uniforme dovunque in questo pazzo mondo e manterrò quest’impegno a tutti i costi.-

            Liz non potrebbe essere più d’accordo.

 

            La ragazza dai capelli neri si chiama Julia Proctor ed ha circa vent’anni, anche se ne dimostra meno di 18. Appartiene ad una famiglia che ha solide tradizioni militari. Le ultime quattro generazioni hanno servito con onore nell’esercito e lei stessa ha considerato l’idea di arruolarsi finché non ha deciso di seguire un’altra tradizione di famiglia che si può dire che l’ha segnata fin dalla nascita.

            La sua vera madre era una tossica che morì poco dopo la sua nascita lasciandola alle cure del supereroe chiamato Nomad, il quale ebbe la brillante idea di metterle una mascherina e ribattezzarla Bucky, Julia si ritrovò, così, suo malgrado, ad essere la più giovane spalla in assoluto di un eroe in costume. Jack Monroe era un uomo molto benintenzionato ma anche molto disturbato. Andarsene in giro per gli Stati Uniti su una moto in cerca di torti da raddrizzare portandosi dietro una neonata non era un’azione molto equilibrata, bisogna ammetterlo, ma non era del tutto colpa di Nomad.

Quando era solo un bambino a Jack Monroe fu somministrato un siero che gli dette particolari facoltà ma che a lungo andare sconvolse il suo equilibrio mentale. Un misto di ipnosi, terapia psichiatrica e farmaci gli restituì una parvenza di normalità che fini presto per infrangersi.

Quando Nomad fu dato per morto,qualcuno ebbe la bella pensata di dare Bucky, ora ribattezzata Julia, in adozione alla famiglia dell’originale Bucky, James Buchanan Barnes. Fino a non molti anni prima Julia credeva di essere la figlia di James Barnes Proctor Jr. poi le rivelarono la verità. Tre giorni dopo scappò di casa con l’idea di ritrovare il suo padre putativo. Non fu facile per una ragazzina di soli 14 anni sopravvivere ai disagi ed ai pericoli di una vita on the road. In quel periodo decise di adottare il nome Jackie Monroe. A 16 anni aveva imparato molte cose, alcune buone e altre cattive e si sentì pronta a tornare indietro. Tornò ad essere Julia Proctor, ma non dimenticò Jackie Monroe e non dimenticò Bucky

            È appena uscita da una lezione all’università che riceve un sms che recita:

“Tra mezz’ora al solito posto".

            A quanto pare, pensa, c’è di nuovo bisogno di Capitan America e Bucky. Sorride.

 

 

4.

 

 

            Come molti suoi predecessori alla guida dello S.H.I.E.L.D. anche l’attuale Direttore preferisce la sala comando dell’Eliveicolo al comodo ufficio nella palazzina che sorge di fianco al più celebre Palazzo di Vetro, sede dell’ONU, palazzina che funge da quartier generale ufficiale della più grande agenzia di sicurezza del Mondo.

            A vederlo, pochi crederebbero che Steve Rogers ha più di cento anni e quei pochi ci riuscirebbero solo perché sono al corrente della sua vera storia, sanno che nelle sue vene scorre il leggendario Siero del Supersoldato, che lui era l’originale Capitan America, creduto morto da anni, è che è ancora così giovane grazie a decenni passati in animazione sospesa e ad un metabolismo che ne rallenta l’invecchiamento,così  che oggi dimostra appena una quarantina d’anni al massimo.

            La giornata di un Direttore dello S.H.I.E.L.D. è sempre piena di grane e oggi non fa eccezione.

-Siete certi che i rapporti siano corretti?- chiede.

-Certo, signore, risponde un ufficiale dai capelli rossi -Non c’è dubbio che l’azione ai laboratori Alchemax è stata opera di un commando dell’Hydra.-

-Anche dopo la fine di Strucker si sono riorganizzati. Avrei dovuto aspettarmelo.- commenta Steve.

-Abbiamo sacrificato la copertura di un infiltrato ma siamo riusciti a scoprire dove hanno portato i bacilli rubati. Capitan America e Bucky stanno andando già lì.-

            Eli e la piccola Julia, Steve non riesce a non pensare a lei se non in questi termini, sono in gamba, ma contro un intero reparto dell’Hydra non guasterà loro un po’ d’aiuto.

-Bene.,- dice infine -L’Hydra è un’organizzazione terroristica internazionale riconosciuta il che rende la cosa di nostra competenza. Voglio una squadra d’assalto pronta tra dieci minuti. La guiderò personalmente.-

-Lei ma…-

-Nick Fury non era il tipo da stare nelle retrovie a girarsi i pollici mentre gli altri combattevano le sue battaglie e io la penso come lui.- taglia corto Steve.

            Odia ammetterlo, ma un po’ di azione gli mancava.

 

            Le due moto sfrecciano sull’asfalto ad alta velocità e i piloti, che indossano un casco bianco rosso e blu, comunicano via radio.

<<Bello avere le coordinate che ti arrivano direttamente al computer di bordo eh, boss?>> dice Bucky.

<<Bada alla strada ragazzina… e non chiamarmi boss.>> replica Capitan America.

<<E tu non chiamarmi ragazzina, sono più vecchia di quanto lo fossi tu quando hai iniziato e scommetto che non ti piaceva essere chiamato ragazzino, non è vero?>>

            Capitan America non risponde, si limita ad arrestare la moto e a levarsi il casco in uno spiazzo assolutamente vuoto.

-Siamo arrivati?- chiede Bucky togliendosi a sua volta il casco -Ma com’è possibile che l’Hydra abbia un covo in un posto così desolato?-

            Improvvisamente dei portelli ben mimetizzati si aprono e saltano e dal sottosuolo e fuori agenti dell’Hydra ben armati che cominciano a sparare.

-Ecco la tua risposta.-commenta Cap.

 

            La ragazza col costume verde così simile al primo usato da Falcon e che si fa chiamare Ladyhawk si muove circospètta per i tetti di Harlem. Sembra che l’attività criminale sia al ribasso stanotte. Le piacerebbe credere che è merito suo ma ha la sensazione che ci sia altro di mezzo. Non è da molto nel mondo dei vigilanti in costume ma ha già sviluppato quella specie di sesto senso che le fa capire che non tutto è come dovrebbe.

            Non saprà mai se è stato il suo sesto senso o un rumore causato dalla goffaggine del suo avversario, ma si volta appena in tempo per vedere una grossa arma con sei canne impugnata da un nero che veste un impermeabile ed un buffo cappello.

-Cosa?- esclama la ragazza.

-Dì ciao a Josh.- dice l’uomo.

            E spara.

 

 

5.

 

 

            Ladyhawk si abbassa appena in tempo: la rosa di pallettoni sparata da ciascuna delle due canne la manca per un soffio. Se anche una sola l’avesse colta, ora sarebbe morta e se tutte e sei l’avessero presa… non vuole nemmeno pensare a cosa sarebbe rimasto di lei.

-Ma chi Diavolo sei?- chiede.

-Non lo sai?- ribatte l’altro -I giovani d’oggi non hanno più rispetto per le vecchie glorie: io sono Cockroach Hamilton e questo è Josh.-

            Che razza di sciroccato dà un nome al suo fucile? Si chiede la ragazza mentre lancia il suo rostro contro il suo avversario. Una mossa che Falcon non avrebbe approvato, pensa, ma Falcon non è qui, ci sono io.

L’altro alza istintivamente le mani a proteggere il volto e così facendo lascia cadere la sua arma.

Ladyhawk ne approfitta per saltare e sferrargli un calcio. Senza quella specie di fucile non è niente di che: lo sistemerà facilmente.

Errore: Hamilton cadendo a terra le fa lo sgambetto e lei cade in avanti. Il suo avversario recupera l’arma.

-Josh non è molto contento di come l’hai trattato e adesso…-

            Cockroach non ha il tempo di proseguire: qualcosa lo colpisce alla nuca facendolo stramazzare svenuto

-Devo sempre pararti il sedere?- dice una voce femminile.

            Alle spalle di Cockroach Hamilton è apparsa un’altra Ladyhawk.

 

            Circondati da uomini armati fino ai denti, la leggendaria Divisione Tigre dell’Hydra, una situazione in cui due persone comuni non avrebbero speranze di cavarsela, ma loro non sono persone comuni: sono Capitan America e Bucky.

            A suo tempo Eli Bradley non era stato entusiasta di dovere, parole sue, far da balia ad una ragazzina, ma ora deve ammettere che Julia se la cava molto bene. Unico neo: sembra divertirsi troppo. Questo non è un gioco ma una cosa dannatamente seria.

            Mentre Bucky si dà da fare con un mix di mosse di arti marziali e lotta da strada, Cap lancia il suo scudo e disarma e abbatte quattro avversari in un colpo solo. Perfetto.

-Vieni!- urla a Bucky -Entriamo!-

-Agli ordini capo!- replica la ragazza e si tuffa in una delle aperture nel terreno. Cap sbuffa e la segue verso chissà dove.

 

            In un rifugio segreto e lontano due uomini e una donna osservano su uno schermo lo svolgersi degli eventi.

-L’intervento di Capitan America è una dannata seccatura.- dice quello al centro, con il volto coperto dalla maschera e che indossa il classico costume del Supremo Hydra.

-La loro interferenza era prevista.- minimizza alla sua sinistra l’Hydra Imperiale, che indossa, oltre alla tradizionale uniforme dell’Hydra, anche un cappuccio integrale e una mantellina -Entro un paio di minuti al massimo il loro intervento non avrà più importanza.-

-Stanno arrivando rinforzi dallo S.H.I.E.L.D.- avverte la bionda Madame Hydra in tuta aderente verde e frustino in pugno -Posso scatenare su di loro il secondo reparto Tigre?-

-Hai la mia autorizzazione.- replica il Supremo Hydra -Li voglio tutti morti quei bastardi, a cominciare dal Direttore Rogers.-

            L’ordine viene dato.

 

 

6.

 

 

            La prima Ladyhawk si rivolge bruscamente alla seconda:

-Che cavolo ti è saltato in testa, Regina? Potevo sistemarlo da sola.-

-Come no, Rosetta.- risponde l’altra sarcastica -Si vedeva benissimo che eri in vantaggio.-

-Hai rischiato di far saltare la nostra copertura.-

-Balle! Non si è nemmeno accorto di cosa lo colpiva. Non saprà mai che siamo in due.-

-Che ne facciamo di lui?- chiede Rosetta, ora più calma.

-Avvertiremo la polizia, che se la sbrighino loro con lui.- risponde la sorella.

-Lavora per lui… lo hai capito?-

-Ma certo, per chi mi prendi? Lo sapevamo che prima o poi ci avrebbe mandato contro qualcuno, l’avevamo messo in conto.-

-Se… se sapesse chi siamo…-

-Probabilmente non gliene importerebbe nulla. Credi davvero che provi qualcosa per chiunque non sia lui stesso?-

-Già… hai ragione.-

-Su, andiamo prima che quest’idiota si svegli.-

            Le due ragazze in costume scivolano tra le ombre della notte ed in breve sono scomparse.

 

            Eli Bradley ha la forte tentazione di strangolare la sua partner. Che le è preso di gettarsi allo sbaraglio nel tunnel senza controllare che non ci fossero immediati pericoli?

            Può immaginarsi cosa risponderebbe a questo rimprovero da parte sua:

-Tu avresti fatto lo stesso al posto mio.-

            Forse è vero… anzi; è sicuramente vero ma ai tempi in cui era più giovane, era Patriot, ora è Capitan America, ha delle responsabilità che pesano come macigni sulle sue spalle.

            Vede Bucky abbattere a calci due agenti dell’Hydra e salta piombando sui rimanenti sgominandoli senza grossi problemi.

-Scommetto che i veri guai ci aspettano dietro questa porta.- afferma.

-Allora apriamola.- ribatte Bucky e spinge il pesante portello.

            Nella stanza dall’altra parte un agente dell’Hydra sta svitando un tappo. Li guarda e sorride dicendo:

-Troppo tardi.-

 

            Steve Rogers guida in suoi uomini all’assalto. Gli uomini dell’Hydra ancora rimasti in piedi sono facilmente sistemati e quando sono tutti a terra o si sono arresi ordina:

-Mettete in sicurezza l’area. Finché non saremo sicuri che quel maledetto contenitore è al sicuro nessuno deve avvicinarsi.,-

-Signore… guardi!-

            Steve guarda nella direzione indicata dall’agente che ha parlato. Un nugolo di agenti dell’Hydra sta arrivando pesantemente armato e sospinto da Jetpack.

-Formazione di combattimento!- urla Steve,

            Le cose saranno meno facili di quel che sembrava sino a poco prima.

 

 

7.

 

 

Lo scudo di Capitan America saetta in aria e colpisce l’uomo dell’Hydra alla mano facendogli perdere la presa sul contenitore.

            Bucky scatta e l’afferra prima che cada a terra.

-Preso!- urla.

-Sciocchi!- esclama il gerarca dell’Hydra -Non vi servirà a nulla.-

-Che intendi dire?-. replica Cap afferrandolo per il bavero.

-In quel contenitore c’era solo una piccola parte del bacillo mutante. Il grosso è su un aereo diretto a Washington e non potete più fermarlo.-

-Questo lo dici tu. Grazie per l’informazione comunque. Rogers, hai sentito?-

<<Forte e chiaro.>> risponde Steve Rogers all’auricolare nel cappuccio di Eli <<Ce ne occuperemo subito.>>

            Eli Bradley si augura che basti.

 

            Steve Rogers sospira. Ha sempre saputo che sarebbero arrivati dei momenti in cui avrebbe dovuto prendere certe decisioni difficili, ma questo non vuol dire che gli piaccia farlo. In questo caso deve scegliere tra la vita di molti innocenti e quella di chi vorrebbe togliergliela. Una scelta obbligata.

-Qui il Direttore Rogers, bersaglio confermato. Ripeto; bersaglio confermato. Procedere come stabilito.-

            L’Hydra si illudeva se sperava davvero che fossero caduti nel suo piccolo inganno ma così non è stato.

            Sopra la sua testa gli occupanti di un aereo con le insegne dell’Hydra hanno appena il tempo di vedere un missile dirigersi verso di loro, poi sono colpiti e l’aereo è avvolto da una bolla di migliaia di gradi di calore che vaporizza veicolo, strutture e il mortale contenuto batterico.

            A terra la squadra dello S.H.I.E.L.D. sconfigge gli ultimi agenti dell’Hydra. La minaccia, almeno per oggi, è finita.

 

In un rifugio segreto Il Supremo Hydra, l’Hydra Imperiale e Madame Hydra hanno seguito l’intera sequenza di eventi.

-Non importa chi c’è dietro quella maschera...- dice l’Hydra Imperiale togliendosi il cappuccio e rivelando il volto di Andreas Strucker -… è sempre una spina nel nostro fianco.-

-Dovremo provvedere ad eliminarlo… lui e la ragazza che si porta dietro.- aggiunge sua sorella Andrea.

-E lo faremo… a tempo debito.- taglia corto il Supremo Hydra -Abbiamo perso una battaglia ma la nostra forza è ancora intatta ma alla fine saremo noi a vincere la guerra perché l’Hydra non può essere sconfitta.-

            Solleva il braccio destro in alto ed esclama:

-Heil Hydra!.-

            Imitato dai suoi fratelli in arme.

 

 

8.

 

 

            La donna al telegiornale del mattino non sembra aver dubbi:

<<… ed è solo grazie al pronto intervento di Capitan America e delle forze dello S.H.I.E.L.D. che un terribile pericolo è stato sventato.>>

-Mai una volta che nominino Bucky.- borbotta Julia Proctor -Come se non esistesse.-

-Hai detto qualcosa, tesoro?- chiede la donna davanti a lei mentre la inquadra meglio nell’obiettivo ad alta definizione.

-Nulla di importante.- risponde lei.

-Bene, allora da brava, rimettiti in posa, facciamo felici tutti i tuoi fans.-

-Non chiedo di meglio.- è la risposta.

            Mentre si mette in posa ammiccante Julia si chiede come reagirebbero i suoi conoscenti e la sua famiglia se sapessero che per mantenersi agli studi ha scelto di fare la modella glamour con il nome di Jackie Monroe. Alla fine conduce una tripla vita e non ne cambierebbe nessuna.

Dulcis in fundo, stasera si vede con Amy, cosa potrebbe volere di più?

 

            Jack Casper arriva al campus della Columbia University pronto ad assistere alla prima lezione del giorno. Non si è ancora abituato a questo posto così vecchio e pieno di tradizioni e si ritiene fortunato ad esservi stato ammesso. Senza la borsa di studio, però avrebbe dovuto ripiegare su altre scelte, ma non vuole starci a pensare troppo. Sua madre ha sempre avuto grandi speranze su di lui e Jack è contento di non averle deluse, non per il momento almeno.

            Il suo volto si illumina quando vede arrivare dalla direzione opposta le due gemelle Taylor, Regina e Rosetta, brillanti matricole di Scienze Politiche e belle ragazze, anche se dal carattere un po’ spigoloso. Forse non sono proprio contente che la loro carriera universitaria sia finanziata dai soldi di un notorio gangster. Jack sa anche che da anni circola la voce che siano proprio figlie di Boss Morgan, una voce che la loro madre, la leggendaria Leila Taylor, si è sempre rifiutata di confermare.

Jack non può negare che gli piacciano entrambe e una scelta non è facile.

-Come va ragazze?- chiede.

            Regina, o almeno lui pensa che sia Regina, risponde con un borbottio, ma Rosetta, ammesso che sia lei, è più amichevole:

-Abbiamo avuto una pessima serata ieri ma a Rosetta passerà presto.-

            Ecco, ha sbagliato un’altra volta ma per fortuna le gemelle non se ne sono accorte.

            Un ragazzo arriva e dice:

-Ehi, avete sentito? L’abbiamo scampata bella ieri: Iron Man ha bloccato un satellite che stava per cascarci in testa[5] e Capitan America ha impedito all’Hydra di liberare sulla città un virus letale.-

-Bah… -sbuffa Rosetta Taylor -… quelli sono sempre attivi contro i terroristi internazionali ma cosa fanno davvero per i criminali che infestano le nostre strade? Chi pensa alla gente comune?-

            Rosetta non ha torto, pensa Jack, anche a lui piacerebbe poter fare qualcosa per gli altri in qualche modo.

 

            Morgan sbatte il pugno sul tavolo.

-Sono circondato da completi imbecilli!- sbotta.

-Lascia la cosa in mano mia e ti garantisco che scoverò Ladyhawk e non sarà più un problema per te.-

                A parlare è stato un inquietante albino dalla pelle color avorio e un’età indefinibile. La voce è quasi un sussurro ma mette i brividi, forse proprio per questo.

-So che sei un… uomo di talento, Lapide…- replica Morgan -… ma…-

-Ma temi che sia troppo vecchio per un lavoro simile, non è vero?- ribatte Lapide –Fidati: quella pupattola in costume sparirà dalla circolazione e parleremo del mio compenso quando avrò finito il lavoro.-

-Io… ci devo pensare.-

-Come desideri ma se cambi idea, sai come trovarmi.-

            Lonnie Lincoln, meglio noto come Lapide, esce dalla stanza lasciandosi dietro un Morgan ancora corrucciato e preoccupato.

 

 

9.

 

 

            Eli Bradley solleva la testa dal cofano dell’auto e dice:

-Ecco fatto., ora dovrebbe andar bene.-

            Il suo giovane assistente prova a mettere in moto e quando sente il familiare rumore del motore che si accende replica:

-Perfetto, capo.-          

-Non c’è che dire, Eli, hai un talento naturale per queste cose.-

            A parlare è stato un afroamericano di circa quarant’anni che entra proprio in quel momento nell’officina.

-Jody!- esclama Eli -Non dirmi che da Harlem sei venuto fin su nel South Bronx perché hai problema alla tua auto.-

-Non è poi così lontano.- replica, tranquillo, Jody Casper -Ma per la verità, ero venuto a chiederti di riconsiderare la mia proposta.-

-Lavorare per i Servizi Sociali? No, grazie, ho sempre odiato la burocrazia.-

-Potresti fare molto al posto giusto.-

-Sono già nel posto giusto e faccio qualcosa di utile per la mia comunità.-

-Ho capito l’antifona. Certo che sei un bel testone,-.

            Eli sorride.

-Me lo diceva anche tuo zio… e temo che avesse ragione.-

-Zio Sam aveva spesso ragione su molte cose.- replica Jody -Se non gli avessi dato retta… a lui e a quel suo amico bianco, Steve Rogers… oggi sarei in carcere o morto.-

-È quel che cerco di evitare ai ragazzi di qui, ma non è sempre facile: il Bronx non è mai al primo posto nella distribuzione dei fondi.-

-Ne parlerò al Sindaco. Rigger è sempre stata sensibile ai problemi delle aree disagiate dopotutto.-

-Rigger?-

-Non ricordi che la chiamavano così quando era la dura di Codice Blu? Chissà quante volte l’avrai incontrata a quei tempi.-

-Un sacco, in effetti, e non avrei mai immaginato che si sarebbe data alla politica.-

-La gente ci riserva un sacco di sorprese, non credi?-

-Questo è certo. Su, andiamo a farci un buon caffè. Offro io.-

 

            Il giovane di nome John Matthew Casper si presenta alla Chiesa Battista di Harlem e si rivolge ad una donna che sta sistemando l’altare:

-Ciao, mamma.-

            Nyla Casper si gira e sorride nel vedere il figlio.

-Jack, è bello vederti qui.- gli dice abbracciandolo -Non vieni tanto spesso da quando vai all’Università.-

-Mi spiace mamma, ho sempre molto da fare. Ma ora sono qui.-

            Chiacchierano un po’ e poi Jack chiede alla madre:

-Vorrei la chiave dello scantinato, se non ti spiace.-

-Ma certo, ma… perché ti serve?-

-Ci… ci sono dei vecchi libri dello Zio Sam che mi potrebbero servire.-

            Nyla lo guarda perplessa, ma alla fine gli dà le chiavi che ha chiesto. Pochi minuti dopo Jack sta frugando tra vecchi bauli e dal fondo di uno di essi trova un costume bianco e rosso, il costume appartenuto al suo prozio adottivo: Sam Wilson, alias Falcon.

 

            Il Generale Elizabeth Mary Mace rilegge per l’ultima volta il rapporto e poi clicca su salva.

-E così ancora una volta i nostri eroi hanno salvato il mondo.- commenta.

-Sbaglio o c’è del sarcasmo nella sua voce generale?- chiede la sua assistente.

-Sbaglia, tenente, ho il massimo rispetto per i supereroi. Fanno un lavoro importante, diciamo così, e non sono pagati… beh la maggior pare di loro perlomeno.-

-Quanti ne ha conosciuti da quando fa questo lavoro?-

-Tanti, troppi forse.-

            Qualcosa nello sguardo di Liz Mace dice a Susan Danvers che la donna si è persa in chissà quali ricordi, poi il momento finisce e lei dice:

-Su, andiamo. Per oggi abbiamo finito, è ora di tornare a casa, dalle nostre famiglie.-

-Lei ha due figli, non è vero?- chiede ancora Susan.

            Il volto di Liz Mace si illumina mentre risponde:

-Sì: Jeff e Martin. Io e mio marito siamo molto orgogliosi di loro. Quel che faccio, lo faccio perché quando saranno adulti il Mondo sia un posto più sicuro.-

-Le piacerebbe che seguissero le sue orme?-

-Chissà? Quando sarà il momento, sceglieranno in piena libertà la loro strada. Io non mi opporrò né li forzerò. In fondo è questa la migliore eredità che posso lasciare loro: la libertà.-

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ed eccoci arrivati alla fine di un episodio molto particolare che celebra  15 anni di Marvelit.

            Una celebrazione grazie alla quale abbiamo gettato uno sguardo su un futuro possibile del nostro universo narrativo. Un futuro possibile abbiamo detto, perché non è detto che nelle storie ordinarie le vite dei nostri eroi e comprimari seguano gli sviluppi che abbiamo accennato qui… o magari sì, chi può dirlo con certezza adesso? -_^

            Molte domande rimangono volutamente senza risposta: Che fine ha fatto Falcon ovvero Sam Wilson? Jack Casper diventerà il nuovo Falcon? Morgan scatenerà Lapide contro Ladyhawk e scoprirà mai la verità sulla nuova supereroina? Chi è il nuovo Supremo Hydra? Forse non lo sapremo mai.

            Col prossimo aggiornamento si riprendono le fila della narrazione là dove era  stata interrotta.

            Vi aspetto.

 

 

Carlo



[1] United States Air Force

[2] National Intelligence University

[3] Juris Doctor.

[4] Vedi lo Speciale Next di Iron Man.

[5] Sempre sullo Speciale Next di Iron Man.