Ragno Nero # 4

Detective story.

di Yuri N. A. Lucia.

Giornata dannatamente calda nella vecchia Big Aple. Sentivo che se non avessi preso un bel boccale della buona limonata di zia May mi sarei squagliato come un cioccolatino svizzero lasciato troppo al sole. Guardai fuori dalla finestra e diedi un’occhiata al vecchio ponte di Brooklyn, una vista che mozzava il fiato come al solito. L’interfono mi richiamò dai pensieri che mi avevano assalito come la marea d’estate in quelle lontane coste tropicali, quando la luna alta nel cielo si colora di un pallido… mi diedi uno schiaffo, costringendomi ad interrompere quella serie di pensieri decisamente troppo prolissi per un uomo d’azione come Abel Fitzpatrick, Dio avesse voluto storcere un piede a tutti i nemici dell’Irlanda e degli irlandesi.

“Si Betty… che c’è?”

“Una signora Boss, che chiede di vederla ora.”

Presi un avana dalla scatola che avevo sulla mia scrivania, e dopo essermelo acceso con un cerino sfregato sotto la suola delle mie costosissime scarpe italiane le risposi:

“Falla accomodare.”

Mi buttai sulla sedia, con i piedi sul tavolo, aspirando con gusto quel dolce veleno che mi costava 20 verdoni al pezzo. Lei entrò con passo felino e per poco non ingoiai il sigaro. Era una pupa come di quelle che si vedono nelle pubblicità di auto di lusso, o in film con gente tipo Humprey Bogart... bella, sensuale, con un passo da Regina di Saba, che ti guardava dritto con due enormi occhioni scuri da dietro la retina di quel cappellino alla moda che portava, ancheggiando in modo da farti sognare il paradiso mentre immaginavi le forme di dietro ed intanto vedevi quelle davanti ballonzolare morbidamente.

"Signor Fitzpatrick..."

Scattai su come una molla e non da solo...

"Signora..."

"Tannhill..."

"Signora Tannhill, è un vero piacere, la prego, si accomodi pure qui."

Sedendosi i suoi capelli, neri come la notte e tagliati fino alle spalle, ondeggiarono piacevolmente e mi ritrovai ad immaginarmeli sopra mentre lei... mi scossi cercando di mantenere una parvenza di professionalità, del resto l'immagine era qualcosa di importante per uno come me. Lei cominciò a parlare muovendo quelle labbra piene e sensuali ed io fui ipnotizato da quella voce calda e seducente.

"Vede sig. Fitzpatrick, sono venuta qui da lei perchè ho bisogno dei suoi servigi. Una mia amica, che per una questione di infedeltà coniugale si era rivolta a lei l'anno scorso, mi ha molto parlato bene della Fitzpatrick e Hardy: New York Private Eyes. Le premetto che la questione per cui sono venuta è della massima importanza e va trattata nel modo più delicato e discreto possibile."

Annuì con vigore, forse anche eccessivo, dovevo distogliere assolutamente lo sguardo da quel paio di...

"Certamente la discrezione e la delicatezza nel trattare i diversi casi, sono tra gli elementi che hanno fatto grande la nostra attività. Ricordi che tutto quello che mi dirà sarà coperto dal più assoluto riserbo e considerato altamente confidenziale."

"La ringrazio signor Fitzpatrick... le dispiace se la chiamo Abel?..."

"Certamente che no signora Tannhill..."

"Il suo è un bel nome, molto dolce. Lei mi chiami pure Annabelle... non è curioso che tutti e due i nostri nomi comincino per A?"

"Decisamente Sig... Annabelle."
Mi sorrise in modo amabile, piegando quella bocca in un arco che non chiedeva altro che di essere baciato, sbattendo in modo irresistibile quegli occhi da cerbiatta. Sospirò, in modo abbastanza ambiguo, e dopo quell'istante di pausa, riprese l'esposizione del caso.

"Vede Abel, io sono sposata con Calbert Philleas Tannhill, lo conosce?"

Mandai un lungo fischio di sorpresa.

"Certo signorina, neanche le formiche ignorano in questa città chi sia, dal momento che è il padrone di una buona metà."

"Oh, si, effettivamente è un uomo molto potente il mio Cally, ma poco prudente visti i suoi numerosi nemici... io ultimamente temo per lui. Ha ricevuto delle minacce anonime..."

"Al suo servizio ha un gorilla molto ben addestrato da quello che so..."

"Si, ma non credo basti... vorrei che lo seguisse a sua insaputa, sa, lui ha rifiutato la mia proposta di assumere qualche altra guardia del corpo..."

"Ma Annabelle, non vorrei contrariarla, ma io sono un detectieve, non una guardia del corpo..."

"Appunto. Io vorrei anche lei lo seguisse, e mi riferisse di ogni suo spostamento. Credo che i suoi ultimi affari di cui non mi parla, siano strettamente connessi alle minacce che ha ricevuto... ha due settimane di tempo, gli ho detto che sarei stata via città tanto, in visita ad una parente nel sud. Lei è in grado di assumere l'incarico?"

"Certo che sì, non dubiti delle mie capacità Annabelle..."

"La prego... mi dia del tu..."

Le sue parole erano una musica che carezzava e solleticava in modo malizioso e alquanto pericoloso... mi sentivo estasiato, mi tirai di nuovo su per darle la mano.

"Ovviamente il suo compenso sarà più che generoso. Conosco il suo onorario e sono pronta a saldarlo in anticipo, aggiungendo alla fine un premio extra... dovrà riferirmi tutto, questo è l'hotel dove potrà trovarmi..."

"Diamoci del tu entrambi… ti prego..."

"Certo caro, su questo bigliettino c'è anche il numero di telefono. Contattami pure se necessario... ti auguro buona fortuna."

C'era qualcosa di lascivo mentre stringeva la mia mano, qualcosa di voluto che mi fece sussultare. Si congedò da me con modi da gran signora ed io mi ritrovai a fissare la porzione di spazio occupata dal suo bel... chiamai Betty che aprì la porta presentandosi in tutto il suo splendore, che per molti versi, non era certo secondo a quello della signora. Mandai un secondo lunghissimo fischio.

"Qualcuno oggi è splendido come il sole..."

"Smettila di fare il cascamorto Abe, piuttosto ricordati che devi ancora staccare l'assegno con il mio stipendio. Io ho delle bollette da pagare, conti da saldare e dopo... non mi dispiacerebbe affatto mangiare."

"Awn, come sei venale, sempre a pensare al danaro, danaro, danaro! Comunque ho bisogno di te, contatta  Flash e Pete, e digli di avviare una ricerca per conto mio su Calbert Tannhill, voglio sapere tutto, dal numero di mutande che porta all'ultima transazione finanziaria della Tannhill e Tannhill corp. Digli di prendere informazioni anche sull'ultima moglie del vecchio ciccione, Annabelle Tannhill: chi è, da dove viene, etc. etc."

"Non era la bellona entrata? Quella con quel bel vestito alla moda e quella gonna con spacco vertiginoso che sculettava su quei trampoli entrata qui? Ma non è la nostra cliente?"

"Complimenti per la radiografia! Si, appunto, io mi informo sempre sui miei clienti. Spesso a loro insaputa, in modo da venir a conoscenza di cose interessanti. Ora su, al lavoro, guadagnati l'assegno che ora ti stacco e stai allegra, se farai tutto bene, domani ti stacco anche un bel fuori paga, così magari ti compri una bella gonna come quella della signora... ti starebbe mica male una cosa del genere bambola..."

"Tu sogni caro. Il fuori busta lo prendo volentieri, ma lo spendo per quello che dico io."

Mi sorrise caustica ed uscì dall'ufficio. Cara vecchia Betty, era la stessa di quando ci conoscemmo anni fa.

Erano le 11 del mattino ed io avevo già una pista da seguire. Nonostante il cielo coperto, c'era un insopportabile cappa d'afa sulla città, di quelle che ti fanno allentare la cravatta per cercare di respirare un po'. Avevo fatto di persona qualche telefonata, sentendo i miei contatti, tra cui Ned Leeds il soffione, l'ex di Betty, che aveva sempre qualcosa di interessante sul conto di tutti. Mi aveva raccontato che ultimamente Tannhill e suo fratello Hitchcliff, trattavano un affare piuttosto delicato con tale Mr. Yamahada Sakurai, un gentleman nipponico dai modi piuttosto raffinati e, a quanto pareva, decisamente in grana. Girava con una Rolls ultimo modello e vestiva abiti firmati che costavano parecchi verdoni. Era in città da quasi un mese, e frequentava di giorno i pranzi delle case e dei salotti più in, e la sera i club più costosi. Era anche un'amante del proibito, da quello che aveva scoperto Neddy. Spesso si recava al Blu House ad Harlem, il miglior locale della città se volevi Wiskey e Jazz... nonchè belle e accondiscendenti signorine. Nonostante si praticasse il contrabbando e lo sapessero tutti, la polizia chiudeva sempre un occhio o due, visto che molti papaveri vi si recavano. Era una vera istituzione, un monumento alla corruzione e al piacere quasi legalizzato. Mama Lo, così si faceva chiamare, era la sua proprietaria. Era una mulatta di una quarantina d'anni, ancora piuttosto attraente e molto scaltra, che aveva saputo come trarre vantaggio dalle attuali leggi. Avrei fatto una chiacchierata anche con lei più tardi. Ora mi interessava cominciare a raccogliere un po' di informazioni sull'affare Sakurai, perché poteva essere un buon punto di partenza. Qualcuno poteva fare pressioni sul vecchio culo di piombo perché la cosa andasse male: il che mi dava anche un idea su chi indagare e su chi no; oppure, paradossalmente, poteva essere lo stesso Sakurai o chi per lui ad attuare questo tipo di pressioni psicologiche. Vuote minacce che avrebbero reso più frettoloso Calbert nel chiudere le transazioni che avrebbero alla fine, potuto rivelarsi ben più vantaggiose per l'orientale. Tutto poteva essere, non sarebbe stata  la prima volta in cui avrei assistito a qualcosa del genere. Non era completamente inusuale e non volevo scartare a priori nessuna ipotesi, non prima di averne formulata qualcuna abbastanza credibile almeno. Dovevo scoprire in che cosa consisteva esattamente l'affare: Leeds mi aveva detto che solo pochi ne erano a conoscenza, i due uomini d'affari ci tenevano che i loro bussines rimanessero riservati, e che avere informazioni più dettagliate era difficile. Il buon vecchio Ned alla fine della telefonata mi aveva chiesto di Betty, cercando di non farmi capire quanto le mancasse: povero diavolo!

Avevo un nome tanto per iniziare, quello di Octavius, un faccendiere che solitamente faceva da intermediario per tutti e fra tutti in questa pazza metropoli. Un tipo che, da quel che sapevo, non si faceva molti scrupoli morali sul chi fossero i suoi committenti ma che badava molto al saldo del proprio onorario. Era il classico squalo in doppio petto, aria distinta, modi finto bonari, capace di conversare in modo colto, aveva persino una laurea di Harvard il bastardo, e lo chiamavano il Dottore Piovra, per via delle sue mani in pasta praticamente ovunque. Era stato, anche  un noto baro di professione, anche se ovviamente era impossibile provarlo. Era quel genere di cosa risaputo da tutti ma che di fatto poteva essere considerata solo una maldicenza. Ma nel suo caso non era così. Doveva vedersi allo Spade bar sulla quindicesima con un tale, Kravinov, un altro mediatore, per discutere di faccende inerenti all'affare Tannhill Sakurai. Mi sarei recato sul posto, avrei aspettato un po' in macchina, fuori vista possibilmente, e poi sarei entrato, cercando di tirare fuori qualche informazione da quelli che erano lì. Di solito saltavano fuori cose interessanti in quel modo. Ah, la dura vita del detectieve!

Qualcosa accadde, e direi che si trattava di qualcosa di grosso. I due salirono assieme sulla vettura di Octavius, che pochi istanti dopo, fece boom. Ci fu una fiammata altissima e i pezzi della Buick volarono dappertutto. Sfondando vetrine e, solo miracolosamente, non ferendo nessuno. Non ebbi dubbi neanche per un istante: quella era un esecuzione in piena regola. Ma chi l'aveva ordinata, e perché? L'affare si complicava terribilmente.

Ore 13.00. Stavo dando un'occhiata a distanza, la polizia era arrivata da un pezzo, e anche gli sciacalli della stampa. Tra loro riconobbi il mio vecchio amico Ulrick che mi fece un cenno con il capo quando si accorse di me. Preferii evitare di far finta di non averlo visto... del resto sarebbe stato del tutto inutile.

"Bene bene, guarda qui chi c'è. E' un caso che il famoso e discusso detectieve privato Fitzpatrick sia presente sul luogo di questo efferato delitto?"

"Piantala Ben, risparmia questa immondizia per i lettori del tuo giornale da quattro soldi. Mi trovavo a passare di qui per caso."

"Il caso è solo una scusa che noi tiriamo fuori per giudicare la nostra mancata comprensione dei fatti."

"Ma senti che filosofo! Dovevo andare allo Spade per fare un po' di domande. Mi sto occupando di un caso, stavo parcheggiando quando ho sentito e visto il botto."

"Un caso? E che caso?"

"Andiamo, ci conosciamo da anni, sai che rispetto il segreto professionale."

"Si, si, fino a che ti fa comodo... come se non sapessi con chi ho a che fare."

Ci scambiammo un sorriso, infondo non ci eravamo antipatici e lui non era il peggiore tra gli avvoltoi della cronaca. A modo suo aveva un'etica professionale e cercava di attenercisi ogni qual volta gli era possibile, anche se, ogni tanto, si trovava forzato a scavalcarla. Io lo sapevo bene, la vita era così, inutile mentirsi o atteggiarsi a incorruttibili. Gli avevo raccontato una mezza verità perché mentirgli completamente lo avrebbe messo sul chi va là e se avesse fiutato la possibilità di una storia, non me lo sarei più levato dalle costole. Aveva sbagliato lavoro, doveva fare anche lui un detectieve. Quando voleva sapeva arrivare anche la dove i professionisti non riuscivano. Ci salutammo ed io tornai apparentemente ad occuparmi dei fatti miei chiedendomi se l'accaduto non fosse invece correllato con la mia indagine. Sicuramente Ulrick aveva ragione: il caso era una mera giustificazione alla nostra mancanza di comprensione degli eventi.

Avevo chiamato da Pete per sapere se aveva scoperto qualcosa e mi aveva risposto sua moglie Jeanny, gran bella donna! Fortunello il mio gemello ad essersela sposata! Io avevo sicuramente avuto più donne ma a cascare meglio alla fine era stato proprio lui. Dopo avermi detto che la zia ci voleva tutti e tre, noi i suoi nipotini prediletti, per cena il prossimo Giovedì, mi disse che mi aspettava al Bean Coffè, alle 19.00. La ringraziai e mi diressi verso la casa del mio amico, George Stacy.

“Ciao Georgy boy!”

Lo salutai quando mi aprì la porta, sorridente come suo solito. Mi invitò ad entrare ed io non me lo feci ripetere due volte.

“Allora Abel, come vanno le cose all’agenzia?”

“Tutto come al solito George. Si cerca di andare avanti…”

“Gwen… chiede sempre di te…”

“Davvero?”

Ingoiai un bel po’ di saliva. Non riuscivo proprio a digerire il fatto che lei ed io non stessimo più insieme.

“Senti amico mio, sono venuto qui perché ho bisogno di informazioni. Che mi puoi dire del fatto di stamani? Si è fatta qualche ipotesi su chi possa aver steso quei due fetenti di Octavius - Kravinov?”

Stacy mi dette ben poche informazioni sul fatto in se stesso, ma parecchie sul conto dei due malviventi. Sicuramente avevano una lista di nemici lunga da qui al Missisipi ma ero convinto che a dargli l’altro mondo era stato qualcuno connesso al caso a cui stavo lavorando io… il mio senso di detective non sbagliava mai. Salutai il vecchio Capitano in pensione e andai al ronde vouz con Pete.

Ricevetti una serie di informazioni molto interessanti sul conto della femme fatale che avevo visto nel mio ufficio diverse ore prima. Era di origini europee la signora, padre inglese e madre francese. Aveva studiato alla Sorbona di Parigi ed era stata una campionessa di atletica leggera femminile, non mi stupiva che avesse un fisico così sodo… e, sorpresa, sorpresa, era stata già sposata, con un tipo di nome di Alan MacCurry, che, tra l’altro, era stato un socio proprio del buon Thannhill… matrimonio durato molto poco visto che Annabelle era rimasta vedova solo un anno dopo. Uno sfortunato incidente automobilistico: la buon anima era un appassionato di corse con fuoriserie da urlo e mentre cercava di battere il record della pista di Belville con la sua Bugatti nuova fiammante, arrivata appena una settimana prima dalla Francia, si era cappottato, finendo intrappolato tra le fiamme… gran brutta morte. E dire che la sua dolce metà si era dichiarata più volte preoccupata per questa passione del maritino e lo aveva sconsigliato a più riprese di cimentarsi in corse pericolose, come quella che si apprestava ad affrontare. Durante il funerale si era comportata con una dignità e una compostezza esemplare, era vestita in modo elegante e sobrio, come si addice ad una del giro di quelli che conta. Pete, Dio benedica la sua meticolosità nel controllare i particolari delle storie che ricostruiva, aveva anche scoperto che la bella “Vedova Nera”, aveva fatto stipulare all’estinto, una corposa polizza vita e, come sua legittima sposa, si era presa più della metà dei beni di MacCurry. Niente male… e dopo un viaggio in Spagna, a vedere la corrida a Madrid, seguito da una puntatine a Parigi per trovare dei parenti, conosce Thannhill ad una festa mondana newyorkese, a casa del finanziere Wilson Fisk… è amore al primo sguardo. Una bella storia d’amore, anche se ci sono delle preoccupanti analogie con quella precedente: il nuovo sposo è molto più grande di lei, 30 anni di differenza, 5 in più rispetto al precedente e anche il nuovo partito è ricco da far schifo…

“Sai se ha fatto stipulare a Thannhill una polizza vita? Hai qualche particolare su eventuali accordi matrimoniali?”

“No Abel… ancora non ho trovato niente… ho avuto troppo poco tempo.”

“Per aver avuto a disposizione una sola giornata me ne hai dette di cose.”

“Sai che sono il migliore in quello che faccio.”

Dove avevo sentito quella frase?

“Ora vado Pete, ci vediamo da zia il prossimo Giovedì, se hai qualcosa d’altro, fammi un colpo di telefono.”

Entrai nel ufficio di Fisk più o meno a passo di carica, evitando alla grande i suoi gorilla. Il vecchio ciccione guardò in alto, imprecando tra i denti.

“Che c’è? Non sono abbastanza elegante per questo posto vecchio gangster?”

“Io direi anche troppo!”

Aveva ragione! Il frac e il cilindro erano decisamente troppo. Diedi il mantello e il bastone ad una delle belle assistenti della palla di lardo e mi accomodai su una comoda poltrona inglese, su gentile invito di Willy, che sembrava essersi calmato.

“Cosa cerchi da me Abel? Mi sembrava di essere stato chiaro… e più che generoso al nostro ultimo incontro. Credevo che quella vecchia storia sulle prove riguardanti la mia presunta evasione fiscale di due anni fa fosse stata risolta… avevamo un accordo. Tu bruciavi tutte quelle cartacce ed io ti aiutavo nel caso Gargan.”

“Sono di parola Fisk… sempre! Solo che ho delle belle foto di te intento nel tuo hobby preferito! Mi chiedo che direbbe il vecchio Jonah se ti vedesse in quelle condizioni! Cavolo, tutte le volte che si è fatto vedere in giro con te!”

Battè furioso un pugno sulla sua scrivania.

“Che vuoi sapere?!?”

“Mi sto occupando di un caso… e mi servono informazioni sull’affare Thannhill - Sakurai.”

Lo vidi sudare freddo, cosa che accadeva di rado e allora capii che c’era qualcosa di grosso, molto grosso, più del lardelloso che mi stava di fronte, in ballo.

“Tu sai tutto di tutti Fisk… credo che abbiano fatto fuori anche due tue amici per questa storia… mi riferisco a Kravinov e Octavius… hai lavorato spesso con loro due in passato vero?”

“Ti stai infilando in un grosso vaso di marmellata di prugne viscido ragno.”

“Grazie per il complimento, e tra l’altro io amo la marmellata di prugne… sai dirmi qualcosa di che sia altrettanto americano e faccia così bene all’intestino?”

“Hai ragione.”

MANGIATA MARMELLATA DI PRUGNE CAPTAIN AMERICA! E IL VOSTRO INTESTINO SARA’ LIBERO, PROPRIO COME LA NOSTRA MERAVIGLIOSA DEMOCRAZIA CI HA LIBERATO DAI NEMICI DELLA LIBERTA’.

Dopo aver mangiato delle grandi fette di buon pane di segale spalmato con la deliziosa marmellata di CAPTAIN AMERICA, il lassativo preferito dai bravi americani, tornammo a parlare dell’affare tra i due ricconi.

“Posso solo dirti che Sakurai ha fatto un offerta per qualcosa che ha Thannhill da far girare la testa anche ad uno come me. Non so esattamente di cosa si tratti ma il vecchio lo tiene fuori città, nella sua villa di campagna che usa per gli incontri d’affari più importanti. Ma quel posto è più sorvegliato di Fort Knox…”

Ora cominciavo a farmi un quadro più chiaro della situazione. Posai i pennelli e feci vedere la tela alla giuria che approvò con entusiastici cenni della testa. Me ne andai, dopo aver stretto la mano al grassone, ridacchiando tra me e me al pensiero di quelle foto che lo immortalavano in tutù rosa e scarpette da ballerina.

La villa di Calbert era effettivamente sorvegliata come mi aveva detto Fisk e avvicinarmi non fu un impresa facile, ma io avevo dalla mia anni e anni di esperienza in quel genere di cose. Da dove mi trovavo potevo spiare con il mio binocolo all’interno della casa, e vidi i fratelli Thannhill, Sakurai e un terzo uomo riconobbi come Philbertus Maggarius, personaggio noto nell’ambiente del malaffare come uno dei più convincenti mediatori di sempre. Anche lui avrebbe potuto aver ordinato l’assassinio dei suoi colleghi per potergli subentrare nell’affare, in ballo, come diceva Will, c’era parecchia grana e la grana si sa, fa gola a tutti. Quando vidi che Hitchcliff metteva sul tavolo una statuetta raffigurante un ragno d’oro con gemme preziose al posto degli occhi, ebbi la sensazione che avessi fatto centro. Ecco l’oggetto del loro trattare… ma, se pur un oggetto di indubbio valore, mi chiesi se era quello che aveva scatenato tutta quella sequela di azioni pazzesche e dal ritmo così serrato. Ad un certo punto, Sakurai, estrasse una pistola e cominciò a minacciare i presenti. Non potevo starmene la a guardare come un ebete e decisi di intervenire. Ruppi la finestra del soggiorno e rotolai nella sala, distraendo per un attimo il giapponese, che si lasciò scappare una sequela di insulti da far invidia al più navigato degli scaricatori di porto. Cercò di impiombarmi per bene… ma ero riuscito ad evitare la scarica di pillole che mi aveva lanciato. Quando gli altri lasciarono la stanza vidi una cosa incredibile, il buon Sakurai, credendomi morto, si tolse quella che non era la sua faccia ma bensì una maschera e allora vidi che era la tipa che mi aveva assoldato!!!!!! Ma non aveva senso? Poco male! La vita spesso è come un boogie  indiavolato! Non serve capirne il senso, si deve solo seguire il ritmo! Allora dissi la parola magica! KAINE!

Mi colpì un raggio galattico, dono dell’ultimo sopravvissuto di un pianeta esploso, che mi trasformò nell’eccezionale, KAINE, l’eroe americano al 100 per 100.

“Ferma là dove sei!”

“Sciocco super eroe impiccione! Il ragno d’oro deve essere mio! In realtà è il pezzo mancante di un arma antichissima, costruita dal faraone Micadormsonsveglemoltvigil,capace di polverizzare con il suo fluido psichico un’intera metropoli!”

Cercò di farmi fuori, ma la mia pelle era più resistente dell’acciaio ora ed io ridevo di quei colpi che non mi facevano neanche il solletico. Usai la mia KAINE vista per ridurle l’arma ad un ammasso di zucchero filato e in quel momento la porta di aprì e vidi entrare… Annabelle! Dopo aver catturato la malvagia deisiderosa di conquistare il mondo scoprì che in realtà erano sorelle gemelle e che Annabelle era in realtà una spia del governo francese che voleva evitare che la malvagia gemella mettesse le mani sul fluidificatore psionico. Tutto il suo passato era una montatura, e mi aveva assunto per scoprire dove fosse Mirabelle, ovviamente si tratta della sorella… mi aveva fatto seguire! Bel segugio che ero! Tuttavia mi ringraziò in modo molto focoso quando…

New York. - Ore 18.00 P.M. Appartamento di Kaine.

Si tirò su di scatto, prendendosi la testa tra le mani. Che sogno assurdo aveva fatto! E quel finale era ancora più incredibile e senza senso… se solo se lo fosse riuscito a ricordare in tutti i suoi grotteschi particolare… ma una parte di lui sentiva che era meglio così. Si alzò dolorante e assonnato. Guardò gli avambracci che erano bendati e si accorse di avere medicazioni un po’ ovunque. Andò in bagno e si guardò allo specchio.

“Calma Kaine, calma. Allora cosa ti è successo per ridurti così? Ora siamo svegli e questo non è un sogno… almeno spero. Se ti sei ferito devi aver fatto qualcosa di pericoloso… e se hai queste medicazioni adosso qualcuno ti ha soccorso… chi?”

Sciacquò il viso con un po’ di acqua fredda per cercare di vincere l’intontimento e si diresse verso il letto… desideroso di dormire ancora. Quando si stese, dopo qualche istante, vincendo il torpore che di nuovo lo reclamava, realizzò di non essere solo e che steso di fianco a lui c’era qualcuno.

Quando si girò aprì gli occhi e gli sorrise. Kaine mandò un urlo e Kuro Neko sembrò molto preoccupato per lui.