PROLOGO: A nord della Foresta Amazzonica, Brasile.

 

“Qui non c’è nulla che ci possa essere d’aiuto, signore, passo,” disse l’uomo vestito di blu e bianco. La sua uniforme mostrava, sul petto, l’inconfondibile simbolo dello Strategic Hazard Intervention and Logistics Directory, lo SHIELD. L’uomo era bene armato; non distante da lui, si muovevano con consumata scioltezza tre colleghi vestiti delle pesanti armature classe Mandroid.

Erano arrivati entro venti minuti dalla segnalazione di una coppia di contadini terrorizzati, convinti che i Marziani fossero tornati. Potevano avere preso un abbaglio, certo, ma quando tutte le agenzie militari avevano confermato di non avere alcuna esercitazione o collaudo in corso in quell’area, l’allarme era subito scattato sul rosso.

Erano arrivati troppo tardi: della battaglia aerea, chiunque fosse coinvolto, erano rimasti solo dei resti fumanti e poltiglia metallica. Sia i ‘buoni’ che i ‘cattivi’ avevano fatto attenzione a non lasciare indizi utili per l’identificazione.

Il comunicatore nella cuffia dell’agente gracchiò. “Ricevuto. I contadini confermano: nessun ulteriore movimento nell’area. Rientrate, gente. Ci penserà il satellite, a fare la guardia.”

 

Sullo schermo, poco dopo, i mezzi aerei dello SHIELD ed i Mandroidi lasciarono la zona dello scontro[i].

“Eccellente,” ridacchiò lo spettatore di quella visione: il malevolo Dottor Demonicus. “Miei cari nemici, si vede che non siete stati ancora addestrati dai Seguaci della Luce. O sapreste che restare sotto gli occhi del nemico è un invito al suicidio. Soprattutto ora che siete più vulnerabili che mai.

“Illudetevi pure di essere al sicuro. Il satellite sposterà il suo occhio, e la prossima volta che lo poserà su di voi, potrà solo osservare i vostri cadaveri, dannati Thunderiders. Sergente,” aggiunse ad una figura che vestiva un’armatura simile a quella del suo superiore, ma con corna più corte ed un collo di pelliccia blu al posto del mantello. “Muovete la Squadra Skull-3 in posizione. Nessuna esitazione: voglio un lavoro rapido. E cercate di non coinvolgere il prezioso carico, o vi ucciderò ugualmente.”

 

 

MARVELIT presenta

di Valerio Pastore

Episodio 2 - DOMANDE E RISPOSTE

 

 

La sua visione era riempita da quella battaglia, che scorreva in un loop continuo.

L’agguato, durante uno show di beneficenza.

La fuga dagli sgherri, con i teschi dipinti sui loro elmi.

L’inseguimento. I caccia sconosciuti.

La caduta, l’esplosione. Morte? No, rinascita: non come Cavaliere Oscuro, ma qualcos’altro.

Il contrattacco. Uno. Due. Veloce. Sbaragliato il nemico. Ritorno alla forma umana…poi, più nulla…

Tuttavia, questa volta, aprì gli occhi. Vista annebbiata, ma niente più di una generale spossatezza –cazzo, era stato tremendo! Come fanno i tossici a spararsi quelle schifezze in vena, per poi sentirsi così..?

C’erano delle ombre, davanti a lui. Una delle ombre, alla sua destra, gli parlò. “Se puoi sparare sentenze, vuol dire che stai bene. Bentornato tra i vivi, Lobo.”

Voce femminile, familiare. “Wings?” La voce gli uscì gracchiante. Subito gli venne porto un bicchier d’acqua con una cannuccia. Lobo succhiò con calma. Non era acqua, era latte. Di cocco. Dolce, pieno di preziosi zuccheri. E il Cavaliere si sentì più che mai assetato di zuccheri.

 

Un tempo, la grande camera da letto era stata usata da tutti i membri della numerosa famiglia degli antenati dei proprietari. Pertanto, poteva ora ospitare comodamente i sei Thunderiders e i due proprietari –questi i fratelli Carmen e Carlos Corderos. Una ventola dal soffitto rinfrescava un minimo l’aria satura di umidità. Le mosche ronzavano fuori dalle finestre coperte da tendine a rete.

Georgianna Sue ‘Wings’ Castleberry aiutò Lobo a mettersi seduto. Lui le scostò il braccio. “Non ci pensare nemmeno, bambola. Non è ancora arrivato il giorno in cui El Lobo avrà bisogno della balia per mettersi in piedi.”

“Parole grosse,” gli disse Luke ‘Cowboy’ Merryweather, che, fedele al suo nomignolo, portava un largo cappello bianco in stile texano. Il biondo gli diede una gran pacca sulla schiena, facendolo grugnire. “Sei stato un mito, prima, cagnaccio! Da dove hai tirato fuori tutta quella grinta?”

“Mi venisse un colpo se lo so,” rispose Lobo. Si toccò il petto della tuta imbottita, così simile a una corazza leggera. Era uguale ai loro vecchi costumi dei Thunderiders, con la T bianca sul blu, ed era stata fornita loro dai misteriosi sponsor della gara di beneficenza. “Non so neppure se ha a che fare con queste nuove tute. Ma non ci sputerò certo sopra.”

<<Vi siamo grati per averci aiutato, Señora[ii],>> disse James ‘Honcho’ McDonald. <<State correndo un grosso rischio, e non rest…>>

Carmen lo interruppe con un gesto della mano. Sorrise benevolmente all’indirizzo dell’Americano. <<Nostro Signore dice di dare soccorso a chi ne ha bisogno, e noi abbiamo sempre obbedito alla Sua Parola.>> Un raggio di sole fece brillare il piccolo crocefisso al suo collo. Lo stesso crocefisso che portava suo fratello. L’uomo sorrideva a sua volta, ma i suoi occhi riflettevano prudenza. E si era premunito di non lasciare neppure per un attimo il suo fucile dal momento in cui aveva visto arrivare i gringos, anche se ora lo teneva abbassato.

<<I vostri nemici,>> disse Carlos, <<non c’entravano qualcosa con la droga, vero?>> Avevano perso un loro fratello, invischiato nel traffico di stupefacenti, e quasi erano stati ammazzati dai narcos a loro volta…

Fu l’hombre dai capelli rossi, a rispondere, <<Magari fosse stata droga, mister. Dubito che i nostri aggressori si finanzino con la neve…Hm?>> Winthrop ‘R.U. Reddy’ Roan Jr. si guardò il polso. Un beep stava suonando da qualche parte sotto il polso destro. E non solo dal suo. Sembrava si fosse appena aperto un concerto per suonerie.

Leonard ‘Wrench’ Hebb, il marito di Georgianna, fu il primo a rispondere. Sollevò il braccio…e un raggio di luce partì dal polso. Tutti sobbalzarono.

Il raggio di luce si arrestò a un metro da Wrench…e prese una forma precisa. Quella di un uomo anziano, camice bianco ed occhialini a montatura rotonda. Calvo, dai capelli grigi e un paio di baffoni pure grigi, il suo era il volto di un saggio, di una persona alla quale gli anni avevano donato una aria di benevola maturità. “Salute a voi, cavalieri. Io sono il Dott. Tambura, dei Seguaci della Luce.”

Di sfuggita, Wings lanciò un’occhiata ai Corderos, i cui occhi sembravano volere uscire dalle orbite.

L’ologramma disse, “Non vi preoccupate per i vostri ospiti: anche se avete l’impressione che sia l’ologramma, a parlarvi, è attraverso i comunicatori nei collari delle tute corazzate, che state udendomi. Senza contare che i Corderos non comprendono una sola parola di Inglese.”

Subito Honcho si rivolse ai suoi anfitrioni, ma fu lo stesso Carlos, a precederlo. <<Immagino che vorrete restare soli, adesso.>> c’era diffidenza, nei suoi occhi, ma per sua sorella non avrebbe levato obiezioni. I due fratelli uscirono dalla stanza.

Rimasti soli, i Thunderiders aspettarono che l’ologramma continuasse. E così fu. “Vogliate scusarci per avervi tenuto all’oscuro. Naturalmente, come avrete capito, siamo noi gli ‘sponsor’ e fornitori dei vostri mezzi speciali.

“Io ed i miei colleghi,” -e qui, si materializzarono altri tre ologrammi: un uomo robusto, capelli neri, volto da orso bonaccione, camice bruno, e una pipa di radica in una mano. Una donna snella, in camice verde lungo fino alle ginocchia, i capelli neri raccolti in una crocchia severa, così come severi erano il suo volto ed i suoi occhiali angolari. E infine un giovane, massimo trentenne, pure in camice verde, e dai capelli rossi come quelli di Reddy, ma con una faccia da schiaffi niente male.- “abbiamo vigilato per molto, molto tempo sulla sicurezza della Terra, fin da quando i dinosauri varcavano il vostro mondo.

“Verso la fine del secolo scorso, la nostra antica nemesi ci costrinse a reclutare tre giovani da altrettante parti del mondo, perché divenissero i paladini della pace[iii]. Questi campioni svolsero il loro compito con dedizione, e riuscirono a respingere attacchi che avrebbero altrimenti generato una devastazione senza limiti.

“Purtroppo, ad un certo punto, si manifestò una minaccia troppo grande persino per noi e per i vostri predecessori, che a stento riuscirono nella loro impresa. Da allora, c’è stata una relativa pace…ma sapevamo che non poteva durare.

“Purtroppo, avevamo ragione: ancora una volta, forze aliene, ostili allo sviluppo dell’umanità, hanno deciso ancora una volta di tarpare le ali al vostro progresso. Osservate.” Altri raggi di luce. Questa volta, si materializzarono delle ‘bolle’ che, come finestre, mostravano scene di distruzione in varie parti del mondo. Rovine fumanti, incendi, relitti di installazioni inutilmente nascoste nei deserti, o nelle montagne, o nelle più sperdute isole dell’oceano…

I Thunderiders erano capaci di telepatia, con un po’ di concentrazione, ma non ne avevano bisogno, ora. Decisero all’unisono che le domande avrebbero atteso…

“Gli alieni” proseguì la donna, “hanno assunto un agente terrestre, quest’uomo, il Dottor Demonicus, per portare avanti i loro piani.” Scomparvero le sfere, ed apparve l’ologramma del nemico.

“Lo riconosco!” fece Cowboy. L’ho visto in TV quando annunciò all’ONU la nascita del suo stato di Demonica[iv]. Era praticamente scomparso, dopo che l’isola affondò[v].”

La donna annuì. “E’ un criminale, e già una volta cercò di distruggere la vita sulla Terra, usando un asteroide. Allora, fu fermato dai vostri predecessori. Ha fatto esperienza con i super-esseri di questo mondo, ed ora è più pericoloso che mai.”

“In qualche modo, è riuscito a sapere delle nostre intenzioni di reclutarvi,” disse l’uomo con la pipa, “E ha deciso di eliminarvi prima di permettervi di combatterlo.”

“Ferma un #@$& momento,” disse Lobo, ora in piena forma. “Che diavolo significa…”

“Significa che dovrete aspettare ancora qualche istante, per le domande,” lo interruppe il giovane rosso, con un sorisetto saccente. “Sempre che ci teniate alla buccia, beninteso.” E con il pollice indicò la finestra. Gli ologrammi svanirono.

Visto quello che avevano appena passato, i Thunderiders non persero un attimo. Cowboy e Reddy afferrarono i loro caschi, posati insieme agli altri sul comò, e si diressero alla finestra. E li videro.

Quattro figure veloci, in corsa verso la casa: gli sgherri di Demonicus!

“Spero che tu sia davvero in forma, amico,” disse Cowboy. In quel momento, una detonazione esplose dal piano inferiore.

Non persero un momento! Honcho fu il primo ad uscire di corsa dalla stanza –quella gente era sotto la sua responsabilità, e col cavolo che avrebbe permesso*

Ci fu un suono, come di un crepitio elettrico, seguito dal grido di dolore di Carmen! Quel suono gli mise le ali ai piedi, a lui ed agli altri cavalieri. Al diavolo la prudenza, adesso!

La loro carica ebbe l’effetto desiderato, perché dal basso giunsero i suoni di passi corazzati in corsa.

“Non siete disarmati come temete, cavalieri,” disse la voce di Tambura dall’interno dei caschi. Allo stesso tempo, apparve sulla visiera l’immagine di un avambraccio rivestito della tuta/corazza, circondato da diagrammi di dati. Un puntino intermittente brillava sul dorso del polso, e intorno ai muscoli del polso stesso. “Tendendo i muscoli del polso, attiverete le unità laser. Usatele senza indugio.”

Tambura ebbe finito di parlare nel momento in cui le due formazioni si trovarono l’una di fronte all’altra. Gli sgherri fecero fuoco, ma era già troppo tardi: addestrati da molte battaglie prima, e dallo stesso Professor X poi, gli eroi si erano già sparpagliati, nel momento in cui il nemico sparò. I colpi perforarono solo la parete.

Per contro, Honcho e Wrench furono altrettanto lesti a rispondere. Puntarono le braccia, guidati da un mirino automatico proiettato sulla visiera del casco, e tesero i muscoli indicati. Colpi azzurrini partirono immediatamente, colpendo al petto il nemico, perforandolo da parte a parte!

E se i Thunderiders furono sorpresi dalla potenza delle loro armi, questa era niente di fronte all’idea di avere ucciso a sangue freddo…

Ucciso?

Dalle ferite dei due sgherri stavano uscendo fumo e scintille. All’odore del sangue, si mescolava quello di olio!

“Sono cyborg!” esclamò Lobo.

La pausa durò poco: gli altri sgherri spararono a ripetizione, e i cavalieri ebbero non poco daffare, per non essere trasformati in groviera. Spararono anche loro, ma questa volta la sorpresa era passata, e il nemico si prodigava ad evitare i colpi non appena vedeva le braccia puntare nella loro direzione.

Wings corse verso i Corderos, che si erano riparati dietro uno spesso tavolo. <<State bene?>> Grazie a Lobo per le lezioni di Spagnolo e Portoghese!

Carlos teneva il fucile puntato sulla mischia dall’altra parte della stanza. Carmen era pallida, ma la ferita alla spalla non sembrava grave. Almeno, il calore del laser l’aveva cicatrizzata istantaneamente. Bisognava portarla subito all’ospedale, tuttavia: le ferite irradiate potevano generare tumori!

“Troverai dell’equipaggiamento medico adatto nel bagagliaio della tua moto,” disse la voce di Tambura.

Georgianna non ebbe bisogno di farselo dire due volte. <<Tenete duro,>> disse ai Corderos, e scattò verso la porta…

In quel momento, la porta stessa fu distrutta da una raffica di proiettili pesanti. Wings fu investita in pieno, e fu spinta all’indietro come un fantoccio. Fortunatamente, l’imbottitura a trame di adamantio aveva assorbito la maggior parte dell’impatto. Lei se la sarebbe cavata con qualche livido, ma vallo a spiegare a suo marito, che fu travolto dall’angoscia…e dall’ira..!

Successe in fretta. E, soprattutto, colse completamente di sorpresa i soldati, ai quali il padrone aveva assicurato che quel fenomeno non si sarebbe ripetuto a così breve distanza dall’ultima volta…

I Thunderiders erano mutanti, figli di un esperimento dell’Hydra volto a creare una razza di super-soldati da addestrare fin dall’infanzia. Honcho, Cowboy, Wrench, Reddy, Wings e Lobo erano un gestalt, uniti da un legame psico-empatico. In situazioni di pericolo, erano sempre stati in grado di esprimere tale ‘coscienza collettiva’ in uno di loro, il Cavaliere Oscuro, dotato di tutti i loro talenti ed abilità.

Proprio poco prima, grazie alle istruzioni del dott. Tambura, ed alle tute speciali, la manifestazione-gestalt dei Thunderiders aveva assunto una nuova, e molto più potente forma. Quella stessa forma che ora sostituì quella di Leonard Hebb.

Uno splendente cavaliere in un’armatura scarlatta e argento, armata di una temibile ascia a doppia lama!

Il cavaliere metallico si gettò fuori, brandendo l’arma, ad una velocità impressionante. Dietro di lui, i soldati di Demonicus, storditi, mirarono istintivamente al nuovo nemico…E pagarono la loro distrazione con la loro vita, crivellati da raffiche laser dei rimanenti Thunderiders!

Honcho corse verso Georgianna. Carlos era sotto choc, e non si muoveva. Sua sorella stava sudando freddo, e la ferita alla spalla si era annerita…

L’uomo voltò la testa, alla disperata ricerca di un telefono, e lo vide, un vecchio modello a disco, attaccato ad una parete. Mai oggetto antiquato gli era sembrato più bello…

 

All’esterno, altri tre componenti della Squadra Skull-3 tenevano puntati i mitragliatori, dotati di fucili lanciarazzi, contro la fazenda. Ormai il tempo era scaduto. Entro pochi minuti, le truppe SHIELD sarebbero arrivate, e dovevano giocare il tutto per tutto.

Puntarono i lanciarazzi: tre sarebbero stati sufficienti a radere al suolo quell’edificio…

Il cavaliere schizzò fuori dalla casa, così veloce da non lasciare loro neppure il tempo di pensare. Passò in mezzo ai soldati, vibrando un solo fendente della sua ascia. E, per un momento, sembrò non succedere niente…

Poi, le teste dei soldati rotolarono a terra!

 

Demonicus emise un ringhio di frustrazione quasi inumano. “Che siano…Che il veicolo di appoggio si ritiri subito! Cercate almeno di salvare quanto resta della vostra missione, branco di incapaci!”

 

Il super-essere voltò la testa, alla vista di una navetta che ricordava un incrocio fra un caccia ed un elicottero. Sollevò l’ascia, pronto a lanciarla contro il velivolo…ma fu fermato dalla voce di Tambura. “Axelot, fermo! Fra le tue armi, c’è un raggio a EMP. Usa solo quello, contro quel velivolo, presto!”

E Axelot lo fece. Si concentrò, e la lista delle armi apparve contro la sua visione. Selezionò all’istante l’arma desiderata, e fece fuoco! Dal diadema sulla fronte, partì un colpo che, quanto a luminosità, lo si sarebbe detto alquanto fiacco…

…In compenso, il suo effetto fu tutt’altro che fiacco. L’intero velivolo iniziò di colpo a fumare; in quel momento, ogni singolo circuito elettronico stava morendo, e tutto quello che rimase era un pezzo di metallo inerte. La gravità reclamò la sua preda.

Axelot vide il fu-velivolo terminare la sua caduta contro gli alberi. “Ottimo lavoro,” commentò Tambura. “Ora che la sua schermatura è disattivata, al resto penseremo noi. Honcho ha già contattato le autorità, e lo SHIELD è in arrivo. Penseranno loro, ai Corderos. Per voi, è giunto il momento di raggiungere la vostra base.”

L’istante successivo, Axelot fu avvolto da un bagliore, e scomparve…

 

…Comparve, nella sua forma umana, insieme ai suoi compagni, ed alle moto, su una grande piattaforma metallica., al centro di una stanza enorme. Una stanza occupata da una moltitudine di consolle…e dai quattro misteriosi ‘scienziati’.

“Benvenuti, cavalieri. Siamo orgogliosi di voi,” disse Tambura. Allo stesso tempo, la donna nel camice verde e due uomini in un’uniforme bianca con una fascia rossa al braccio si avvicinarono a Georgianna, che si stava riprendendo in quel momento.

Wrench, come Lobo, era distrutto, ma la vista di sua moglie che faticava a rimettersi in ginocchio gli fece dimenticare la stanchezza.

“Sua moglie riceverà le migliori cure che la nostra civiltà può offire, Mr. Hebb,” disse l’uomo con la pipa, frapponendosi fra lui e il gruppetto. Stese una manona, e fece un sorriso amichevole. “A proposito, io sono il Dott. Charn. Lei è la Dott.ssa Sherna,” indicò la donna, china su Georgianna, ed intenta ad esaminarla con una specie di sofisticato palmtop. Uno degli infermieri le stava somministrando qualcosa con una pistola ipodermica, dopo averle sfilato la manica della tuta. Pochi secondi, e già l’afroamericana stava riprendendosi visibilmente. A quel punto, Charn si fece da parte, per permettere a Leonard di andare ad abbracciare la moglie.

“Oh, ed io sono Basque,” disse il più giovane dei loro anfitrioni. “Benvenuti a Santuaria.”

In quel momento, si udì una specie di abbaio. Lobo voltò la testa, per vedere che altri due infermieri stavano aprendo una gabbia. E nella gabbia, rannicchiato in un angolo, tremante, la coda pietosamente infilata fra le gambe, stava un…Un lupo? No, la sua postura era strana, come se… “Occavolo,” disse Lobo…

Quella creatura dalla pelliccia grigia era in parte umana!

 

“Comprendo bene la tua frustrazione, terrestre. Più di una volta ho pensato che luce di una mala stella accompagna i maledetti Seguaci della Luce ed i loro coscritti.”

Demonicus si voltò di scatto. “Ti avverto: non osare sfidare la tua buona sorte, e limitati ad eseguire i miei ordini. Dobbiamo lanciare un attacco adesso, prima che gli Shogun Warriors diventino pienamente operativi. E se fallisci, ti strozzerò con la tua stessa lingua. Mi sono spiegato?”

“Perfettamente,” disse con un inchino la figura, che di umano aveva solo l’apparenza. Indossava un elaborato costume giallo e nero, il suo volto era decorato da un paio di baffi neri spioventi e da tatuaggi neri che gli conferivano un’espressione sinistra, espressione ulteriormente accentuata dallo scintillio crudele nei suoi occhi. “OPAL può avere fiducia nelle capacità di Lord Maur-Kon. La tua scienza e la mia magia, e la nostra esperienza, compenseranno ampiamente gli errori da me commessi in passato.”

 

“Scusate se non vi diamo il tempo di ambientarvi e rinfrescarvi adeguatamente,” disse Tambura, e sospirò. “Purtroppo, sembra che sia destino, non permetterci di prepararci adeguatamente all’insorgere di una minaccia.”

Almeno, i panini erano decenti, e i Thunderiders avevano bisogno di qualche caloria. Gli eroi ed i quattro scienziati sedevano ad una tavola rotonda. Una sedia era occupata dalla strana creatura che, come Basque aveva spiegato, era il ‘carico’ della navetta abbattuta da Axelot. Era, effettivamente, un ibrido fra un lupo ed un uomo, grande non più di un ragazzo, con il muso leggermente schiacciato, occhi umani, espressivo. Stava mangiando un cosciotto degno di un pasto di Obelix, strappandone brani come fosse stata carta. Era nervoso, deglutiva in fretta, fliccava le orecchie in tutte le direzioni, ma si comportava senza fare scenate, neanche un uggiolio. Avevano dovuto portarselo dietro perché, in compenso, non ne voleva sapere di essere lasciato da solo. Ed aveva ottimi denti, per farlo capire.

 Un ologramma rotante, al centro del tavolo mostrava l’isola di Santuaria, sopra e sotto la superficie marina. Roteando, l’ologramma mostrava l’esterno e lo spaccato dell’isola, che internamente era completamente occupata da Base Astra.

“Procediamo un passo per volta,” disse Tambura. “Noi Seguaci della Luce appariamo umani ai vostri occhi, ma siamo alieni.

“50 milioni di anni fa, una spedizione del nostro popolo, guidata dal generale Maur-Kon, giunse sulla Terra, per farne un avamposto militare. Noi ci opponemmo, e iniziammo da allora una lunga guerra, che alla fine contribuì all’estinzione dei dinosauri.

“E quello fu solo l’inizio. Il conflitto proseguì con alterne fortune fino al secolo scorso, quando riuscimmo ad addestrare quelli che credevamo i perfetti campioni, perché pilotassero i potenti Shogun Warriors.” Charn fece un cenno, e un nuovo ologramma rotante mostrò tre super-robot.

Combattler V, Danguard A, Raydeen. Le migliori macchine prodotte dalla nostra tecnologia: con esse, Lord Maur-Kon fu sconfitto definitivamente…o così credemmo. Non solo, invece, lui sopravvisse, ma riuscì, sotto falsa identità, a convincere la Federazione Commerciale a tarpare le ali al progresso tecnologico.

“Alla fine, Maur-Kon fu sconfitto ancora una volta, e la pace tornò…fino ad oggi.

“Avete visto la distruzione apportata da Demonicus. I suoi padroni non si fermeranno fino a quando non avranno raggiunto lo scopo prefissato. E solo voi, Thunderiders, state fra il futuro dell’umanità…o la sua sconfitta finale.”

Cowboy sollevò un braccio. “E qui arriva la domanda da un milione: come mai non avete contattato i vostri prodi campioni, che da quanto abbiamo capito, sono ben collaudati? E dove sono i vostri mirabili Shogun Warriors, adesso? Non li abbiamo mica visti correre in nostro aiuto!”

Sherna annuì. “I vostri predecessori sono abili e motivati…ma sono anche il punto debole della nostra difesa: camerati in lotta, nella vita conducono vite separate, autonome, e senza superpoteri, si sono dimostrati vulnerabili contro un nemico bene organizzato.

“Quanto agli Shogun Warriors originali…sono stati distrutti. Si sono rivelati fatalmente fragili contro un super-robot chiamato Samurai Destroyer[vi], realizzato, ironicamente con scarti della nostra stessa tecnologia.”

Charn prese la parola, esalando eleganti volute di fumo. “Purtroppo, nel nostro desiderio di tenere nascosta la nostra presenza al pubblico, siamo stati incapaci di utilizzare al meglio le nostre conoscenze. Non potevamo accumulare ricchezze senza farci notare, e non potevamo chiedere aiuto ai governi, così come non abbiamo avuto fiducia nelle grandi corporazioni. Gli Shogun Warriors erano sì un’alta espressione di tecnologia, ma non disponevamo di sufficienti pezzi di ricambio, o del materiale per migliorarli.”

“Fino ad oggi,” disse Basque. “Siamo stati contattati dal Presidente di una compagnia chiamata Talon Corporation,” vide che negli occhi degli altri scorse un chiaro lampo di riconoscimento. “Noi ci abbiamo messo la conoscenza, la Talon ha fornito i mezzi. Santuaria è stata rimodellata grazie al loro sforzo. E, sempre grazie a loro, abbiamo potuto ricostruire il nostro arsenale.” Altro cenno. L’ologramma dei tre super-robot scomparve, ed apparvero altri tre.

“Gesù,” fece Lobo. Gli altri non poterono che concordare.

“Vi presento,” disse Tambura, “Mazinkaiser,” un robot nero e bianco, che sembrava il fratello maggiore e cattivo del celebre Mazinger Alfa dei Campioni dello Zilnawa. “Daltanius,” in scala, era leggermente più grande del Mazinkaiser, e mostrava una testa di leone all’altezza del petto. Di design meno ‘mecha’, con un volto umano, ma ugualmente imponente come un dio. “E Goshogun,” decisamente il più grande di quei tre cristoni. Bocca coperta da una griglia, un lungo corno giallo nel mezzo della fronte, ed una specie di ‘X’ rossa sul petto.

“Mazinkaiser,” proseguì Tambura, “è pilotabile da un solo elemento. Daltanius da due, e Goshogun da tre. Voi non solo costituite il numero giusto, ma siete in grado di difendervi se attaccati fuori dalle vostre macchine. Siete una sorta di famiglia, e vivere a stretto contatto non costituisce uno stress, per voi. E avete risposto eccellentemente al programma Axelot, laddove solo per quello avremmo dovuto perdere mesi nell’addestrare un altro gruppo.”

 

Giappone. A Sud di Tokyo.

 

Questa valle incassata fra le montagne era stata il teatro della prima vittoria degli Shogun Warriors, che avevano inaugurato la loro carriera sconfiggendo il primo attacco del loro nemico in era moderna[vii]. Il risultato era stata la genesi di una zona incredibilmente fertile, che nel giro di mesi aveva sviluppato un fitto tappeto verde ed i primi, inconfondibili alberi.

L’equipe che vediamo al lavoro su questo terreno era stata finanziata da un istituto privato di botanica, allo scopo di trovare le ragioni per una simile, prodigiosa crescita. Potendo trovare le cause di quella fertilità, l’industria agricola avrebbe subito una rivoluzione senza precedenti…

“Professor Yashida?”

Era un semplice assistente, un novizio al suo primo lavoro sul campo, con incarichi minori. Non avrebbe osato distrarsi dal proprio lavoro…o, addirittura, distrarre il direttore della spedizione. Se non per una ragione molto grave.

Ragione che divenne manifesta non appena sei paia di occhi furono levati al cielo stellato.

Quattro nuove stelle brillavano nel firmamento. Quattro stelle, ognuna di un colore diverso -grigio, azzurro, bianco, rosso. Quattro corpi nati da una commistione di forze opposte per loro natura..

Pulsando, le ‘stelle’ scesero…verso il terreno occupato dagli scienziati!

Yashida non poteva essere definito un codardo…ma l’uomo era a Tokyo, quando Rok-Korr aveva attaccato, e si era salvato per miracolo. Ed ora non ne voleva sapere di vedere cosa sarebbe successo! “Via, via! Evacuare il campo, via!”

Obbedirono tutti come un sol uomo, proprio mentre le luci completavano la loro discesa…entrando nel terreno.

Solo l’assistente ed una sua altrettanto giovane collega riuscirono ad uscire dal perimetro del terreno. Gli altri non furono così fortunati: il terreno prese vita sotto i loro piedi, assumendo una consistenza quasi liquida. La prima ‘scossa’ fece perdere l’equilibrio ai membri della spedizione.

Poi, il suolo li avvolse in un groviglio di tentacoli. Le urla di terrore dei disperati furono soffocate dai bozzoli in cui i tentacoli si trasformarono. Seguì un silenzio terribile, senza che neppure un refolo di vento muovesse l’’erba’. Un silenzio ancora più spaventoso di quanto era appena successo…

Poi, ci fu la nuova scossa, ed un verso come un mostruoso ruggito scosse l’aria.

 

“Parlate di sfiducia verso le corporazioni,” disse Reddy, “ed avete accettato l’aiuto di un uomo la cui spietatezza negli affari è proverbiale? Dovevate essere davvero disperati, gente.”

“Niente del genere,” rispose Tambura. “Nonostante, sotto certi aspetti, Alexander Thran sia quello che hai descritto, Winthrop, il suo desiderio di proteggere il progresso dell’umanità è sincero. Su questo, cavalieri, dovete accettare la nostra parola.”

Honcho annuì, e scambiò un’occhiata con i suoi compagni, prima di tornare a rivolgersi agli scienziati. “Un tempo, lo ammetto, non avremmo esitato a rifiutare la vostra offerta. O, peggio, l’avremmo accettata con molte riserve.

“Dai nostri esordi come gruppo, abbiamo incontrato persone che ci hanno aiutato a riflettere sul concetto di responsabilità. Poche ore fa, dei perfetti sconosciuti, gente senza alcun potere o talento speciale, hanno rischiato la vita per noi. E non sprecheremo il loro sacrificio, non sprecheremo le opportunità dateci dal destino. Contate su di noi.”

“Se non altro,” aggiunse Lobo, “per prendere a calci nel culo quei farabutti che volevano arrostire il nostro.”

Una risatina nervosa accompagnò quell’uscita. La creatura-lupo sottoscrisse con un abbaio.

“A proposito,” disse Georgianna, guardandolo, “chi o cosa è, quella…”

In quel momento, suonò l’allarme! Una voce al megafono disse, “Dottori! Abbiamo una segnalazione da Tokyo! Manifestazione, manifestazione!”

Un pannello al centro della tavola scorse via, rivelando uno schermo piatto. Lo schermo era già acceso, e mostrava uno spettacolo agghiacciante…

Una cosa che avrebbe potuto essere tanto organica quanto meccanica, coperta da un’armatura di energia, fatta di roccia a tratti coperta da fiamme ed a tratti di erba ed alberi. Era gigantesca, quasi 50 metri, e procedeva a larghi passi verso la città.

Il ‘lupo’ ringhiò, nel vedere il titano calpestare e schiacciare come uno scarafaggio un tratto d’autostrada semplicemente camminandoci sopra. Veicoli deragliarono ed esplosero. Una finestra dello schermo mostrava i dati dal satellite relativi alla creatura…

“Una mechabestia di Maur-Kon, ma più potente dei suoi predecessori. Sanno che il momento è loro favorevole…o così credono,” disse Tambura, che stava mantenendo la sua imperturbabile flemma, sfregandosi il mento. Annuì. “Cavalieri, è giunto il momento. Preparatevi per la vostra prima prova. Perdere o ritirarsi non sono un’opzione.”



[i] Avvenuto nello scorso ep.

[ii] Dal portoghese

[iii] Nella prima serie degli Shogun Warriors

[iv] MARVEL EXTRA Play #9

[v] MARVEL EXTRA Play #17

[vi] FANTASTICI QUATTRO su UR Star #6

[vii] SW Vol.1, #2-3