01 di 4

di rossointoccabile

 

quattro passi nel buio

 

Aeroporto di New York, mattina.

L’uomo è grasso oltre ogni immaginazione, viene da chiedersi come possa camminare.

Si muove, invece, con una relativa agilità, il vestito costoso, probabilmente tagliato su misura, cade perfettamente e le sue quattro guardie del corpo sono sufficientemente minacciose da tener lontani i curiosi.

Il quintetto, va detto, non cerca di non attirare attenzioni, ma è l’aeroporto di New York, è pieno di uomini d’affari con la scorta.

Malgrado il loro aspetto insolito, si perdono fra la folla.

Concentriamoci un po’ su di loro.

L’uomo al centro, dicevamo, è grasso, ben vestito, sicuro di se.

Ha un grosso naso. Che ce ne frega? direte voi. Nulla, ma ha comunque un grosso naso.

Sul risvolto della giacca sfoggia, a mo di spilla, una minuscola ascia.

Al polso ha un piccolo rosario buddista, il suo anello sembra una minuscola zanna d’elefante ed in mano ha dei dolci, che sgranocchia distrattamente.

Davanti a lui due uomini seri, in completo nero, quasi fossero mascherati da guardia del corpo.

Uno è un cinese, alto e muscoloso, i capelli lisci, neri come la notte.

Il secondo è un bianco, biondo, le sopracciglia quasi non si vedono per quanto sono chiare.

Porta un pizzetto di pochi giorni, assottigliato nella parte inferiore, quasi a creare una mosca sul mento.

Dietro un nero, alto e dallo sguardo duro. Capelli crespi lunghi e dei baffi e una donna dai tratti giapponesi, alta, mascella forte.

Tutti si muovono con estrema eleganza, quasi scivolassero sul mondo.

Si muovono con grazia e calma, eppure è come se corressero, intoccati dalla folla brulicante, verso il cancello del loro volo.

 

Sull’aereo

- Per come la vedo io, stiamo attirando inutilmente l’attenzione. – Abe Brown passeggia su e giù per il salottino dell’aereo privato, la rabbia lo aiuta a vincere l’imbarazzo per il lusso sfarzoso di quel luogo – Dico, se veramente sei chi dici di essere, se veramente di là al posto del pilota c’è chi dici che c’è mi spieghi perché non siamo saltati alla nostra destinazione con uno schiocco di dita? -

- Invero – è Bob Diamond a parlare – Mio buon amico, l’obiezione del nostro cupo compagno è pertinente. Ci hai donato questi nuovi amuleti, che sembrano, in maniera inquietante, gli originali. Ne hai creato un altro, così da far partecipare anche la nostra buona amica all’unione che potenzia le nostre capacità e credo di aver visto i risultati dell’azione della nostra compagna, arrivando su un campo di battaglia a lavoro concluso. Ma queste cose provano poco di ciò che ci hai detto sulle vostre identità. Invece, e questo è male, c’è più d’una prova che ciò che hai detto sulla nostra missione sia vero. Del resto non ti avremmo seguito, altrimenti. –

- Capisco le vostre perplessità. A proposito, buona imitazione dei nostri fratelli asgardiani, all’inizio del tuo discorso Bob. Quelli sono gli amuleti originali, ne avrete la controprova quando arriveremo a K'un Lun. Non ho creato il quarto, perché non ve n’era bisogno e perché non mi è concesso manifestarmi nella mia piena potenza, in questa missione. Del resto per questo mondo sopportare la nostra vera forma sarebbe ben difficile e il passaggio dal nostro mondo a questo richiede, per essere facile, un mutamento qualitativo della materia che ci compone, anche se il termine “materia” è inadatto a descrivere il nostro mondo.

Mi sono quindi limitato ad estrarre dall’essenza degli amuleti una copia e modificarne la forma. Svolge perfettamente la sua funzione e, fino a quando non entrerete in uno dei regni magici superiori, è assolutamente indistinguibile dagli originali. Quanto alla nostra amica di là, credetemi, perfino in questa manifestazione mortale due delle sue tre forme sarebbero assolutamente insostenibili anche per persone che come voi si sono avviate sulla via dell’illuminazione.

Io stesso tremo quando mia madre assume la sua forma più terribile.

Quanto allo spostamento repentino, temo che la mia cavalcatura non accetti altri passeggeri che me e non mi è possibile in altro modo, non su questo mondo.-

 

Un piccolo aeroporto nell’interno della Cina

- A piedi? Prima dobbiamo partire in tutta fretta, perché la nostra missione è urgente ed ora dobbiamo andare a piedi? Impiegheremo giorni, giorni. -

- Si calmi, signor Diamond. Per quanto io mi renda conto del suo bisogno di rimanere nel personaggio, so che lei è sufficientemente evoluto da rendersi conto che questo modo di avvicinarci alla nostra destinazione è necessario per impedire che l’ingresso alla cittadella sia scoperto, oltre che far parte della modalità rituale di avvicinamento a quel luogo. –

Detto ciò, l’uomo insolitamente grasso si avvia verso l’uscita dell’aereo, assieme alla donna dalla bellezza così fulgida da far male al cuore che pilotava il mezzo.

Per i Figli della Tigre non c’è altra scelta che seguirli sulla pista e lungo il sentiero che si inerpica sulle montagne.

Fuori li attende il delegato del Governo cinese, incaricato di scortarli nella loro escursione.

Lo scimmiotto de La Forza della Cina[1], il gruppo governativo.

A cavallo di una nube dorata, ovviamente.

- Alla faccia dell’azione sotto copertura. – Lotus Shinkuko fissa con dispetto l’essere silenzioso, che testimonia, con la sua presenza, che il Governo cinese sa su di loro molto più di quanto loro vorrebbero.

L’uomo grasso gli si avvicina e gli porge la mano – Smith. Sono onorato di fare la sua conoscenza. -

 

I sei si inerpicano sempre più in alto. Presto quella che è cominciata come una difficile passeggiata si arresta di fronte a una fenditura bloccata da una frana. Lo scimmiotto vola fino in cima, poi aspetta.

I sei, invece, si inerpicano con difficoltà, tastando i massi con le piccozze, prima di scavalcarli.

- Se non ci fosse questo ospite fastidioso potremmo cavarcela molto meglio, non è vero Mr “Smith”? -

La pesante mole di Mr “Smith” sembra sfidare la forza di gravità, infatti l’anfitrione dei Figli della Tigre si arrampica con un’agilità che supera di gran lunga quella dei suoi atletici compagni.

Con un po’ di fatica arrivano in cima alla frana. Il tempo di prendere fiato e lo scimmiotto schizza via. La nuvola d’oro raggiunge velocemente un manipolo di demoni, esseri multiformi che stanno assaltando la frana dal lato opposto, sbucando dal nulla (o meglio, da un portale oscuro come la notte più buia).

Il suo bastone di ferro colpisce nel mucchio, infrangendo il debole legame che li trattiene nel mondo.

Ma l’orda sconfinata conta sul numero, più che sulla forza.

I Figli della Tigre si preparano allo scontro, mentre il loro corpulento ospite subisce una lenta ed inesorabile mutazione.

Il suo aspetto diviene sfocato, come attraverso il sottile velo di una cascata e un dio con otto braccia e la testa di elefante, con la pelle di colore bianco, fronteggia l’avanguardia dell’orda. Una mano assume il segno abhaya mudra (che allontana la paura) e l'altra varada mudra (che concede benedizione). Tiene il cappio, il rosario, l'ascia, il martello, la zanna, una ghirlanda, frutta e mudhak.

Ciò che non serve in battaglia sparisce velocemente, per lo più nelle sue capaci mandibole.

Ha il vantaggio della posizione e della potenza poiché pochi possono fronteggiare il protettore dei deboli, qualunque sia il campo in cui eccellono.

Ma la quantità dei nemici è sconfinata ed il portale irraggiungibile, un intero universo demoniaco cerca di riversarsi sul mondo e i nostri, per quanto potenti, sono solo in sette.

Ganesh guarda la donna al suo fianco.

- Madre? -

- Si. Non scendete. Per nessuna ragione. –

A quel punto Parvati la splendente abbandona il suo mascheramento mortale e viene sostituita dalla sua forma intermedia.

È Durga che salta dalla cima alla frana, ma è la forma terribile e spaventosa della signora della distruzione che atterra in mezzo ai nemici. La pelle blu come la notte ed ognuna delle sue mani armata.

I demoni più deboli perdono il legame col mondo per la sua semplice presenza, prima ancora che inizi a volteggiare fra di loro, lasciandosi alle spalle una scia di devastazione.

Lo scimmiotto, impegnato in una battaglia aerea contro centinaia di avversari, si allontana istintivamente dal suolo, tale è il potere di Kalì che anche l’imperturbabile Goku viene attanagliato dal terrore della sua presenza.

E i quattro mortali, seppur distanti, sentono un brivido gelido accarezzargli la schiena. gli sfuggono concentrandosi ancor più sulla battaglia.

In breve la dea raggiunge il portale, che crolla sotto la sua furia.

I demoni, venuto meno il loro vincolo, cominciano ad abbandonare il mondo, comunque falciati dalla dea.

Quando Kalì si ritrova sola sul campo, rivolge il suo ghigno malvagio verso i suoi compagni che rimangono immobili, agghiacciati dal loro terribile ed inevitabile destino.

Per un attimo la signora della distruzione sembra determinata a stendere la sua tremenda mano sul mondo intero, un attimo dopo i suoi lineamenti si sono addolciti ed anche il più attento osservatore, che notasse che il volto è innegabilmente lo stesso, non potrebbe fare a meno di sorridere, come se la fredda aria della montagna fosse mossa da una brezza primaverile ed una insondabile vena di ottimismo spazza via il terrore profondo di pochi istanti prima.

Ganesh e i Figli della Tigre si muovono, scendono dalla frana mentre lo scimmiotto si affretta a raggiungere il terreno (beh, quasi, visto che resta sospeso, con la sua nuvola, a pochi centimetri da esso).

Come raggiungono i due, Ganesh si volta verso la parete rocciosa, quasi liscia, attirando l’attenzione dei suoi compagni.

- A questo punto è inutile mascherarsi e un posto vale l’altro, su questi monti, per infrangere la barriera fra i mondi. Ma prima… -

Un brivido freddo attanaglia tutti per un singolo istante. L’onda d’urto del colpo è terribile, le loro orecchie fanno male e fischieranno a lungo e il terribile impatto è subito seguito dal rumore del bastone che cade a terra e dal sibilo della nuvola d’oro che parte all’inseguimento del suo padrone.

In un istante Kalì è svanita di nuovo e sulla parete, che sembra spaccarsi, c’è un portale splendente che Ganesh si affretta a varcare, seguito da tutti gli altri.

 

Davanti a loro la porta di una colossale città fortificata. La gloriosa K’un Lun.

Per una ragione o per l’altra tutti loro l’hanno gia visitata.

- Da qui in poi i nostri cammini si separano, poiché il nostro ingresso rivelerebbe molto più di quanto è necessario e saggio rivelare, gettando panico e scompiglio tra i nostri potenziali alleati, potenziando, di fatto, i nostri nemici.

Avrete però bisogno, oltre alla vostra abilità, di qualche aiuto magico, per portare avanti la vostra missione. -

Detto ciò estrae dall’aria quattro buffi monocoli, simili a mezzi occhiali, che pone sul volto dei Figli della Tigre e quattro anelli che portano inciso un uncino, che mette al loro mignolo destro.

Poi bussa e, prima che la porta inizi a cigolare, è svanito, assieme alla sua compagna.

Come non fossero mai stati lì.

 

continua

 

note dell’autore.

Beh, dopo aver visto, o meglio intravisto, i Figli della Tigre che si aggiravano tra le pagine della serie della Guardia dell’Infinito (ed esservi chiesti, che cazzo ci staranno a fare qui?) e i loro due compagni (Ganesh e Kalì) nelle pagine di Thor.

Due parole sui personaggi. I Figli della Tigre sono comparsi per la prima volta in Italia nel numero 3 di “Shang Chi, maestro del Kung Fu” della oramai quasi mitica “Editoriale Corno” (trecento lire, fatevi sto flash. Allora era una cifretta discreta), Deadly Hands of Kung Fu #1 dell'aprile 1974. Sulla sua scheda nell’appendix si dice che Kalì appare per la prima volta in War Machine #6, September 1994, ma sappiamo che se si considera in continuity un racconto di Amazing High

Adventures del dicembre 1986 ambientato in India nel 1870, questo non è più vero. Inoltre sarebbe dovuta essere presente ad un concilio degli dei Indù in Thor 301 (ma non si vede e come prima apparizione non mi sembra sto granché) quindi è ipotizzabile che questo dato non sia delirante come il resto della scheda. Ganesh, che io ricordi, non è mai apparso in un albo Marvel.

Lo scimmiotto, che per quanto ne sappiamo potrebbe essere davvero il personaggio del “Viaggio in Occidente” che ha ispirato circa 5000 personaggi della produzione narrativa multimediale orientale è apparso in alcuni episodi della serie “La Forza della Cina”.

Per lo meno fino a quando non riprende quella serie lo ripescherò, di tanto in tanto.



[1] Potete leggere alcune delle loro avventure in alcuni numeri dell’antologica The Others