L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 35

 

GIUSTIZIA CIECA

 

(PARTE QUINTA)

 

 

PRESUNTI COLPEVOLI

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            La situazione? Pessima. Un gruppo di sedicenti terroristi musulmani si è impadronita della sede della W.F.S.K. e minaccia di uccidere un ostaggio ogni ora, se gli imputati nel processo per l’attentato al Radio City Music Hall non saranno liberati. Il problema è di quelli seri. Il palazzo della W.F.K.S. è circondato da squadre della Polizia Cittadina e dell’F.B.I. Le trattative con i terroristi non sembrano fare passi avanti e tutti sono consapevoli che basta poco e quella gente scatenerà una strage.

Ed è qui che entro in azione io. Il mio nome? Ormai dovreste saperlo: mi chiamo Matt Murdock e sono un avvocato, ma quando indosso questo attillato costume rosso mi chiamano Devil l’Uomo senza Paura.

            Sono arrivato da poco ed ecco che si fa vivo un bel gruppetto di supereroi appartenenti ai Vendicatori. Praticamente quelli che sono riusciti a trovare, mentre tutto il resto della banda è occupato a salvare il mondo altrove: Occhio di Falco, Photon, Nova, il Fante di Cuori e l’Uomo Sabbia. Con tutto il rispetto, se li lascio intervenire a passo di carica ci ritroveremo in una classica situazione da “distruggere il villaggio allo scopo di salvarlo”,[1] per questo, dopo aver riflettuto un po’, dico loro:

-Ho un piano.-

-Magnifico, cornetto.- interviene l’Uomo Sabbia –Avevamo proprio bisogno che arrivasse una testa fina a dirci come fare il nostro lavoro.-

-Sta zitto Baker.- lo redarguisce Occhio di Falco –Ho imparato a fidarmi di Devil. Su, dicci cosa ha in mente.-

-Nulla di eccezionale, ma avrò bisogno dell’aiuto di Photon e dell’Uomo Sabbia.-

            E speriamo che tutto vada bene.

 

            Siamo tutti in attesa. Qualcuno ci chiama avvoltoi, o con altri epiteti più forti e, riconosciamolo, spesso meritati ma la verità è che siamo giornalisti ed abbiamo un compito non facile, ma, tuttavia indispensabile: riferire i fatti alla gente. È quanto io e la mia collega Candace Nelson stiamo cercando di fare. Siamo riusciti a superare la folla assiepata dinanzi all’edificio assediato ed a raggiungere le prime file. La prima persona in cui c’imbattiamo è il Commissario di Polizia Arthur Stacy.

-Oh, Ben Urich c’era da scommetterci che saresti saltato fuori prima o poi.-

-Sono come l’erba cattiva, Commissario, novità?-

-Non dovrei nemmeno parlarti, ma… Ok, le autorità federali non trattano, ovviamente. I negoziatori cercano di prendere tempo, ma con questi fanatici non si sa mai e tra poco scadrà il primo ultimatum.-

-Un quadro poco confortante. Cosa state facendo per evitare il peggio?-

-Non spetta a me dirlo, io fornisco solo gli uomini, la direzione è dei federali stavolta. Un’irruzione è molto difficile, non sappiamo dove sono le cariche esplosive e loro avrebbero il tempo di farle saltare in aria. Anche i cecchini potrebbero non riuscire nel loro intento e non c’è garanzia che gli ostaggi non ci rimettano.-

-Una bella impasse.- dico io, accendendomi un’altra sigaretta. Stacy mi guarda storto –Lo so, mi uccideranno prima o poi. Non sapevo che fosse un salutista Stacy.-

            Prima che possa rispondere, ci accorgiamo di una certa agitazione nei presi del palazzo. Sta succedendo qualcosa, ma cosa?

 

Sono proprio sull’orlo del tetto del palazzo, lo sguardo apparentemente puntato su quello della W.F.S.K. I Vendicatori mi osservano perplessi, ma non ho intenzione di spiegar loro cosa sto facendo. È un esercizio che ho provato solo pochissime volte in passato e richiede un controllo totale dei miei supersensi. Quando i miei sensi si risvegliarono, ero del tutto incapace di controllarli, ci riuscii a prezzo di una concentrazione totale. Un uomo di nome Stick m’insegno a controllare il flusso di stimoli che continuamente arrivano ai sensi umani. Normalmente basta a ridurre il volume degli impulsi sensoriali quanto basta per non farmi impazzire, ma ci sono altre applicazioni più difficili da gestire. Mi concentro, eliminando il mondo circostante. I rumori più forti cessano, poi tocca agli altri, il suono di mille voci, gli odori, svaniscono, rimangono i suoni più leggeri ed indefinibili, poi quelli ancora più bassi, e tra questi devo isolarne uno. Se potessi vedermi, ora certamente noterei le gocce di sudore che m’imperlano la fronte. Il palazzo di fronte a me è totalmente silenzioso ora, non un suono, non un odore mi arriva, a parte quelli che stavo cercando. Non posso sbagliare o le conseguenze saranno gravi. Alla fine isolo quello proprio ciò che mi serve, il cupo ronzio di un meccanismo elettronico. Ora è il momento di agire e non possiamo permetterci il lusso di sbagliare. Mi giro verso i miei compagni d’avventura e dico loro:

-È ora. Photon, aspetta 10 minuti dopo che sarò entrato e poi fa quello che abbiamo detto.-

            La giovane donna annuisce.

-Immagino che tu sappia quel che stai facendo.- mi dice.

-Certo!- rispondo ostentando sicurezza, poi mi tuffo giù dal tetto

-Quell’uomo è pazzo.- commenta il Fante di Cuori.

-No!- risponde Occhio di Falco. -È senza paura.-

 

 

2.

 

 

            Leggendo romanzi o fumetti, oppure guardando film o telefilm avete certamente sentito usare la frase: “La tensione si taglia con il coltello” ed è probabile che l’abbiate trovata esagerata ed abusata. All’interno dei locali della W.F.S.K. quest’espressione sembra avere più che mai un fondo di verità. I giornalisti prigionieri sperimentano, una volta tanto, l’essere parte della notizia e non coloro che la raccontano. Osservano i terroristi che confabulano. Ognuno di loro indossa una cintura imbottita d’esplosivo ed hanno anche minato punti strategici dell’edificio. Sono pronti a morire ed ora che l’ultimatum è quasi scaduto, sono anche pronti ad uccidere il primo ostaggio, si tratta solo di sceglierlo. Ecco, sembra che abbiano preso una decisione, due di loro si avvicinano al gruppetto di ostaggi, poi… un lampo, o almeno questo sembra agli occhi degli astanti, attraversa una finestra, passa attraverso i terroristi ed infine assume forma umana, la forma della Vendicatrice di nome Photon, il tutto in poco più di un secondo, o così pare agli osservatori.

-Vi consiglio di arrendervi.- dice semplicemente.

-Mai!- risponde quello che probabilmente è il capo      -Uccidetela!-

            Sparano, ma i proiettili attraversano la forma olografica di Photon, conficcandosi nella parete alle sue spalle senza far danni. Photon rilascia una scarica d’energia, che abbatte due terroristi, ma nel farlo si solidifica, esponendosi al tiro di uno dei miliziani. L’uomo non arriva a sparare, però. Improvvisamente si trova avvolto da… un mucchio di sabbia umanoide.

-Spiacente amico…- esclama William Baker -…ma noi Vendicatori non amiamo che si spari ai nostri compagni.-

            Il capo esclama rabbiosamente:

-Maledetti americani, col vostro gesto avete condannato a morte tutti!-

            Anche una donna che può muoversi alla velocità della luce può non avere i riflessi abbastanza pronti da impedire all’uomo di premere il pulsante su una scatoletta che stringe in mano

 

Avere dei supersensi che compensano la mia cecità può essere un gran vantaggio, per esempio mi ha permesso di individuare il posto esatto dove è stato piazzato l’esplosivo che dovrebbe far saltare l’intero palazzo. È qualcosa di molto sofisticato e compatto.Potrebbe essere quel C 270 inventato dall’A.I.M. e che si dice che ignoti ladri abbiano rubato nella sua stessa isola?[2] Non ho tempo di chiedermelo. Mi sono assunto il compito di disinnescare l’esplosivo. Se Photon farà quanto le ho chiesto, sarà un lavoro inutile, ma se il sistema avesse previsto anche l’eventualità di un attacco elettromagnetico? Non posso correre rischi con delle vite in gioco. Non vedo il piccolo display davanti a me. Con abbastanza tempo riuscirei a trovare il sistema di leggerlo, ma non ne ho, devo fidarmi dei miei rimanenti sensi, seguire le sottili variazioni nel calore e nei suoni. Sentire il movimento degli ingranaggi elettronici pregare di non interpretare male i segnali. Ecco, il punto dev’essere questo e dopo aver preso un profondo respiro alzo la mano a taglio e…colpisco!

 

Il capo dei terroristi preme il pulsante e... non accade nulla

-Cosa?- esclama sorpreso.

-Credo dovresti sapere…- interviene Photon -… che nel passarvi attraverso in forma di raggio ho messo in cortocircuito i vostri congegni, ora sono inutilizzabili.-

-E se non basta, io ho disattivato il vostro esplosivo.- è la voce di Devil.

-No!- urla il capo –Non può finire così, non deve!-

-Attenti!- urla Devil –Ha un dispositivo manuale per la sua cintura di esplosivi!-

            Il resto accade troppo velocemente perché si riesca a seguirlo. L’Uomo Sabbia salta addosso al terrorista, mentre questi grida:

-Muoio per la gloria di Allah!-

            Poi, avvolto da un bozzolo di sabbia, l’uomo è spinto contro una finestra proprio mentre esplode. La forza dell’esplosione è contenuta dal bozzolo e si disperde nell’aria esterna, mentre il terrorista precipita al suolo, unica vittima della sua esplosione.

            Quanto al resto dei membri della cosiddetta Spada di Allah, per loro non c’è storia. Sono sconfitti rapidamente e consegnati alle autorità. I giornali ed i notiziari riferiranno di una brillante operazione dei Vendicatori aiutati da Devil. Quanto al giustiziere di Hell’Kitchen, continuerà a rivolgersi una sola domanda: perché?

 

 

3.

 

 

            Passano i giorni e la faccenda dell’assedio della W.F.S.K. diventa storia vecchia per i media della Grande Mela, soppiantato da notizie come: il rapimento degli eredi Stark,[3] o l’intervento dei Vendicatori in Slokovia.[4] Naturalmente, il processo ai presunti colpevoli dell’attentato al Radio City Music Hall merita sempre l’onore della Prima Pagina..

            Kathy Malper attraversa di corsa il corridoio del quarto paino del Palazzo di Giustizia Federale, diretta agli ascensori. Da quando è diventata Capo della Divisione Crimine Organizzato della Procura degli Stati Uniti, Distretto Sud dello Stato di New York le capita di rado di comparire personalmente in un’aula di giustizia per sostenere l’accusa, l’ultima volta è stato durante il processo ai boss della Costa Est  tra cui Kingpin. Dal punto di vista statistico una vittoria, ma a Kathy brucia di essere riuscita ad ottenere solo una condanna per evasione fiscale. Sei anni passano presto, purtroppo. Proprio perché oggi non deve comparire davanti ad un giudice, Kathy è vestita in modo informale, come piace a lei: camicetta, jeans, giubbotto di pelle e berretto dei Red Sox in testa. Per fortuna sua, il Procuratore Nelson, nonostante abbia fama di conservatore, non bada molto alla forma purché si faccia un buon lavoro. Distratta dai suoi pensieri, Kathy non si accorge dell’uomo che arriva dalla direzione opposta e quasi gli sbatterebbe contro, se lui, una frazione di secondo prima dell’impatto non si spostasse leggermente di lato, evitando lo scontro.

-Dovrebbe stare più attenta Procuratore Malper. – le dice.

            Kathy lo guarda e lo riconosce.

-Avvocato Murdock!- esclama –Come ha fatto a riconoscermi?-

            Matt Murdock sorride rispondendo:

-Oh, è stato facile, riconoscerei il suo profumo dovunque.-

            Kathy è lusingata da quell’osservazione. Ha sempre considerato Matt Murdock come un uomo molto attraente. Un peccato che sia cieco. Per un attimo si chiede che effetto faccia essere amata da un uomo che non è in grado di vederla, che può farsi un ritratto di lei solo dal suo profumo, dalla sua voce ed affidandosi a quello che può rivelargli il tocco delle sue mani. Scaccia rapidamente quel pensiero, una fantasia da ragazzina. Murdock sta sorridendo, un sorriso strano, come se avesse capito cosa le stava passando per la mente, come se attraverso quegli occhiali scuri che coprono i suoi occhi (azzurri, ci scommette) potesse vedere dentro di lei. Ah sciocchezze! Deve essersi fatta suggestionare da quegli articoli che dicono che il gemello di Murdock potrebbe essere Devil. Certo se davvero sotto quella maschera ci fosse un volto come quello… Si affetta a salutarlo, vagamente imbarazzata ed ha l’impressione che lui rida sommessamente mentre lei si allontana.

 

            Quando entro nell’aula in cui si svolgerà il processo mi accorgo che i miei clienti sono già stati portati al tavolo della difesa. Tengono la testa bassa e tutti i loro valori corporei sono fuori scala e non c’è da stupirsene: sono perfettamente coscienti che c’è in gioco la loro stessa vita. Accanto a loro, il terzo imputato, il libanese americano Raymond Haddad, con il suo avvocato, il costosissimo Gerald Norton. Al tavolo dell’accusa c’è il mio amico di una vita ed ex socio Foggy, ovvero Franklin E, Nelson Jr., Procuratore degli Stati Uniti per questo Distretto Giudiziario. È estremamente raro che il Capo dell’Ufficio in persona venga in aula a sostenere l’accusa, ma questo non è un caso come gli altri. Quando mi avvicino Foggy sta parlando con qualcuno. I miei ipersensi mi rimandano l’immagine di un uomo all’incirca della nostra età, il suo dopobarba ed il balsamo per i capelli sono di una marca molto costosa, il modo in cui il vestito gli ricade addosso indica che è stato fatto su misura. Si volta verso di me è mi tende la mano

-Avvocato Murdock è un piacere fare la sua conoscenza.- dice –Io sono Richard Walton Flood.-

            Accento puro Boston, scommetto che indossa la cravatta di Harvard. La sua stretta di mano e forte e decisa, all’indice ha un anello con un diamante tagliato a goccia.Tutto in lui parla di forza determinazione, ambizione e sicurezza di se. Conosco il tipo.

-Sono appena arrivato da Washington.- continua –Assisterò Mr. Nelson in questo processo.-

-Mr. Flood è stato mandato dalla Sezione Antiterrorismo della Divisione Penale l’incarico di Accusatore Speciale.- si sente in dovere di precisare Foggy con un tono di voce che fa capire chiaramente la sua delusione. A quanto pare, il Dipartimento della Giustizia di cui la Divisione Penale, come, del resto, L’E.O.U.S.A., ovvero l’Ufficio Esecutivo per i Procuratori degli Stati Uniti, l’organismo che sovrintende all’organizzazione della Pubblica Accusa Federale. Ha deciso di occuparsi direttamente del processo. Se hanno mandato uno degli avvocati in forza alla Sezione Antiterrorismo per affiancare Foggy è perché a Washington sono in fibrillazione per questo caso e vogliono controllarlo più da vicino. Da parte mia nessun problema. Battermi con Foggy mi dava poco piacere, ma se riuscirò a battere quest’esempio della fauna di Washington, beh ne sarò soddisfatto e se la cosa vi sembra meschina, beh c’è poco da fare, sono solo umano, dopotutto.

            All’entrata del Giudice, ci azzittiamo tutti. Ho già avuto a che fare con il Giudice Lewis e so che saprà essere giusto. Suo Onore si aggiusta gli occhiali, si schiarisce la voce e dice:

-Allora, signori, vogliamo cominciare?

-Gli imputati rinunciano alla lettura delle imputazioni e ribadiscono la loro dichiarazione di non colpevolezza.- esordisco io.

-Molto bene, ora se l’Accusa vuole introdurre il suo primo teste…-

            Entra uno dei primi agenti della Polizia di New York ad accorrere sul luogo, il Detective Quentin Chase. Dopo aver giurato e declinato le sue generalità comincia a testimoniare.

Ammetto che Flood è in gamba: le sue domande sono precise e pertinenti, è lui a condurre il gioco e sotto la sua guida Chase fa una ricostruzione accurata dei primi momenti dopo l’esplosione. Il mio controinterrogatorio è molto breve, il teste non sa dire nulla di utile, avendo passato quasi subito la mano all’Unità Antiterrorismo dell’F.B.I. Ascolto la testimonianza dei pompieri e del medico legale. Non aggiungono nulla di nuovo, infine arriviamo agli agenti dell’F.B.I. che hanno arrestato i miei clienti ed è il momento che aspettavo. Mi alzo in piedi e mi avvicino al banco dei testimoni.

 

In un posto lontano un uomo segue le notizie alla TV. Il processo sta attirando molta attenzione, ma quel Murdock è in gamba e potrebbe rovesciare l’accusa e spingere la giuria verso un’assoluzione.  Non deve accadere e lui impedirà che accada. Attenderà ancora, pensa, mentre si avvicina ad un armadio, che apre rivelando una specie di costume, ma se i suoi timori dovessero diventare più concreti, allora interverrà ed i Tre del Radio City proveranno l’implacabile giustizia del Tribuno, l’ultimo vero difensore dei Valori Americani.

 

 

 

4.

 

 

Dal banco della stampa seguo la performance di Matt nel controinterrogatorio. Sono abituato a vederlo agire nel suo costume rosso, ma come avvocati ha pochi rivali. Candace Nelson lo guarda, combattuta tra l’ammirazione per lui ed il desiderio che anche il fratello si faccia onore. Quanto a me, il vecchio Urich si accontenta di informare i lettori il più onestamente possibile. Matt si avvicina al banco dei testimoni quasi con noncuranza, si ferma e si appoggia al bastone, quindi parla:

-Dunque, Agente Speciale Roberts, lei ci ha appena detto che arrivaste agli odierni imputati allertati da una soffiata.-

-Esatto, capita molto spesso nel nostro mestiere, sa?-

            Matt abbozza un sorriso.

-Lo immagino, si. Ma non sarebbe più esatto dire che in questo caso avete ricevuto una telefonata anonima?-

-Beh si, direi che si può definirla così.-

-Io direi che non c’è altro modo per definirla.- Matt alza una mano e la sua assistente Bernie Rosenthal si alza e si avvicina al banco del giudice con una busta in mano –Reperto della Difesa N° 1, Vostro Onore.- continua Matt –La cassetta originale che l’F.B.I. ha consegnato solo dietro mandato del Magistrato.-.

-Obiezione!- scatta il Procuratore Flood –L’accusa non si basa su quanto c’è nella cassetta, ma sui risultati delle indagini. Quest’ufficio sa bene che le comunicazioni anonime sono prive di valore.-

-Mi fa piacere che lo riconosca, Mr. Flood, tuttavia, Vostro Onore, questo riguarda la sua utilizzabilità come elemento d’accusa, io mi propongo di usarlo come elemento a discarico.-

-La ammetto, per ora, ma mi aspetto che dimostri alla svelta la sua tesi, Avvocato Murdock.-

-Grazie Vostro Onore. Dunque, Agente Speciale Roberts, ora sentiremo la registrazione, la prego di ascoltarla attentamente:

            Le parole si diffondono nell’aria. Una voce secca e decisa, vedo che Matt ascolta con molta concentrazione

“Se cercate notizie sugli attentatori del Radio City ho un’informazione per voi.”

“Chi è lei?”

“Non deve importarvi, ho tre nomi caldi per voi: Ahmed Al Rashid; un arabo; un iraniano di nome Bahman Eshfandiari ed un gentiluomo di nome Raymond Haddad. Se perquisirete le loro abitazioni, troverete cose interessanti.”

            La voce prosegue snocciolando gli indirizzi, pi si sente di nuovo la voce dell’Agente dell’F.B.I.:

“Chi è lei, come fa a sapere…”

“Diciamo che sono un patriota americano.”

            Il registratore si spegne e Matt torna a rivolgersi a Roberts:

-Sappiamo che avete effettuato quelle perquisizioni e ci ha illustrato quello che avete trovato. Tra le altre cose: un paio di cartine di New York, materiale propagandistico di un’organizzazione radicale islamica e tracce di collegamenti ad un forum internet a cui si collegano anche alcuni presunti terroristi. Esatto?-

-Beh si, ma non c’è solo quello. In uno dei forum c’erano le istruzioni per preparare un ordigno esplosivo di notevole potenza. Uno degli imputati lavora in un’industria chimica e poteva procurarsi il necessario.-

-Ma non avete trovato nulla nelle loro case, vero?-

-No.- risponde l’altro a denti stretti –Nel bagagliaio dell’auto dell’iraniano abbiamo trovato residui di nitrati presenti anche nella bomba.-

-Il signor Eshfandiari ha un nome, Agente. Tutti questi elementi di “primaria importanza”…- mi chiedo quanti abbaino colto l’ironia nelle parole di Matt -… li avete trovati solo grazie alla telefonata, dunque. Un uomo molto bene informato, quello, non è vero? Chissà come faceva ad essere così sicuro che avreste trovato qualcosa?-

-Non saprei.-

-Beh potremmo fare delle ipotesi abbastanza inquietanti. Voi state brancolando nel buio ed ecco un aiuto risolutore da un buon samaritano.-

-Obiezione!- scatta Flood –La Difesa sta argomentando.-

            Matt sorride.

-Mi scuso Vostro Onore, mi sono lasciato, forse, trascinare.-

            Lewis sorride indulgente, poi guarda l’orologio, ed annuncia:

Signori, credo che ci convenga prenderci un po’ di riposo. L’udienza è sospesa sino alle 10 di domatttina.-

            E così, questo round è terminato.

 

            Deborah Harris è una donna in gamba. Non è esente da pecche, certo, come tutti noi, del resto. Quando la conobbi ero appena agli inizi della mia duplice carriera di avvocato e supereroe e lei si era fatta plagiare dall’ambizioso Abner Jonas, che aveva concepito un contorto piano per impadronirsi dell’Amministrazione cittadina. Quando comprese che tipo fosse, accettò di testimoniare contro di lui, ma questo non le evitò un certo periodo di prigione. Nonostante ciò, la relazione iniziata con Foggy Nelson portò, infine, al loro matrimonio. In un mondo perfetto tutto sarebbe finito con un: “E vissero per sempre felici e contenti”, ma questo è tutt’altro che un mondo perfetto. Per motivi su cui non vale più la pena di indugiare, Debbie tradì Foggy con un altro uomo e questo pose fine al matrimonio. Per anni non ci siamo più visti e poi le nostre strade si sono di nuovo incontrate e tra noi è nato un rapporto che stiamo costruendo giorno per giorno.

-Sei preoccupato Matt?- mi chiede. -È per il processo, vero?-

            Come dicevo, è una donna in gamba.

-Si. C’è qualcosa che mi sfugge in tutta la vicenda.- rispondo. –Sono convinto che i miei clienti siano stati incastrati, ma perché? Ci sono almeno un paio di ipotesi e sono entrambe inquietanti.-

-E sarebbero?-

-Beh, o qualcuno vuole a tutti i costi dei capri espiatori al punto di fabbricare un caso contro degli innocenti o… peggio ancora… lo stesso attentato è stato concepito per arrivare a questo.-

-Vorresti dire che avrebbero messo la bomba al Radio City e fatto credere ad un attentato del terrorismo arabo allo scopo di processare quei tre? Ma perché?-

-Non lo so. Forse per fomentare l’odio razziale e religioso. Per alimentare la psicosi del Nemico o per scopi troppo sottili da capire. In ogni caso, questo non promette nulla di buono.-

            Debbie si stringe a me

-Ti ammiro Matt.- dice –Tu non ti arrendi mai.-

-Me l’ha insegnato mio padre.- rispondo. Passo le dita sul suo viso –Ora pensiamo ad altro, vuoi? Lasciamo le preoccupazioni fuori dalla porta per stanotte.-

            Mentre la bacio non posso non pensare che le preoccupazioni ed i guai sono subdoli: tu li fai uscire dalla porta, ma loro tentano sempre di rientrare dalla finestra.

 

            Il Josie Bar ‘n’ Grill ha visto entrare molti tipi di visitatori nella sua storia.  Sono famose le visite di Devil; di solito finiscono con una vetrina rotta e talvolta con una rissa. L’uomo che entra stasera sembra decisamente più innocuo: è cieco. Un uomo di colore dell’apparente età di circa 40 anni, occhiali scuri a coprire occhi che non vedono più dal giorno in cui una granata gli è esplosa in faccia tanto tempo fa. Ex soldato, ex poliziotto, Willie Lincoln è oggi un investigatore privato al servizio dello Studio Legale Nelson & Murdock. Dove non arrivano i suoi occhi, sa giungere con l’astuzia ed il ragionamento.  Josie lo riconosce e lo saluta

-Ehi Willie, ne è passato di tempo dall’ultima volta.-

            Willie sorride, mentre risponde

-Vero Josie, ma a giudicare dalla tua voce, direi che sei sempre la solita stupenda ragazza.-

-Adulatore. Vuoi un bicchierino di quello buono?-

-Beh perché no?-

            Mentre beve, Willie, senza darlo a vedere, individua tra le molte voci quella che stava cercando. Lascia il bicchiere vuoto sul bancone e si dirige verso un tavolo dove un uomo di colore sta parlando a voce troppo alta:

-E allora comincio a lavorarmi la cassaforte ed è un osso duro, davvero, così decido di usare l’esplosivo e...-

 -… E sentono il botto da Harlem a Tribeca perché non hai saputo dosare l’esplosivo, Turk, sei fortunato ad essere vivo.-

-Chi? Oh….l’Agente Lincoln!-

            Willie si siede tra Turk ed i suoi compari.

-Non sono più nella Polizia, lo sai, Turk e sono certo che sai anche altre cose che potrebbero essermi utili…-

-Io non so niente di niente.-

.-Nemmeno di Ricky Stanton? Eppure so che facevate affari insieme.-

-Attento a dove ficchi il naso, Lincoln.- interviene un uomo decisamente grasso –Non mi sembra che tu sia in grado di difenderti bene.-

-Oh, il vecchio Pike Occhi d’Oro!- replica Willie –Beh , se non ho sentito male, pare proprio che un cieco ti abbia umiliato a biliardo e poi te le abbia anche suonate un po’ di tempo fa, vero? Fossi in te non li sottovaluterei più i ciechi. Ora, ragazzi, io cerco informazioni sull’assassino di Ricky e se non siete interessati a vendicarlo, forse un pò di fruscianti banconote potrebbero interessarvi.-

-E se ti saltassimo addosso e ti portassimo via i soldi, cieco?- dice un terzo.

-E se ti facessi sbranare dal mio cane, invece? Su ragazzi, vogliamo litigare o essere ragionevoli?-

            È Turk a rompere gli indugi e rispondere:

-Cosa vuoi sapere, Lincoln?-

 

 

5.

 

 

            Dallo schermo arrivano le immagini della giovane anchorwoman cinoamericana Joan Chen e del suo ospite, un uomo di colore che il colletto identifica come un uomo di Chiesa.

<<Siamo qui assieme al Reverendo Jackson Tolliver, influente esponente della Comunità Nera, con cui vorremmo commentare le recenti dichiarazioni del capo della Cosiddetta Coalizione Morale, il Reverendo Jeremiah Wintergood..>>

<<Guardi Miss Chen, le dichiarazioni razziste di Wintergood, si commentano da sole. È deplorevole che ad un uomo simile sia ancora concesso di parlare da un pulpito. Che un uomo del genere, che incita all’odio contro chi è diverso dal suo concetto di americano, possa essere definito un ministro di Dio è assolutamente inconcepibile.>>

>>Eppure si dice che anche lei abbia pronunciato sermoni che hanno infuocato gli animi dei suoi parrocchiani.>>

<<Questo è molto diverso. Quando ti minacciano hai il diritto di reagire…>>

 

            Il salone è affollato di persone in uniforme verde con un elmetto che ricorda la testa di un serpente. Su un palco che li sovrasta, il loro capo li sta arringando:

-È arrivato il momento di agire, miei fedeli amici. I Figli del Serpente mostreranno a tutti cosa significa essere un vero americano. Tutti i traditori stranieri, negri, ebrei, arabi, gialli sentiranno il nostro morso. Domani sarà il nostro giorno, ricordate: niente prigionieri!-

            Sotto il suo elmetto, il Serpente Supremo sorride sinistramente.

 

            Il Reverendo Wintergood si deterge il sudore e si rivolge al suo assistente personale

-Direi che ci siamo George.-

            L’uomo si schiarisce la gola imbarazzato

-Mi scusi se glielo chiedo, Reverendo, ma non crede di essere andato troppo oltre? Se continua di questo passo, potremmo arrivare a moti di piazza, a rivolte…-

            Wintergood sorride soddisfatto:

-Mio caro George…- risponde tranquillo -… questo è precisamente quello che voglio.-

 

 

6.

 

 

            Il processo è proseguito con andamento altalenante. Sia coloro che hanno potuto essere presenti, sia coloro che lo seguono attraverso i notiziari TV sono testimoni dell’abilità con cui Matt Murdock e Bernie Rosenthal, nonché Gerald Norton ed il suo staff s’impegnano a smontare le prove dell’Accusa, evidenziandone la genericità, puntualizzando, come si tratti nella migliore delle ipotesi, di indizi vaghi, di come non si siano trovati collegamenti diretti tra l’attentato ed i tre. Richard Walton Flood è duro, incalzante, costruisce il suo caso con determinazione, attendo a sottolineare ogni aspetto a suo vantaggio. Dopo ogni controinterrogatorio, reinterroga i suoi testimoni sempre con piglio aggressivo. Dal canto suo, Foggy Nelson è calmo, riflessivo, ragionevole, i suoi interventi sono sempre mirati. Lascia volentieri a Flood gli onori della ribalta.

            Nel frattempo, al di fuori dell’aula gli animi si surriscaldano, la Polizia fa sempre più fatica a mantenere l'ordine e la calma tra i gruppi che si affollano intorno al Tribunale Federale. Al terzo giorno del processo scoppiano dei tafferugli tra innocentisti e colpevolisti. Tutti sono nervosi, sembra il periodo che precede una tempesta e la tempesta non tarderà.

Infine, l’Accusa termina di presentare i suoi testimoni e documenti. Ora tocca alla difesa.

 

            Io e Foggy ci troviamo nel corridoio, prima di entrare in aula e da quel che sento, si affretta a finire un panino di stazza rilevante.

-Credevo che Liz ti avesse messo a dieta, Foggy.- gli dico scherzando e riferendomi alla sua fidanzata Liz Allen.

            Lui inghiotte l’ultimo boccone e risponde:

Uhm lei non ne sa niente… e non dovrà saperlo.- si avvicina al distributore dell’acqua, ne prende un bicchiere, poi mi guarda:

-Li farai testimoniare?- mi chiede. Parla dei miei clienti, ovviamente.

-Ci sto pensando.- rispondo in maniera evasiva. Io e Foggy siamo vecchi amici, ma in questa faccenda siamo su fronti opposti.

            Lui annuisce, comprende bene la situazione. Sono certo che è quasi sollevato che quel Flood sia arrivato a prendersi gloria e demeriti di un caso di cui lui avrebbe fatto volentieri a meno. Vorrei dirgli qualcosa al riguardo, quando percepisco qualcosa di strano. Le guardie del Tribunale, non sono le stesse di tutti gli altri giorni. Non mi sbaglio, conosco ogni sfumatura dei loro battiti e odori. Capirei se qualcuno fosse ammalato, ma sostituirli tutti? E c’è di più, sento una strana sensazione che non so definire.. c’è qualcosa di strano nelle loro armi, non sono comuni pistole.

-Foggy… io devo andare.-

Matt… che succede?-

            Foggy è uno di coloro che conoscono il mio segreto, ma non posso perdere tempo a dargli spiegazioni. Mi muovo, ma due guardie mi si parano davanti

-Fermo Avvocato, di qui non si passa!-

            Un uomo massiccio, solido come una quercia e quella sensazione di prima è sempre più forte, qualunque cosa ci sia sotto la sua divisa manda un costante impulso elettronico. Ma cosa sta succedendo?

 

            Fuori dall’aula qualcosa sta succedendo. Nessuno può dire com'è cominciata. Uno dei dimostranti innocentisti è colpito da un sasso. Un altro reagisce e dopo pochi minuti la rissa si scatena e comincia il caos.

 

 

7.

 

 

            Sono appena arrivato in Tribunale che qualcosa accade. I dimostranti si stanno accapigliando. È come se le tensioni accumulate stessero scoppiando, come se un fuoco represso stesse improvvisamente divampando. La situazione potrebbe anche essere messa sotto controllo, quando li vedo apparire. Sono quei cosiddetti Figli del Serpente. Li sento gridare i loro slogan e subito dopo puntano i loro bastoni e sparano i loro raggi:

-Morte ai nemici dell’America!- li sento urlare, poi si scatena il panico, qualcuno mi urta, cado e perdo gli occhiali. Sento la voce di Candace Nelson che urla:

-Ben! Ben!-

            Poi è trascinata via dalla folla.

 

            Al palazzo dei Vendicatori, Capitan America e Songbird stanno guardando i notiziari al monitor.

-Ma che sta succedendo?- esclama la ragazza..

-Non lo so- risponde Cap -Ma quelli sono i Figli del Serpente e ciò vuol dire che devo intervenire. Avverti gli altri, io mi avvio!-

            E senza dare a Songbird il tempo di replicare, Cap abbandona di corsa la sala.

 

            Io e Foggy veniamo spinti dentro l’aula. In un angolo sento il Giudice Lewis trattenuto da due di quelle strane guardie. Allo scranno del giudice una nuova figura, un uomo che al posto della toga ha un mantello svolazzante.

-Signore e signori.- la sua voce è fredda –Ho preso possesso di quest’aula perché è ora che sia amministrata la vera giustizia. Gli imputati pagheranno per i loro crimini contro questa Nazione. Io sono il Tribuno e vi prometto che giustizia sarà fatta ed io sarò Giudice, Giuria ed esecutore!-

            Ora ne sono certo: questo è un grosso guai ed io non che una minima chance di uscirne, ma, per il bene di tutti i presenti innocenti, devo provarci, devo trovare il modo.

 

 

FINE QUINTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di un episodio concitato, che ha lasciato poco spazio alle nostre usuali sottotrame, ma vi prometto che ci rifaremo nel prossimo episodio, per il momento, ecco le note.

1)       Per coloro che se lo chiedono, i Pubblici Accusatori Federali o Procuratori degli Stati Uniti fanno parte del Dipartimento della Giustizia e sono inseriti in un sistema gerarchico che vede al suo vertice il Procuratore Generale degli Stati Uniti, equivalente americano del Ministro della Giustizia. Ecco perché Foggy ha potuto messere scavalcato da un funzionario proveniente da Washington.

2)       Nota di continuity. La prima parte di questa storia, che continua direttamente dall’episodio precedente, si svolge tra gli episodi #40 e 41 de I Vendicatori MIT, mentre gli eventi dal Capitolo 3. in poi, come pure quelli del prossimo episodio, si svolgono dopo Vendicatori #44,  e Capitan America #26

Nel prossimo episodio: un finale serrato con molti ospiti d’onore. I Vendicatori, U.S.Agent, la Vedova Nera, la Pantera Nera e, magari qualcun altro. Inoltre, uno speciale sguardo a questa vicenda lo avrete anche su Marvel Knights #36 con l’amichevole partecipazione di Paladin, Luke Cage e Moon Knight. Non mancate ad entrambi gli appuntamenti.

 

 

Carlo



[1] Parafrasi di una nota frase di Robert McNamara, segretario alla Difesa degli Stati Uniti dal 1961 al 1969 e riferita al Vietnam

[2] In Villains #24

[3] In Iron Man #22/23

[4] Visto in Vendicatori #43