(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 38

 

NIENTE DURA PER SEMPRE

 

(PARTE TERZA)

 

 

FESTA DI MORTE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Un riassunto veloce: Clive Reston e Leiko Wu, agenti del MI6, il Servizio Segreto Britannico, sono in Grecia per bloccare la vendita di materiale nucleare da parte di Carlton Velcro allo stato del Murtakesh, grazie al mediatore greco Temistocles Iohannides. Caduti in un agguato dei loro nemici e torturati, Clive e Leiko sono riusciti a fuggire e, dopo un po’ di riposo, si sono di nuovo messi sulle tracce dei loro avversari. Mentre si dirigevano verso la villa in cui erano prigionieri, però, i due agenti hanno scoperto di essere seguiti da due auto ed un elicottero che, subito, hanno cominciato a bersagliarli con le loro armi, compresi due missili aria-terra che sganciati dall’elicottero colpiscono la Jaguar modificata di Clive in pieno,

            Ok, questo era solo il riassunto, la vera azione arriva adesso. Allacciate le cinture e non perdete la calma, il viaggio sarà accidentato.

 

            Le due esplosioni gemelle scuotono l’auto e la fanno sobbalzare, ma, miracolosamente, questa resta intatta, a parte dei vistosi segni sulla carrozzeria e l’incendio che l’avvolge, ma di cui si occupano immediatamente dei getti schiumogeni, che escono da degli ugelli.

-Ah buona vecchia tecnologia britannica.- commenta Clive, mentre, con le mani serrate sul volante tenta di mantenere l’auto in assetto di guida.

-Ma di che diavolo è fatta quest’auto?- chiede Leiko il cui stomaco comincia a sentirsi un po’ sottosopra.

-Una lega di vibranio e qualcos’altro di altrettanto resistente.- le risponde Clive –Andover della Sezione Tecnica ha provato a spiegarmelo, ma confesso di non essere stato molto attento.-

-Chissà perché non ne sono sorpresa?-

-Oh, beh, il succo è che questo gioiellino può resistere ad esplosioni molto potenti, anche se… beh chissà se resisterebbe ad un altro impatto come questo? Vedrò di far sì che non succeda.-

            Clive innesta il pilota automatico e si concentra sul piccolo schermo sul cruscotto.

-Mmm, vediamo se ricordo come funziona. Dovrebbe essere questo pulsante e se non lo è… beh è stato un vero piacere conoscerti, Leiko.-

-Non sei spiritoso, lo sai?-

-No? Peccato! Ehi, quest’aggeggio funziona, guarda!-

            Sullo schermo radar è apparsa la sagoma dell'elicottero, poi dal basso, ovvero dal retro della Jaguar, partono due scie di calore, mini missili terra-aria. I due agenti ne seguono la traiettoria sino a che l’elicottero viene colpito ed esplode sopra le loro teste.

-Ottimo lavoro, se mi è permesso dirlo.- commenta Clive.

            In quel momento un impatto scuote l’auto. L’ultima auto inseguitrice rimasta è venuta loro addosso e li ha spinti contro il guard rail. L’assetto della Jaguar è ancora instabile e Clive non riesce ad evitare di perdere il controllo e la sua auto piomba contro il guard rail e lo sfonda, precipitando nel burrone sottostante mentre Leiko urla:

-Clive!-

 

            New York City, Sede locale dell’A.T.F.[1] Luke Cage ha buoni motivi per ammirare l’Agente Speciale Cassie Lathrop. Innanzitutto, è una gran bella donna, con un fisico da pin up ben evidenziato dalla maglietta e dai jeans aderenti; a quanto sembra, però, è anche in gamba nel suo lavoro, lo si capisce mentre spiega a lui ed al Detective Quentin Chase di Midtown Nord quel che i tecnici del suo ufficio hanno scoperto sull’esplosivo che ha fatto saltare in aria l’ufficio/casa di Luke qualche giorno prima:[2]

-Si tratta di un composto elaborato con base un esplosivo al plastico di fabbricazione ceca, potenziato con una serie di additivi chimici, alcuni dei quali non ancora identificati. La potenza dell’esplosione era calibrata per uccidere un essere dalla resistenza superumana come lei, Mr. Cage.-

-Chiamami pure Luke, pu… ehm, Cassie.-

-Ok. Stiamo già ricercando sul nostro database i possibili fornitori, nel frattempo: nessuna idea, Luke, su chi potrebbe desiderare di vederti morto?-

            Luke sogghigna rispondendo:

-Ragazza, non so se qui dentro c’è abbastanza carta per scriverci tutto l’elenco.-

-Beh uno di loro può essere il responsabile, Luke… interviene Chase -… e visto che mi sembra chiaro che è molto determinato ad ucciderti, mi sembra anche chiaro che presto ci riproverà.-

            E questo, pensa Luke, è proprio una delle cose su cui conto per riuscire a beccarlo.

 

 

2.

 

 

            L’auto vola oltre il parapetto piombando nel vuoto.

-Clive!-

-Smetti di urlare cara, mi deconcentri.- replica, con flemma, Clive –Ora, se solo ricordassi qual è il pulsante… ah, eccolo!-

            Dopo che Clive ha premuto il fatidico pulsante, le ruote dell’auto si ritirano all’interno dei loro alloggiamenti, sostituite da quattro getti che sospingono l’auto verso l’alto in assetto di volo.

-Questo l’abbiamo, ehm, preso a prestito dallo S.H.I.E.L.D.- spiega Clive ad una sorpresa Leiko -Loro però usano una Porsche, ma sono dettagli.

-Perché non me l’hai detto prima?- gli chiede, alterata, Leiko.

-Perché non ce n’era bisogno.- è la tranquilla replica di Clive –Ora scusami, ma ho un fastidioso dettaglio di cui occuparmi.- l’auto sorvola la strada e si pone sopra quella avversaria che, poco prima, li aveva sospinti nel burrone –Ti dispiace premere quel pulsante in basso a sinistra sul quadro comandi, cara? Sì, proprio quello, grazie.-

            Una raffica di mitraglia parte dal muso della Jaguar colpendo ripetutamente l’altra auto, che perde il controllo e si schianta sul fianco della montagna.

-Bene.- commenta Clive –Adesso possiamo proseguire tranquilli, spero.-

            Riporta l’auto sulla strada, fa fuoriuscire di nuovo le ruote mentre atterra e riprende la sua corsa.

 

            Quando Marc Spector riprende conoscenza si rende conto di trovarsi in una situazione non proprio felice: legato mani e piedi ed in costume, a parte la maschera.

Gli era sembrata una buona idea tentare di scoprire l’assassino del gioielliere Arnold Meyer fingendo, nei panni del mercante d’arte Steven Grant (una delle sue molte identità), di essere interessato all’acquisto del rubino rubato a Meyer, ma non immaginava che il suo contatto, Griswold, fosse in combutta con il suo più vecchio nemico: l’uomo, in realtà, indirettamente responsabile della nascita di Moon Knight, il sadico Raoul Bushman. Ad una rapida occhiata, non si trova più nell’appartamento di Griswold, anche se è proprio lui quello accanto al suo vecchio nemico.

-Non riesci proprio a tenere il naso fuori dagli affari altrui, vero, Spector?- gli dice Bushman –Ma in fondo ne sono contento, così potremo sistemare le questioni in sospeso tra noi.-

-E così sei stato tu ad uccidere Arnold Meyer?- chiede lo smascherato Moon Knight –Perché?-

-Sempre curioso, eh?- replica Bushman –La curiosità ha ucciso il gatto, non te l’ha detto mai nessuno? Ma in fondo posso anche soddisfare la tua curiosità: semplicemente, Meyer aveva la gemma, io la volevo e lui non intendeva venderla, quindi me la sono presa lo stesso. Tutto qui.-

-Da quando in qua sei diventato un ladro di gioielli Bushman? Credevo che avessi ambizioni più alte.-

            Un sorriso crudele deforma il volto di Bushman mentre risponde:

-Oh quelle le ho sempre, ma mi piacciono le cose belle e quale collezionista si lascerebbe sfuggire il più raro rubino del mondo, specie se è quel rubino in particolare, ma non è ancora il momento giusto per dirti tutto, non ancora.-

-Se solo avessi immaginato che c’eri tu dietro a tutto questo…- inizia a dire Spector.

-Non ti saresti comportato così stupidamente, lo so. Quando Griswold mi ha detto che un certo Steven Grant era interessato all’acquisto del rubino le cose mi sono state chiare. Io sono tra i pochi a sapere che Steven Grant, come Jake Lockley, è solo un’identità fittizia di Marc Spector, alias Moon Knight, ed ho capito subito quali erano i tuoi piani, prendendo le mie contromisure.-

            E così adesso anche Griswold sa il mio segreto, pensa Spector, non che abbia importanza, se non mi tiro fuori dai guai.

            Mentre ascoltava le spiegazioni di Bushman, l’uomo chiamato Moon Knight ha fatto forza sui suoi legami, sentendoli cedere. Alla fine riesce a liberare le mani e colpisce Bushman con un calcio a piedi uniti. Un attimo per afferrare un tagliacarte su un tavolino ed usarlo per liberarsi i piedi, poi si getta su Bushman, ma l’erculeo nero si muove rapidamente, afferrandogli le mani e serrandole in una ferrea morsa.

-Non sei mai stato alla mia altezza, Spector, nemmeno in perfetta forma e da quanto vedo, oggi non lo sei.-

            Ha ragione, pensa Moon Knight, le ferite al petto infertegli da Jack Russell[3] non si sono ancora rimarginate del tutto e dolgono, come pure le costole rotte, per non parlare della gamba sinistra. Ma non può permettere a Bushman di vincere a nessun costo. Il suo ginocchio scatta verso l’inguine di Bushman, ma è troppo lento ed il suo avversario gli torce un braccio, facendolo girare su se stesso, poi lo getta sul pavimento, sferrandogli un manrovescio.

-In piedi Spector, non privarmi del divertimento, coraggio.- lo incita.

            Ansimando Marc si rimette in piedi.

 

            Leiko si rivolge a Clive:

-Lo sai, naturalmente, che se Velcro e Pavane sono ancora alla villa possiamo aspettarci di essere accolti da un vero e proprio esercito?-

-Naturalmente.- risponde serafico lui -Ma dobbiamo pur partire da qualche parte per sbarazzarci di quei due ed al momento non ho idee migliori e poi, come diceva mio padre: "Nessuno vive per sempre".-

-Ma non era: “Si vive solo due volte?”-

-Anche quello, si. Bene, eccoci arrivati e pare che avessi ragione sul comitato di ricevimento. Oh beh, diamoci da fare.-

            E così dicendo, Clive dà gas e si lancia contro la villa alla massima velocità.

 

 

3.

 

 

            Un altro luogo, una costa diversa, un altro posto da ricchi, gente che ha abbastanza denaro da permettersi gli onorari di Elektra Niatchos, semplicemente Elektra quando lavora. Gente ricca abbastanza da possedere la splendida villa in cui la giovane donna vestita di un costume aderente color rosso si è appena introdotta; abbastanza ricca da inviarle, tramite i soliti canali, un anticipo sostanzioso senza fare discussioni. Chi è che dovrà eliminare? Un rivale in affari di un industriale senza scrupoli? Il boss rivale in una guerra tra cartelli criminali? In fondo non le importa veramente: ha giurato che avrebbe ucciso solo coloro che lo meritavano, senza coinvolgere mai gli innocenti, ma il concetto di “innocente” è alquanto evanescente di questi tempi ed Elektra sa di muoversi in una linea molto sottile in cui certe distinzioni rischiano di perdere valore e significato. Ha tentato di cambiare, ma forse è impossibile sfuggire al proprio destino. Per impedire un male più grande è stata costretta ad accettare dentro di se quell’oscurità di cui credeva di essersi sbarazzata rinascendo letteralmente a nuova vita; ha sacrificato ad un bene superiore la cosa a cui teneva di più… o forse a cui credeva di tenere di più. È stato sorprendentemente facile riprendere la vecchia vita, accorgersi che certi scrupoli morali semplicemente erano scomparsi; forse era quella la vita a cui era predestinata, decisa dal Fato imperscrutabile dei racconti mitologici che suo padre le leggeva da bambina. E se è davvero così, non ha senso opporsi al fato. Tutti questi pensieri le passano per la testa in pochi istanti per essere subito accantonati quando, finalmente, entra nello studio che le era stato indicato in precedenza, dove si trova solo un uomo, che indossa un’elaborata veste da camera giapponese e che le si rivolge, voltandole le spalle:

-Buonasera Miss Niatchos, o devo chiamarla soltanto Elektra?-

            Le mani di Elektra si stringono sull’impugnatura dei due sai che porta con se. Improvvisamente si sente pervadere da una sensazione di pericolo che non riesce ad identificare.

-Elektra va benissimo.- risponde senza che la sua voce faccia trapelare il suo nervosismo.

            L’uomo continua a parlare, sempre voltandole le spalle. La sua voce è ferma, priva di inflessioni:

-Dicono molte cose di lei, Elektra, addestrata dalla mitica confraternita di assassini chiamata La Mano, un’allieva così eccellente, che loro stessi la temono; si dice che sia morta e risorta grazie ad un antico incantesimo, ho dimenticato qualcosa?-

-Molte cose, a dire il vero, ma ha detto più che abbastanza. Ora vorrei sapere perché mi ha chiamato fin qui ed ha voluto vedermi in questo modo. Chi è lei? E chi vuole che uccida?-

            È una risata quella che ha sentito? Non saprebbe dirlo con certezza. L’uomo risponde:

-Mostra impazienza e questo non è da lei, non è bene per una professionista essere nervosa, vero? Quanto a colui che deve uccidere…-l’uomo si volta e contemporaneamente si sfila la veste da camera, rivelando di essere a petto nudo -… sono io, se ne sarai capace…. Sorella!-

            Ed Elektra rimane impietrita dallo stupore.

 

            La Jaguar di Clive Reston e Leiko Wu piomba a velocità massima contro il portone della villa sfondandolo e portandosi dietro qualche sgherro ed un bel pò di pezzi di mura.

-Tu non conosci proprio la discrezione, vero, Clive?- lo rimprovera Leiko.

-Discrezione è il mio secondo nome, ma in altri momenti.- replica Clive –Pronta?-

-Lo sono da sempre.-

-Allora, fuori!-

            Gli sportelli si aprono ed i due agenti escono, pistole in mano, sparando all’impazzata. Per un tempo che pare interminabile c’è una vera tempesta di pallottole, ma solo quelle dei due britannici vanno a segno, poi gli spari cessano.

-spero che tu ne abbia lasciato vivo uno, Leiko, ci deve dire dove sono i suoi padroni.- dice Clive.

-Non preoccuparti, quando voglio so anche non uccidere.- risponde lei.

-Mmm, pensiero inquietante. Bene, bene, cosa abbiamo qui? Non sembri ferito troppo gravemente, amico, credo che ci dirai tutto quel che ci serve sapere, vero?-

            L’uomo a terra si comprime la spalla e risponde:

-Non ho nulla da dirti, inglese.-

-Questo lo dici tu.- replica Clive e preme la scarpa contro la ferita.. L’uomo urla di dolore.

-No!- grida –Parlerò,. Sono andati a Corfù.-

-Chi?-

-Il signor Iohannides ed i suoi ospiti, l’uomo e la donna.-

-Corfù?-

-Si, il capo, il signor Iohannides possiede una villa laggiù e frequenta anche il casinò.-

-Buono a sapersi, sai anche quanto si tratterranno?-

-Qualche giorno, credo.-

.-Bene sei stato utile… Andiamo, Leiko.-

-Ehi, non vorrete lasciarmi qui così, a morire dissanguato?-

            Clive si volta a guardarlo.

-Hai ragione, amico. Bisogna rimediare.-

            Punta la pistola e spara, centrandolo in piena fronte. L’uomo si accascia, morto.

-Non pensi di essere stato un po’ troppo drastico Clive?- gli chiede Leiko.

-Tu dici? Beh sono fatto così, che vuoi farci?-

            Risalgono in auto e si allontanano.

           

            Marc Spector, Moon Knight, si lancia su Raoul Bushman, ma questi para il suo attacco facilmente e gli sferra un pugno. L’avventuriero in costume riesce ad evitarlo e sferra un colpo al plesso solare dell’avversario. Bushman barcolla, ma non cade.

-Non male, Spector.- lo motteggia sogghignando –Ma puoi fare di meglio, lo so. Provaci!-

            Ancora Spector attacca ed ancora Bushman evita e stavolta lo colpisce di taglio alla schiena. Le costole di Moon Knight scricchiolano, ma lui non molla. Bushman lo colpisce al petto. Marc sente i punti della ferita infertagli da Jack Russell cedere. La ferita si è riaperta ed il sangue macchia l’immacolata uniforme. Moon Knight stringe i denti, fa un passo in avanti, poi un altro, ma è troppo lento per evitare un ultimo colpo di Bushman. Cadrebbe se il suo avversario non lo afferrasse per il costume.

-Patetico.- commenta Bushman sprezzante –Tranquillo Spector, non morirai adesso, ho altri piani per te, piani che ti richiedono vivo, anche se non necessariamente in buona salute.-

-Per… perché?-

-Lo scoprirai presto, fidati.-

 

 

4,

 

 

            Suo fratello! Elektra non crede ai suoi occhi ed alle sue orecchie. Da quanti anni, non sente parlare di lui? Era una bambina l’ultima volta, aveva nove anni e lui l’aveva salvata da degli uomini che l’avevano assalita.[4] Era stata la prima e l’ultima volta che lo incontrava e da allora più niente Ed ora è lì, davanti a lei a chiederle una cosa assurda:

-Esatto, Elektra, questo è il compito per cui sei stata assunta: uccidermi, ma ti avverto sorellina, non ti renderò le cose facili, dovrai sconfiggermi in combattimento e sono anni che questo non accade.-

-Non… non capisco. Perché? Perché assumermi per ucciderti Orestez, se sei davvero tu? Non ha senso.-

-Ha importanza che abbia senso, sorella? Tu sei un’assassina Elektra, la migliore, dicono, sei stata pagata per questo e se riuscirai, avrai il compenso pattuito. Tutto quello che devi fare è uccidermi in uno dei tanti modi che conosci, semplice per te.-

_Ma… tu sei mio fratello… io non posso…-

-Vuoi un incentivo? Eccotene uno: sono stato io a dare l’incarico agli uomini che uccisero nostra madre mentre era incinta di te ed avrebbero ucciso anche te, se non fossero riusciti ad estrarti viva dal suo cadavere. L’ho fatto perché tradiva nostro padre, per vendicare l’onore della famiglia. Vuoi un altro motivo? Se non riesci ad uccidermi, sarò io ad uccidere te.-

            Detto questo, Orestez Niatchos afferra una katana da una panoplia sulla parete e si mette in posizione di combattimento, attendendo.

            Elektra stringe i denti: suo fratello è l’assassino di sua madre. Non importa la ragione: ha ucciso sua madre. La collera monta in lei selvaggia, lanciando un grido salta verso il fratello, ma lui para il colpo con la katana. I due si fronteggiano silenziosi, non c’è spazio per le parole nel loro confronto, i soli suoni che escono dalle loro bocche sono le grida di battaglia. Si muovono secondo rituali studiati centinaia, forse migliaia di volte. Al colpo dell’una corrisponde la parata dell’altro e viceversa. Nessuno dei due riesce a mettere a segno un colpo decisivo, finché Orestez non le fa saltare dalla mano sinistra il sai. Elektra guarda il sangue scorrere dal polso come affascinata ed incredula, suo fratello depone la spada

-A mani nude sorella?- la sfida.

            Elektra abbandona l’altro suo sai e si lancia su di lui. Sfera un calcio della tigre, ma va a vuoto. Al contrario, Orestez la colpisce al mento. Elektra sente il sapore del sangue sulle labbra, ma non ha tempo di pensarci, un colpo vibrato col taglio della mano la prende allo sterno togliendole il fiato. L’iniziativa ora appartiene ad Orestez, che la martella colpo dopo colpo. Elektra riesce ogni tanto a mettere a segno un colpo, ma non serve a molto. Suo fratello è implacabile e non le lascia tregua. Lei non riesce più a stare in piedi, gli occhi sono coperti da un velo rosso, ad ogni inspirazione sputa sangue, riesce a malapena a restare appoggiata ad una parete. Si sente come… come quella volta che affrontò Bullseye e lui la uccise.[5]  Orestez le si avvicina risoluto.

-Sei stata una delusione, sorella.- le dice afferrando di nuovo la katana con la destra, mentre con la sinistra la prende per i capelli, sollevandole la testa –Non sei degna di essere una Niatchos, non lo sei mai stata!-

            Con un colpo secco e deciso Orestez le infila la katana nella pancia e poi la tira su sino al collo con un unico, rapido, movimento, aprendola letteralmente in due. Elektra sente il sapore del suo stesso sangue, il suo odore, lo sente riempire i polmoni e poi scendere copioso dalla ferita, la stessa ferita da cui fuoriescono le sue viscere.

“Non ancora!” pensa, o forse, dice, ”Non ancora!”, ma quel che si sente è solo un gorgoglio indistinto. Mentre la spada viene estratta dal suo corpo e lei si accorge di non provare più dolore, solo un pensiero si forma nella sua mente mentre la coscienza l’abbandona, una parola che non è certa di esser riuscita a dire:

“Matt!”

            Poi c’è solo il buio.

 

            Una tavola calda sulla 42° Strada, un posto anonimo dove mangiare in fretta durante una pausa di lavoro. È qui che Luke Cage si ritrova a mangiare assieme a Quentin Chase e Cassie Lathrop.

-Non so se è una buona idea Luke.- sta dicendo la donna.

-Credi?- ribatte lui –Io non riesco a trovarne una migliore. Insomma, se questo tipo mi vuole morto ci riproverà, giusto?-

-Si, lo ritengo molto probabile.- interviene Chase –Ma questo non vuol necessariamente dire che tu debba fare da esca.-

-E che scelta ho?- ribatte Luke –Tanto ci proverebbe comunque allora tanto vale che…-

-Ehi!- lo interrompe Cassie -Cos’è quel rumore?-

            Luke si gira in tempo per vedere… un mini missile stinger? Non perde tempo a stare a pensarci:

-Giù!-urla afferrando Cassie e gettandosi a terra con lei.

            Un attimo dopo c’è un’esplosione; la vetrina si frantuma in mille pezzi, i vetri saettano dappertutto assieme ad altri detriti; poi, come tutto è iniziato, finisce.

            Quando Luke alza la testa si accorge che il locale è a pezzi. Il missile ha causato parecchi danni, si sentono urla e pianti. Cassie è sotto di lui.

-Tutto bene?- le chiede.

-Si, credo di si.- risponde lei. –Non credo di avere niente di rotto.-

-Meno male, ora se… ehi, dov’è Chase?-

            La risposta è lì accanto: Quentin Chase giace in mezzo ai vetri, sangue gli cola da una ferita sulla fronte, gli abiti sono stracciati.

-Chase!- urla Luke precipitandosi accanto a lui e per prima cosa gli tasta il polso. Debole, ma c’è.-

-Coraggio amico, non farmi lo scherzo di morire.-

Dietro le sue spalle Cassie ha già chiamato un’ambulanza col cellulare e Luke borbotta:

-Ti troverò maledetto bastardo e quando l’avrò fatto ti pentirai d’essere nato, te lo giuro.-

 

            Corfù, una delle più belle isole greche, ma non è per turismo che Clive Reston e Leiko Wu sono qui, è il momento di terminare la loro missione.

            Hanno studiato la tattica da usare per tutto il giorno, poi al calare della notte si sono dati da fare. La prima cosa è stata noleggiare un motoscafo e raggiungere la villa di Temistocles Iohannides dal mare. Giunti ad un certo punto dalla costa hanno spento il motore e gettato l’ancora, poi, con indosso le mute da sub si sono tuffati, nuotando sott’acqua sino a raggiungere un condotto seminascosto. Dalle informazioni che hanno avuto dovrebbe portare fin sotto la scogliera, da cui è impossibile l’approdo. Eccoli, finalmente, alla meta. Cautamente emergono e Clive si sfila il boccaglio.

-Ah, finalmente.- commenta Clive –Non ho mai capito che ci trovasse mio padre nel nuoto subacqueo.-

-E adesso?- chiede Leiko

-Adesso faremo la nostra entrata alla grande, cara. Risponde Clive, pronta ad azionare i jetpack?-

-Clive, a volte penso che tu sia pazzo, altre volte ne sono certissima.-

-Uhm, lo interpreto come un si. Ok, andiamo.

            Un attimo ed i due agenti si sollevano dall’acqua ed in un batter d’occhio raggiungono la terrazza panoramica sotto gli occhi stupiti di un gruppo di persone, tra cui il padrone di casa e Carlton Velcro.

-Ma cosa sta succedendo?- esclama Iohannides.

-È Clive Reston!- esclama, a sua volta, Velcro –Uccidetelo! Uccidete lui e quella puttana cinese!-

            Le guardie di Iohannides sparano sulle due figure ancora in aria.

-Questa non è davvero una bella accoglienza.- commenta Clive, mentre le pallottole gli fischiano attorno alla testa –Mancate davvero di buona educazione, dovrò provvedere ad insegnarvela.-

            Così dicendo, Clive risponde al fuoco, abbattendo due scagnozzi. Nel frattempo, i due agenti atterrano sulla terrazza e si sbarazzano dei jetpack. Leiko abbatte due uomini con due mosse di kung fu ed un terzo con un colpo di pistola.

-Così imparate a non essere gentili con una signora.- dice.

-Una lezione definitiva, direi.- commenta Clive, mentre abbatte altri due uomini e poi si volge verso Velcro e Iohannides

-Signori, credo che abbiamo una questione in sospeso.-

 

 

5.

 

 

            Bushman lo ha fatto medicare, pretendendo che indossasse la maschera, ed ora Moon Knight si sente abbastanza bene, ma per il momento sceglie di non agire. Se Bushman non ha intenzione di ucciderlo, tanto vale assecondarlo, almeno per il momento, finché non sarà in grado di fare qualcosa.

            In quel momento Griswold si rivolge a Bushman:

-Bene, io ho fatto la mia parte, ora se vuoi darmi il resto del mio compenso…-

-Il tuo compenso?- replica Bushman sorridendo –Ma certo, eccolo.-

            Il coltello si muove così veloce che l’altro non ha il tempo di rendersi conto di essere stato sgozzato e cade sul pavimento senza emettere un grido.

-Credeva davvero che l’avrei lasciato vivere con quello che aveva appreso su di te e me? Stupido, non mi conosceva abbastanza.- commenta Bushman riprendendo il coltello –Potevo ucciderlo anche prima, ma mi divertiva l’idea di umiliarti davanti a lui.- si rivolge ai suoi uomini –Mettetelo in un sacco ben sigillato, ce ne sbarazzeremo in mare aperto.- si rivolge a Spector, ora –Si, vecchio amico, stiamo per fare un viaggio, io e te e non da soli.-

            Ad un suo gesto una parete si scopre e dietro uno schermo di plexiglas rinforzato appare una stanza con due persone: una è una donna legata ad una sedie e l’altro un uomo, su un letto, apparentemente addormentato e con la testa fasciata.

-Marlene, Frenchie!- grida Moon Knight –Maledetto Bushman, se fai loro del male, io…-

-Tu cosa?- ribatte l’altro ridendo –Tranquillo, non corrono pericoli, almeno per ora. Considerala una rimpatriata tra vecchi amici. Come ti ho detto prima, tutti noi stiamo per fare un bel viaggetto insieme.-

_un viaggio? Per dove?-

-Torniamo a casa, amico mio, dove tutto è iniziato, torniamo in Africa.-

 

            Prima che Clive possa fare qualcosa, appare Pavane nella sua solita ridottissima tenuta, accompagnata dalle immancabili pantere.

-Stavolta non ne uscirete vivi!- proclama.

-Ne dubito, mia cara.- replica Clive e spara contro i due felini –Ci aspettavamo di incontrarti e siamo venuti preparati. Ho sparato ai tuoi animaletti abbastanza tranquillante da tenerli a riposo per tutta la giornata. Leiko, credo che tu abbia qualcosa in sospeso con Miss Pavane.-

-Puoi scommetterci Clive.- risponde Leiko e si avvicina all’avversaria.

            Intanto, Velcro ha estratto una pistola.

-Doveva finire così Reston, alla vecchia maniera.-

-Si alla vecchia maniera.- concorda Clive, mentre lascia cadere la pistola con cui ha sparato alle pantere.

            Un attimo prima che il colpo di Velcro venga sparato, Clive si è gettato a terra ed ora rotola di lato estraendo la sua fedele Walther PKK da sotto la muta e spara.

            Velcro assume un’espressione stupita, poi si porta le mani al petto e senza dire una parola cade a terra.

-Uhm, nessuna frase ad effetto come commiato, che delusione Mr. Velcro.- commenta Clive rialzandosi e si trova di fronte a Iohannides a cui si rivolge -Pare che sia rimasto solo, amico mio, può provare a spararmi, ma non glielo consiglio, credo che sarei più veloce di lei. Facciamo un patto tra gentiluomini, che ne dice?-

-Che cosa vuole?- chiede il magnate greco.

-Informazioni.- risponde Clive –Informazioni sugli affari di Velcro. Me le dia ed io la lascio vivo, che ne dice?-

            Mentre un accordo viene preso, Leiko si batte con Pavane. Dopo aver evitato più e più volte la sua frusta, riesce ad afferrarla e la tira verso di se. A questo punto diventa una lotta corpo a corpo e per quanto Pavane sia brava, Leiko è migliore. Alla fine la bionda criminale si trova sospinta contro il parapetto della terrazza e precipita con un grido nella scogliera sottostante.

-Niente male?- dice Clive. -È inciampata o l’hai spinta tu?-

-È importante?- ribatte Leiko.

-No, suppongo di no. Mentre tu ti occupavi di Pavane, io e Mister Iohannides abbiamo fatto un patto. Fruttuoso per entrambi e credo che a Legoland[6] ed al Ministero saranno d’accordo con me.-

-Quindi è finita qui?-

-Mia cara, in questo lavoro dubito che finisca davvero qualcosa, anche se è pur vero che mio padre avrebbe commentato qualcosa come: “Niente dura per sempre” o qualcosa di simile.-

-Clive, ma non ti stanchi mai di parlare?-

-Solo quando dormo, mia cara Leiko.-

-Non sempre, Clive, non sempre.-

 

            L’urlo è acuto ed eccheggia in tutta la casa. Nina McCabe corre al fianco di Elektra e la scuote.

-Cosa ti succede?- le chiede –Mi sono spaventata. Urlavi come se ti stessero squartando.-

-Era proprio quello che mi è successo.- risponde Elektra –O forse no.-

            Si guarda intorno e giunge ad una sorprendente conclusione:

-New York, siamo a New York.-

-E dove dovremmo essere?-

            Un sogno, è stato tutto solo un sogno: il viaggio, l’incontro con suo fratello, quello che le ha detto… un sogno incredibilmente vivido e realistico. Avvolgendosi nel lenzuolo Elektra si alza e si rivolge a Nina:

-Ho solo avuto un incubo davvero brutto. Ora scusami, ma voglio fare una doccia, forse mi aiuterà a schiarirmi la testa.-

            Nina annuisce e lascia la stanza con aria preoccupata. Elektra lascia cadere il lenzuolo ed entra in bagno. Fa scorrere l’acqua calda nel box doccia e nel fare così le cade l’occhio sul polso sinistro, attraversato da una sottilissima cicatrice proprio dove, nel sogno, Orestez le ha inflitto la prima ferita, ma non è possibile, non può essere. Freneticamente Elektra si precipita al più vicino specchio a figura intera, in camera sua e lì rimira il suo corpo nudo e la vede: una lunga cicatrice che va dallo sterno all’ombelico. Quando tornò alla vita grazie al rituale della Mano,[7] era di nuovo integra, scomparsi i segni delle ferite, compresa quella mortale infertale da Bullseye e quella dell’autopsia. Non ci sono cicatrici, eppure questa c’è, evidente come quella al polso o il taglio sul labbro inferiore. Ferite che non sono mai state inferte in un combattimento che non è mai avvenuto, se non in sogno. Oppure no? La sensazione annegare nel proprio sangue era reale. E se lo fosse stata? Se questo fosse il sogno, un’assurda punizione post mortem?

-Non è vero!- mormora e poi grida –Non è vero!-

            Ed è allora che la finestra s’infrange ed appare la figura di un gigante vestito di rosso, i cui lineamenti sono completamente coperti da un cappuccio, una figura che Elektra ben conosce:

-Kirigi!

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ebbene, questa volta mi auguro di essere davvero riuscito a sorprendervi e che il finale in puro stile cliffhanger che ci porta diritti alla prossima saga vi abbia intrigato. Ed ora un po’ di essenziali noterelle:

1)       Raoul Bushman è la nemesi di Moon Knight e come una nemesi che si rispetti ne conosce l’identità segreta. Bushman era il comandante di un reparto mercenario particolarmente crudele che operava in Africa e di cui facevano parte anche il francese Jean Paul Duchamp, detto Frenchie, e Marc Spector. Ribellatosi all’ennesima atrocità di Bushman, Spector fu lasciato per morto nel deserto, ma sopravvisse per divenire Moon Knight. In questa veste ha incontrato Bushman più e più volte, senza che ci fosse mai uno scontro decisivo,

2)       Orestez (la grafia corretta, almeno in Greco antico, dovrebbe essere Orestes, ma io mi attengo a quella della storia in cui è apparso) Niatchos, fratello maggiore di Elektra è stato creato da D.G. Chichister & Scott McDaniel nella miniserie “Elektra: Root of evil” e fino ad oggi è apparso solo lì.

3)       Vi eravate dimenticati di Kirigi? Ebbene, io no, -_^ Beh, non esageriamo, comunque, nel prossimo episodio sapremo che ne è stato di lui in tutto questo tempo.

Nel prossimo episodio: cosa sta succedendo ad Elektra? Ha sognato la propria morte o c’è sotto qualcosa di più sinistro? E l’arrivo di Kirigi è collegato a tutto ciò? E la Mano cosa c’entra? Abbiate pazienza ed avrete presto ogni risposta.

 

 

Carlo



[1] Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives; l’agenzia federale che investiga, tra le altre cose, sull’uso di esplosivi ed armi improprie non connesso ad atti di terrorismo.

[2] Due episodi fa per noi.

[3] Che noi conosciamo anche come Licantropus e che Moon Knight ha affrontato in Midnight Sons #10

[4] Vedi Elektra: Root of Evil #4 (Wiz #7)

[5] Nel classico “L’ultima mano” in Daredevil Vol 1° #181 (Fantastici Quattro, Star, #15)

[6] Il soprannome della sede del MI6 dovuto alla sua particolare struttura architettonica.

[7] In Daredevil Vol 1° #190 (Fantastici Quattro, Star, #24)