PROLOGO: Altro Regno, Microverso

 

Centomila anni fa, su un altro mondo, la Terra, gli antenati degli abitanti di questa città situata nel sottosuolo di Altro Regno erano i fedeli servitori del mostruoso dio-serpente Set. Il loro dominio sull’umanità, come quello dei più oscuri fra gli Dei Antichi, terminò quando Gaea diede origine alla specie dei licantropi, simbolo vivente dell’unione fra l’uomo e la natura incontaminata dal male. Umani e licantropi, insieme agli enigmatici grandi draghi, ultimi discendenti di quei dinosauri che scelsero di servire Gaea piuttosto che essere estinti, combatterono insieme la prima guerra santa, e vinsero.

Ma se sulla Terra gli Uomini-Serpente si erano alla fine molto ridotti di numero, alcuni erano riusciti a fuggire in un luogo sicuro: su Altro Regno, dove costruirono Mur-Argoran, e dove vissero pazientemente nella attesa di riconquistare il posto che a loro spettava, nella attesa che il loro dio si manifestasse ancora una volta.

Ma l’attesa era destinata ad essere lunga. Pur essendo vero che sulla Terra, a causa della maledizione di Set, pronunciata dalle labbra del suo alto sacerdote Thulsa Doom, lupi e draghi, da alleati divennero prima prede e poi nemici dell’Uomo, Gaea a sua volta aveva inflitto una maledizione agli uomini-serpente: che ovunque un solo figlio di Set fosse andato, avrebbe trovato un lupo pronto a combatterlo.

Forse fu solo un caso, forse no, ma certamente gli uomini-serpente trovarono un dio molto potente, su Altro Regno. Un dio loro nemico: Stargod, il lupo figlio di Antesys creatore della stirpe dei draghi. Ancora una volta fu guerra, e gli uomini-serpente dovettero fuggire nelle profondità della terra insieme alla loro città per sfuggire all’ira divina. In quelle profondità, ancora una volta, dovettero aspettare. Pazientemente, generazione dopo generazione, fino a quando non fossero stati pronti per tornare alla superficie per riprenderne il possesso.

Oggi, quel giorno era giunto.

 

 

MARVELIT presenta

DRAGON RAGE

Episodio 1 di 6 – Primo attacco!

Di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)

 

 

Mese 1

 

Iniziò con un terremoto.

Il suolo fu scosso da una serie di vibrazioni, sempre più frequenti, sempre più intense, come se la terra stessa cercasse di espellere qualcosa di troppo orribile da conservare nelle proprie viscere. Stormi di uccelli si levarono in volo, animali di ogni specie fuggirono in branchi, in ogni direzione. Il mare intorno alla penisola produsse onde ciclopiche, e quando la terra si spaccò come un frutto marcio, vomitò fiumi di magma incandescente. Gli alberi rimasti miracolosamente in piedi bruciarono come fiammiferi, l’aria si saturò di vapori roventi di zolfo e di ceneri come neve infernale.

In quell’apocalittico quadro, la città di Mur-Argoran risorse. Emerse dal lago di magma, una colossale struttura modellata sulle spire di uno dei più terribili artefatti, la Corona del Serpente, come l’incarnazione in terra del malvagio dio…

E appena la città fu emersa, al centro di un’oasi desolata nel mare infernale, fu il Serpente a sette teste a manifestarsi in tutta la sua oscura gloria, ergendosi per chilometri e chilometri sopra il suo nido. La sua voce fu un tuono che riempì di orrore le menti di ogni essere vivente del pianeta. <Popoli di Altro Regno, ascoltate! Io sono Set, il primo assassino, il deicida e padrone delle vostre miserabili vite! Il vostro piccolo dio è morto fra le mie spire, avvelenato dal mio sangue, e tutti coloro che ancora oseranno levare la mano contro di me o contro i miei discepoli soffriranno pene senza fine! Che il mio regno domini da oggi per sempre!>

 

Arcipelago di Mournhelm

 

“Sta mentendo. Lo so, quella creatura mente!” Così si pronunciò il dragone azzurro conosciuto come Max, confinato in una forma antropomorfa più piccola, più adatta agli ambienti del tempio di Stargod. “Lambert, Principe, perché non siete riusciti ancora a trovarlo?” a mano a mano che parlava, la sua voce si caricava della rabbia della disperazione. Erano giorni che ogni tentativo di rintracciare Stargod, perso nell’elusivo Interregno[i], era fallito. Lambert, Decano del Circolo del Fuoco, insieme ai suoi confratelli rappresentanti degli altri quattro elementi, non era riuscito neppure a percepire la presenza del suo dio-lupo. I sacerdoti tok al servizio del crudele Principe Ssylak, seppure animati da ben altre intenzioni che il benessere di John Jameson e dei suoi compagni d’arme, per quanto abili essi stessi, non avevano conseguito risultati migliori.

Per quanto ne sapevano tutti, Set aveva pronunciato l’impronunciabile. Ed era questo, il vero problema con un dio abituato ad essere presente fisicamente fra i suoi adoratori: la sua assenza poteva significare davvero la sua morte…

“Questo Set, lo conoscete?” chiese Ssylak a Lambert e a Max. “È più potente del blasfemo, come egli afferma?”

Lambert scosse la testa. “Mentre Set è un Dio Antico, una creatura di esperienza nel potere oscuro e privo di qualunque pietà, Stargod è l’onnipotenza incarnata, chiusa in un corpo mortale… e può morire come*” le sue parole si persero in un gemito strozzato di dolore, quando fu sbattuto come un pupazzo contro il muro da un dragone tornato quasi completamente alla sua forma naturale.

Gli occhi della bestia brillavano di corrente, la sua voce faceva tremare i muri. “Stargod non è morto! È ferito, sta male, l’ho sentito, ma non è morto, Decano! Credi in lui o precedilo nell’aldilà, ora che una nuova guerra sta per iniziare!”

Un pallidissimo Lambert, intrappolato in una gabbia di artigli conficcati nel muro, riuscì ad annuire. “Per…perdonami, dragone. Non intendevo...” Poi Max lo lasciò andare, mentre tornava all’aspetto antropomorfo.

“Sono io che devo scusarmi. So che è stato grazie a te ed ai tuoi amici se John Jameson ha intrapreso la via della divinità contro il malvagio Arisen Tyrk…” Archi voltaici attraversarono il suo corpo. A denti serrati, sibilò, “Fai quello che devi, il Concilio ti aiuterà, io ti aiuterò, ma... Ti prego…” L’amore che il drago provava per John andava oltre il semplice legame fisico o emozionale, era una fusione di anime, e ogni giorno di separazione stava letteralmente fiaccando la sua resistenza…

“Principe Ssylak!” ruggì un tok, entrando nel salone. Subito dopo, si mise sull’attenti ed espose la gola.

Generale Viskajj,” disse il Principe. “Cosa succede?”

In risposta, il generale si avvicinò alla fila di monitor che decoravano una parete della biblioteca. Ssylak aveva messo a disposizione ogni sua risorsa per facilitare il ritrovamento di Stargod, se fosse riuscito a fuggire dall’Interregno.

Viskajj accese il monitor, evidenziando una specie di fortezza vista dall’alto, situata nell’area desertica al centro della grande massa continentale pangeana del pianeta. “Il Nido?” chiese Ssylak. Quella fortezza era di fatto il luogo più sacro per gli alieni venuti su Altro Regno in cerca di una nuova patria. Quella fortezza ospitava il sovrano e riproduttore della loro specie, protetto dalla crema dei soldati e dei sacerdoti. E per quanto, recentemente, ci fossero stati dissapori talmente gravi fra il Sire Brassilva e suo figlio, al punto che il primo aveva finito col rinnegare il secondo davanti al loro popolo, Ssylak rispettava ancora l’ideale della sua specie, e quindi suo padre…

Poi, l’occhio della telecamera si spostò verso est… Verso un’astronave nera come l’ebano, circondata da formazioni di caccia fin troppo familiari. “Navi di Mur-Argoran,” disse Ssylak. Superato il primo momento di stupore…sorrise. “Stupidi! Affrontare con così misere forze il cuore dei tok!” Una vanteria tutt’altro che campata in aria: solo la barriera avrebbe potuto resistere ad un attacco nucleare, e oltre quella il nemico avrebbe trovato quasi l’intera flotta ad opporsi…

Le batterie antiaeree fecero fuoco per prime, senza risparmiare colpi. Ogni raffica di plasma sarebbe stata sufficiente a danneggiare seriamente la nave, ma i suoi scudi tennero senza difficoltà.

La nave nera si fermò, mentre continuava ad incassare colpi con noncuranza. Poi, una sezione del muso si aprì in tre petali come un fiore metallico. Un momento dopo, un globo luminoso fu sparato verso il Nido.

Ssylak e Viskajj ebbero a malapena il tempo di stupirsi del fatto che il globo avesse attraversato la barriera come se non esistesse. Poi, i loro cuori e quelli degli altri presenti si riempirono di orrore, quando una luce potente come quella del sole riempì lo schermo!

Un attimo dopo, al posto del Nido sorgeva un immane fungo atomico. Un anello di fumo e detriti si spandeva velocemente dal cuore dell’inferno, mentre il fungo si levava sempre più alto. Nella sua cima si poteva scorgere un nucleo ribollente e rosso come il sole al tramonto.

“Sire…” Ssylak non osava neppure pronunciare una parola. La sua mente era stata come svuotata dallo choc. Quello che stava vedendo era peggio di qualunque sconfitta potesse mai avere subito: in un attimo, il futuro della sua specie era stato cancellato, annientato! Accanto a lui, Viskajj cadde in ginocchio, emettendo versi incoerenti. Lambert e Max, per la prima volta testimoni della potenza di un’arma simile, si sentirono così inermi…

Una risata venne dallo schermo, un verso cui fece seguito una voce a tutti fin troppo familiare. “Spero che lo spettacolo le sia piaciuto, vostra Maestà,” disse la donna che tutti riconobbero.

Ssylak serrò i pugni. Tremava di ira, le sue zanne stillavano veleno. “Selena Tyrk!

La donna annuì. “Sono felice che lei si ricordi di me, la sua schiavetta fedele.”

“Mammifera, mi assicurerò personalmente di strapparti la vita con le mie mani, lentamente!”

Tyrk rise di nuovo. “Che cosa ridicola! Tu che minacci me, animale alieno: e con quale esercito intendi combattermi? Con quelle misere forze che ti sono rimaste?” poi, la sua espressione si fece mortalmente seria. “Ma se ci tieni tanto, resta pure dove sei: sto per venire a prenderti. Una volta tolti di mezzi tutti i tok, annienterò quanto rimane dei seguaci di Stargod. Dovrebbe sentirsi onorato, Maestà, di essere considerato il solo e principale ostacolo alla conquista di Altro Regno. Arrivederci a presto.” Il volto di lei sparì, per lasciare posto al fungo nucleare che ancora si levava fieramente.

Senza smettere di guardare quella spaventosa immagine, Ssylak aiutò il suo vecchio amico a rialzarsi. “Prepara tutte le nostre forze, mio vecchio amico.” Viskajj annuì “Se dovremo cadere, sarà un giorno che quei maledetti dovranno ricordare a lungo!” Si voltarono e si prepararono ad uscire, quando la voce di Max disse, “Aspettate.”

Il principe voltò la testa. “Se non vuoi unirti a noi, non interferire.”

Max si portò davanti a loro. “Non potete sacrificarvi così, principe. Non ha senso, non ora.”

I due rettili si fissarono negli occhi. “È già finita, progenie di Antesys: insieme al Nido abbiamo perso le nostre uova e il nostro Sire che è…era anche il riproduttore. Io sono l’ultimo esemplare fertile, ma sono ancora immaturo, e non potrei mai colmare le perdite subite e quelle che subiremo. I tok sono una specie estinta. Non abbiamo più nulla per cui combattere, se non questo ultimo atto di vendetta.”

“Proprio per questo.”

“Cosa?”

Max posò una mano sulla spalla di Ssylak ed una di Viskajj. “Se Tyrk pensa che voi siate il maggiore ostacolo contro il suo signore, dimostratele che è così, non spegnendovi in una battaglia, ma impegnandovi insieme a noi in questa nuova guerra.”

“E voi pensate di potercela fare?” un sorriso amaro attraversò il muso di Ssylak.

Max annuì, serio come non mai. “Faremo quello che dobbiamo per tenere a bada il nemico, in attesa del ritorno di Stargod.”

Il principe snudò i denti. “Il sacro Antesys ha permesso la nostra estinzione, e a Lui eravamo devoti esattamente come voi. Lo stesso Antesys ora permette che il vostro…dio sia lontano, incapace di aiutarvi…” non aggiunse ‘morto’ perché aveva visto di che ira fosse capace il dragone. “La fede non ci servirà.”

Max sostenne quella gelida ira con uguale fermezza. “Al contrario: questo è il momento di mostrarci degni della nostra fede. Nei momenti più bui, Stargod ha portato la luce della speranza e della vittoria. Se non ti fidi degli umani, fidati della mia parola: è già successo, e succederà ancora.”

Ssylak bruciava dalla rabbia, ardeva dal desiderio di spargere il sangue nemico e se necessario di sacrificarsi insieme ad esso. In quel momento, neppure un grande drago avrebbe potuto osare sbarrargli la strada… Tuttavia, Antesys in persona si era levato a difendere la vita di questo drago. E del blasfemo… E questo era ancora un fatto che non poteva, in tutta onestà, negare. “Pensi di potere organizzare un’adeguata resistenza?”

Max annuì. “Parlerò con la mia gente, ma sono sicuro che non avranno bisogno di essere convinti, questa volta. Nel frattempo, la prego: organizzatevi insieme agli umani. Tornerò presto per darvi manforte.”

Ssylak annuì: “Che la tregua diventi alleanza, allora. Antesys sia con tutti noi.” Detto ciò, i due tok si allontanarono.

 

Quando furono nel corridoio, sicuri di non essere uditi, Ssylak disse, “Manda una nave in orbita ravvicinata intorno al sole.”

In un’altra occasione, Viskajj avrebbe sbarrato gli occhi per lo stupore, sapendo cosa comportava quell’ordine. “Operazione Legacy?”

“Combatteremo questa guerra con tutte le nostre forze, insieme ai nativi di questo mondo, per la nostra gloria e quella di Antesys, e per onorare la fine della nostra specie. Ma se dovessimo perdere, mi assicurerò che questo sedicente dio, Set, e le sue armate diventino cenere cosmica insieme all’intero sistema solare.”

 

Max osservò la volta aperta del salone. “Lambert, ti prego, non smettere di tentare.” Disse ancora una volta. “Adesso è lui ad avere bisogno di noi. Fatti aiutare anche dai Sacerdoti tok, ma…”

Lambert gli batté una mano metallica sul braccio. “Pensa a radunare la tua gente, ora. Ti giuro che lo troverò, dovessi consumare le mie energie vitali. Vai.”

Con un salto, Max decollò verso il soffitto, e da lì intraprese le vie del cielo.

 

Aveva altre ragioni per essere angosciato, ora: nonostante Stargod fosse stato riconosciuto dall’Alto Consiglio stesso, c’erano ancora molti draghi che pensavano loro diritto reclamare per sé il potere della Godstone, o almeno di…guidare le azioni del dio verso il loro personale tornaconto. Come avrebbero reagito questi dissidenti di fronte all’offerta di Set? Se da una parte, gli sembrava semplicemente impensabile che un fiero drago potesse allearsi con un dio alieno e malvagio, era anche vero che esistevano mostri amorali come Satranius, che per il puro potere avrebbero fatto qualunque cosa!

Max sospirò. Il vento, il suo elemento naturale, gli sembrava una barriera di fango che ostacolava ogni movimento. Le montagne della Grande Catena erano lontane… Cosa avrebbe trovato quando sarebbe arrivato? Antesys, perché permetti tutto questo? Concedici almeno un miracolo, qualcosa che ci permetta di nutrire una speranza…

<Non ci ha abbandonato, Max.> La voce mentale accarezzò la sua mente come un raggio di sole nel buio.

“JOHN!” il drago aprì gli occhi, e lo vide… Anche se era solo una proiezione, una immensa sagoma trasparente nel cielo azzurro. “John, dove…”

<Sono ancora nell’Interregno, ma so che mi state cercando, vi ho sentiti. Sto combattendo l’infezione del veleno di Set, e non potrò parlarti di nuovo, mi dispiace.>

Istintivamente, il drago intensificò i suoi sforzi per raggiungere quell’immagine che rimaneva così grande e così lontana.

<Max, e voi tutti: non chiedete un miracolo ad Antesys, è da presuntuosi. Un miracolo non è qualcosa che si ottiene chiedendolo, ma guadagnandoselo. Antesys non ha permesso niente, è stato Set a muovere guerra, e spetta a tutti noi impegnarsi per impedirgli di vincere. Appena starò bene, vi raggiungerò.>

“Lo so, ma…”

<Non cercate di sopravvivere, Max. Combattete, invece: che la vostra unità e la vostra forza siano il vostro miracolo. Quello che adesso posso fare, per te e per i draghi che mi hanno riconosciuto, è darti i mezzi per raggiungerli quanto prima. Di più non posso. Max, perdonami per non essere con voi, in questo momento.>

“John, non..!” ma fu inutile, ormai la proiezione era scomparsa. Inoltre, il drago azzurro dovette concentrarsi per mantenere la stabilità in un’improvvisa raffica di vento come mai aveva cavalcato! Era come se il cielo stesso avesse deciso di spingerlo come una foglia verso la sua destinazione. E Max ruggì, felice, sapendo che ora un miracolo l’aveva avuto davvero! Il suo amato, il loro dio, era vivo! Antesys, ti ringrazio!

 

Sotto di lui, vide finalmente stagliarsi l’immane Grande Catena Centrale, la muta testimonianza della potenza tettonica del continente, una barriera naturale più alta dell’Everest che tagliava in due il territorio. Questo era il dominio ed il nido di tutti i draghi di Altro Regno.

Un dominio oggi scosso da una atroce guerra intestina! Max vide subito i lampi di fuoco, di vapori letali e di energia sparati da entrambe le fazioni, in un caleidoscopio mortale di colori e di ruggiti. Sentì il suo cuore venire meno. Antesys, sono così tanti quelli che dubitano di Stargod?

Non sapeva cosa fare, o meglio, non sapeva chi decidersi ad aiutare per primo: tutti quelli che conosceva erano impegnati nelle loro battaglie, e…

Improvvisamente, due figure titaniche avvinghiate selvaggiamente gli passarono accanto come una sola meteora! Si trattava di due anziani, un drago rosso ed uno dorato che Max riconobbe subito. “Eldritch!

Eldritch non stava risparmiando le forze, ed egli era uno dei più potenti, ma per qualche ragione il mostro rosso su di lui stava avendo la meglio. Anzi, riuscì ad affondare le fauci nella spalla del suo nemico, facendolo ruggire di dolore! Il sangue schizzò come una orrenda pioggia nebulizzata da un corpo già coperto di ferite.

“Loro sono deboli, cucciolo!” disse il drago rosso, afferrando la gola con le zampe. “Voi tutti siete deboli, il vostro istinto di non nuocere ai propri simili sta vincendo la foga guerriera, ma grazie all’influenza di Set noi siamo immuni da questo retaggio! E ora guarda come si uccide un drago!” Sollevò la testa, pronto ad infliggere il colpo di grazia… Invece, il suo collo si irrigidì, e il suo muso si contorse in una strana smorfia a metà fra lo stupore ed il dolore.

Il drago rosso abbassò lo sguardo, per vedere uno dei suoi cuori pulsare in una zampa artigliata azzurra! “Tu…”

Il muso di Max era una maschera di ira spaventosa. “Sei addirittura fiero di quello che hai fatto? Di accogliere in te l’essenza di un dio empio? Non sei degno di essere chiamato drago!” Max strinse la zampa, e il suo nemico sussultò un’ultima volta. “Non sei degno di essere vivo!” Estrasse il braccio, e la sua preda cadde verso le montagne, inerte.

Max si avvicinò al drago d’oro. “Eldritch, sei in grado di…”

Attento!” Al grido dell’anziano, Max voltò la testa…giusto in tempo perché entrambi fossero investiti da un torrente di fuoco al calor bianco!

 

“Maledetti!” ruggì un secondo drago rosso, vomitando tutto il fuoco che gli bruciava dentro. “Vendicherò mio fratello!”

Invece, dalle fiamme la figura di Max emerse praticamente integra, come un missile, avvolta da uno scudo elettromagnetico.

“Cosa? Come..?” ma il drago rosso non ebbe tempo di stupirsene. Un attimo dopo, fu afferrato per la gola ed un’ala.

Insieme salirono, su, su… “Scambiate la debolezza per il desiderio di non spargere inutilmente sangue di drago! Stargod in persona ha fatto di me un drago migliore, perché potessi servirlo e proteggerlo in ogni battaglia, e se necessario combattere le sue battaglie! E da oggi fino alla vostra fine, traditori, in Suo nome, è quello che farò!” Un momento dopo, una scarica di energia elettrica attraversò il corpo del drago rosso, trasformandolo in una piccola stella.

Max lasciò andare la forma ormai carbonizzata. Sotto di lui, la battaglia si era fermata. Tutti guardavano verso di lui. E non ci sarebbe stata un’altra occasione. Gli occhi del drago azzurro brillarono, mentre lui volgeva lo sguardo al cielo. Poi, con la voce degna del tuono, ruggì, “Padre Cielo, Madre tempesta! Ascoltate il Vostro figlio, lasciate che la Vostra voce diventi la mia, che la Vostra Furia scorra in me!” Levò le braccia al cielo, e il cielo rispose: in pochi istanti, l’azzurro si fece grigio e poi nero. La tempesta si scatenò con una potenza indicibile, eppure colui che l’aveva evocata era come un’oasi salda in mezzo al ruggito del cielo…

Poi, esplosero i fulmini. Ne scoccarono a dozzine, come colpi vomitati da un’arma da fuoco dei titani. Il cielo sembrò prendere fuoco. Il loro rombo sottolineò ogni verso di agonia dei draghi dello stormo nemico, colpiti con precisione infallibile, letale. Fu uno spettacolo terribile, quanto breve. Appena l’ultimo nemico fu caduto, la tempesta si placò, e lasciò di nuovo spazio al cielo azzurro.

E Max, completamente esausto, cadde. Una caduta presto interrotta da un paio di forti braccia dorate. “Eldritch…”

“Non sforzarti, giovane figlio della tempesta,” disse Eldritch, con tono rassicurante. “Sei stato eccezionale, ma ora devi riposarti.”

E il giovane drago chiuse gli occhi, riconoscente…

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE: Dopo il lungo periodo sabbatico, convinto di riffa e di raffa a riprendere le trame lasciate in sospeso, presento questa miniserie, che insieme a Wolf Tracks e a Dark Heritage, copre il gap di sei mesi (tempo MIT).

Forza che ce la facciamo!



[i] Tempo fa, nell’episodio #27 di KNIGHTS TEAM 7.