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Numero 29

CROCEVIA PER IL FUTURO

- prima parte -

 

di Mr. T e Andrea Garagiola

 

Breakworld. Giorni prima.

Il cielo brucia di fuoco e distruzione, il vento trasporta solo dolore e morte. Breakworld sta morendo e il suo popolo con esso. Il pianeta è stato scelto per essere il nutrimento di Galactus, il potente e temibile Divoratore di Mondi. Forse è solo una casualità o è l’intricato disegno di un fato beffardo che lo ha condotto sin qui, proprio su Breakworld tra tanti, infiniti pianeti. Questo e tanto altro è ciò che pensano i milioni di abitanti negli ultimi istanti prima di morire. Milioni di creature che muoiono per il sostentamento di un’unica entità, è mai possibile? E questo è ciò che Kruun, powerlord di Breakworld, pensa andando incontro alla morte che il destino da guerriero ha in serbo per lui.

- Uomini, non indietreggiate! - Kruun, spada in pugno, incita gli ultimi soldati che sono rimasti in vita al suo fianco. - Corrette incontro alla morte, e fatelo con onore. Il vostro sguardo deve puntare dritto negli occhi dell’avversario fino al vostro ultimo alito di vita. Quest’oggi moriremo per difendere il nostro mondo. Moriremo per Breakworld e lo faremo con fierezza. All’attacco! - Poco dopo, la morte sopraggiunge anche per gli ultimi e indomiti difensori di Breakworld.

 

Terra. Four Freedom Plaza. Ora.

Per una famiglia fantastica come gli occupanti dell’ipertecnologico palazzo che sorge a Manhattan, una giornata come quella che stanno vivendo è un evento assai raro. Giorni in cui non accade nulla di straordinario e pericoloso sono momenti speciali, e assai più graditi, di una lotta all’ultimo sangue contro un conquistatore alieno o il salvataggio della razza umana minacciata da qualche folle criminale o da un'orda di demoni. Momenti come questo sono preziose gocce di pace sperdute nel frenetico oceano che è la vita quotidiana dei Fantastici Quattro. E ogni suo membro ne approfitta come può: Johnny Storm, la Torcia Umana, sta collaudando la Ferrari che si è regalato per il suo compleanno in compagnia di una bionda mozzafiato di cui probabilmente a malapena ricorda il nome; Ben Grimm, l'amabile Cosa dagli occhi azzurri, ne approfitta per fare dello shopping per i quartieri della Grande Mela, non è affatto semplice trovare dei vestiti per un omaccione della sua taglia; Reed Richards, Mr. Fantastic e leader del gruppo, è nel suo sofisticatissimo laboratorio e può finalmente dedicarsi a tutte quelle improbabili invenzioni che il suo genio ha immaginato per il benessere e la felicità della sua famiglia, come il dispenser portatile di cioccolata per il figlio o il telecomando universale del Four Freedom Plaza, e che ha sempre dovuto accantonare per mettere mano a qualche apparecchiatura per la salvezza del pianeta Terra o solo di qualche città.

Come ad esempio il Ponte. Quel dispositivo per l'esplorazione comparata di Terre appartenenti agli infiniti universi paralleli, il cui progetto è ancora un disegno astratto proiettato nella sua memoria visuo-spaziale, ma che ha visto già realizzato da un suo doppio dell'universo MUSA, così dai media ribattezzato per  differenziarlo dal loro, detto MIT.

Che la scoperta di questo universo MUSA sia per lui il catalizzatore che lo porterà a concretizzarlo? Domanda retorica, dal momento che è dipendente dalla curiosità. Una volta accesa, gli è quasi impossibile ignorarla. È schiavo dell'ispirazione del momento. Per cui, ben vengano questi rari momenti di svago, perché sa che si ritroverà presto al centro del proprio Ponte per lanciarsi in una personale ricerca sperimentale che gli è sempre piaciuta di più che leggere i risultati e le conclusioni degli studi di altri. Perché per quanto i più possano pensare, si è sempre ritenuto un uomo d'azione.

E poi c'è Sue. Sue Richards, la Donna Invisibile, madre e moglie impeccabile, nonché potentissima supereroina. Mentre il piccolo Franklin è a scuola, lei può dedicarsi a fare il bucato e a cucinare qualche buon piatto per pranzo, cosa che non accadeva da... Ormai chi tiene più il conto.

Sue si sta destreggiando tra un soffritto e un'insalata mista, e si ritrova a pensare che forse sarebbe più facile, e meno pericoloso, uno scontro con il Fantasma Rosso e sorride. Sorride come non le accadeva da tempo, assapora momenti di una vita normale che lei non ha mai avuto ed è felice.

Felice, pensa, perché non ha mai messo in dubbio la decisione presa quel giorno. Seguire quell'uomo alto, bello, intelligente, determinato, ambizioso, temerario e avventuroso che la affascinò sin dal primo momento in cui l'aveva conosciuto, quando era poco più che una bambina e lui un giovane adulto. Era un sogno eccitante divenuto realtà, anni dopo, quando s'imbarcarono su un razzo sperimentale verso le stelle.

Se non è questa la definizione di principe azzurro nei sogni di una teenager, non sa quale altra sia. Lo era per lei allora e, non ne è affatto sorpresa, lo è ancora adesso.

Ne hanno passate tante insieme, lei e Reed, e il resto della loro fantastica famiglia allargata. Meraviglie e orrori, trionfi e tragedie e il loro amore arde ancora oggi come la prima volta.

È un fenomeno che neanche Mr. Fantastic, l'uomo più intelligente della Terra, è riuscito a spiegare razionalmente, perché certe cose accadono e sono così come sono. Intuitivamente le comprendi e sai che è così. Il loro amore è una di quelle ed è la scoperta più profonda e migliore che abbia fatto, le disse una volta Reed. In quel momento pensò che l'uomo che amava era il miglior bugiardo romantico e innamorato che una donna potesse desiderare.

O forse no, perché è proprio questo che non le ha mai fatto dubitare della sua decisione: la loro vita è sì costellata di avventure fantastiche e di imprese cosmiche da far impallidire le fantasie più creative che mente umana possa sognare, ma entrambi sanno, nel profondo del loro cuore, qual è la migliore avventura della loro vita e qual è quella cosa di cui non potrebbero mai fare a meno.

E al ricordo di quella cosa, d'un tratto il suo volto si incupisce. La felicità le viene strappata con forza da un piccolo pensiero. Cerca di scacciarlo dalla mente, ma ormai è lì e non vuole più andarsene. Un piccolo pensiero biondo che le ricorda se stessa da giovane. Quel pensiero ha le fattezze di Valeria Richards. Una bambina sanissima e bellissima e per di più superintelligente come suo padre e crescendo lo sarà ancora di più. Valeria è l'amore fatto carne, tutti i Fantastici Quattro ne sono rimasti sbalorditi. A stento la curiosità scientifica di Reed è riuscita a distogliersi dall'amore a prima vista per quella bimba così arguta e intuitiva che lo tempestava di domande per dedicarsi alle sue analisi insieme al suo doppio di un universo parallelo e alle sue recenti scoperte.

Nonostante il cognome e l'aspetto non è sua figlia. O meglio lo sarebbe potuta essere. O meglio ancora, lo è da qualche altra parte: l'universo che i media hanno ribattezzano MUSA. In quel mondo esiste Valeria, la loro piccola figlia secondogenita. Ma potrebbe avere altri bambini dopo Franklin o no? E invece... Ecco un altro di quei fenomeni su cui poggia il cuore, letteralmente, dei Fantastici Quattro e che li rende unici e coesi.

Certo, Franklin è quanto di meglio una madre possa sperare da un figlio, questa verità è inamovibile dalla sua mente, eppure la mancanza di una figlia, la mancanza di Valeria, le svuota l'anima. Valeria è un fenomeno la cui esistenza sfugge alla comprensione razionale, così ha risposto il Reed MUSA alle loro domande in merito alla sua presenza. Allora, potrebbe sempre fiondarsi nel laboratorio di Reed e dirgli che vuole a tutti i costi un altro figlio, e come potrebbe suo marito dirle di no? Ammettendo che ciò fosse possibile, che senso avrebbe? Anche se il nuovo membro della famiglia fosse una piccola bimba bionda di nome Valeria, non sarebbe mai la stessa cosa. Non sarebbe mai la Valeria con cui ha parlato e condiviso momenti indimenticabili.

Quando il suo cervello avvisa il suo cuore che mai e poi mai quella stupenda ragazzina potrà essere sua figlia, la lacrima che da diversi minuti fremeva impaziente trova finalmente una via d'uscita.

 

Il suono monotono e incessante del segnalatore satellitare del laboratorio di Mr. Fantastic riporta alla realtà il suo inventore e ben presto lo farà anche per gli altri membri della famiglia.

Il monitor segnala l’ingresso di un’astronave non identificata nell’atmosfera terrestre. Mr. Fantastic, senza spostarsi dal banco di lavoro su cui si trova, allunga il busto per fiondarsi alla tastiera del computer che sta facendo di tutto per attirare l’attenzione. Le dita del gommoso genio si muovono veloci e capaci sulla console e dopo qualche secondo sullo schermo appare una proiezione della plausibile traiettoria dell’oggetto: New York City, Manhattan. Il pulsante per richiamare a raccolta i restanti membri del quartetto è l’unica logica conseguenza.

               

Astronave dei profughi di Breakworld. Giorni prima.

Poche centinaia sono i superstiti della distruzione di Breakworld. Galactus e il suo araldo non hanno risparmiato nessuno. E comunque il fiero popolo guerriero di Breakworld non glielo avrebbe concesso: se il pianeta è destinato a morire, loro sono chiamati a condividere la stessa sorte per difenderlo.

Solo donne, bambini e i vecchi saggi si sono messi in salvo. Dei fieri e valorosi guerrieri di Breakworld si sono salvati solo quelli che al momento dell’attacco erano impossibilitati a raggiungere il luogo dello scontro o erano impegnati con le operazioni di salvataggio del popolo sulle gigantesche astronavi. Ora, una flotta di esse viaggia nel cosmo senza una meta e senza un pianeta da chiamare “casa”. La loro guida, il powerlord Kruun, è morto per difendere il loro mondo e ora sono senza una figura che illumini loro il cammino. Ma questa figura sta per essere rimpiazzata.

 

Nell’astronave madre si sta svolgendo, sotto gli occhi attenti dei saggi, la selezione del nuovo leader. Colui che guiderà i profughi verso un futuro radioso e prospero.

Il nuovo powerlord verrà eletto nell’arena che sorge nel ventre della possente nave da guerra. Come tradizione del popolo, dovrà possedere tutte le migliori caratteristiche di un vero guerriero: dovrà essere forte, astuto, indomito e spietato. Sarà colui che sottometterà i suoi avversari con il suo coraggio e la sua lama, fino alla morte. Scorrerà il sangue nell’arena e il nuovo leader sarà forgiato in esso.

Il campo dell’arena è disseminato di corpi senza vita. Un altro cade sotto i colpi di Athaar. È lui il favorito: è stato addestrato da Kruun in persona, è fiero e forte quanto lui e altrettanto crudele. È l’unico tra i guerrieri superstiti ad aver combattuto nella battaglia finale contro Galactus e Stardust, il suo Araldo, e faceva parte dei fidati generali di Kruun. I pretendenti al ruolo sono sempre meno e Athaar non lascia trasparire nessuna debolezza. Il risultato è ormai scontato.

 

O almeno è scontato per Eron, vecchio saggio di Breakworld e uno dei fidatissimi consiglieri di Kruun. Eron conosce bene Athaar e per questo sa che il destino del suo popolo ricadrà in pessime mani. Il saggio ha sempre visto Kruun come il più potente, coraggioso e valoroso guerriero del suo popolo e per questo la sua fede e devozione erano assolute. Ma guardando Athaar vede solo un vile che se ne sta approfittando del dolore e della distruzione per raggiungere il trono di powerlord a cui ha sempre ambito. E questo lo disgusta più di ogni altra cosa.

- Eron... - Ohsal, amico fidato di Eron e saggio di Breakworld, gli si avvicina alle spalle. - Ho già avvisato gli altri, forse è giunto il momento di prendere in mano la situazione. -

- Credo proprio di sì. - Eron continua a dare le spalle all’amico e osserva l’arena. Athaar ha appena strappato di mano la catena usata dal suo avversario come arma e la sta utilizzando per strozzarlo. - Non possiamo attendere oltre, sbrighiamoci. Meglio andare a parlare da un’altra parte, qualcuno potrebbe ascoltare. -

I due si incamminano in silenzio per i lunghi corridoi dell’astronave per evitare che qualche orecchio indiscreto possa udire i loro discorsi mentre il sordo rumore di una vita che viene spezzata decreta l'ennesima vittoria per Athaar.

- Ne hai già parlato con Lamass? - È Eron il primo a rompere il silenzio. Ormai sono giunti a destinazione. - Cosa ne pensa? -

Ohsal digita un codice segreto per aprire la pesante porta metallica davanti a loro. - Puoi chiederglielo tu stesso. Ci aspetta all’interno, vuole assolutamente parlare con te al riguardo. - La porta si apre con un sibilo e i due entrano nella stanza.

- Ohsal... Eron, finalmente. - Lamass accoglie i due arrivati. - Eron, voglio arrivare subito al dunque. Come sai ti ho sempre appoggiato nelle tue idee. Da quando Breakworld è stato distrutto sono sempre stato dalla tua parte... -

- Sento che mi vuoi dire qualcosa che non mi piacerà... - Eron si dirige lentamente verso il fondo della stanza, qui è posto un piedistallo con una teca trasparente poggiata sopra. Al suo interno si trova un Cubo Cosmico. L’oggetto è morto, privo dell’energia che gli conferiva un’inimmaginabile potenza. Una profonda fenditura lo solca lungo un lato. Eron appoggia delicatamente la mano sulla teca e il suo volto si incupisce.

- Eron... - Lamass gli si fa vicino.

- Scusate... Lamass, prosegui pure. -

- Voci dall’arena dicono che è Athaar il favorito come successore di Kruun. Sai bene che condivido tutto quello che pensi di Athaar, non lascerei mai la guida del nostro popolo nelle sue mani. Lo ritengo uno degli esseri meno degni e farei qualsiasi cosa per impedirgli di assurgere al ruolo di powerlord, ma i fatti ci sono nemici: Athaar sta vincendo nell'arena e si sta guadagnando quel titolo davanti agli occhi di tutti. Athaar sta raccogliendo sempre più consensi e adesso l’idea che hai proposto per il nuovo powerlord mi sembra quanto mai assurda. All’inizio, appena siamo partiti dal nostro pianeta natale ormai distrutto, non avevo speranze per il futuro e il tuo candidato mi sembrava perfetto, ma ora che siamo così vicini mi sembra un errore. -

- Cosa c’è che non va nel candidato che ho proposto? - Eron si volta di scatto, ma rimane calmo. Si limita a fissare Lamass con occhi decisi. - Vuoi tirarti indietro? Dillo subito. -

- Niente di tutto questo, Eron. È solo che... Che vorrei farti soppesare di nuovo la questione. Stiamo parlando di incoronare powerlord un terrestre. Come fai ad essere certo che il popolo sia intenzionato a seguirlo? -

- Lo farà. Il candidato ha tutti i requisiti per diventare il nostro nuovo leader. Non gli manca nulla. -

- È nato sul pianeta Terra, non su Breakworld. Come puoi sperare che il popolo lo accolga tranquillamente? -

- Breakworld non esiste più. Dovremo imparare tutti ad accogliere uno straniero: ormai non abbiamo più una casa e dovremo sperare di incontrare sul nostro cammino qualcuno che ci accolga, come io chiedo di accettare il terrestre come nostro nuovo powerlord. Questo è quanto. O sei con noi o nient’altro ti trattiene qui. -

- Sarò con te fino alla fine, Eron. Se hai deciso che sarà il terrestre a guidarci, che il terrestre sia. -

- Bene. Adesso che ci siamo chiariti... Ohsal, carica le coordinate sul computer. Vediamo dove si trova il nostro candidato. -

 

Terra. Four Freedom Plaza. Ora.

Reed Richards sta osservando il cielo sul tetto del palazzo da ormai dieci minuti. Non vede nulla all'orizzonte. Al suo fianco Sue, sua moglie, stringe maternamente in grembo il piccolo Franklin. Insieme a loro Ben Grimm, la Cosa, anche lui con la dura mano rocciosa posta sopra gli occhi per proteggerli dal riverbero del sole, scruta il cielo alla ricerca di qualcosa.

- Reed, non voglio dire che hai sbagliato i calcoli, ma... Sei sicuro di averli fatti giusti? - La chiamata d'emergenza in una tranquilla giornata di relax ha ridotto notevolmente la poca pazienza del gigante arancione. - Io non vedo nulla. Che dice il tuo marchingegno? -

- Ancora un po' di pazienza, Ben. - Mr. Fantastic osserva il monitor dello strumento che stringe tra le mani e analizza dati che solo lui, tra i presenti, è in grado di comprendere. - L'oggetto non identificato che ha attraversato l'atmosfera dovrebbe essere visibile a minuti. Non ci sono dubbi, è diretto verso di noi. Ed è seguito a breve distanza da altro corpo, decisamente più lento, immagino che la meta sia la stessa. -

- Reed, cosa pensi che siano? - Sue è preoccupata. Per diverse ore si è abbandonata all'idea di essere semplicemente una madre ed una moglie ed ora è stata violentemente riportata alla realtà da un segnale luminoso sul computer del marito.

- Franklin, forse è meglio che rientri in casa. - La Cosa, zio acquisito del ragazzino, gli poggia la grossa mano sui capelli biondi e glieli arruffa.

- Ma zio Ben, non voglio lasciarvi. E non voglio stare da solo. - Franklin si stringe più forte contro la madre.

- Ascolta tuo zio. - Sue si accovaccia per mettersi all'altezza del figlio e gli sistema il collo della maglietta con impressa la figura dell'Uomo Ragno. - Corri nella stanza che papà ha costruito per te. Lì starai al sicuro. -

- Ma sono solo... Ho paura... -

- Non sarai solo. - Il sorriso di Sue si illumina e infonde coraggio al figlio. Forse il vero superpotere della Donna Invisibile è essere un'ottima madre. Non è affatto facile, sicuramente meno che creare campi di forza o rendere invisibili persone e oggetti. - Non preoccuparti, H.E.R.B.I.E. sarà con te. -

Una scia di fuoco solca il cielo e atterra delicatamente sul tetto del palazzo. La Torcia Umana torna ad essere Johnny Storm.

- Reed, credo di aver visto qualcosa. - Johnny fissa il cielo nella direzione da cui è giunto. - Da nord, un bagliore... È vicinissimo. Tra meno di un minuto sarà qui sopra. Non ho visto altro. -

- Grazie, Johnny. Sue, Ben, siete pronti? -

 

Come previsto dalla Torcia Umana e dagli strumenti elettronici di Mr. Fantastic, quarantasette secondi dopo, il gruppo vede in cielo un piccolo puntino scuro che si avvicina verso di loro. La piccola astronave raggiunge il palazzo e rallenta la sua corsa, delicatamente si abbassa fino a sfiorare con un lato il parapetto del tetto.

Una porta metallica si apre e ne fuoriesce una sottile passerella che va a poggiarsi sul pavimento. La Cosa si para davanti ai compagni con i pugni serrati, pronto a scattare al minimo cenno di pericolo, in tutta risposta le fiamme avvolgono nuovamente Johnny Storm e in un attimo torna a vestire i panni della Torcia Umana.

Dal velivolo fa capolino una piccola delegazione di alieni incappucciati con pesanti tuniche. Sono Eron, Ohsal, Lamass e altri due saggi di Breakworld.

Eron avanza di qualche passo noncurante della minacciosa Cosa che lo guarda torvo, gli altri quattro restano fermi e confabulano tra di loro. Eron e la Cosa sono faccia a faccia.

- Fate silenzio e inchinatevi davanti al futuro powerlord e salvatore della nostra razza. - Eron si inchina e i compagni lo seguono. Lamass esita per un attimo, poi si affretta a seguire l'esempio del suo maestro.

- Io... - La Cosa è stupito, non sa cosa rispondere ai saggi inginocchiati davanti a lui. - Oh, insomma... Io... -

- Reed Richards, conosciuto anche con il nome di Mr. Fantastic, vi chiediamo umilmente di guidarci e di riportare il nostro popolo ai fasti di un tempo. - Eron rimane in ginocchio, lo sguardo è fisso a terra e continua a parlare a Mr. Fantastic ignorando l'essere di mattoni arancioni davanti a lui. - Cosa ci rispondete dunque? Quale sarà il nostro fato? -

- Oh, beh, Gommolo... Questi ce l'hanno con te. - La Cosa, indicando con il grosso pollicione Eron, si scosta e lascia spazio all'amico.

- Alzatevi, non c'è bisogno che vi inginocchiate. - Mr. Fantastic si pone innanzi a loro. Effettivamente è un po' stupito: si sarebbe aspettato un attacco di invasori o un meteorite in rotta di collisione con la terra, non certo un gruppo di alieni che lo venerano come il loro signore. - Qual è il tuo nome? -

- Eron, mio signore. Ci inginocchiamo per rispetto nei vostri confronti. - Eron continua a tenere lo sguardo fisso sul pavimento.

- Eron, anche voi, alzatevi. Vi prego. - Mr. Fantastic poggia la mano sulla spalla di Eron e gli sorride. - Temo di non essere colui che cercate. -

Eron finalmente si alza, si volta verso i suoi compagni che fanno altrettanto, poi si volta nuovamente verso i Fantastici Quattro. Il suo sguardo si incrocia con quello di Richards. - Come? Voi siete Mr. Fantastic, leader del supergruppo terrestre dei Fantastici Quattro. Siete esattamente colui che stiamo cercando. -

- Ciò che dici è corretto, visitatore, ma cosa vi fa pensare che io sia destinato a guidare il vostro popolo? Da dove venite? -

- Breakworld è... - Eron fa una pausa, non si è ancora abituato fino in fondo all'idea che il suo pianeta è stato annientato. - Breakworld era il nostro pianeta natale. Ora è stato distrutto, Galactus ne ha assorbito tutte le energie vitali e siamo rimasti in pochi superstiti che navigano nello spazio oscuro alla ricerca di un futuro. Questo futuro finalmente lo abbiamo trovato. Tu sei il futuro del nostro popolo. -

- Dio, è tremendo! - La Donna Invisibile, solo a sentir pronunciare il nome del Divoratore di Mondi, ha un sussulto. - Mi spiace molto per il vostro pianeta, dico davvero. Conosciamo bene Galactus e sappiamo quale orrore e quanta morte può portare ad un pianeta. -

- I Fantastici Quattro vi sono vicini. - Reed avvolge la moglie scossa in un abbraccio. - Se possiamo fare qualcosa per voi: cibo o rifornimenti... Vedremo di fare il possibile. Ma l'idea di guidare il vostro popolo... Perché proprio io tra tanti? -

- Perché voi siete l'unico che realmente merita il titolo di powerlord, Mr. Fantastic. Il nostro popolo ha una fiera tradizione guerriera alle spalle, siamo un popolo che basa il proprio destino sulla forza e la guerra. Il nostro powerlord dev'essere il più forte e valoroso combattente che esista. - Il volto di Eron si rabbuia, la sua mente torna agli ultimi giorni su Breakworld. - Kruun, il nostro powerlord è morto per difendere la nostra patria dall'invincibile nemico e tutti i migliori guerrieri hanno condiviso il suo stesso fato. Ora sono rimasti solo i più deboli e i più meschini, qualità indegne per un powerlord, ma siamo pochi, la maggior parte di noi sono donne, anziani e bambini. In questo momento si è insediato come nostro leader Athaar, lui è forte e astuto, ma il trono non è il suo destino. Noi e altri crediamo che non debba essere lui il nostro vero powerlord, ma voi. -

- Continuo a non capire, cosa vi ha spinti a cercare un sostituto fin qui, sulla terra? -

- La vostra fama, Richards. E le vostre gesta. -

- Spiegati meglio... -

- Voi siete l'unico essere di cui siamo a conoscenza che è riuscito a sconfiggere Galactus. Ben due volte. -

- E questo farebbe di me il vostro powerlord? -

- Kruun è stato uno dei nostri più potenti powerlord e Galactus è riuscito a sconfiggerlo, voi siete riusciti a sconfiggere Galactus e questa è una prova più che sufficiente. -

- Eron, mi spiace, ma non credo sia la stessa cosa. Avete un'idea un po' distorta della situazione. Galactus non... -

- Lo sappiamo bene. Sappiamo che voi non siete un guerriero come lo intendiamo noi, che la vostra arma non è la forza, ma l'ingegno. Ma credetemi, Richards, quello che serve a noi e al popolo orfano di Breakworld è proprio il vostro intelletto superiore. Siete l'ultima nostra possibilità di salvezza... - La voce viene strozzata dalla tristezza, nella mente di Eron si affollano diapositive degli ultimi, tragici istanti di vita di Breakworld. Le facce dei morti si sovrappongono a quelle dei vivi che lo attendono speranzosi sulle astronavi. - Ve ne prego, accettate la nostra umile richiesta o saremo perduti. -

               

Giorni prima.

Athaar ha ottenuto il tanto desiderato ruolo di powerlord. Siede sul ponte di comando dell'astronave madre, con un calcio in pieno volto ha appena gettato a terra uno dei suoi luogotenenti dopo che questi gli ha comunicato una notizia che non è di suo gradimento.

- M-mi spiace, signore... - Il soldato, ancora a terra, si tiene stretta la mascella dolorante e insanguinata. - Le ho solo riportato i fatti come sono avvenuti. -

- Fai silenzio, nullità! - Athaar afferra per il bavero della divisa il suo sottoposto e lo alza diversi centimetri da terra. - Non mi interessano le scuse o i piagnistei. Avevi il compito di sorvegliare quel piantagrane di Eron e sei riuscito a fartelo scappare. Ora lui e i suoi stupidi compagni sono diretti sulla terra. E sai che questo non è un bene, vero? -

- Posso rimediare. -

- Spiacente, ma ora qualcun altro ha preso il tuo posto. - Il potere gli ha dato alla testa. La presa di Athaar sul soldato si fa più forte.

- C-cosa...? -

La risposta arriva muta e terrificante, basta il gesto per far capire ai presenti la sua affermazione. Con un violento colpo, Athaar scaglia il malcapitato contro il pavimento. Il rumore inconfondibile delle ossa del cranio che vanno in frantumi mette il punto alla questione.

- Tu! - Athaar, senza guardarlo in volto, indica un altro dei luogotenenti presenti sul posto.- Prepara subito una squadra di assalto e alcune navi, partiremo verso la terra per fermare Eron e uccidere il suo amato prescelto. -

               

Ora.

Sul tetto del Four Freedom Plaza è calata un'imbarazzante situazione di stallo. Eron sogna un futuro per la sua gente, un domani radioso e prospero e per far questo non esita ad andare contro alle tradizioni millenarie di Breakworld. Forse è un folle o un visionario, questo non lo nega, ma in cuor suo sa che la scelta di Mr. Fantastic come nuovo powerlord è la più giusta e logica.

 

Un rombo prende alla sprovvista i presenti. Un'ombra maestosa giganteggia sulle loro teste e nasconde il sole. Un'altra astronave sosta nei pressi del Four Freedom Plaza. Decisamente più grossa di quella di Eron, ma della stessa fattura: è la nave di Athaar.

Tutti i presenti si voltano e puntano lo sguardo verso il minaccioso mezzo volante. Passano lunghi istanti di tensione, poi un inquietante rumore idraulico accompagna l'apertura di un portellone, dal ventre della nave proviene una luce chiara che consente di distinguere solo alcune sagome pronte a scendere a terra.

Quando gli occhi di tutti si abituano alla luce intensa e le sagome indistinte iniziano a prendere forma, i Fantastici Quattro incrociano per la prima volta lo sguardo con quello di Athaar. Poi il crudele tiranno prende la parola. - Bene, bene, Mr. Fantastic. Finalmente ho l'onore di incontrarti, ho sentito molto parlare di te. Peccato che tra poco dovrò ucciderti! -

 

[CONTINUA]