PROLOGO

 

 

 

Questa è New York poco dopo la fine della battaglia tra Vendicatori ed i Signori del male.[i] Nel giardino del Palazzo dei Vendicatori si aggirano un bel po’ di figure in costume. Tolte poche eccezioni oggi è presente praticamente chiunque abbia fatto parte dei Vendicatori, non importa quanto a lungo. Oggi sono stati ad un passo dalla più umiliante sconfitta, ma non solo sono sopravvissuti, hanno anche vinto. I Signori del Male sono un esercito spezzato ormai allo sbando, il loro capo, il Barone Zemo, è apparentemente morto nell’esplosione del suo hovercraft, tuttavia la vittoria ha lasciato i suoi strascichi: il Palazzo dei Vendicatori, la loro storica dimora sin dalla fondazione è semidistrutto. Non è la prima volta e probabilmente non sarà l’ultima, pensa amaramente Edwin Jarvis, Maggiordomo dei Vendicatori, contemplando le macerie, se non altro stavolta non ci sono stati feriti troppo gravi… anche se non sempre le ferite più gravi sono quelle che si vedono ad occhio nudo.

 

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/loghi_storie/Vendicatori_lg2.gif

 

COSTA OVEST
 
N° 18

 

 

DOPO LA TEMPESTA

 

Di Carlo Monni

(Con l’amichevole assistenza di Fabio Furlanetto)

 

 

1.

 

 

New York, Palazzo dei Vendicatori, quattro giorni fa

 

C’è un lato dell’essere Vendicatori che molti non considerano; ripulire il campo di battaglia da detriti troppo pesanti per essere spostati da persone comuni, criminali da consegnare alle autorità, dichiarazioni da rilasciare alla stampa, pensare agli amici scomparsi… e talvolta riportarli indietro.

L’abbagliante fulmine si scarica a terra, a pochi metri da un pensieroso Capitan America e ben pochi dei Vendicatori ne sembrano minimamente sorpresi.

-Wow – dice il Fulmine Vivente portandosi una mano alla testa e barcollando – Credevo che non mi sarei più reintegrato.-

<<Quando ho visto che ci stavi mettendo un po’, ho pensato di chiedere aiuto ad un esperto>> - spiega Iron Man, indicando il potente Thor.

-Lo apprezzo molto; se volete scusarmi, vorrei evitare di vomitare addosso ad un dio – si congeda il Fulmine Vivente, visibilmente provato dall’esperienza. Fa qualche passo verso la palazzina in arenaria visibilmente danneggiata dalla recente battaglia e poi barcolla. Un paio di forti braccia lo sostengono.

-Ti senti bene?

            A rivolgergli la parola è stato D-Man.

-Sono solo un po’ confuso.- risponde Miguel Santos –Ho avuto davvero paura che stavolta non sarei riuscito a tornare in forma umana…e forse sarebbe stato così senza all’intervento di Thor. Per fortuna la maglia neurale che Stark ha progettato per me sembra aver retto allo stress.-

-La roba di Stark è fatta per durare.- dice D-Man –Anche il mio pacemaker non ha subito danni dall’esplosione di poco fa.-

-Tu hai un Pacemaker? Non lo sapevo.-

-Non è una cosa di cui parlo spesso.- è la secca replica di D-Man.

            Miguel non insiste per saperne di più, dopotutto il suo amico ha diritto alla sua privacy e lui non può che rispettare questo diritto

            Non lontano da lì Thor si allontana di qualche passo da coloro che lo circondano e comincia a roteare il martello alzando un forte vento gelido, per poi lanciarsi in cielo, scomparendo ben presto oltre le nuvole.

-L’ho visto farlo diverse volte, ma non credo che mi ci abituerò mai.- commenta She-Hulk.

-A chi lo dici.- interviene Hellcat –Io sono stata nei Vendicatori solo per poco, ma lui mi ha sempre intimorito.-

-Sono contenta di vederti Patsy, anche se avrei preferito circostanze migliori. Avevo sentito dire che avevi deciso di lasciare il giro dei supereroi per un po’.-

-Ci riesce davvero qualcuno? A dire il vero mi ero fermata a Los Angeles per una stupida questione legata ai vecchi fumetti di mia madre, ma ora sto pensando di…- si interrompe vedendo passare Mad Dog, ovvero il suo ex marito Buzz Baxter. Molti matrimoni finiscono male, ma il suo è finito peggio -… di andarmene un bel po’ lontano, magari alle Hawaii.-

-Perché non ti trattieni un po’ a Los Angeles? La Costa Ovest è ottima per lasciarsi dietro i cattivi pensieri.-

-A me la California fa venire solo brutti ricordi… ma ci penserò.-

 

            Quicksilver fa fatica a restare impassibile stavolta, mentre stringe a se la figlia Luna ed accanto a lui ci sono, oltre alla moglie separata Crystal, anche entrambe le sue sorelle: Scarlet e Polaris. Stavolta aveva davvero temuto di non rivederle mai più… nessuna di loro. Avrebbe tante cose da dire, ma non sa come dirle ed è questa la sua personale tragedia.

 

 

2.

 

 

Howard A. Stark Memorial Hospital, tre giorni fa.

 

Angelica Jones non ha dormito molto nelle ultime 24 ore. Le ha passate quasi tutte al capezzale di Vance Astrovik, il suo fidanzato nonché il giovane supereroe conosciuto come Justice. Lei, d’altro canto è la supereroina chiamata Firestar ed è proprio il suo attillato costume giallo che indossa in questo momento. Dopotutto lei ha ancora un’identità segreta da proteggere… per quel che gliene importa adesso. Vance è stato ferito dall’esplosione provocata da Nitro. Nulla di veramente grave, le hanno spiegato i medici: qualche costola rotta e delle ustioni superficiali. In breve tempo sarà di nuovo a posto, anche se per il momento hanno preferito tenerlo sotto sedativi.

-Angelica…-

            La voce di Vance è ancora debole, ma lui si sforza comunque di stringerle con forza una mano.

-Credo di aver dormito troppo.- dice abbozzando un sorriso.

-Ne avevi bisogno.-

-Si… penso di si. Non ricordo molto dopo l’esplosione, ma visto che sono ancora vivo, direi che abbiamo vinto…spero che i cattivi siano ridotti peggio di me.-

-Non tutti, ma… si.-

-Bene… pare che i nostri sforzi di condurre una vita normale non siano serviti a molto, eh? Forse non avremmo dovuto illuderci.-

            Angelica non risponde, sostanzialmente perché non sa cosa dire. Il silenzio tra i due è, per usare una frase fatta, quasi assordante, poi Angelica si rivolge all’uomo che intende sposare:

-Vuoi tornare in attività? Come supereroe intendo.-

-Quello che voglio è finire gli studi, trovarmi un lavoro adeguato e… si voglio anche fare il supereroe. Il destino mi ha dato certi poteri e credo che sia mio dovere usarli per il bene altrui.-

-Tu hai parlato troppe volte con Capitan America.- replica, scherzando, Angelica –Ma non è molto diverso da quello che predicava il Professor Xavier, in fondo.-

-E tu come la pensi?-

            Angelica distoglie lo sguardo e lo punta verso la finestra, quasi ad inseguire un orizzonte lontano.

-Non lo so.- risponde infine –Vorrei vivere una vita normale: avere dei figli prima che sia troppo tardi… ma ho questi poteri e non posso fingere che non esistano.-

            Il rumore regolare del respiro di Vance le fa capire che si è addormentato, mentre lei parlava, ancora troppo stanco per i traumi riportati nello scontro. Angelica si china su di lui e lo bacia lievemente sulle labbra.

-Riposa bene.- gli sussurra e si rimette a sedere al suo fianco.

 

Il dottor Keith Kincaid osserva perplesso lo schermo di un computer, che mostra due risultati molto diversi di una risonanza magnetica eseguita su di un cervello umano.

Più in basso è indicato il nome della paziente a cui appartiene quel cervello: Janet Van Dyne alias Wasp. Di fianco a lui c’è il super-eroe Calabrone, anche se dato che al momento non indossa la maschera forse preferirebbe essere chiamato dottor Henry Pym.

-Incredibile – commenta Kincaid – Due settimane fa, la paziente era cerebralmente morta: le funzioni cerebrali erano completamente cessate. Ora non mostra nessuna anomalia. Non è un cervello completamente umano: c’è un’area del suo cervello che non sarebbe attiva in una donna normale...-

-Le sue antenne – ricorda Pym – Un tempo, Janet aveva la capacità di farsi crescere delle antenne per comunicare con gli insetti, così come le crescono le ali, quando si rimpicciolisce. Quelle cellule sono inerti da anni, ma l’area del suo cervello che può controllarle è ancora attiva. Questo è un dettaglio importante.-

-Non capisco perché. La risonanza ha dato risultati identici a quelli dell’ultima analisi, che risale quasi ad un anno fa.-

-Significa che quella donna è davvero Janet Van Dyne, dottor Kincaid. O almeno rende molto più basse le probabilità che si tratti di un clone o di un doppio temporale.-

-Ammetto di non aver nemmeno pensato a verificare una cosa del genere...-

-Faccio questo lavoro da molto tempo – risponde Pym con un sorriso, il primo che si sia concesso da parecchie ore.

-A questo punto penso possiamo escludere che Janet abbia subito dei danni cerebrali, e quindi non abbiamo spiegazioni per la sua perdita di memoria. Qualunque cosa le sia successa, va molto al di là delle mie conoscenze mediche. Onestamente, non ho altri motivi per tenerla in ospedale per più di un altro paio di giorni.-

-Oh, devo proprio? Io sto benissimo, dottore! – interviene una debole voce femminile.

Il dottor Kincaid si guarda intorno per capire da dove provenga la voce, mentre il dottor Pym scuote la testa.

-Janet, credevo ti avessi detto di restare nella tua stanza.-

-Ma mi stavo annoiando! Avevo proprio bisogno di sgranchirmi le ali.-

-Dottor Kincaid, se potesse prestarmi il suo camice... – interviene Pym.

-A proposito, ragazzone, dove hai messo il mio costume di molecole instabili? Il camice da ospedale non si è rimpicciolito insieme a me...ed anche se il dottore è un gran bel fusto e conosce la mia identità segreta, non è che sia disposta a rivelargli proprio tutto!-

“Identità segreta?” si chiede il dottor Kincaid, porgendo il camice al super-eroe.

-Ehi, non fate i furbi e giratevi dall’altra parte! – protesta Wasp, tornando alle proprie dimensioni naturali ed indossando il camice per coprirsi – Non l’ho ancora ringraziata per avermi salvato la vita, dottore... non so perché Hank le abbia rivelato la mia identità segreta, ma...-

-Miss Van Dyne, ci sono alcune domande che vorrei farle – la interrompe Kincaid, sempre con gli occhi rivolti verso il muro – Qual è l’ultima cosa che ricorda, prima di risvegliarsi in ospedale?-

-Non ne sono sicura... potete girarvi adesso. Ricordo di essermi svegliata alla Base dei Vendicatori, solo che era tutto in rovina e c’erano decine di persone in costume che non ho mai visto prima... ma potrei anche aver sognato. Per quanto tempo ho perso conoscenza?-

-È quello che stiamo cercando di capire, Jan. Prima della Base, cosa ricordi?-

-Stavamo combattendo il Conte Nefaria. Alcuni dei suoi uomini devono avermi sparato mentre cercavo di liberare Rick Jones e... che ti prende, Hank?

-Sei... sei sicura che sia l’ultima cosa che ricordi?-

-Certo! Perché, qual è il problema? Abbiamo sconfitto Nefaria, giusto?-

-Janet...se questa è l’ultima cosa che ricordi...sono passati dieci anni.-

            E di fronte all’espressione della sua ex moglie Henry Pym capisce che le cose per entrambi non saranno affatto facili d’ora in poi.

 

 

3.

 

 

Los Angeles, California, due giorni fa.

 

            Ramon Delgado è fiero del suo lavoro: i danni provocati all’interno della “Casa Grande” dall’assalto dei Signori del Male[ii] sono stati quasi del tutto riparati ed ora i Vendicatori possono tenere tranquillamente la loro periodica riunione.

            In quel momento attorno al tavolo ci sono: U.S.Agent, D-Man, She-Hulk, il Fulmine Vivente, Quicksilver, Starfox, Tigra, Crystal e Polaris.-

-Con Calabrone attualmente a New York per seguire i progressi di Wasp…- sta dicendo U.S.Agent -… questo gruppo ha bisogno di un leader temporaneo che lo gestisca e quello, ovviamente, non posso che essere io.-

-Cosa?- esclama Quicksilver balzando in pedi -Ti credi chissà chi perché sei la spia del Governo, ma io ero un Vendicatore quando tu ancora pelavi patate per l’Esercito. Se qualcuno deve guidare questo gruppo in assenza di Pym, questo deve essere uno più qualificato… come me.-

-E cosa ti rende più qualificato? L’instabilità mentale?-

-Senti chi parla… io…-

            Prima che Quicksilver possa fare qualunque cosa, una mano si posa sul suo polso. Per Pietro sarebbe facilissimo liberarsi dalla ferrea stretta di D-Man, ma uno sguardo negli occhi del compagno di squadra gli basta a convincersi a lasciar perdere.

-Sarebbe meglio non perdere tempo a litigare fra noi… anche se è uno sport in cui siamo sempre stati campioni.- commenta Tigra –Hank sarà di ritorno per il fine settimana, quindi perché perdere tempo a nominare un leader provvisorio?-

-A dire il vero, U.S.Agent non ha tutti i torti.- interviene She-Hulk –Non sarebbe male avere un vice presidente permanente in caso che il presidente in carica sia impedito.-

-Allora io voto te.- replica Tigra.

-Io? Ho già dovuto guidare questo gruppo, mentre Hank si divertiva ad Est e mi è bastato. Non sono il tipo del leader io, mi diverto di più a fare il gregario. Perché non Crystal o Polaris, piuttosto?-

-Perché solo donne?-Interviene il Fulmine Vivente –Cos’è: sessismo al contrario? Io credo che D-Man farebbe un buon lavoro.-

-No, grazie.- ribatte il diretto interessato.

-Ma fate sempre così?- chiede Starfox.

-Negli altri gruppi in cui sono stata era anche peggio.- è la lapidaria risposta di Polaris, che abbozza un sorrisetto.

 

            New York, New York, una città così straordinaria che devi dire il suo nome due volte. Ed è qui che troviamo Henry Jonathan Pym, mentre si concede un sorriso, il primo da tanto tempo, quando legge il numero sul display del suo cellulare.

-Ciao Trish.- dice alla sua interlocutrice –Sono davvero felice di risentirti. Scusa se non ti ho richiamato prima, ma è un periodo un po’ particolare.-

<<Capisco benissimo.>> risponde Patricia “Trish” Starr <<Come sta Janet?>>

            Il sorriso di Hank si spegne immediatamente, mentre risponde:

-Fisicamente benissimo, ma la sua memoria è rimasta ferma a dieci anni fa.-

<<Non ricorda proprio niente?>>

-No. Non sa che ci siamo sposati, che abbiamo divorziato e perché. Chissà, forse è un bene, dopotutto. Anch’io vorrei poterle dimenticare certe cose.-

<<Io credo che tu abbia pagato più che abbastanza i tuoi errori, Hank.>>

-Dici? Per fortuna che ci sei tu a credere in me, quando io non lo faccio abbastanza.-

<<Cosa ti preoccupa davvero? A me puoi dirlo lo sai.>>

-Si… lo so. Dovrò parlare a Jan di tante cose che ha il diritto di sapere e, credici o no, la cosa mi spaventa più di uno scontro con Ultron. Quasi quasi benedirei l’arrivo di una crisi mondiale.-

            Il ronzio della sua communicard interrompe la conversazione.

-Forse dovrei stare attento a quel che desidero, pare che stia per avverarsi. Ti devo salutare, Trish.-

<<D’accordo Hank, a presto.>>

-Si, a presto.- Hank ripone il cellulare e risponde alla chiamata della communicard –Calabrone a rapporto. Pronto a salvare il mondo un’altra volta.-

 

            Una prigione non è un bel posto per passare i tuoi giorni e José Santos lo sa bene. La Prigione di Stato della Contea di Los Angeles è stata, diciamo così, la sua casa negli ultimi due anni: il suo crimine? Essere rimasto coinvolto in una guerra tra bande tra latini e vietnamiti in cui sua sorella Lisa è stata uccisa.

            Ora ha pagato il suo debito con la giustizia e finalmente è un uomo libero. Ci sono altri debiti, però, che è molto difficile ripagare e Josè lo scoprirà sulla sua pelle.

 

 

4.

 

 

Contea di Los Angeles, California. Ieri.

 

            Eros di Titano sembra non avere mai la minima preoccupazione: è come se tutto gli scivolasse addosso senza lasciare il minimo segno. Per lui la vita è solo divertimento e la fuga da ogni impegno serio. O almeno questo è quello che lascia credere agli altri e che, forse, lui stesso preferisce credere: i suoi veri sentimenti non li ha mai lasciati trasparire con nessuno al punto che nemmeno suo padre, il saggio Mentore, è davvero sicuro di cosa alberghi nell’animo del suo secondogenito.

            Entrato nella sala da pranzo Eros, altrimenti noto anche come Starfox, si siede con disinvoltura davanti a Lorna Dane, Polaris.

-Vorrei…-

-So già cosa vorresti e ti ho già risposto di no almeno quattro volte. Tu non ti arrendi mai, vero?- replica Lorna con voce dura, senza nemmeno lasciargli il tempo di articolare la frase.

-Non con una donna bella come te.- è la risposta di Starfox.

            Lorna sospira…

-Immagino che dovrei ringraziarti del complimento e del fatto che non stai usando i tuoi poteri di manipolazione dei centri del piacere con me… o almeno credo che tu non lo stia facendo.-

-Puoi credermi: non lo farei mai con te... e con nessuna donna, a dire il vero, anche se forse non mi credi.-

            Per quanto, forse lo dovrei fare, almeno ti convincerei a fare l’amore con me e poi… non rinunceresti facilmente dopo. Mentre pensa questo, Eros già comincia a pentirsene. Vuole davvero Lorna Dane, ma non in modo subdolo… giusto?

            Lorna si alza e subito dopo Tigra si avvicina al tavolo.

-Dovresti lasciar perdere la Regina del Polo Nord Magnetico.- gli dice ridacchiando -Perché non ti dedichi a qualche altra ragazza… magari una gattina in calore?-

            Greer Nelson è sempre molto diretta. Qualche altro uomo la considererebbe fin troppo sfacciata… ma, si sa, Eros di Titano, non è un uomo comune in più di un senso.

-Perché no?- risponde.

            I due si allontanano sotto lo sguardo burbero della cuoca che scuote la testa.

 

Città di Los Angeles, ieri sera.

 

            Anche in questi tempi di allarmi e difese ultratecnologiche varie non manca chi ha il fegato di compiere una rapina in banca.

            Prendete questi quattro rapinatori vestiti di una tuta azzurrina e con il volto coperto da maschere con i volti di ex presidenti degli Stati Uniti. Non sono molto originali, certo, dopotutto un mascheramento simile è stato reso popolare da almeno un paio di film di successo.[iii] Questa è una banda molto in gamba e determinata: hanno neutralizzato gli allarmi, immobilizzato gli impiegati, aperto rapidamente il caveau e preso tutto quello che potevano prendere… ma anche i piani migliori possono trovarsi di fronte all’imprevisto… per esempio, quando “Ronald Reagan” barcolla e cade, colpito da una specie di raggio proveniente dal nulla, almeno apparentemente.

-Ma cosa…?- esclama “George Bush Sr.”

-Non cosa, ma chi.- replica una voce maschile che pare anch’essa venire dal nulla… almeno finché una figura inguainata in un costume giallo e nero si ingrandisce a mezz’aria per poi balzare a terra e sferrare un pugno a “Bush”, mentre dalla sua mano sinistra inguainata fuoriesce una scarica che stende “Bill Clinton”.

-Il nome, per la cronaca, è Calabrone… e non sapete quanto sia felice di imbattermi in comuni rapinatori di banche. Dopo aver avuto a che fare con un folle megalomane che voleva riplasmare il mondo a sua immagine e somiglianza, non prima di aver ucciso il 90% circa della sua popolazione[iv], voi siete davvero una boccata d’aria fresca, credetemi.-

            “Jimmy Carter” lo prende di mira, ma con voce calma Calabrone gli si rivolge:

-Io non farei se fossi in te. Credimi: conosco almeno una dozzina di modi per evitare una pallottola ed altrettanti per neutralizzarti. Alcuni sono molto dolorosi e potrei usarli, se mi fai arrabbiare.-

            Il rapinatore esita, poi abbassa l’arma e lascia che Henry Pym gliela tolga di mano.

-Mi piacciono i banditi con del buon senso.- commenta Calabrone

            Poco più tardi la Polizia si è occupata di portar via i quattro aspiranti rapinatori e Calabrone sta per andarsene, quando un uomo gli si avvicina:

-Sono il Capitano Walsh, del Dipartimento di Polizia. La vostra amica Donna Ragno, quella in rosso intendo,[v] ci ha fatto un paio di favori, quando stava da queste parti. Ora, io non posso dire di essere un grande fan di voi tipi mascherati, ma mi piacerebbe parlare con lei, se ha tempo.

-Mi telefoni uno di questi giorni, Capitano…- ribatte Calabrone -… sono uno dei pochi supereroi che appare sull’elenco telefonico. Provi alla voce: “Vendicatori”.-

            Così dicendo, si rimpicciolisce e si leva in volo senza guardarsi indietro.  

 

Da qualche parte. Ieri Notte.

 

            L’uomo ha passato un bel po’ di tempo a guardare gli ultimi notiziari. Ovviamente le notizie sull’ultimo exploit dei Vendicatori occupa molto spazio. Normalmente non gli importerebbe granché di quello che combinano quei seccatori in calzamaglia. Finora non hanno interferito più di tanto con i suoi affari ed andava bene così. Presto non sarà più così, però ed il delicato equilibrio che lui ed i suoi… soci in affari… hanno faticosamente costruito potrebbe cedere. Lui lo sa… e sa anche che deve prendere le contromisure adeguate prima che sia troppo tardi.

 

 

5.

 

 

Santa Monica Mountains. Oggi, Mattina presto.

 

            Dennis Dumphy esce sulla veranda della sua villa. Forse fare i supereroi non rende ricchi, ma a quanto pare essere una stella del football e della particolare versione del wrestling offerta dalla Unlimited Class Wrestling Federation si. Deve ammettere di essere rimasto sorpreso dallo scoprire quanto tutti i suoi soldi abbiano fruttato durante gli anni in cui era… scomparso… merito di un buon commercialista. Dennis sorride. Quei soldi devono servire a qualcosa di più che mantenerlo in una vita agiata che in fondo non gli appartiene più. E lui ha già qualche idea al riguardo.

 

Procura Distrettuale della Contea di Los Angeles. Oggi, tarda mattinata.

 

            Jennifer Walters manda all’aria le carte sulla sua scrivania con un gesto di stizza ed essendo lei la sensazionale (e talvolta selvaggia) She-Hulk l’amministrazione della Contea può essere soddisfatta che non abbia sfogato la sua frustrazione spaccando la scrivania in questione.

-Problemi Jen?-

            Ad affacciarsi alla porta dell’ufficio di Jen è stato nientemeno che il Procuratore Distrettuale in persona: Dennis Bukowski, “Buck” per gli amici. A vederlo Jennifer si placa.

-Non proprio… diciamo che rimettersi al lavoro dopo aver passato un po’ di tempo nelle mani dei Signori del male non è facile come credevo.-

-Credevo che per voi supereroi fosse normale amministrazione.-

            Jen si lascia sfuggire un sorriso.

-E lo è, in effetti. Il vero problema è che è più divertente che fare l’avvocato e la cosa mi fa pensare.-

-A proposito di cose che fanno pensare… c’è una cosa di cui non abbiamo mai perlato da quando sei tornata a Los Angeles e… credo che dovremmo.

            Di fronte all’improvvisa serietà di Buck She-Hulk non sa cosa dire.

-Mi riferisco al mio ruolo nella morte della tua amica Jill. È stato il mio intervento ad impedirti di salvarla ed a causare la sua morte.-[vi]

-Ascolta Buck io…-

-No, fammi finire: è stata tutta colpa del mio bigotto modo di vedere le cose. Per me She-Hulk era un pericolo e non ho mai preso in considerazione che stesse cercando di salvare Jill invece di ucciderla e così… ho causato la sua morte. Ci ho pensato spesso da allora… da quando ho scoperto la verità e mi sono spesso chiesto perché non mi odiassi. Io al tuo posto mi sarei vendicato.-

-A che sarebbe servito Buck? Non avrebbe riportato Jill in vita e poi… per quanto ti giudicassi un ottuso superficiale sapevo che avevi agito in buona fede.-

-Un ottuso superficiale ed anche peggio. Da allora ho cercato di fare del mio meglio per espiare il mio errore, ma non so se ci riuscirò mai.

-Credimi: sei in buona compagnia.

 

Denver, Colorado. Oggi a tarda sera.

 

            Julia Carpenter osserva sua figlia Rachel dormire tranquilla. Stavolta è arrivata molto vicina a renderla orfana. Stavolta? Siamo sinceri: ogni volta che indossa il costume di Aracne corre questo rischio ed ormai dovrebbe aver capito che la fortuna non l’assisterà sempre. Forse dovrebbe cogliere l’occasione datale dal forzato riposo per riprendersi dalle ferite riportate nello scontro finale e riflettere se sia il caso di continuare ad essere una supereroina. Forse è ora che Rachel abbia una madre a tempo pieno.

 

 

EPILOGO

 

            È da tutto il giorno che la Tenuta dei Vendicatori ferve di attività: ci sono ancora dei lavori di ristrutturazione da fare  e Ramon Delgado, il maggiordomo li sta supervisionando con occhio attento. Altrove i celebri ospiti della tenuta sono intenti alle più disparate attività: c’è chi si allena, c’è chi cerca di riallacciare meglio che può antichi rapporti e chi si rinchiude in laboratorio cercando di scacciare brutti pensieri.

             A Washington una donna bionda ancora giovane sta per prendere un aereo militare che la porterà alla base aerea di Andrews in California. Porterà cattive notizie agli abitanti della tenuta di Palos Verdes, ma questo deve ancora accadere ed Ovest il nuovo giorno non è ancora sorto.

 

 

FINE

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

            Episodio meramente interlocutorio in attesa di nuovi ed interessanti sviluppi e di un ritorno esplosivo. Nel frattempo alcune doverose precisazioni:

1)     Gli eventi narrati nei primi tre capitoli  di questa storia sono sostanzialmente paralleli a quelli narrati in Vendicatori #77, ad eccezione della sequenza di Hank Pym al telefono con Trish Starr, che si svolge immediatamente dopo-

2)     Gli eventi narrati nei capitoli 4 e cinque sono, invece, paralleli a Vendicatori #78

3)     Il Calabrone, riappare nel capitolo 4 di ritorno da una missione assieme ad altri Vendicatori dove hanno dovuto battersi contro il professore Augustus DeCeyt e la Chiave dello Zodiaco in una Londra impazzita.

            Nel prossimo episodio… vi bastano il nome Ultron e l’apparizione della Guardia d’Inverno?

            Non mancate!

 

 

Carlo



[i]               Se ci dite che non avete letto Vendicatori #77 ne saremo molto delusi, davvero.

[ii]              Nel numero #16 di questa serie.

[iii]              Tra cui “Point Break” di Kathryn Bigelow, con Keanu Reeves e Patrick Swayze, giusto in caso vogliate saperlo. -_^

[iv]              Come mostrato in Villains LTD 9/50

[v]               Parla di Jessica Drew, non di Julia Carpenter

[vi]              Una cosa avvenuta tanti anni fa su Savane She-Hulk #2 del marzo 1980.