#1

NASCITA E SUCCESSIONE

 

I feel assured that there is no such thing as ultimate forgetting;

traces once impressed upon the memory are undestructable

(Sono sicuro che non esista la dimenticanza assoluta;

le tracce impresse nella memoria sono indistruttibili)

Thomas De Quincey

 

Molti anni fa, in un accampamento della tribù Zefiro fuori Haasenstadt. Un uomo attende nervosamente al di fuori di una tenda; dall’interno si sentono le grida di una donna. Il cielo è scuro e si sentono alcuni tuoni distanti; è in arrivo una tempesta.

-Dovrei essere là, amico mio…dovrei essere presente alla nascita di mio figlio.

-Sai fin troppo bene, Werner, che la tradizione impone che il padre veda il figlio solo dopo la sua nascita.

-Sono un uomo di scienza, Boris: le tradizioni non sono altro che vecchie superstizioni.

-Ci sono cose, Werner, che la scienza non può comprendere.

Werner Von Doom sorrise.

-Parli come Cynthia.

-Sei forse preoccupato per il parto, Werner ? Le nutrici Zefiro penseranno a tutto. Si tratta di un parto difficile, è vero, ma niente che non possano gestire.

-No, non è il parto a preoccuparmi, Boris. Cynthia è forte abbastanza. Ciò che mi preoccupa è il fatto stesso di mettere al mondo una vita quando gli Zefiro sono allo sbando, incapaci di tener testa alla persecuzione iniziata dal re.

-Tuo figlio…perché è stato predetto che sarà un maschio…è il primo Zefiro a nascere dopo due anni, Werner. Io credo che sarà la nostra salvezza.

Dalla tenda esce un pianto di neonato, quasi volesse commentare la frase. Cynthia, esausta, parla sottovoce al marito.

-E’…è un maschio, Werner. E’ un maschio.

Un tuono segna la nascita di un nuovo Zefiro. Le nutrici lo lavano e lo danno in braccio a Werner, che lo porta alla madre.

Il piccolo stringe forte la mano del padre, ma lo sguardo è rivolto alla madre.

-Werner…dobbiamo nasconderlo…se le guardie del re lo trovassero…

-Non è questo il momento per preoccuparsi, amore mio…questo è un momento di gioia.

-Sì, hai ragione…lascia che…

Appena la sua mano sfiora il bambino, i suoi occhi bruciano ed ha inizio una visione. Werner aveva già visto la moglie durante i suoi rituali magici, nonostante non li accettasse completamente come tali…ma stavolta la visione era più energica che mai.

-Vedo il bimbo crescere solo…lo vedo combattere contro un serpente rosso e perdere il volto…lo vedo sfidare il cielo da una montagna di neve sporca di sangue…lo vedo tornare con uomini di ferro al suo comando…vedo legioni arrendersi sotto il suo comando…vedo…fuoco e fiamme dilaniate dal suo arrivo, vedo i fiumi cambiare il loro corso…il castello in rovina…

Ritrae la mano, sentendo una risata in lontananza.

-Nostro figlio…libererà gli Zefiro…sarà la nostra vittoria, ma a caro prezzo.

-Calma, amore mio…non agitarti troppo.

-I presagi alla nascita hanno un grande valore, Werner…segnano il destino del nascituro.

-Amici miei, devo ricordarvi che la notte sta per arrivare. Mi avevate chiesto di ricordarvelo.

-Grazie, Boris…deve essere battezzato entro la mezzanotte, o la sua anima apparterrà al diavolo.

-Non possiamo farlo battezzare, Cynthia. Non dopo che il cappellano si è rifiutato di riconoscerti come cristiana, a causa della pratica delle arti magiche.

-Lo so…ma nostro figlio deve avere un nome.

-Lo avrà, Cyntia, lo avrà prima della mezzanotte. Ora riposati.

Werner prende in braccio il figlio e lo porta fuori dalla tenda.

-Hai sentito, Boris ? Altre profezie, altri presagi, altre superstizioni…come posso credervi ? Come posso sapere che mio figlio sarà così importante ?

-Sei un uomo di scienza, Werner. Tuo figlio sarà ciò che tu e Cynthia lo renderete. Se seguirà la via del padre sarà uno scienziato in grado di sfidare il re…se seguirà la via della madre invocherà persino il diavolo per liberarci.

-Eppure…né la mia scienza né la magia ci sono servite a qualcosa. Forse la loro unione sarà più efficace. Potrebbe essere il primo a far conciliare scienza e magia.

-E forse sarà questo a darci la vittoria.

-Sì…la vittoria contro il destino.

-Vittoria…Victor ?

Werner solleva il figlio sopra la testa, urlando al cielo in tempesta:

-Latveria…questo è tuo figlio…Victor Von Doom !

Un tuono sembra accettare la sfida, mentre il piccolo allunga un braccio verso il castello che domina la valle…

 

Un anno dopo. La vita del villaggio era proseguita senza grandi problemi. Quasi tutte le maggiori tribù si erano accampate vicino al monte Malhela, lontane dalle città latveriane. Il re era soddisfatto di essere riuscito a liberarsi dalle vecchie tribù, e non riteneva necessario continuare la persecuzione. Ora era impegnato a stabilire patti di alleanza con le vicine nazioni comuniste.

Werner era riuscito, con l’aiuto delle maggiori tribù, a costruire una sorta di piccola rete idrica. Ora i suoi pensieri non andavano però alla sua opera, ma alla moglie.

Werner entrò nella carovana che la moglie utilizzava per i suoi riti magici. Stava levitando a cinquanta centimetri dal terreno, a gambe incrociate.

-Non mi aspettavo di vederti così presto oggi, marito mio…di solito, la tua mattina è piena di esperimenti scientifici.

-Non oggi, Cynthia. Sono venuto a vedere come stavi…l’incubo di stanotte ti ha turbato molto.

-Non era un incubo, Werner, ma una premonizione. Temo che questi giorni felici stiano per terminare.

-Come puoi dirlo ? Che prove hai per dire che non si tratta di una semplice fantasia ?

-Prove, Werner, sempre prove. Non tutto al mondo può essere spiegato…ciò che sentiamo con l’anima è molto di più di ciò che possiamo vedere e toccare.

-Sai che ti amo più della mi stessa vita, ma continuo a non credere alle tue pratiche magiche.

-Forse è per questo che ti amo, Werner…perché nonostante tutto provi il contrario, rimani fedele alle tue idee. Guarda…un semplice incantesimo di levitazione mi può rendere più leggera dell’aria. Come puoi non credere a questa magia ?

-Certo, credo a ciò che vedo…un fenomeno di alterazione della forza di gravità. Ma non vedo come questo debba contraddire la legge di gravitazione universale. Prova soltanto che è possibile imporre la propria volontà ad un microambiente.

Mentre parlava, Werner era quasi rapito dalle proprie parole. I miracoli della scienza lo affascinavano da sempre…spesso si dimenticava persino con chi stesse parlando, tanto era trascinante la sua passione.

-Come preferisci. Se non avessi convinto gli spiriti, però, la tua rete idrica sarebbe già crollata. Ora che ci penso,dov’è Victor?

-L’ho lasciato con Boris.

-Ancora ? Passa molto più tempo con lui che con te, Werner. Alcuni potrebbero insinuare che sia lui il padre- disse sorridendo- Ora và, e non preoccuparti per me.

 

Werner uscì dalla carovana, ignorando alcune gocce di pioggia che stavano cadendo.

Poco dopo, una piccola bottiglia di acqua santa iniziò a bollire. Cynthia si voltò per vedere cosa stesse succedendo, e la bottiglia esplose. Una scheggia di vetro la colpì in fronte; quando una piccola goccia di sangue cadde a terra, il pavimento prese fuoco.

-Cosa sta succedendo ?

Il fuoco bruciava ardentemente, ma il legno non ne era nemmeno intaccato. Le fiamme si raggrupparono in un cerchio di fuoco, su cui si impressero i lineamenti di un volto.

-E’ venuto il momento di onorare il nostro patto, Cynthia.

-Di che cosa stai parlando, immondo demone ?

-Piano con le parole, strega. Il rito che hai eseguito non può durare per sempre, lo sai. I piccoli sacrifici che ho guadagnato non mi sono più sufficienti.

-Tu, demonio ! Non mi dicesti questo !

-Hai dimenticato di chiedere. Ho messo fine alla persecuzione ed ho assicurato la salvezza della tua gente, ma per farlo ho dovuto rinunciare ad assaporare parecchi dolori. Ora voglio qualcosa di più, per continuare.

-Che cosa vuoi ?

-Dammi un’anima…un’anima che io possa torturare per l’eternità.

-No ! Questo mai ! Io ti scaccio da questo mondo, demonio…Ixchel intra Chton nigentis…[1]

-Puoi pronunciare tutte le formule atlantidee che vuoi, strega. Il nostro patto non può essere influenzato da nessun altro.

-Che cosa vuoi per lasciare in pace la mia gente ?

-Detesto ripetermi. Voglio un’anima…l’anima di un mortale. Voglio che tu uccida un mortale, e che esegua il rituale per donarmi la sua anima. Fallo, e la tua gente sarà salva per un altro anno. Solo un’anima in cambio della tua gente, strega. Quasi mi vergogno per la mia generosità. Ma ricordati…prima che il giorno finisca, avrò un’anima nelle mie mani…anche se dovesse essere la tua.

Il fuoco si diradò fino a scomparire. Non c’erano tracce che lasciassero intuire ciò che era avvenuto.

-Lo sapevo…avrei dovuto stare più attenta. Che sia stata troppo pretenziosa, cercando di ottenere dal diavolo più di quanto potessi pagargli ? Non è il momento per i rimpianti. Come posso mettere fine a questo incubo ? Deve esserci un modo per sciogliere il nostro patto…

All’esterno, la pioggia iniziava a scendere pesantemente.

 

La pioggia cadde incessantemente per tutto il giorno. Mentre le tribù correvano ai ripari, Werner studiava un modo per limitare i danni. Non riusciva a pensare a nessuna soluzione scientifica…il temporale era troppo esteso per potersi spostare abbastanza, ed era troppo intenso per farlo diminuire.

-Tutta la mia scienza, tutto il mio sapere…non servono a niente. Che sia questo il destino dei fieri Zefiro ? Essere spazzati via dalla pioggia, come insetti ? La conformazione della valle ci ha nascosto bene, ma non avevamo considerato una tempesta di queste dimensioni. Oltretutto, una pioggia come questa non è compatibile con la conformazione atmosferica di Latveria. C’è qualcosa di strano in tutto questo…quasi di malvagio.

-Werner…forse è il caso che io porti Victor al sicuro.

-Come sempre hai ragione, amico mio. Dovremmo…

Gli occhi di Werner incrociarono quelli del figlio, che tendeva la mano verso di lui. In quegli occhi vedeva molto di se stesso…e quegli occhi calmi e riflessivi sembravano possedere una certezza che mancava a Werner.

-No, aspetta Boris. Che padre sarei se non fossi vicino a mio figlio nel momento del bisogno ? Vieni tra le mie braccia, figlio mio…troviamo tua madre, forse lei sa come mettere fine a tutto questo. Tu, Boris, mettiti in salvo.

Boris mise una mano sulla spalla dell’amico e sorrise.

-Che amico sarei se non ti fossi vicino nel momento del bisogno, Werner ? Andiamo da tua moglie…

 

La carovana di Cynthia Von Doom era stranamente la meno colpita dalla tempesta. Una volta vicino ad essa, la pioggia si riduceva a poche gocce. La porta si aprì senza che nessuno la toccasse.

-Werner, cosa ci fai qui ? Avresti dovuto metterti in salvo, insieme a Victor !

-Non avrei mai potuto abbandonarti, amore mio. Che cosa sta succedendo ? Sembra che il cielo si rivolti contro di noi !

-No, non il cielo. Esattamente l’opposto, Werner: l’inferno sta venendo a prenderci.

-Di che cosa parli ?

-Dopo la nascita di Victor, la mia profezia diceva che ci avrebbe liberato. Ma eravamo così vicini a scomparire…volevo assicurarmi che Victor crescesse abbastanza per poterci liberare. Così ho stretto un patto con il diavolo…

-Il diavolo !?

-Eseguii vari rituali magici per ingraziarmelo, e lui portò la pace e la serenità al nostro popolo. Purtroppo, il mio desiderio di dare a nostro figlio la possibilità di sopravvivere mi ha impedito di capire il mio errore.

-Di che cosa stai parlando ? Il diavolo non esiste !

-Sapessi quante volte l’ho sentito…- disse una voce alle loro spalle.

 

Una volta voltatisi, i presenti videro un uomo dallo sguardo e dal sorriso agghiaccianti…i suoi occhi brillavano di un rosso più intenso di qualunque fiamma, ed il suo volto era più rosso di qualunque volto in collera…

-Il tempo sta per scadere, strega. Ho bisogno di un’anima.

-Vattene, immondo demonio !- Boris estrasse un piccolo crocefisso dalle sue tasche, ma fu costretto a lasciarlo cadere quando questo diventò incandescente.

-Adularmi non servirà a niente. Ora credi alla mia esistenza, uomo di scienza ?

-Vedo solo il prodotto della malvagità umana. Niente di magico, solo di molto triste.

-Ah, il tuo odio per me è squisito. Un po’ meno le tue ferree credenze nella scienza.

-Lascialo stare, demonio ! Il patto riguarda solo noi due !

-Mancano venti minuti alla fine del giorno. Non c’è nessun altro nelle vicinanze…puoi uccidere solo questi uomini e donarmi le loro anime, prima che io uccida te.

-Se così deve essere…ti dono la mia anima.

-Cynthia, no !

-Non è necessario questo melodramma, Werner Von Doom. L’anima di tua moglie non è abbastanza per l’eternità…ho faticato molto per mantenere le mie promesse, ed ho bisogno di un’anima eccezionale per rifarmi. Forse la tua…

-Lascialo stare !

Cynthia lanciò un incantesimo e cinque lingue di fuoco avvolsero il demone.

-Patetico.

Con uno scatto fulmineo afferrò Cynthia per il collo e la tenne sollevata con un braccio solo. Werner cercò di attaccarlo, ma un semplice gesto le scaraventò a metri di distanza, fuori dalla carovana. Boris cercò di prenderlo alle spalle, ma dalla bocca del demone uscì un serpente che lo attaccò, immobilizzandolo nelle sue spire.

-Credevate forse di potermi battere in uno scontro fisico ? Tipicamente…umano. Sembra quindi che qui non ci sia niente di particolarmente interessante. Sterminerò gli Zefiro allora, chissà che non siano un interessante diversivo…ma tu, strega, hai osato attaccarmi. Morirai lentamente per questo.

La stretta si fece più forte, e a Cynthia iniziò a mancare il fiato. Poi il diavolo fu distratto da qualcuno che non aveva considerato…

-Eh ? Il bambino ? Possibile che…

Sollevò mentalmente il bambino e lo osservò con una nuova luce negli occhi.

-Stupefacente ! Un’anima così fresca ed innocente…ma un odio così puro, così intenso ! Sento il tuo odio, Victor Von Doom. Sento che, adeguatamente addestrato, potresti essere un ottimo discepolo. Sì…c’è un solo modo per mostrarti cosa posso renderti…

 

Il diavolo scomparve in una fiammata mentre teneva ancora Cynthia per il collo. Victor cadde a terra, ed il suo pianto fu subito udito dal padre. La pioggia era cessata all’improvviso.

Molto lontano, il diavolo riapparve in mezzo ad un gruppo di carovane. Molti zingari uscirono per vedere cosa stesse succedendo.

-Latveriani ! Mi riconoscete, vero ? Avete molte leggende su di me. Vedete questa donna ? E’ stata lei a portarmi qui ! E grazie a lei ho portato qui la tempesta…quanti di voi sono già morti ? Dieci ? Venti ? Datemi un’altra anima…la sua !

-Che stai…facendo ?

-Non è forse vero ? Ironicamente, per una volta non ho bisogno di mentire ! Dimmi, strega, cosa c’è di più sublime di chi muore ucciso dalle persone che voleva salvare ? Ora ti lascio sola…ma non preoccuparti, presto potrò torturarti per l’eternità.

La rabbia e l’impotenza davanti alla sciagura avevano reso irriconoscibili i presenti. E la rabbia accumulata da quelle genti in perenne fuga era talmente tanta, ed il desiderio di sfogarsi così intenso, che fu facile identificare la strega con il male.

Cynthia Von Doom fu assalita dai presenti, prima colpita ripetutamente e poi lapidata. Provò a difendersi con degli incantesimi, ma non riusciva ad invocarne nessuno, per colpa del diavolo.

Quando Werner arrivò, la maggior parte della gente se n’era andata. Corse verso di lei più il veloce possibile, urlando contro il cielo in un grido di dolore disperato. Boris si tolse il cappello e pianse in silenzio. Il bambino, invece, non pianse.

Cynthia, nell’ultimo attimo di vita, chiese di poterlo vedere. Boris lo portò verso da lei.

-Non…piange, vedi Werner ? Ed il diavolo non…non l’ha ucciso. Le…le profezie devono…devono essere vere…

-Non sforzarti, amore…le ferite sono gravi, ma non impossibili da guarire.

-E’ tutto…inutile. Non è il mio corpo a…morire…è il diavolo che prende…la mia stessa anima.

-Ora ti credo, Cynthia…credo nella tua magia. Non puoi fare nulla ?

-No…ironicamente…ora sono io a non credere…nella magia. Proteggi Victor…non lasciare che il diavolo lo…influenzi…o dovrete guardarvi…anche da lui…

Cynthia allungò la mano, prendendo quella di Victor.

-Figlio mio…io…

La mano si accasciò al suolo. Il bambino guardò la madre con occhi spiritati, ed ancor prima di imparare a camminare imparò ad odiare. Avrebbe passato il resto della sua vita con quello sguardo desideroso di vendetta contro il suo destino.

 

Dieci anni dopo. Le pressioni internazionali avevano convinto il re a diminuire la sua persecuzione, ed gli Zefiro non ebbero più bisogno di spostarsi così di continuo. Da tempo ormai dimoravano sotto il monte Malhela, ed erano più accettati dai latveriani.

Nella sua tenda, Victor Von Doom stava leggendo avidamente i libri che suo padre gli aveva dato. Probabilmente gli unici libri di astrofisica e fisica quantistica di tutta Latveria. Non sentì nemmeno Werner entrare.

-Stai ancora studiando, Victor ?

-Sì, padre.

-E’ una bella giornata, Victor…ci sono molti altri bambini che giocano.

-Che continuino con il loro giochi infantili.

Werner si sedette di fianco al figlio. Il suo lavoro di medico (l’unico che aveva da quando, anni prima, aveva abbandonato i progetti per migliorare l’accampamento, a causa della scarsa fiducia degli altri zingari) [2] lo teneva impegnato quasi tutto il giorno, e non riusciva a vedere molto spesso il figlio. Era sempre solo, chino sui libri o preso da qualche esperimento. Fin da quando imparò a leggere e scrivere, a soli due anni, era chiaro che Victor fosse un genio. Werner non poteva che esserne orgoglioso, ma si preoccupava per il poco tempo che passava con i suoi coetanei.

-Victor, non dovresti restare sempre qui a studiare…

-Padre, non vi è nient’altro di rilevante in questo villaggio. E’ gente semplice, ancorata alle tradizioni e limitata dalla poca interazione con i paesi limitrofi…

-A volte mi sembra che tu sia il padre ed io il figlio. Hai soltanto undici anni, Victor…hai tutta la vita per studiare, e con la tua intelligenza non farai una gran fatica.

-Quasi dimenticavo, padre…ho rivisto il sistema idrico che avevi preparato anni fa, e credo che possa essere usato anche una normale città. Se tu andassi ad Haasenstadt e…

-Victor, nessuno darebbe un lavoro di tale importanza ad uno zingaro.

-Ma tu sei zingaro solo per metà, padre…

-Ah, ma questo non fermerà di certo la mancanza di fiducia dei cittadini. Per loro che mio nonno sia emigrato qui dalla Germania ha poca importanza…mia madre era una zingara, e non vogliono sapere altro. [3]

-Ed io, padre ? Anche io sarò sempre emarginato per le mie origini ? Dici che dobbiamo essere fieri di quello che siamo, ma perché non proviamo a far vedere al resto del paese chi siamo ?

-Perché siamo troppo pochi e senza risorse. Il re è convinto della inferiorità degli zingari, ed è disposto ad usare le armi per dimostrarlo…solo la diplomazia è riuscita a fermarlo.

-E se diventassimo abbastanza forti da contrattaccarlo ?

-Ricordati, Victor, che la violenza genera altra violenza…sia questa fisica o psicologica. Passeremmo dalla parte del torto se ci mettessimo sullo stesso piano del re. Sei troppo giovane per queste cose, Victor…non conosci ancora abbastanza il mondo, perché sei sempre chiuso qui dentro.

-Quindi conoscere meglio il mondo e le persone è la strada per il potere…

-Non intendevo questo, Victor. Io…

-Grazie, padre…penso che uscirò a “giocare”.

 

Fuori dalla tenda, il sole splendeva alto in una giornata priva di nuvole. A Victor non sarebbe potuto importare di meno. Preferiva la solitudine della sua tenda, la conoscenza tratta dai libri…quella poteva essere controllata. Non molto lontano alcuni bambini stavano giocando. Victor non riconobbe il loro gioco, non gli dedicò nemmeno la sua attenzione. Non voleva dedicargliela. Lui non conosceva nessun gioco. Non aveva nessun amico. Gli amici muoiono, del resto…come era morta sua madre. Sua madre. Werner era molto vago sulla causa della sua morte, e cercava di non parlare di lei. Alcune notti, però, Victor aveva visto il padre piangere sulla sua foto. E vergognarsi di confessarlo al figlio.

Questa era la vita di Victor Von Doom. Una madre morta. Un padre che dedica il suo tempo agli altri, che si vergogna del proprio pianto. Gli abitanti del villaggio che lo schivano. I racconti di Boris sull’antica gloria degli Zefiro e di Latveria.

Con la straordinaria intelligenza che aveva dalla nascita non poteva fare a meno di vedere tutto questo dall’alto al basso… ponendosi talmente al di sopra degli altri esseri umani da riuscire a non soffrire.

Se avesse potuto, avrebbe costruito un castello impenetrabile intorno a sé, per restare solo e per evitare gli altri. Per evitare di essere ignorato. Per evitare i sensi di colpa dell’abbandono della madre.

Perso nei suoi pensieri, Victor non osservava più i bambini, voltandosi dall’altra parte. Per questo non vide i ragazzi che correvano, e la bambina che inciampò e lo urtò.

-Stupida idiota ! – urlò.

Victor si alzò rabbiosamente ma si calmò, vedendo il volto calmo della ragazza. Gli ricordava la foto della madre su cui piangeva Werner.

-Mi…mi dispiace…- disse lei con voce leggera.

-Non fa niente – rispose Victor, sorridendo e porgendole la mano per alzarsi. Non ricordava di aver sorriso prima.

-Non ti avevo visto – disse lei alzandosi – anzi, non mi sembra di averti mai visto, prima. Vi siete appena spostati qui per caso?

-No, la mia famiglia si è sempre accampata qui. Siamo qui da diversi mesi.

-Strano, non mi sembra di averti mai incontrato prima…- la frase lasciava intendere una domanda.

-Victor. Non esco mai molto, a dire la verità.

-Beh, ora sei uscito. Che ne dici di…

La bambina fu interrotta dall’espressione di doloro di Victor, appena colpito da un sasso alla testa. Un gruppo di ragazzi, di qualche anno più grandi, stava ridendo. Uno di essi disse:

-Allontanati da lui, Valeria [4] …non lo sai che è maledetto ?

-Che stai dicendo, Dmitry ? – rispose con tono deciso mentre controllava la ferita di Victor.

-Quello è il figlio della strega che ha provocato l’alluvione di una decina di anni fa, non lo sai ?

-Stai dicendo cose blasfeme, Dmitry.

-Cosa hai detto…su mia madre !? – la voce di Victor era minacciosa, ed i suoi occhi fissi fecero provare un brivido a Valeria.

-Ti sto dicendo che tua madre era una strega senza dio, e che deve essersi accoppiata col diavolo per aver portato al villaggio un cane come te !

Victor si scagliò contro di lui urlando, ma il gruppo di ragazzi lo mise a terra e mentre tre di loro lo tenevano fermo (con fatica, perché Victor si ribellava come uno scatenato) Dmitry iniziò a picchiarlo.

Valeria cercò di fermarlo, ma Dmitry le diede un forte schiaffo. Victor si liberò e saltò addosso a Dmitry, facendolo cadere ed iniziando a picchiarlo con tutta la forza che aveva in corpo, piangendo.

Il rumore fece accorrere diversi zingari, tra cui anche Werner che separò il figlio da Dmitry.

-Ora basta, Von Doom ! – disse uno degli uomini accorsi sul posto – Porta tuo figlio lontano dai ragazzi ! Non era abbastanza che tua moglie abbia cercato di ucciderci ?

-Io non ho fatto niente ! Mi ha attaccato senza motivo ! – disse Dmitry.

-Lo sapevo che quel ragazzo era figlio del diavolo ! Nessun bambino è così intelligente ! E’ un demone mandato dagli inferi ! – urlò una vecchia donna.

Von Doom cercò di calmare i presenti e riportò Victor nella tenda.

-Cosa dicono di mia madre ? Perché la chiamano strega ?

Werner spiegò tutto al figlio…il patto di sua madre col diavolo per salvare il suo popolo, la lapidazione nella piazza… Victor ascoltò impassibile, asciugandosi le lacrime e giurando di non versarne mai più in tutta la sua vita.

 

Il giorno dopo. Una gentile voce femminile chiese di entrare nella tenda.

-Victor ?

Il ragazzo non rispose.

-Victor, va tutto bene ? Mio padre mi ha portata via ieri, dopo quello che è successo. Dice che non devo vederti più, ma…

-Perché sei venuta ?

-Nessuno mi ha voluto credere, quando ho detto che non eri stato tu ad iniziare…ma lo so che stavi solo difendendo il nome di tua madre.

-Quello che dicevano era vero. Mia madre era una strega.

-Ma non poteva essere tanto malvagia, se ha cresciuto te…voglio dire…prima che arrivasse Dmitry, mentre parlavamo… ho sentito un grande spirito d’animo, una grande…gentilezza.

Valeria mise una mano sulla spalla di Victor, che si ritrasse. Non la stava ascoltando. Non ascoltava mai veramente nessuno… aveva avuto la conferma che le parole fanno male. Aveva visto la paura negli occhi di Dmitry…e gli piaceva.

-Victor ? Va tutto bene ?

Finora, Victor aveva sempre odiato se stesso. Ora aveva qualcosa di meno auto-distruttivo e di più gratificante… l’odio per il resto del mondo. Aveva solo iniziato a gustare il sollievo portato da quell’odio.

-Sì, Valeria…ora sto bene.

 

Sei mesi dopo. Sul monte Malhela. Valeria non riesce più a camminare…hanno camminato per ore, e non si vede l’arrivo.

-Ora basta, Victor ! Non siamo abbastanza in alto ?

-In alto ? Siamo a duecento metri sopra il livello del mare, Valeria ! Il monte Malhela è molto più…

-Insomma, si può sapere che siamo venuti a fare ? – chiese mentre si riposava sedendosi su un piccolo masso. Victor la raggiunse e si sedette di fianco a lei.

-Voglio arrivare lassù, Valeria – indicò la vetta del monte.

-Perché ?

-Da lassù si può vedere oltre la valle.

-Sei già stato oltre la valle, Victor…

-Guarda. Da qui si vede dove nasce il fiume Ciri…arriva oltre i confini di Latveria. Da più in alto si vede fino a Goradja. [5]

-Non sarò un genio come te, Victor, ma conosco la geografia di Latveria. Dove vuoi arrivare ?

-Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato uomo vestito di rosso che mi portava nel castello dei Sabbot, ed era tutto in fiamme.

-Non mi sembra un gran sogno.

-Nel castello c’era anche mia madre. Diceva che qualcuno deve conquistare Latveria e salvarla.

-Quanto sei sciocco, Victor. Era solo un sogno.

Victor la prese per i capelli ed urlò:

-Come osi prendermi in giro ?

-Victor…mi stai facendo male…

Lasciò la presa, stupefatto di quello che aveva fatto. Si alzò in piedi ed allargò le braccia.

-Tutto questo un giorno sarà mio, Valeria. Da qui a fin dove arriva il fiume Ciri. Fino ai confini.

-…come ?

Victor la guardò negli occhi e le stesse mani che le avevano appena fatto male le accarezzarono dolcemente il viso.

-Non lo so. Ma lo faremo insieme.

-Victor…io…

Le loro labbra si toccarono. Valeria avvertì l’istinto di ritrarsi, ma ora Victor sembrava così gentile…anche se solo un secondo prima era stato rabbioso. Non fece più resistenza, ed i due si scambiarono il primo bacio.

 

Un altro luogo, nello stesso momento. Un pugno serrato fa spostare le fiamme, che non riflettono più le azioni di Victor.

-Maledizione ! Non era questo che volevo accadesse ! Doveva provare rabbia, desiderio di vendetta…

Le fiamme intorno all’uomo iniziarono a farsi molto più calde, così come le infinite grida di dolore che si sentivano in lontananza. Si sedette sul suo trono di ossa, pensieroso…ed il volto iniettato di sangue mutò in un sorriso diabolico.

 

Le nubi si erano alzate intorno alla montagna. Presto sarebbe iniziata una bufera. Una febbre misteriosa aveva iniziato a contagiare i bambini del villaggio. Werner dovette lavorare duramente per poter curare tutti i pazienti…o meglio per mantenerne stabile la situazione.

Aveva appena finito una visita quando si trovò davanti gli uomini del re, con l’uniforme d’ordinanza invariata dalla Prima Guerra Mondiale. Bloccarono la sua strada con i cavalli.

-Che cosa volete ?

-Werner Von Doom, sei stato convocato dal Barone Sabbott. Seguici senza protestare.

-Non posso lasciare ora il villaggio…sono il loro medico.

-Ci è stato ordinato di portarti con noi con la forza, se necessario.

L’arrivo degli uomini del re non era certo passato inosservato. Victor e Valeria, appena di ritorno, li avevano seguiti ed ora erano arrivati da Werner.

-Padre ! Che succede ?

-Vogliono che vada con loro, Victor.

-Ma la tribù ha bisogno di te…io ho bisogno di te ! [6]

-Mi dispiace, figliolo. Boris avrà cura di te. Tornerò, te lo prometto.

I cavalli partirono poco dopo, nonostante le proteste di Victor. Valeria gli si avvicinò per parlargli, ma Victor tolse la sua mano dalla spalla con forze e corse via, gridandole di lasciarlo in pace.

 

Le nuvole si facevano sempre più scure. Nel Castello Sabbat era calato il silenzio. Il re stava aspettando impaziente davanti ad una grande porta, sorvegliata dalle sue guardie. Non si era mai sentito così vecchio.

La porta si aprì leggermente lasciando uscire Werner, dal volto sconsolato.

-Allora, Von Doom ?

-Sua moglie sta dormendo, sire. I farmaci che le ho dato dovrebbero evitare ulteriori complicazioni.

-Ma la sua malattia ? Von Doom, per quanto detesti le stupide credenze zingare lei è la mia ultima speranza…

-Temo di dover confermare la prognosi degli altri dottori. Sua moglie ha un tumore avanzato al cervello, sire. Da quel che vedo non è operabile.

-Da quel che vede !?

-Sono un curatore, non un neurochirurgo. Gli ospedali di Haasenstadt non sono adatti per questo tipo di terapie…

-Ma…fino a ieri stava bene !

-E’ molto strano…il tumore non può assolutamente essere progredito così a lungo.

-La deve salvare, Von Doom !

-Non…non posso.

Il re sembrò fissare il vuoto per qualche secondo, poi ordinò di portare indietro Von Doom.

 

Victor era nella sua tenda. Come aveva potuto pensare di affidarsi ad una inutile femmina ? Tutto quello su cui poteva contare era se stesso. Anche suo padre l’aveva abbandonato ormai. Solo Boris cercava di parlargli.

-Victor, tuo padre tornerà presto.

-Gli uomini del re non ci hanno mai cercato qui. Non sono venuti per niente…volevano mio padre.

-Tuo padre ha promesso di ritornare, e così farà. I Von Doom sono uomini di parola, Victor.

-Non mi interessa che torni o meno. Non ho bisogno di nessuno.

-Non è quello che hai detto quando lo hanno portato via.

-Non ho bisogno di nessuno.

-Neanche di Valeria ?

Nessuna risposta.

-Io credo che tu abbia bisogno di lei, ma che non lo voglia ammettere.

-Ridicolo.

-Non ti ho mai visto parlare usando di due parole con qualcuno che non fossi io o tuo padre. E quella ragazza ti sta sempre intorno.

-Non glielo ho chiesto io.

-Forse non con le parole. Dovresti…

Werner entrò di corsa nella tenda ed abbracciò Victor, che lo allontanò.

-Dove sei stato, amico mio ? – gli chiese Boris.

-Il re mi ha chiesto di curare sua moglie…ma non mi è stato possibile. Le sue condizioni erano critiche. A quest’ora è probabilmente già morta.

-Ma Werner, non avresti dovuto farlo sapere al re ?

-Era talmente sconvolto che avrebbe ordinato la mia morte su due piedi. Come medico ho giurato di non nuocere mai ai miei pazienti, ma come padre ho giurato di non abbandonare mai mio figlio.

-Che hai intenzione di fare ?

-I suoi uomini mi cercheranno. Io andrò sulle montagne con Victor…là non ci troveranno.

-Ma Werner, la bufera…

-Non importa, Boris – disse Victor – i Von Doom sono uomini di parola. Andiamo, padre.

 

La neve iniziò a cadere incessantemente. Il freddo arrivava fino alle ossa, ottenebrava il cervello. Werner aveva ragione: gli uomini del re non lo cercarono sulla montagna, con quella bufera. Ma dovette camminare nella neve per diverse ore.

Portava Victor sulle spalle da quasi un’ora, ormai. Dovevano allontanarsi dalla valle il più possibile per essere sicuri. Victor aveva iniziato a non sentire più le gambe. Si aggrappava alla schiena del padre con tutte le forze che gli rimanevano. Werner si tolse la giacca e la mise sulle spalle del figlio.

-No…padre…non…

-Riposa, Victor…tra poco sarà tutto finito…tra poco…sarà…

-Padre, ho freddo…

Victor sapeva di aver bisogno del padre ora. Di essere un peso per lui. Werner non pensava ad altro che al figlio e a Cynthia… fino a quando non vide un uomo nella neve.

-Chi sei ?

Nessuna risposta dall’uomo vestito di rosso. Solo un ghigno.

-Chi sei ?

-Padre, con chi parli ? Non c’è…nessuno qui…

-Io…mi ricordo di te…ti ho visto il giorno che Cynthia morì…

-Bel tempo, non trovi ? All’inferno non lo vediamo spesso ma devo dire che la morte per assideramento è tanto deliziosa come la morte nelle fiamme.

-Sei…il diavolo ?

-Ah, Werner…finalmente credi a tutte le superstizioni della tua gente, eh ?

-Sono…morto ?

-Non ancora. Ma non manca molto…quanto pensi di poter resistere ?

-Che ci fai qui ?

-Sono qui per vedere i frutti del mio lavoro. Sto cercando un allievo…qualcuno che porti nel mondo dei vivi dolore e sofferenza. E me lo sono ritrovato per caso…poco prima di uccidere tua moglie…

-Victor ?

-Esattamente. Volevo solo farti sapere, prima che tu morissi, che tutti i tuoi principi saranno calpestati da tuo figlio nel nome tuo ed in quello di tua moglie. Oh a proposito, lei sta soffrendo moltissimo.

Werner cadde a terra, privo di forze.

-La bufera…la malattia…tu…

-Ho fatto tutto io, sì.

-Padre, con chi parli ?

-Che dici Werner, si starà riferendo a me o a te ?

Werner perse i sensi. Il mattino dopo, quando Victor si svegliò, la bufera stava per cessare. Al suo fianco, suo padre respirava a malapena. La voce di Boris si sentiva in lontananza, mentre chiamava l’amico.

-Padre ? Svegliati, padre ! La bufera è passata !

-Victor…non seguire…il…

-Padre ! Padre !

 

La tenda dei Von Doom. Werner è a letto, la febbre altissima, con un principio di congelamento. Gli uomini del villaggio schivano quella tenda, sapendo che è maledetta. Solo Boris e Victor sono dentro. [7]

-Lo hanno ferito loro, Boris ! Gli uomini del re ! Gliela farò pagare per…

-Calmati, Victor…

-Padre, ci sarà una cura ! Qualcosa che possiamo fare per salvarti…

-No…lui sta già prendendo…la mia anima…Boris…dovete proteggere…proteggere…

Werner Von Doom esalò il suo ultimo respiro, mentre Victor reprimeva le lacrime.

-Hanno ucciso mia madre. Hanno fatto morire mio padre. Ma un giorno…un giorno pagheranno per tutto questo !

-Victor…

-Lasciami in pace ! Non ho bisogno di te ! Victor Von Doom non ha bisogno di nessuno !

Mentre Victor usciva, Boris chiuse gli occhi dell’amico morto e rifletté.

“Credo di aver capito che cosa intendeva dire Werner. L’ho capito guardando gli occhi di suo figlio. Non voleva che proteggessi Victor…ma che il mondo deve essere protetto…dal figlio dell’uomo chiamato Von Doom !”

 

Corse fuori dalla tenda, ignorando qualunque cosa che non fosse il suo dolore…e la sua rabbia. Corse fino alle pendici del monte Malhela, corse ancora fino a quando non fu stremato e cadde a terra. La montagna era ancora innevata, e le nuvole nere non erano ancora sparite. Mentre riprendeva fiato, sentì un ringhio sommesso. Restò impassibile mentre un piccolo branco di lupi affamati lo circondò. Prese da terra un sasso grande quanto la sua mano e con esso colpì con forza il terreno nell’unico punto senza neve. Il sasso si spezzò in due parti, che Victor riuscì a spezzare in altre parti acuminate.

Uno dei lupi attaccò, mordendogli il braccio. Il suo sangue macchiò la neve ancora fresca, ma quando affondò il sasso acuminato nell’occhio del lupo la neve si macchiò di altro sangue.

Gli altri lupi non si mossero. Victor li fissò ad uno ad uno, con il suo sguardo gelido che richiedeva obbedienza. I lupi indietreggiarono.

Altrove, nello stesso momento, il diavolo era soddisfatto del suo lavoro. Ora doveva solo lasciare che l’odio diventasse abbastanza da diventare l’unica ragione di vita del ragazzo. Del resto gli aveva tolto tutto il resto. Ora doveva lasciarlo sopravvivere. I lupi scapparono alla vista di un fuoco che vedevano solo loro.

Ci fu un piccolo tuono. Victor guardò il cielo ed urlò:

-E’ questo quello che vuoi ? Non hai altro che sofferenza per me ? Non c’è altro che dolore nella mia vita !?

Nient’altro che il silenzio. Il tempo sembrava essersi fermato.

-Ora basta ! Non sarò più una marionetta comandata dai fili del destino ! Ora gestirò io il mio destino, e guai a chiunque cerchi di fermarmi ! Perché ora e per sempre…io sono Destino !

Un tuono scosse l’animo del ragazzo, ed un brivido pervase il diavolo stesso…

 

Continua…

 

 

Commenti

Nonostante il titolo della serie possa far credere diversamente, questa non è una nuova versione del Dottor Destino… è il Victor Von Doom che amiamo e temiamo. E fa parte della continuity Marvel IT.

L’origine del Dottor Destino è stata narrata da Stan Lee e Jack Kirby (chi altri ?) nello storico Fantastic Four Annual #2, in Italia Fantastici Quattro Corno #27. Nonostante la perfezione di quella breve ma intensa storia, ci sono moltissimi punti oscuri nella vita di Victor…punti che cercherò di chiarire in questa serie.

 

 

[1] Un non-premio a chi si ricorda l’essere invocato inutilmente da Cynthia…

 

[2] Nel corso degli anni, Destino ha più volte detto che suo padre era uno scienziato. Eppure i vari flashback ce lo mostravano come medico/guaritore della tribù. La mia soluzione è che Werner era effettivamente anche uno scienziato, ma la sfiducia dei latveriani per il vedovo di una strega gli ha lasciato solo la professione di medico.

 

[3] Come notato da Carlo Monni e rossointoccabile, è pressoché impossibile che uno zingaro si chiami “Von Doom”. Oltretutto Werner e Victor sono due nomi tedeschi. Quindi non è impossibile che il bisnonno di Destino fosse un tedesco emigrato a Latveria. Resta da vedere come faccia un tedesco ad avere una parola inglese come “Doom” nel cognome…una cosa alla volta…

 

[4] Alzi la mano chi si ricorda di Valeria, la donna amata da Destino in gioventù. Non sappiamo molto del suo passato con Victor…almeno finora, dato che la vedremo abbastanza spesso nei primi numeri. Che cosa sia successo a Valeria dopo il suo incontro con il Dottor Destino (e successiva condanna dei suoi metodi), in numeri di Fantastici Quattro Corno, non è dato sapere.

 

[5] Il monte Malhela, il fiume Ciri e la città di Goradja provengono dalle pagine di Doom 2099.

 

[6] Scena presa dalla già citata origine di Destino.

 

[7] Altra scena dell’origine di Destino, con i dialoghi leggermente diversi.