MARVELIT presenta

MIT SPOTLIGHT

Episodio 6 – DEVIL: Evidenza criminale

di Valerio Pastore

 

Studio Legale Nelson & Murdock

 

…o meglio, il soffitto dell’edificio che ospitava la sede del prestigioso studio legale.

Un posto insolito dove trovare uno dei soci, a venti minuti dall’orario di apertura… Per quanto, i clienti avrebbero avuto da storcere il naso meno su quella stravaganza che sul fatto che il socio in questione indossasse un costume rosso, caratterizzato da due grosse ‘D’ gialle intrecciate sul torace e un paio di piccole corna sul cranio.

L’uomo in costume aprì il lucernario e si infilò agilmente nel bagno privato. Non proprio il suo concetto di ingresso trionfale, ma il supereroe conosciuto come Devil non avrebbe messo a rischio la reputazione dello studio per…marcare il territorio.

In effetti, era stata una pessima idea venire direttamente qui invece che passare da casa a cambiarsi, rifletté, mentre si toglieva per prima la maschera, rivelando il volto non meno celebre di Matthew Murdock, socio fondatore e avvocato di successo.

Purtroppo, le pessime idee mal si conciliano con gli orari di lavoro. Buffo come pensasse alla sua attività di vigilante come ‘lavoro’, ma almeno non pensava ad essa come ad una ‘missione’.

Via il costume. Tempo di fare una doccia? Massì, aveva imparato a fare in fretta, anche se l’Uomo Ragno, per propria stessa ammissione, deteneva il record: 8 minuti vestizione compresa.

La mia missione è fare rispettare la legge, si disse, mentre entrava sotto l’acqua ancora fredda –fringe benefit di fare il super, mettevi su presto una pelle dura.

Ancora non era facile per lui conciliare la duplice natura della sua vita, ma si consolava sapendo che un giorno sarebbe stato il suo costume il primo a finire al chiodo. Un giorno, ci sarebbero stati altri a difendere Hell’s Kitchen, ma sarebbe toccato a lui fare una differenza per i diritti, per coloro che erano impotenti non di fronte ad un folle supercriminale ma di fronte ad un sistema che macinava i meno abbienti.

Matt fischiettò un motivetto, mentre si lavava i capelli. Oggi sei orgoglioso, Matthew, cattivo ragazzo! E che diamine, aveva il diritto di pensare in grande ogni tanto anche lui.

Eeee…finito! Matt spense l’acqua. Uscì dalla cabina e prese l’asciugamano. Quasi quasi poteva prendersela comoda, oggi: era uno di quei rari giorni in cui i soli fascicoli in attesa sulla sua scrivania erano relativi a casi di basso profilo. Aveva un solo appuntamento per un’udienza, alle dieci. Presiedeva il giudice Westmoreland, conosciuto come ‘il Confessore’: a 62 anni suonati, e dopo una carriera lunga ma grigia, Westmoreland aveva imparato ad accontentarsi di casi piccoli che di solito si risolvevano con un’accorata confessione dell’imputato e una pena da scontare sotto forma di servizi sociali. Amen.

Quando Matt arrivò alla cravatta, stava di nuovo fischiettando. Sì, ci sarebbe stato il tempo di organizzare persino una cenetta romantica…

Per ultima cosa, piegò rapidamente il costume e lo sistemò nello scomparto segreto della ventiquattrore. Eeee, finito!

Le sue dita ipersensibili consultarono l’orologio braille. 10 minuti e 12 secondi. Gli sfuggì un grugnito di disappunto. “Ma come fà?” Sapeva che Peter non mentiva quando si vantava della sua velocità, a parità di rito.

Okay, Peter aveva un vantaggio: cambiarsi nei bagni privati di J.J. Jameson al Bugle poteva essere una stuzzicante provocazione, ma fare in fretta faceva la differenza fra la vita e la morte.

Matt uscì dal bagno, pulito e presentabile—

“AAAHH!!”

Si era per caso messo su la maschera senza accorgersene? Non sarebbe stata la prima volta, capitava quando era veramente distratto... Per fortuna, l’unico a vedere l’imbarazzante risultato era stato Foggy. Curiosamente, aveva strillato con quello stesso tono falsetto...

“Signor Murdock! Mi ha spaventata!” disse la donna. L’avrebbe riconosciuta dal profumo dozzinale che si ostinava a spacciare per roba di marca. A sua discolpa, aveva una generale predisposizione ai prodotti dozzinali. Matt era felice, per una volta tanto, di essere incapace di percepire i colori. La descrizione che Foggy aveva dato dell’abbigliamento della loro segretaria temporanea gli era bastata. “Da dove salta fuori?!”

“Ah, Linda, scusami. E...vengo dal bagno, giusto? Non mi ha sentito fischiettare?”

La donna scosse la testa, guardandolo con diffidenza, anche se a lui bastava cogliere il tono di diffidenza –quel profumo era terribile, riusciva persino a mascherare le reazioni chimiche del corpo! “Uh, no. Da quel bagno non sentirei neppure uno sparo. Va bene la privacy, avvocato, ma se cade e si fa male?”

Lui sfoggiò il suo sorriso più diplomatico. “Sono allenato. Su con la vita, Linda!” E si allontanò a passo disinvolto, a sottolineare quanto appena detto, lasciandosi dietro una segretaria che si era appena dimenticata di chiedergli quando fosse entrato, e senza disattivare l’allarme...

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Tre ore dopo, Matt stava studiando un caso che avrebbe curato a titolo pro bono –un ennesimo caso di malasanità, con un medico che, stando alle accuse, aveva falsificato di proposito una cartella del paziente, essendosi dimenticato di chiedergli delucidazioni in merito alle sue allergie. L’antibiotico post-operatorio lo aveva quasi ucciso.

Il paziente esigeva una somma considerevole, ma Matt avrebbe cercato di placare le richieste, mettendo sul piatto la sua consulenza a titolo gratuito e una risoluzione veloce. Conosceva lo staff di quella clinica pubblica, e per quanto grave fosse stato quell’errore, sapeva che il medico, un giovane volontario che prestava servizio nei turni più difficili, aveva un record impeccabile fino a quel momento. Questo non scusava quella sua prima ‘mancanza’, ma non era il caso di dare all’intero ospedale una fama immeritata di ‘covo di assassini’, come il querelante li aveva coloritamente definiti... E, Matt, doveva ammetterlo, soprattutto quando si trattava di tutelare quel poco di servizio pubblico che era rimasto. Con un po’ di diplomazia, si sarebbe potuto giungere rapidamente ad un accordo stragiudiziale...

“Avanti,” disse distrattamente, nel momento in cui percepì i due battiti cardiaci ed i passi di un paio di visitatori da dietro la porta... E uno di loro era decisamente, e piacevolmente, familiare. Matt, aspetta almeno che bussino, no?!

La porta si aprì. “Mi piace che cerchi di impressionarmi con questi trucchi, vecchio mio, ma oggi il tuo pubblico non sono io.”

Matt si alzò in piedi, stendendo la mano in direzione della voce, o almeno con quella goffaggine necessaria a dare alla seconda persona presente l’impressione di non disporre di un proprio radar e di sensi superacuti che lo avevano già identificato. “Foggy Nelson! Che piacere risentirti! E il nostro ospite sarebbe..?”

 “John D. Travis, avvocato Murdock. Dipartimento di Giustizia” disse l’uomo, stringendo la mano di Matt in una morsa vigorosa. Non nascondeva di essere nervoso, e Foggy era a sua volta sulle spine. “Mi perdoni per questa visita senza preavviso, ma abbiamo un...problema alquanto urgente fra le mani, e volevo sottoporglielo prima che siano i media a raccontare chissà che panzane.”

Rabbia. Paura. Imbarazzo. Travis era anche conosciuto come ‘Iceman’ per il suo ferreo autocontrollo; Matt aveva la sensazione di trovarsi di fronte ad una bomba innescata. Foggy, ti prego, dimmi che non sei venuto a rovinarmi la giornata! “Prego, accomodatevi.”

I due uomini si sedettero di fronte alla scrivania. Foggy, come se avesse letto i pensieri di Matt, si schiarì nervosamente la gola. “Ah, Matt. C’è stato un omicidio.”

Travis annuì. “E vogliamo lei a rappresentare gli Stati Uniti d’America.”

Se Matt avesse avuto un senso di ragno, gli avrebbe dato un mal di testa da record. “Io a lavorare per l’accusa..?”

Travis si picchiettò il ginocchio. “Lei conosce William Stadler?”

Matt annuì. “Un lobbista che si è destreggiato per diverse aziende tecnologiche equivoche.” Giusto per usare un infelice eufemismo: Stadler aveva messo su gruppi di pressione per gente come la Roxxon, la Stark-Fujikawa, e una costellazione di aziende con legami commerciali con paesi come Iraq, Iran, Corea del Nord... Stadler era un’eminenza grigia da manuale, grazie a lui parecchi senatori erano finiti nelle tasche dei signori del commercio ‘nero’.

Travis continuò a picchiettare –un suono delicato, innocuo, salvo che per le orecchie sensibili di Matt. “Due ore fa, Stadler ha ucciso un immigrato negli uffici dell’USCIS. Abbiamo trovato la pistola con le sue impronte, e naturalmente lui nega tutto. Ha già costruito una barriera di avvocati e messo su una scusa pseudoplausibile. Io lo voglio morto, e lei, Avvocato Murdock, sarà la nostra pistola. Mi dica di sì, e le farò avere una nomina temporanea a Pubblico Ministero Speciale e potrà visionare i fascicoli in men che non si dica.” Persino una persona senza superudito avrebbe capito che quella non era una richiesta.

“Sono stato io a insistere, Matt,” intervenne Foggy. “Questo è un caso delicato, e non vorrei che te a lavorarci.”

Matt si rivolse a Travis. “Può lasciarci soli un momento, cortesemente?”

L’uomo sbuffò come un toro, ma si alzò in piedi e uscì dalla stanza. Appena Matt fu sicuro che si fosse seduto nella sala d’attesa, disse a Foggy, “Pensi che questo caso sia così importante da avere bisogno di un pantografo vivente per essere sicuro di incastrare Stadler?”

Foggy esitò, prima di dire, “...sì.”

Matt si tolse gli occhiali, rivelando le iridi di un azzurro pallido, innaturale. “Foggy, non sono arrivato alla mia posizione usando i miei poteri. E comunque non potrei certo usarli come prova a carico, questo lo capisci?”

“Lo capisco eccome! Ma siamo di fronte ad un’occasione unica: se mettiamo Stadler di fronte come minimo ad un ergastolo, potrebbe patteggiare e rivelare informazioni importanti! L’FBI già scalpita all’idea. E comunque, so che sapresti integrare i tuoi poteri ed il tuo talento come avvocato. Voglio essere assolutamente sicuro della vittoria, e ovviamente tu sei l’unico che possa garantirla nei tempi più brevi possibile.”

Matt si trovò costretto ad essere d’accordo... E poi, da un punto di vista professionale, il caso era effettivamente interessante: perché mai un lobbista doveva uccidere un immigrato al Jacob K. Javits Federal Building? Non aveva senso. Non ci sarebbe stato da sorprendersi se Stadler avesse detto di essere stato incastrato, era la mossa più ‘politica’. L’insanità mentale era una mossa disperata, e di sicuro in tale caso Foggy non sarebbe venuto da lui...

Matt sospirò. “Addio cenetta.”

“Come?”

“Niente. Vai a chiamare il nostro amico...socio.”

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Uffici della Procura degli Stati Uniti. 12 ore dopo.

 

C’era un vantaggio ad avere un amico che era il Procuratore degli Stati Uniti: ufficio privato, niente orecchie e soprattutto occhi indiscreti.

La stanza odorava di pasti cinesi e caffè. Per fortuna, Foggy non fumava. Il cestino era saturo dei resti dei pasti generosi ordinati dall’amico di Matt. “Proprio come ai vecchi tempi, eh? Mi mancava tutto questo, socio.”

Matt sorrise, ma il suo tono era distratto. “Idem.”

“Trovato qualcosa di interessante?”

La scatola delle prove conteneva la pistola, un silenziatore, un bossolo, e gli abiti indossati dalla vittima. Il giubbotto di pelle presentava un colpo solo, alla schiena, distanza ravvicinata, un cerchio di polvere da sparo intorno al foro di ingresso. Il referto della scientifica diceva che la vittima era in piedi davanti ai lavabo quando l’assassino si era avvicinato ed aveva sparato. Il proiettile si era frantumato all’interno del corpo, il rene si era spappolato e il fegato era stato irreparabilmente danneggiato. Una morte lenta, dolorosa.

Stadler affermava di avere dato le spalle all’intera scena. Era...impegnato ad uno degli orinatoi, ed effettivamente da quella posizione non avrebbe potuto vedere cosa stesse succedendo ai lavabi. Sapeva solo di avere sentito la vittima grugnire e poi crollare a terra. Senza neppure voltarsi, aveva chiesto se stava bene, e poi qualcuno era corso dietro di lui e lo aveva colpito con forza alla nuca. E, in effetti, Stadler presentava un bel bernoccolo decorato da un paio di cerotti per la ferita.

Poi l’assassino gli aveva messo la pistola in mano, e Stadler si era svegliato con quella.

Travis era convinto che Stadler si fosse inventato l’aggressione. Eppure, un giurato avrebbe considerato quello scenario con un modicum di ragionevole dubbio, e gli avvocati di Stadler erano sicuramente pronti ad appoggiarsi a quello...e al desiderio tutto politico di Travis di farsi bello con una condanna per quel lobbista di rango.

Era molto frustrante, perché quello era uno scenario fatto per fare perdere tempo all’accusa. Partendo dall’ipotesi del complotto, si sarebbe dovuto investigare nella sfera dei nemici personali di Stadler, e solo quella diramazione avrebbe potuto prendere mesi e senza comunque giungere a conclusioni apprezzabili. A Stadler sarebbero bastate un paio di settimane, ad essere generosi, per lasciare il paese in favore di un paradiso senza estradizione.

Questo, assumendo che fosse lui il colpevole.

E qui veniva la domanda principe: perché un uomo come Stadler doveva uccidere un signor nessuno come Natalio Sanpedra, per giunta in un edificio federale che ospitava l’FBI?!

28 anni, single, in attesa di formalizzare la propria cittadinanza, un onesto lavoro come aiuto cuoco, niente precedenti per droga o ubriachezza, nessuna arma in suo possesso, e i soli parenti che avesse erano rimasti in Messico. Niente relazioni sentimentali, e nel tempo libero faceva il volontario presso una chiesa del quartiere.

Era talmente anonimo che Matt si aspettava che da un momento all’altro la CIA venisse a reclamare fascicolo e prove per un’indagine antiterrorismo. La morte di Sanpedra aveva tutti i numeri di un’esecuzione, ma ancora una volta c’era da chiedersi perché ucciderlo proprio in quell’edificio.

Matt non riusciva a cogliere elementi razionali in quella morte. Diciamo che Natalio era un informatore dell’FBI. Questa esecuzione sarebbe stata un segnale, un segnale forte.

Ma se non hai alcun problema ad uccidere un informatore nella tana del nemico, perché lasciare in vita uno scomodo testimone?

Un omicidio senza senso.

Un’esecuzione senza senso. La giuria avrebbe speso dei giorni chiusa nell’aula, senza venire a capo di questo casino.

Foggy aveva ragione: era qui che occorreva una marcia in più.

Matt prese un cutter, e lo usò per aprire le buste delle prove, non senza prima avere dettato in un registratore ogni sua singola azione ed avere firmato un registro, a beneficio degli avvocati della difesa.

All’attuale stato delle indagini, Stadler poteva essere tenuto in custodia per ventiquattro ore. Bisognava essere veloci, e non fare il minimo errore.

Matt indossò un paio di guanti di gomma e prese la pistola. La annusò un paio di volte. “Ecco perché odio avere i miei poteri, certe volte.”

“Matt?”

“Quest’arma reca solo l’odore di Stadler. Niente altro, niente guanti o altri tessuti usati per stringere il calcio. Quindi ora so che è stato lui ad usarla, ma non posso provarlo. E di certo non possiamo usare questa cosa per dire a Travis di prolungare il fermo.”

Foggy gli diede una pacca sulla spalla. “Almeno sappiamo di essere nella direzione giusta.”

“Già. Vediamo cosa ci dicono gli abiti… Oh.”

“Cosa?”

Matt non dovette sforzarsi per percepire due distinti aromi. Uno era profumo femminile. Tracce discrete, sulla superficie del giubbotto e della camicia, come un’aura aromatica: un abbraccio.

L’altro era un odore femminile. E non era un profumo di profumeria… “Foggy, il rapporto dice che Sanpedra non aveva relazioni, giusto?”

“Non di cui sappiamo. Anche con una priorità assoluta, i detective non hanno avuto il tempo di tracciare un ritratto completo della vita della vittima. Magari non aveva fidanzate, ma, insomma…” e qui Foggy arrossì decisamente. “Tracce di un rapporto recente?”

“Molto recente. Conosco questo profumo, e se lo usava una prostituta, doveva essere una di quelle davvero costose.”

“Quanto ne sei sicuro?”

“Abbastanza. Conosco la zona dove Sanpedra abitava, non ho mai sentito una ragazza con una simile marca addosso.”

“Forse veniva da fuori. Non sarebbe la prima… Scusami, Matt, ma dobbiamo tenere in conto ogni ipotesi.”

“Hm-mm.” Matt depositò sul tavolo quei pantaloni che gli dicevano fin troppo.

Una sveltina per festeggiare l’imminente cittadinanza. Il ragazzo di campagna corona il suo sogno e decide di spassarsela con una escort di alto bordo, una botta di vita. Storia vecchia. E di sicuro non è il movente per un omicidio, a meno di avere a che fare con un pappa razzista e che voleva vendicarsi di chissà che torto contro Stadler… Certo, una fantastica coincidenza trovare i due piccioncini nello stesso edificio, nello stesso momento, e io sono Homer Simpson. D’oh!

Matt si alzò in piedi e si stiracchiò. “Socio, credo che sia giunto il momento di fare una visita a domicilio.”

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East River

 

“Miriam Stadler?” chiese Matt attraverso il videocitofono.

“Summers,” rispose la voce dall’altoparlante. “Se volete scrivere un pezzo su questa storia, dovreste aggiornarvi: non sono più sposata a quel verme di William da tre anni, e ho smesso di interessarmi della sua vita da allora. Gli avrei dato una pistola solo perché si suicidasse. Altre domande?”

“Ah, sì, e no, non sono un giornalista, madame. Mi chiamo Matthew Murdock, io e il mio amico lavoriamo per la Procura nel caso a carico del suo ex-marito. Posso parlarle in casa? Anche se sono cieco, preferisco conversare con una persona in carne ed ossa che con una voce. Senza offesa.”

Dopo una breve pausa, la voce femminile disse, “Questo spiega i suoi occhiali neri a quest’ora della sera. D’accordo, avvocati, entrate pure liberamente e di vostra volontà.” Con uno scatto elettronico, il cancelletto si aprì.

I due uomini si incamminarono lungo il vialetto, diretti verso la villa. Per ragioni di apparenza, Matt dovette permettere a Foggy di ‘guidarlo’ tenendolo per il braccio. Il bastone bianco faceva un piacevole, ritmico ticchettio.

“Spero che tu capisca che tutto ciò non ti autorizza a chiedermi un appuntamento,” disse Matt.

Foggy roteò gli occhi. “Tu usi questo atteggiamento anche con i tuoi nemici?”

“Solo quelli della mia vecchia rogue gallery. Insomma, il Matador era una barzelletta vivente.”

“Non dirmelo. E pensare che le hai prese da lui.” La villa era ancora abbastanza distante da permettere quella singolare conversazione, usando un tono moderato.

“Ehi, ero alle prime armi.” Matt sospirò. “Mi mancano quei tempi. Era davvero tutto più semplice, quando la cosa peggiore che pensavano di farmi era legarmi ad una freccia gigante e spararmi contro una scogliera.”

Foggy ridacchiò. “Già. Quand’è che hanno cominciato a diventare così seri?”

Giunsero di fronte alla villa. Anche non potendone ammirare tutte le finiture, Matt seppe di trovarsi di fronte ad una reggia. Matt aveva fatto quella gaffe apposta, per sondare la reazione dell’ex signora Stadler. Il fascicolo su di lei diceva che il divorzio le aveva fruttato quindici milioni di dollari puliti. Anche se sicuramente nascondeva al fisco il vero grisbì, Stadler dichiarava abbastanza da tenere buoni i mastini ed arricchire una moglie tradita…non senza avere blindato l’accordo con una clausola di segretezza. Lei intascava i soldi, e non una parola sbagliata sarebbe giunta alle orecchie sbagliate. Tutti contenti.

Miriam Summers non sembrava contenta. Il suo tono era quello di un serpente furioso, con molta voglia di dispensare veleno. “Spero che non siate qui per chiedermi informazioni sulla nostra relazione, avvocati: purtroppo per voi, ci tengo a questa vita più che al trionfo della giustizia.”

Matt si avvicinò a lei per stringerle la mano. “A dire il vero, no. E non intendo neppure insultare la sua intelligenza con domande a trabocchetto in tal senso. Vorrei solo sapere due cose: primo, come definirebbe il suo matrimonio?”

La donna non fece neppure finta di pensarci su. “Mi aveva sposato per avere una moglie-trofeo, e a me andava bene. Io ero il suo esemplare per il ‘best in show’, poi lui si trastullava con le sue escort, il suo staff, le amiche delle amiche…”

“La cosa non le dava fastidio?” Nel chiederlo, Matt non vide l’occhiata di comica sorpresa che lei gli rivolse.

“E’ una battuta? Una vita da sogno, e non dovevo neppure toccarlo, se non durante le foto di rito e le cerimonie ufficiali. Questo non è certo un segreto.”

Capisco. Seconda e ultima domanda: presso quale ristorante ha cenato, ieri sera?”

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Metropolitan Correctional center, Lower Manhattan

 

Foggy fermò la macchina nella piazzola. “Mi chiedo come mai tu non sia altrettanto veloce nell’arrivare ad una soluzione del caso. Negli altri processi, intendo. Saremmo diventati famosi molto prima. O eri così preoccupato di proteggere la tua identità fin da allora?”

Matt scosse la testa. “A dire il vero, ero tentato molto di più di adesso di usare i miei poteri per accelerare i tempi, ma la differenza fra il nostro lavoro normale e questo caso specifico sono il tempo ed il tableau. Stadler aveva creato uno scenario teso a confondere le acque. L’evidenza delle prove era sfuggente, contraddittoria, e solo io potevo individuare i singoli fattori e metterli insieme. Se fossimo intervenuti quando il caso era vecchio di mesi, avrei perso molte tracce. Nonostante quello che si dice, gli odori sugli oggetti non durano così a lungo. Alla fine, avrei brancolato nel buio.

“Lo stesso è accaduto, mediamente, in tutta la mia carriera, con l’aggravante che ho sempre avuto bisogno di qualcuno che mi descrivesse le fotografie delle scene del crimine. In più, non potevo certo andare negli obitori a cercare tracce da usare come prove, non mi avrebbero ammesso per il solo fatto che un cieco non può certo smaneggiare un cadavere. Questa, invece, è la combinazione perfetta. E ora bisogna solo dare un’ultima spintarella al nostro amico.”

Foggy consultò l’orologio. Gli scappò un ghigno. “Come nel caso Watson, giusto?”

“Fa piacere che te lo ricordi.” Matt aprì la portiera.

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William Stadler stava dormendo della grossa in una cella separata, quando fu svegliato dal suono di un bastone agitato contro le sbarre! L’uomo sobbalzò, imprecando orribilmente, e si mise a sedere.

“Tsk,” disse Matt. “Spero che con quella bocca tu non abbia baciato nessuno.”

In mezzo alle nebbie del sonno che minacciavano di stravolgerlo, Stadler riconobbe i due rappresentanti della legge. “Uh? Murdock? Nelson? Che ci fate qui? Ma che ora è?!”

Ad un cenno di Matt, la guardia aprì la porta. L’avvocato cieco entrò nella cella e senza tanti complimenti si sedette accanto al detenuto. “Scusa se non faccio entrare anche lui.” Indicò Foggy con il bastone. “Ma continua a dire che si mette a dieta e poi niente…” Scrollò le spalle.

Stadler apriva e chiudeva la bocca, incapace di formulare un pensiero coerente. Dieta? Di che stava parlando questo handicappato pazzo?!

Matt appoggiò il bastone sulle gambe. “Dunque, sarò breve: non sono qui per un interrogatorio. Mi andava di fare quattro chiacchiere. Il tempo, lo sport, la politica… Sai, tutte quelle cose che oggi dai tanto per scontate, e di cui dovrai fare presto a meno, dopo che ti avremo mandato all’ergastolo.”

Stadler impallidì violentemente. L’adrenalina pompava ora a mille, svegliandolo completamente, ma senza dargli quella lucidità di cui aveva disperatamente bisogno.

Matt andò avanti. “Allora, so che hai ucciso tu il signor Sanpedra. Il movente? Hai scoperto che era lui con cui tua moglie andava a letto.” Schioccò le labbra con fare mesto. “Tsk, che pessima reputazione ti saresti fatto: tu, con la tua fama così sofisticata in fatto di donne, e la segreta certezza che tua moglie si sarebbe scelta un amante all’altezza della sua classe, e guarda un po’, invece…un aiuto cuoco. E neppure uno del vostro staff, ma un apprendista presso un ristorante, un amore clandestino, di bassa lega.

Ma questo non lo sapevi, Will: sai solo che un bel giorno ti sei trovato di fronte ad una richiesta di divorzio multimilionaria con clausola di riservatezza. Un modo elegante per dirti, ‘paga tanto o ti sotterro’. E tu hai stretto i denti e hai sopportato… Ma non potevi sopportare che la tua immagine pubblica venisse incrinata per una semplice relazione extraconiugale, quella è roba da perdenti. Non t’importava di tua moglie, ma dovevi sapere chi valeva tanto da spingerla a correre comunque un rischio nel chiedere il divorzio.

“E quando hai scoperto la verità, be’, hai perso la testa. Sembra assurdo, vero? Un uomo della tua posizione, un intoccabile, un burattinaio di cotanta esperienza, che reagisce come un liceale in una pessima commedia.

“Non ti bastava punirla: dovevi essere sicuro di lanciare un segnale a tua moglie, farle capire che non poteva cavarsela a buon mercato. Se ti aveva lasciato per un immigrato non ancora naturalizzato, glielo avresti tolto da sotto le mani proprio nel gran giorno in cui avrebbe potuto reclamarlo come legittimo cittadino americano, magari solo per sbandierare la sua piccola vittoria davanti ai tuoi occhi.” E su questo non c’erano dubbi: Matt aveva percepito il sentore dell’alcol nel fiato di lei, e delle lacrime ancora fresche sul vestito. Il piano di Stadler, in questo senso, era perfettamente riuscito. Aveva colpito la sua ex-moglie nel modo più duro.

Matt si alzò in piedi. “Ti lascio a rifletterci su. Spero che per quando ci rivedremo tu abbia riconsiderato la tua posizione, renderà le cose molto più facili. Oh, e dimenticavo,” aggiunse come soprappensiero, “Hai presente la guardia che hai corrotto per farti consegnare l’arma nel palazzo? Sì, siamo risaliti a lui, ed è stato molto felice di patteggiare una riduzione di pena in cambio di una bella confessione. Quindi coraggio.” Diede una pacca incoraggiante alla spalla dell’uomo stravolto da quel fiume di parole. “L’ergastolo non è così brutto come lo dipingono.”

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Quando lasciarono l’edificio, Foggy sembrava al settimo cielo. Decisero di farsi una passeggiata fino al bar più vicino e celebrare con una doppia dose del caffè più forte che riuscissero a farsi servire.

“Complimenti per l’idea della guardia: l’ho visto diventare bianco come un lenzuolo!”

“Avevo gettato l’esca, ma poi il suo cuore e il suo odore mi hanno confermato che ero sulla pista giusta: era davvero quello l’ultimo tassello mancante al puzzle, quindi ora dovrete solo indagare sul personale che poteva essere venuto in contatto con lui quella mattina.”

“Non sarà facile, ma almeno abbiamo una pista... Credi che confesserà?” chiese Foggy.

“E’ un lobbista cui ho appena mostrato la fine della propria carriera. I suoi potenti amici lo sostituiranno con un altro, la politica funziona così, soprattutto quando certi affari si giocano nell’ombra. Anche se vedesse il nostro bluff, sa benissimo che certe notizie sconvenienti potrebbero…accidentalmente raggiungere i media, e a quel punto la sua immagine sarebbe comunque compromessa. E il signor Stadler vive per la sua immagine. No, la cosa più conveniente per lui sarà patteggiare con il Governo, e dire quel minimo che serve per garantirsi il buon ritiro sotto il programma di protezione.”

“Hm. Anche se questo vuol dire che il caso ormai lo seguiranno direttamente a Washington .”

Matt fece spallucce. “Considerala la giusta punizione per avermi rovinato i piani per la giornata.”

“Bell’amico, che sei.”

“Ehi, dimentichi di quante volte ti ho salvato la vita?”

“E allora? Quello era tuo dovere.”

“Sai, comincio a pensare che la carriera ti stia dando alla testa.”

“Disse quello che va in giro con un costume da diavolo. Ho paura di chiedermi cosa insegnerai ai tuoi figli…”

 

FINE