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QUARTA PARTE

 

PERSECUZIONI

 

DI

IGOR DELLA LIBERA

 

 

 

La punta della daga raschiava contro il muro. Il centurione si sosteneva con quella mentre da un fianco zampillava del sangue. Doveva trovare l'uscita, ma non era facile in quel labirinto di catacombe, in quell'altra Roma contorta e senza riferimenti: una città sotterranea che era diventata la tana di un culto malvagio.

 L'imperatore aveva mandato lui e i suoi uomini per punirne gli adepti e il soldato era sceso nel sottosuolo baldanzoso, sicuro che quattro straccioni che adoravano un solo dio non sarebbero stati un problema.

Sbagliava e la sua carne lacerata era lì a testimoniare quell'errore mortale. Non sapeva che fine avevano fatto i suoi compagni, ne se lui era stato il più fortunato scappando alla trappola che il culto dell'Unico Dio aveva teso loro.

D'improvviso vide una luce in fondo al tunnel umido, era l'uscita ed era lì non troppo lontana da lui. Continuava ad aiutarsi con la spada puntellandosi alla parete.

L'altra mano era premuta sul pezzo di mantello che aveva utilizzato per tamponarla. Il dolore era attenuato dalla speranza di farcela e, passo dopo passo, questa era un incentivo sempre più forte ad uscire da lì. Doveva avvisare l'imperatore.

Quegli uomini non erano solo i fedeli di un culto distruttivo e ribelle erano qualcosa di più.

Il loro signore che chiamavano “il Vero” dava loro la forza per opporsi alle avversità, la loro fede li sosteneva e li trasformava.

Lo aveva visto con i suoi occhi e se avesse potuto se li sarebbe strappati dalla faccia perché ancora nelle sue pupille scorreva l'immagine di quella metamorfosi di sangue. 

Ora poteva sentire la luce, quasi  fosse una carezza calda sulla pelle. Allungò la mano e in quell'istante un' ombra si frappose fra lui e il suo desiderio luminoso. Era a forma di croce ma rovesciata e poi intorno a lei sciamarono altre figure scure. E lentamente divorarono la luce fino a quando non ci fu che buio nella catacomba e negli occhi del centurione.

 

-Questa è solo una modificazione temporanea. E' come il trailer di quello che potremo fare alla storia del mondo, cambiando i momenti cruciali dell'avvento del cristianesimo.

-Il Cavaliere Nero ve lo impedirà.

Cercava di convincersi che era così ma anche Victoria Bentley davanti a Kennet Ward vacillava e la sensazione di trovarsi di fronte ad un potere troppo forte aumentava sempre più.

Ward si avvicinò alla macchina che sembrava una specie di proiettore e interruppe il flusso di luce scura che creava il varco monitor attraverso il quale Victoria aveva assistito a quella perversa versione della storia dell'uomo.

-Cosa ti hanno promesso Ward? Perché lavori per esseri come Pandemonio? Lo sai meglio di me che nel momento in cui non gli servirai più si sbarazzeranno di te come un vecchio vestito.

Victoria gridava e cercava di liberarsi dalle catene che le bloccavano polsi e caviglie. Se non fosse stato per quelle si poteva credere che fosse una gradita ospite visto che l'aveva fatta accomodare sul suo divano di velluto cremisi e le aveva servito del vino pregiato.

-Il vero difetto degli eroi è che sono prevedibili. Basta una damigella in pericolo perché si lancino contro la torre del nemico pronti a raggiungere la bella e trafiggere il drago. Il Cavaliere Nero è sempre stato il più prevedibile. Un cliché che cammina con spada e armatura. - non era semplice sarcasmo, c'era amarezza in quelle parole come se non fossero riferite solo a Dane Whitman.

Victoria aveva sete, ma quei legami le rendevano difficile anche il gesto più semplice e quotidiano. Ward se ne accorse e preso il bicchiere lo portò alle sue labbra.

-Mi scuso per il trattamento ma un buon stereotipo deve essere fatto bene e non si è mai vista una prigioniera senza catene.

-Visto che ti piacciono i luoghi comuni è arrivato il momento di dirmi perché avete spezzato la spada d'ebano, catturato Dane per poi farvelo scappare, perché avete usato Norton e poi l'avete ucciso e cosa c'entra un imprenditore televisivo come te con Pandemonio e l'amichetto di cui mi hai parlato?

-Anche nei piani migliori ci possono essere degli errori, cose non considerate, pagine di vecchi libri del male interpretate in modo sbagliato.

-Pandemonio ha commesso un errore di traduzione?

-Si può dire così.

-A cosa ti riferisci? E' chiaro che c'entra la spada?

-La spada liberata dalla sua maledizione non poteva più essere usata per creare l'onda modificatrice, bisognava spezzarla.

-Ma non è bastato farlo? Avete scoperto che per l'incantesimo, perché riuscisse, vi serviva anche Dane?

-Molto perspicace.- Ward si sedette accanto a lei, le accarezzò la mano prima di afferrare la catena e tirarla a se.

-Non mi spaventa il gioco duro.- disse lei sfidandolo e ignorando il dolore al polso costretto nel bracciale di ferro.

-Ero stato tenuto anche io all'oscuro del fatto che Pandemonio avesse liberato Dane dalla casa prigione in cui lo avevano catturato lui e il separatore di anime.

Victoria fu percorsa da un brivido più freddo del metallo che la imprigionava.

-Così non ti aspettavi che ti aggredisse sulla passerella vero? I tuoi amichetti dell'occulto non ti dicono tutto, sei il loro servo ma sembra che a te stia bene così.

Ward si alzò con in mano il calice e avvicinò le labbra al bordo di cristallo.

-Sai cosa non mi stava bene? Bere da bicchieri di plastica vino scadente mentre il padrone di casa bussava alla mia porta per sfrattarmi dalla topaia che chiamavo casa.

-Desideri e patti con il diavolo. La storia dell'uomo è piena di gente come te Ward che pensa che prendere la scorciatoia gli dia quello che ha sempre sognato.

Ward allargò le braccia -guardati intorno- indicò il suo grande attico, i  mobili di design, la fontana con le cascatelle che occupava il centro della sala più grande, il soffitto decorato, le luci tecnologiche e splendenti -ho quello che ho sempre sognato. Mi stai chiedendo a quale prezzo? Ammetto alto, ma non è la fine del mondo.

-Lo è.  È la fine del mondo che conosciamo, ce ne sarà un altro. Non dico che il nostro sia perfetto, basta aprire un giornale per rendersi conto che non è così, ma è meglio di qualsiasi realtà a immagine e somiglianza di Pandemonio.

-Melodrammatica eppure mi aspettavo più comprensione da una discepola delle arti magiche. Hai detto giusto siamo servi, ma di un potere superiore.

-Qual'è il tuo ruolo in tutto ciò?

-Giusto torniamo alla nostra storia.

Victoria poteva provare un incantesimo silente per spezzare quelle catene ma era sicura che Ward non fosse altro che un esca inconsapevole e che i demoni stessero solo aspettando il momento in cui la loro preda avrebbe abboccato.

-Pensavamo che sarebbero bastati i tre frammenti per attuare la loro magia. Uno l'ho ricevuto io.

Si aprì la camicia mentre parlava e quando ebbe finito una luce di tenebre scaturì dal suo petto.

-Perché proprio tu? Non hai certo l'aspetto del prescelto?

-Le apparenze ingannano. Lo sono molto più di quanto credi. Si può dire che dentro di me c'è una parte della lunga stirpe dei cavalieri neri. E' proprio qui.- toccò con il dito la gemma scura incastonata nella carne.

Solo in quell'istante capì qual'era il ruolo di Ward. Chi parlava non era lui ma la cosa che lo stava possedendo e che si agitava nella scheggia.

-Tu eri una delle anime dentro la spada? L'hai spezzata per essere libero?

-Molto perspicace. Si ero un' anima perduta di un tempo dove servivo la croce con devozione. Tornato in questa realtà ho visto con i miei occhi come il suo potere si è indebolito, come tutto stia decadendo e del papato siano rimaste solo le vesti: un immagine svuotata di tutto. Ma io cambierò le cose.

-Un uomo di chiesa che vuole offrire la storia al culto del demonio? Ora capisco. Volevi continuare a farmi bere la favoletta del servo ma non c'è mai stato nessun oscuro potere dietro le manovre di Pandemonio e il separatore d'anime, ci sei sempre stato tu.

-Voi streghe siete sempre state più interessanti delle devote vestite di bianco e nero, lo eravate quando vi concedevate a me per evitare il supplizio o quando invece lo subivate. Tu segui la tradizione di bellezza e intelligenza ma puoi stare tranquilla non c'è un rogo che ti aspetta.

-La cosa mi rincuora, non il fatto che come altri prigionieri della spada tu sia impazzito, sei così folle da non vedere che stai perseguendo il disegno dei tuoi nemici, dei demoni e del male che hai sempre combattuto. L'ossessione del cavaliere nero ti ha corrotto.

-Mi ha aperto gli occhi. E' stato utile anche legarmi a questo corpo, mi ha dato altre prospettive, lentamente dall'essere solo una voce dentro di lui come sulla passerella rossa quando Dane l'ha attaccato ad adesso dove le nostre essenze si sono fuse. Non mi dispiace aver dato a quest'uomo la possibilità di realizzarsi, ne mi disgusta come un tempo il lusso e le donne che giacciono con questo corpo. Ma la cosa che apprezzo di più è il senso dell'ironia. E l'ironia non manca in un agente del Vaticano che vuole rendere più forte il cristianesimo attraverso la magia nera.

Victoria riconosceva in quello sguardo qualcosa che non apparteneva al tempo presente, il suo potere le permetteva di vedere la scintilla antica che abitava Ward. Doveva prendere altro tempo e saperne di più così chiese.

-Un cristianesimo demoniaco, pensi che sia questa la risposta alla corruzione che vedi? Ti sei dato un ruolo che non è il tuo. Non puoi nemmeno agire da solo, per questo hai liberato Dane, tu sei solo un cavaliere di serie B, ti serve Dane per i tuoi scopi.

-Esatto. E' qui che c'è stato l'errore di traduzione di cui ti parlavo. Non serviva un portatore qualunque della spada e io purtroppo in un secolo diverso da questo non sono stato che un semplice reggitore dell'ebano. Ho bisogno di un discendente della casata che per prima lo sollevò nel cielo.

Victoria si rese conto di come la sua apparizione il fatto di aver trovato Dane, l'aiuto datogli nel rintracciare i frammenti e Ward sia stato determinante a portare il cavaliere lì quella notte per l'atto finale del piano del male.

-Purtroppo il lavoro di dissociazione del separatore d'anime era stato assai accurato e la sua psiche troppo frammentata perché potesse venire da noi o riuscire in qualcosa di più che fare il barbone, ecco perché sei stata molto utile. Sei stata il Virgilio per Dane, l'hai condotto attraverso l'inferno fino a noi.

Victoria avrebbe voluto cacciarlo con una delle sue magie ma quelle catene erano di ferro materiale che da sempre, da quando il mondo ha emesso il primo vagito, ha bloccato gli incantesimi.

-Manca un frammento?- ragionò Victoria cercando di dominare i suoi nervi, sapendo che la rabbia era la più cattiva delle consigliere -quello che aveva Pandemonio ai Docks? Se ognuno ha uno scopo...

-Ce l'ha anche quello. Diciamo che quando la spada è stata spezzata ha liberato qualcosa di inaspettato. Adesso è necessario che l'ebano sia tutto nello stesso luogo e qui dovrà arrivare il primo portatore ad attivarne il potere...

-Il luogo è questo ma allora...

-Allora è il momento che un cavaliere come me faccia dono alla sua gradita ospite di un gioiello.- nella sua mano comparve il frammento che iniziò a fluttuare. Gli occhi di Victoria sgranarono uno sguardo d'orrore riempito dal riflesso di tenebra della scheggia e poi quel buio innaturale fu il colore delle sue pupille e della sua anima.

 

***

 

Mi chiamo Dane Whitman.

Un nome per chi ce l'ha e non l'ha mai perduto è una cosa così scontata. Lo pensavo anche io prima che mi fosse strappato insieme alla mia identità.

Continuavo a ripetermelo perché non mi scappasse di nuovo. Victoria mi aveva aiutato a riprendere me stesso. Era lì quando non ero che un guscio riempito di frammenti di pensieri e mi ha aiutato a mettere assieme alcuni pezzi, non tutti, ma abbastanza per sapere chi sono e ora questa è la mia più grande forza.

L'altra è la spada del laboratorio, non riuscivo ancora a padroneggiare la sua lama laser ma ero in grado di usarla senza errori per aprirmi un varco nella porta d'ingresso del palazzo di Kennet Ward. Ecco un altro nome, questa volta però apparteneva ad uno dei misteriosi burattinai che avevano tenuto i fili della mia vita nelle ultime settimane.

Il vetro rinforzato e l'acciaio si aprirono davanti a me come una specie di mar rosso di metallo liquido. Attraversai il varco creato dalla tecnologia e dalla rabbia e nella grande hall capii subito che quel silenzio innaturale sarebbe durato poco.

Mi aspettavo l'essere, Pandemonio credo si chiamasse, che aveva catturato Victoria, ma invece i passi che sentii, che mi accerchiarono erano quelli di altre povere anime costrette ad essere dei cavalieri neri agli ordini del loro demoniaco signore feudale. Sapevo, dopo averlo visto ai docks, che dovevo separare le loro mani dalle spade per liberarli da quell'incubo che ora li spingeva a scagliarsi contro di me.

Da quando avevo ripreso in mano l'arma le conoscenze di scherma erano tornate. La lama era la mia bicicletta sia essa laser o di metallo magico. Mi era bastato maneggiarla di nuovo per tornare un cavaliere a tutti gli effetti. Bloccavo i loro colpi e affondavo i miei. Riuscivo a tener testa a più avversari contemporaneamente. Unico inconveniente non potevo liberare la massima potenza  perchè anche se quegli spadaccini improvvisati mi sbarravano la strada per arrivare a Victoria non avevano colpa.

Erano pedine come lo ero stato io e dovevo toglierli dal gioco senza far loro del male. Mi ero distratto e uno era riuscito a colpirmi da dietro. La maglia rinforzata aveva retto al fendente, mi girai per parare il secondo e poi con un movimento secco lo disarmai.

Quando le spade non erano più in loro possesso i cavalieri, colti da convulsioni cadevano in terra come in trance. Salii sul grande bancone della reception e quando fui vicino a due di loro, sferrai due calci precisi stendendoli. Poi usando la lama laser all'intensità minima feci in modo che il calore li liberasse dalla connessione malvagia. Altre convulsioni, altri occhi sbarrati puntati sul soffitto.

Presi l'ascensore sapendo, da un' analisi dettagliata della pianta dell'edificio, che Ward era all'ultimo piano. I numeri sul display corsero in fretta, troppo, tanto che dopo l'ultimo ripresero dal primo come se l'ascensore fosse bloccato in un circolo temporale.

 Odiavo i poteri magici in grado di piegare la realtà. Avessi avuto ancora la mia spada d'ebano avrei risucchiato quella cattiva magia. Così dovevo improvvisare. Poteva essere vero come un illusione, ma c'era qualcosa in me che mi faceva propendere per la seconda.

Il mio sesto senso d'ebano, il richiamo della spada. Piantai la lama laser tra le porte dell'ascensore e poi facendo leva, puntellandomi con i piedi le aprii spingendole nei lati. Davanti a me un corridoio. Avevo il ricordo confuso di un film dove c'era qualcosa di simile e una bambina che lo percorreva con un triciclo. Poi sempre in quella pellicola il sangue sarebbe sceso dal soffitto e un onda rossa avrebbe travolto il protagonista. Per ora eravamo solo al corridoio, sempre troppo lungo per essere vero.

Un' altro trucco. Non c'erano porte solo pareti che sembravano tendere all'infinito. Sapevo che da lì a pochi istanti Pandemonio avrebbe fatto la sua comparsa. Il residuo d'ebano che mi era rimasto dentro mi faceva percepire le cose oltre l'umano. Come potevo affrontare un demone simile con un prodotto della scienza? Era riuscito a sopraffarmi anche con la spada d'ebano ma in quel caso non sapevo con chi avevo a che fare. Ora si. I compiti che avevo svolto a casa di Victoria mi potevano dare un margine maggiore di riuscita. Lo avrei scoperto subito perché l'aria si fece rarefatta e lentamente comparve nel suo sudario di stracci e sangue.

-Hai infilato la testa nelle fauci del leone senza pensarci questo fa di te un uomo molto stupido o uno che ha una smisurata fiducia nelle sue capacità. Io propendo per la prima. Stupido lo fui anche io quando pensai di poter rivolgere il patto con il Mefisto a mio vantaggio.

-Non stupido disperato. Eri un attore emergente ma un incidente ti aveva privato di un braccio diciamo lo strumento del mestiere.

-Preferisco stupido. Poi ho capito, sconfitta dopo sconfitta, che era meglio non cercare la propria anima che è qualcosa di molto sopravvalutato. Adesso sto bene senza, ho nuovi poteri.

-Ma sei sempre alle dipendenze di qualcuno?

-Lo siamo tutti solo che alcuni non se ne rendono conto.

-Pensi che bastino nuovi poteri per renderti migliore.

-No ma generare demoni era diventata una cosa fastidiosa preferisco dominare la carne, la mia e quella degli altri. Posso fare questo.

Di colpo il corridoio mutò sotto i miei occhi ad una velocità pazzesca, il cemento fu sostituito da  tessuti pulsanti e il corridoio diventò un sacca di carne.

Avevo solo una speranza per sconfiggere Pandemonio. E questa passava per la mia dolorosa sconfitta. Non era facile muoversi correndo su della massa viva, sentendo il sangue inumidire il pavimento organico ma non potevo mollare. Mi lanciai contro l'essere. Sapevo, come era già successo, che al momento del colpo, avrebbe creato il vuoto  nel suo corpo per far passare senza danno l'arma.

E così fece ma quello che non poteva sapere è che la spada era solo un diversivo. Aveva già il suo sorriso malato sul viso e stava per dire qualcosa di tronfio quando sentì la potente scossa elettrica trapassargli il cranio.

Non aveva avuto il tempo di smaterializzarsi e l'elettricità a differenza di una spada non può essere evitata. Certo mi era stato utile leggere nei libri di Victoria che gli esseri magici per quanto potenti hanno bisogno di essere concentrati. Una scossa dritta nel cervello maleodorante di Pandemonio avrebbe tolto coerenza ai suoi pensieri e la sua volontà sarebbe venuta meno.

E così successe cadde sulla carne del pavimento che iniziò a gonfiarsi ed esplodere come bolle cancerose.

 Avevo con me una rete elettrificata che lo avrebbe tenuto buono dandomi il tempo di arrivare alla porta che ora, tolto l'incantesimo di Pandemonio, stava apparendo ritagliandosi nei muscoli  guizzanti della parete.

Pandemonio provò un estremo atto e il suo braccio sfuggito alla maglia elettrica liberò nell'aria pustole assassine con denti affilatissimi.

La spada laser ne affettò un paio ma quando stavo per afferrare la maniglia una di queste addentò il mio polpaccio e le zanne penetrarono il tessuto. Il dolore fu atroce ma la porta era già aperta, ci sgattaiolai oltre, la richiusi. Pandemonio non era più il problema adesso dovevo affrontare l'uomo che aveva una scheggia d'ebano, dovevo vedermela con Kenneth Ward.

-Eccoci di nuovo faccia a faccia.

-L'ultima volta è stato più un pugno a faccia.

-Questo incontro andrà in modo diverso. Se sei qui è perché l'ho voluto.

-Basta parlare se hai una spada ti conviene estrarla.

L'aria sfrigolo intorno alla lama laser.

-Ho visto anche io il film ma non è ancora il momento dello scontro finale.

Cercai nell'attico tracce di possibili trappole, Ward era diverso da quello che avevo aggredito, lo sentivo era come se  fosse diventato un' altra persona.

-Pandemonio e il separatore d'anime pensavano di lavorare per l'entità conosciuta come Satannish. C'era una logica nel fatto che un demone volesse riscrivere la storia dell'uomo sostituendo la religione più importante con un culto satanico, meno che a desiderarlo fosse un essere umano che in tempi remoti spese la sua vita in difesa della fede.

-Chi diavolo sei?

-Qualcuno che come te ha portato il peso della spada senza capirne il vero potenziale. Vedevo l'arma come un mezzo per convertire gli infedeli e chi non si sarebbe piegato sarebbe stato ucciso. Non andavo molto per il sottile forse per questo il Vaticano mi consegnò le chiavi della biblioteca segreta e delle armi in essa custodite.

-Tu sei stato un cavaliere nero? Ma non ci sono cronache sulla tua storia, io conosco l'albero genealogico della spada.

-Sono stato cancellato e, incapace di controllare l'ebano, sono stato imprigionato in essa.

-Ma non ti ho mai percepito nei miei viaggi nella terra delle anime?

-Solo durante la tua ultima visita prima di liberare la spada dalla maledizione ho riavuto la mia coscienza e sono riuscito a trapelare all'esterno. E' stato ironico che io agente del Vaticano conosciuto per aver ispirato la santa inquisizione abbia ingannato due demoni come Pandemonio e il Separatore. Sapevo che la spada era indebolita dalla purificazione e che avrei potuto spezzarla. Mi trasferii in uno dei frammenti e feci in modo che fosse legato a Kenneth Ward.

-Il tuo soggiorno nella spada ti ha fatto impazzire. E' successo anche a me quando fui spedito a combattere nelle crociate o quando divenni una statua di pietra. Adesso che l'hai spezzata potremmo liberarci per sempre della spada.

-Pensavo di poter utilizzare da solo il portale, ma invece mi sbagliavo così ho dovuto rivedere il mio piano e liberarti in modo tale da arrivare fin qui. Hai avuto la tua personale via crucis ma è così che le ascensioni funzionano e tu potrai essere al mio fianco nel vedere una nuova storia del mondo.

-Posso immaginare come sarà, i fanatici non mi sono mai piaciuti e dopo essere stato al tempo delle Crociate so che la loro idea di cura è peggiore di qualsiasi malattia.

-Belle parole ma io intendo creare un culto che sia l'unione della fede più salda e della magia nera, il vero signore sarà quello che darà un nuovo ordine alla storia partendo dalle persecuzioni dei romani ai danni dei cristiani... da lì in poi emergerà il potere oscuro e luminoso e non ci saranno più guerre di religione perché non esisterà che la fede nel vero signore. Posso correggere gli errori della chiesa. La mia missione ha finalmente un senso, la corruzione della spada d'ebano mi ha mostrato la via e ho capito che quel metallo è in grado di fare ciò che deve essere fatto.

-Non costringermi a strapparti di dosso l'ebano... ripensa alla tua follia, la spada è un potere senza padroni.Non viene scelta ma è lei a scegliere. Però è possibile vincere il suo abbraccio... e usare quella forza per il bene.

-E' quello che sto facendo io. Non mi accontento più delle battaglie vinte, voglio fare in modo che non ci sia bisogno di combatterle.

Il tempo delle parole era finito, il pavimento iniziò a tremare, non una scossa ma un movimento preciso e regolato.

Si aprì lasciando che una piattaforma si sollevasse dalla botola rivelata. Un proiettore simile ad una mitragliatrice montata su un treppiede comparve puntando il suo occhio verso di me. In quella macchina c'èra un altro frammento, sostituiva il cristallo dell'obiettivo e intorno all'obice c'erano scintille scure come macchie di inchiostro impazzite.

-La macchina che hai fatto costruire a Norton?

-Esatto. Stava già sperimentando la possibilità di aprire squarci su altre realtà. Lo chiamava progetto “osservatore”. Io gli ho solo dato la fonte di energia che gli mancava. Peccato che poi siamo stati costretti a liberarci di lui.

-Se pensi che attiverò quella macchina...- lasciai che a concludere la frase fosse la mia spada ma non arrivò mai a segno perché uno scudo di seraphim deviò il colpo proteggendo Ward. Era sotto quella cupola magica. Ma chi l'aveva creata? Quando sentii la voce di Victoria ebbi un brivido e quando fluttuò verso di me con le dita che accarezzavano energia, capii dov'era finita la terza parte della spada.

-Victoria, cosa ti ha fatto?

-Mi ha riunito ad una parte di me che avevo dimenticato.

Ward scoppiò in una risata che echeggiò oltre lo scudo.

-Victoria, durante la sua prigionia nella spada, aveva lasciato un frammento di se, oscuro come l'ebano. Io non ho fatto altro che riunirli.

-Victoria combatti, l'ebano si può controllare.

Bande nere simili a quelle di Cyttorak si avvilupparono intorno ai miei piedi facendomi cadere. Era alla mercé di Victoria. La spada mi venne tolta di mano da Ward che ordinò a Victoria di avvicinarmi alla macchina.

-E' venuto il momento di lasciare questo corpo e di prendere il tuo.

Sputai la mia rabbia insieme a poche parole.

-Possessione? E' questo il meglio che sai fare.

-Lo so non è il massimo dell'originalità ma i portali arcani si aprono tutti allo stesso modo, è una consuetudine. Non ho fatto io le regole ma sarò io a cambiarle. Tutte.

Si scoperse il petto. Non potevo guardare mentre quel frammento perfetto lasciava la carne dell'ospite. Avevo visto scene simili durante le crociate solo che lì il metallo entrava nei corpi e non usciva. Il grido di Ward segnò l'abbandono tra schizzi di sangue e tessuti che si aprivano come sotto i ferri di un macellaio.

La gemma si mosse nell'aria verso di me.

Quella sul proiettore iniziò a gettare una luce più forte e dove c'era il vuoto iniziò a formarsi uno schermo, il portale di cui parlava Ward. Il corpo di Kenneth giaceva sul pavimento di marmo e disperatamente cercava di chiudere lo squarcio sul petto ma senza riuscirci, stava morendo in un modo orribile.

Victoria guardava la scena come se non la interessasse anche se per un attimo mi sembrò scorgere un lampo nei suoi occhi di pietra.

La gemma stava per sfiorarmi la fronte e vidi lo spirito dell'agente del Vaticano agitarsi, prima del momento fatale in cui la nostra unione gli avrebbe permesso di controllarmi e così il proiettore.

Quello che sentii però non fu la mia coscienza che si dissolveva di nuovo, non tornai al nulla.

No ciò che successe fu che il legame reciso dalla spada spezzata tornò a comporsi e sotto i miei occhi stupiti la gemma si bloccò.

L'ebano mi voleva e in quel momento anche io lo desiderai e mentre lo facevo il pezzo scuro si allungava formando una nuova lama.

Quello sul proiettore si staccò aggiungendosi nella forgia della spada a cui mancava un' ultimo tassello per tornare intera.

L'arma si mosse rapida come se la governassi con la mente e tagliò le bande di Cyttorak. Quando la afferrai formo l'elsa e io la strinsi puntandola contro Victoria.

Il varco però privato dell'energia non si richiuse, si destabilizzò e iniziò a risucchiare una sedia vicino a se e poi anche il corpo di Ward si mosse verso l'apertura. La spada d'ebano mi ancorava ma c'era ancora una cosa da fare, liberare Victoria.

Victoria però puntò le dita contro il grande finestrone che dava sulla città di luce e il vetro si infranse.

Stava scappando, non potevo permetterlo. Dovevo fare qualcosa. Se l'energia dell'ebano funzionava come amplificatore per la macchina avrei fatto proprio quello. Infilai la spada che si stava riformando nel varco e questo aumentò il suo potere attrattivo e Victoria venne trascinata dalla finestra verso di me.

Provai a bloccare Ward ma dovevo scegliere tra lui e Victoria. Mentre Kenneth sprofondava nel varco gridando con l'ultimo fiato che aveva in gola la afferrai per un braccio.

 Provò a combattere ma la spada stava reclamando ciò che era suo, l'ultima scheggia si liberò del corpo che la tratteneva e si unì alla spada.

Victoria gridò e poi cadde svenuta tra le mie braccia. Il varco era sempre più grande e si contorceva, vedevo delle ombre dall'altra parte, soldati romani.

Inseguivano qualcuno dentro delle catacombe. La storia si era ripresa il suo corso. Mancava un ultimo gesto. Affondai la spada come non facevo da tempo contro la macchina di Norton. Un taglio perfetto che la spezzò in due, il portale gemette e si richiuse e fu come se non ci fosse mai stato. Ma l'attico devastato, il corpo di Ward sparito, la macchina di Norton in frantumi dicevano che non era stato un sogno come non lo era la spada d'ebano di nuovo integra.

 E non solo lei, il legame che ci univa guarì la mia mente frazionata ricomponendo un mosaico di pensieri, ricordi e azioni. Ero di nuovo me stesso. In quel momento Victoria aprì gli occhi e la prima cosa che fece su baciarmi e io indugiai troppo su quelle labbra pentendomi di averlo fatto perché mi ricordavo di Carol, del matrimonio.

Avevo appena riacquistato la mia memoria e l'avevo tradita anche se lei non l'avrebbe saputo mai. Per Victoria era lo stesso. Forse quel bacio era l'ultimo residuo del suo lato oscuro e istintivo liberato dalla gemma.

Insieme dicemmo.

-Non è successo niente.

Victoria si tirò su.

-Ok ma qui qualcosa è successo. Dov'è Ward?

Spiegai quello che era accaduto e lei scoppiò in una risata che sembrava dissipare ogni tensione.

-Quel bastardo si è scavato la fossa con le sue mani.

-Lo credo anche io- mi appoggiai al divano con la schiena riprendendo fiato -anzi è come se di fatto la stessa spada abbia voluto che lui mi portasse qui, come se sapesse che le gemme si sarebbero riunite.

-La spada ha trovato quello che io sto ancora cercando, l'uomo giusto a cui legarmi.

-Messa così è un po' inquietante...- guardai verso la spada ma non scorsi nulla solo una lucida lama nera scintillante come se fosse stata appena forgiata.

Uscimmo dalla stanza, il corridoio era tornato normale e c'era la rete ma senza Pandemonio bloccato dall'elettricità.

-Pandemonio è scappato, mentre mi chiedo dove sia finito il separatore d'anime. Avrei voluto ringraziarlo per quello che mi ha fatto per come mi ha incasinato il cervello.

-Le creature ancestrali come lui non si possono fermare, lo rivedremo quando il suo angolo distorto di universo gli starà di nuovo stretto. Per quanto può essere folle, esseri come lui agiscono per noia.

-Non vedo l'ora di sentire la voce di Carol di dire a lei e a tutti che il Cavaliere Nero è tornato- dissi questo alzando la spada al cielo, segno inequivocabile che la tempesta era passata, anche se guardando Victoria, pensando agli ultimi giorni, mi chiesi se Doug era davvero scomparso del tutto se invece di un costrutto magico fosse in realtà una parte di me che non conoscevo.

E per un attimo nel riflesso d'ebano mi sembrò di rivederlo, l'altro me con i suoi baffi, il suo sguardo tagliente. Ebbi anche l'impressione che mi sorridesse ma fu solo un attimo prima di scomparire sostituito dai suoni della realtà, le sirene della polizia e il vociare della gente incuriosita da quello che era successo quella notte nel palazzo di Kenneth Ward.

 

FINE