di Giuseppe Felici rossointocabile

 

05

Nel giorno più splendente...

 

Pur sapendo che è assolutamente inutile, sono velocissimo a mettermi in guardia e rimango sorpreso dal fatto che nessun altro reagisca in alcun modo.

Nessun altro tranne Clint Barton, che dopo aver osservato la scena inizia a ridere sguaiatamente, tenendosi il ventre.

- È evidente che, per quanto ciò sia incredibile, nel suo mondo hai una fama ancora peggiore che nel nostro, asgardiano. –

Con mia sorpresa anche Loki ride. – Del tutto immeritata, come qui, del resto. –

E mi getta un pacco con i miei vestiti. – Questa roba è tua, credo. Una fuga ammirevole, per un mortale. Devo riconoscerlo. Sono ammirato. –

Li srotolo velocemente.

- C’è tutto, anche il tuo costrutto magico. Un oggetto di discreta potenza, è innegabile. Ammetto di aver accarezzato l’idea di impossessarmene. –

- In realtà l’ho trovato da pochi giorni, in un mondo che, da quel poco che ho potuto vedere, era assolutamente spopolato. Sto iniziando appenna a capire il suo funzionamento. –

- Ancora più affascinante. Quindi non hai la minima idea di cosa ti sia capitato fra le mani. Se il tempo sarà dalla nostra parte avrò il sommo onore di mostrartelo. Un tale oggetto non va usato con superficialità. –

- Se avanza del tempo preferirei che tu mi togliessi la maledizione che mi sbalza da un lato all’altro del multiverso. –

Mi guarda con un’attenzione penetrante, come se non stesse guardando me, ma qualcosa di più profondo, di più intimamente connesso con la realtà.

- Questa sarebbe impresa assai ardua. Magie di simil fatta sono estremamente difficili da neutralizzare anche per stregoni di divina potenza, senza uccidere chi vi è intessuto e senza che egli perda la capacità di viaggiare nel tempo, restando vincolato per sempre a questo mondo. Mio è il potere divino, oltre che la magia e con abbastanza tempo a disposizione non dispero di trovare una soluzione. Purtroppo il tempo non è, in questo frangente, nostro alleato.

Ti consiglio, piuttosto, di studiare la magia o di procurarti un costrutto che ti metta in grado di controllare questo incantesimo. Di certo sarebbe d’aiuto, nel caso dovessi reincontrarlo, tagliare la gola al tuo nemico. –

- Lo farei con estremo piacere, se avesse una gola. –

- Scusate se disturbo il vostro breve idillio, ma è urgente smobilitare il nostro rifugio, anche se confido che il signore degli inganni ci abbia fatto guadagnare del tempo. –

Loki muove la mano nell’aria e mi porge un libricino, rilegato in pelle scagliosa.

- Questo grimorio fungerà piuttosto bene da introduzione per i tuoi studi. – Poi si rivolge a Erik.

- Ma certamente, magnetico leader. Sono ai tuoi ordini. – ridacchia. – Riprenderemo questa discussione quando avremo più tempo, ragazzo. –

In pochi minuti l’accampamento è smontato. Tutto il materiale metallico viene sistemato in terra, il resto viene ammucchiato sopra di esso.

Erik lo solleva con facilità, sono impressionato della facilità con cui gestisce un potere così grande.

Alcuni si affrettano ad agganciare al tutto delle unità repulsive relativamente piccole.

Steve, guardandoli, non sa reprimere un commento. – Francamente non so se allearci con Von Doom sia una mossa saggia, è più infido e pericoloso dei nostri nemici. –

- Abbiamo dei nemici comuni, fino a quando non li avremo sconfitti è nel suo interesse averci dalla sua parte. Non giurerei su un solo istante in più. Di certo i suoi giocattoli ci sono utili. - Erik sorride.

Ci prepariamo a muoverci. - Prestami un secondo la tua borsa - Loki ride ancora – Mi è venuta un’idea, lascerò un ricordino veramente comico ai nostri nemici. –

Infila la mano nella borsa, lo guardo incuriosito. Estre una manciata di polvere bianca che sparge lungo la soglia della caverna e scoppia in una risata sonante.

Poi, senza dire nulla, mi restituisce la sacca.

Ci muoviamo. Mag... Erik e Nomad (continuo a chiedermi chi sia l’altro) si allontanano sulla destra della colonna, io e Thor sulla sinistra.

Mentre mi chiedo ancora come facciano a fidarsi di me, ho un’intuizione, banale nella sua ovvietà.

Erik ha dimostrato di essere in contatto con un telepate (che poi è, probabilmente, il suo amico di sempre, colui che mi aspettavo di trovare al suo posto) è ovvio che gli abbia chiesto di leggere la mia mente.

Meno ovvio che io non me ne sia accorto, considerndo che ho sentito il tocco di Dragoluna aiutata da una Gemma. Evidentemente lei è meno delicata (di certo ha meno esperienza).

 

Procediamo a passo spedito. Pietro fa la spola da un gruppo all’altro, portando notizie.

Evidentemente osserviamo, durante gli spostamenti, anche il silenzio telepatico.

Riesco, con poche cimici in ripresa panoramica e non molte altre attorno, ad avere una buona visuale. Le scorte sono quasi completamente reintegrate e lancio tutta l’attuale produzione in esplorazione.

Poterle usare di nuovo con una potenzialità accettabile è, per me che sono abituato da anni a conviverci, come recuperare la vista.

Dato che entrambe le forze cercano di evitare il volo per poter usare la copertura della foresta una visuale aerea e a distanza ci fornisce un vantaggio innegabile.

Vantaggio che si rivela presto importante.

Infatti veniamo intercettati (o meglio, lo saremmo stati, se non avessimo visto per tempo i nostri avversari). La squadra è piccola, un gigante metallico (Grimm probabilmente) e tre soldati.

Ci spostiamo di poco, per intercettare la loro strada e ci appostiamo.

Thor balza sul gigante e lo colpisce col martello. Il clangore metallico mi fa trasalire, ma sono subito addosso al primo dei soldati. Sto colpendo il secondo quando vedo Thor che schiaffeggia il terzo.

Il gigante metallico fa gia per rialzarsi – Stai per beccarti la spazzolata della domenica, cocco.[i]

Una martellata lo colpisce di traverso alla testa. Crolla. Thor gli si avvicina, per sentire le pulsazioni.

- Nulla, ma con un corpo come questo non si può mai sapere. Allontaniamoci, valente amico, se altri felloni sono nei dintorni avranno sicuramente udito il fragore della battaglia. –

In quel momento sento un forte prurito sulla pelle e vedo tutto attorno farsi più verde. Le vie respiratorie iniziano a bruciarmi. Scatto subito, per afferrare la maschera antigas, unico dono che mi hanno fatto per questa missione.

Non che mi sia molto d’aiuto, ma almeno mi impedirà di morire soffocato mentre i nanoriparatori contengono gli altri danni.

Mentre chiamo Thor per aiutarmi, vedo qualcosa sfrecciarmi attorno ed il gas che mi avvolge disperdersi con un urlo.

- Resterà incosciente per un po’, a causa dello shock della dispersione, ma non credo di averle provocato seri danni. – Pietro è serio. Si muove velocemente da un soldato all’altro, controllando se sono ancora vivi. Poi riparte.

Tolgo la maschera, le nanomacchine fanno il loro lavoro e stringo i denti dal dolore mentre rimarginano le ustioni da acido.

Dal martello di Thor parte un raggio energetico che colpisce le mani incrociate del colosso d’acciaio, saldandole insieme. – Per buona misura, neutraliziamo questo avversario. Che almeno ci consenta di accumulare un discreto vantaggio. –

Poi riprendiamo la marcia.

 

La marcia forzata attraverso la giungla procede spedita e presto arriviamo alla nostra meta.

Un’altra istallazione nascosta in grotte profonde. Alcuni degli ingressi sono crollati, o almeno lo sembrano, fino a quando le pietre non si spostano per farci passare.

Ci sistemiamo in fretta. Lo spazio non manca e dopo alcune ore di lavoro neppure un minimo di comodità.

Appena finito, dopo un frugale pasto, vengo chiamato per una riunione ristretta, per un’azione di commando.

Nella sala ci siamo io, Loki, Erik e Clint Barton.

Mi dicono chiaramente che il loro piano prevede che nessuno degli altri venga messo a parte della situazione, non approverebbero. Concordo con loro.

Loki sorride, nel suo solito modo che gela il sangue. - L’idea mi è venuta analizzando la tua maledizione. Essa esula completamente dalle leggi di questo mondo. Permetterebbe di aggirare molti dei vincoli posti da Padre Odino. Come tu saprai, poiché la magia è forte in te e qualche superficiale insegnamento devi averlo appreso, la magia è, per gran parte, linguaggio del mondo. Le cose funzionano come sono state dette e definite. E questa magia non è stata definita, non qui. Può essere usata per scivolare tra le pieghe del non detto e forsare le regole. –

- Mi sembra rischioso. – Non posso fare a meno di osservare.

- E lo è, non lo nego. Tu e il tuo compagno rischiate di venir sbalzati fra i mondi, se non peggio. Ma se ti riferisci alle ire di Odino, è un dio a cui non piace sbagliare. Credo che uno dei motivi principali per cui strinse la nostra alleanza, eoni fa, è perché qualcuno glielo facesse notare. Oltre, naturalmente, al fatto che io non ero limitato dai vincoli degli Asi. Ma non preoccuparti, il mio destino è di venir incatenato sotto la bava velenosa di un serpente e, dopo esser fuggito, morire nella battaglia finale che metterà fine all’età della guerra e inaugurerà l’era della pace, la guerra che mette fine a tutte le guerre. Battaglia che, grazie alle mie azioni, potrà svolgersi. Credo di essere in grado di affrontare una incazzatura momentanea di Odino, a patto che la missione vada a buon fine. Ovviamente. –

- Quello che non capisco è a cosa serva un’azione del genere. –

Erik mi guarda, pensoso.

- Hai ragione, tu non conosci la nostra storia. Permettimi di farne un breve riassunto.

Fino alla morte di Eisenhower, nel ’56, gli Stati Uniti erano un paese, pur nella logica della Guerra Fredda, relativamente democratico. Dichiarata inferiorità giuridica delle donne, segregazione razziale, carcerazione politica dei dissidenti troppo radicali e radicato uso di ex nazisti in funzione anti-sovietica a parte.

La situazione degenerò quando il congresso repubblicano decise che il candidato alle elezioni di quell’anno non sarebbe stato l’ex vice presidente e presidente pro tempore, ma l’ex Senatore McCarthy, trombato alle elezioni in seguito a uno scandalo che mandò a gambe all’aria la sua Commissione per le attività antiamericane. All’inizio tutti pensarono che si trattava di una mossa suicida. Ma, contro tutte le aspettative McCarthy vinse con ampio margine.

L'America peggiore, quella dell'antico anti-intellettualismo, dell'odio per le "teste d'uovo" stava riemergendo, senza essersi mai assopita sul serio.

A questo movimento d’appoggio dell’amministrazione si associò presto ogni tipo di gruppo fondamentalista.

Ben presto si iniziò a carcerare, per attività antiamericane, la gran parte degli oppositori politici. Sindacalisti, leader delle minoranze in lotta per i diritti civili, uno dopo l’altro sparirono nelle carceri americane. Per sempre.

McCarthy si apprestava a vincere le elezioni del suo secondo mandato, contro un candidato democratico eroe di guerra ma troppo bello, sorridente e di buona famiglia per costituire un avversario valido per il senatore urlante, che osava comparire in televisione con la cravatta sporca di sugo[ii] e sembrava ringiovanito da tanto successo. Iniziò quella che chiameremo la seconda era degli eroi.

Il governo ci si buttò subito sopra. Arruolarono gran parte di loro, ma contemporaneamente iniziarono a costruire i campi di detenzione per mutanti. Io e Xavier avevamo previsto questa svolta, portando fuori dagli Stati Uniti tutti i nostri primi studenti e quanti più mutanti possibile. Malgrado ciò i campi si riempirono presto e le sentinelle divennero una delle principali armi degli Stati Uniti e andarono ad affiancare il sostituto di Capitan America, spietato anticomunista, che il neopresidente si affrettò a far scongelare.

Da allora è iniziata una guerra mondiale di basso profilo, in cui le armi convenzionali sono state affiancate dai metaumani.

Al momento ci sono tre blocchi sul campo. Stati Uniti e Unione Sovietica, potenze nucleari, hanno il controllo di gran parte dei super umani mutati artificialmente e portano avanti studi per la loro produzione in serie. Atlantide, alleata con Latveria, dà asilo a gran parte dei mutanti che sono fuggiti dai due blocchi prima che questa situazione diventasse irreparabile, ed ai pochi che riescono a fuggire dai campi in cui vengono raccolti per essere studiati.

Io ricordo campi come quelli, ci sono cresciuto dentro; non erano stati costruiti per i mutanti, ma non erano molto diversi dai luoghi in cui finiscono già adesso gran parte dei militanti politici e dei capi delle minoranze etniche, oltre che i mutanti.

Apparentemente dormiente, la Cina aspetta l’esito dello scontro.

Ovviamente, in tutto questo casino, siamo stati impegnati a ricacciare minacce più estemporanee, tentativi di infiltrazione sia dei kree che degli skrull, due civiltà aliene che avevano messo gli occhi sulla Terra e che hanno dato parecchi grattacapi a tutti gli schieramenti.

E i tentativi di conquista dallo spazio non si limitano certo a quasti due esempi. Kronan, Uomini Carta Carbone (si lo so, è una definizione terribile), tanto per fare due esempi.

E gli Uomini Lava, delle creature che vivono sotto la crosta terrestre hanno più volte tentato di invadere la superfice. Ma non ti tedierò con i particolari.

La situazione è alquanto instabile, ma siamo certi che un’azione diretta contro la Casa Bianca, se ci permette di uscirne con prove certe della sua degenerazione, possa ancora essere utile e contribuire a risolvere la situazione. Fino ad ora gli editti di Odino avevano impedito a Loki di trasportarci in quel luogo e la veneranda età e i problemi con l’inadatto allievo che si è scelto, avevano impedito al Mago Supremo di rimpiazzarlo adeguatamente in questo compito. Ovviamente un attacco armato è fuori questione, altrimenti l’avremmo gia fatto. –

- E cosa aspettiamo, andiamo –

- In realtà andrete tu e Clint. Loki cercherà di usare lo stesso incantesimo per mandarvi anche un momentaneo alleato. Ma gli effetti non sono certi e io non sono fiducioso come lui sulla sua reale affidabilità. –

Loki continua a ridacchiare. – Credimi, Lensher, è più interessato di noi a questa missione, per motivi tutti sui, ovviamente, ma è più interessato di noi. Siete pronti? –

Sul volto di Clint c’è uno sguardo duro. – Vai. –

 

La cosa che più odio degli dei è che non puoi mai sapere cosa aspettarti da loro. Forse Loki ci aveva mandato un po’ avanti nel tempo, cosa non del tutto improbabile, ci aveva detto di non poter essere preciso, o che so io. Fatto stà che ci materializiamo in una stanza piuttosto ampia nei sotterranei della Casa Bianca.

Fin qui, nulla da eccepire, questa era la nostra destinazione. Il problema è che, seppur acciaccato per lo scontro che aveva avuto con Thor non troppo tempo fa, nella stanza si trova l’Esecutore.

Non appena ci vede scatta in piedi afferrando l’ascia. Clint Burton è gia pronto e scaglia un’elettrofreccia contro l’arma del dio.

L’effetto ci lascia esterefatti per un istante. L’Esecutore ride fragorosamente e allunga la mano verso la freccia, così da strapparla dall’ascia. Poi la frantuma.

Si gira verso di noi, sempre ridendo.

Ci stiamo gia preparando ad una battaglia impari quando un bagliore distrae il nostro avversario.

Nella sala appare una gigantesca donna bionda, di una bellezza che frantuma il cuore.

- Amora, non vi è necessità del tuo ausilio contro avversari di tal fatta. È quasi insultante per un guerriero mio pari confrontarmi con simili insetti. –

- Sciocco. Eravamo venuti su questo mondo per combattere al fianco del mio amato Thor. Ora che lui ha cambiato schieramento non ho alcuna ragione per restare accanto a questi squallidi individui. Sono molto irritata con te, per essere restato ad aiutarli. –

- Ma io sono qui solo per sconfiggere il dio del tuono, dimostrandoti che quello smidollato non è degno del tuo amore. –

- Idiota. Cosa vuoi che mi importi di quello che vuoi tu. È Thor che voglio e lui mi odia per averti portato su questo mondo. Quindi sono venuta a riportarti ad Asgard, dove dovresti trovarti gia da tempo, come ti avevo ordinato. –

- Donna! Ti tollero solo per l’amore che ti porto, non insultarmi o te la farò pagare. –

L’Incantatrice muove una mano e il colosso svanisce. – Grosso idiota. -

Sposta la sua attenzione su di noi. Il suo sguardo trapassa Clint come se non esistesse e si appunta su di me.

- Mi ricordo della tua razza, credevo non ve ne fosse più nessuno in vita in questa forma del mondo... – fa una pausa – ma sbaglio, tu non sei di questo mondo e puzzi orribilmente della magia del dio degli inganni. Diffida di lui, anche quando cerca di aiutarti. È nella sua natura, tutto ciò che fa è doppio. –

Poi svanisce.

Sento Clint che tira un respiro di sollievo.

Ci avviciniamo alla porta, l’apro lentamente. Ci inoltriamo per i corridoi. Mi chiedo come faccia Clint a camminare con l’arco pronto al tiro. Io, che mi considero un buon arcere, riesco a malapena a camminare con la freccia incoccata.

Scattiamo ancora prima che la porta venga spalancata. Del resto, se vai in giro con una corazza metallica non puoi pretendere di essere silenzioso.

Scansiamo quindi con facilità le scariche di raggi repulsori. Prima che possa attivare le micromitragliatrici che ha istallate sulle braccia, Occhio di Falco scaglia una freccia. L’impulso elettromagnetico spegne l’armatura. Sono su di lui prima che possano intervenire i sistemi d’emergenza, gli sfilo il casco.

Clint si affretta a stordirlo. A quel punto stiamo per sfilargli tutta l’armatura quando sentiamo un clangore metallico che si avvicina.

- Un intero corpo di Iron Men, siamo nella merda, amico. –

I primi uomini corazzati stanno gia spuntando dietro l’angolo del corridoio, quando un bagliore verdognolo-dorato inizia a manifestarsi in mezzo a loro.

Un colosso grigiastro, ben più alto di due metri, inizia a solidificarsi e non ha ancora finito che distribuisce pugni a destra e a sinistra, fracassando e incrinando le armature degli uomini corrazzati che lo circondano.

Il fragore della battaglia è assordante. Noi, per nostra fortuna, non dobbiamo passarci attraverso.

Poco prima che il corridoio giri ci infiliamo per una porta, una deviazione, e fuggiamo su per un corridoio, sperando che ci conduca lontano dai combattenti e sul nostro obiettivo.

Va tutto come ci aspettavamo e finiamo nella stanza ovale.

Quello che ci sta aspettando e che si alza dal tavolo con fare allarmato è un ometto patetico, grasso e col vestito pieno di patacche di cibo.

Lo ammetto, vorrei ridere, ma non siamo affatto fuori pericolo.

Ho appena fatto in tempo a sostituire l’arco con un’arma un po’ più consona che irrompono nella stanza una decina di tizi in nero, armati fino ai denti. Li falcio con un paio di raffiche prima che se ne rendano conto.

Clint è, intanto, gia balzato sul presidente. Lo immobilizza e lo rimette a sedere sulla sua seggiola.

- Bene, McCarthy, ora ci faremo una chiacchieratina. – Tira fuori una siringa, la riempie da una fiala e gli pratica un’iniezione. – Spero per te che il tuo cuore sia saldo, questo farmaco ha delle terribili controindicazioni, per i malati di cuore. –

Il volto del presidente è spaventato, ma i miei stumenti non riscontrano valori preoccupanti, nel suo metabolismo.

Prima che ci riesca di fare alcunché, però, il pavimento viene sfondato da una massa rossodorata che investe in pieno McCarthy.

Le lamiere dell’armatura sfondata tranciano in due il corpo dell’uomo, probabilmente gia ucciso dall’impatto.

- Tanto lavoro per nulla. – Vedo lo sguardo deluso di Clint, mentre si china inutilmente sul corpo, nella speranza di trovare qualche segno di vita in quella carne maciullata. – Speriamo che, almeno, questo possa essere l’inizio di una nuova fase, per l’amministrazione. Ma sul vice-presidente Nixon non conterei come esempio di integrità. –

- Fermi, non muovetevi. –

Un uomo è spuntato dal nulla. Con la coda dell’occhio mi sembra di notare una porta segreta che si stà chiudendo. L’uomo stringe una pistola in mano. È alto, indossa un vestito ampio, di foggia stravagante. Una tuta viola, con una cintura metallica, o metallizzata, color oro. Gli stivali foderati di pelliccia, come il collo. Sul volto una maschera di tela, purpurea, circondata da una grottesca corona dorata. La maschera è incollata al volto, stando alle mie cimici.

Si avvicina al corpo, dopo averci fatto arretrare. L’uomo d’acciaio, li vicino, si sta faticosamente muovendo. L’uomo punta l’arma e spara. – Inutile creatura, la tua incapacità mi ha danneggiato. Morire una sola volta non sarà sufficiente. – Si china sul cadavere di McCarthy e si accerta che sia morto. Estrae, con una siringa, un campione del midollo spinale. Ripete l’operazione con l’uomo dentro l’armatura, poi si rialza. Per tutto il tempo non ci ha perso di vista. Non dubito che, al minimo scherzo, ci sparerà. Non dubito neppure che non avrebbe il tempo per un secondo colpo, ma è sempre scomodo essere il bersaglio del primo.

- Ed adesso vediamo cosa fare con i nostri ospiti. Avete in mente una sola ragione perché non debba abbattervi qui ed ora, come quei cani che siete? – Non c’è che dire, l’eloquio dei nazi è sempre raffinato. Perché questo è chiaramente un nazi, non facilmente riconoscibile con questo costume ridicolo, ma mi sembra di ricordare che è un nazi.

Partendo dal principio che non ha incollato la maschera di sua iniziativa, provo un bluff, che mi faccia guadagnare qualche minuto.

- Controllo una tecnologia nanorobotica in grado di spezzare il legame di coesione molecolare dell’adesivo che ricopre la sua maschera. Credo sia una ragione sufficiente per essere lasciato in vita. –

Ride. – Sentito, mio signore? Il ragazzo mette la mano intera nella piaga. – Stà parlando con qualcuno o è irrimediabilmente pazzo? – Certo, mentre l’aspetto posso vedere il bluff. – Si rivolge a me. – Bene, dimostramelo, o morirai tra atroci torture, dopo aver fatto da cavia a tutti i miei esperimenti. Poi ti clonerò e ricomincerò da capo. –

So di aver poco tempo, poiché qualcuno stà gia arrivando. – Farà un po’ male. - Metto in azione una colonia di rigeneratori, appena modificati. Non emette un solo lamento, immagino che consideri questa una grande prova di virilità. Riderei, se non fosse veramente pericoloso.

Quando finisco si affretta a strapparsi la maschera da volto. Bofocchiando qualcosa come – Finalmente, dopo tanto tempo. – Questo gli toglie la visuale per poco più d’un secondo.

Abbastanza per prendere la mia pistola e sparare.

Il cervello non ha ancora finito di scivolare sulla parete che noto il volto di Clint contorcersi dall’ira. Un odio profondo e improvviso.

- Assassino. Non sei altro che uno spietato assassino. – Mi urla contro. Scarto e salto di lato, evitando una freccia un attimo prima che si conficchi nel mio addome.

Getto la pistola. Afferro una sedia e cerco di ripararmi con quella, muovendomi, contemporaneamente, il più veloce possibile e nel modo più imprevedibile.

Dopo pochi secondi mi pento di questo comportamento, infatti vengo investito da un odio profondo per questo fesso che cerca di uccidermi per il solo motivo che ho salvato le nostre vite.

Scaglio la sedia, con l’intenzione di spaccargli la testa, ben sapendo che contro un simile avversario può essere, nella migliore delle ipotesi, una piccola distrazione.

Scanso un’altra freccia, che si apre a rete, sfiorandomi il polpaccio, rotolo ed afferro una grossa e pesante lampada, dallo stelo allungato, che calo con tutta la mia forza sulla testa del nomade.

Riuscirei a spaccarla, se non fosse per il filo, che all’ultimo momento si tende, facendomi perdere gran parte della potenza. L’impatto, dopo che il filo si è spezzato, è minimo, sbilancia appena Clint, non impedendogli di farmi lo sgambetto con l’arco.

Impreco, mentre sfrutto l’accelerazione della caduta per mettermi fuori portata.

Per quanto frenato, un colpo dato con la mia forza è sufficiente a farlo esitare almeno un momento.

Mentre valuto se gettarmi sulla pistola e farla finita subito, ho il tempo di riflettere sul fatto che questo reciproco attacco d’odio è assolutamente fuori luogo.

Così fuori luogo che il successivo colpo, una freccia che si conficca nella mia spalla destra, è più che sufficiente a risvegliare un autocontrollo che anni di studio della magia hanno contribuito ad affinare.

Strappo la freccia dalla ferita stringendo i denti, mentre i nanoriparatori si mettono all’opera.

Sparo fuori una nuvola di rilevatori, mentre salto di lato e colpisco di taglio Clint, mancandolo.

Si diffondono in freatta per la stanza, scarto ancora, l’elettrofreccia mi manca di pochissimi millimetri. Escono, nelle stanze adiacenti. Continuare a muovermi mi sta stancando velocemente, ho anche perso parecchio sangue, prima che le macchine rimarginassero la ferita. Clint, invece, mi sembra sempre più fresco. Noto un movimento, dietro un paravento. Il mio unico vantaggio è la riconquistata lucidità. Stramazzo al suolo, dietro la scrivania.

Clint gira attorno con l’arco spianato, solo in minima parte giocato da un trucco così prevedibile, malgrado sia accecato dall’odio.

Contavo proprio su questo. Quando mi vede li, in terra, per nulla minaccioso, senza aver cercato di strisciare dall’altra parte ha un attimo di esitazione.

Sufficiente a scagliare la manciata di polvere che ho pensato nella sacca. Crolla a terra, addormentato.

Sfodero un pugnale e raggiungo il paravento proprio mentre il tizio che vi si nascondeva dietro sta scappando attraverso una porta nascosta.

Non sono dell’umore migliore, ma il suo costume mi strappa un sorrisino.

Una specie di tunica violacea, con tanto di cappuccio appuntito, indossata sopra a una specie di leggera cotta di maglia. In mano ha una pistola di strana foggia.

Sono su di lui in un attimo, tra di noi, fisicamente, non c’è confronto. Sotto il ridicolo costume c'è un ometto piuttosto esile.

Lo immobilizzo e lo lego.

Raccolgo l’arma e la rigiro tra le mani. È una sorta di pistola a raggi. La punto contro la parete, senza che accada nulla di visibile.

Sento che ride.

- Non sprecare la tua debole mente di essere inferiore nel tentativo di capire a cosa serve. È un chiaro esempio della superiorità della scienza nazional socialista, è in grado di alterare le menti degli esseri dalla volontà debole, così che vengano acciecati da un sano odio.

Utile, ma non quanto lo sono stati i nostri camerati assoldati dai decadenti americani, che ci hanno permesso di infiltrarci nel loro governo corrotto. –

- Odio? Non sarai mica... – Si deve sentire quanto è turbata la mia voce perché il ridicolo ometto, che ora so non essere tanto ridicolo, ride rumorosamente. – Vedo che non ho bisogno di armi, invece, per infliggere il giusto terrore in te, subumano. – Strappo il cappuccio ed arretro di fronte al volto che, in corpi sempre diversi, ha regnato per oltre seicento anni sul mio mondo. Prima che possa riflettere la mia mano è gia scattata e dalla sua gola fuoriesce un fiotto abbondante di sangue.

Subito dopo mi rendo conto.

Il Seminatore d’odio è un clone di Adolf Hitler. Da qualche parte ne esistono centinaia, pronti a risvegliarsi, uno dopo l’altro. Uccidere il corpo è inutile.

Getto inorridito il pugnale e mi precipito nella stanza. In un angolo c’è un mobile bar. Afferro una bottiglia e la stappo. Nella stanza si propaga l’odore dell’alcol di malto. Sento la prima ondata di nausea, ne bevo un sorso, per ricacciare indietro il panico che mi assale e rovescio il resto in terra. Sono velocemente dal Seminatore d’odio e raccolgo un po’ del suo sangue nella fiasca.

Poi mi rialzo. Appoggio il contenitore su un mobile.

Quest’uomo, saltando di clone in clone, ha dominato il nostro mondo, cercando di realizzare nella forma più pura il sogno del nazismo. Il Reich millenario sotto il tacco del Fürer millenario.

Più e più volte quei corpi sono stati uccisi in attentati. Il tutto inutilmente, un altro lo rimpiazzava sempre.

Rilascio la mia ultima colonia di nanomacchine offensive nella fiasca. Mi rilasso, mentre la seconda ondata di nausea mi assale. Mi accorgo che ho ancora in mano la pistola del Seminatore d’odio. La metto nella sacca.

Inizio a raccogliere da terra un po’ di equipaggiamento. Le nanomacchine si stanno combinando col sangue. Alla fine, per sconfiggerlo, perfezionarono un sistema infallibile. Raccolgo una delle frecce di Clint e la intasco.

Dei nanodisassemblatori, programmati sul suo codice genetico, in modo da scomporlo non appena vi entrassero in contatto, vennero rilasciati su tutto il pianeta.

Si narrò che di quest’arma terribile si erano perse le tracce. In realtà poche colonie, in grado di ripetere l’operazione erano state messe da parte, prima di distruggerne i progetti. Io avevo una di esse e l’ho ricombinata con il codice genetico dell’Adolf Hitler di questo mondo. Un letale virus selettivo si sta diffondendo nell’aria, un virus in grado di uccidere tutti i cloni del Seminatore d’odio nel momento stesso in cui usciranno dal bozzolo.

Allungo la mano verso la pistola... e salto



[i] Ok, chi indovina quasta citazione si prende un non premio doppio placcato di non oro per il suo non compleanno.

[ii] Chi becca questa, invece, un non premio come sopra e uno per il suo non onomastico