MarvelIT Presenta:

SIMON GARTH in:

UNA VOCE DAL NULLA

 

di rossointoccabile

 

a Richard Matheson

 

Attorno a te c'è solo il buio. Non vedi nulla, ma sei cosciente.

Come se un dio capriccioso decidesse che non hai diritto al riposo che ti viene spesso assicurato (o molti dei, in fondo chi sa veramente chi determina le nostre vite, chi le “scrive”).

Sei ancora cosciente, nel chiuso della tua tomba. Se i tuoi sensi, la tua capacità di percepire, fosse ancora quella di quando eri vivo potresti sentire il gelo che ti circonda, l'odore della terra, il suo peso opprimente.

Invece vedi solo il buio, ascolti il silenzio.

Non ti chiedi cosa ti ha risvegliato, non ti resta abbastanza volontà per porti neppure questa domanda. Non ti alzi, non sei interessato ad alzarti, non lo vuoi. Vuoi solo riposare per sempre, come più volte ti è stato concesso. Come più volte ti è stato revocato.

Resti immobile nella tua tomba ed aspetti, ma dire che aspetti significa attribuirti molta più volontà di quanta tu ne abbia realmente.

Se possedessi ancora curiosità l'attesa sarebbe snervante. Non sai quanto attendi, non lo sapresti neppure se ti restasse la volontà di saperlo.

Ma non hai volontà, se non quella di riposare, in fondo tu sei morto.

Improvvisamente, in quel silenzio di tomba (rideresti delle battute involontarie, ora? Oppure resteresti il solito freddo bastardo che le odiava, assieme agli sciocchi perditempo cui accadevano?) c'è un click. Come di un ricevitore del telefono. Lo ricordi il telefono?

- Pronto -

Senti il rumore di un tuono, attraverso il ricevitore (o qualunque sia il canale di questa comunicazione).

- Pronto - per la seconda volta.

Il tempo passa, tu vorresti rispondere, ma le parti del tuo corpo adatte a questo scopo sono sparite da tempo, marcite come tutte le parti molli prima ancora che il tuo corpo venisse risvegliato dalla terribile magia che impedisce il tuo riposo.

- Pronto - Per la terza volta, con voce rotta.

Poi il click della comunicazione interrotta.

Qualcosa ti dice che questo è collegato alla causa del tuo risveglio. E se vuoi tornare al tuo riposo devi eliminare questa causa. Il desiderio di spegnere la vita torna a farsi largo in te, di spegnere questa falsa vita sofferente che ti perseguita, e la vita di chiunque cerchi di ostacolarti.

Non sai quanto tempo è passato, non hai modo di misurare il tempo, ne’ ti curi del suo scorrere.

Ma dopo un tempo che non considereresti lungo, se ti curassi di lui, senti nuovamente il click del ricevitore e l'ormai familiare – Pronto. -

Passa ancora del tempo, poi, con meno sicurezza – Pronto? - e dopo solo un attimo – Pronto – un po' più forte e con voce più acuta.

Poi nulla, ne un respiro ne un suono.

Attendi e questo è, seppur familiare, un comportamento strano per te. Attendi come se fosse un'azione.

E lo è, per la prima volta da tanto tempo compi un'azione. Attendi.

Per chissà quale alchimia, la tempesta che, ora te ne accorgi, continua a scassare la superficie della tua tomba (ti giungono i suoni smorzati dei tuoni e, forse, il tamburellare della pioggia sul terreno), la magia che ti anima e questa strana voce dal nulla hanno fatto qualcosa, stai agendo di tua volontà, anche se ti limiti solo ad aspettare.

- Pronto! - grida all'improvviso la voce. Poi il rumore di un oggetto che cade, ma smorzato, come su un tappeto. Dopo un poco il click, oramai familiare, toglie la linea.

 

Ne è passato di tempo, anche se tu non hai modo per misurarlo.

Ne è passato, mentre tu, immobile nella tua tomba non facevi che aspettare.

Tu non lo sai, ma siamo nella mattinata avanzata della notte del tuo risveglio.

Improvvisamente un click. - Sono la signorina Elva – Se fosse il possibile il tuo cuore sobbalzerebbe. Ma non c'è più un cuore nel tuo corpo putrefatto. E prima di una qualsiasi tua reazione (ma sei ancora in grado di reagire in qualche modo?) qualcuno risponde. La comunicazione non è per te, come poteva esserlo del resto.

Tu sei morto.

- Oh, salve. Posso fare qualcosa per lei? -

Ascolti. Del resto non hai scelta, non puoi fare altro. Sei li e le parole sono tutto ciò che ti accompagna nel gelido buio della tomba.

- Questa notte il mio telefono ha suonato due volte, ma quando ho risposto, nessuno si è fatto vivo. Non hanno abbassato la cornetta, e d'altra parte non ho sentito il segnale di linea... Solo il silenzio. -

- Le dico io cos'è stato, signorina Elva. Il temporale ha creato un sacco di guai alla compagnia, siamo sommersi di proteste per interruzioni o per cattiva qualità dei collegamenti. Io dico che è fortunata se il suo telefono funziona ancora. -

- Allora lei crede che si tratti di un'interferenza, di un disturbo provocato dal temporale -

- Certo. Questo è tutto. -

- Crede che succederà di nuovo? -

- Può darsi. Può darsi. Non so dirglielo, signorina Elva. Ma se succede di nuovo mi chiami e manderò uno dei nostri uomini a controllare. -

- D'accordo. Mille grazie, cara. -

Click.

Il silenzio ti piomba addosso come una cappa, pesante da sopportare.

Da quando dimostri tali sensazioni?

Tu dovresti essere insensibile. Sei morto.

Invece uno strano desiderio si muove nella tua mente morta, il desiderio di sentire ancora le voci.

Forse è per questo che, quando dopo un tempo che nell'oscurità della tomba potrebbe anche essere eterno, senti nuovamente il familiare click hai come la sensazione di aver chiamato tu.

Ma come fai ad avere sensazioni?

Cos'è questa strana novità?

Tu non provi nulla, sei morto.

- Pronto -

Ovviamente rispondi col silenzio, come altro potresti?

Senti che la tua interlocutrice chiama qualcuno.

Senti lontano un – Che c'è? -

- È quello di cui le parlavo. Ascolti. -

- Ma non è nessuno -

L'osservazione ti lascia indifferente. Ti basta sentire una voce. È molto di più di quanto ci si aspetterebbe da te, del resto.

- Appunto. Appunto. Ora aspetti e cerchi di sentire se riattaccano. Sono sicura che non udrà niente del genere. -

- Non sento niente. -

- Asp... - click

È passato, completamente andato.

E non sai come farlo tornare. Hai solo il fantasma di una parvenza di desiderio.

Se sapessi come fare, forse, proveresti a ricontattare quella donna, colei che compare sempre in queste brevi ed inutili comunicazioni.

Ma perché poi?

Cosa avrai mai da dirle? Sei morto, solo un cadavere che, di tanto in tanto qualcuno muove come un burattino.

Eppure il tempo scorre, nel buio della tua tomba.

Non puoi misurarlo, ma scorre.

Dopo un periodo che non saprai mai definire senti il familiare click.

Ma nessuno risponde. Puoi sentire il respiro della persona dall'altra parte. Ora lo sai, respira, è viva. Mentre tu sei morto, irrimediabilmente, anche se non definitivamente, morto.

Lei riattaccherà e non avrai sentito neppure quell'unica parola che ti concesse la prima volta.

Cosa puoi farci, tu non puoi emettere suoni, e se proverai ad aprire la bocca essa si riempirà di terra.

La terra in cui sei sepolto.

Eppure, in qualche modo inspiegabile, attraverso l'incredibile collegamento fra di voi passa un suono.

Passa realmente, tanto che la donna chiede, con voce tesa – Pronto? -

Ma che suono? Una vibrazione lamentosa, un'emissione d'aria, un sibilo gracchiante.

Non sei stato tu ad emettere quel suono, allora da dove viene?

Se potessi te lo chiederesti, curioso. Ma non c'è curiosità in te. Non c'è nulla.

Poi il silenzio, da entrambe le parti.

Dopo un poco i rumori riprendono. Non suoni umani eppure c'è qualcosa in loro di familiare, riconoscibile.

Senti un lamento dall'altra parte, dal fondo della gola della donna. Forse sospetta qualcosa sulla natura dei rumori.

- Pronto? - mormora, con un filo di voce.

- Pronto! - urla.

E qualcosa risponde, non puoi certo essere tu, tu non puoi parlare.

- P-r-o-n-t-o -

Poi non senti più nulla.

 

- È certa che qualcuno abbia detto pronto? - Ha chiamato nuovamente la società dei telefoni. Stai ascoltando le loro voci già da un po'.

Ma può bastarti?

Hai ancora desideri?

Riesci ancora ad esprimerti, anche se solo per una strana alchimia?

Oppure assisti ad un macabro scherzo?

Ma tu non ti poni queste domande, immobile nella tua tomba, mentre i vermi divorano le tue putride carni.

- Forse si è trattato solo di un disturbo della linea. -

- Le dico che era un uomo! Lo stesso uomo che si è divertito ad ascoltarmi quando dicevo pronto, pronto, pronto. - Non parla di te. Tu non ti diverti. Esisti e basta. - E lui non rispondeva! Lo stesso che ha fatto quei terribili rumori. -

Senti schiarirsi la gola educatamente.

Tu non puoi ridere di questo modo di dire, di questa falsa educazione. Di questo suono che emettono quando vogliamo far capire a qualcuno che si sta rendendo ridicolo.

Ma le due interlocutrici conoscono certamente questa convenzione.

Come la conoscevi tu quando eri vivo.

E la rispettano. Tu, invece, non rispettavi nulla e nessuno, vero?

- Be', Elva, manderò un uomo a controllare. Naturalmente i nostri operai sono molto occupati per via dei danni prodotti dal temporale, ma appena possibile... -

- E io che faccio se quell'... quell'individuo chiama di nuovo? -

- Riattacchi e basta, signorina Elva. -

- Ma continuerà a chiamare! -

Il tono divenne affabile. - In tal caso perché non cerca di scoprire chi è? Se ci riesce noi possiamo prendere immediati provvedimenti, e... - click

Ricomincia l'attesa. Ma tu aspetti, hai tutto il tempo del mondo per attendere. O almeno il tempo che serve perché il tuo corpo abbia finito di putrefare.

Perché prima o poi finirai, anche tu finirai.

Neppure quello potrebbe essere sufficiente a darti la pace.

Eppure tu qualcosa stai facendo, anche adesso qualcosa stai facendo. Non sai neppure cosa, poiché desiderare è qualcosa che non fai da tempo.

Click

- Pronto? -

- Pronto? - il tono è vacuo e inanimato, e come potrebbe essere altrimenti, tu sei morto e non è la tua gola disseccata che ha risposto, ma la magia che ti anima e quel po' di volontà che in qualche modo ti viene dalla tempesta.

- Chi parla? - Cosa risponderai ora?

Sono Simon William Garth, l'ex presidente delle Garwood Industries di New Orleans. Ero un bastardo e sono morto per questo. Ed ora sono uno zombie, un non-morto che non trova pace.

No, non puoi dirle questo vero? Sempre che tu ne sia capace, sempre che tu ne sia cosciente e in qualche modo ricordi anche solo una parte di tutto questo.

- Pronto? -

Hai perso la tua occasione. Non un suono esce più dalla cornetta dall'altra parte.

- Chi parla, per favore? -

Ma tu non rispondi, sei morto, cosa puoi rispondere.

- Pronto? -

La tua gola marcita ha ripreso il sopravvento sulla strana alchimia che ti ha dato voce per qualche istante.

- Ma c'è qualcuno? -

Ma certo signora. Un corpo marcito, un cadavere putrefatto. Un incubo.

- Pronto? -

Non potresti neppure volendo, diciamocelo. Ma tu non vuoi, come potresti volere. Sei morto.

- Per favore...! -

Una marionetta mossa dalla magia, neppure più sotto la volontà di qualcuno, rianimata da un capriccio del destino.

- Pronto? -

click

Che triste destino. Anche quando vuoi solo comunicare sei un agente del terrore.

Se solo potessi immaginare quella donna terrorizzata da qualcuno che non vuole altro che scambiare due parole, ma che non può, perché è morto, morto da tempo.

 

Click

- Dove si trova? Voglio parlarle. -

Quale sconvolgente volontà puoi aver messo in questa tua azione. Quale volontà, tu che sei una creatura senza volontà. È già incredibile che tu riesca a chiamare, solo volendolo, solo inviando questo impulso chissà come sulle reti telefoniche. Ma che tu riesca anche a parlare, dopo giorni che ci provi, questo è incredibile.

E questa donna terrorizzata, nel suo letto, con la cornetta in mano ha sentito la tua voce che non è una voce, priva di ogni caratteristica della vita.

Te la immagini? Un artiglio di ghiaccio le attanaglia il petto. E non sa ancora cosa sei.

Dalla sua gola (perché i suoi suoni escono dalla gola) esce un suono debole, tremante. Non riesce a proferir parola.

- Dove si trova? Voglio parlarle. - ripeti, impietoso. Non eri pietoso neppure in vita. La pietà è tra le poche cose che non è morta con te, vero?

- No, no. - singhiozza.

- Dove si trova? Voglio... -

click

 

- Le dico che non ne posso più. - Un filo di voce

- Dice che quell'uomo continua a chiamarla, eh? -

- Ho già spiegato tutto quanto – esplode – Ho dovuto lasciare staccato il ricevitore tutta la notte perché non chiamasse. E il ronzio mi teneva sveglia. Non ho chiuso occhio! Ora voglio che faccia controllare la linea! Voglio che faccia smettere questa situazione terribile! -

Senti cosa hai fatto. Hai gettato nel panico più nero una persona innocente. Ha qualche colpa, che la ossessioni così?

La sua colpa è stata di svegliarti? Ma è poi stata lei?

Sei un mostro. E non solo per il tuo aspetto.

- Va bene signorina Elva. Manderò un uomo oggi. -

- Grazie, cara, grazie. Vuole chiamarmi, per favore, quando... -

Ti sei mosso ed è caduto del terriccio? C'è un'interferenza?

Comunque si sente un ticchettio, l'hanno sentito anche loro.

Ora metteranno giù.

- Vedo che la linea è sovraccarica. -

- Ripeto, vuole essere così cortese da farmi sapere chi è quell'orribile uomo, quando l'avrete scoperto? -

- Certo, signorina, certo. E le manderò un operaio nel pomeriggio a controllare l'apparecchio. Il suo indirizzo è 127 Mill Lane, giusto? -

- Infatti, cara. Se ne occuperà, me lo promette? -

- Glielo prometto, signorina Elva. Sarà la prima cosa che farò -

- Grazie cara. - Click

Ora la lascerai in pace? Oppure la chiamerai la mattina stessa?

O nel pomeriggio?

 

Click

- Pronto? -

- Signorina Elva, sono la signorina Finch. -

- Si. -

- Circa quelle chiamate che dice di aver ricevuto... -

- Si? -

- Abbiamo mandato un operaio sulla linea. E adesso ho il suo rapporto. -

- Ebbene? -

- Non ha trovato niente.

Ha seguito la linea fino ai limiti della città, e la ha trovato un filo caduto, possibile fonte del contatto. -

- Filo... caduto? -

- Si, signorina Elva. -

- Mi sta dicendo che non ho sentito niente? -

- Nessuno potrebbe averla chiamata da quella zona. -

- Ma se le dico che un uomo mi ha telefonato!

Ci sarà un telefono da quelle parti, ci sarà un modo in cui può avermi chiamata. -

- Signorina Elva, il filo è staccato, è per terra. Domani una squadra tecnica andrà ad aggiustarlo e non ci saranno più... -

- Ma deve esserci un modo! Lui mi ha chiamata! -

- Le dico che non c'è nessuno da quelle parti! -

- Da quelle parti? Quali parti? -

- Elva, è il cimitero. -

 

Bene. Ora lo sa.

È inutile che ti sforzi, è inutile che cerchi di chiamarla.

Senti questo ronzio che va e viene? Quelli, dalla sua parte sono gli squilli. Non risponderà, ora che sa non risponderà.

Chissà se immagina che tu potevi sentirla, anche quando parlava con altri?

Di certo lo teme. Sarà la, distesa sul letto con gli occhi sbarrati. Avrà implorato qualcuno di passare la notte con lei, per tenerle compagnia e proteggerla da te. Ma non le credono, nessuno le crede. È evidente.

Ti sta aspettando. È per questo che smetti di provare e fai qualcosa che non hai ancora mai fatto dal tuo risveglio.

Ti muovi.

Spingi e scavi, esci dalla tomba in cui eri stato seppellito e ti incammini. La notte è giovane e conosci il suo indirizzo, la raggiungerai.

 

Ma come le parlerai, ora che sei uscito dalla tomba?