PROLOGO: Revelation, Texas

 

Un posto tranquillo dove vivere.

Se si era amanti di Ai Confini della Realtà.

A prima vista, Revelation era solo un’altra minuscola città sonnacchiosa, un punto così insignificante sulle mappe che solo una cartina molto, molto dettagliata si sarebbe degnata di mostrarlo.

Revelation giaceva in mezzo al deserto. Di giorno c’era da arrostire, di notte da gelare. I suoi edifici erano tutti di legno e chiodi; avrebbero fatto la gioia di un coreografo di film western. Le automobili erano poche, ed una di esse apparteneva all’unico ‘recente acquisto’ della comunità di 1.678 anime; il resto dei veicoli consisteva in cavalli ed un paio di carri ippotrainati. Il tempo forse non si era fermato, qui, ma aveva decisamente rallentato.

Almeno all’apparenza.

Revelation era una minuscola città piena di grandi segreti -troppi per poterli anche ‘sfogliare’ rapidamente.

E l’uomo di nome O.Z. Chase, cacciatore di taglie professionista, ed il suo wolfdog Cerbero, si trovavano in quel momento immersi in uno di tali segreti.

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 3 - Giustizia per un fantasma (I Parte)

 

 

“Signori, vi presento Bob.”

Il laboratorio era un concentrato di alta tecnologia. Indipendentemente dal suo proprietario, Chase era comunque della convinzione che qualunque cosa più complessa di un cellulare e di un laptop fosse roba da extraterrestri.

Non lo aiutava molto trovarsi di fronte a “Cosa hai detto che è?”

Il suo interlocutore, l’uomo di nome Solomon Quinn, cioè colui che appariva come un uomo, diede una pacca affettuosa al braccio della creatura. Era questa un colosso antropoide in armatura, grosso come Hulk, dalla carnagione scagliosa di un blu scuro, con un muso tozzo, occhi gialli tutt’altro che rassicuranti, e l’equivalente rettiliano di una capigliatura rasta. Un mantello scarlatto lungo fino ai piedi completava il tutto. “Bob è, tecnicamente parlando, un drone adattoide: un organismo combattente biosintetico a funzioni multiple legate alla condizioni ambientali circostanti. In una parola, è un Annichilatore. Completamente riprogrammato per un solo scopo: obbedire agli ordini della S(Squadra)I(Investigativa)S(Speciale). La nostra punta di diamante.” Diede un’altra pacca. Bob non batté ciglio.

Cerbero ringhiò all’indirizzo di Bob. Chase disse, “Dovresti farti pagare un tanto a parola: saresti ricco con una sola conferenza. Sia chiaro, comunque: quel coso lo porti a spasso tu. Ha l’aria di essere davvero tosto.”

Quinn annuì. “È virtualmente indistruttibile. Se anche qualcuno riuscisse per miracolo a metterlo a terra o a contenerlo, si adatterebbe per superare l’ostacolo. La sua forza di base è sopra la classe Hulk… Ma credo che adesso abbiamo cose più importanti di cui occuparci. Andiamo.”

 

L’edificio, visto da fuori, era rimasto tutto intero. Due piani, costellati di finestre, quasi tutte chiuse da assi. Solo quelle al piano terra e tre al primo erano state aperte.

Un tempo era un hotel. Da qualche ora era la nuova sede della SIS. E il primo compito a cui erano chiamati i titolari riguardava il trasloco e quanto ad esso connesso.

“Assurdo, semplicemente assurdo, ridicolo e degradante!” borbottando ripetutamente tale frase, una femmina di una specie rettiliana -pelle a scaglie castane venate di una tinta più scura, con una specie di criniera ispida lungo il collo, muso corto e postura digitigrada- stava spazzando il pavimento con una scopa di saggina. La sua tuta rossa aveva già assunto un marcato colore grigiastro. “Abbiamo abbastanza robot da rendere questo posto civile in men che non si dica e con il minimo di fatica, e guarda cosa mi tocca fare!” Tossì per l’ennesima volta.

Un’altra figura scese la scala: era, come lei, l’evoluzione di un velociraptor, ma con la pelle di un uniforme verde. Il suo nome era Zed, e serviva la famiglia Quinn da quando l’impaziente M’rynda non era che un pulcino appena sgusciato.

Zed si avvicinò ad una pila di scatole e ne prese una. Saggiamente, decise di non proferire verbo: lei cercava solo una scusa per sfogare la sua energia. Il suo lavoro al SIS prometteva di farle esplorare il mondo fuori da Revelation, in cui era praticamente cresciuta dal giorno che la loro astronave si schiantò presso la città…ma prima la giovane doveva imparare a non dare per scontato l’uso della loro tecnologia nelle piccole cose quotidiane. Un po’ di corvee non le avrebbe certo fatto male. Il Comandante aveva fatto male, anche se involontariamente, a crescerla nella bambagia…

In quel momento, si udirono i passi. Sia Zed che M’rynda faticarono a sopprimere un brivido; riprogrammato o no, un Annichilatore era portatore di memorie terribili. Erano stati quei droni a distruggere la loro casa, il pianeta Z’lyztaya. E solo Solomon poteva freddamente concepire di riutilizzarne uno a beneficio del SIS…

I pesanti passi si fermarono. Furono Solomon, O.Z. e Cerbero ad entrare. “Zed, Miranda, a che punto siamo? Miranda, il tuo aspetto…” aggiunse severamente.

Lei sospirò. Le sue forme furono nascoste da quelle del dissimulatore olografico; in un attimo, al posto della saura c’era una splendida ragazza dai capelli neri ed il volto affilato. Zed si affacciò sulla balaustra. “I volontari stanno predisponendo l’hardware ed il software. Siamo ad un buon punto, Comandante,” e sottolineò con un chinare della testa.

Solomon e Chase si diressero verso la stanza attigua alla reception.

 

La stanza era stata letteralmente rivoltata. I pannelli di legno erano stati rimossi. Una squadra di operai stava piazzando reti di canaline e fasci di fibre ottiche nelle canaline. Altri stavano trattando il legno con un impermeabilizzante. Altri stavano ristrutturando l’impianto di illuminazione. Altri ancora stavano sistemando gruppi di sensori e di quant'altro servisse alla sicurezza. La stessa scena si stava ripetendo nelle stanze dove i membri del SIS avrebbero dovuto alloggiare.

“Olà, Solomon!” disse il caposquadra, venendo avanti. Era il ritratto del tipico lavoratore, muscoloso, canottiera sudata, elmetto e pantaloni kaki con cintura piena di attrezzi. Tese la mano guantata e la strinse al suo concittadino, prontamente ricambiato. “Ancora una settimana, e non riconoscerete più questo buco.”

“So di poterci contare, Alonso. La serra continua a fare il suo dovere?”

Alonso annuì, spostandosi un po’ l’elmetto con il pollice. “Alla grande, Solomon! Non ho mai avuto un raccolto dietro l’altro così buono, da quando ci hai messo mano! Gli ordini si sono già triplicati.” La sua espressione si fece, per un momento, guardinga, nel focalizzarsi su Chase.

“Piacere di conoscerti, hombre,” disse il cacciatore di taglie. Quinn quasi dovette trascinarlo via per un braccio. Cerbero si tolse l’ultima soddisfazione facendo il gesto dell’alzata di zampa all’indirizzo del capomastro.

 

“Prima regola: non assumere atteggiamenti di sfida con questa gente, va bene?”

Chase grugnì.

“Sei uno straniero,” continuò Quinn. “Ci vorrà tempo perché si abituino a te e a Cerbero. Porta pazienza, e vedrai che in men che non si dica sarai un compaesano purosangue. Oh, e ricorda di evitare i biscotti fatti da Mamma Tess: è un amore di donna, ma era sua sorella che li sapeva fare.”

“E che fine ha fatto la sorella?”

“Beth? È morta sei mesi fa.”

“Oh.”

“E poi ci sono i ragazzi.”

“Ragazzi?”

Quinn annuì. “Gli irregolari di Baker Street. Si sono battezzati così dopo essersi letti tutti i romanzi su Sherlock Holmes. Sono un po’ il nostro telegiornale locale. Sanno informarti su tutto quello che succede a Revelation e dintorni con più efficacia di qualunque reporter…e sono anche dei gran discoli.”

Chase sorrise -quella parola non la sentiva da quando andava a scuola lui, ed era parecchio tempo fa… “Come hai detto, scusa?”

“Dicevo: gli Irregolari sono anche famosi per i loro scherzi. Possono trasformare una strada in una trappola mortale.” Ridacchiò. “Povero Beau, lo porteranno alla pensione anzitempo. Credo che dei loro cugini vivano a New York.”

“Beau?”

“Il vicesceriffo. Beauregard Feiffer. Pare un soldo di cacio, ma è il miglior braccio destro che Derek possa avere. Anzi, ricordati che in assenza di Derek, Beau è il tuo uomo.”

“’K, Altro che dovrei sapere?”

Quinn ci pensò su, poi, “No, per ora. Adesso, dobbiamo occuparci del nostro primo caso.”

A quelle parole, sia Zed che M’rynda drizzarono le orecchie.

“Il cammeo degli Sterling?” chiese Chase[i].

Quinn annuì. “Dove pensi di cominciare a cercare?”

“Venendo qui, ho visto sulla Main Street il posto che forse fa al caso nostro. Spero solo che non sia un salto nel buio…perché quel cammeo ha un valore che va oltre quello nostalgico.” Era un’osservazione, non una domanda.

“Giusto: si tratta di un potente talismano. La sua peculiarità, tuttavia, è che, per essere usato nel modo giusto, bisogna possedere una fede…speciale.”

“Oh.”

“M’rynda, Zed, preparatevi. Andiamo.”

 

Pochi minuti dopo, il tempo di cambiare abito, e il gruppo si muoveva lungo la Main. La loro meta era un negozio caratterizzato da una vetrina che esponeva gli oggetti più disparati, e da un’insegna in perfetto stile celtico, con un serpente a due teste, arrotolato su sé stesso. Il cartello dell’insegna recitava

MA ROSE’S

ANTIQUES

“Da quanto tempo esiste il Ma Rose?”

Alla domanda di Chase, Quinn rispose, “Il negozio in sé esiste da cinquecento anni. Le sue proprietarie sono state tutte molto longeve. Quella corrente è solo la quinta.”

Chase annuì. Tre secoli fa, il mercenario Rex ‘Vulture’ Lucas uccise la proprietaria del cammeo, Joan Antoniette Sterling, quest’ultima in odore di stregoneria -e forse mica un odore tanto strano, da queste parti!

“Ma’ Rose, Jessica Lee e Serena LaPierre non sapevano nulla del cammeo,” disse stizzita M’rynda. La ragazza indossava un aderente body nero con una parte del lato destro coperta da uno strato metallico. Nel braccio reggeva un elmetto così lucido che sembrava uno specchio e completamente piatto, senza neanche un’apertura per il volto. “Cosa speri di scoprire tu?”

Cerbero abbaiò stizzito. Chase, fucile posato disinvoltamente sulla spalla, berretto e occhiali da sole, disse, “Spesso, piccina, la risoluzione di un caso giace in una sola domanda posta nel modo giusto ed alla persona giusta.”

“Tu…” fece lei, ma fu trattenuta per una spalla da Zed, il quale indossava solo un top aderentissimo e shorts pure al limite della decenza.

“Hai citato le tre proprietarie a partire dall’arco di tempo dell’omicidio Sterling, immagino. Pensi che l’attuale non abbia nulla da dire, in merito?” Chase appoggiò la mano alla porta...e questa si aprì da sola.

Cioè, fu aperta dall’interno, con un allegro scampanellio, dalla proprietaria in persona: una donna di età indefinibile, che avrebbe potuto avere quaranta come settanta anni. Era indubbiamente un’indiana nativa. I suoi capelli erano neri e lucidi, intrecciati in una coda di cavallo. Il suo volto quieto ed imperscrutabile, e soprattutto i suoi occhi larghi e verdi, tradivano una saggezza senza tempo. Indossava una camicia verde, una bella gonna lunga fino alle caviglie, e una lunga collana di denti.

“Non è mia abitudine accogliere i clienti sulla soglia,” disse la donna, con una voce dal timbro basso, fermo. “Ma temo che non ci sarebbe spazio per tutti voi.” Fissò il suo sguardo sull’indifferente Bob.

“Um, non siamo qui per comprare, Miss…” tentò Chase. Si sentiva a disagio davanti a quella strana donna. Lo fissava come faceva sua madre quando lo beccava con le mani nel barattolo dei biscotti. Sua madre non si sarebbe mai arrabbiata, no; lei lo avrebbe ferito parlandogli con calma, con distacco, usando educatamente le frasi più taglienti. La mamma non gli aveva mai dato uno schiaffo, e lui ne aveva sofferto parecchio.

Desiree Longbow,” disse l’indiana. “Naturalmente, so che ci sono altri motivi per questa visita. A proposito, Mr. Chase, la sua intuizione si è rivelata corretta: posso esservi di aiuto nella ricerca del talismano degli Sterling. Solo un momento, prego.”

La videro rientrare nel negozio. Si muoveva lieve come una foglia, i suoi passi non facevano rumore. Se fosse stata anche lei uno spettro, Chase non si sarebbe più sorpreso.

La porta si riaprì. Desiree, questa volta, aveva in mano un oggetto coperto da uno spesso velo azzurro -un oggetto troppo grosso per essere un cammeo, della forma sbagliata per essere una scatola.

“Questo può aiutarvi,” disse Desiree. Nella sua voce si poteva ora intuire una nota…preoccupata? “Ma fate attenzione: le conseguenze per il suo uso possono andare ben oltre il successo della vostra ricerca.” Chase vide gli occhi di lei brillare -proprio così, le pupille mandarono un lampo.

“Non può essere più precisa?”

“Dipende. Per quanto riguarda la vostra missione, è quello che cercate.”

“È quello che ci basta, allora.” Chase allungò la mano verso il panno che copriva l’oggetto.

L’oggetto fu rivelato -solo uno specchio, un bello specchio rotondo e perfettamente lucido avvolto da un’elaborata cornice d’argento.

“È una specie di scherzo?” Chase era abituato ad identificarsi con le contorsioni mentali delle sue prede. Non era abituato, nell’epoca delle Meraviglie’, a gestire il sovrannaturale o gli enigmi nascosti. Lasciò cadere il panno; irritato, fece per sfiorare il vetro.

Solomon aggrottò la fronte. M’rynda allungò una mano verso di lui. “Mammifero, asp*”

Troppo tardi. La carne sfiorò appena il cristallo.

La transizione fu pressoché istantanea. Tre alieni naturalizzati, un terrestre ed il suo cane, e un Annichilatore, si trovarono di colpo sotto un’enorme quercia! Davanti a loro si stendeva un vasto campo di grano. Una piccola città di legno si stagliava in distanza. E tutti furono sicuri che non si trattava di Revelation!

“Quinn..?” chiese Chase, imbracciando il fucile. Cerbero stava già con i sensi in massima allerta. Solomon assunse la sua forma naturale, gli abiti sostituiti da un’uniforme corazzata. M’rynda si mise rapidamente il casco; il suo cranio scomparve sotto il metallo a specchio, ma la sua forma corporea divenne indubbiamente quella della rettile, coda inclusa.

Zed fu ancora più drammatico: divenne un colosso di quasi tre metri, coperto da una pelliccia castana, rada in tutto il corpo tranne che sui polsi e le caviglie; la zona che andava dalla gola, lungo il torso, fino all’inguine ed al sottocoda mostrava solide scaglie. Quattro paia di corna appuntite, due corte sulle tempie e due lunghe, si estendevano dal retro del cranio. Il muso aveva qualcosa del drago e del cane insieme.

“Non avrebbe molto senso, la sottigliezza, in una situazione totalmente sconosciuta,” disse Quinn. Sollevò un braccio e controllò i dati su un minicomputer posto sul bracciale. “Hmm, niente tracce di radiazioni residue. Se quello specchio era un sistema di teletrasporto, era davvero molto sofisticato…” lo videro tutti accigliarsi. “Padre?” chiese M’rynda.

“C’è qualcosa che non va con i valori ambientali.”

Chase si guardò intorno. Tutto era silenzioso, gli uccelli cantavano nel grano, il vento era una carezza dolce e calda. C’era un profumo come non lo sentiva dalla sua infanzia… “A me sembra solo una giornata splendida,” disse, ma provava un brivido -gli capitava di sentirsi così, quando c’era un pericolo imminente, o qualcosa di molto sbagliato…

“Appunto,” disse Quinn. “La concentrazione di agenti inquinanti, intendendo quelli di natura industriale e di attività legate alla combustione interna dei motori, è quasi nulla. Persino le cosiddette ‘riserve naturali’ presentano tracce eccessive di CO2, SO2, nitrati e…”

“Prima che ci reciti tutto il testo di chimica, traduci, per favore.”

M’rynda ringhiò da sotto il casco. Quinn fece un cenno ammonitore con la zampa. “M’rynda, per favore… Dicevo, Chase, che o ci troviamo in un qualche ambiente chiuso che simula quello che vediamo, o ci troviamo in una diramazione cronale, o…” fu interrotto dal grido.

Quinn e tutti gli altri si voltarono verso la fonte. “Per la miseria,” disse Chase.

Dal campo di grano erano emerse due figure: due giovani, massimo diciotto anni a cranio; un ragazzo ed una ragazza, quest’ultima intenta a cercare di coprirsi un torace non ancora completamente sviluppato. Il volto di entrambi era costellato di lentiggini. I pantaloni di lui erano tenuti su solo dalla sua mano, e la camicia era completamente aperta. Erba e foglie di grano scompigliavano loro i capelli.

I loro abiti erano di una foggia antica, roba che oggidì si vedeva solo addosso agli Amish più oltranzisti. Amish o no, comunque, li si poteva comprendere se avevano gli occhi così sgranati che minacciavano di uscire dalle orbite.

Anche quando la ragazza urlò, “I demoni! I demoni! Dio ci salvi!” e fuggì a gambe levate nel campo di grano, nessuno della SIS poté veramente biasimarla. Così come non si poté biasimare il ragazzo, che, estratto un coltellaccio da una fibbia dietro la schiena, si mise in posa minacciosa davanti al gruppo. “Voi…voi non…osate! Mostri! Tornate all’inferno da cui siete venuti!”

Chase inarcò un sopracciglio. “Che razza di dialetto parlano? E dire che credevo di conoscerli tutti, quelli anglosassoni.”

Il ragazzo avanzò. La sua mano tremava, ma la sua espressione era di feroce, disperata determinazione -un contrasto molto buffo con la determinazione con cui si reggeva i pantaloni.

“Questo perché il loro ‘dialetto’ è un Inglese arcaico del primo 18mo secolo,” disse Quinn, facendo un passo indietro. “Non torcete loro un capello. È un ordine.”

“Uh?” Finalmente, Chase realizzò. “Quello specchio..?”

“Terza ipotesi, come stavo dicendo prima di questa interruzione: ci ha portato nel diciottesimo secolo. Affascinante.”

Il ragazzo, imbaldanzito dall’esitazione della mostruosa creatura scagliosa, arrangiò la sua arma per colpire meglio. “Il Signore è con me, ed io non temerò alcun male… Via, mostri figli del Male!”

Anche una testadura come Chase capiva che se avesse solo piantato dei proiettili nella spalla di quel tizio, anche senza ucciderlo, avrebbe rischiato di fare un casino…

Abbassò il fucile. “Lasciate fare a me, va bene? Ehi, ragazzo.”

Il ragazzo esitò -non solo non aveva mai visto un demone, in vita sua, ma vederne uno in forma umana, e che per giunta parlava Inglese…be’ non seppe cosa fare!

Chase si tolse gli occhiali, li piegò e li infilò nel taschino della giacca. “Senti, so che non sembra, ma siamo dei buoni, e…”

“E che ci fai con la bestia di Satana al tuo fianco, se non sei un figlio del Male?” il ragazzo era decisamente al di là di ogni ragionamento. Urlando come un pazzo, si gettò contro Chase…solo per incontrare un solido calcio di fucile infilato negli addominali. L’aria gli uscì d’un fiato dai polmoni e lui crollò al suolo, svenuto.

“Non sopporto che qualcuno insulti così il mio amico,” disse Chase, dando una carezza alla testa di Cerbero. “Con tanti saluti alla diplomazia, immagino. Bene, se quella strana donna riteneva che dovessimo finire qui per risolvere il caso, non ci resta che andare a fare qualche domanda in giro. Obiezioni?”

“Sì,” disse M’rynda. “Come ci torniamo nella nostra epoca? Mio padre ha lasciato la macchina del tempo in soffitta.”

“Nel peggiore dei casi,” disse Quinn, “Dovremo solo tornare a Revelation, per la precisione alle miniere di rame dove si trova il cristallo cronale.” Alla faccia interrogativa di Chase, aggiunse, “Un’altra delle tante storie della mia città.”

“Diventerebbe un best-seller… Bene, ora si tratta di restare uniti: se la Sterling era in odore di stregoneria, possiamo solo sperare che essere finiti qui non sia una coincidenza.” Posò il fucile in spalla. “Coraggio, Squadra: e state attenti: anche nel ‘700 questa gente sapeva combattere.”

“E che aspettarsi da mammiferi selvaggi?” fece M’rynda. Al brontolio di Zed, si affettò a precisare, “Tu escluso, naturalmente.” Quinn scosse la testa. Chase l’avrebbe anche sculacciata, ma era abbastanza sicuro che le scaglie sarebbero state troppo dure per lo scopo.

Il gruppo si immise su una strada sterrata, percorsa dai segni degli zoccoli e delle ruote di legno. “Deve essere Salem,” disse Quinn. “Joan Sterling veniva da lì. Immagino che sperasse che Revelation fosse abbastanza lontana per lei…”

“Non abbastanza, evidentemente…Hmm già arrivano i rinforzi.” E questo era curioso: a quei tempi, la gente al massimo aveva i piccioni viaggiatori, e ci sarebbe voluto comunque il suo tempo perché uno arrivasse a destinazione e si arrangiasse la cavalleria…

Eppure, la nube di polvere non poteva essere scambiato per altro che un gruppo di cavalli. Infatti, poco dopo, le sagome dei destrieri erano ben visibili. E anche i cavalieri dovevano avere capito che gli stranieri non erano proprio di quelle parti…

I cavalli furono fermati a una decina di metri dagli stranieri. Gli uomini, cinque in tutto, vestiti di nero, erano pallidissimi. Tutti si affrettarono a puntare i loro moschetti contro i ‘mostri’.

“Siamo qui in pace,” disse Quinn. “Vogliamo parlare con qualcuno che sappia di una vostra concittadina…”

“Parlerete solo alla presenza di un giudice e del prete, demoni!” disse uno di loro, quello in testa. Istintivamente, puntò alla sagoma più grossa, quella di Bob. E per quanto le armi a pietra focaia fossero ben altro che precise, mancare il bersaglio a quella distanza era…

impossibile? Il proiettile colpì esattamente in mezzo alla fronte dell’Annichilatore…e scomparve dentro la sua carne sintetica.

Quinn annuì. “Soddisfacente assorbimento dei corpi offensivi. Credo che abbia già assorbito completamente la materia del proiettile e la sua inerzia…”

BLAM!

Il cappello dell’uomo che aveva sparato per primo volo via, completamente sbrindellato!

Chase, le canne del fucile ancora fumanti e puntate sul gruppo, disse, “Ora, secondo le vostre regole, io posso farvi molto, ma molto male. Allora, che ne dite di rispondere ad un paio di domande facili facili?”

L’uomo in testa al gruppo fece una faccia che più buia non si poteva…e sputò per terra. Fece per dire qualcosa…quando cadde bruscamente da cavallo! Era come se qualcosa lo avesse tirato giù; infatti, appena ebbe toccato terra, fu sollevato per una gamba e trascinato verso la SIS nonostante si dibattesse come un disperato. La misteriosa creatura invisibile lo sollevò poi per il bavero del mantello, e lo allungò a Zed. Il meticcio di rettile e mammifero lo prese fra due zampone enormi, tenendo strette le braccia lungo i fianchi.

L’aria tremolò, e M’rynda riapparve, al fianco di Chase. “L’ho imparato dalla vostra cultura: una scossetta per la collottola fa meglio di qualunque minaccia. Vero, Zed?”

Zed aprì leggermente la bocca, rivelando una chiostra di zanne paurose. Ci aggiunse un leggero ringhio, giusto per fare scena. Un odore inequivocabile si udì nell’aria: l’uomo se l’era fatta sotto. A giudicare dalla sua faccia, era ad un passo dall’infarto. Zed aprì ancora di più la bocca, fece per mangiarselo, e…

“NO! Per amor di Dio, no! Vi diremo quello che volete!” fece uno degli uomini a cavallo, protendendo un braccio.

Chase annuì. “Cosa sapete di una donna di nome Joan Antoniette Sterling?”

 

Revelation

 

Apparve nel cielo, un puntino luminoso che gli osservatori del mondo avrebbero scambiato per un piccolo asteroide. Raramente sulla Terra ne arrivava uno lungo cinque metri e largo tre. Molti cacciatori di asteroidi si sarebbero presto messi in moto.

Per ora, la sola preoccupazione degli abitanti di Revelation era come trattare l’evento.

Il corpo celeste sfrecciò veloce nel cielo. Superò l’area urbana della città, ma di poco, andandosi a schiantare appena fuori da essa -ma più che una caduta, la si poté definire un atterraggio, perché all’ultimo istante, la roccia aveva deviato il suo percorso, arrivando a scavare un lungo solco nel terreno anziché scavare un cratere. Fu, nonostante ciò, uno spettacolo fenomenale, che rilasciò una nube di polvere infuocata e fece abbastanza rumore da fare tremare i vetri di mezza città e romperne diversi.

Passarono i minuti, durante i quali il guscio roccioso si raffreddò fra sibili e scricchiolii.

Circa venti minuti dopo l’evento, il guscio, simile ad un uovo placcato, iniziò a rompersi. Le prime crepe apparvero esitanti, seguite da altre, e poi altre ancora in un processo sempre più rapido…

Finalmente, qualcosa emerse da esso: un’ala, per la precisione, un arto dalla pelle durissima e dotato di un potente artiglio ad uncino all’altezza della giuntura.

Un momento dopo, dal guscio emerse un potente braccio dalla pelle grigia come la roccia, un braccio che terminava in una mano dalle tre dita artigliate.

La creatura aveva superato le prime difese intorno al pianeta. Ora, si trattava solo di superare il primo contatto…



[i] Il caso gli è stato esposto nel precedente episodio