LA GUARDIA DELL'INFINITO

 #10 - Parlami

 
 Storia: G. Felici rossointoccabile
 Supervisione: Fabio Furlanetto
 Copertina: Andrea Calisi
 Colori cover: Andrea Calisi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

MARVELIT - https://www.comicus.it/marvelit

 
 
 

Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Assicurati che nessuno abbia potere.

Mikhail Bakunin

 

Terra. Los Angeles. Ufficio di un notaio.

- Quindi una donazione. –

- Si. –

- Ma l’intero pacchetto azionario? –

- Si. –

- Ma è un pacchetto di controllo. –

- Esattamente, dono alla fondazione l’intero pacchetto di controllo della Greenwashing. Ci sono ostacoli di ordine burocratico o amministrativo? –

- No, la proprietà è sua, dopotutto. –

- La proprietà è collettiva, mio caro, la proprietà è collettiva, se ne accorgerà. –

 

Titano. Appartamento di Sundragon e Demeityr.

- Devo andare mia cara. Se le previsioni di Adam sono esatte dovrete sigillare la rete dei mondi e il mio compito è quello di proteggere i nostri ospiti [i]. Spero di poterlo fare, malgrado la pessima figura nell’ultimo scontro con la Guardia Imperiale shi’ar [ii]. –

- Non sarai solo, chi vuoi che osi opporsi a dieci eterni di Titano. – La voce di Sundragon non ha il tono allegro che la frase scaramantica esigerebbe. – Non è questo che mi preoccupa, non molto, per lo meno, nella peggiore delle ipotesi noi saremo sigillati sulla Terra, ma voi potrete usare liberamente le poche stazioni funzionanti della rete. È il destino della Terra che mi preoccupa, in pochi mesi si sono susseguiti disastri sempre più gravi e se ora le previsioni di Adam sono anche lontanamente giuste, stiamo per affrontare una crisi come raramente si sono verificate.

Ho dei dubbi sul suo piano. Questo non dovrebbe succedere. –

- Eros mi diceva la stessa cosa ricordando i tempi della crisi del Guanto. I suoi dubbi si sono rivelati immotivati, alla fine, anche se capisco benissimo che fossero apparentemente fondati. Se Adam perdesse il vizio di non dire mai tutto la cosa sarebbe più semplice. Credo sia convinto che non riusciremmo ad afferrare il problema nella sua complessità. Come eterno dovrei esserne offeso, ma la mia cultura ha dimostrato fin troppo spesso un eccesso di schematismo. Non ci resta che sperare che abbia ragione anche questa volta. –

Sundragon bacia a lungo il suo amante. Poi si volta ed esce. Lui la segue, arrivano alla Porta, appena istallata su Titano. Lei si volta e lo bacia di nuovo. – In bocca al lupo, amore. – Lui la guarda, per un attimo poi la bacia di nuovo – Crepi e in bocca al lupo anche a te, temo tu ne abbia più bisogno di me. Stai per avventurarti in luoghi ben più oscuri. –

- Crepi. Tornerò, non preoccuparti, chi vuoi che sia in grado di resisterci, nel pieno del nostro potere? – Poi attraversa la Porta. Lui tocca alcuni pulsanti, aspetta l’arrivo dei suoi compagni poi attraversa la Porta a sua volta.

 

Titano. Abitazione di Mentore

- Non so cosa abbia in mente, è diventato più taciturno da quanto ha intravisto la possibilità di questa crisi. Quando ci ha rivelato i suoi timori credevo intendesse tentare un’azione preventiva. Poi ci ha illustrato il suo piano. Ho protestato e mi ha risposto con una citazione shakespeariana. Non so cosa fare, da una parte vorrei fidarmi di lui, dall’altra lo capisco sempre meno. Già il fatto che ci abbia portati fuori dal Sistema Solare per non interferire nel piano di tuo padre è una cosa che mi spiego a malapena. Ma lui è il campione della vita e non credo che volesse, o addirittura potesse, opporsi alle forse che erano in campo. Ma ora? Non so, proprio non so. –

- Capisco i tuoi dubbi figliola, ma non possiamo considerare l’insorgere del senso dell’umorismo come un segnale negativo, tutt’altro. Inoltre fino ad ora le sue azioni si sono rivelate tutte motivate dalle migliori intenzioni. È la ragione per cui tutti noi abbiamo deciso di appoggiare il suo piano principale, malgrado avessimo dei dubbi sui suoi metodi e sulle vie traverse che, a volte, intraprende per raggiungere i suoi scopi. Non dimenticare che, nella peggiore delle ipotesi potete sempre riunire il Guanto, anche se capisco pienamente le sue remore a farlo. –

- Io no, padre. Non riesco proprio a capire perché non lo faccia. Non credo sia realmente spaventato dalle minacce del Tribunale Vivente. Ma non sono stata onnisciente, e quindi non posso saperlo. Non riesco a comprendere come possano esservi dei limiti all’onnipotenza. –

- Neppure io, eppure mio padre ha perso dopo essere diventato onnipotente. Non possiamo che fidarci della sua parola, su questo come su altri argomenti. E sperare che i suoi piani in relazione a questa crisi non risultino sbagliati. Del resto, per ora, della crisi sappiamo solo da suoi velati sospetti e null’altro. Potrebbe sbagliarsi, non è infallibile. –

- Me lo auguro, padre. Mi spiace è ora che io vada, non vorrei che sigillasse la rete dei mondi con me da questa parte. Malgrado i miei dubbi, tra il partecipare a questa folle missione e il non parteciparvi non ho scelta. Il richiamo delle responsabilità è impellente. Per la prima volta dalla guerra contro Thanos. –

- Buona fortuna, figliola. –

 

Terra. New York. Ufficio di Nathaniel Byrd.

- Mi scusi, signorina. Ma capirà i miei dubbi. Entra nel mio ufficio una donna dalla pelle verde, che ha la fama di aver sgominato da sola, a mani nude e senza ferirli, un intero squadrone di militari dell’ONU [iii] e che mi chiede se voglio occuparmi della sicurezza delle sedi americane di una fantomatica Fondazione Scientifica, già il nome, lo riconoscerà, sa di presa in giro, non posso che mostrare sorpresa. Non dico che non sia invitante. I miei affari non vanno così bene da non considerare attraente il compenso che mi offrite, gli affari di nessuno vanno così bene, ma vorrei soltanto capire meglio di cosa si tratta. –

Il cellulare di Gamora squilla. – Un attimo, mi scusi. Si? Va bene, arrivo al più presto. – Riattacca. - Bene, comprendo i suoi dubbi, - Gamora estrae un voluminoso fascicolo dalla ventiquattrore – qui sono contenuti tutti i dati che possiamo comunicarle per il momento. Se accetta ci sarà una cospicua integrazione, non è nostra pratica tenere i nostri collaboratori totalmente all’oscuro dei nostri scopi e del nostro operato. Ripasserò qui la settimana prossima, stesso giorno e stessa ora, così avrà il tempo di documentarsi e di riflettere sulla nostra proposta. Per qualsiasi ulteriore dubbio che le dovesse venire nel fascicolo ci sono numerosi recapiti di posta elettronica e telefonici per rintracciarci. Ora, se mi scusa, devo rispondere a una emergenza. Non resti sconvolto dal mio mezzo di trasporto, se accetta dovrà farne uso anche lei. –

Detto questo si avvia verso il muro e svanisce al suo interno.

- Merda! – Blackbird si precipita verso la porta, per vedere se la sua misteriosa ospite ha attraversato il muro, ma la stanza esterna è vuota.

 

Luna. Base della Guardia.

Gamora esce dalla Porta.

- Bene, ci siamo tutti. Sigillo la Terra e la Luna rispetto alla rete dei mondi. – Warlock manovra alcuni comandi. – Ho disattivato tutti i nostri terminali sulla Terra, andranno reistallati. Ora non ci resta che disattivare questo sulla Luna. –

- Non ci sono metodi alternativi? – Drax è dubbioso

- No, non che funzionino meglio. –

- Bene. – Il pugno di Drax distrugge il terminale di controllo della Porta.

- Ora nulla potrà usare i nostri sistemi per estendere l’infezione fuori dal pianeta. Non che questo sia un mezzo definitivo, ma almeno ritarderà la crisi. Posso mantenere il campo di indeterminazione per pochi istanti ancora. Pip, portaci giù. –

- Devo essere pazzo a seguirti, andiamo. – Gli otto avventurieri svaniscono per ricomparire oltre il portale.

 

Limbo, qualunque cosa sia.

Otto figure appaiono dal nulla. – È troppo sperare che tu riesca a ricordare come siamo giunti qui e riesca a bypassare il portale, se necessario, vero? –

- Mio signore, non dare troppo per scontata la mia incapacità. Potresti restare deluso se i tuoi timori si rivelassero fondati. Comunque non so, dovrei fare una prova. –

- Lasciamo perdere per ora, cerchiami di orientarci, se orientarsi è possibile in questo posto. –

Attorno al loro una sconfinata brughiera nebbiosa. Sconfinata? In certe direzioni la nebbia è così fitta che sembra impossibile capire se c’è qualcosa da quella parte o solo il vuoto nulla.

- Modred? –

- In questo luogo sono in grado di reimpostare il tuo campo di indeterminatezza. Il signore di questo regno non dovrebbe essere capace di rilevarci, a meno che non ci cerchi, ovviamente. È così perché io voglio che sia, non funzionerebbe se la sua volontà fosse sovrana su questo mondo. –

- Ma non lo è. Il dominio sui suoi servi gli è stato appena strappato e, anche se la bambina è tornata sulla Terra, la sua presa sul Limbo è forte quasi come quella del, momentaneamente solitario, autoeletto signore di questo mondo. –

- Ora, se non lo andremo a cercare e se non pronunceremo il suo nome dovremmo essere invisibili ai suoi sensi magici. Avendo altro per la testa non dovrebbe intralciarci. Dubito però, che tutti gli abitanti del Limbo siano andati via. Molti di essi non erano quel che normalmente si definisce demone. –

 

Limbo, non si sa se dopo.

La marcia si sta facendo faticosa. Gli otto eroi (?) avanzano con difficoltà tra le fredde raffiche del vento e la nebbia che ostacola la visione, spesso anche oltre la punta del proprio naso. Come poi, possa esserci la nebbia malgrado le violente raffiche di vento è una particolarità tutta del Limbo, difficile da spiegare con termini umani.

- Questo mondo ci rifiuta. Ci accoglie con condizioni proibitive e ci impedisce di volare, quasi, visto che le raffiche sono appena sopportabili solo a terra. – Dragoluna urla per farsi appena sentire, Warlock si volta verso di lei.

- Dovremmo essere perfettamente in grado di resistere a queste condizioni atmosferiche. Questo ambiente fa ben più che adattarsi a noi. Ci adatta ad esso. Ci sentiamo incapaci di alzarci in volo e guardati, urli invece di usare la telepatia. Riesci a costruire delle contromisure adeguate, Modred? –

- Per ora solo un sistema di comunicazione mentale, ogni parola che pronunceremo si proietterà nelle menti degli altri. Qualsiasi altro sistema di protezione verrebbe rilevato. Qualsiasi sistema che ho studiato fino ad ora, naturalmente. Ci sto ancora lavorando. –

 

Limbo, per quel che ne sappiamo anche nello stesso posto di prima.

Le raffiche sferzanti non sembrano più disturbare i nostri eroi (?) che comunque si guardano bene dal volare. La marcia resta noiosa, non potendo vedere assolutamente nulla attorno ad essi, visto che, a controbilanciare l’inefficacia del vento, la nebbia si è fatta ancora più fitta.

Anche così, per otto creature dotate degli strabilianti poteri di cui sono dotati i nostri eroi (?) non è facile perdersi, neppure in un posto come il Limbo. O meglio, malgrado tutto quel vagare nel deserto, forma che il Limbo ama assumere [iv], giungono a una grotta.

Entrano, il buio non è assoluto, anzi più avanti sembra esserci una qualche luminescenza.

- Adam, temo che la tua pelle stia assumendo una sfumatura violacea.

- E il tuo abito è sostanzialmente quello che portavi su Ba-bani [v]. Questo ambiente ci sta cambiando, come stavo dicendo prima. Sarà il caso di stare molto, ma molto attenti a ciò che facciamo e di sforzarci di restare sempre presenti a noi stessi. -

- Certo. – Pip si toglie il sigaro di bocca e sputa per terra – per te è facile dirlo, al più ti trasformerai in un pazzo furioso determinato a dominare il cosmo imponendo un giogo assoluto e indistruttibile su tutte le menti. Siamo noi quelli destinati a fermarti, in quel caso, e la prima volta è stata un’esperienza che preferirei non ripetere. –

Sundragon ridacchia, anche per stemperare la tensione. – Vedo che in te sta riemergendo, invece, il Pip vigliacco e piagnucolone.

- Mai sparito mia cara, esattamente come il grande amatore. Ma la mia paura è motivata, non abbiamo mai affrontato, ne prima ne dopo, una minaccia paragonabile al primo Magus, intendo quello vero di cui nessuno o quasi ha memoria, quello che abbiamo sconfitto a costo di riscrivere completamente la realtà, non la patetica imitazione rappresentata dalla parte malvagia dell’anima di Adam. Tu non l’hai mai visto, non puoi capire. Era esattamente come Adam, in ogni sua mossa, in ogni sua parola, nelle modalità di azione, in tutto, solo che era viola e mosso da motivazioni assolutamente opposte. Cioè era la versione più potente del tipo che ha strappato il Guanto dell’Infinito a chiunque ha osato metterci le mani sopra. Più potente e insondabilmente malvagia.

Si, ne ho paura, ne ha paura Gamora e, scommetto, anche Adam. E ne ha paura anche Thanos, ne sono certo. E ne avrebbe paura chiunque, se solo lo ricordasse, come in fondo, hanno paura di Adam, non riuscendo a sondarne le motivazioni.

- Basta ciance, Pip, abbiamo una missione e poco tempo per portarla a compimento. – Tutti si muovono prontamente.

- Vedi cosa intendo? Per quello che ne sappiamo in questo regno il tempo è privo di significato, eppure quando Adam ci dice che abbiamo poco tempo siamo tutti disposti a credergli. Immagina questo potere nelle mani del peggiore dei nostri avversari.

 

Limbo, una qualche indicazione spazio/temporale?

La caverna fa presto posto a un lungo e accidentato tunnel dalle pareti fosforescenti. Lungo il cammino i nostri eroi (?) non mancano di incappare in tanti souvenir di precedenti visitatori.

In terra un lucido scheletro metallico che scavalcano agevolmente, ciò che era un tempo un possente corpo, metallico anche esso, schiacciato a pugni dentro la parete e tutto ammaccato.

Piccole rocce arancioni sparse qua e la, occhiali rossi in frantumi, un gigantesco robot viola e porpora ridotto in pezzi, un martello. Pip si accosta e tenta di prenderlo, lo solleva con facilità, lo osserva poi lo getta. – Peccato, speravo in qualcos’altro.

Un’armatura rosso e oro stracciata apparentemente dall’interno, e così via.

- Ma è mai sopravvissuto nessuno qui?

- Tutti, troll, tutti e nessuno. Benvenuto nella terra delle possibilità infinite.

Pip si volta verso la voce , non del tutto familiare, alle sue spalle. I capelli di Adam Warlock si stanno arricciando a vista d’occhio. Dragoluna indossa l’abito che aveva su Ba-bani e Modred ha delle profonde rughe sul volto.

- Speriamo bene.

 

Terra. Boston. Un attico del centro. Attorno al giorno due.

- Tutto quello che sta succedendo qui fuori è pazzesco. Cosa dicono i tuoi strumenti? – La creatura purpurea si volta verso l’androide celeste.

- Una perturbazione magica di insondabili proporzioni, come se l’Inferno stesso fosse sfociato sul pianeta. Riusciamo a mantenere a stento il campo di probabilità all’interno di questo appartamento, anzi, di questo laboratorio più due sole stanze, al momento. E questo solo grazie ai nostri due intelletti, senza rivali sul pianeta. Con pochi rivali, non devo farmi prendere dal delirio del mio creatore. E solo perché nei miei schemi mentali e tra le mie conoscenze ci sono i rudimenti della magia. –

- Dobbiamo trovare una soluzione, oppure adattarci ed imparare a dominare queste forze. –

Sentono il rumore di vetri infranti provenire da una delle stanze non coperte dal campo. Un demone rossiccio passa attraverso la porta metallica del laboratorio quasi fosse aria.

La creatura purpurea si getta sul demone e lo tempesta di pugni, prima che questi possa reagire, poi lo afferra per il collo e lo sbatte dentro una sfera di vetro e metallo, che inizia immediatamente a brillare in maniera sinistra. – E alla svelta. –

L’androide lo guarda, poi guarda il demone nella bottiglia. – Potrà tornarci utile. – E si sposta sugli strumenti della sfera.

 

Limbo, vabbè, ci siamo capiti

Pip avanza nella luminescenza sinistra del tunnel, vede in terra una specie di balestra a tamburo, la raccoglie e se la rigira tra le mani – Questa poi… - Ci pensa un attimo e decide di tenersela, visto che sembra funzionare. – Ehi, ragazzi, guardate questa… - Pip si volta, dietro a lui, nessuno.

- Ma che cazz… -

- Ma guarda chi si vede, sempre a leccare il culo a quello stronzo dorato? –

- Chi cazzo ha parlato? Oltretutto Adam non è poi così stronzo, non con me, per lo meno. –

Pip si guarda intorno, sopra uno spunzone di roccia sta appollaiato un troll sporco e peloso, coperto di pustole e croste, interamente coperto di peluria rossiccia e dai lineamenti stranamente familiari.

- Parli così perché non sei stato ancora abbandonato qui, prima o poi cambierai idea. –

Il troll si lancia su Pip con una enorme clava tra le mani. Pip si teleporta fuori tiro. Il troll cade a terra, apparentemente incosciente. – Questo giochino di teleportare via tutta l’aria da attorno a qualcuno è interessante, dovrò riprovarlo prima o poi. – Pip si china a raccogliere il sigaro ancora acceso caduto al suo avversario – Che schifezza, ma in mancanza di meglio… Vediamo di scoprire dove si sono cacciati quei perdenti dei miei compagni. –

 

Limbo, forse, ma non necessariamente, da un'altra parte.

Dragoluna calcia via un bracciale grigiastro, ricoperto di capsule ammaccate. – Ci sono passati proprio tutti, da queste parti. –

- Parli da sola, Eletta?.

Dragoluna si volta di scatto, alzando la guardia. La sua avversaria, nuda, se non per una fascia ridottissima a contenere il seno, e con il lunghissimi capelli castani raccolti in una treccia piena di grossi ami, la attacca con sapienti mosse che la guardiana para con altrettanto sapiente abilità.

La treccia vortica a cercare la carne di Dragoluna, ma intanto produce anche profondi tagli sul corpo della sua avversaria che sembra, però, rispondere allo stimolo con smorfie di piacere, piuttosto che di dolore. Grossi massi vorticano attorno alle due, strappati direttamente dalle pareti allo scopo di essere scagliati contro l’avversaria, la quale li deflette prontamente mentre scansa il successivo calcio volante. I colpi psichici e i tentativi di influire direttamente sui processi psichici vengono evitati altrettanto abilmente da entrambe le parti.

Un masso enorme viene scagliato contro la donna nuda, che lo riduce prontamente in frantumi. Tra di essi si insinua il bracciale precedentemente calciato via da Dragoluna. – Banale. – Nella voce della donna c’è un tono di disprezzo, mentre deflette l’oggetto, un attimo prima che la sua testa venga avvolta da una tela spessa e appiccicosa che parte dal bracciale. Il successivo attimo di sorpresa è sufficiente a Dragoluna per assestare un potente colpo di taglio alla base del collo all’avversaria, che cade a terra svenuta. – È sempre stato ingenuo, non c’è che dire, ma si rivela un valente alleato anche dopo morto. –

 

Limbo, prima o poi.

Modred scavalca un bastone, un tempo bianco.

Si chiede come ha fatto a cacciarsi in questa situazione, perso in un regno infernale mentre il suo mondo, un mondo di molti secoli più avanzato di quello in cui è nato (sempre che avanzato abbia un qualche senso) è invaso da sconfinate schiere demoniache.

- Ossa in fuoco. –

- Mi hai preso per un novellino per pensare di sorprendermi con un incantesimo così primitivo? Ho innalzato il mio Scudo di Seraph… - Le parole si bloccano nella bocca del mago quando vede il suo avversario. Il mantello verde completamente strappato lascia intravedere, malgrado il cappuccio alzato, il corpo, più simile ad una mummia che ad un uomo. Marrone e raggrinzito. Il suo antico padrone, se non fosse per le ciocche bianche che si intravedono sotto il cappuccio e per il lineamenti familiari. – Che i Vapori di Voltarr tolgano il tuo respiro. –

- Veleno in ossigeno. Resisti, non farti dominare. So che ce la puoi fare. –

- Lampo. –

- I tuoi attacchi energetici non possono attraversare i miei schermi, lo sai. Non puoi competere con la mia volontà se non ti liberi dal dominio. –

- Carne in acqua. –

- È irritante vederti ridotto così. Quasi offensivo. Che il tuo corpo guarisca. –

Modred guarda per un attimo l’avversario che si contorce a terra tra atroci spasimi, poi va avanti.

 

Grande Nube di Magellano. Un po’ fuori da quello che era l’Impero Kree.

Demeityr guarda con una certa apprensione il suo interlocutore.

- Credo che anche il tuo governo concorderà che questa è la soluzione migliore. Voi detenete illegalmente un kree che non ha, e non aveva già da prima della guerra, la cittadinanza dei vostri domini. Al suo posto è stato trovato, in territori di gran lunga esterni ai domini shi’ar, cioè in piena Via Lattea, un mutaforma e non un mutaforma qualunque, ma colui che è stato chiamato a rappresentare la sua razza nell’Elite della Guardia Imperiale. Non replicare, possiamo provarlo. Ora, ciò che dovremmo fare, ne sono ben cosciente, è consegnarlo alle autorità. Loro probabilmente lo incrimineranno e lo giustizieranno per spionaggio, ma noi siamo contrari alla pena capitale e voi non potreste impedirlo se non con una guerra tra le nostre due galassie, guerra che, qualunque sia l’esito, vi lascerebbe pressoché indifesi di fronte a minacce, esterne al nostro gruppo isolato, che puntano i loro occhi più su voi che su noi. A noi, invece, interessa soltanto avere indietro il nostro compagno, che si è trovato coinvolto, assieme alla nave Avventura, in un gioco più grande di lui. Proponiamo quindi un semplice scambio di prigionieri, di cui le potenze della Via Lattea non verranno mai a sapere nulla. Mi sembra che la cosa possa essere vantaggiosa per tutti. –

Gladiatore fissa il suo interlocutore con rabbia. – Io sono ancora convinto che voi siate coinvolti con i ribelli kree che si trovavano a bordo della vostra nave, ma la Majestrix è interessata a salvare la vita di Hobgoblin, più che a smascherarvi, a quanto mi pare di capire, e mi ha ordinato di fare tutto il possibile per la sua liberazione. Quindi accetto. -

 

Limbo. In un tunnel, questo è certo. (Almeno credo).

In terra una maschera blu, solcata da due righe verticali celesti. Stretti profili celesti anche attorno agli orifizi. È spaccata in due parti, con un taglio netto.

Pamela guarda la maschera e sente un brivido freddo attraversarle la schiena.

Da dietro l’angolo si avvicina una figura infagottata in un lungo saio nero, col cappuccio calato sul volto.

- Curiosa sorellina?

- Non molto, a dir la verità. Cosa puoi dirmi, come sono rimasta nel Limbo? Poco importa, poiché io non vi resterò. Tu non sei che il riflesso del mio passaggio in questo tunnel. –

- Credilo, se ti fa piacere, io lo credevo e guardami ora. È la tua mancanza di disciplina che mi ha costretta a restare qui, ma ho lavorato molto, da allora, per migliorare. –

Il colpo psichico coglie Sundragon in pieno petto, ma non sembra sortire alcun effetto. La donna col saio si guarda attorno interdetta e cade a terra, grazie alla pressione alla base del collo. – Dovrai lavorarci ancora per molto, mia cara. –

 

Limbo, su questo sono certo.

K’lrt allunga le braccia per raccogliere quelli che sembrerebbero frammenti di arti o tentacoli metallici.

Il pugno roccioso lo coglie impreparato, almeno in parte, e viene scagliato contro la roccia, che sembra muoversi, quasi ad accoglierlo. K’lrt si infiamma, raggiungendo una temperatura altissima, e vola via, inseguito da un’altra torcia.

L’inseguitore sbatte contro un campo invisibile e cade a terra, immobile.

- Trucco vecchio, non credi? Quel colpo non sarebbe in grado di abbattermi, perché dovrei credere che può abbattere te? –

- Provarci non è mica un reato. –

La creatura assomigli in maniera impressionante al super skrull eppure ne differisce in maniera altrettanto impressionante.

È innegabilmente uno skrull, i cui lineamenti sono molto simili a quelli di K’lrt, ma più allungati e spigolosi, il volto pieno di piercing e la dentatura irregolare, negli occhi un’insondabile vena di follia. Volti, per lo più umani, spuntano di tanto in tanto in varie parti del suo corpo.

I due passano svariati minuti a scambiarsi palle di fuoco, raffiche di fiamma e ogni tipo di proiettile invisibile, poi K’lrt avvolge il suo avversario in una bolla di forza, alla quale viene opposta una bolla equivalente. – Non crederai di battermi con questo trucco, posso proiettare ogni forma che tu abbia mai pensato, non mi puoi fregare con una banale bolla. – La voce giunge smorzata dai due campi concentrici. La battaglia di volontà procede a lungo e, come ci si poteva aspettare, viene vinta da quello dei due la cui volontà non è stata spezzata.

 

Orbita terrestre. Dall’altra parte del Sistema Solare.

L’uomo (o ciò che è ora) osserva per l’ennesima volta la sua opera. Ciò che ha realizzato, partendo da materiali basilari, solo in minima parte appartenenti a quel Sistema Solare. La barriera temporale che la protegge le impedisce di avere un effetto devastante sui campi gravitazionali del Sistema.

La modifiche, radicali, apportate nell’ultima fase, sono state verificate. Le false tracce inserite. Manca solo l’ultima mossa. Ma per realizzarla gli serve l’aiuto del suo vecchio amico.

Sposta la sua attenzione sul mondo dall’altra parte dell’orbita, il loro mondo d’origine.

- Interessante, pensa. Non so se diverrà necessario intervenire, ma di certo, dopo aver finito qui, sarà interessante osservare.

Rivolge la sua attenzione altrove, ma del suo obiettivo nessuna traccia, per lo meno fin dove può osservare.

Sulla Luna dei computer si attivano e registrano un breve semplice messaggio. – Warlock, ho bisogno di te. –

L’uomo (o ciò che è ora) rivolge soddisfatto la sua attenzione agli sviluppi della situazione sulla Terra.

 

Limbo. Come dubitarne?

Un impermeabile di pelle e una maschera dal naso appuntito. – O bella, e questo?

Drax si ferma un attimo a guardare l’ennesimo oggetto nel tunnel, oggetto che non riesce immediatamente a collocare. Viene investito con violenza da un velocissimo oggetto verde che lo infila nel muro per una buona metà. Drax si libera delle macerie e colpisce il suo aggressore con tutta la sua forza. Questi, investito da potente pugno volta la testa potentemente spinta indietro.

- Perché specchio fa male a Drax? –

- Dio mio, ero così? – esita e il suo avversario lo colpisce al volto e alle costole senza per questo provocare danni significativi. Drax reagisce con un uno due al tronco e un gancio al mento. Il suo avversario arretra di un passo, sbilanciato ma risponde con una potente raffica di energia.

Arthur Douglas la subisce senza grosse difficoltà. - Di questo passo non andiamo da nessuna parte, se poi ha una Gemma anche lui, potremmo stare qui in eterno. – Colpisce il suo avversario con un potente pugno a mani unite, che lo costringe ad arretrare di un altro passo.

 

Limbo. Se non è un altro posto, sono per lo meno diversi gli interpreti.

Le parti tecnorganiche del corpo si agitano ancora debolmente, dopo chissà quanto tempo, non del tutto prosciugate di energia.

Gamora le scansa con prudenza.

Come scansa l’attacco della furia che la investe. In tutto e per tutto uguale a lei, in un primo momento. Poi nota che le sue forme cambiano, le mani si trasformano il lame, sulla superficie il luccichio dei componenti tecnorganici. Quella creatura si è fatta infettare cercando di divenire più letale. Gamora scarta, evita le lame e corre indietro. Non può toccare la sua avversaria e non può essere toccata da lei. La cosa sarebbe fatale.

Gamora corre, raccogli al volo i due bracciali, un tempo dorati, che aveva visto passando. Sono semidistrutti, ammaccati, quasi non indossabili. Ma se un po’ del loro potere è ancora in essi forse ha una possibilità. Gamora concentra la sua volontà sui bracciali e la sua avversaria si immobilizza, mentre l’energia lascia il suo corpo.

- A pensarci bene, potevo anche riportarla all’infanzia prima di mollarle un pugno. – I bracciali iniziano a vibrare, lo sforzo è stato probabilmente eccessivo per le loro precarie condizioni.

– Quella soluzione mi avrebbe anche permesso, probabilmente, di sopravvivere allo scontro, cosa per nulla certa, al momento. – Gamora si sfila i bracciali e li lancia lontani saltando contemporaneamente nella direzione opposta. L’esplosione la coglie a metà del balzo, evitando, però, di coglierla in pieno. Ricade, comunque, pesantemente a terra.

 

Limbo. Dove, se no?

Adam Warlock raccoglie il mantello da pipistrello da terra.

- La curiosità è sempre stato il tuo peggior difetto, io lo so bene, è per quella che sono qui. –

Warlock si volta, con calma. – È per salvare un prigioniero ed arruolare un guerriero che sei qui. Se non l’avessi dimenticato te ne saresti andato da tempo. –

- Che ne sai tu del futuro. Che ne sai di cosa ho dovuto sopportare in questo mondo, delle nuove cose che ho dovuto imparare. Che ne sai delle ragioni che mi hanno mosso e soprattutto delle ragioni che mi muovono. –

- Dobbiamo combattere? –

- Credo non sia possibile evitarlo. Se non combattiamo non diverrai me, io ricordo la nostra battaglia. –

- E chi ha vinto? –

- Credi di cavartela con un po’ di spirito? Non è così facile. –

- Da come la vedo io è ancora più facile, se non combattiamo non resterò qui, prigioniero. –

- Ma questo non cambierà la mia situazione, io resterò prigioniero, qui non si cambia il passato neppure se lo si cambia. –

- La tua situazione non cambierà perché tu l’hai accettata, solo per quello. Quant’è che non provi ad andartene. Anche ora stai per combattermi per far si che io resti qui, che tu resti qui. Che il nostro scontro non avvenga serve più a te che a me, serve a farti accettare la possibilità di uscire, ma per farlo dovrai recuperare la sanità. –

- Cerchi di cavartela con le parole, questo lo ricordo. –

- Posso cavarmela con le parole, basta che tu spezzi il cerchio che ti imprigiona. Puoi cavartela anche tu con le mie parole, basta che scegli di fuggire dal Limbo invece che combattermi e morire nel tentativo. Se sei me saprai che questo è il solo destino che attende il Magus, se si scontra con me. È gia successo tre volte, perché non una quarta? E una quinta? E così via? –

- Tecnicamente le altre due volte non ti sei scontrato contro il Magus vero e proprio ma solo contro una manifestazione della tua malvagità che aveva assunto questa forma. Passa. Voglio darmi questa possibilità. –

Il Magus si stende a terra e la materia instabile del Limbo inizia ad addensarsi intorno a lui.

 

Limbo. Se il posto è lo stesso sembra un altro. Giuro.

Pip sbuca fuori dal tunnel in un sotterraneo, apparentemente di mattoni.

- Beh, almeno qualcosa di nuovo e non ci sono più quei fastidiosi e preoccupanti oggetti sparsi in terra. –

- Questo può semplicemente voler dire che il posto è abitato e qualcuno si occupa delle pulizie, non ne sarei così sollevato al posto tuo. –

Il troll fa un salto dallo spavento e punta la balestra. Si porta la mano al cuore quasi a contenere il, battito enormemente accelerato.

- Da dove spunti Adam e dove sei stato fino ad ora. Cazzo, quasi mi ammazzi sbucando così dal nulla. –

- Non è importante, andiamo avanti. –

- Hai una faccia terribile, quasi avessi incontrato il tuo peggior incubo. –

- Infatti è così, ho avuto la conferma che questa mia incarnazione, come la precedente, ha la tendenza a sfuggire gli ostacoli insormontabili rifugiandosi nella follia. Credo sia giunto il momento di cambiare. –

Sentono un colpo potentissimo, il terreno e le pareti tremano e Drax passa attraverso il muro, seguito da una copia identica. Dragoluna li guarda per un istante, poi – Dormi. – Pensa. Il primo Drax cade a terra.

Warlock si avvia verso l’unica porta della stanza.

Si ferma davanti ad essa quasi osservandola.

- Una sola mente, è lui. – Dragoluna precede i suoi pensieri, oltre che le sue parole.

Adam apre la porta. Al muro, incatenato da catene lunghe e sottili, che non dovrebbero essere in grado di trattenere neppure un bambino, c’è un demone purpureo.

Modred si avvicina alle catene. – Siamo qui per portarti via. –

- Chi siete? È l’ennesimo scherzo di Belasco? Perché non mi lasciate in pace? I miei carcerieri sono usciti di qui solo pochi istanti fa, perché dovrei credere che siete qualcun altro? –

Mentre Modred cerca di spezzare l’incanto delle catene, Adam continua la conversazione – Non ho la risposta a questa domanda, noi siamo qui da ore eppure non abbiamo incontrato nessuno dei demoni del Limbo. Ma il tempo qui è arbitrario. Non possiamo in nessun modo provarti il contrario, ma cosa ti costa seguirci nell’eventualità che diciamo la verità piuttosto che scegliere di rimanere qui prigioniero? –

- Perché non mi portate via con la forza, se siete qui per liberarmi? Perché dovrei dare a Belasco la possibilità di ridere ancora delle mie speranze? –

Modred si volta verso Adam – Io sono pronto. –

Adam continua – Non possiamo portarti via con la forza, possiamo spezzare la parte delle catene che ti lega ma non quella parte che tu tieni legata, nel Limbo le cose funzionano anche così. Quanto alla seconda domanda non ho risposte. Sta a te la scelta, vale più il tuo orgoglio o la tua libertà? –

Desmund Pitt contrae i suoi possenti muscoli biomeccanici e le sottili catene volano in migliaia di frammenti per tutta la stanza.

- Bene, Pip portaci fuori di qui, credo ci sia una battaglia finale da combattere.

 

Seguimos en combate

 

NOTE

 
 
[i] Volete sapere chi sono, la soluzione in Avengers Icons: Dragoluna, su MarvelIT, naturalmente
[ii] Sempre in Avengers Icons: Dragoluna
[iii] in Marvel Comics Presenta 25, Marvel Italia
[iv] Come sembra evidente da quasi tutte le sue apparizioni
[v] Su Cap e i Vendicatori Star 8 e 9, ovviamente
 
 

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