Kl’rt

parte quattro di quattro

 

di

Giuseppe Felici

rossointoccabile [at] virgilio [punto] it

 

 

L'uomo vero non vede da che parte si vive meglio, ma da che parte sta il dovere.

José Martí

 

 

Grande nube di Magellano. Se vi dico di più spoilero.

Craddock non credeva avrebbe mai avuto davvero bisogno di quel codice di comunicazione.

Ha riflettuto a lungo su pro e contro della situazione.

Tenersela per se oppure sfruttarla per fare carriera.

Un imperatore che si è messo contro il comandante delle forze armate non ha molte possibilità di sopravvivere a lungo.

Ma se avvertito in tempo può sostituirlo e essere grato a chi lo informa.

Sullo schermi compare la figura di Karza. I sistemi di sicurezza verificano l’identità dell’imperatore.

- Parla. – taglia corto.

- Mio signore. Ho ricevuto una comunicazione piuttosto inquietante che non sono certo di aver bene interpretato.

Comunque è successo che Kalimari, il comandante delle forze armate… -

 

Satriani. Ufficio dell’Imperatore.

Karza spegne il video. Riflette per alcuni minuti sul contenuto del messaggio.

È un rapporto inquietante che rimette in discussione buona parte delle sue certezze su Kalimari.

Craddock è un pesce troppo piccolo per avere un qualche interesse nel mentire.

Può essere stato fuorviato. Usato. La comunicazione del capo supremo, oltre tutto, è stata poco chiara, seppure l’interpretazione sembri facile.

Fare l’imperatore, anche farlo male, richiede di non perdere troppo tempo in recriminazioni e pippe varie.

 Non si giudica un problema senza avere dati sufficienti fra le mani.

Batte un veloce promemoria per il servizio segreto e lo accantona per rifletterci un attimo prima di trasmetterlo.

Passa alla posta. Per prime le informative dei servizi. Quasi tutte sono siglate con codici di identificazione che le classificano come controllate e sicure. Una, non fra le prime, è siglata con un codice speciale che assicura che nessuno la apra.

È un pacchetto, di discrete dimensioni. All’interno, ben protetta (o celata) dall’imbottitura, una busta con un minidisco. Un sistema più sicuro e meno fragile dei cristalli quantici.

Il filmato della conversazione tra Kalimari e Donahue è di bassa qualità, inoltre intervallato da fastidiose scariche. Ma il significato, soprattutto alla luce del rapporto di Craddock, è inequivocabile.

Straccia la nota per i servizi e convoca un agente “fidato”.

 

Satriani, Un ufficio molto meno noto.

La sala è enorme. Troppo, verrebbe da pensare, per un ufficio, fosse anche l’ufficio dell’imperatore degli skrull.

I realtà la sala è servita da una fitta rete di passaggi segreti e questo ne giustifica, almeno parzialmente, le dimensioni.

Uno di essi si apre, mettendo in guardia i due colossi d’acciaio alle spalle della scrivania.

L’imperatore comunica con segnali quasi impercettibili. I due soldati, la cui fedeltà incrollabile è fuor di dubbio (almeno per quel che può assicurare la moderna scienza del condizionamento psichico) si rilassano e spengono i ricettori sonori dell’armatura.

Anche se non esiterebbero un istante, se fosse necessario, il fatto di non doversi scontrare col super-skrull li tranquillizza.

- Veniamo al dunque – taglia corto l’imperatore, mentre Kl’rt non ha ancora finito di inginocchiarsi – poiché fare l’imperatore richiede più tempo di quanto uno skrull sembra avere a disposizione e il mio addetto al protocollo ne monopolizza fin troppo.

Ho il fondato sospetto che il sempre sollecito capo delle forze armate stia tramando qualcosa, o che si senta, per qualche ragione, in pericolo.

So, da fonte certa, che ha subito un attentato nel suo ufficio, non molti giorni fa. Questo rende oggettivamente fondati i suoi timori.

Cerca di scoprire se sta complottando e, in questo caso, giustizialo sul posto oppure fammi rapporto rispetto ai suoi timori e se coinvolgono anche il trono. Ora vai, senza tante inutili cerimonie. –

Kl’rt si alza e sparisce in pochi istanti nel passaggio da cui è entrato.

Karza, l’imperatore degli skrull, almeno per quello che riguarda la fazione di Satriani, sorride, poi, colto da un dubbio, rilegge il rapporto sui condizionamenti subliminali cui sottopone il suo agente fin dal suo ritorno.

Torna a sorridere.

 

Il giorno dopo. Un locale. Non molto lontano dall’uscita secondaria.

R’dall guarda il grosso skrull che entra nel locale e si avvia verso di lui.

Per quanto la natura della missione li costringa a tenere un profilo molto basso ha come l’impressione che porti a tracolla un colossale fucilone, quasi un complemento naturale dell’individuo.

Quando il tipo gli passa davanti per attraversare l’uscita secondaria si assicura che non si tratti di un qualche effetto ottico. In effetti la pelle del giaccone è segnata dalla tracolla di un’arma molto pesante. Ma nulla, ora, sembra tirarla.

Si guarda intorno, con la maggiore naturalezza possibile poi si alza e segue Raze nel vicolo.

Svoltano l’angolo ed incontrano i tre che li attendono.

Indossano, tutti e tre, mantelli con cappuccio, capi d’abbigliamento terribilmente sospetti nella maggior parte del cosmo.

Su questo mondo non indossarli è uno dei modi migliori per attirare l’attenzione.

I due prendono i mantelli che uno degli altri gli tende.

Hanno un moto d’esitazione nel constatare che non di skrull si tratta ma di creature dalla mascella pronunciata che ricorda, pur essendo più corta, quella di un tirannosauro con dentatura onnivora.

L’indossano pur non rinunciando a mantenere accesi i filtri solari che assicurano una protezione se non maggiore, di certo più rassicurante.

I cinque si inoltrano nella fitta rete di vicoli senza la quale nessuna vera cospirazione sembra minimamente credibile.

Giungono ad un magazzino abbandonato, entrano, lo attraversano controllando che nessuno li segua, poi escono ed entrano in un’agenzia di viaggi. Visto che non c’è un solo cliente, si affrettano sul retro, dove si tolgono i mantelli prima di proseguire.

Restano entrambi sorpresi sia dal constatare che i due (proprio due) lucertoloni sono fin troppo simili, tranne che nella testa, a degli skrull, ma ancora più sorpresi dal loro terzo compagno.

Kl’rt il super-skrull fa loro segno di seguirlo mentre riassume la sua forma base.

Nella stanza successiva si trovano davanti Henkor, che nessuno di loro conosce.

Dezan, che comunque, sia perché ha posizioni poco ortodosse, sia perché è il fratello dell’ultimo imperatore il cui regno è durato un tempo apprezzabile, non è il più sconosciuto degli skrull.

Raksor, anche prima che partecipasse alla fuga di Dezan era noto per il suo ruolo, che lo ha portato più volte alla ribalta.

S’byll è stata imperatrice e la sua presenza a questa riunione è tanto strana per il fatto che c’è anche uno dei suoi concorrenti per il trono quanto perché è stata data per morta.

Uccisa in uno scontro con il super skrull.

Non che quello che si vede in TV sia degno di fede, ma una bufala del genere ha pochi precedenti.

Quanto a De’lila, il suo volto non evoca, nei due, alcuna familiarità.

Dezan si alza, avviandosi verso il proiettore olografico mentre i nuovi arrivati si siedono.

- Cercherò di illuminarvi il più velocemente possibile. In fondo, malgrado le evidenti difficoltà, si tratta di un banale mordi e fuggi. –

 

Un altro mondo

L’istallazione è fra le più protette dell’impero. Arrivare dal cielo è quasi impossibile e superare i reticolati e i sensori sembra altrettanto impraticabile.

Sono rimasti appostati fuori dal reticolato esterno, oltre la portata dei sensori, per ore, alla ricerca di una falla non evidenziata nelle cianografie.

Un compito veramente improbo, al polo del pianeta, fra distese sconfinate di ghiaccio. L’invisibilità e un sistema completo di mascheramento non proteggono dal freddo come dai sensori. Nulla può allontanare realmente un simile freddo.

‘Lo spazio è gelido’ disse una volta una ragazzina il cui buon senso non era eguagliato dalla saggezza. E lo spazio è gelido anche per questi dieci skrull, giunti fin qui con le loro sole forze.

Il volo iperluce fino al sistema abbandonato non è stato particolarmente difficoltoso. Una buona nave, relativamente confortevole.

Li ha scaricati fuori dall’ellittica, non troppo distante dall’orbita del pianeta.

È provato che anche nella cultura tecnologica più sviluppata la percezione dello spazio, a livello inconscio, è tendenzialmente bidimensionale.

Si pensano prevalentemente quattro direzioni. A volte il sopra. Raramente il sotto.

Hanno proseguito il viaggio nelle tute spaziali con la sola propulsione dei tre di loro in grado di volare nello spazio. E di due Eterni.

La parte più pericolosa è stata l’entrata nell’atmosfera.

Li un angolo sbagliato poteva significare la morte.

Ora sono qui fuori da giorni. Turni di osservazione si alternano a turni di sonno, non resta molto da fare, le comunicazioni radio sono proibite.

Vietate dall’istinto di sopravvivenza.

Comunicano a gesti, quando necessario.

Lo spazio è gelido. Il freddo nelle loro ossa, quel freddo che non può essere scacciato dagli impianti di riscaldamento delle tute perfettamente isolate, sta per finire.

Quando il trasporto truppe rientra dal suo giro di perlustrazione corrono dentro.

Le porte si chiudono dietro di loro, quasi a tagliarli fuori dal mondo. Un mondo ostile, privo d’aria in cui rischiavano di essere individuati dal nemico ad ogni più piccolo errore.

Unico abitante del pianeta il nemico nella cui bocca si sono gettati.

Ma sono passati, macchine e poteri a renderli impercettibili.

Il limite del sistema è di non aver tenuto conto della loro alleanza. Niente sensori di peso all’ingresso.

Ora viene la parte più difficile.

L'istallazione è sconfinata. La loro mappa è imperfetta, nella migliore delle ipotesi.

Il dissimulatore non è buono quanto i poteri del super-skrull per lo spettro visibile.

In fondo per non essere visti è più utile che nessuno guardi dalla tua parte piuttosto che essere invisibili.

I due eterni irradiano un sottofondo telepatico che stende sui nostri una cappa di “problema altrui”.

Se invece che un commando infiltrato si fosse trattato di, che so, un bistrot, questo sarebbe stato più che sufficiente a renderlo impercettibile[1].

È una funzione del cervello che ci porta ad ignorare lo strano, l’insolito, il disturbante.

Viene cresciuta dentro di noi fin dalla tenera infanzia, assieme a tutti gli altri strumenti di interpretazione che ci vengono forniti nel campo di indottrinamento che chiamiamo società.

Si dividono. Possono comunicare meglio dei loro avversari, mentre non sanno fino a quando riusciranno a restare nascosti.

La loro società tecnologica ha avuto milioni di anni per sviluppare sistemi di rilevamento ed è stata per lo più in guerra, durante questo periodo.

Il primo gruppo si inoltra nel complesso alla ricerca di una sala comandi secondaria, un laboratorio, un qualsiasi luogo da cui accedere alla rete interna della base e trovare una mappa.

Una qualsiasi indicazione su dove andare.

Avanzano, analizzando una lunga teoria di porte. Ove possibile la stanza che trovano oltre.

La base sembra abbandonata, oltre le prime porte non si trovano guardiani biologici.

Telecamere in quantità enorme e guardie robot. Le macchine in funzioni pienamente automatizzate. L’automazione protegge dagli amici più che dai nemici, ma se stai contravvenendo a una legge non scritta che perdura da un milione di anni non hai amici.

Raggiungono, finalmente, il loro obiettivo, una sala di sorveglianza.

Visto che il personale umano, in quella sezione, è stato completamente sostituito da macchine, la stanza è obsoleta, inutilizzata e, vulnus del sistema, ancora perfettamente funzionante.

Le telecamere di sorveglianza non sono un grosso problema, mettere un loop all’immagine di una stanza vuota ed inutilizzata è una cosa a prova di qualsiasi sistema di sorveglianza.

Manipolare la realtà fino ai livelli più bassi della composizione della materia e dell’energia, per un eterno è come dire cambiare forma per uno skrull.

I sensori non sono un problema. S’byll e De’lila si mettono a lavorare con i sistemi mentre Raze e R’dall sorvegliano l’entrata (mai essere troppo sicuri di se).

Aggirano le protezioni, un lavoro a conti fatti abbastanza semplice, ricostruiscono i codici di decrittazione (per pura fortuna un processo breve, molto più breve del preventivato) e S’byl, ha appena finito di scaricare le mappe dell’istallazione sul suo portatile quando suona l’allarme.

 

Al pian inferiore, ben al di sotto del livello del suolo.

Le cose cominciano ad andare male sin dal primo momento. Superata la porta che conduce al livello inferiore dell’istallazione, il secondo gruppo si trova davanti un corridoio, piuttosto ampio, pattugliato da robot con lunghe gambe telescopiche, pesantemente armati.

Si muovono in un modo che attira l’attenzione, vicini al soffitto. Due gambe per volta si accorciano al massimo poi avanzano e si allungano fino a terra. Le lenti non rivelano sensori su nessuna frequenza d’onda.

Non fosse per il potere del super-skrull di vedere l’invisibile nessuno sarebbe riuscito a rilevare i sottili fili metallici tesi lungo l’intero corridoio, invisibili grazie ad un riutilizzo tecnologico dei poteri di Sue Storm.

L’eterno modifica i suoi sensi per rilevare le masse, gli altri si affidano a loro due.

Kl’rt crea una passerella che li porta vicini al soffitto e gli permette di superare l’ostacolo.

Arrivano alla porta, la serratura elettronica non può opporsi a chi legge i flussi energetici ed è in grado di manipolarli.

Ma più oltre un muro invalicabile di androidi in stand-by e più dietro il suo gemello.

È un attimo, una lieve esitazione. Henkor fa mezzo passo indietro e sfiora un filo.

Il suono dell’allarme è assordante, inaspettato in quel luogo privo di esseri viventi.

Inutile, nella riconversione del complesso ma mai rimosso.

Le singole componenti del muro, che offrono un profilo genericamente quadrato, iniziano a muoversi, pannelli si aprono nei loro petti, i semicerchi appena accennati sulla parte superiore diventano teste che iniziano a ruotare come cercassero qualcosa. Un bersaglio. Gli arti superiori si estroflettono dai torsi che si separano l'uno dall'altro.

Finiscono in nere ogive, lucide.

I torsi si alzano su gambe sottili, essenziali.

L'eterno ingaggia una silenziosa battaglia contro i sensori che cercano di rilevare ogni piccolo indizio della presenza che ha provocato l'allarme.

Decine di tentativi in pochi secondi, poi una salva di prova che si infrange contro lo scudo di forza del super-skrull.

Lo sparo simultaneo di decine di armi, appena al limite della sua resistenza.

Sviene.

Si avverte come il raschiare contro una lavagna senza suono.

Il mondo perde di profondità poi la riacquista e sono in un altro luogo. Lontani dagli androidi che cercano inutilmente la presenza degli skrull che hanno visto apparire per un attimo davanti a loro.

Si avverte nuovamente lo stesso non suono e altre cinque figure appaiono li vicine.

S'byll controlla il suo palmare - Abbiamo un possibile obiettivo. -

Ancora una volta il mondo perde di profondità mentre gli eterni si spostano più avanti attraverso uno spazio più grande del nostro.

Si trovano nuovamente davanti a una porta.

Più oltre la distorsione rende impossibile piegare con precisione lo spazio-tempo.

Alle loro spalle, in lontananza, si sente l'incedere sicuro di centinaia di piedi metallici.

Raze, S'byll e Dezan si affrettano a varcare la porta, gli altri si girano per affrontare la battaglia.

Tenere la posizione quel tanto che basta a portare a termine la loro missione.

 

- Incredibile. - Raze quasi sussurra mentre entra imponente, l'enorme fucile spianato davanti a se.

Oltre la stretta passerella che costeggia le pareti una gigantesca stanza sferica, inondata di una luce quasi abbagliante ed al centro, poco sotto di loro, sostenuto solo da alcuni cavi, un prisma di qualcosa che, attraverso la luminosità, sembra il più trasparente cristallo.

Il cubo è tutt'altro che pronto, di certo non è maturo né tanto meno prossimo allo schiudersi eppure incute un profondo senso reverenziale.

Fuori si cominciano a sentire i primi rumori della battaglia. Deflagrazioni, ronzii, scariche e sibili.

Scariche energetiche che fondono pareti. Laser contro i campi di forza. I piedi metallici dei robot contro i pavimenti metallici dell'installazione. Scariche di plasma infuocato che distruggono scheletriche giunture robotiche, il sordo ronzio della materia che si sfalda disintegrandosi. Ordini abbaiati. Il soffio rumoroso dell'aria che fugge dalle scariche di fiamma.

Loro tre non ascoltano, non sentono nulla.

Immobili, completamente presi dal piccolo oggetto che incombe sotto di loro.

È un attimo anche se sembra durare un'eternità. Poi finiscono di entrare nella stanza e si gettano sui controlli. Sulle lunghe file di quadri di comando che rivestono buona parte delle pareti lungo la stretta passerella.

 

Fuori la battaglia imperversa.

Kl'rt è già in piedi, scaglia scariche di fiamma sui robot, sfalda le loro corazze con sottili fili di forza che si insinuano fra molecola e molecola.

Al suo fianco i due eterni, i cui occhi eruttano sottili fasci giallognoli.

Ogni cosa che toccano semplicemente svanisce.

Da dietro una paratia piegata, che porta ancora, malgrado i molti colpi energetici che l'hanno colpita, i segni di mani rocciose, i loro compagni sparano una tempesta di fuoco sulla falange robotica.

Ma, semplicemente, i nemici sono troppo numerosi e completamente esenti da paura e dolore. Inesorabilmente avanzano.

I nostri riparano, lentamente, dentro la stanza. Le pesanti paratie si chiudono. Protette dagli schermi del super-skrull reggono il fuoco.

Ma gli schermi cedono. La paratia inizia ad arroventarsi.

Prima che Kl'rt possa di nuovo erigere, questa volta all'interno, un nuovo schermo di forza, un sottile raggio laser filtra.

Colpisce il cubo. L'energia del colpo, davvero infinitesima rispetto a quella del bersaglio, rompe un qualche equilibrio. Tutto inizia a ruotare. I nostri si sentono dilaniare come se lo spazio si torcesse dentro la stanza ed in effetti la sensazione è che all'esterno qualcosa si rompa, come schiacciata.

Il suono degli spari cessa ma le luci, oramai, virano dallo stroboscopico allo psichedelico in maniera sempre più veloce e irregolare.

- Erigi lo schermo più potente che puoi generare. - Solo questo.

Poi Dezan salta dalla passerella ed afferra il cubo.

Per un istante si ha come la sensazione che i due siano avvinti in un corpo a corpo, poi, lentamente, come se il tempo fosse rallentato in una sorta di grottesca moviola, con uno stridio che si alza oltre l'udibile, entrambi svaniscono.

Pochi minuti, il tempo di controllare che non c'è più nulla nella enorme sala. Poi, oltre la paratia mezzo fusa si sentono di nuovo i suoni di piedi metallici. Le macchine che sorreggevano il cubo iniziano ad esplodere.

Lo spazio perde di profondità e i 9 si ritrovano di nuovo sulla loro astronave, in fuga dal sistema.

Pochi istanti e sono troppo lontani per vedere gli effetti dell'esplosione che avviene sulla superficie del pianeta.

 

Una astronave, nell’iperspazio.

Il ritrovo è triste. Loro sono skrull.

Dezan si è sacrificato per salvare loro, e probabilmente l'intero settore della galassia, dalla distruzione. Una morte eroica cui tutti gli appartenenti all'elité aspirano (almeno a parole).

Eppure il ritrovo è triste. Tutti i loro piani sono saltati quando hanno scoperto il progetto di ricostruire il cubo.

Ora sono svuotati, senza uno scopo.

Ma una nuova alleanza si è saldata e loro sono degli skrull.

Fra poco saranno di nuovo pronti per la lotta.

 

Satriani. Ore dopo.

Penetrare nell'obitorio è un gioco da ragazzi.

Trafugano il cadavere lasciando al suo posto una inutile massa, a malapena organica, pronta per l'incenerimento.

Ancora pochi minuti e nulla resterà a prova del loro misfatto.

L'eterno, seppure visibilmente provato (ma loro sono tutti incommensurabilmente esausti), si mette al lavoro sul macabro oggetto che Kl'rt e Hokkor gli hanno messo davanti.

Esso riprende l'aspetto originale e l'originale schema genetico del generale Kalimari.

Kl'rt lo depone con delicatezza nella bara, con la cura che si deve ad un nemico valoroso.

È ora di sottoporre il cadavere all'ultimo oltraggio.

 

Stanze dell’Imperatore.

Entra quasi prima di essere autorizzato.

La stanchezza lo rende imprudente.

Avanza veloce e spavaldo, alla massima velocità che il protocollo gli permette.

Si inchina al suo imperatore e mostra il cadavere. Ancora una volta finge di non notare il lieve moto di ripulsa.

- Ho eseguito ancora una volta il compito che mi hai assegnato, maestà. -

 

Satriani. Sala del trono.

La sala del trono è illuminata a festa, piena fino all'inverosimile di cortigiani. Molli e vanesi, per lo più.

Tra loro si nascondono alcuni degli individui più pericolosi e letali dell'impero.

Indistinguibili dagli altri.

Kl'rt aspetta sotto il trono, inginocchiato e con la testa a terra, in totale sottomissione al suo signore, spogliato di tutti i suoi privilegi.

Questi si alza, scende dal trono.

Allunga la mano verso i gradi appuntati sull'alta uniforme e li strappa, a simboleggiare che dalla volontà dell'imperatore discende la fortuna di ogni suo sottoposto.

Poi aiuta Kl'rt a rialzarsi. Appunta nuovi gradi al posto dei vecchi e la sala, ad un suo gesto, nasconde rabbia, invidia e stizza nell'ovazione con cui saluta il nuovo comandante in capo dell'impero.

 

fine

 

note:

Beh, fin qui ci siamo arrivati. Uno sguardo da dentro alla società degli skrull, alle trame di corte, ai pericoli che l'intero universo corre per i fatti che si susseguono nella guerra civile a bassa intensità che i vari stati in cui è diviso l'impero combattono quotidianamente.

Molti di loro si definiscono impero.

Alcuni vorrebbero avere la forza di definirsi impero.

Nelle varie serie che gestisco torneremo ad occuparci delle ripercussioni di questa storia? Fatemi sapere la vostra opinione.

 

 

 

poi

 

Craddock, nella sua nuova forma, ben mascherato anche contro i più sofisticati apparecchi di rilevamento, entra nella nuova sala del consiglio kree.

 

fine?

 

 



[1] Secondo alcuni studiosi il postmoderno fa della citazione, sia essa esplicita o meno, parte dell’opera a tutti gli effetti. Ora, quindi, non è più plagio. Le società evolute sono solite rivendicare i propri crimini.