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Ballistic

Occorre leggere qualche pagina prima di cominciare a raccapezzarsi in questo mondo vorticoso, Ballistic è un frullato energetico composto da criminali, femme fatale tacco 16, esplosioni, rapine e redenzioni. Allo stesso tempo si percepisce chiaramente che il volume vuole trasmettere con forza un messaggio ben preciso. La storia è piuttosto semplice da riassumere ed assomiglia a molte altre che abbiamo letto o visto al cinema: Butch è un manutentore frustrato dal suo lavoro che sogna di diventare un gangster di successo. Cerca di rapinare una banca ma naturalmente riesce solo a mettersi nei guai e diventerà una pedina in un gioco molto più grande di lui. Non è tanto la trama ad essere magnetica, quanto piuttosto il mondo in cui il lettore viene proiettato.

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 La sceneggiatura di Adam Egypt Mortimer insieme ai disegni di Darick Robertson plasmano un universo molto particolare: per sopravvivere all'olocausto l'umanità ha abbandonato le vecchie tecnologie basate sullo sfruttamento degli ecosistemi ed ha iniziato ad utilizzare apparecchiature biotecnologiche senzienti.I sopravvissuti si sono rifugiati sull'isola di Repo City, una città-stato basata su una tecnologia avanzatissima che tiene in vita l'umanità utilizzando al meglio gli scarti del vecchio sistema produttivo. La pistola di Butch, per esempio, parla e si droga. Una casa controlla la sicurezza con i suoi stessi occhi e può immobilizzarti se cerchi di entrare. Le auto hanno le ali e gli scarafaggi contengono i backup. Non è una fantascienza sensibile e morbida come quella creato da Enki Bilal e nemmeno una città malata in stile Blade Runner. No, in Ballistic la scenografia è uno dei protagonisti, non la si può escludere dalla narrazione, la sua follia iperattiva permea ogni vignetta. La città stessa è allo stesso tempo un mezzo di sussistenza ed una enorme fonte di sofferenza, di scontro e di smarrimento per le persone che ci vivono, come fosse una prigione. Ed è proprio questo il messaggio che Ballistic trasmette a tutti i lettori, col megafono, per essere certi che sentano: non affidatevi alla tecnologia, usatela solo fino a dove vi permette di restare Umani altrimenti vi supererà, vi alienerà e, al culmine del processo, vi divorerà.

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Il tema trans-realista ed il suo particolare focus sulla tecnologia sono sicuramente i punti di forza di questo romanzo. I disegni sono molto dettagliati, talvolta quasi caricaturali e con colori estremamente saturi. Il limite del volume forse sta proprio in questo immaginario visivo così preciso e delineato, completo fino ai margini della pagina: non lascia posto al lettore per aggiungere (o togliere) contenuti, non c'è spazio per poter entrare in quel mondo e lasciar vagare la fantasia. Mancano dei colori tenui, fondamentali contrappesi per disegni così stracarichi. Peccato, i due autori hanno un potenziale molto più elevato di quello che ci hanno mostrato in questa occasione, quasi avessero paura di realizzare il romanzo perfetto. Il lavoro iniziato con Transmetropolitan da Robertson sembra non essere esausto eppure necessita di una maggiore progettazione dell'impianto visivo; Mortimer, dal canto suo, ha dato prova di essere uno scrittore creativo, attirando l'attenzione di un gigante come Grant Morrison. C'è da giurare che torneranno alla carica con qualcosa di epico, ne hanno tutti i mezzi.

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