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Intervista a Lele Vianello: dalla Patagonia al Massachusetts, col cuore a Venezia

Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Giorgio Parma

Durante il Palermo Comic Convention abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei più grandi fumettisti italiani, Raffaele "Lele" Vianello facendo un'intensa chiacchierata, spaziando dalla condizione del fumetto in Italia, paragonata a quella in Francia, dove l'autore ha riscosso molto successo, fino ad arrivare al rapporto con il leggendario Hugo Pratt, alla centralità di Venezia e ai viaggi con l'amico per documentarsi direttamente sui luoghi dove prendevano vita le loro storie. Potete leggere qui di seguito quanto abbiamo appreso dal Maestro, godendovi anche degli interessanti aneddoti.

Innanzitutto, benvenuto su Comicus!

Partiamo da una domanda legata alla sua formazione artistica. Quali studi ha affrontato?
Io vengo da lontano, sono diplomato in Disegno Meccanico. L'ho fatto per compiacere mio padre. Per via del nepotismo che vigeva in quegli anni - qualcosa di ignobile per cui quando il padre finiva di lavorare, il figlio veniva assunto senza concorso per quel lavoro - mio padre mi suggerì di prendere un diploma da disegnatore meccanico, dato che lui disegnava le reti telefoniche di Venezia, per subentrare al suo posto. Io volevo fare tutt'altra cosa, perché amavo il fumetto fin da piccolo e, finito il militare, essendo il Lido di Venezia un vivaio di disegnatori importanti per il fumetto come Hugo Pratt, Stelio Fenzo, Ivo Pavone, Bruno Maraffa, i fratelli Ennio Missaglia [sceneggiatore] e Vladimiro Missaglia [disegnatore], mi ero convinto di fare altrettanto, credendo che se ce l'avevano fatta loro allora ci sarei potuto riuscire pure io. Fortuna ha voluto che in quel periodo, per la mia strada passasse Pratt, che si era trasferito a Malamocco, e avevamo un'amica in comune, Lili, una donna molto bella, a cui lui era interessato proprio per la sua bellezza. Lei ha fatto da ponte per farci conoscere e una sera sono stato a casa sua e lui mi ha detto "Venga domani mattina alle 5 coi suoi lavori", e io alle 5 mi sono presentato. Lui ha cominciato a darmi dei consigli, mi ha riempito di libri, pennelli, pennarelli, fogli, e mi ha messo in strada, poi mi ha detto di tornare dopo sei mesi. E così, dopo sei mesi, quando lui tornava al Lido perché aveva la casa e la madre - in quel periodo il lavoro gli stava andando a gonfie vele, avendo acquisito il riconoscimento che gli spettava in Francia con Corto Maltese, che era diventato quasi eroe nazionale - , io andavo a trovarlo e a fargli vedere i lavori, e lui mi dava dei consigli e mi diceva di tornare dopo sei mesi. Finché un giorno mi ha detto che se fossi andato a Milano con quei lavori avrei trovato un impiego. Cosa che ho fatto immediatamente, prendendo contatti con la redazione de Il Mago della Mondadori, una rivista ora leggendaria, e mi sono presentato a Segrate e di 5 dei miei lavori che avevo, ne presero 3. E da lì ho cominciato.

Che tipo di fumetti erano?
Erano storie brevi di fantascienza, che avevo intitolato Al di là della porta dei sogni, una specie di miniserie. Facevo storie brevi che avevano dei finali un po' strani, tipo Ai confini della realtà, che presentava storie che avevano un non so ché, anche di ironico, e le mie storie erano così.

Con che fumetti è cresciuto? Quali erano i fumetti che leggeva al tempo?
Sinceramente non sono mai stato coinvolto dal fumetto italiano. Lo trovavo abbastanza disagevole. Erano sempre albi a puntate, compravi L'Intrepido, Il Monello ed erano tutti a puntate, compravi Tex ed era a puntate, ed eri costretto a questa sorta di ricatto. Poi questo tipo di storie non mi coinvolgevano, ero più attratto da Flash Gordon dei Fratelli Spada, che al tempo, negli anni '50 quando io ero ragazzo e leggevo queste storie, c'erano gli albi Spada, con personaggi come L'uomo mascherato, Mandrake, e quelli mi affascinavano, perché erano disegnati diversamente, con anche degli intrecci interessanti e importanti. Ma soprattutto, una cosa buona era che finivano. Ogni albo aveva un finale, senza aspettare. Una cosa che sempre mi ha affascinato è stato il fumetto americano, anche quello di massa, tipo Nembo Kid, che poi era Superman.

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Il suo contributo alla Nona Arte ha attraversato diverse decadi, come ha visto evolversi il mondo del fumetto in questi anni?
Mah, il fumetto italiano fino a quel tempo funzionava con un certo tipo di racconto, con un'attrattiva per l'avventuroso, di autori come Attilio Micheluzzi, Pratt compreso, Dino Battaglia che disegnava cose non scritte da lui, o il grande Sergio Toppi. Un mondo di notevole disegno, di autori con la A maiuscola, persone che ti regalavano insieme sia una buona storia che un buon disegno. Poi è arrivata una grande influenza esterna da parte dei supereroi americani, che già cominciavano a fare il loro ingresso nel nostro Paese, con la loro grafica e la loro potenza. Pensiamo a Batman, che noi eravamo abituati a leggerlo negli albetti, che improvvisamente arriva con Frank Miller. E li c'è un cambiamento di rotta, con poi una deviazione politica nel fumetto, con riviste come Cannibale e Frigidaire, l'arrivo di Andrea Pazienza, che racconta anche sé stesso, i suoi disagi, i suoi tormenti, come gli altri artisti de Il Male, con una politica quasi anarchica, di ribellione. E lì arriva una svolta vera e propria nel fumetto italiano. Ma anche Kriminal e Satanik i fumetti neri italiani, anche quelli hanno avuto un grande successo. L'intervento popolare di questi fumetti a basso costo con grandi storie disegnate da persone straordinarie, come Magnus. Anche questo ha portato una grande svolta. E noi che arrivavamo dai fumetti dei patronati e dei preti ci trovavamo con queste storie che diventavano cattive, nere, scure. Quello è stato un gran bel periodo. In cui il fumetto cominciava ad essere adulto. E viceversa la parte politico-esistenziale, e tutta la serie di Filippo Scòzzari, che invece racconta sé stessa, i propri disagi e le proprie rabbie.

Lo trova vitale attualmente il fumetto in Italia?
Vitale è una grande parola, però è giusto che esista. È importante perché è sempre uno strumento di racconto, uno strumento per trasmettere qualcosa. Che sia una trasmissione storica, scientifica... il fumetto ha sempre avuto la sua forza. Ormai sono passati un sacco di anni, ma vediamo per esempio il contributo che ha dato Enzo Biagi coi suoi lavori, come la La storia dei popoli a fumetti, raccontando l'Italia che nessuno conosceva: quali italiani sapevano che era Cola di Rienzo e come è stato ucciso?

Parlando proprio di Biagi, cosa si ricorda della collaborazione avuta con lo scrittore?
Io ho collaborato per La storia dei popoli a fumetti e mi ero preparato per realizzare delle strisce a fumetti, ma non me le hanno fatte fare. Mi hanno chiesto di fare tutti gli aggiornamenti degli avvenimenti che erano successi negli ultimi 20-25 anni, come la morte di Lady Diana, o l'AIDS, i massacri in Africa... Delle pagine di aggiornamento scritte da Biagi e illustrate da me. Una parte più di illustrazione che di disegno.

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Lei ha lavorato molto con Pratt, adattando anche un suo soggetto con la storia Cubana. Cosa ricorda della sua collaborazione con Pratt?
Per me lavorare con Pratt è un po' come quando uno suona la chitarra e incontra Eric Clapton o John Mayall che ti chiedono di suonare insieme. E lì parti in un'avventura straordinaria. Ho passato vent'anni insieme ad una persona straordinaria qual'era lui. A parte la grande cultura che aveva, possedeva quarantamila volumi in casa, nessuno banale, che si portava dietro da tutta una vita, e che acquistava continuamente. Erano tutti saggi sul mare e sulla storia, sulle guerre. Era una persona di una cultura immensa. Potevi attraversare il tempo con le cose che conosceva. Era curioso di natura e questo coinvolgeva tutti. Lui era un viaggiatore di suo, a differenza di Corto Maltese, che era più sedentario. Pratt quando si incuriosiva di qualcosa, prendevamo e andavamo sul posto, per esempio sulle Ardenne, o a San Galgano dove c'è la Spada nella Roccia, lui era così. Voleva toccare e respirare quelle cose. Abbiamo fatto un viaggio per me leggendario in Patagonia, siamo stati due mesi in Argentina, alla ricerca della casa di Butch Cassidy e Sundance Kid, i due banditi americani di cui poi Paul Newman e Robert Redford hanno fatto il film. Un film molto bello, ma quando siamo andati sul posto, abbiamo trovato una casa nel nulla, dove loro avevano vissuto per due anni il ménage à trois con questa maestrina, Etta Place. Fino a quando la compagnia che li rincorreva per tutta l'America li aveva scoperti là e loro sono spariti. Il film finisce con la morte dei due dopo la rapina in Bolivia, ma poi lo stesso Redford che aveva fatto delle ricerche perché si era interessato, andando dalla sorella Lula, che aveva una lettera che Butch gli aveva scritto nel 1920, dieci anni dopo la sua presunta morte. E scopre che lui fa contrabbando di armi in Canada, per i ribelli irlandesi. Ed è bello perché poi da lì si è aperta un'altra porta, e siamo andati alla ricerca ancora. Una fascinazione di una cosa che leggi e poi ti porta ad altre cose che continuano all'infinito. E questo ti fa capire quanto importante sia il fumetto, a mio parere. Con il fatto che sia una misura scritta, una situazione scritta, che dà molto di più del cinema, che è più sfuggente, che ha l'esigenza della sintesi, raccontando cose senza il bisogno di approfondirle. Mentre il fumetto ti coinvolge nella lettura e non diventa pesante.

Entrambi eravate molto legati a Venezia, cosa ha dato questa città al fumetto proprio a livello di immaginifico?
Venezia ha dato tantissimo al fumetto. Io come autore ho fatto questo volume sulla storia della città, dall'arrivo di Attila e i barbari, all'arrivo di altri barbari, i Savoia, quando Venezia perde definitivamente la sua libertà per mano loro, che entrano in città definendosi in maniere vergognosa Principi di Venezia, quando la città è stata Repubblica per 1200 anni. A Venezia non c'erano principi, c'era il Doge, ma chi si inchinava al suo passaggio veniva multato, se non straniero, che in quel caso poteva fare una riverenza. Pensa alla grandezza di questa città! Poi parlavamo prima di porte che si aprono, e pensa quante porte può aprire Venezia, sia in ambito storico che di magia. Pratt stesso si è sempre portato dietro Venezia, se pensi che la bandiera del Monaco è fatta con il ferro di gondola e i cannibali delle isolo Papua parlano veneziano, Venezia dentro Pratt c'è sempre stata. Fiaba di Venezia di Corto Maltese è un capolavoro. Per quanto riguarda me invece Ladri, maschere e lune turche e Calle della Paura, ci ho lavorato tantissimo su Venezia. Che poi non ho mai rispettato tantissimo, tranne che sul libro Venezia una singolare avventura, dove avevo l'esigenza di raccontare e disegnare i palazzi, i canali e le barche. Nelle altre storie ho sfruttato una Venezia immaginaria.

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Abbiamo parlato di andare a documentarsi direttamente sul luogo per quanto riguarda la realizzazione delle storie. Questo vale anche per il suo artbook del 2015 Indians?
Per Indians propriamente no, nel senso che c'ero già stato. Ma quando ho disegnato la trilogia di Deerfield 1704, che è questo villaggio nel Massachusetts, alla frontiera dove un raid franco-canadese massacrò un sacco di gente, portandosi via 300 persone nella neve, durante la fase delle Guerre Indiane, sono andato in quei posti e ho fatto lì il mio pellegrinaggio. Ho toccato e respirato quelle cose, ed è interessante perché è rimasto tutto uguale, non hanno costruito niente. Straordinario anche il cimitero, con le lapidi su cui erano incise le storie incredibili di quelle persone.

Lei ha lavorato molto per il mercato francese, in cui la considerazione per il fumetto è sostanzialmente maggiore rispetto che al caso italiano. Come ha vissuto questa differenza?
Io ho la fortuna di essere autore per Mosquito editore, una casa editrice che ha molta attenzione per gli autori italiani a partire da Battaglia fino a Toppi, Paolo Eleuteri Serpieri, Stefano Casini e altri. Loro hanno una grande considerazione per noi e abbiamo un pubblico realmente interessato al fumetto italiano e molto rispettoso, in quanto considerano il nostro fumetto come autorevole.

Su cosa sta lavorando al momento? Può parlarci dei suoi progetti futuri?
Il mio prossimo lavoro si chiamerà Adriatica e uscirà prima in Francia. Sarà un racconto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma partirà a Londra nel 1956 dove c'è un morto che galleggia nel Tamigi, che però avrebbe dovuto essere morto già 15 anni prima durante la guerra in Jugoslavia. L'investigatore che trova il cadavere lo riconosce perché aveva combattuto con i Commandos in quelle zone. Poi il gran finale, dove si realizzerà completamente la storia, sarà ambientato a Venezia.

Ringraziamo il Maestro per la sua disponibilità.

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Intervista ad Artgerm, Maestro dell'arte digitale

Italian/English version

Stanley "Artgerm" Lau è uno degli artisti digitali più importanti del momento, che ha lavorato con compagnie del calibro di Capcom, DC Comics, Square Enix e altre. Ve ne abbiamo già parlato in una puntata della nostra rubrica IllustrART, che trovate qui.
Durante il Palermo Comic Convention abbiamo avuto l'opportunità di intervistare l'artista, ed ecco qui di seguito quanto è emerso.

Innanzitutto, benvenuto in Italia. Sei mai stato nel nostro Paese? Come ti trovi a Palermo?
In verità questa è la mia prima volta in Italia, anzi, la prima volta in Europa. Ho trovato interessante il fatto che l'Italia mi è parsa più o meno come me la immaginavo. Amo il cibo qui, ma sinceramente fa un po' troppo caldo.

Sei uno degli artisti digitali più importanti del momento. Con il tuo studio Imaginary Friends Studios hai realizzato diversi artwork, design e concept per compagni del calibro di Capcom, DC Comics e Marvel. Puoi dirci qualcosa riguardo alla tua formazione artistica?
Praticamente, io sono un artista autodidatta. Non ho imparato a disegnare a scuola. Semplicemente mi mettevo a disegnare, sbagliavo, leggevo libri, ma al tempo non c'era Internet, quindi semplicemente andavo in biblioteca per cercare libri per imparare a disegnare, ed è così che sono arrivato a questo punto. La mia formazione è stata nel Graphic Design, e dopo essermi diplomato ho lavorato per una compagnia pubblicitaria, ma l'ho trovato un lavoro davvero noioso, così mi sono licenziato e ho dato vita al mio studio personale. Così è nata la Imaginary Friends Studios. All'inizio ero spaventato, a Singapore non avevamo minimamente idea di come lavorare per questa industria. Quindi abbiamo faticato molto, ci siamo messi d'impegno e abbiamo deciso di volare fino al San Diego Comic-Con nel 2002, dove abbiamo distribuito gratis il nostro primo artbook. Due settimane dopo il ritorno da San Diego abbiamo ricevuto il nostro primo lavoro: il coloring del fumetto di G.I. Joe. E da allora, il cliente ci ha consigliato ad altri e così via per più di dieci anni.

La tua arte è prevalentemente digitale, creata utilizzando una tavoletta grafica. Parlaci dei tuoi metodi di lavoro? Quali tecniche e programmi utilizzi prevalentemente?
Credo di essere uno dei primi artisti che scelse di utilizzare una tavoletta grafica per disegnare. Mi piace perchè mi permette di fare molti errori, senza preoccupazioni, in quanto permette di correggerli facilmente. Per questo lo considero un mezzo molto potente. Mi permette di esplorare diverse opzioni, diversi modi di approcciarmi alla mia arte, e questo è qualcosa che il disegno tradizione non permette di fare. Ma questo non vuol dire che io preferisca l'arte digitale: per me ci sono differenze molto sottili. Perchè sostanzialmente le basi, le fondamenta dell'arte sono le stesse sia per il digitale che per il tradizionale.

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Ci sono differenze a livello comunicativo tra quello che si riesce a trasmettere con l'arte digitale piuttosto che con quella tradizionale?
Beh, ci sono molte persone che preferiscono il disegno tradizionale perchè lo trovano più organico, più naturale. Il disegno digitale a volte può sembrare troppo pulita, troppo perfetta. Per i collezionisti, il disegno tradizionale è sempre quello preferito, ma per noi che lavoriamo nell'industria commerciale, trovo che il disegno digitale renda la vita molto più semplice nel fare delle modifiche, sistemare degli errori, fare degli aggiustamenti, rendendola più efficace.

Quali artisti ti hanno influenzato maggiormente? Ce ne è qualcuno italiano?
Onestamente parlando, non sono un grande fan di qualche artista in particolare. Voglio dire, mi piace l'arte in generale. Mi piace il graphic design, la fotografia e ogni contenuto visuale; si può dire che sono un grande fan dell'arte. Ma non di un artista in particolare. Mi piace trarre ispirazioni da fumetti, dai videogiochi, dai giocattoli, dagli anime. Praticamente da tutto ciò che è divertente. Credo di essere una persona a cui piace osservare le cose, e prendere ciò che mi interessa per inserirlo nella mia arte.

Nei tuoi artwork, la figura femminile e, più in generale, la donna, ricoprono un ruolo importante, quasi una sorta di musa, di ispirazione. Nella gallery di DeviantArt possiamo vedere diversi artwork e disegni di questo tipo, con personaggi femminili splendidi e sinuosi, presi dai principali franchise del momento. Qual è il tuo approccio all'estetica della figura femminile e cosa significa per te?
Ovviamente, mi piace disegnare donne perchè sono un uomo. Ma ho sempre pensato che anche alle donne piaccia guardare disegni di donne. Uno dei fattori più importanti che devono essere tenuti in considerazione quando ci si approccia ad un artwork è il rispetto delle intenzioni del character design originale. Il che significa che devo rappresentare il personaggio nello stesso modo in cui è stato concepito. Per esempio, quando disegno Wonder Woman, devo assicurarmi che appaia forte, che rappresenti la dignità, il potere e la forza delle donne. Non la sessualizzerei mai. Perchè quella non sarebbe Wonder Woman. Ma quando si pensa per esempio a Poison Ivy, beh, lei è sexy. Perciò la rappresento esattamente in quel modo.

I tuoi lavori sono caratterizzati da un tratto magnetico e da un'estetica fluida che li rende unici. Come riesci a inserire queste peculiarità in essi, anche nei più semplici sketch?
Credo che dipenda dal come realizzo le linee. Il mio background in graphic design nella calligrafia traspare in questo aspetto. Sono sempre stato colpito dalla calligrafia cinese, dove si parla del flusso delle linee, del ritmo delle stesse, e questo ha avuto un forte impatto sulla mia arte.

Al mometno, in collaborazione con 3dsense Media School Singapore, offri un corso su Digital Design & Illustration, assieme ad alcuni colleghi. Che consiglio daresti a qualcuno che si sta approcciando al mondo dell'arte digitale?
Sinceramente non credo che tutti gli artisti, tutte le persone che vogliono imparare a produrre arte debbano andare ad una scuola d'arte. Io stesso non sono stato formato lì. Ma credo che ci siano persone che vogliono imparare in un modo più strutturato, con qualcuno che le guidi. Voglio dire, alcune persone possono imparare direttamente guardando i video online, ma altre persone necessitano di essere indirizzate e seguite, e la trovo una cosa molto importante. Per me, uno dei benefit più importanti di essere in una scuola con diversi studenti è l'ispirazione che si crea tra di loro, che li spinge a fare sempre di più e ad andare oltre, rispetto a quanto possono fare da soli.

C'è un personaggio o un franchise a cui ti piacerebbe lavorare in futuro?
Negli ultimi anni, abbiamo lavorato praticamente con quasi tutti i clienti che già amavamo. Credo che ora io mi debba dedicare alla creazione di contenuti originali, su soggetti miei, piuttosto che cercare un personaggio che mi ispiri.

Su cosa stai lavorando al momento? Puoi parlarci dei tuoi prossimi progetti?
Negli ultimi anni mi sono limitato molto per quanto riguarda i grandi progetti, per via più che altro degli impegni legati alla scuola. Ora mi sto concentrando principalmente sulla mia linea di statue per clienti come Sideshow Collectibles e DC, il che mi prende praticamente gran parte del mio tempo.

Ringraziamo Artgerm per aver risposto alle nostre domande e vi consigliamo di seguirlo e dare un'occhiata alla sua splendida gallery su DeviantArt, Facebook e Instagram.

English version

Stanley "Artgerm" Lau is one of the most important and influent digital artists of the moment, working with companies like Capcom, DC Comics, Square Enix and more. His artworks and designs are praised all around the world, and you can see some of them in the gallery we assembled for our column IllustrART, that you can find here.
Few days ago, we had the opportunity to interview this artist during Palermo Comic Convention, and here you can find everything you wanted to know about him and his art.

First of all. Welcome to Italy. Have you ever been here? How do you find Palermo?
Well, actually this is my first time in Italy and first time in Europe, too. I find it interesting. Thinking of how Italy is in my mind, I've found it pretty much the same. I love the food here, but the weather is a little hot now.

You are one of the most important and influent digital artist of the moment. With your studio Imaginary Friends Studios you have produced a lot of artworks, designs and concepts for companies like Capcom, DC Comics and Marvel. Can you tell us something about your background training and education that lead you here?
Basically, I’m a self-taught artist. I’ve never learned from school how to draw. So I just drew, made a lot of mistakes, read books, but back then there wasn’t even Internet, so I just went to library to find books to learn, and that’s how I became like this. My official training is in Graphic Design, and after I graduated I’ve worked for an advertising company but I found it a bit boring, but I loved drawing, so I decided to quit the job and set up my own studio. So that’s how Imaginary Friends Studios came above. It was scary, because back the in Singapore we had no idea how to work with that industry. So we struggled a lot and eventually we decided to fly down to San Diego Comic-Con in 2002 with our first artbook and just give it away, and two weeks later, after we came back from San Diego, we got our first job. It was a colouring job for G.I. Joe comics. And since then, the client recommended us to other clients and so on for the past ten years.

Your art is mostly digital, created using a digital drawing pad. Could you tell us something about your art and your working methods? Which techniques and programs do you use the most?
I believe I’m one of the early artists who choose to use a digital tablet to draw. I like it because I find that it allows me to make a lot more mistakes, without any worry. I mean, you can undo everything, so to me it is very powerful. It allows me to explore different options, different ways to approach my art, and that’s something traditional drawing cannot do. But that does not mean that I prefer digital art; to me there are very little differences. Because the understandings, the fundamentals of art, remains the same, whether you are using traditional or digital.

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Is there any difference in what you can communicate using these two different methods?
Well, it’s very interesting. There are lot of people that do prefer traditional because they find it more organic, more natural. Digital drawing can sometimes look a little bit too clean, too perfect. For art collectors, they always prefer traditional, but for us working in the commercial industry, I find that digital makes our life much easier to make edits, adjustments, so it becomes more effective that way.

What artists influenced you the most? Is there any Italian artist between them?
Honestly, I’m not really a fan of a particular artist. I mean, I like art in general. I like graphic design, I like photography, I anything that is visual, so, to me, I’m a big fan of art. But not of a particular artist. I like to draw inspirations from stuff like comics, games, toys, anime, I guess anything that’s fun. I think I’m a person who likes observe things in life, and pick up something interesting in life and bring it into my art.

In your artworks, the female figure and, in general, the woman, covers a very important role. It's like a sort of muse, an inspiration for your work. In your DeviantArt gallery we can see a lot of drawings and artwork of this type, with beautiful and sinuous female characters taken from the most important franchises and brands of the moment. What's your approach to the female aesthetics and what does it mean to you?
Of course, I like drawing females because I’m a man. And I’ve always believed that girls like to look at girls as well. One of the most important factor when you approach to a female artwork is to respect  the original design intentions of the character. (This means) I need to portrait the character the way it was supposed to be. For example, when I draw Wonder Woman, I need to make sure that she looks powerful, that represents the dignity, the power and the strength of women. I will never sexualize her. Because that’s not Wonder Woman. But when it comes to Poison Ivy, for example, she’s sexy. So I naturally represent her that way.

Your drawings are always defined by a magnetic and fluid aesthetics that makes them unique. How can you insert these features in every work, even the most simple sketch?
I guess it depends on how I draw the lines, that I base on my background in graphic design and in my background in calligraphy. I was pretty much in the Chinese calligraphy, where you talk about the flow, the rhythm of lines and that somehow has affected my art.

Currently you are offering a full-time diploma course in Digital Design & Illustration, in collaboration with 3dsense Media School Singapore with some of your colleagues. What advice would you give to someone approaching to the digital drawing world?
Honestly, I don’t believe that all artists, all people who want to learn art, must go to an art school. I was not trained in a school, too. But I believe that there are many people who prefer a most structured way to learn, someone to guide them. I mean, some people can just learn online by watching videos, but many people need more hand–holding, so I find it very important. And to me, one of the benefits of being in a school with different students is that they inspire each other, and that’s something that makes them go much further, with respect to what they could do alone.

Is there a character or a franchise you would like to work with professionally?
Well, it’s very interesting. For the past few years we have worked with most of the clients we love already. I guess now it’s not the time for me to find a character that inspire me to work with, but it’s more like developing my own stuff, creating my original contents.

Are you working on something at the moment? Could you tell us something about it?
For the past few years I have restricted myself a lot in terms of bigger projects, because of the school I’m operating, so now I focus more on design statues, mainly for clients like Sideshow Collectibles and DC, and it takes pretty much all of my time, because now I’m running my own series of statues.

We are very thankful to Artgerm for answering to out questions and, if you don't know him yet, we suggest you to find out his beautiful art on DeviantArt, Facebook and Instagram.

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Comicus a Palermo Comic Convention

  • Pubblicato in News

Da oggi 2 settembre, fino a domenica 4, ci sarà il Palermo Comic Convention, una manifestazione ricca di eventi per tutti gli appassionati. Comicus sarà lì a seguire in diretta la fiera. Potete venirci a trovare al nostro stand che trovate qui:

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Per voi un simpatico segnalibro in regalo!

SEGNALIBRO

Potete scaricare il programma completo di Palermo Comic Convention al seguente indirizzo.

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