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Gli amari consigli

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Gli amari consigli sono delle sentenze criptiche, apparentemente sterili che portano più dubbi che conforto. Gli amari consigli sono difficili da comprendere e da seguire ma sono anche gli (unici) indizi che si hanno nella vita.
Ed è proprio attorno a questa considerazione che Nicolò Pellizzon crea una storia eponima, Gli amari consigli appunto, di elevata complessità narrativa che stimola nel lettore un forte senso di frustrazione, di nervosismo, di rabbia, per non riuscire a tirare le fila del racconto, a trovare una vera e propria soluzione di continuità al delirio spirituale di Sara; intento parossistico e urtante volutamente ricercato dall'autore che intende svelare e mettere su carta le domande che l’uomo non si pone o ha troppa paura per farlo.

La trama ruota attorno alle vicende di Sara, ordinaria precaria, che si barcamena per trovare un posto nel mondo, per sopravvivere in una deludente società che non ne riconosce il lavoro, sommersa da ansie, paure e incertezze. Un ritratto di una giovane d’oggi, dunque, se non fosse per le sue visione, quelle che riguardano la sua infanzia e che la perseguitano incessantemente. Visioni allucinanti, deliranti, che la porteranno in cura da diversi psicologi nel tentativo di fermare quelle voci, quelle immagini terrificanti e in qualche modo predittive, che la assillano e la terrorizzano; presagi di morte e di annichilimento della realtà, di fine del mondo.
Sara agisce volutamente contro gli amari consigli delle sue visioni, contro questi incomprensibili dettami coercitivi esogeni; la volontà  di opporsi ad un volere mistico, insondabile, più grande di lei, innesca una catena di eventi che porterà al finale, che però solleva il dubbio sull’effettiva possibilità che nulla avrebbe cambiato l’ineluttabilità dell’esito.

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Pellizzon cerca quindi di dar voce a delle forze esterne indomabili e non conoscibili, solo meramente constatabili ma non univocamente identificabili; delle forze mistiche, esoteriche, religiose, occulte rappresentate con un’iconografia psichedelica ed ermetica, cabalistica addirittura. Un fumetto che è tutto fuorché di semplice e facile approccio. E che confonde, non poco, il lettore.
Nessuna risposta quindi in questo fumetto. Nessun messaggio di fondo veicolato. Solo interrogativi, tanti, accatastati a non finire, opprimenti, asfissianti, insoluti. Che trovano massima amplificazione nel finale, aperto e sincopato, volutamente inconcludente mirato unicamente a destabilizzare il lettore.

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Passiamo ora alla parte grafica, molto ben realizzata ed apprezzabile, che caratterizza lo stile dell’autore come già visto in Lezioni di anatomia. Ne Gli amari consigli ci troviamo davanti ad una pagina tendenzialmente tricromatica: abbiamo il giallo e il viola per le campiture, declinati nelle più varie sfumature, e il nero dei contorni delle figure. Il risultato è estremamente espressivo, artisticamente parlando, quasi da Ernst Ludwig Kirchner, con colori acidi, linee marcate, spesse, ma morbide, non spigolose a cui si aggiungono i motivi iconografici, esoterici, che tappezzano insistentemente le pagine dall’inizio alla fine.
Da notare anche l’abile costruzione artistica della pagina, molto libera, variegata, aperta, svincolata dall’incasellamento classico della vignetta. Le pose dei personaggi, i gesti, le espressioni sono molto evocative e brillanti e il modo in cui sono disposti gli elementi sulla tavola denota una grande abilità compositiva e dona un fortissimo impatto visivo all’opera.

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Una storia quindi molto complessa, che mette molta, forse troppa, carne al fuoco; introduce elementi narrativi in quantità, generando troppi interrogativi che sconvolgono e stordiscono sì il lettore, come da intento programmatico, ma lo disturbano anche, pregiudicando la piacevolezza della lettura.
Edizione Bao Publishing ben curata e realizzata che esalta al meglio lo stile grafico dell'autore.

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