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Mark Bagley realizzerà una speciale cover con 378 X-Men

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Chi segue le gesta degli Incredibili X-Men lo sa senza alcuna ombra di dubbio: dalla loro creazione avvenuta nel 1963 fino a oggi, il team di supereroi ideato da Stan Lee e Jack Kirby ha accolto tra le sue fila i più disparati personaggi dotati di un gene X, arrivando così a infoltire il sottobosco mutante della Marvel Comics anno dopo anno, era dopo era. Disegnarli tutti insieme in un’unica, grande illustrazione risulterebbe una vera e propria impresa per qualunque artista attualmente sotto contratto per la casa editrice diretta dall’Editor-in-Chief C.B. Cebulski. Eppure, tale compito è stato svolto egregiamente da uno dei fumettisti più capaci e apprezzati degli anni Novanta, Mark Bagley, il quale – coadiuvato dall’inchiostratore John Dell, dal colorista Israel Silva e dall’assistant editor Annalise Bissa – ha realizzato sei copertine variant componibili che, riunite assieme, vedono come protagonista un raggruppamento di ben 378 mutanti molto noti ai grandi appassionati.

Le copertine in questione che vi mostriamo a seguire coinvolgeranno tutti i sei titoli del rilancio editoriale denominato Dawn of X, vale a dire X-Men (di Jonathan Hickman e Leinil Yu), Marauders (di Gerry Duggan e Matteo Lolli), Excalibur (di Tini Howard e Marcus To), X-Force (di Benjamin Percy e Joshua Cassara), New Mutants (di Jonathan Hickman, Ed Brisson e Rod Reis) e Fallen Angels (di Bryan Edward Hill e Szymon Kudranski), tutte serie il cui debutto ufficiale avverrà oltreoceano a partire da quest’autunno, subito dopo la conclusione di House of X e Powers of X.

Intervistato dal portale Adventure in Poor Taste, l’editor del parco testate degli X-Men Jordan D. White ha dichiarato: “Vi presentiamo le sei copertine con ‘TUTTI I MUTANTI IN ASSOLUTO’ realizzate da Mark Bagley, John Dell e Israel Silva! Si tratta di sei variant cover componibili che copriranno i sei nuovi lanci di Dawn of X, ossia X-Men, Marauders, Excalibur, X-Force, New Mutants e Fallen Angels! Questo è stato uno sforzo veramente erculeo da parte di Mark, John e Israel, così come Annalise Bissa, che ha dovuto radunare dei riferimenti di tutti i 378 personaggi per quei ragazzacci! In realtà è probabile che non ci sia ogni mutante mai esistito, ma ce n’è un sacco, tra di loro ve ne sono pure alcuni veramente loschi.”

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Daredevil Collection 24: L'incubo americano, recensione: la fine del ciclo di Ann Nocenti

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Comincia da dove era iniziato l'ultimo ciclo di  storie di Ann Nocenti su Daredevil, pubblicato per la prima volta sui numeri 283-291 della testata americana e riproposto da Panini Comics nel numero 24 della Daredevil Collection, in una sorta di allegorica chiusura del cerchio: proprio come nei suoi primi racconti, l'attenzione della scrittrice statunitense ritorna sull'ambiente di Matt Murduck, quella Hell's Kitchen che l'eroe ha giurato di tenere pulita alla fine di Rinascita. Inevitabilmente, ritornano alla ribalta i temi sociali, le storie di ordinaria ingiustizia americana, raccontate questa volta con una vena polemica più forte, cresciuta col passare degli episodi e diventata consapevolmente provocatoria.

Dopo aver abbandonato l'approccio più sperimentale al personaggio, che aveva lanciato Daredevil addirittura all'inferno per combattere le macchinazioni di Mefisto al culmine di un vagabondaggio senza meta lontano da New York, nell'America di provincia più profonda (spinto dal veleno portato nella sua vita da Thypood Mary, figura femminile che rimarrà l'eredita più grande della gestione della scrittrice), Ann Nocenti riporta il Diavolo Rosso a casa, ma lo fa a modo suo: il Matt Murdock che torna ad Hell's Kitchen, infatti, è un uomo distrutto nello spirito e dal precario equilibrio mentale.

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Ben presto l'eroe perde la memoria, comincia a vivere in un palazzo disabitato con una vagabonda di nome Nyla Skin, che diventa la sua nuova fiamma, si convince di essere la reincarnazione di suo padre, arrivando addirittura a farsi chiamare Jack Murdock e incomincia una carriera da pugile, diventando una sorta di eroe per tutti i disperati di Hell's Kitchen, soprannominato il "pugile cieco".

Ma non si può tornare a New York senza fare i conti con il passato: Kingpin e Bullseye, infatti, non hanno alcuna intenzione di lasciare in pace il loro vecchio nemico e cercano di stanarlo, il primo minacciando il suo nuovo flirt, il secondo arrivando addirittura ad impersonare Daredevil, per macchiarne la credibilità agli occhi del suo quartiere, commettendo una serie molto lunga di crimini contro i più deboli. Matt dovrà quindi lottare contro i suoi demoni interiori e i suoi storici nemici, per ritornare in sé e, allo stesso tempo, tornare ad essere l'eroe che Hell's Kitchen aveva imparato ad amare.

Per quanto la virata rispetto all'ambientazione precedente, on the road e piena di personaggi non di casa sulla testata del Davolo Rosso come Mefisto e gli Inumani, sia stata molto repentina e imposta dalle alte sfere della Marvel, preoccupate per un calo di vendite della testata, Ann Nocenti non rinuncia al suo tocco personale e riprende forse l'unico tema non approfondito da Frank Miller durante la sua gestione, ormai diventata epica: la vita delle persone povere ai margini della città e del sogno americano, nel quartiere più malfamato e famoso di New York.

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Se in Rinascita Matt Murdock aveva avuto solo un assaggio molto traumatico della vita degli homeless di Hell's Kitchen, in questo ciclo di storie ci si immerge totalmente: col pretesto dell'amnesia, l'eroe rimane sullo sfondo e agisce come cassa di risonanza delle storie di degrado urbano che vengono via via presentate e analizzate, facendo emergere tutte la distanza che la scrittrice sentiva tra il sogno americano e la realtà sociale di fine anni '80.

Dalle desciminazioni verso le persone di colore allo strapotere delle multinazionali, dall'imperialismo americano in politica estera alle imperfezioni del sistema legale, tutti i problemi della società americana vengono analizzati con una lente di malinconico pessimismo, tanto che persino Capitan America, ospite speciale del primo episodio, si mostra dubbioso della strada che sta prendendo il suo paese.

In questo scenario si innesta la battaglia personale del nostro eroe, impegnato in una lunga ricerca di sé stesso, che passa attraverso l'immedesimazione nella sua figura di riferimento: suo padre. Vestendo calzoncini da pugile, Matt ritrova le motivazioni che aveva perso a causa della sua ultimo scontro con Kingpin e del suo viaggio all'inferno, e ritrova la connessione con la gente del suo quartiere, in una sorta di ritorno catartico alle sue origini. Anche questo aspetto viene distorto dalla vena polemica della scrittrice: attraverso la sottotrama che vede Bullseye vestire I panni di Daredevil, la Nocenti ci mostra come il confine tra eroe e criminale sia davvero molto sottile e l'episodio dello scontro finale tra i due eterni rivali è davvero sorprendente e carico di tensione psicologica.

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Dopo l'abbandono di John Romita Jr., la serie del Diavolo Rosso fu affidata ad un nuovo disegnatore, Lee Weeks, che firmerà un ciclo abbastanza lungo, legando il suo nome principalmente ad Ultimi Riti, la saga della  caduta di Kingpin culminata nello speciale numero 300.
Il tratto di Weeks, sebbene qui al suo debutto, appare particolarmente adatto a Daredevil: con le sue anatomie e prospettive classiche e naturali, i movimenti fluidi, lo storytelling chiaro, la cura nella rappresentazione dei volti e l'eleganza dei chiaroscuri, l'artista risulta una scelta azzeccata per rassicurare il lettore e riportare la serie alle atmosfere urbane definite dal ciclo di Miller, con quel tocco retrò che ricorda davvero molto il primo David Mazzucchelli.

La lentezza del disegnatore americano, tuttavia, costrinse la Marvel a trovare dei sostituti occasionali con risultati alterni: se Mark Bagley e Greg Capullo, autori rispettivamente dei numeri 283 e 286, pur lontani dai loro lavori migliori, sembrano a loro agio e meritano ampiamente la sufficienza, lo stesso non si può dire di Kieron Dwyer, autore dei numeri 289/290, il cui disegno appare troppo frettoloso scarsamente particolareggiato per colpire nel segno.

Il volume Panini Comics contiene, inoltre, una storia speciale, contenuta in Daredevil 500, uscita nell'ottobre 2009- molti anni dopo la fine della gestione di Ann Nocenti, ma sempre scritta da lei, che può considerarsi un piccolo omaggio al personaggio. Una giovane studentessa e un vecchio pugile aiutano Devil a riprendersi dalle ferite provocate da una brutale battaglia contro Bullseye, in un racconto al cardiopalma, che riesce a centrare l'essenza del personaggio ed è un bellissimo esempio dello stile angosciante e nervoso dell'autrice.
Anche grazie alle matite di David Aja, che gioca con abilità con luci e ombre per rendere al meglio la tensione e le emozioni dei personaggi, 3 Jacks è una chicca che non può mancare nelle librerie dei fan del Cornetto e contribuisce ad aumentare il giudizio sul volume, ampiamente consigliato a tutti gli amanti dei fumetti sofisticati ed impegnati e a tutti i fan di Daredevil, che hanno ora a disposizione per intero uno dei cicli fondamentali del personaggio.

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Erik Larsen, Gerry Conway e Mark Bagley realizzeranno una nuova storia di Spider-Man

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Erik Larsen, Gerry Conway e Mark Bagley, autori classici dell'Uomo Ragno, torneranno sul personaggio a settembre in un albo one shot dal titolo Spider-Man: Going Big.

Non sono stati rivelati dettagli sulla storia, tuttavia Marvel.com annuncia che sarà un'avventura misteriosa che che vi terrà col dubbio fino all'ultima pagina. Going Big viene anche presentato come parte delle celebrazioni dell'80° anniversario della Marvel. Non è chiaro se questa storia di Spider-Man ha a che fare coi recenti teaser che fungevano da conto alla rovescia.

Larsen e Conway co-scriveranno la storia con le matite di Larsen, Bagley e altri artisti non anccora annunciati. Larsen è anche l'autore della cover che potete vedere qui di seguito.

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(Via Newsarama)

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Venom Collection: Maximum Carnage 1 e 2, recensione: simbionti e botte dagli anni '90

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Se ogni eroe, o antieroe, ha un arcinemico, quello di Venom non è Spider-Man, come si sarebbe portati a pensare vista l'origine del personaggio, ma sicuramente Carnage, personaggio presentato al grande pubblico nella scena post titoli di coda del film con Tom Hardy, e nato, nel fumetto, dalla fusione tra il serial killer Cletus Kasady e un simbionte discendente dell'alter ego di Eddie Brock, avvenuta per caso durante un’evasione di prigione.
È proprio la sfida definitiva tra Venom e il suo arcinemico il tema centrale di Maximum Carnage, crossover di 14 episodi tra le 4 testate di Spider-Man, (The Amazing Spider-Man, Spider-Man, The Spectacular Spider-Man e Web of Spider-Man, ed una, Spider-Man Unlimited, creata addirittura per celebrare il lancio della saga), proposto nei volumi 3 e 4 della Venom Collection, edita da Panini Comics per presentare le storie del V-Man che hanno ispirato il primo film e forse faranno lo stesso col sequel, la cui lavorazione è già stata confermata dalla Sony. 

Concepito nel 1993 per sfruttare, in termini di vendite, il momento di grande popolarità che i due villain stavano vivendo (Venom, in particolare, era già protagonista di una collana di miniserie tutta sua), l'evento fu anche un primo - a dire il vero non riuscitissimo - tentativo di inserire nelle storie di Spider-Man, una generale atmosfera di negatività in linea con la moda dei primi anni '90, che aveva portato in auge eroi oscuri e tormentati.
Maximum Carnage inizia con i suoi tre protagonisti divisi dopo il loro ultimo scontro: Spider-Man sta affrontando la morte di Harry Osborn, suo migliore amico, alcune incomprensioni coniugali e il difficile rapporto con i suoi ritrovati genitori; Venom è alle prese con la sua nuova vita come protettore letale di San Francisco; Carnage è rinchiuso nell'istituto psichiatrico del Ravencroft, dopo essere stato sconfitto proprio grazie ad un'insolita alleanza tra il V-Man e l’Arrampicamuri, nata dopo che i due avevano stabilito una tregua proprio per fermare il loro psicopatico nemico comune, per la nascita del quale si sentivano entrambi responsabili.

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All’inizio della maxi saga, Carnage fugge senza grossa fatica dal Ravencroft e, nel farlo, incontra Shriek, una criminale - qui alla sua prima apparizione - dotata di poteri sonici e della capacità di far affiorare i peggiori istinti delle persone: con lei nasce un rapporto malato, una follia di coppia che ha l'unico scopo di portare il caos in città attraverso l'omicidio di massa. Nel corso delle loro scorribande riescono ad affascinare altri criminali psicopatici: Doppelganger (un doppio mostruoso di Spider-Man con sei braccia), Demogoblin (una creatura infernale con le fattezze del cattivo Hobgoblin) e Carrion (uno studente universitario trasformato da un virus in uno zombie capace di uccidere con un solo tocco). Carnage e Shriek, nel loro delirio, credono di aver formato una famiglia, e New York si ritrova ad affrontare uno dei gruppi criminali più sanguinari della sua storia, che scatena, tra l’altro, un’ondata di tumulti e di isteria tra la gente comune.
L’uomo Ragno, non tenendo fede alla promessa fatta alla moglie di prendersi una vacanza dalla vita da supereroe, decide di fermare questa minaccia ma, non potendo riuscirci da solo, è costretto ad allearsi con vigilantes di strada, come Venom (coprotagonista della vicenda, tornato a New York solo per chiudere i conti con il suo discendente), la Gatta nera, Cloak, Dagger, Morbius, Nightwatch e Deathlock. Solo nella fase finale, quando tutto sembra perduto, ad aiutare il gruppo giungono "veri eroi", come Capitan America, Iron Fist e Firestar.

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La battaglia tra i due super-gruppi si sviluppa in tutte le 14 storie fino alla resa dei conti finale tra i tre personaggi principali e consente di mettere a confronto le idee opposte di eroismo di Venom e Spider-Man, costringendo quest'ultimo a dubitare dell'efficacia dei suoi metodi e ad attraversare una forte crisi di coscienza, prima di venire a capo della grave vicenda.
L'obiettivo che gli autori si erano prefissati concependo la saga (come viene mostrato in una intervista al più importante scrittore dell'Uomo Ragno degli anni '90, J.M. DeMatteis, proposta nel primo dei due volumi di Panini Comics) cioè di raccontare le avversità che il bene deve superare per sconfiggere definitivamente il male (simboleggiati in questo caso da due gruppi di superumani, uno di eroi ed uno di criminali), analizzando i tormenti, le motivazioni profonde e i metodi delle due fazioni, viene centrato solo in parte.

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Per riuscire a coprire i 14 capitoli della storia, infatti, gli sceneggiatori (J.M. Dematteis, David Micheline, Terry Kavanagh, Tom De Falco e il supervisore Danny Fingeroth) si concentrano più sull'azione che sull'approfondimento psicologico dei personaggi, lo spazio prevalente è riservato ai combattimenti e alla violenza e il risultato assomiglia più ad un videogioco (un anno dopo l'uscita della serie, non a caso, verrà prodotto proprio un omonimo picchiaduro a scorrimento per Nintendo e Mega Drive) che ad un'opera drammatica. La lunghezza della storia costringe inoltre a trovare espedienti forse un po’ grossolani per tenere alta la tensione: vengono presentati personaggi (Nightwatch e Morbius ad esempio) in maniera estemporanea solo per rimpolpare le scene di azione, Venom, il coprotagonista, quasi verso la fine sparisce in modo rocambolesco, solo per tornare negli ultimi due episodi per la resa dei conti finale col suo arcinemico, mentre il dilemma morale dell'Uomo Ragno (quale limite è disposto a varcare un eroe per fermare un criminale?), vero collante dell'intera saga, viene risolto in maniera troppo semplicistica, senza creare quel pathos che la tematica meriterebbe.

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La parte visiva è curata dal team titolare di disegnatori delle testate ragnesche dell'epoca: Alex Saviuk, Ron Lim, Tom Lyle, Sal Buscema e Mark Bagley. Valutando l'opera nel suo complesso, appare evidente il tentativo degli artisti di mantenere una certa omogeneità per non disorientare troppo il lettore nel passaggio da una testata all'altra. Il risultato è che l'intera storia si può leggere tutta d'un fiato senza notare particolari cadute di stile, ma neanche particolari picchi espressivi degni di menzione. Solo Sal Buscema, negli ultimi racconti, giocandosi particolarmente bene la scansione delle vignette e l'utilizzo delle splash-page, si distingue, riuscendo a rendere al meglio i momenti più emozionanti della storia (la disperazione dell'Uomo Ragno, l'arrivo salvifico di Capitan America, la lotta all'ultimo sangue tra Shriek e Dagger), mentre si avverte la maturazione del tratto di Mark Bagley rispetto alle sue prime prove su The Amazing Spider-Man, serie nella quale, tra l'altro, fu proprio lui a creare il design di Carnage.

Maximum Carnage, con tutto il suo carico di eccessività, di lunghezza e violenza, rimane quindi un prodotto di puro intrattenimento, non adatto a chi ama l'introspezione. Forse proprio per questa sua caratteristica è riuscito, ad ogni modo, ad imprimersi nei ricordi dei fan come uno dei più riusciti esempi di sfida all'ultimo sangue tra l'eroe e il suo arcinemico. C'è da giurare che sia proprio questa la saga che tutti vorranno vedere, adattata per il grande schermo, nel sequel del primo film con Tom Hardy e che, se la Sony deciderà di ispirarsi al fumetto, il successo di pubblico sarà assicurato.

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